Affari e scaglie

x Neko

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    L'ufficio di Shagaru era un posticino discreto, forse troppo stretto per uno che millantava di essere un avvocato serio, ma gli affitti nel cuore di New Vegas non sono esattamente economici, specialmente se di solito fai beneficenza. L'entrata era una piccola porta nera con sopra il cartello con sopra scritto il nome del dirigente dello studio legale, una porta schiacciata tra due supermarket in costante lotta tra di loro. Superato quell'ostacolo, una breve scalinata portava al piano superiore dove c'era la sala d'attesa, un luogo abbastanza piccolo e usato quasi mai in realtà, visto che quelli che stavano nell'ufficio principale non lasciavano fuori nessuno e li invitavano sempre ad entrare. Oltre la sala d'attesa c'era una stanza più grande, piena di scrivanie divise tra di loro da dei separé molto bassi, non era uno di quegli uffici asettici, pieni di brusii vuoti dove nessuno si guardava mai negli occhi, anzi tutto il contrario: a primo impatto dava l'idea di uno di quei laboratori scolastici dove spesso i grossi tavoli venivano uniti per collaborare. Pareti e mobili erano tappezzati di documentazione e informazioni utili, più che l'ufficio di un avvocato somigliava ad una specie di centrale di polizia, la redazione di un giornale o un club degli appassionati del mistero. Le scrivanie e le attrezzature non erano nuovissime, ma ben tenute, un pò come se fossero un regalo per quelle persone che lavoravano lì, e le trattavano col massimo rispetto. I dipendenti di Shagaru non erano moltissimi ma erano tutti equipaggiati con la stessa attrezzatura: un computer, una stampante personale, un piccolo palmare che fungesse anche da portatile e un paio di cuffie nere con dei lampeggianti rossi sulle estremità che tutti portavano comodamente intorno al collo. Le scrivanie e le attrezzature risultavano fissate al terreno e/o alle pareti come se dovessero essere messi in sicurezza per problemi sismici, anche se quella di New Vegas non lo era affatto, o almeno non il centro. Superata la "redazione", un grosso muro separatore fatto principalmente di vetri oscurati dalla quale si distinguevano a malapena le figure dall'altro lato, c'era la porta che dava sull'ufficio di Shagaru. L'anticamera era un piccolo spazio con una scrivania e una postazione come quella di quasi tutti gli altri, dedicata alla sua segretaria, mentre la scrivania dell'avvocato troneggiava con la sua mole immane proprio di fronte all'entrata. Tutto nell'ufficio di Shagaru era più grande, ma discreto, e come il resto dell'ufficio era pieno di documenti e informazioni utili per i casi di cui si occupavano. Alle dipendenze di Shagaru c'erano principalmente persone e creature in difficoltà che avevano bisogno di aiuto e si erano dimostrate talentuose. Tra le mura della sua abitazione, Juri aveva conosciuto un drago possessivo, aggressivo e scorbutico che sapeva come farsi rispettare e soprattutto come sfogarsi quando ne sentiva il bisogno. In ufficio invece, sembrava quasi una persona completamente diversa. Nessuno lo guardava con timore, c'era una grande fiducia nei suoi confronti e quando le luci sulle cuffie dei suoi dipendenti si illuminavano non si affrettavano ad indossarle con timore o riverenza, ma lo facevano con naturalezza perché sapevano che gli scatti d'ira e i ruggiti di Shagaru erano difficili da controllare, ma non rappresentavano una minaccia. Quando qualcuno veniva a chiedere aiuto, Shagaru era sempre disponibile e ascoltava con grande attenzione i problemi degli altri. Conosceva moltissime persone per aiutare i suoi clienti a superare i loro guai e difficilmente non riusciva a fare nulla per loro, e proprio quando non riusciva a fare nulla si impegnava di più per poterli aiutare. La metà delle volte i clienti non potevano pagarlo, e la restante metà quella che entrava non era una parcella, ma piuttosto una timida donazione. Tuttavia, il riconoscimento di chi aiutava e, l'amicizia delle persone che lo circondavano lo aiutavano spesso a risolvere i guai dei suoi clienti, il che rendeva molto facile tenere in piedi quell'iniziativa simile ad una onlus no profit. Nell'ufficio erano sparsi pochi distributori per merende e bevande, ma Shagaru nel suo ufficio aveva una macchina del caffè fatta apposta per lui, alimentata di continuo per mantenere alta la concentrazione e basso il livello di stress, e per un drago delle sue dimensioni ne serviva una quantità estrema. Di qualità era buono però, quindi il suo ufficio era circondato da questo aroma forte a metà tra una calda colazione e un nobile drago che ti accoglie nella sua dimora. I dipendenti di Shagaru non guardarono mai male Juri pensando a qualcosa di losco tra di loro, evidentemente non era la prima ragazza che il drago nero aiutava e la vedevano un pò come la nuova arrivata da proteggere e a cui insegnare tutto. Spesso dicevano a Shagaru di lasciare la porta del loro ufficio aperta per evitare che quel grosso pervertito facesse qualcosa di lascivo alla nuova arrivata, lanciandogli frecciatine tutt'altro che intimoriti dai ruggiti del Magala, ben consapevoli che quelle risposte non celavano cattiveria, ma solo l'istintivo malumore che quel mostro combatteva tutti i giorni. E non sembrava affatto dispiacergli essere punzecchiato in quel modo. Anche quella giornata iniziò in un sabato come gli altri: l'ufficio di Shagaru chiudeva solo la domenica, e in alcune occasioni il drago restava lì anche nel giorno di festa quando non c'era nessuno per i casi importanti. Giunsero in ufficio lui e Juri dopo un lungo viaggio sotto la pioggia, dove l'enorme ala nera del Magala aveva fatto da ombrello per entrambi. Come al solito saluti calorosi e sorrisi entusiasti per loro, e qualche tazza di caffè preventiva per togliersi di dosso l'umidità di quella giornata uggiosa...
     
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    Perdona il ritardo! Sono stata indaffarata. @.@

    La prima volta che aveva messo piede in quell'ufficio, Juri aveva immediatamente scosso la testa, fatto dietrofront e annunciando con tutta la serenità che la caratterizzava: "Ah-ah Shaggy, io non ci entro là dentro. Hai visto quante cazzo di persone?! Quando hai detto "piccolo" pensavo saremmo stati noi due e al massimo un collega... Perché paghi così tanta gente?!" solo per ritrovarsi un'enorme muro di muscoli neri (che stava imparando a conoscere un po' troppo bene) a bloccarle la strada. Muscoli serrati in abbigliamento da avvocato, per giunta! Da lì aveva finalmente realizzato di essere fottuta. La sua libertà era finita, spacciata, e doveva scegliere se fare la brava ragazza e dimostrarsi collaborativa con l'unico cristo che l'aveva aiutata dopo il traumatico risveglio o... beh, fare la stronza e fottersene. La cosa assurda? Per quanto la seconda cosa le venisse fottutamente naturale, doveva aver avuto un qualche tipo di danno al cervello oltre alla perdita della memoria perché... beh, aveva scelto di collaborare. Ebbene sì, la giovane, "esuberante" (per non dire schizzata) Juri Han, palese punkettona mancata che diventava una donna d'affari assolutamente rispettabile. Ovviamente, il suo abbigliamento da segretaria con acconciatura annessa diceva chiaramente che no, non era una rispettabile donna d'affari come sarebbe dovuta apparire, però se qualcuno l'avesse conosciuta un minimo si sarebbe reso conto ben presto che, sotto alle risposte secche, al continuo sarcasmo, alle innumerevoli battute a sfondo sessuale assolutamente fuori luogo e probabilmente perseguibili per molestie... si stava davvero impegnando. O perlomeno, faceva di tutto per guadagnarsi lo stipendio. E lavorava davvero! Segnava ogni appuntamento, rispondeva ad ogni telefonata (pur facendo espressioni buffe e seccate per tutto il tempo) e faceva persino le fotocopie quando le veniva richiesto. Si era resa conto di avere un memoria discreta, per quanto fosse ironico e la parlantina formale le veniva decisamente bene quando si impegnava. L'unica cosa che aveva messo in chiaro fin da subito con i colleghi era una: lei non portava i caffè. Lo aveva fatto con abbastanza sicurezza e fino a quel momento nessuno l'aveva contraddetta, anche se non sapeva con certezza se avessero recepito. Stessa cosa non si poteva dire di colui che era diventato il suo "Capo", nonché suo coinquilino, a lui portava i caffè ben volentieri e anche qualsiasi cosa avesse bisogno. Lo faceva forse perché era impazzita? Per buon cuore? Ma certo che no. In quanto egoista cronica Juri aveva SEMPRE un secondo fine e in quel caso era solo uno: provocarlo per vedere quanto avrebbe impiegato a esplodere. Da quando era lì non aveva perso una sola occasione per far impazzire il suo draghetto preferito, quasi sperasse di farsi cacciare per l'esasperazione, cosa che ancora non era successa. A volte era una penna caduta raccolta con un po' troppa enfasi, magari un bottone della camicetta misteriosamente strappato per il seno troppo gonfio o una gamba accavallata con autoreggenti in mostra e gonne decisamente troppo corte per quell'ambiente che puntualmente salivano un po' troppo vicine all'inguine, prontamente tirate giù quando qualcuno che non fosse Shagaru la guardava. Di una cosa bisognava darle atto: era decisamente portata a dissimulare. Un secondo prima poteva leccarsi le labbra lascivamente o mandare qualche email ammiccante e ricca di porcate al portatile privato del "Capo", e l'istante dopo era seduta composta alla propria scrivania, schiena dritta e gambe chiuse, con tanto di occhiali da vista di cui non aveva assolutamente bisogno sistemati sul nasino perfetto. Una cazzo di attrice perfetta. Del resto, doveva dare atto a Shagaru della sua pazienza. Starle dietro era un'impresa degna di un santo, lei stessa lo sapeva e non si faceva minimamente problema ad ammetterlo, almeno con se stessa, eppure il drago era sempre il solito tutto d'un pezzo. A lavoro aveva scoperto che nonostante il suo temperamento focoso e ferino a letto, il suo essere estremamente burbero e anche un po' tirannico con lei, rimaneva comunque un inguaribile bonaccione senza speranza, proprio come aveva pensato la prima volta che l'aveva visto. Se fossero stati in un racconto di fantasia, lui sarebbe sicuramente stato l'eroe della storia, e lei... beh, di sicuro non una buona senza macchia e senza paura. Solo tra le lenzuola riuscivano a trovare un accordo... e sul divano, sul piano cucina, contro il muro, in bagno... va beh insomma, entrambi non erano sicuramente frigidi e il loro appetito sessuale andava alla grande, un po' troppo alla grande, tanto che più di una volta suo malgrado Juri aveva dovuto invocare pietà e chiedergli di darle tregua. Ok, più che chiedergli supplicarlo sarebbe stata una descrizione più adeguata. Proprio al momento era da un bel po' che aveva dovuto prendersi una pausa per dare tempo al suo corpo di riprendersi completamente dall'ultima scopata, alla fine della quale il suo orgoglio bruciava decisamente meno del suo culo, quello era certo. Eppure, nonostante gli alti e i bassi, in qualche modo quella convivenza forzata tra loro stava funzionando, e tanto bastava per farle decidere che tutto sommato poteva collaborare con lui e stare buona, anche quando doveva fingere di consolare qualche cliente in lacrime, mentre in cuor suo sollevava gli occhi al cielo e sperava che la giornata finisse al più presto.
    Ed eccoci qui, anche quel sabato indossava il suo immancabile outfit da ufficio: una camicetta bianca sbottonata abbastanza da mostrare una scollatura generosa ma contenuta, diciamo fino al terzo bottone, con sotto una specie di reggiseno intricato che appariva tanto come una legatura in perfetto stile sadomaso; un tallier con gonna a 8 cm dal ginocchio, tacchi alti ma comodi e un sacco di piercing alle orecchie che non servivano assolutamente a nulla se non a farsi sgridare dal "Capo" stesso. Come trucco aveva scelto anche quel giorno un rossetto quasi nero e della matita nera sugli occhi. Mascara et voilà... non proprio la segretaria modello a vedersi, era certo. In compenso sembrava quasi aver imparato le buone maniere, tanto che si ritrovò ad accettare il caffè che le apparve magicamente tra le mani ringraziando con un cenno del capo. Si voltò verso il grosso drago che l'aveva riparata da freddo e intemperie fino a quel momento, rivolgendogli un enorme e innocente sorriso. Sorriso che sfoggiava spesso quando si trovavano davanti al suo personale, un po' come se avesse sempre qualche idea maliziosa in mente e volesse tenerlo sulle spine riguardo al fatto che, presto o tardi, lo avrebbe messo in imbarazzo in qualche modo. Cosa che puntualmente non faceva... fuori dall'ufficio perlomeno.
    Grazie dell'ombrello, Capo. È sempre così gentile con me... Vuole che gli elenchi il programma del giorno?
     
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    La risposta di Shagaru alla provocazione di Juri fu uno di quei grugniti aggressivi così falsi e forzati da farlo sembrare quasi buffo. Oramai la ragazza aveva imparato, come tutti gli altri dipendenti, che Shagaru ci teneva molto ad ostentare il suo aspetto burbero e terrificante, anche solo per mantenere la facciata di un drago violento e pericoloso. Era importante per tenere alla larga eventuali nemici, ma forse esagerava da quel punto di vista. Rimase in silenzio fino a che lui e Juri non arrivarono nel suo ufficio, e quando la porta fu chiusa, il drago rallentò nei movimenti, iniziando a riordinare i suoi pensieri. Anche in un ambiente così grande fatto su misura per lui sembrava ingombrante, e i suoi movimenti lenti non erano casuali perché stava sempre molto attento a non rompere niente. Questo spiegava a Juri perché durante il sesso aveva invece bisogno di fare l'esatto opposto: era un mezzo per sfogare la sua indole violenta nel modo migliore possibile, oltre che tutto lo stress accumulato, nonché l'eccitazione che provava. Quando la grossa giacca venne appesa al muro vicino alla scrivania, Shagaru decise che era giunto il momento di darsi da fare.
    Oggi avrò bisogno di te Juri, intendo sul serio. Dobbiamo indagare su una questione delicata e non basterà che tu riconsoli la gente con i tuoi abbraccia affettuosi... anche se ultimamente hanno riscosso un discreto successo.
    Ironizzò mentre si portava quei grossi occhiali sul muso ed iniziava ad esaminare alcuni dei documenti che aveva sulla scrivania. Le zampe superiori si posarono sulle sue spalle, ritirando la membrana il più possibile così da alleggerire la sua forma e farlo somigliare quasi ad una persona normale, come se fosse normale essere un mostro nero di quelle dimensioni. La coda si mosse rapidamente a terra, come a voler disegnare una spazzata, segno evidente che nonostante la sua calma era piuttosto impaziente per qualche ragione. Si voltò verso Juri, assicurandosi di avere la sua attenzione.
    Tu hai dei poteri spirituali molto forti, sono sicuro che riusciresti a leggere un animo tormentato che dice di essere maledetto. Dovrai essere la mia macchina della verità. Te la senti?
    Nonostante fosse serio come al solito, il tono che usava era davvero qualcosa di particolare per lei: si stava affidando a Juri, le concedeva la massima fiducia e sapeva di poter contare sul suo aiuto. Col tempo stando lì dentro Juri aveva imparato che Shagaru amava fare le cose per conto suo, perché non privava nessuno della fiducia ma preferiva sempre esporsi in prima persona. Il fatto che si stesse affidando a lei significava non solo che si era affezionato, ma che la considerava davvero un'alleata, parte integrante del suo team. Forse una come lei non poteva apprezzare una simile dimostrazione di affetto indiretta, ma col senno di poi, rendendosi conto di cosa aveva fatto, di sicuro Shagaru avrebbe fatto finta di niente, abnegando fino alla morte qualsiasi possibile significato nascosto di quella situazione.
     
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    Esattamente come avevano fatto i suoi dipendenti quando Shagaru ostentava quei suoi grugniti tanto furiosi quanto veri, Juri trattenne una risatina sorridendo sotto i baffi, tanto che dovette coprirsi le belle labbra con la mano e fingere di doversi grattare. Ormai imparava a conoscere quell'enorme armadio formato drago e più questo succedeva, più non poteva fare a meno di vederlo come un enorme orsacchiotto con cui giocare: per nulla minaccioso. Certo, in verità andando a scavare non era chiaro chi dei due giocasse con l'altro, ma questo dipendeva dai punti di vista.
    La giovane lo seguì diligentemente, ancheggiando appena sui tacchi vertiginosi pieni di borchie decisamente non richieste per fare bene il proprio lavoro e quando giunsero nella stanza, percepì chiaramente che qualcosa frullava nella testa del suo "Capo". Stava giusto per riempire il silenzio con una qualunque delle sue provocazioni, quando lui parlò facendola zittire. Al "avrò bisogno di te" il sorrisetto costante di Juri si era intensificato, per poi spegnersi al suo ironizzare sugli abbracci che tanto odiava fornire ai clienti. Purtroppo non era brava come lui a empatizzare con gli altri: l'unico modo che aveva per fingere che gliene fregasse qualcosa era lasciarsi andare in effusioni sdolcinate, anche quelle che le davano l'orticaria. Certo, non avrebbe mai ammesso che il calore che cercava di ostentare in quegli abbracci finiva, ogni tanto, per penetrare anche il suo freddo cuore. Né tanto meno avrebbe mai concesso a Shagaru di ammettere che forse non le dispiaceva quando i suoi tentativi di consolare quegli sfigati dei suoi clienti servivano a qualcosa. Questa volta fu lei a grugnire, nascondendo l'imbarazzo in una risatina forzata e borbottando qualcosa.
    Molto divertente Shaggy. Davvero. Ah. Ah. Ah.
    Tornò seria immediatamente nel vedere la coda di Shagaru che iniziava ad agitarsi. Vederlo irrequieto non era un buon segno, per cui aguzzò i sensi per prestargli attenzione, sforzandosi di ignorare i pensieri peccaminosi che la coglievano ogni singola volta in cui indossava quel suo stupido completo umano e i suoi altrettanto decisamente stupidi occhiali. La camicia su quel drago sarebbe potuta essere considerata illegale. La prima volta lo aveva preso in giro... che idiota.
    Alla sua richiesta le sopracciglia curate di Juri si aggrottarono, mentre gli occhi si spalancavano leggermente nell'espressione di chi pensa di non aver capito bene. Sbatté le lunghe ciglia ricoperte da un voluminoso strato di mascara. Più volte. Shagaru che chiedeva una mano in qualcosa di tanto importante era un po' come... non sapeva dirlo; il dannato Superman che cercava aiuto? O Batman in persona (ebbene sì, da quando restava per tanto tempo ad annoiarsi da sola nell'enorme appartamento del drago aveva iniziato a coltivare passatempi un po'... beh, da sfigata). Avrebbe voluto ironizzare, fare una delle sue solite battute sarcastiche e prendersi gioco di lui, ma ciò che invece fece sorprese persino lei: si avvicinò alla scrivania, la aggirò, e recuperò al volo una sedia per mettersi al fianco del suo Capo e iniziare a guardare con attenzione i documenti che stava studiando, concedendogli non solo la sua completa attenzione ma anche tutta la sua disponibilità, senza fare battute né argomentare oltre. Fu così sconvolta quando si rese conto di star davvero sbirciando i documenti che lui teneva in mano, cercando di capirci qualcosa persino, che si voltò a guardarlo con la faccia di chi invece aveva tutto sotto controllo e non stava facendo assolutamente niente di male. Fece spallucce... ma era decisamente più rossa del solito in viso.
    Se me la sento? Lo sai che l'unica cosa al mondo che può spaventarmi è la tua fame a colazione... A volte sembra che mangeresti persino me! Fortunatamente non aveva ancora recuperato i ricordi di qualcuno che invece smentiva pesantemente quella constatazione. Su, dimmi di che cosa si tratta. Sono a tua completa disposizione.
    Per una volta non c'era malizia nelle sue parole. E proprio come lui non avrebbe mai ammesso che quella velata richiesta d'aiuto era in verità una specie di dichiarazione d'affetto, lei non avrebbe mai detto in altro modo che la cosa era assolutamente reciproca: per una volta nella sua vita, Juri iniziava a sentirsi parte di qualcosa. Fosse anche lo stupido team di un avvocato troppo buono per essere vero.
     
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    Succedeva di rado, ma quando riusciva ad intaccare quella faccia piena di provocazione e strapparlo a lei un grugnito, Shagaru ridacchiava sempre soddisfatto sotto i baffi, senza nascondere troppo quanto in realtà gli facesse piacere riuscire a fare breccia in quell'anima sofferente e piena di rabbia che si ritrovava Juri. Nel vederla guizzare in maniera così sorpresa di fronte alla sua richiesta, però, Shagaru si irrigidì. Non esattamente spaventato quanto più... cauto. Juri era sotto controllo ma non era affatto una ragazzina indifesa, anzi l'esatto opposto. Ben due volte era andata maledettamente vicina ad uccidere il potente Magala e altri sulla sua strada erano stati assai meno fortunati, quindi era naturale temerla, non in senso dispregiativo, piuttosto reverenziale. Vedere un drago in quello stato non era come vedere un umano spaventato, può darti una certa soddisfazione e in una qual misura, anche il suo rispetto. A dimostrazione del fatto che non diffidava di lei, Shagaru lasciò che si avvicinasse senza ostacolarla e facendole perfino spazio quando decise di sedersi di fianco a lui, e serviva cavolo vista la sua stazza. Quando iniziò ad armeggiare sui documenti però il drago nero ebbe premura di portare una delle sue grosse zampe su un mucchio meno voluminoso sulla quale non voleva che mettesse mano per sbaglio, e si concentrasse piuttosto sulla richiesta che voleva perpetrare quel giorno. La prima reazione al suo entusiasmo fu un mugugno di assenso, simile ad un verso entusiasta, ma un drago di quelle dimensioni no fa le fusa come un cucciolo, quindi Juri doveva accontentarsi. Dopodiché il drago si avvicinò a lei per poterla guidare verso i giusti documenti e le foto più importanti, in quel modo Juri si ritrovò il petto possente del drago intrappolato in quella stretta camicia bianca, e poté sentire il suo respiro caldo scivolarle sulla pelle. Era diverso rispetto a quando facevano sesso: più calmo, più controllato, ma ancora bollente, possente, accompagnato dal ritmo incessante con cui i suoi cuori tenevano in piedi una simile mostruosità di scaglie nere.
    Fa parte di un caso a cui sto lavorando, è molto complesso quindi sto cercando di raccogliere tutte le informazioni che posso. Ho trovato una persona informata dei fatti ma non ci sta molto con la testa. Dice che vuole alleggerirsi la coscienza ma non sono sicuro che sia sincero, o in grado di dire la verità così come sta.
    I documenti davano poche informazioni si quell'uomo, parlavano di un passato abbastanza tormentato in forze militari speciali dalla quale però si era separato bruscamente per andare a lavorare per una famiglia facoltosa. In seguito c'erano state controversie legali ed era finito a New Vegas come una sorta di clochard, intento a nascondersi dai suoi guai. La foto che lo ritraeva in mezzo all'immondizia, con barba e capelli lunghi, lo sguardo sconvolto e l'aria trascurata, non avrebbe permesso a Juri di collegarlo a nulla, se non ad una sensazione di deja vu.
    Se mi aiuterai a capire le sue intenzioni e quanto è vera la sua storia, ti prometto che non ti mangerò a colazione, ma te ne offrirò una che potrai scegliere tu.
    Era strano sentirlo fare quelle promesse poco sessuali e molto affettuose, più che un amante focoso sembrava quasi un paparino severo che prometteva una buona ricompensa ai figli in cambio di bei voti. Forse Juri poteva non apprezzare il ruolo della bimba viziata e coccolata, ma di sicuro Shagaru la stava spingendo in quella direzione senza prestarci troppa attenzione.
     
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    Vederlo assumere quell'aria strana, quasi timorosa, forse persino reverenziale verso di lei, riempì Juri di orgoglio. Avrebbe voluto reagire con un ghigno soddisfatto mentre gli si avvicinava, ma Shagaru avrebbe potuto accorgersi della sua energia che cambiava e degli occhi che si accendevano delle stesse fiamme viola che aveva imparato a conoscere così bene ogni volta che le capitava di perdere il controllo. La sua pelle si scurì leggermente e diversi bagliori viola iniziarono a formarsi sulla sua figura, come tanti occhi che si spalancavano mentre il suo sorrisetto si trasformava per un istante in un largo ghigno oscuro che le trapassò il bel viso da un orecchio all'altro. Quando lui fece spazio, lei rimase un attimo a temporeggiare, chiuse gli occhi e fece un profondo e lungo respiro, attingendo al sangue del drago che era ormai quasi perennemente dentro il suo organismo, visto che gliene forniva un po' ogni giorno per aiutarla in quel complicato processo di autocontrollo. Bastò quello a farla tornare normale, tanto che quando si era finalmente seduta al suo fianco, solo il drago avrebbe potuto notare che era leggermente in imbarazzo, un imbarazzo che lei solitamente mascherava in un solo modo: facendo la stronzetta. Proprio dopo avergli dato la sua completa disponibilità ad aiutarlo ed essere stata quasi "gentile", non mancò di notare quando lui mise le mani in una pila di documenti che evidentemente non voleva mostrarle. E poteva forse stare zitta e lasciarlo fare?
    Cos'è quello, Shaggy? Mi nascondi qualcosa? Inizialmente parve sincera, offesa persino... ma poi ridacchiò all'improvviso. Per sua fortuna non era così curiosa da indagare oltre, anzi, la sua curiosità si spense praticamente subito relegando il tutto come "roba da bonaccione di cui probabilmente non le importava un bel niente".
    Punto sui soliti documenti top secret da supereroe. I tuoi grandi cuori hanno proprio spazio per tutti eh?
    E solo allora fu finalmente pronta ad ascoltarlo davvero. Certo, lui di sicuro non la aiutò posizionandosi così tanto vicino da farle sentire ogni singolo muscolo sulla pelle, ma lei si morse il labbro per non rischiare di diventare decisamente poco professionale. Per una volta che fuori dal letto la trattava come una pari e non come una ragazzina da educare, voleva assolutamente essere presa sul serio. Ascoltò attentamente, mentre osservava. L'uomo che vide nelle foto non le diceva assolutamente niente di ché, ma uno strano senso di déjà-vu le si affacciò alla mente facendo ribollire ancora un po' la sua forma spettrale sottopelle. Era ancora su di giri per la sete di potere che l'aveva colta un attimo prima, quando aveva visto Shagaru in quel modo, ma cercò di mascherarlo sistemando meglio il suo culo perfetto sulla sedia.
    Visto così sembra solo uno sfigato qualunque... ma sono sicura che avendolo davanti potrò capirci qualcosa. Lo hai portato qui? O dobbiamo incontrarlo da qualche parte? Si sistemò gli occhiali sul viso, dal momento che non le erano utili per vedere meglio le stavano solo dando fastidio, quindi alla fine li strappò via dalla faccia e iniziò a mordicchiarne una stanghetta per sfogare le sensazioni strane che provava. Il tutto la fece apparire dapprima molto professionale, e poco dopo... beh, alquanto agitata. La vicinanza di tutti quei muscoli non la aiutava a concentrarsi per darsi un tono. Qui dice che ha mollato tutto all'improvviso per andare a lavorare per una famiglia facoltosa... hai già scoperto quale?
    Aspettò che le mostrasse la parte che magari non aveva ancora letto, vagando per il foglio alla ricerca di qualche nome. Juri era un tipo impaziente in ogni ambito della vita, la classica personalità da "tutto e subito" e persino la sua lettura era sbrigativa e vogliosa soltanto di arrivare al fulcro del discorso. Quando lui tirò fuori il compenso della giornata però, rise, rilassandosi di colpo. Shagaru aveva decisamente un ascendente positivo su di lei, un po' come un balsamo naturale, e Juri... beh, non aveva ancora capito se la cosa le piacesse o la facesse sentire in gabbia.
    Sai, ho controllato il mio conto in banca. So ancora usare un computer... e indovina un po'? Posso permettermi una colazione! Incredibile no? Lo prese un po' in giro mentre ancora stringeva tra le mani la foto che ormai non stava studiando con troppa attenzione, dopodiché si voltò a guardarlo, esitando solamente un millesimo di secondo di fronte alla montagna del suo torace. Fanculo, le faceva ogni volta lo stesso effetto di sorpresa. Ti faccio una controproposta, invece: sarò io a portarti fuori a mangiare. A cena però. E non potrai avere voce in capitolo sul posto che sceglierò. Affare fatto?
    Si leccò le labbra, assumendo un'espressione che su qualsiasi altra figura così giovanile sarebbe apparsa da vera monella, ma su lei sembrò a dir poco malefica. In verità i suoi pensieri non erano poi così malvagi: semplicemente immaginava di vestirsi bene e provocarlo come suo solito in un posto pieno di gente. Spesso Juri dimenticava di aver a che fare con un possente e gigantesco drago violento e non con un semplice umano da schiavizzare, ma non poteva comunque fare a meno di immaginarsi mentre spingeva un piede sotto al tavolo per provocarlo e lo guardava come se nulla forse gustandosi una succosa bistecca. Chissà come avrebbe reagito? Di sicuro valeva la pena scoprirlo. Gli porse la mano minuta, mostrandogli le unghie curate su cui aveva applicato uno smalto nero estremamente lucido. Sembravano più simili ad artigli.
    Shagaru poteva anche volerla trasformare in una specie di figlioletta viziata e coccolata, ma lo spettro aveva tutt'altri pensieri su di lui e vederlo come una figura paterna era decisamente molto distante dalle sue fantasie.
     
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    Quell'aria predatrice era davvero bizzarra e Shagaru ringraziò più volte il cielo che Juri non l'avesse mai mostrata agli altri colleghi: anche se l'avevano presa molto in simpatia, non erano di certo abituati quanto un Magala a gestire un pericolo del genere. D'altro canto però non aveva motivo di temere Juri perché più volte l'aveva vista controllarsi davanti a lui, e dava per scontato che anche la ragazza si stesse impegnando molto a gestire i suoi guai. Uno dei molti aspetti che Shagaru apprezzava di lei.
    Non ti nascondo niente, sto solo evitando che ti distrai. E' importante.
    Le mentì, era bravissimo a farlo, ma lo fece solo a metà: era vero che la questione di cui stavano parlando era molto più importante, e voleva evitare che altri pensieri si impossessassero di Juri. Il commento sui suoi grandi cuori fecero mugugnare Shagaru in maniera enigmatica, sembrava pensieroso ma non offeso, piuttosto non gli dispiaceva che qualcuno riconoscesse quanto effettivamente si impegnava per gli altri, sebbene in fondo al cuore il vero ringraziamento per Shagaru erano i risultati che otteneva. Senza perdersi in ulteriori chiacchiere, Juri diede prova di sapersi concentrare bene quando veniva stimolata nel modo giusto, e iniziò immediatamente a fare le domande corrette, soffermandosi sui dettagli importanti. Il drago non diede molta importanza al modo in cui il suo corpo si metteva in mostra senza volerlo, e in maniera del tutto spontanea iniziò a tirarsi su le maniche della camicia, scoprendo gli avambracci e gonfiando inevitabilmente i bicipiti e qualche muscolo dragonico che di sicuro gli umani non avevano.
    E' stato vago su questa famiglia facoltosa, ma riuscirò a capirlo se farò chiarezza sulla sua onestà. Per questo mi servi tu.
    Commentò quasi distrattamente sull'argomento mentre cercava di dare un senso a tutti quei fogli nella speranza che Juri si ritrovasse davanti un quadro più comprensibile. Non era di certo famoso per la sua capacità di mantenere in ordine le cose. Quando capì che quel discorso di Juri puntava verso tutta un'altra direzione, il drago allargò le orecchie voltandosi verso di lei per capire dove voleva andare a parare, e quando si rese conto di essere stato invitato fuori a cena da una ragazzina più giovane e minuta di lui, rimase per un secondo impietrito. Per essere precisi, Shagaru non era il tipo che riceveva inviti a cena di nessun tipo: gli unici ad essere realmente interessati a lui erano i suoi simili, e di certo non flirtavano con inviti a cena. Juri però era diversa... lei sapeva cosa voleva e se lo prendeva, che fosse la vita di qualcuno o i suoi sentimenti. La gola del drago si gonfiò, mandando giù un grosso grumo di saliva, non per l'emozione o l'imbarazzo, quanto più per colpa dell'immagine mentale che si era formata nella sua testa: Juri che non si lasciava asservire dalla sua violenza ma piuttosto lo provocava mentre mangiavano qualcosa di buono assieme. Quello scenario non era per niente nuovo eppure bastava a farlo distrarre completamente il drago nero. Dissimulò con ogni scaglia del suo corpo e si lasciò sfuggire solo uno sbuffo dalle narici, dritto in faccia a Juri ma non con l'intento di provocarla, anzi aveva decisamente l'odore intenso e pungente del drago quando si stringevano nella carne, un modo per accettare non solo verbalmente quell'invito tutt'altro che celato.
    Ci sto... scoprirò finalmente cosa si prova a venire abbordati.
    Commentò ironico, per poi finalmente tornare alla loro missione. Adesso che i documenti avevano un ordine logico, forse sarebbe stato più semplice mettere assieme i pezzi. Di sicuro non c'erano informazioni chiave, ma da quello che Juri riuscì a capire quel tipo aveva fatto di tutto per non incontrare direttamente Shagaru, e al tempo stesso cercava disperatamente il suo aiuto. Perché lo teneva così alla larga? Ma soprattutto... era di Shagaru che aveva paura.
    Verrà qui tra poco, mi ha chiesto un'entrata discreta e gli ho detto del passaggio sul retro del mio ufficio. Nessuno lo vedrà entrare, tranne me e te, suppongo che ci sia una valida ragione se vuole tenersi a distanza, quindi cerchiamo di rimanere professionali.
    A quel punto la lunga e massiccia coda del Magala circondò Juri intorno alla sedia, lo stesso fece l'enorme braccio del drago sullo schienale di lei, e le tolse anche ogni possibile distrazione dal campo visivo avvicinandosi alla sua faccia come se volesse baciarla. Juri poteva sentire il suo fiato incandescente sulla pelle come una cascata di pura passione dragonica, le stava offrendo non solo il suo aiuto ma anche tutta la sua fiducia, quindi si aspettava il massimo da lei. Se avesse deciso di baciarlo a quel punto, Juri non avrebbe trovato il minimo ostacolo, né Shagaru avrebbe avuto il tempo di fare il ritroso.
    Qualsiasi cosa scopriamo, mantieni il giusto distacco, d'accordo? Risolveremo tutti insieme...
     
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    Chiedo venia per l'immensa attesa! Dovrei finalmente tornare attiva da qui in poi. <3

    Juri non poté far altro che annuire con un cenno secco del capo, quando Shagaru ribadì quanto avesse bisogno di lei per scoprire di più su questo tizio e su quella presunta famiglia facoltosa. In sintesi non avevano quasi niente in mano, ma la giovane era del tutto decisa a guadagnarsi la fiducia che il drago aveva riposto in lei. Che si stesse addolcendo un po' troppo? Per i suoi standard decisamente sì, proprio per questo non aggiunse altro e dopo aver offerto la mano per sancire quel patto, la ritirò iniziando a far finta di temporeggiare sui fogli. Non trattenne il respiro in attesa della risposta di quella montagna di muscoli oscuri, ma quando il suo odore la investì in pieno, la sua testa scattò immediatamente a fissarlo. La stava lasciando a secco da settimane e per i suoi gusti era decisamente troppo vicino e ancor più troppo figo con quella cazzo di camicia. Già, la dannata camicia. Fortunatamente lui che faceva ironia era cosa così rara che la colse alla sprovvista, strappandole una mezza risata più simile a uno sbuffo poiché si accorse subito di star ridendo... e doveva assolutamente evitarlo. Ridere alle sue battute sarebbe stato un livello di rilassamento che con lui non poteva decisamente permettersi.
    Ti lasceresti abbordare da una "ragazzina", Shaggy? Suppongo che dovrei essere onorata... Ce la metterò tutta. Faresti meglio a prepararti.
    Non perse affatto la spavalderia o il sorriso malizioso e sembrò in tutto e per tutto una minaccia, ma non lo guardò negli occhi come al solito, tornando presto a frugare con lo sguardo su tutti quei fogli pieni di informazioni disordinate. Non pensava di averne reale bisogno, ma di certo faceva comodo avere qualcosa da fare, specie quando avevano appena finito di flirtare indisturbati, con Juri sessualmente frustrata e Shagaru che riponeva in lei aspettative lavorative di una certa importanza. Sbatterlo sulla scrivania mandando all'aria tutte quelle cartacce non sarebbe stato propriamente professionale in quel contesto... per cui decise che era meglio smettere di provocarlo, soprattutto ora che aveva ottenuto l'appuntamento desiderato. Si schiarì la voce dunque, mettendosi ancora più dritta sulla sedia e ondeggiando leggermente i fianchi per far aderire al meglio il suo culo perfetto alla sedia, segno che intendeva concentrarsi. Quando iniziò realmente a farlo, notò alcune cose: il tipo cercava aiuto da uno che palesemente temeva, e la cosa per quel che la riguardava non aveva molto senso. Poteva sicuramente essere un babbeo che si era lasciato ingannare dall'aspetto minaccioso di Shagaru e non aveva notato quanto invece fosse di buon cuore, oppure... era una mela marcia, e le mele marce hanno sempre paura dell'eroe di turno. Lei lo sapeva in prima persona. Rabbia, odio, paura... i tre principali sentimenti che aveva provato al loro primo incontro. Ironico, vedendoli adesso. Nella sua mente si fecero strada le più disparate possibilità, ma non sapeva a quale dar voce. In ogni caso era contenta di poter assistere, sembrava una situazione promettente, fosse anche per assorbire un po' di emozioni da spettro.
    Questo tizio non mi convince... Hai fatto bene a chiamarmi. Da questa roba sembra quasi che ti tema... Perché chiedere aiuto a uno di cui si ha paura? Te lo sei chie- Sentendosi circondare da lui e percependolo così vicino, Juri sollevò immediatamente l'attenzione dal lavoro per fissarlo. Forse era la suggestione per i pensieri appena avuti sul misterioso sconosciuto da interrogare, o forse semplicemente a volte era decisamente troppo adolescente nonostante la morte e tutte le stronzate vissute, ma si ritrovò a sgranare gli occhi e schiudere le labbra proprio mentre finiva non senza fatica la propria domanda. -sto?
    La sua faccia fu un susseguirsi di espressioni diverse che dovevano essere un vero spettacolo, non importava che non fosse tipa da arrossire timidamente o farfugliare quando era agitata. Dapprima le labbra si schiusero per la sorpresa, gli occhi spauriti di un coniglietto che fissa i fari dell'auto che sta per investirlo... poi l'arcata superiore dei suoi denti si chiuse sul labbro imbronciato mentre le palpebre si facevano un po' più pesanti, le folte ciglia sbattevano e lei fissava dapprima il braccio con cui la stava circondando, poi il muso che la fissava. Sentì il suo fiato addosso e rabbrividì, non solo fino alla radice dei capelli, ma anche e soprattutto fin dentro le mutandine. Fu costretta a indietreggiare con il collo e inarcare la schiena per poterlo tenere a una "distanza" di sicurezza tale da non cedere all'impulso di saltargli addosso, nel frattempo lo maledì tra sé. Fottuto bastardo sexy.
    Se vuoi che restiamo professionali... ti consiglio di allontanarti, Shaggy. In questo momento ho una dannata voglia di baciarti e se ti sfioro adesso giuro che quel tizio ti troverà steso a terra con la mia fica sul muso. Sei avvisato.
    Era decisamente difficile mantenere un tono di voce normale e il drago avrebbe potuto vedere e sentire perfettamente quanto fosse in difficoltà: aveva un lieve fiatone e il suo petto si muoveva fin troppo sotto la camicetta, messa a dura prova da ciò che tentava invano di contenere. Nonostante si sforzasse di mantenere l'espressione neutra e minacciosa, era decisamente poco credibile visto che divenne improvvisamente sboccata, segno di quanto fosse nervosa. Non era poi da dimenticare che da quando aveva bevuto il suo sangue per la prima volta, facendone una grossa scorta, le sue tette strabordavano da qualsiasi reggiseno avesse mai posseduto (ne aveva addirittura rotti alcuni), per cui tutto quell'ansimare non era decisamente salutare per la sanità mentale di entrambi, poiché presto si sarebbe ritrovata mezza nuda e con più di un bottone saltato via. Ammesso che poi il suo corpicino umano avesse un qualche tipo di potere sull'eccitazione del drago... Di sicuro in quel momento lui ne aveva decisamente fin troppo sulla sua. Nonostante questo, non poteva deluderlo. Non sapeva di preciso perché né che razza di malattia si fosse presa ma... ci teneva alla sua fiducia, e Shagaru avrebbe potuto capirlo dai palmi che gli si posarono sul petto per tenerlo lì dove stava. In qualsiasi altro contesto quell'atteggiamento da parte di una donna sarebbe stato un rifiuto bello e buono, ma in quello decisamente no. Conoscendo la libido di Juri quella era in tutto e per tutto una prova di determinazione superata con successo, segno che stava già ascoltando il suo consiglio di "rimanere professionali" e che aveva preso il compito che gli stava affidando MOLTO seriamente. Quando però il drago aggiunse quell'ultimo avviso, Juri non fu più sicura che si riferisse al rimanere professionali per via della sua malizia e la sua espressione si fece ancora più seria. Troppo, seria.
    So che detto da me è parecchio strano ma... Mi stai spaventando. C'è qualcos'altro che dovrei sapere prima che entri questo bastardo? Perché sai quanto io sia poco incline a -Tolse le mani dai suoi immensi pettorali il tempo necessario a mimare le virgolette con le dita- "Mantenere il giusto distacco".
    Lo guardò dritto negli occhi, o comunque nel punto dove avrebbero dovuto essere i suoi, aspettandosi la verità. Sembrava quasi che Shagaru stesse cercando di tranquillizzarla su qualcosa, ma era così abituata a essere vista come una stronza insensibile che le sembrava una premura decisamente sospetta da parte sua. E se (per l'appunto) prima di quell'incoraggiamento Juri era stata fin troppo tranquilla -bollori a parte- beh, ora non lo era più. Anche per questo si sforzò di ignorare il calore che aveva percepito in quel "Risolveremo tutto insieme", fin troppo simile a un "noi" che non aveva mai avuto.
     
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    Il loro scambio di frecciatine trovò ben presto un mutuale accordo di pace: avrebbero trovato il tempo e il luogo per festeggiare un'eventuale successo di quella giornata, poco ma sicuro. Shagaru non navigava di certo nell'oro ma sapeva come rendere contenti i suoi dipendenti, soprattutto Juri. Rimasero quindi professionali, continuando con i preparativi per l'incontro che li attendeva, quando Juri venne chiaramente attraversata da un pensiero misterioso. Il Magala si voltò verso di lei, incuriosito, anche leggermente all'erta visto che di solito quella ragazza sapeva molto bene come creare il caos da molto, molto poco, quindi si era ripromesso di starci quanto più attento possibile. Ma non sembrava adirata, né spaventata, quanto più... che sentimento era quello? Le narici del drago si allargarono e subito venne investito dall'odore femminile più intenso che avesse mai sentito da una donna umana o comunque non della sua razza. Le corna del drago si alzarono leggermente, non del tutto come quando si infuriava o si eccitava sul serio, ma sembrava quasi che avesse percepito quel richiamo e che anche lui si stesse contenendo per non andare oltre. Juri lo ammonì invitandolo a farsi indietro perché rischiava sul serio di cedere al suo fascino. Shagaru però non era in imbarazzo, anzi ad essere sincero quella situazione non era inattesa, semplicemente non si aspettava di ottenere un simile risultato semplicemente con la presenza e una distanza così accorciata. Un drago più frivolo si sarebbe concesso una risatina di scherno, ma quel Gore Magala sapeva giocare bene le sue carte, quindi piuttosto che allontanarsi si avvicinò a lei, facendole sentire non solo il suo odore di drago, ma anche il suo respiro caldo addosso, precisamente sbuffandole sulla scollatura nel petto, facendole sentire il proprio fiato incandescente sul seno come se la stesse già leccando.
    Non preoccuparti per quello che ti dico... preoccupati per quello che ti farò...
    Fino a quel momento la grossa coda del drago nero si era avvicinata a lei come se volesse afferrarla, stringerla a lui e costringerla a baciarlo, ma piuttosto la punta si piantò sulla sua testa, invitandola a rimanere seduta mentre lui invece si alzava di scatto, accogliendo il suggerimento di mantenere una certa distanza di sicurezza così da non distrarsi. Non la voleva troppo crucciata per gli affari seri, e magari in quel modo l'avrebbe aiutata a distrarsi un pò con pensieri... felici? Difficile dire se era la parola giusta. Juri lo avrebbe sentito inspirare di nuovo rumorosamente, e prima ancora che si sentisse bussare alle loro spalle lui si stava già dirigendo verso la porta. Aveva sentito l'odore del loro ospite.
    E' arrivato... occhio ai commenti sull'odore, non credo riuscirai a trattenerti.
    Il drago spalancò la porta e subito la stanza venne invasa da un pungente odore di immondizia e fogne che di sicuro non era molto conciliante per il gioco di provocazioni che si erano concessi. Davanti al drago nero c'era una figura trasandata, coperta di stracci, una serie di larghi e vecchi cappotti strappati, scarpe larghe e tenute male, il tutto avvolto da un cappuccio, un cappello a tesa larga vecchissimo e dei capelli e una barba così folti da farlo somigliare ad uno yeti o qualcosa del genere. L'uomo aveva occhi chiari, spalancati, gli occhi di qualcuno che aveva visto cose orribili, e che preferiva nascondersi dentro un tombino piuttosto che riviverle.
    Entra pure, lei è la mia assistente, sarà discreta.
    Lo sguardo dell'uomo era fisso su Juri, sembrava quasi che avesse visto qualcosa, anzi più precisamente un fantasma ma questo in effetti poteva anche non essere troppo strano vista la razza e l'avvenenza di quella ragazza. Si fece avanti circospetto, guardandosi attorno, sembrava un topo in gabbia che cercava una via d'uscita. Si sedette davanti alla scrivania di Shagaru mentre il drago chiudeva a chiave prima la porta di servizio e poi quella del suo ufficio, trovando posto di fianco a Juri. La ragazza, fissando quell'uomo malandato, avrebbe avuto una strana sensazione di deja-vu ma il suo istinto le suggeriva che forzando la mano da subito lo avrebbe certamente messo in fuga. Di sicuro con tutta quella peluria ispida e mal tenuta in faccia sarebbe stato irriconoscibile per chiunque.
     
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    Scusa l'ennesimo ritardo!


    Quel dannato drago sembrava uscito da un porno e aveva un ascendente decisamente TROPPO forte su di lei. Per questo Juri trattenne il respiro quando lo sentì soffiare quella (neanche troppo) velata minaccia sul suo seno in parte esposto. Rispose con un certo ritardo e la sua voce suonò ridicolmente roca alle sue stesse orecchie.
    Qualsiasi cosa tu voglia farmi, mi preoccupa più il fatto che non la stia facendo ancora.
    Da lì in poi capì che non ci sarebbe più stato spazio per quello scambio di battutine sexy e accolse la velata intimazione di Shagaru nel stare seduta mentre lui si alzava in tutta la sua maestosa figura. Era così presa che si accorse decisamente a scoppio ritardato di un fatto molto importante: il drago aveva palesemente sviato la sua domanda tentando di sedurla. La cosa puzzava molto... ma suppose di dover mettere da parte i dubbi, perché colui che aspettavano stava arrivando. Sospirò, mettendosi composta sulla sedia. Non voleva dare l'impressione di essere rigida o spaventata davanti al nuovo venuto, anzi, cercò in qualche modo di assumere una posa sicura, professionale, per nulla persa in pensieri osceni sul proprio capo... Diciamo.
    Quando il tizio entrò nella stanza, si accorse di quanto fossero state futili le proprie preoccupazioni. Sembrava un gattino spaurito o, per meglio dire, uno Yeti spaurito. Ricordava vagamente di aver visto un qualche film con un personaggio simile, ricoperto di peluria un po' ovunque... ma era ricordi sbiaditi appartenenti a una vita che ormai non aveva più. L'odore l'assalì come una doccia gelata, spingendola a portarsi il dorso della mano al naso, fingendo di doversi grattare sotto la punta all'insù. Aspirare il profumo della sua pelle però, che sapeva di bagnoschiuma dolce e fruttato, non sarebbe servito a lungo. Che cavolo aveva in testa quel drago? Avrebbe potuto far lavare il proprio ospite prima di farlo entrare nel suo ufficio! Juri fu costretta a impedirsi di respirare, riempendosi dapprima le narici di profumo per poi dimenticarsi completamente di essere stata umana a suo tempo. A volte essere uno spettro dava i suoi frutti. Quando si accorse dello sguardo dell'uomo aggrottò le sopracciglia, mascherando la propria reazione. Le sembrava stranamente di... non sapeva bene come descrivere quella sensazione, forse lo aveva conosciuto in precedenza? Di sicuro lui aveva tutta l'aria di star guardando in faccia un fantasma. Ed effettivamente era proprio così. Nonostante di solito Juri non fosse assolutamente famosa per saper tenere a freno la lingua, si costrinse a rivolgergli un sorriso abbozzato e salutare cordialmente. Le sembrò l'ideale entrare in modalità segretaria... che poi è ciò che doveva essere.
    Salve. Posso offrirle qualcosa mentre iniziate? Una tazza di tè, un caffè... abbiamo di tutto.
    In ogni caso si sarebbe alzata lentamente, dirigendosi alla zona break personale di Shagaru, dando quindi le spalle al nuovo venuto, sperando così di metterlo a proprio agio. La domanda "Ci siamo già incontrati?" le rimase bloccata sulla punta della lingua. Sperava che sarebbe giunto il momento adatto per porla, ma lasciò a Shagaru l'arduo compito di non fare scappare il cliente e soprattutto metterlo a proprio agio. Dal momento che si erano già incontrati sperava che ci riuscisse, conoscendosi se fosse state lei a parlargli lo avrebbe fatto scappare in tempo record. Non era certo famosa per i suoi modi di fare pacati. Nel frattempo lei fece esattamente ciò che Shagaru aveva detto: fu discreta. Il più discreta possibile nel fingere di non origliare avidamente ogni singola parola che fosse venuta dopo, espandendo al massimo il proprio istinto da spettro.
     
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    Se Juri era infastidita dall'odore di quel tipo, mettendosi nei panni di Shagaru che aveva un naso decisamente più fine di lei avrebbe dovuto domandarsi come riuscisse a mantenere tanta compostezza, considerando anche che di solito i draghi sono anche più sensibili agli odori che non appartengono alla loro razza. L'inquinamento umano è un grosso problema per loro, ma nonostante ciò rimaneva impassibile e professionale, inutile sottolineare quanto fosse serio quando si trattava di lavoro. Il drago apprezzò anche la serietà di Juri nel rimanere quanto più composta e disponibile possibile, tanto che nel notare il silenzio del loro ospite a dir poco confuso, ci pensò lui a darle un rapido suggerimento.
    Sì, preparaci del caffè, per favore...
    Fece cordiale mentre attirava lo sguardo dell'uomo su di sé, così che la smettesse di fissare Juri, cosa che non aveva smesso di fare neanche dopo che la ragazza gli aveva dato le spalle. Non poteva biasimarlo, ovviamente, ma certamente non erano lì per una ragione simile. Approfittando di quel momento di calma, Shagaru aprì i fascicoli con dentro le informazioni sul loro "ospite" e impugnata una penna elegante si preparò a prendere appunti. Per venire incontro alle sue esigenze quella più che una "penna" sembrava un lungo pugnale, ma tra le sue dita spariva come qualsiasi altro pezzo di cancelleria.
    Se sei qui è perché ti fidi abbastanza di me, e pensi che posso aiutarti... e lo farò, ma non posso muovere neanche un passo se non inizi a dirmi qualcosa. Vuoi iniziare dalla famiglia facoltosa per cui lavoravi? Sapere dove hai lavorato aiuterebbe...
    L'uomo si lasciò sfuggire un fiato smorto che suonava come una mezza risata strozzata in gola, non aveva neanche la forza per godersi l'ironia, evidentemente. La sua voce tremava e dava l'idea che stesse aggiungendo a parole concrete anche pensieri sconclusionati usciti forzatamente ad alta voce dalla sua testa.
    E che importanza avrebbe? Non siamo mai stati fermi... a Kurayami, a Roma, a New Vegas, non si sono fatti mancare niente... e io gli ho dato proprio tutto! Si non ho mai detto di no...
    Quindi parliamo di una famiglia Londinese?
    Shagaru mostrò immediatamente che quella non era la prima volta che aveva a che fare con soggetti dalla mente frantumata, e restava concentrato nonostante le stranezze, i movimenti improvvisi del volto del suo interlocutore, e quelle frasi sconclusionate. Non si aspettava di ricevere risposte, si stava impegnando per trovarle da solo.
    Mi manca Londra... qui fa caldo... da bambino faceva freddo ma mi scaldavo...
    Il drago mugugnò, restando in silenzio e abbassando lo sguardo sui suoi appunti, aspettando a quel punto che Juri portasse il caffè. Solo a quel punto avrebbe continuato, approfittando di quel momento in cui forse la bevanda avrebbe tranquillizzato il loro ospite.
    Non parliamo di loro. Hai l'aspetto di uno che è scappato da qualcosa. Ti trattavano male? Ti hanno costretto a fare cose di cui non vai fiero? Volevi cambiare vita? O volevi sfuggire a delle conseguenze...
    Ah io... ho fatto cose di cui non vado fiero anche prima di lavorare per loro... ma lui è tornato dall'inferno, ed è diventato peggio di prima, oh si...
    Shagaru alzò subito lo sguardo verso di lui, ma rimase in silenzio nonostante le scaglie nere si fossero sollevate intorno al muso, assumendo sfumature violacee, tipiche di quando qualcosa nel suo stomaco e nella sua testa si muove. Ma non disse nulla, non voleva interrompere quel flusso di pensieri. Juri avrebbe sentito quella strana sensazione che aveva addosso crescere, diventando il giusto mix tra timore, rabbia e confusione. Uno spettro di solito prova qualcosa del genere solo quando muore e torna in vita.
     
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    Eccomi qui! Chiedo scusa ancora una volta per la sparizione. Grazie della tua pazienza!


    Juri fu felice di rimanere in disparte in un primo momento, cercando di capire dove volesse andare a parare la mente di quello strano tipo. I pensieri e le frasi sembravano uscite da un puzzle tagliato male: sconclusionati e un po' ingarbugliati, ma comunque in grado di fornire un'immagine una volta trovato il pezzo giusto. Lo spettro provava quasi pena per il suo capo, che a differenza sua non poteva smettere di respirare semplicemente perché lo desiderava. Nonostante questo, lanciandogli di tanto in tanto rapide occhiate, si rese conto di quanto la sua professionalità fosse immensa e assolutamente lodevole. Avrebbe dovuto chiedergli qualche lezione privata in proposito, quando fosse stato il momento.
    Nel presente, si occupò dei caffè, preparandone uno in tazza enorme per Shagaru e un altro, normale, per il loro ospite. Nel frattempo mise una tisana rilassante in infusione, perché sentiva una strana agitazione crescerle dentro mentre quel tizio parlava o la fissava. Non credeva molto al fatto che roba così leggera potesse aiutarla a placare i suoi nervi impazziti, ma valeva la pena provarci.
    Una volta pronte le bevande, prese quelle per i due e gliele portò: la tazza di Shagaru la posò sulla scrivania, in modo che potesse decidere lui quando prenderla, mentre offrì l'altra direttamente al loro ospite tendendogli la mano. Fece l'errore di guardarlo proprio mentre terminava quel suo discorso senza capo ne coda e il drago avrebbe potuto vedere le sue dita perfettamente curate tremare intorno al metallo termico, in attesa che l'uomo accettasse il caffè. Un mix di paura, confusione e odio, più che ira, si fece strada nel suo stomaco già provato mentre quella specie di barbone parlava di un "lui" tornato dall'Inferno. Essendo ancora instabile, non riuscì a placare immediatamente la sua energia e l'occhio che tendeva a prendere "fuoco" con fin troppa facilità fece per accendersi. Non sapeva quale istinto la portò a coprirlo ma fu rapida nel sollevare la mano e metterla davanti immediatamente, prima -sperava- che il tizio potesse notare qualche stranezza. Dovevano tranquillizzarlo, si ripeté. Doveva rimanere calma. Doveva. Per forza. Anche se qualcosa le diceva che quello non era un caso come gli altri, durante il quale sarebbe potuta rimanere calma. No. Sembrava quasi... riguardare esattamente lei. Ma Shagaru le avrebbe mai fatto una cosa simile senza avvisarla? Sapendo delle sue condizioni?
    Prese un respiro profondo, sopportando la puzza, poi rilassò le spalle e, continuando a porgere il proprio caffè, sorrise candidamente.
    Ecco il suo caffè, signore. Spero sia di suo gradimento. Avrebbe aspettato che lo prendesse, prima di voltarsi un attimo e tirar fuori uno specchietto portatile da trucco, fingendo di tamponarsi l'occhio. Mi scusi, ho qualcosa nell'occhio, ma continuate pure, vi prego.
    Fece qualche passo per prendersi la propria privacy, poi con un tono che suonava assolutamente casuale, continuò a parlare, buttando lì la bomba che stava trattenendo da prima.
    Solo una cosa, se posso. Per caso... io e lei ci siamo già visti da qualche parte?
    L'intonazione fu perfettamente calma. Meritava un oscar, cazzo. Ma il motivo per il quale aveva deciso di voltarsi e non affrontare l'uomo era molto semplice e solo Shagaru avrebbe potuto notarlo: il suo occhio ribolliva di energia spettrale e lei non era decisamente tranquilla come poteva sembrare. Per nulla. Era riuscita a controllare perfettamente sia la voce che il sorriso, ma il suo occhio... quella sfera violacea non era decisamente dello stesso avviso.
     
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    In una situazione diversa avrebbe lodato Juri per la capacità di scegliere quando prepararsi un infuso calmante in situazioni di agitazione, ringraziandola di aver trovato una soluzione diversa alla violenza gratuita, ma in quel momento era certo che una sola parola di troppo, come anche un fiato, sarebbe costato molto tanto al loro ospite, quanto alla sua protetta. In quel momento Shagaru non stava rimanendo professionale solo per quel confuso barbone, ma anche per lei, per questo l'unico sfogo che si concedeva erano ampi movimenti della punta della sua coda, che si sforzava di non muovere come una frusta. Anche la sua, di pazienza, aveva un limite. Quando la ragazza portò ad entrambi il caffè, Shagaru notò che c'era qualcosa di strano nella sua espressione: vide quella fiamma pericolosa che più volte aveva avuto il dispiacere di provare direttamente sulla sua pelle, e dal modo in cui il barbone sgranò gli occhi sembrava proprio che non fosse un caso. Il drago portò una delle sue grosse zampe sopra alle dita di Juri per ringraziarla del caffè, ma mentre mormorava quel "grazie" si rendeva conto che non sarebbe bastato così poco per calmarla, a meno che non ci fosse riuscita da sola. Il lungo sospiro che seguì l'invito cordiale aiutò il drago a tranquillizzarsi, annuendole col capo per farle capire che aveva agito bene. Il barbone aveva invece abbassato il capo, timoroso che potesse farsi riconoscere da qualcuno evidentemente, afferrando la tazza di caffè e portandosela alla bocca più per celare la sua faccia che non bere. Speranzoso che Juri fosse davvero riuscita a trattenersi, Shagaru tornò con lo sguardo verso il loro ospite, pronto a riprendere il discorso, ma ancora una volta la ragazza pur mantenendo una calma apparente decise di farsi avanti, facendo sfuggire al Magala un denso fumo di disappunto dalle narici. Le dita del loro ospite si sporcarono di caffè per colpa del tremolio crescente delle sue dita, e anche se bruciava non lasciò la tazza neanche per sbaglio, ustionandosi le dita piuttosto che fare qualsiasi movimento. Aveva riconosciuto l'occhio di Juri, e anche Shagaru non era indifferente a quella manifestazione.
    Juri... mantieni la calma, ti prego.
    Dopotutto lo stava facendo soprattutto per lei, non poteva permetterle di sabotarsi da sola. Ma forse quel modo di fare, quel ruggente potere minaccioso, aveva giocato a loro favore, perché il loro ospite aveva ripreso a parlare nonostante lo sguardo fosse perso nello specchio scuro del caffè nella tazza, o quel che ne restava.
    Sono sempre stato superstizioso... avevo paura dei fantasmi. Lo sapevo che saresti tornata perché avevi gli occhi di uno spirito vendicativo... e ce li hai ancora...
    Non ti faremo del male, ma ti prego di stare calmo. Dobbiamo sapere cosa sai.
    Shagaru venne interrotto quando il loro ospite saltò sulla sedia, alzandosi di colpo, piantando le mani sulla scrivania e rivolgendosi con gli occhi gonfi, lucidi e accesi di orrore e terrore rivolti verso Juri.
    Lui è tornato dalla morte! Ha fatto credere a tutti di essere cambiato, ma non lo era! Anzi... è peggiorato. E tu lo sai! Lo hai visto... hai visto cosa fa alle persone. Lo hai provato sulla tua pelle! Per questo sono scappato! E' troppo! Troppo anche per me! E adesso chissà cosa sta confabulando...
    Crollò gradualmente in ginocchio, la voce si fece più stretta, lo sguardo assente. Si portò le mani sulla testa, stringendole così forte da sbiancarsi la pelle delle dita.
    Se mi trova... sono finito. Non vorrà che io racconti tutto quello che so... sono come le sue vittime ora... tormentato fino alla morte... è la fine... è la fine!
    Juri aveva evidentemente acceso qualcosa in lui, la consapevolezza che forse, anche se non lo uccideva il suo "x padrone", probabilmente lo avrebbe fatto lei per estorcergli informazioni. La paura lo aveva posseduto nella più profonda delle sue forme, e Juri poteva riconoscerla perché probabilmente l'aveva assaporata anche lei.
     
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