Missione 2S/6A/2B | Zero - XV | Il Folle ed il Diavolo, per Lucifergirl88 - ¬BloodyRose. - Sir Onion - Rove91

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view post Posted on 16/12/2022, 20:30     +1   -1
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Where's my money, bitch??

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E se vi dicessi che tutto quello che segue, ogni parola che state ascoltando, non fosse che un semplice frutto della fantasia?
Cosa pensereste se vi dicessi che non c’è nulla di vero in quello che siete venuti ad ascoltare?
Sareste più tranquilli stanotte, al buio della vostra camera, al caldo nel vostro giaciglio, in compagnia della persona a voi più cara, se scopriste che i mostri non esistono?
Che non possono farvi del male nella realtà, non possono tormentarvi né mordervi i piedi mentre dormite. Tirereste un bel sospiro di sollievo, non è vero?
Perché lo sappiamo tutti, miei stimati ascoltatori, che a chiunque piace il brivido, a tutti piace quella sensazione di dolore quasi seducente che ti attorciglia le budella, ti strozza il fiato e che ti spinge il cuore in gola, tanto in alto che ad ogni battito, sempre più forte, la mandibola trema e le orecchie ronzano. Ma tutti, tutti, voi compresi, volete solo udire queste storie fantasiose e mai viverle. Ve la fate sotto al solo pensiero di essere VOI i protagonisti del racconto.
Allora ve lo dico io qui ed ora, chiaro e tondo, fuori dai denti: state pur tranquilli, i mostri non esistono…
Oh che giubilo! Che sollievo! Siete contenti, non è vero? Sì che lo siete, vedo le vostre facce rilassate, falsamente deluse. Ma queste parole che avete udito, mie signore e miei signori, direi io se io stesso fossi uno sprovveduto, un ciarlatano e un fanfarone ed IO, cari miei, posso essere definito in molti modi ma mai con questi tre aggettivi. I mostri non esistono, lo ripetiamo ancora una volta in coro…
Questo, tuttavia, lo diciamo ai bambini e agli allocchi, a chi ha poco sale in zucca e si caca nelle braghe al rumore delle proprie scorregge. No, non è il vostro caso, beninteso, quindi non ci girerò più intorno. Spettabili ascoltatori..
Di mostri. Il mondo. È pieno.
È così, che possa morire fulminato se mento! Io li ho visti con questi occhi, li ho toccati e sentiti. Girano tra noi, siamo invasi!
Cosa pensate sia successo alla figlia del mugnaio, quella volta che è caduta aiutando il padre e la testolina le si è aperta in due come una mela? Quel sasso, credetemi, sembrava ricoperto di marmellata di fragole e gelatina, davvero un brutto spettacolo.
O a quel giovane sempliciotto, quel ragazzino -com’è che si chiamava? Massì avete capito chi, lo scemotto del villaggio. L’hanno trovato in campagna in ginocchio con le braghe calate, con le mani legate ad un palo ed un ramo ben infilato nel deretano, ahi ahi ahi, tanto in profondità che quasi uscivano le foglie dalla bocca. Signori miei, io l’ho vista la scena. E vorrei poterla cancellare dalla memoria.
O ancora il macellaio, ve lo ricordate il macellaio? Quello che ha riempito di botte lo sciagurato apprendista senza apparente motivo fino a togliergli la vita e poi, con la mannaia, si è aperto un sorriso che andava da un orecchio all’altro.
Cosa credete che abbiano in comune queste persone? I mostri esistono, vi dico.
Sono visibili e invisibili, certe volte contemporaneamente, credete a me. Possono somigliare a tuo padre, che ti carica di latte pur sapendo che non potrai mai riuscire a trascinare tutto quel peso. Possono prendere la forma del reverendo, e far sembrare che fissa i bambini con degli strani occhi.. E ancora possono impersonificare tua figlia, ingannandoti e facendoti credere che le sue preziose e giovani grazie sono state colte da quel rozzo del tuo aiutante, quel bifolco…
E quelli invisibili, di mostri, ooh, sono poi anche peggio.. Ti spingono a fare cose che non vuoi fare, ti divorano l’anima o le membra dall’interno come un tarlo, ti maciullano con ferocia o ti asciugano la felicità e ti disperano così tanto che non vuoi altro che farla finita. No, amici miei, non siate spaventati! Vi ho solo detto un'ovvietà, qualcosa che tutti noi, nel nostro profondo, già sapevamo.
Vi racconterò ora, finalmente, una storia che non conoscete, di cui non avete mai sentito parlare. Mettetevi comodi e respirate l’aria fresca di questa bella e tranquilla sera.
Per la missione che sto per narrarvi non servono ninja valorosi, non bastano neanche degli eroi senza paura.. Serve solo un miracolo.
È una storia piena di mostri, la nostra, e come ogni storia che si rispetti, parte dall’inizio e da lontano, molto lontano.

Ma soprattutto,

nel nostro caso,

comincia dal

buio.
 



 
Preludio
 

Da qualche parte sul Continente Ninja - ??? DN


"Mio Signore, se posso permettermi.."


Il messaggero attraversò l'uscio lentamente, con timore reverenziale ed un brivido gelido che gli correva lungo la schiena. Si interruppe, guardando dal basso l'ombra che gli troneggiava dinanzi. La sala era immersa nell'oscurità, solo un fioco raggio sbucava da una crepa sul soffitto e raggiungeva la sagoma di un uomo, illuminando poco più del petto nudo e tonico e lasciando solo intendere i tratti del volto. Il messaggero chinò schiena e capo quando i due sguardi si incontrarono, e riprese il discorso solo dopo un annoiato cenno della mano dell'altro. Deglutì nervosamente prima di continuare. Da quando alcuni prigionieri erano fuggiti, l'umore del capo era molto instabile e si innervosiva per un nonnulla.

"Mio Signore, finalmente.."


L'oscurità nascose il movimento del sopracciglio destro dell'altro, che si sollevò in segno di improvviso interesse. Il sovrano scollò la schiena dalla pietra fredda dello scranno e si sporse in avanti, curioso di sentire se ciò che il sottoposto aveva da dire corrispondeva a quello che si era immaginato. Il cranio completamente rasato scintillò colpito dalla luce.

"..finalmente l'Averla si è svegliato."


L'aria nella stanza era fresca ma fastidiosamente umida, e lo scagnozzo iniziò a sudare freddo e tremare come una foglia scossa dal vento. In una situazione del genere, tra tutte le cose che gli potessero venire in mente, si sorprese a pensare a come fosse possibile che dal soffitto entrasse un raggio di luce.

""Il momento è infine giunto."



Il sovrano si alzò e iniziò a scendere gli scalini con calma. Sembrava pensieroso.

"Averla, hai detto.. Si è scelto il nome da solo?"



Un passo dopo l’altro, lentamente, mentre una smorfia gli tirava le labbra. Era possibile definirlo un sorriso, quello? Il subordinato scosse freneticamente la testa. Sembrava avesse altro da aggiungere a riguardo, ma per chissà quale ragione decise di tenersi l’informazione per se stesso ancora per un po’.

"..A che numero siamo arrivati?"



La cadenza dell’ultima domanda, a differenza dell'altra quasi annoiata, tradì forse un pizzico di curiosità in più.

Ha una voce troppo acuta e graffiante, non è degna di un capo, pensò il messaggero prima di replicare. Subito strabuzzò gli occhi e scrutò con attenzione e cautela l’uomo che gli si avvicinava sempre più, cercando di capire se avesse potuto leggere l’offesa direttamente dalla sua mente. Scampato pericolo, sembrava di no. Però. L’aveva fissato con uno strano sguardo. Forse è vero che può leggere nella testa come dicono in molti! Allora mi sta leggendo anche ora?! Chiedo umilmente perdono, Padrone! Ti dirò tutto!

"Il nome l’ha scelto il doc, appena ha visto com’era combinata la sala del risveglio. Eravamo quasi al limite di conservazione, comunque.. Un ciclo in più e avremmo dovuto buttare il campione, ha detto il doc. Il processo, ehm, come dire.. Ci è costato l’Ingordo, Capo. Questo dovrebbe essere il cinquantaquattresimo tentati-"


"Quanto ci è voluto, stavolta?"



"Ventitré giorni."


"Molto bene, finalmente il progetto è compiuto.. Possiamo procedere con la fase successiva, allora. Qual è lo stato delle risorse?"



"Ehm, ecco.. È arrivato proprio stamattina lo starosta dell’insediamento a Ovest. Dice che il deposito principale è quasi esaurito, probabilmente sarà completamente inutile tra cinque giorni. Forse meno."


"Cinque giorni.. L'ultima volta che ho controllato le scorte del magazzino erano a malapena sufficienti. Ne servono ancora! Devo parlare con Sarutobi, portalo subito da me."



"Ma mio Signore, il dottore si è raccomandato di non disturbarlo, si sta preparando per tornare alla base il prima possibile.. E poi c'è l'Averla.."


"A Sarutobi, ci penso io. Stai forse obiettando ad un mio ordine?"



La stanza tremò. In realtà muri, pavimento, soffitto e perfino il trono erano immobili; era il messaggero stesso a vibrare con forza, battendo i denti come un poppante terrorizzato. Non riuscì a spiegarsi quella reazione. Il capo non era un tizio imponente, anzi sembrava piuttosto mingherlino e quasi malnutrito, troppo asciutto. Sembrava un lungo ramo secco. Anche la voce, come già detto, non aveva un timbro potente, autoritario. Eppure tutti tremavano, tutti lo rispettavano e soprattutto, lo seguivano con devozione cieca. Qualcuno aveva messo in giro una diceria: guardarlo negli occhi per più di cinque secondi avrebbe provocato in qualche modo lo squagliamento del cervello, che sarebbe poi colato giù dalle narici. Chi avrebbe mai creduto ad una storia simile?! Nel dubbio.. meglio guardarlo poco negli occhi, comunque.

"Ecco, appunto. Ora va e sbrigatevi, abbiamo molte cose ancora da fare, ora che finalmente questa faccenda infinita si è chiusa. Possiamo passare alla fase successiva."



Si avvicinò al messaggero, gli afferrò il bavero del colletto della blusa e lo alzò di peso da terra usando un solo braccio e senza mostrare la minima fatica. Le vene gonfie partivano dalla mano, si arrotolavano intorno all’avambraccio per poi salire e perdersi nel bicipite tonico. Mingherlino -scusate il termine- un beato cazzo! Avvicinò il brutto muso dell’altro al suo, le fronti a contatto e gli occhi grigi come il ghiaccio fissi nelle pupille. Parlò lentamente, con un tono così calmo da essere incredibilmente minaccioso.

"E voglio che qualcuno mi spieghi bene cos’è successo all’Ingordo. Avevo intenzione di sfruttarlo ancora e non di sacrificarlo!"



Lasciò la presa ed il corpo cadde a terra come un sacco di patate. Fece per allontanarsi e tornare sul trono, ma si fermò dopo un paio di passi.

"Ah, un'ultima cosa: sfama l'Averla, più tardi andrò a trovarlo."



CITAZIONE
Benvenuti, signore e signori, in questa nuova missione! L'idea è quella di andare a chiudere una trama che arriva da altre missioni e situazioni, ma sapete già tutto :smile: Questo è un post di apertura generico, in modo da poter continuare da dove eravate rimasti e sviluppare l'inizio come più vi aggrada. Voi siete il gruppo del "Continente", ma non me la sento di mettervi dei paletti sul cosa dover fare, potete quindi farmi conoscere il vostro piano direttamente ingame. La missione sarà a tutti gli effetti di difficoltà S (S e B invece a livello di compensi), mentre eventuali combattimenti saranno bilanciati il più possibile per essere affrontati in modo equo da tutti i partecipanti.. Si spera, almeno. :peo: Avrete sempre massima libertà di role con le solite regole (che già conoscete, siete tutti BIG qui dentro), quindi direi che non resta altro da dire se non Buon Divertimento! Sono commosso.. :sad: Non faccio il Master da parecchio, abbiate pietà. Per non penalizzare gli altri partecipanti e non tirare il tutto troooppo per le lunghe, direi di lasciare come linea di condotta generale un tempo di risposta al mio post di 10 giorni. È chiaro che in caso di situazioni particolari, ne parliamo e concordiamo delle tempistiche alternative. Se avete bisogno di qualcosa, non esitate a contattarmi :oopsie: Diamo quindi inizio alle danze! Divertiamoci :superman:
 
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view post Posted on 24/12/2022, 16:24     +1   -1
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Kiri, Mizu no Kuni.
28 Gennaio 253 DN

Tre giorni erano passati fin troppo in fretta. Se escludeva la notte con Takumi seguita alla lunga giornata di briefing delle missioni che sarebbero andati a svolgere, i preparativi per la partenza avevano occupato gran parte del suo tempo, assieme all’organizzazione del Villaggio durante l’assenza, non solo sua, ma di diversi Shinobi di ruolo. Era stato un bel casino e nonostante Fuyu fosse una botte di ferro a cui affidare la Nebbia, aveva comunque fatto il possibile per non lasciarlo allo sbaraglio, affidando a Kasumi il compito di affiancarlo e a Kizu e Shizuka quello di aiutarlo negli incarichi di Capo della Squadra Speciale. Sapeva bene che quel compito pesava enormemente sulle spalle dell’ANBU e si rendeva conto che stava approfittando di nuovo di lui e della sua esperienza, ma non poteva proprio fare altrimenti. Era chiaro che avrebbe dovuto rimanere lui a Kiri, mentre lo Yuki si sarebbe potuto occupare della missione…normalmente sarebbe stato il modus operandi più ovvio e logico. Ma non per quella spedizione. Proprio non poteva. E il suo sensei ne era pienamente cosciente, più di chiunque altro avesse partecipato a quella riunione tre giorni prima.
Scosse la testa, finendo di allacciarsi l’obi e cercando di scacciare quei pensieri che si accalcavano come case di un paesino troppo piccolo per contenerle tutte. Ormai era inutile perdersi in quel genere di elucubrazioni. Il giorno era arrivato e sebbene le loro informazioni fossero limitate e, per certi versi, fumose e poco chiare, non potevano fare altro che partire. Il gruppo diretto all’Arcipelago si era imbarcato già il giorno prima, oggi era il turno del gruppo diretto al Paese della Pietra. Non si occupava di una missione di quel calibro dalla volta in cui aveva catturato Manpeiko nelle vesti di Zenko. Qualche mese. Pensava quasi di essersi arrugginito dietro quelle montagne di carte e quei viaggi diplomatici. E invece…il suo corpo e la sua mente ricordavano bene il brivido che si provava il giorno della partenza. Oh, possono avervi raccontato molte baggianate: che un vero Shinobi a un certo punto diventa insensibile a queste cose, che ci si abitua, che presto o tardi tutto si appiattisce come il mare nelle zone di bonaccia. Sono tutte cazzate. Semplicemente si diventa più bravi a nasconderlo. Ma dentro, oh, dentro si sente eccome! Kurama lo chiamava “il brivido della caccia”, un commisto di eccitazione e paura che si aggrovigliavano assieme tanto da non capire più dove iniziava uno e dove finiva l’altro. Simile a elettricità che correva sulla pelle.
Yu già la avvertiva, quella sensazione, ancora prima di toccare la maniglia della porta di casa. Si era preparato con ligia accuratezza. Quasi un rito, un modo qualsiasi per occupare la mente e distrarla dalle immagini che aveva visto quel giorno alla riunione. E solo quando si approssimò all’uscio, Kai fece capolino dalla cucina.


Stai andando? Ovviamente non sapeva dove o a fare cosa. Sapeva che stava andando e, se il Mizukage si muoveva, bastava a capire non fosse qualcosa di buono.

E’ ora. Annuì. “Non preoccuparti troppo” avrebbe voluto dire, ma sapeva che era perfettamente inutile. D’altronde a parti inverse sarebbe stato lo stesso. Ma ho intenzione di tornare, eh, quindi… Quindi cosa? Tieniti pronto a preparare il tuo curry quando succederà, penso che potrei avere fame!

Baka. Sbuffò lo Yuki, mettendosi un pugno sul fianco. Tra la preoccupazione per te e il doppio turno per coprire Yakamoto-sempai che è via per una ricerca su nuovi farmaci Anti-Morbo, non so cosa mi ucciderà prima. Certo, una ricerca, eh, Urako? Beh, scusa semplice, ma sempre efficace. Quanto meno Kai sembrava averci creduto.

Gomen. Che altro poteva dire?

Fa nulla. Vedi di tornare sul serio, però. Intimò serio, per poi passare a un tono più scherzoso. Possibilmente con tutti i pezzi al loro posto, non ho intenzione di sorbirmi le tue lagne se dovessi finire in ospedale.

Questo non posso prometterlo. Rise il Rosso. Ma farò il possibile per evitarlo.

Lo osservò, e Kai capì che stava per dire qualcosa di spiacevole. A presto. Lo precedette, quindi, tappandogli la bocca su qualsiasi altra parola stesse per dire Yu. Perché di sicuro non gli sarebbe piaciuta.

A presto.

png

Si lasciò casa alle spalle con quel saluto che gli rimbombava nella testa e bruciava nell’anima. Anche da Fuyu-sensei si era accomiatato in un modo del tutto simile, la sera prima…quando lo aveva quasi cacciato a calci dallo studio. Era qualcosa che usava lui stesso fare quando era ancora un ANBU, un modo come un altro per costringersi ad avere una ragione in più per tornare. Però quella volta faceva più male del solito, probabilmente per la paura di non poter mantenere quanto detto, per la fine lastra di ghiaccio su cui stava incamminandosi quella mattina. Di certo, era il motivo per cui non sarebbe passato a salutare Hisakata e suo padre Aoi. Non voleva che anche loro gli imponessero un vincolo del genere, non voleva nemmeno che il suo fratellino ricordasse quell’alba come l’ultima volta che aveva visto il suo Aniki. Preferì salutarli da solo, a distanza, in religioso silenzio mentre, tra le ombre, li osservava allenarsi nel dojo di famiglia.
Il rumore delle spade di legno riecheggiava a distanza. E il fervore del suo fratellino si notava anche da lì. Si ritrovò a sorridere osservandolo mandare al tappeto l’avversario, rammaricandosi un po’ di non essere lui a fronteggiare la spada del giovane Hōzuki, ma era meglio così. Vedere la preoccupazione riflettersi in quegli occhi, l’avrebbe solo turbato più di quanto quella missione non facesse. Ma, al di là di tutte le sue precauzioni, appena si mosse per allontanarsi dalla tenuta del dojo, fu impossibile non tornare con la mente agli ultimi istanti della riunione.


Kiri, Palazzo del Mizukage, Sala Riunioni.
25 Gennaio 253 DN

Ti ringrazio Kazuku, non avrei saputo dirlo meglio. E sarebbe stato anche un peccato andare ad aggiungere cose ad un discorso che aveva toccato tutti i punti giusti. Non ne valeva la pena, tanto più che il Diavolo sembrava molto più avvezzo di lui con i monologhi patriottici, quindi perché andare a mettere mano dove c’era un lavoro già ben fatto? Andava bene così. Piuttosto sperava che qualche altro presente volesse argomentare o aggiungere qualche idea, ma evidentemente preferivano tenerle per sé o semplicemente facevano parte del partito “gli ordini sono ordini”. E dire che era stato chiaro poco prima…Pazienza. Significava solamente che avrebbero dovuto lavorarci. Molto bene. Se non ci sono altre opinioni e se nessun’altro ha qualcosa da aggiungere possiamo ritenere conclusa la riunione. Si alzò in piedi. Nelle prossime ore riceverete informazioni circa luogo e ora della partenza, è mia intenzione dare il via alle missioni in tempi brevi, quindi tenetevi pronti e non lasciate il Villaggio. A quel punto si rivolse direttamente al maggior esponente del Suono. Kokage-sama, non vi trattenete dal chiedere qualsiasi cosa possa esservi utile e necessaria: Kiri sarà a vostra disposizione. Il tempo ristretto a loro disposizione non permetteva certo un altro viaggio da parte di Hideyoshi, quindi era l’unica soluzione possibile. Potete andare. Concesse, rivolgendosi a tutti i presenti. Chiedo tuttavia ai membri del Consiglio Reggente di trattenersi. Abbiamo delle cose di cui discutere. Parecchie, in realtà. A partire da quella che Fuyu no Yuki aveva già intuito non essendo stato chiamato a far parte di nessuno dei due gruppi che sarebbero partiti per l’Arcipelago o Ishi no Kuni.


Quelle parole apparentemente innocue avevano messo fine all’incontro…e avrebbero potuto finire per condannare chiunque di loro. Ma questo lo sapeva già dal momento in cui aveva mandato a chiamare gli Shinobi interessati. Passo dopo passo era come se il peso che quella scelta recava con sé, gravasse sempre di più sul suo cuore. E, anche se ormai era tardi per fare marcia indietro, non poteva fare altro che scongiurare i Kami che usassero due minuti del loro tempo per guardare nella loro direzione, per stendere una mano e proteggerli dagli abomini che stavano andando ad affrontare.

« Eeeeh da quando credi a queste cose? Yoyuki ti ha contagiato? » Lo schernì la Volpe, fino a quel momento rimasto in silenzio a sorbirsi tutte le sue turbe mentali. « Lo sai, no? I Kami hanno ben altro da fare che aiutare le creature terrene e, se lo fanno, è solo per mero diletto. »
Allora non mi resta che sperare che abbiano voglia di divertirsi.
Lo sentì ridacchiare a zanne serrate. « Meglio di no, fidati. Sono solo dei bastardi egoisti, penserebbero comunque a loro stessi e non certo voi. Fidati delle tue capacità e di quelle dei tuoi shinobi, piuttosto. »
E di te.
« Soprattutto di me, ragazzo. »

La salsedine soffiò via quei pensieri col suo profumo abituale. Il molo si aprì davanti a lui con l’aspetto di sempre, come se quella fosse una giornata come un'altra…e in effetti lo era. Solo per loro quel mattino avrebbe potuto portare nubi su un orizzonte altrimenti sereno. Solo per loro si apriva l’eventualità che quella fosse l’ultima partenza prevista.
Si sedette su di un barile, sbuffando e schernendo sé stesso per tutti quei pensieri, torbidi peggio del fondo di uno stagno. Sicuramente se Yoshida-san lo avesse visto con quel muso lungo gli avrebbe dato una bella pacca sulla spalla e chiesto quale donna fosse il suo problema. Meglio togliersi dalla faccia quindi quell’espressione da funerale prima che il suo contatto lo vedesse. Ancora non lo aveva scorto lì attorno, forse stava sistemando le merci del carico…d’altronde era pur sempre un mercante. Yu lo aveva conosciuto durante il periodo dei disturbi del Morbo, riuscendo a fargli contrarre un debito nei propri riguardi, togliendolo da un pasticcio di prima categoria. Da quel giorno Yoshida Kazuma, lo scarrozzava in giro ovunque avesse bisogno, purchè rientrasse nelle sue rotte commerciali. Gli era spuntata più di una ruga negli ultimi anni, eppure non aveva per nulla perso la sua verve e niente al mondo lo avrebbe mai potuto tenere lontano dal mare. Era uno dei suoi contatti più fidati e anche in quell’occasione si era dimostrato utile, accettando di dare loro un passaggio.
Già, ormai anche gli altri sarebbero dovuti essere lì a momenti. Quasi faticava a credere alla merda in cui stava per impantanarsi, considerato l’abbraccio caldo dell’acqua e di Takumi in cui si era perso solamente due sere prima.

 
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view post Posted on 28/12/2022, 15:53     +1   -1
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Mhh... mhhhh..

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Hideyoshi Jiyuu - Heiki no Kashu (兵器歌)
9vMlsfO

Kirigakure no Sato, Mizu no Kuni.
28 gennaio 253, ore 4.20



"... in un certo senso, possiamo dire che sia stato proprio tu a ucciderla."

Si avvertì flettere, le ossa giunchi, i muscoli felce.

"Voglio dire... eri timido, impacciato, un tipo troppo gentile..."

Il gelo lo frenava, minacciava di spezzarlo. Era sempre stato suo nemico, uno da fuggire, da temere. Ma aveva imparato a sopravvivervi, a sopportarlo.
Così si piegava. Mentre i piedi affondavano nella sabbia gelata, mentre scomparivano dal sensibile. Le gambe gemevano, le braccia si torcevano come rami di gelso, ogni tendine teso e srotolato in una sinfonia dolente.


"e tu cosa hai fatto per sdebitarti? Tra Oto e Kiri hai scelto Kiri, sei corso via, ti sei messo in testa di liberare la tua terra natia.. tsk, quel branco di sporchi barbari incivili.

Se non avessi deciso di tenere due piedi in una scarpa a quest'ora lei sarebbe ancora viva."


Allora esplose, stringendo i denti fino ad intaccarli, lasciando che quella sofferenza lo accompagnasse fino alla fine. Portò il gomito in avanti, con un colpo di frusta tanto forte che per un attimo pensò di lussarlo: così esile, così fragile.
Uno schiocco; il sasso colpì l'acqua con tanta forza da provocare un'esplosione. Anche a quella distanza, Hideyoshi avvertì il freddo della ventata e della brina sulla pelle. Un istante dopo, cinquanta metri più avanti, una seconda esplosione.
Allora rimase solo il fischio dell'aria squarciata... quindi, silenzio.


(... due piedi in una scarpa?)

Sorrise, passandosi una mano tra i capelli umidi mentre l'impeto del Segno scompariva così com'era arrivato. Il suo riflesso distorto dal vibrare della superficie limpida, appena riconoscibile.
Aveva scelto Kiri, di nuovo? Nel suo cuore il debito sopportato nei confronti del villaggio non si era mai estinto, non del tutto. Ad animarne il ricordo era quello di suo padre, della profonda vergogna che aveva provato nel rendersi conto di cosa il Suono fosse davvero. Troppo tardi per tornare indietro, troppo tardi per chiedere perdono.
Era lì per Kiri o per Hayate? Perché anche lì, reduce da ciò che aveva sentito e sospettato, quella che gli si prospettava davanti assumeva i connotati di una scelta drastica.
Si voltò, lentamente riguadagnando la riva per ricevere il proprio mantello da uno degli ANBU che gli erano stati assegnati di scorta. Nel farlo, sperò ancora una volta che una simile alternativa non gli si presentasse mai.


"Sono pronto."

xaCLhee



Kirigakure no Sato, Mizu no Kuni.
28 gennaio 253, ore 5.30



La nebbia cingeva il molo in una coltre uniforme, invisibile non fosse stato per la parte che lo attraversava. Se un'alba c'era, essa rimaneva distante, disciolta nella nebbia, capace soltanto di soffondere un pallido grigiore. Aveva visto tante mattinate come quella, benché, per la maggiore, lo scenario fosse stato ben diverso. Diverso era lui stesso, un estraneo: l'umidità del villaggio un pantano gelido e ostile in cui le sue ossa minacciavano di sgretolarsi a ogni passo.
Così arrivò al punto d'incontro designato, abbandonata la propria scorta all'ingresso del molo qualche metro prima. Fermatosi nei pressi della banchina, stretto nel proprio mantello nero, cercò con lo sguardo un elemento di familiarità. Non trovandone alcuno, tornò con la mente a quanto stabilito nella missiva che gli era giunta da parte del Mizukage riguardo il numero della banchina, immaginando che una misura di discrezione superiore alla norma fosse necessaria.
Fu su questa linea che individuò una figura incappucciata, seduta su uno dei barili poco lontani dall'acqua. Avvicinandosi, riconobbe i tratti del Juuichidaime. Fu allora che, assicurandosi di essere stato visto, si spostò verso la parete del magazzino appena accanto, in attesa.
Non gli rivolse saluto o parola; non ancora.


 
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view post Posted on 29/12/2022, 23:21     +1   -1
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Kiri, Mizu No Kuni
28 Gennaio 253 DN



Per chi lo conosceva non era affatto strano vederlo gironzolare alle prime luci dell’alba, eppure quel giorno aveva superato ogni rosea aspettativa, complice quella fastidiosa sensazione negativa che, dopo aver soppiantato l’esultanza per aver finalmente ottenuto una risposta affermativa dal Rosso alla sua insistente richiesta, si era nutrita silenziosamente del suo già risicato sonno. E no, non era angoscia quella che gli attanagliava le viscere. Era semplicemente una pesante consapevolezza.
Mentre la polvere lucidante si depositava serenamente sulla lama della sua speciale katana (dono che aveva apprezzato particolarmente), seguendo il ritmo placido e costante del suo leggero picchiettare sull’uchiko, non poteva fare a meno di rifletterci. Era una missione pericolosa quella che si apprestavano ad affrontare e le probabilità di lasciarci le penne erano assai elevate, considerate le creature che si sarebbero frapposte al loro cammino. Senza contare che a rischiare non era soltanto lui, ma anche Yūzora. Se si concentrava bene sul suono caratteristico del metallo contro la nuguigami che stava facendo scivolare sapientemente sulla lama per la lucidatura poteva sentire le parole di raccomandazione di quel damerino formato ghiacciolo di proteggere l’unica persona che sostanzialmente contava nella sua vita; quella stessa persona che la sera prima aveva passato con lui momenti straordinariamente indelebili, che si sarebbe portato nell’anima sino all’ultimo respiro. Un sorriso agrodolce fece capolino fra i lineamenti del suo viso, mentre procedeva la peculiare cura dell’arma con un po’ di choji. Morire fra le braccia della sua kitsune quella stessa notte, avvolto dal calore del suo corpo, inebriato dal sapore delle sue labbra e intontito dall’estasi delle loro anime a stretto contatto sarebbe stato un modo perfetto per lasciare quel mondo. Ma ovviamente tutto questo non era concepibile. Non per uno shinobi. Meglio perire sbudellati da schifosissimi mostri composti di fibre nere in qualche buco di culo lontano da casa. Fa dannatamente più effetto.

Terminato il suo lavoro ripose accuratamente Yomikoe all’interno del suo fodero e, con un sospiro, si sollevò dal tatami per sistemare meglio le sue vesti e prepararsi ad uscire di casa. Era ancora molto presto e sarebbe arrivato all’appuntamento al molo con largo anticipo, dunque decise di prendere una strada diversa e meno diretta, lasciandosi trasportare per le stradine che nel corso degli anni passati alla Nebbia gli erano divenute familiari. Immerso nel silenzio peculiare di quell’ora osservava lungo il tragitto e ascoltava attentamente, come se inconsciamente volesse imprimerle nella memoria e gustare le sensazioni che quei blandi stimoli gli davano sino a quando gli era concesso. Sarebbe stato bello poter promette con fermezza che sarebbero tornati, ma non era così scontato. Una sola cosa era certa in quella spedizione: almeno il suo amato Mizukage sarebbe tornato sano e salvo a casa, con o senza di lui. Non che non ci tenesse alla sua pellaccia, sia chiaro.. ma era evidente che se il Kyōmei avesse avuto bisogno del suo corpo come scudo lo avrebbe ottenuto senza remissione di peccato. Degli altri due, francamente, come per tutti gli altri, gli fregava ben poco.
Distratto da quei pensieri, si ritrovò a percorrere senza nemmeno rendersene conto la strada per il ryokan in cui un tempo avevano fatto colazione e scorse Tanaka al suo interno. Arrestò la sua incessabile avanzata per qualche attimo, per poterlo osservare mentre era intento a sistemare i locali della sua rinomata attività con una perfezione invidiabile. A ben pensarci, quell’uomo era stato l’unico a non trattarlo come un animale selvatico e piuttosto come un figlio. Se fosse tornato sano e salvo dalla sua missione avrebbe dovuto ringraziarlo a modo, magari realizzando per lui qualche tela artistica da apporre nelle pareti delle stanze degli ospiti oppure delle lanterne. Abbassò lo sguardo con un sorriso, distogliendolo da quell’immagine familiare per potersi avviare altrove, dando le spalle alla struttura e ai suoi buoni propositi messi in dubbio dall’imprevedibilità del destino.

Dopo qualche metro, una voce sin troppo riconoscibile proruppe del beato silenzio del mattino, mandando in vacca qualsiasi pensiero agrodolce che si accavallava nella sua mente - con grande menefreghismo da parte del demone, che rimaneva acciambellato in dormiveglia. Tra tutti quelli che poteva incontrare (e non voleva incontrare proprio nessuno, per la cronaca) proprio quel rompiscatole.
Ooooi Takumi! Che sorpresa vederti, come mai in giro a quest’ora? chiese spensierato il biondo, correndo in sua direzione. Inutile dire che il castano fece appello a tutto il suo autocontrollo, nella speranza di mantenere un dignitoso contegno davanti all’esuberanza sin troppo fuori luogo dell’amico. Vorrei poterti dire che sono felice di rivederti, ma mentirei spudoratamente. chiosò, emulando un atteggiamento falsamente esausto. E comunque non sono affari che ti riguardano. Quando imparerai a farti gli affaracci tuoi, Eichiro? continuò, continuando ad avanzare noncurante. Sapeva già che il ragazzino non lo avrebbe mollato tanto facilmente. Ah-ah davvero molto divertente. Cos’hai mangiato a colazione, simpatia? rispose offeso, piantando un broncio bambinesco. E poi non mi sto facendo gli affari tuoi, volevo solo fare conversazione e farti compagnia. Eccolo. Un motivo in più per maledire qualsiasi cosa conoscesse. Sarebbe arrivato in ritardo, nel tentativo di cercare un modo per seminarlo. Oh come sei gentile. Conosco perfettamente la strada e apprezzo particolarmente la solitudine, quindi ti saluto. Ci vediamo. disse secco, provando a far intuire al biondo che non era il caso di insistere, ma ovviamente il tentativo andò in fumo e il castano, dopo un po’ di insistenza da parte del ragazzo, lo gabbò con un diversivo e fece perdere le sue tracce. Aveva già perso sin troppo tempo.


Divider


Raggiunse il molo opportunamente in ritardo rispetto alla sua personalissima tabella di marcia, com’era prevedibile dopo il teatrino propinato dal sempre simpaticissimo Eichiro. Yūzora era già arrivato (lo avrebbe riconosciuto tra centinaia, anche celato com’era dalla mantella) e a quanto pareva, pur distante e silenzioso, anche il loro illustre ospite. Non era l’ultimo, ma era comunque deplorevole che fosse arrivato dopo il Mizukage. Aveva previsto di aspettarlo lì, non lasciandolo nemmeno un attimo da solo.. e invece era finita al contrario. Si avvicinò al Rosso, per poter sussurrare al suo orecchio quel semplice Gomen, una piattola fastidiosa. che era certo avrebbe fatto comprendere al compagno il motivo del suo ritardo.

 
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view post Posted on 30/12/2022, 00:10     +1   -1
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parlato yosuke
parlato isao
pensato yosuke
pensato isao



< Take it Easy >


Il volto assonnato, lo sguardo di chi non ne ha proprio per il cazzo di iniziare una missione davvero fastidiosa e spinosa alle 4 della mattina..
Fortuna che i bagagli , se così possiamo definire uno zaino con l'essenziale per sopravvivere , erano pronti già dal giorno precedente.
Nella sinistra teneva una tazza di caffè mentre il loro sguardo era fisso fasciatura della mano destra.. Le cure ricevute da Fukuizuna erano state come sempre tempestive, come del resto i rimproveri per la sua stupidità.
Fece qualche sorso, il cervello non ne voleva minimamente sapere di funzionare, non che di solito andasse meglio. I loro pensieri erano un po’ contrastanti, cosa aspettarsi da quella strana spedizione, loro due affiancati a al Kokage e al Mizukage con rispettivo braccio destro.


.. che palle.. Ma non potevo fare il postino?


Poggió la tazza ancora fumante sul banco da lavoro, la della fucina illuminava i due fratelli che scioglievano la benda intorno alla mano..
La ferita provocata da Nuibari dopo che era stata curata aveva lasciato una bella cicatrice con un forma simile a un rombo..
Continuavano a guardare il risultato del loro fallimento, come aveva scritto a Jorogumo o a chiunque si nascondesse sotto quella maschera


“.. gli esperimenti anche quando falliscono offrono un brillante spunto di riflessione.. ”


In quei giorni ci si erano interrogati spesso.. Era realmente quella la loro strada? Stavano facendo tutto nel modo giusto? Sarebbero stati realmente in grado di capire i segreti delle 7 spade della nebbia?
Soprattutto Sarebbero mai riusciti a comunicare con le Anime che vivevano in esse?
Sospirarono.. Così tante domande e così poco tempo..


È Ora di andare ragazzo.. Non vorrai fare tardi?


L’imponente ombra di Nuguro irruppe prepotente in quella calda luce, i due annuirono


è normale avere dei dubbi ragazzo.. Come è normale porsi domande dopo un fallimento, ma nulla ti vieta di trovare la tua strada in un altro modo..


Yosuke guardó ancora la Mano e annuì..


in bocca al lupo figliolo, non farti ammazzare mi raccomando..


Dette quelle parole il grosso ghiottone compose i sigilli e una nuvola grigia avvolse i due fratelli.
Il tepore della forgia aveva ceduto il passo alla nebbia del villaggio e il gusto del caffè era stato sostituito da quello del solito conato di vomito dovuto allo scombussolamento di quella tecnica, odiava essere spedito tipo un pacco postale ma era il modo più rapido per andare e venire dall’eremo.
Si trattenero a fatica dal vomitare..
Si incamminarono verso la banchina designata, non che fossero assai distanti.
Le mani in tasca e il bianco Haori che svolazzava per via della brezza marina, così come lunghi capelli.
Mentre cammina a ripensava alle parole di Mizuguchi..
Definiresti l'uomo che annega monitorando il tempo che trascorre sott'acqua uno scienziato?


.. più che il XV mi Sembra lo 0 quello la.. Bah.. Poi dovremmo essere noi quelli con dei problemi.. Vabbè.. Ci penseremo se non ci lasciamo il pacchetto nel frattempo..


Isao annuì mentre calciava un sassolino nel blu profondo del mare di Kiri.
Le assi scricchiolavano a Ogni passo che li conduceva verso i tre compagni di missione.
Avvicinandosi riconobbe distintamente le figure..
Takumi stava dicendo qualcosa all’orecchio del Mizukage


si starà lamentando del fatto che non siamo arrivati noi per primi, che è inammissibile essere arrivati dopo Sherlock ecc ecc.. Il solito gatto attaccato ai maroni.. Bah.. Speriamo almeno abbia fatto sistemare quella bella spada..


dai su.. Non cominciare.. Avete lo stesso carattere.. Quindi piantala.


I due erano ormai arrivati al cospetto dei tre.


buongiorno a tutti.. Scusate il ritardo..


giorno.


Disse Yosuke alzando la mano in segno di saluto.
L’espressione che aveva in volto era tutto un programma.


CITAZIONE

- Ciò che era accaduto con nuibari
- Le parole di Mizuguchi
- Il fatto di fare da accompagnatore a quei tre e perdersi la possibilità di vedere all’opera le spade e i rispettivi proprietari..


Erano le 5 del mattino e aveva già un nervoso tale che ci mancava solo che Takumi avesse tirato fuori qualche frecciatina delle Sue e probabilmente sarebbe degenerata prima ancora di cominciare.
 
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view post Posted on 5/1/2023, 16:44     +1   -1
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Where's my money, bitch??

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Avete idea, stimati ascoltatori, di che mestiere faticoso sia quello del mercante? Sempre in viaggio, giorno e notte, sballottato dalle acque troppo spesso spietate contro noi umani. Devi comprare e vendere, sorridere anche quando non vuoi, fottere prima di essere fottuto. Ti logora i nervi ed il fisico. Devi stare lontano da casa per lungo tempo, lontano dagli affetti. Lontano dalla moglie. Ecco quest'ultimo è l'unico vantaggio che ci vedo io!
Non hai mai tregua, devi disciplinare i sottoposti perchè facciano il loro compito nel migliore dei modi, ma allo stesso tempo non essere troppo severo, o ti si rivolteranno contro. E perdere tutto è facile, troppo facile. Tipi strani, i mercanti.
Ne ho conosciuto uno una volta, un vecchio lupo di mare in pensione che tutti, nella zona, chiamavano Capitano K. Aveva sempre storie incredibili da raccontare, molto migliori delle mie, lo dico con estrema umiltà. Ho sempre avuto il sospetto, però, che avesse solo molta fantasia, o che raccontasse le gesta di un’altra persona.. Ma prendiamo per vere le sue parole, non andiamo in cattiva fede. Vi chiederete voi, a questo punto, perché vi stia parlando di questo bizzarro gentiluomo d'altri tempi, di questo instancabile lavoratore ormai troppo in là con gli anni per salpare ancora, e quale sia il suo ruolo nel nostro racconto.
Ebbene, non abbiate fretta, miei cari, e abbandonatevi alle dolci onde del mare.
Lasciamo solo per un momento al capitano il timone della nostra storia
per farci trasportare verso l’ignoto.

Un debito va sempre ripagato, la parola data va sempre onorata. Con questi dogmi era cresciuto Capitan Kazuma e, tutto sommato, le cose erano sempre andate come dovevano andare. Era ancora vivo e in salute, e questo bastava. Così quella mattina si trovò a pensare per quanto ancora quel suo debito gli sarebbe costato prezioso tempo. Non che lo facesse malvolentieri, in fondo si trattava solo di un passaggio saltuario da una terra ad un'altra, di solito senza nemmeno stravolgere la rotta commerciale prestabilita, solcando acque che conosceva fin troppo bene. La colazione aveva già abbandonato da diverse ore lo stomaco, che brontolava già dalla fame. Oltre l'oblò del mercantile, la solita nebbia nascondeva l'intero molo, sarebbe stato impossibile stabilire l'ora per chiunque, ma Yoshida aveva sviluppato un orologio biologico infallibile ed uno speciale sesto senso e sapeva che, in quel preciso momento, era già in ritardo sulla tabella di marcia. Due garzoni di una bottega nelle vicinanze lo stavano aiutando a trasportare alcuni barili di merci fresche d'acquisto nella stiva, mentre tre dei suoi, sotto la sua supervisione, stavano contemporaneamente assicurando il carico con le cinghie di sicurezza. L'idea era quella di vendere tutte le provviste e svuotare la nave al porto più vicino, quindi acquistare altri beni locali da barattare poi alla tappa successiva, così come faceva ogni giorno da anni, ormai. Ma non quel giorno. Il leader del Villaggio della Nebbia l'aveva incastrato di nuovo, quindi avrebbe dovuto fare una piccola tappa non prevista nei piani originali. “Nulla di che”, aveva detto al suo equipaggio, “solo un breve scalo, due ore di ritardo al massimo”. Aveva dovuto promettere poi una bottiglia del suo sake, quello che teneva in cabina sotto chiave, da dividere tra tutti, per far tornare il buon umore alla ciurma che, sul subito, non aveva accettato di buon grado quella notizia.

Il carico delle merci era completato e, a giudicare dall'umidità che stava saturando l'aria, il capitano era sicuro che l'ora dell'incontro fosse finalmente arrivata e che, uscendo dalla nave, avrebbe trovato i suoi passeggeri pronti sulla banchina. Cinque membri della ciurma già a bordo, lui compreso, più altre quattro persone. Eccoli infatti, quattro tizi che sembravano voler essere da qualsiasi altra parte del globo tranne che di fronte al suo mercantile, ma che invece erano proprio lì loro malgrado. Se c'era serenità a Kiri in quel momento, certo non era nel porto, anzi la nebbia sembrava appesantita da una tensione pungente. Un grosso sospiro del capitano prima di imboccare il barcarizzo ed attraversare la passerella, seguito dal suo più cordiale sorriso di benvenuto. L'aria di mare era sempre una meraviglia, con quel gusto di salsedine che gli riempiva le narici, rovinato però da quella fastidiosa umidità della nebbia.

"Buongiorno, buongiorno a tutti! È sempre un piacere, Mizukage-sama.. Prego, accomodatevi pure.." esclamò allargando prima le braccia, poi puntandole verso la passerella che collegava il mercantile al molo.
 
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view post Posted on 15/1/2023, 15:51     +1   -1
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Erano stati tutti puntuali in fin dei conti. Era lui quello che si era presentato in anticipo, incapace di restarsene buono a letto quei minuti in più, mentre l’elettricità per quella missione gli scorreva nelle membra allo stesso modo in cui il chakra di Urako lo aveva richiamato tra i vivi in quella piana a Fukagizu. Ma, arrivare prima, a qualcosa era servito. Aveva riordinato un po’ le idee, cercato la calma che gli serviva per intraprendere quel compito dagli esiti oscuri e l’umidità mattutina gli aveva dato un buono schiaffo in faccia, tale da levarsi quel muso da funerale che doveva avere. Beh, almeno un minimo.
Era comunque sempre un piacere avvertire le microscopiche goccioline della nebbia posarsi sulla pelle. Una sensazione che a primo acchito faceva rabbrividire, ma che gli ricordava le altre mille volte in cui si era trovato a dover partire a quel modo senza garanzia di tornare. Quasi un rito, una ricorrenza, un modo per scongiurare il peggio, augurandosi di poter avvertire ancora la pelle imperlata d’umidità.
Osservò solo di sottecchi la figura ammantata che si posizionò sulla parete del magazzino lì affianco, non faticando a riconoscere l’incedere del Kokage. Non salutò, come non salutò lui.
Piuttosto gli occhi scattarono brevemente sui tetti. Gli ANBU, che sicuramente lo avevano scortato a distanza, erano già spariti. Un po’ gli mancava quella vita…quella maschera. Era tutto dannatamente più facile quando non era lui a comandare. Sapeva che Kiri era al sicuro nelle mani di Fuyu, ma faticava ugualmente a non guardare al Villaggio con preoccupazione. Si augurava davvero che quelle spedizioni non risultassero solo un modo per allontanarli da lì e portare l’ennesimo attacco alla Nebbia. Che non si trovassero nella stessa situazione in cui si era trovato Hayate.
Fu il passo conosciuto di Takumi a distoglierlo da quei foschi pensieri. Il castano era stranamente poco mattutino per la sua norma e, per qualche ragione, riuscì a scorgere una vena di fastidio nel momento stesso in cui ebbe modo di vederlo in viso. Evidentemente qualcosa non era andata come aveva previsto, tesi, la sua, confermata dalle parole che il più grande sussurrò al suo orecchio. Sorrise. Una piattola fastidiosa, eh? Non fece per nulla fatica ad immaginare chi fosse, d’altronde era l’unico capace di trattenere Takumi nonostante i suoi piani, uno dei pochi che sotto sotto contava qualcosa per lui, anche se non lo avrebbe mai ammesso nemmeno sotto tortura.


Un piattola bionda, immagino. Replicò sogghignando. Fa nulla, non sono qui da molto. E poi…non sei nemmeno l’ultimo.

No. L’ultimo - anche se sarebbe stato più corretto dire “gli ultimi” - arrivò proprio dietro al castano. Isao salutò, cortese e un po’ timorato come sempre, mentre Yosuke…beh, diciamo che era abbastanza chiaro si fosse alzato dalla parte sbagliata del futon. Un po’ sapeva fosse colpa sua, il fabbro era un grande estimatore delle Spade, lo aveva ben capito da quel loro incontro alla Grande Biblioteca…tuttavia non aveva proprio potuto lasciare due genin sulle spalle di Kazuku e Jorogumo, ne andava dell’equilibrio delle squadre. E se doveva scegliere chi far andare con loro, era chiaro che la scelta sarebbe andata a finire su Arata: coi suoi “piccoli problemi” era meglio fosse sotto lo sguardo attento del suo sensei. Yosuke avrebbe dovuto farsene una ragione. Quanto meno ci sperava.

Nessun ritardo. Direi che siamo tutti ampiamente in orario.

Rivolse un saluto al ragazzone e proprio in quel momento dal mercantile ormeggiato, fece la sua comparsa Yoshida Kazuma, qualche ruga in più che andava quasi a confondere la cicatrice che gli tagliava il labbro, ma tutto sommato sempre vigoroso e decisamente con un umore più alto di loro quattro messi assieme.

Il piacere è mio, Yoshida-san. E ti ringrazio di aver risposto così prontamente e generosamente a questa mia spigolosa richiesta. La tua disponibilità è encomiabile, ma starò bene attento a non farlo sapere troppo in giro. Sorrise, furbetto, dandogli una pacca sulla spalla passandogli accanto, mentre a mezza voce aggiungeva. Non vorrei perdere la precedenza.

E sì, era un po’ geloso dei suoi contatti. Quello in particolare andava avanti da diversi anni. Era ancora un semplice Jonin al tempo e né lui, né Yoshida di certo si immaginavano che piega avrebbero preso gli eventi da lì in avanti. Quanto meno questa volta non gli aveva chiesto di portalo su uno sputo di terra in mezzo al mare, come quando, su indicazione di Kurama, si era diretto sull’isola di Ryōshi. Quel giorno la rotta sarebbe stata decisamente più comune, ma questo non significava che avrebbe potuto salire, mettersi in un cantuccio e schiacciare un pisolino fino all’arrivo. C’erano cose da discutere coi suoi compagni di sventura, ma prima di questo, doveva scambiare due chiacchiere col Capitano.

Voi andate pure sottocoperta. Fece, rivolto agli altri. Vi raggiungo appena ho ripassato un paio di dettagli con il Capitano. Ah…è inutile chiediate se potete essere d’aiuto in qualche modo, preferiscono non averci tra i piedi: hanno l’insana paura che potremmo tagliare qualche cima o fare qualche altro tipo di danno.

Ormai conosceva l’antifona. Come se essere Shinobi li rendesse incapaci di fare qualcosa a bordo. Mah…Comunque, date quelle brevi indicazioni, Yu si diresse nella cabina del Capitano per ripassare i pochi particolari di quel viaggio. Non c’era molto da dire. Erano fortunati. Il mare quel giorno era loro amico e non avrebbero avuto ritardi sulla tabella di marcia, sarebbero arrivati al Fiume nell’orario previsto, sfasando i programmi di Yoshida e del suo equipaggio di un paio d’ore. Sembrava poco, ma il Rosso sapeva bene che, in realtà, non era indifferente per il mercante: si trattava comunque di tempo in più che andava pagato a tutti i marinai imbarcati. Per questo prima di uscire dalla cabina, mentre erano prossimi a salpare, Yu ringraziò nuovamente il mercante, aggiungendo un Ho lasciato una cena pagata per te e i tuoi sottoposti per quando rientrerete a Kiri. Al solito posto. Già, quello dove Yu trovava ogni volta Yoshida quando aveva bisogno di un favore.
Richiusosi la porta alle spalle, concluso quel breve incontro col Capitano, il Mizukage raggiunse i suoi compagni di viaggio. L’odore di legno umido permeava la stiva in cui avrebbero viaggiato assieme alla merce, tranne quei momenti in cui avrebbero potuto uscire senza infastidire l’equipaggio. Una lanterna rischiarava col suo caldo lume quel buco, proiettando luci e ombre sui volti dei quattro Shinobi lì riuniti. Una scena che ricordava un po’ quel gioco che si faceva da bambini, quando ci si riuniva di notte alla luce di cento candele per raccontarsi storie di fantasmi. Ad ogni storia una fiamma veniva spenta, fino all'oscurità completa, attendendo che qualcosa accadesse. Beh, solo che lì erano loro quelli che dovevano far accadere qualcosa.


Sembra che il viaggio si prospetti tranquillo: saremo alle coste del Fiume nei tempi previsti. Confermò, prendendo posto a terra, con la schiena appoggiata ad una delle casse. A questo punto non ci resta che valutare le poche informazioni in nostro possesso e definire come muoverci una volta lì, se siete d’accordo. Il viaggio non è lungo, ma sarà abbastanza da permetterci di schiarirci le idee a riguardo. Gli occhi andarono su Takumi, un cenno d’assenso al suo Consigliere. Non essere lui stesso a raccogliere e riportare quello che sapevano, lo avrebbe aiutato a ragionare meglio. Mi fai il favore?

 
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view post Posted on 15/1/2023, 18:04     +1   -1
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Anche nella delicata situazione in cui si sarebbero trovati invischiati da li a poco, Yūzora era riuscito a strappargli un sorrisetto divertito. Aveva capito tutto, seppure le parole erano state vaghe, ed era proprio quello il bello del loro rapporto. Non c'era davvero bisogno di spiegare, perché bastava un semplice sguardo per comprendersi appieno. Non ultimo, ma sarebbe stato il caso di arrivare un po' prima. rispose, alludendo al fatto che anche quei pochi minuti di solitudine del Rosso non avrebbero dovuto esistere. E non perché volesse essere a sua volta una piattola, attenzione. Semplicemente avrebbe preferito esserci da subito, non tanto per stargli addosso (sapeva cavarsela benissimo da solo) ma egoisticamente per essere sereno. Averlo intorno era rassicurante, come poteva esserlo vedere una stella luminosa contrastare l'oscurità opprimente del cielo notturno.
A seguire fece la sua comparsa Isao/Yosuke, che a una prima occhiata non pareva essere particolarmente esaltato all'idea di essere li. Come dargli torto. Nessuno di loro avrebbe voluto essere li, a prepararsi mentalmente a combattere un'orda di mostri col rischio non solo di rimetterci la pelle (sarebbe stato meglio, rispetto alla seconda opzione) ma di diventare anche loro dei ricettacoli di quella merda nera, vedendosi spuntare tentacoli neri da ogni orifizio. Erano possibilità da tenere in considerazione, per quanto terribili. Rifletterci attentamente avrebbe annichilito anche il più caparbio degli shinobi, figuriamoci uno shinobi in erba. E per la cronaca, fu un bene non sapere quale che fosse il reale cruccio del ragazzino dalla doppia personalità: con estrema probabilità lo avrebbe preso in giro per il resto dei suoi giorni, che potevano non essere poi così lunghi.

Il mercantile che li avrebbe scortati al Paese del Fiume era attraccato al molo e un uomo ben piazzato che pareva rispondere al nome di Yoshida li salutò e li invitò a bordo per procedere con la partenza. Il Kyōmei - come sempre - pareva conoscerlo, o quanto meno pareva aver mantenuto con lui rapporti cordiali, permettendogli di avere un gancio per quel tipo di spostamenti. Senza replicare salì a bordo, seguendo silenziosamente il suo Mizukage ed eseguendo, seppure non con estrema gioia, gli ordini che aveva impartito, ritirandosi sottocoperta. Non aveva nessuna intenzione di lasciarlo solo, ma non era il caso di stargli addosso e soffocarlo mentre erano chiusi dentro un mercantile. E naturalmente non vi era alcun rischio da parte sua sull'intromettersi nelle faccende dei membri dell'equipaggio: non era li per fare il mozzo per ripagare un debito e se a maggior ragione non gradivano averli tra i piedi - come aveva voluto sottolineare il Rosso, smorzando qualsiasi genere di buona volontà - era un motivo ancor più determinante per lasciarli sbattere da soli.

Raggiunta la cabina piena di casse merci, avvolta dal pungente lezzo dell'umidità, una fioca luce proveniente da una lanterna lo accolse. Sospirò, andando ad accomodarsi su alcune casse, a braccia conserte e con una gamba sollevata su una seconda cassa. Sarebbe stato un lungo viaggio e non poter fare nulla nel mentre, se non pensare ai pericoli che avrebbero incontrato lungo il cammino e alle strategie plausibili per ridurre al minimo i rischi, non lo rendeva più piacevole. Se poi aggiungiamo il silenzio imperituro del loro illustre ospite e il muso lungo di quell'esuberante ragazzino, che pareva aver preso una brutta batosta nel sonno, le cose potevano solo che peggiorare.
Wow, quanta allegria.. sospirò, in un soffio appena percettibile e quasi rivolto al nulla. Essere un fascio di nervi non li avrebbe aiutati. Osservò prima il Kokage, poi Isao/Yosuke. Quest'ultimo pareva perso nei suoi pensieri e aveva perso tutta la sua parlantina mentre osservava la sua stessa mano. Un atteggiamento insolito. Attento a quel muso. Manca poco che un mozzo entri e lo scambi per uno strofinaccio per pulirci il pavimento. s'intromise indebitamente nei suoi pensieri, in maniera bastardamente pungente e prepotentemente sarcastica. Lo preferiva quando faceva il cazzone e aveva la risposta pronta. Quella versione tristina e posata non si addiceva per nulla alla sua brutta faccia e francamente era più noiosa di un po' di polvere urticante nelle mutande.
Non ci volle molto prima che Yūzora facesse la sua comparsa, annunciando che il viaggio procedeva come avevano previsto e che sarebbero arrivati alle coste del Fiume nei tempi prestabiliti. Ottima notizia. Successivamente lo vide accostarsi alle casse e sedersi a terra, prima di guardarlo negli occhi e chiedergli il favore di fare gli onori di casa.
Hai. rispose, accompagnando il tutto con un cenno affermativo del capo. Chi meglio di lui, dopotutto? Era uno dei consiglieri, nonché un ANBU. Grazie al volantino rinvenuto da Mizuguchi, sappiamo che i nostri nemici si servono di piccole organizzazioni sparse per il territorio che hanno il compito di raccattare personale volontario per i loro esperimenti. cominciò, attirando l'attenzione su di sé. Non vi era una particolare inflessione nel tono della sua voce. Esponeva semplicemente i fatti. Non crediamo che questi sappiano quale che sia lo scopo finale dei loro sforzi, ma che siano più alla stregua di mercenari; sono profumatamente ricompensati per eseguire, non certo per fare domande. A loro compete estrarre il materiale per la creazione del siero utilizzato per l'innesto delle Fibre Nere. Alcune sostanze presenti nel su citato materiale sono state rinvenute anche nei mostri esaminati dai nostri medici specializzati, quindi non vi è alcun dubbio sulla correlazione delle due cose. Fece un momento di pausa, permettendo a quel ripasso mentale delle nozioni salienti di penetrare nelle menti dei suoi ascoltatori. Estrarre il materiale per le infide fibre non è il solo compito di queste canaglie. Si presuppone forniscano anche delle cavie ai loro finanziatori, ma questo non credo suoni nuovo a nessuno dei presenti. Era abbastanza palese. Soltanto uno stolto avrebbe scartato quell'ipotesi. La ditta addetta al reclutamento si trova a poca distanza dalla capitale e risponde al nome di Tanjo.co, mentre sappiamo che il villaggio indicato sul volantino si trova al confine col Ferro. Ricordo a tutti che abbiamo la concreta possibilità di rivedere una nostra vecchia conoscenza, ma non sappiamo in che stato si trovi. Dunque suggerirei di procedere con estrema cautela.

 
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view post Posted on 16/1/2023, 05:12     +1   -1
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< Don't feel like feeling sad today >




Yosuke


Si accomodarono tutti sotto coperta mentre il mizukage si dedicava a parlare col capitano dell’imbarcazione.
L’atmosfera non era delle migliori, i due fratelli si rendevano conto della loro disparità nei confronti degli altri componenti del team.. Un rapido sguardo, un Sospiro.. Poi tornarono a fissare loro mano mentre se ne stavano appoggiati alla parete della stanza, avevano fallito diverse volte in quei 17 anni ma quel fallimento gli faceva particolarmente male.. Non per le conseguenze che avrebbe potuto avere per loro ma per la reazione di Jorogumo, la loro stupida sete di conoscenza lo aveva messo in una situazione effettivamente di merda.. Oltre al rimprovero del Diavolo aveva fatto sì che lo spirito della spada lo mettesse a dura prova.
.. Che stupidi erano stati..
Il loro rimuginare fu interrotto dalla voce di Takumi, cosa voleva quel gattaccio ora? Se voleva attaccar briga sicuramente avrebbe trovato pane per i suoi denti già alle prime luci dell’alba..
Il giovane fabbro si stupì per la frecciatina lanciatagli, forse non era così stronzo come sembrava.. Si stava preoccupando per loro?
Yosuke alzó il capo e lo guardó quasi stranito, era lo stesso tizio con cui aveva “battibeccato” a Sora?
Poso mano con la cicatrice sulla sua fronte e la sinistra sulla fronte di Takumi


no.. Non sembra abbiate la febbre..


Frugó nella tasche, prese il suo solito taccuino (quello di Sora), lo sfoglió velocemente, arrivò alla pagina desiderata, confrontó un disegnino stilizzato di un omino (stile stickman) con le orecchie e i baffi da gatto Mettendo il librino ad altezza viso del compagno.. Non aveva dubbi, era indubbiamente lui..
Il passo successivo sarebbe stato controllare sul colletto interno dell’Haori se vi era scritto il nome dello shinobi, ma evitó di effettuare il controllo..


Vi sentite bene Takumi-Sama? Spero non siate preoccupato per noi, sarebbe alquanto strano ma ne saremmo lusingati.. Eheh non pensavamo di aver fatto colpo solo per aver maneggiato la vostra spada.. Alquanto equivoca come cosa..
A proposito di spada.. Avete avuto modo di fare ciò che vi avevamo consigliato a suo tempo? Poi se ce ne sarà il tempo vorrei avere il privilegio di esaminare nuovamente la vostra Yomikoe, avrei bisogno di comprendere una cosa che mi è rimasta impressa sin dal nostro primo incontro ..



Non passo molto che arrivasse l' ennesima valanga di informazioni per la missione, menomale che c’era Isao per recepire tutte quelle noiose informazioni..
Utili per carità, ma di una noia mortale..
Mentre il tizio parlava non poté fare a meno di pensare alla presenza del Kokage.. Indubbiamente fortissimo, o meglio.. Di certo per essere il reggente di un altro villaggio non poteva essere di certo uno scarsone, peró effettivamente quali interessi poteva avere a essere li a svolgere quella missione? Probabilmente intrighi e trame che andavano bene oltre la comprensione di un fabbro.
Tornó ancora pensieroso all'esperimento.. Doveva provare a ripeterlo.. Cambiare la metodica ma provarci nuovamente..

Edited by Rove91 - 16/1/2023, 08:54
 
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view post Posted on 16/1/2023, 17:30     +1   -1
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Mhh... mhhhh..

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Hideyoshi Jiyuu - Heiki no Kashu (兵器歌)
9vMlsfO

Kirigakure no Sato, Mizu no Kuni.
28 gennaio 253, ore 5.40



Erano ormai al completo quando il mercantile attraccò alla banchina. Ciascuno di loro paludato all'occasione, gli abiti occultati da mantelli scuri e la voce sommessa. L'unico a rivolgere un saluto all'intero gruppo sarebbe stato il più giovane tra loro, una figura particolare della quale Hideyoshi, nonostante le ricerche effettuate in quei giorni, sapeva ancora poco. Le informazioni che aveva richiesto a Kiri avevano riguardato principalmente ciò che si sapeva del loro obiettivo, più che dei propri compagni di squadra: non sarebbe stato particolarmente opportuno tentare di indagare su uno shinobi selezionato dal Mizukage in persona, benché, considerata l'impresa in cui si imbarcavano, una conoscenza dettagliata dei propri alleati non poteva non giustificarsi da sola. Nel vederlo avvicinarsi, il Cantore contò di riuscire a colmare quel divario nei giorni a seguire.
Rimasero così in silenzio per diversi minuti, finché, puntuale, il loro trasporto non attraccò alla banchina. A salutarli Yoshida Kazuma, il nerboruto capitano, che immediatamente invitò i suoi illustri passeggeri a bordo. Era chiaro che non avesse ricevuto le dovute informazioni, o che non le avesse lette, perché nemmeno il tempo per la passerella di incontrare il molo che l'uomo si riferì a Yu tramite la sua carica. Al diavolo qualsiasi forma di discrezione. Il Kokage si lasciò sfuggire un lungo sospiro, ma il Juuichidaime, primo a salire, non sollevò alcuna questione a riguardo, ricambiando il benvenuto con il calore di un vecchio conoscente. Rimarcare l'errore non avrebbe fatto altro che aggravarlo, immaginò Hideyoshi.
Così salirono, il Cantore di Lame a chiudere, rivolgendo al capitano un cenno di saluto con la testa prima di seguire le istruzioni del Mizukage. Sarebbe stato interessante ascoltare quali dettagli Yu dovesse ripassare col capitano, specie relativi al loro itinerario... ma la verità è che il Kokage non vedeva l'ora di lasciarsi la gelida guazza del porto alle spalle. Anche così ammantato, ogni secondo fuori coperta gli costava caro.
La stiva odorava di muffa, le nozze tra umidità e calore per un periodo prolungato di tempo. Calore, benché non caldo, sufficiente a rinfrancare lo spirito di Hide che soffriva il chiuso e lo sporco ben meglio del gelo. Non era la sua prima lunga tratta per mare, né, agli dèi piacendo, sarebbe stata l'ultima.
Si ritirò da una parte, mettendosi a sedere quanto più vicino potesse alla lanterna che faceva del suo meglio per rischiarare la stiva.


(Questo è un avversario completamente nuovo. Non soltanto non ho mai affrontato le Fibre prima d'ora, ma in questo caso sembra che il nemico sia stato in grado di preservare l'affinità con le Spade... mi chiedo se sia stata una scelta saggia, partire in questo stato.)

Non esiste creatura capace di resistervi mio signore, voi siete la creazione prediletta della Signora di Ryuchi.


Curiosamente rimasta in silenzio per tutto quel tempo, Niku tornò farsi sentire strisciandogli lungo il midollo spinale. I vaneggiamenti della creatura gli ricordarono ciò che Hakuja aveva detto, il monito col quale lo aveva lasciato giorni prima, dopo avergli conferito esattamente una briciola di informazione utile per il compito che lo attendeva. Sotto il proprio cappuccio, piegato com'era sopra un sacco, Hideyoshi si lasciò sfuggire una smorfia di disgusto.
I due che ne condividevano la ben misera compagnia erano intanto intenti a punzecchiarsi a vicenda... o meglio, Harada-san era intento a farlo con il giovane genin, che rispose a tono. Preso com'era da quelle valutazioni, il Cantore non vi prestò troppo peso, sollevando il capo solo al ritorno di Yu. Il Mizukage fece brevemente il punto sul loro viaggio, quindi, sedutosi, domandò al proprio aiutante di riassumere ciò che sapevano e ciò a cui, presumibilmente, sarebbero andati incontro.
Silenziosamente, Hideyoshi gliene fu grato, dato che Harada-san coprì efficacemente una buona parte di ciò che egli avrebbe affermato o domandato di lì a poco. Nel farlo, si riferì ad una "vecchia conoscenza", che Hideyoshi immaginò immediatamente essere Hayate. Se ciò era, l'assenza di qualsiasi riguardo nel nominarlo rivelava una buona misura dell'opinione che l'uomo aveva del Juudaime.
Attese che il castano terminasse il proprio resoconto, quindi, distolto lo sguardo dai suoi eleganti lineamenti, il Kokage si schiarì la voce per aggiungere qualcosa di proprio. Non si alzò, né rimosse il cappuccio.


"Grazie, Harada-san."

Come sempre dopo un lungo periodo di silenzio, la voce gli sarebbe tornata dalle profondità della terra, squillante quanto un foglio di carta che brucia.

"Da ciò che ho avuto ad intendere, questo minerale non è mai stato rinvenuto prima. Non pubblicamente. La Tanjo non ne ha mai fatto menzione in alcuno dei propri scavi, e la sua presenza è stata verificata soltanto nei cadaveri di chi ha attaccato la Nebbia. Ciò significa una delle tre: il nemico lo estrae per proprio conto, assumendosi i rischi di un simile procedimento; la Tanjo ne nasconde l'estrazione, vendendolo al nemico; il minerale è ricavato chimicamente in qualche altro modo, partendo da minerali comunemente noti.
Il suo utilizzo è esclusivamente quello di innestare le Fibre in questo... innovativo metodo, che lo impiega pur non modificando nulla del processo standard. Questo ci conferisce un ovvio vantaggio, perché qualsiasi sia il metodo di reperimento, chiunque riceva il minerale è presumibilmente vicino al nostro avversario.
Trovare questa pista potrebbe essere una priorità."


Propose, allungando il proprio sguardo fino a Yu per saggiarne l'espressione.

"Inoltre... potrebbe essere opportuno stabilire fin da ora una serie di indirizzi tattici in caso di attacco, inferto o ricevuto. Non sono perfettamente edotto delle capacità di ciascuno di voi, né, immagino, voi delle mie... ma è necessario che ciascuno sappia come muoversi in anticipo contro questo nemico.
Mizukage-sama, voi conoscete i vostri meglio di chiunque, perciò mi affido alla vostra guida per coordinare la squadra al massimo della sua efficienza. Se avete domande per me, sarò lieto di rispondervi ora."


Disse, deferendo immediatamente la propria autorità a quella di Yu; non aveva alcun senso che pretendesse per sé una qualche forma di comando in combattimento, non considerando la composizione di quella squadra.

 
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view post Posted on 22/1/2023, 15:38     +1   -1
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« Eeeeh….Sarà che conosco bene il suo risentimento verso il vecchio Mizukage tanto quanto il mio, ma sbaglio o ho avvertito una vena poco lusinghiera nelle parole di LinguaLunga? Scommetto che l’hai notato anche tu. »
…Può essere. Ma può anche d’arsi che sia solo un’impressione dovuta alle nostre conoscenze pregresse. Insomma…non è una novità cosa pensi di Hayate. E francamente non posso dargli tutti i torti: sarei ipocrita se lo facessi.
« Mi sembra di capire che non credi che sia colpa di questo Tossico il comportamento di quel traditore. »
No. Quello che è accaduto tra lui e Manpeiko deve essere avvenuto prima della sua sparizione. Avevano un accordo, ma poi è successo il casino, lui è sparito, non si è presentato all’incontro e la vecchia ha attaccato la Gabbia Bianca.
« Marcio fino in fondo. »

« Non sei d’accordo? »
Non riesco ancora a giustificare le sue azioni. Ma allo stesso tempo non voglio credere a ciò che ha combinato. Non ho fatto nulla per fargli pensare di essere un pericolo per il Villaggio, anzi…i resti della ferita che porto dimostrano il contrario.
Kurama sospirò. « Gli umani sono così. Non sempre c’è una ragione valida dietro le loro azioni e, se c’è, si tratta di qualcosa di egoistico. Guarda quello che sta accadendo adesso! »

Difficile dare torto a chi gli umani li conosceva da così tanto tempo da non avere memoria di quanto fosse, impossibile non dare ragione a chi quell’egoismo lo aveva provato sulla propria pelle. Capitava ancora, ogni tanto, che Yu si svegliasse di soprassalto la notte, madido di sudore, in seguito ad un incubo condiviso con Kurama. C’erano sempre grosse catene in quei sogni e molto buio. Una tenebra opprimente causata dalla terra che ci chiudeva addosso al Kyūbi, opprimendolo, soffocandolo e sigillandolo là dove solo la folle ambizione di Manpeiko l’avrebbe infine liberato. Lui non diceva mai nulla dopo quelle esperienze, ma il Rosso ne avvertiva l’animo turbato proprio come fosse il proprio. E anche se non chiedeva, anche se faceva il gradasso o l’indifferente, come se tutto quello che il suo inconscio riportava dolorosamente a galla non fosse nulla di che, Yu lo sapeva che non era così. Perché lo avvertiva calmarsi e tornare sereno solo quando gli stava vicino.
Indubbiamente aveva ragione. Gli umani erano il cancro del loro mondo. Ma per cento che ce n’erano di marci, ce n’erano altrettanti che non meritavano di essere tirati in mezzo a quella merda. E ciò che stava accadendo era forse l’apoteosi di tutto ciò. Il pericolo più grande che il continente avesse mai affrontato e di cui la loro missione sembrava solo una minima parte.
Ma non per questo andava presa sotto gamba, tutt’altro. Le Fibre Nere erano qualcosa che non aveva mai affrontato direttamente e con cui si era sempre augurato di non dover avere a che fare. Ed ora eccoli lì, a fronteggiare quelle aberrazioni nate proprio da quegli innesti, potenziate da un minerale di cui nessuno ufficialmente sapeva nulla. Non aveva nemmeno un nome. Il Kokage aveva ragione nel proporre le proprie ipotesi, ognuna delle quali aveva le stesse possibilità delle altre di essere veritiera per quello che sapevano fino ad ora. Tuttavia agli occhi del Rosso ce n’era una quarta da tenere in considerazione: forse non c’era nessun minerale estratto nel Continente di nascosto, forse non lo conoscevano semplicemente perché da loro non c’era. Mentre ci pensava, ascoltando le parole di Hideyoshi, Yu osservava la fiamma della lanterna, assottigliando lo sguardo mano a mano che quel pensiero prendeva forma.


Sono d’accordo con voi in linea di massima, tuttavia penso dovremmo tenere in considerazione anche l’ipotesi che questo minerale non sia originario delle nostre terre. Gli occhi scattarono infine ad incontrare quelli del Kokage, mentre esponeva a tutti quel pensiero che, per quanto difficile da provare, come tutto il resto, valeva la pena non tralasciare. Vista la possibilità concreta della mano dell’Impero dietro gli esperimenti del Tossico, il minerale potrebbe provenire dai territori presieduti dagli imperiali al di là del mare orientale e fornito al nostro obiettivo per creare le aberrazioni che abbiamo visto. Snocciolò, continuando a ragionare tra sé sul fatto che probabilmente il minerale non arrivava direttamente alla Tanjo.co, ma attraverso uno “scalo” di intermezzo che avrebbe potuto tranquillamente essere il villaggio citato nel famoso volantino di reclutamento. Sta di fatto che l’unico modo per capire qualcosa circa il possibile giro fatto dalla merce, l’eventuale accettazione del materiale, ma anche tentare di farci una minima idea delle forze nemiche e di cosa aspettarci senza tralasciare qualsiasi altra informazione possa servirci, credo sia iniziare ad indagare presso Sukoshi dömu. Andare a testa bassa alla Tanjo.co sarebbe un suicidio, sappiamo troppo poco.

Rimase un attimo spiazzato dalla rapidità con cui il Kokage sottopose la propria autorità alla sua: era certamente più esperto sia come ninja che come Kage, quindi si ritrovò un attimo preso alla sprovvista dal suo gesto, seppure del tutto giustificato dalle parole che lo accompagnarono. Doveva anche ammettere che l’idea di condividere troppo sulle proprie capacità non gli andava molto a genio; tuttavia, vuoi o non vuoi, combattendo fianco a fianco sarebbero comunque uscite. Si augurava non proprio tutte. O, se sì, almeno non davanti ad un Kage straniero. Quindi, anche se provando una strana sensazione di fastidio nello stomaco, si convinse di dare qualche informazione generica su di sé. Quanto meno la cosa tornava utile anche all’opposto, soprattutto se magari Hideyoshi aveva già avuto a che fare con le Fibre in passato.

Spero di potermi avvalere ugualmente della vostra preziosa esperienza: un indirizzo giusto da chi è più navigato di me è sempre ben gradito. Fece, chinando il capo brevemente in segno di ringraziamento. Detto questo, io utilizzo il Suiton in una sua particolare declinazione. Grazie ad esso posso effettuare attacchi sia da terra che dall’aria, sebbene questi ultimi solo in particolari circostanze. Tendo a prediligere la distanza e ad avvalermi di azioni di disturbo per sopraffare l’avversario. Inoltre, come voi, ho stretto un legame di sangue con delle particolari creature a me affini. Una spiegazione abbastanza superficiale, come si aspettava quelle dei suoi compagni che giunsero di lì a poco. Lasciò che ognuno di loro parlasse, se volava farlo, prima di rivolgersi nuovamente a Hideyoshi. E voi? Che tipo di shinobi siete Kokage-sama? Qual è il vostro ruolo sul campo di battaglia? So che siete legato ai Serpenti, ma nulla di più…il resto sono solo voci e rumori a cui preferisco dare meno credito rispetto a quanto giunge direttamente da voi. Buttò lì, per poi aggiungere. Credo sia buona norma mettere in tavola anche quello che sappiamo sulle aberrazioni che stiamo per affrontare: le Fibre Nere. Purtroppo di mio so ben poco a riguardo, se non quello che sanno tutti, non ho mai avuto l’occasione di fronteggiarne alcuna. A voi, Kokage-sama, è mai capitato di avere a che fare con qualche innestato?

 
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view post Posted on 22/1/2023, 17:19     +1   -1
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Era proprio necessario? chiese scocciato il Nibi, sollevando una palpebra e mostrando con un certo fastidio gli artigli acuminati, che andarono a conficcarsi nella setosa oscurità che lo avvolgeva. Era una bella domanda. Avrebbe potuto evitare di dare uno spintone morale al ragazzino e risvegliare la sua fastidiosa parlantina, eppure lo aveva fatto e adesso, a pagarne le conseguenze, erano entrambi. Gomen. Prossima volta giuro solennemente che mi morderò la lingua. rispose esasperato al demone, mentre scostava malamente la mano del suo diretto e sin troppo esuberante interlocutore. Non gradiva nemmeno un po' quell'atteggiamento tanto aperto e sconsiderato nei suoi riguardi. Stava appropriandosi di determinate libertà che non gli erano mai state concesse, come quella di toccarlo. Lo detestava. Sarà meglio. emise sentenza, lasciando ad intendere al castano che quell'atteggiamento non era tollerato nemmeno dal felino e che ci sarebbero state conseguenze, se quell'incauto avesse continuato su quella falsa riga. Non farti strane idee, ragazzino. s'espresse, con un accenno ben marcato di fastidio nei confronti del più piccolo. E no. Tieni le mani lontane dalla mia arma. Non amo che altre persone tocchino le mie cose, specialmente senza il mio consenso. sottolineò, riportando alla mente la piccola parentesi avvenuta senza il suo vero benestare alla biblioteca di Sora, dove Isao/Yosuke si era appropriato della sua preziosissima katana contro la sua volontà. Averlo lasciato fare quella volta era stato un evento più unico che raro, e credeva di essere stato abbastanza incisivo nell'intimargli di non ripetere quella bravata. La mia pazienza ha un limite. Molto labile. concluse, con un sorrisetto bastardo pennellato sulle labbra che non dava adito a supposizioni di sorta. Era un sorriso di avvertimento.


Divider


Terminato il proprio resoconto con un sorprendente ringraziamento da parte del loro illustre ospite (non si aspettava una dimostrazione di rispetto e cortesia di quel calibro dall'uomo), rimase in ascolto di quello che aveva loro da dire. Le ipotesi che aveva avanzato sulla base di quello di cui erano a conoscenza avevano senso e le parole che aveva speso Yūzora su di esse riassumevano un punto che condivideva appieno. Per quanto ne potevano sapere, il nemico poteva servirsi della Tanjo.co soltanto come tramite per depistare sulla provenienza stessa del minerale utile per l'innesto. Avevano troppe poche informazioni per confermare o confutare quelle parole, ma la possibilità che il minerale incriminato provenisse dai territori dell'Impero e venisse trasportato nel loro per l'innesto era concreta.

Sono un tipo piuttosto versatile. sospirò, seguendo l'esempio del suo Mizukage nel mettere a nudo alcune delle sue peculiarità. Non era cauto dare troppe informazioni a uno sconosciuto, ma doveva riconoscere che aveva ragione nel dire che conoscersi e conoscere i punti di forza di un alleato era necessario per pianificare una strategia o per approntarla rapidamente in caso di bisogno. A necessità posso stare sia in avanguardia che in retroguardia, rimanendo di supporto ai miei alleati e di disturbo ai miei nemici. Faccio utilizzo del katon. snocciolò, abbassando lo sguardo. Come? Tutto qui? s'intromise scettico il demone dalle due code, sentendosi messo da parte. Non avrebbe parlato del suo particolare talento nel manipolare le emozioni altrui, né tantomeno avrebbe fatto menzione delle peculiari capacità della singolare entità legata alla sua anima. Non è cauto parlare con lui del mio asso nella manica, non trovi? Avrà modo di vedere con i suoi occhi, all'occorrenza. rispose, consapevole che Matatabi aveva perfettamente compreso il motivo del suo silenzio ancor prima di punzecchiarlo in quella maniera. Un sorriso nell'oscurità. Non sarà piacevole.

 
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view post Posted on 25/1/2023, 18:56     +1   -1
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pensato Yosuke
Pensato Isao
Parlato Yosuke
Parlato Isao






Yosuke guardò Takumi e tirò un sospiro di sollievo e alle sue parole ridacchiò..


menomale che siete tornato in voi.. mi raccomando non facciate altri scherzi simili..


Il resoconto dettagliato fatto dal reggente della nebbia fu assolutamente esaustivo, anche sin troppo, Yu iniziò a esporre cosa era in grado di fare .. I due fratelli si scervellarono un po’ sul da farsi, che caspita potevano dire davanti a quei tre?


Questi sono dei mostri in confronto a noi.. che cazzo ci facciamo qua..


Mentre Takumi iniziò a descrivere in pochi attimi cosa era in grado di fare i due fratelli si appoggiarono contro una cassa e sospirarono accarezzando l’elsa dell’ascia..


Era probabilmente venuto il loro turno..


Per quanto ci riguarda siamo in grado di combattere esclusivamente a distanza ravvicinata, e come avete potuto notare al massimo posso evocare un procione.. Purtroppo nulla di più e nulla di meno.. Speriamo di avere qualche utilità per la missione..


Detto ciò ritornarono nel loro silenzio, troppi pensieri, troppe incertezze..
Perché erano li? Per quale cavolo di motivo?
Che diavolo ci facevano li? L’unico modo era chiederlo a Takumi o direttamente al Mizukage, ma egli sembrava abbastanza preoccupato o comunque concentrato sulla missione , non era il caso di disturbarlo ora.. Ma dall’altra parte c’era da scontrarsi con l’acidità del suo braccio destro.


Attesero che tutti terminarono di parlare, si passarono una mano tra i capelli..raccolserò un po’ di coraggio, era una situazione differente rispetto all’incontro a Sora e sinceramente non avevano idee su come approcciarsi con lui.. Sospirarono..


..Scusatemi MIzukage-sama avrei bisogno di parlarle e chiederle alcune cose.... Penso possiate immaginare di che si tratti.. Che ci facciamo qui? Non abbiamo particolari abilità e la disparità di livello tra noi e voi è abissale.. perché ci avete voluto con voi? Realisticamente non credo che qui abbiate bisogno di un fabbro con problemi di doppia personalità.
È dal giorno del briefing che mi frullano in testa queste domande e non riesco a tenermele.



Disse il giovane con tranquillià e curiosità.
 
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view post Posted on 30/1/2023, 17:04     +1   -1
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Mhh... mhhhh..

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Hideyoshi Jiyuu - Heiki no Kashu (兵器歌)
9vMlsfO

Kirigakure no Sato, Mizu no Kuni.
28 gennaio 253, ore 6.00



A rispondere per primo alle sue considerazioni riguardo l'obiettivo sarebbe stato il Mizukage stesso. Con sobrietà non diversa da quella con cui il suo vicario aveva precedentemente esposto i tratti salienti delle informazioni in loro possesso, Yu aggiunse alle supposizioni del Kokage quella per cui il minerale, naturale o artificiale che fosse, avesse provenienza straniera.
La possibilità colpì Hideyoshi, che, realizzandosi ancora evidentemente ancorato ad una forma mentis che a stento considerava l'Impero come una porta aperta sul loro mondo, aveva dato per scontata l'impossibilità che un materiale del genere avesse già raggiunto la loro terra, tanto in forma elementale quanto innestata nei corpi dei mostri. Impossibilità che tuttavia, dato il destino della squadra ANBU inviata nelle isole, tale non era affatto.


(No... sembra invece l'ipotesi più probabile, se si vuol credere ad un sodalizio tra chi ha attaccato Kiri e l'Impero. Dopotutto non ci sono nuovi elementi nell'intera equazione oltre Impero e minerale... e per entrambi c'è una carenza di informazioni drammatica.)

Nel ricambiare lo sguardo del Juuichidaime, Hide si convinse che difficilmente poteva trattarsi di una coincidenza. La loro ignoranza riguardo la natura del minerale, l'eventuale funzionalità che esso adduceva all'impianto delle Fibre e l'Impero nel suo complesso si presentava come un filo conduttore fin troppo seducente perché la mente del Kokage potesse ora rinunciarvi.
Ma l'ignoranza rimaneva sempre ignoranza. Benché conveniente, quella era una semplice speculazione fino a prova contraria... sarebbe stato necessario acquisire una prova di quel legame. Facile a dirsi.
A tale scopo, il Mizukage propose una linea cauta nell'indagine, evitando di approcciare la sede della Tanjo.co fino a necessità e limitando le loro attenzioni al centro più vicino: Sukoshi dömu. Il Kokage annuì silenziosamente a questa considerazione, fosse solo per il fatto che non avevano ancora alcuna idea dell'effettivo coinvolgimento della Tanjo... o di qualsiasi altra compagnia mineraria, a dire il vero.
Ciò detto, incontrata l'approvazione tacita di chi lo accompagnava, Yu passò a rispondere alle considerazioni del Kokage in materia di tattica. In questo caso non ci sarebbe stata particolare sorpresa da parte di Hideyoshi: né il Mizukage né Harada-san davano l'impressione di shinobi dediti al combattimento ravvicinato... non che lui stesso lo sembrasse, ma Hide era decisamente l'eccezione che conferma la regola; inoltre, nessuno dei due si prodigò in un'esposizione dettagliata. Anche questo il Cantore l'aveva preventivato: a ciò si doveva la considerazione, scontata se non dovuta, che fosse il Mizukage a dirigere la squadra.


(La fiducia si paga cara in questo mestiere... ma, data la nostra condizione, potremmo non avere altre occasioni di scambiare informazioni così rilevanti.
Non sorprende che mi tengano a debita distanza, in ogni caso.)


Maggiormente curiosa sarebbe stata la risposta del giovane che li accompagnava. O... dei giovani, sarebbe stato forse meglio dire, perché il genin si riferì a se stesso al plurale, obbligando Hideyoshi a domandarsi se avesse davanti due Kinsei particolarmente abili a celarsi. Essi, tuttavia, non ne fecero menzione, limitandosi a rimarcare l'ovvio in buona parte: considerando l'arma che impugnava.. no, il combattimento ravvicinato era la risposta più banale. A differenza del loro Kage, tuttavia, essi menzionarono specificamente la natura della loro evocazione: un procione, Eremo con cui il Cantore non aveva mai avuto a che fare.
Soltanto una volta sollecitate simili considerazioni i giovani si voltarono verso il Mizukage, rivelando l'effettiva causa di quella confusione: una doppia personalità. Il fatto che si trattasse di "problemi di doppia personalità", lasciava ben pochi dubbi riguardo la natura dello sdoppiamento. In quel momento, dalla distanza del proprio silenzio, il Cantore avvertì un senso di vicinanza al ragazzo. Lui stesso, per anni, aveva sofferto sotto l'effetto distorcente che il Segno imponeva alla mente, trovandosi più bestia che uomo ogni volta che il corpo cedeva alla sua influenza. Anche una volta superato quello stadio, una volta reso l'incontro tra naturale e innaturale meno brutale, nessun pensiero si era mai potuto dire perfettamente lucido.


(La domanda però rimane rilevante, considerata l'operazione.)

Attese allora che Yu formulasse una risposta per il genin, quale che fosse, prima di rispondere a sua volta.

"La maledizione di cui avrete senz'altro sentito parlare ha pesantemente influenzato il mio corpo, al punto tale da modificarne la natura. Come saprete sono di nascita un appartenente al Clan Kaguya, e come tale, ancora oggi, prediligo il combattimento ravvicinato. Sono tuttavia in grado di combattere anche da lunga distanza senza perdere capacità offensiva, questo in non piccola parte grazie al mio legame coi Serpenti. Un altro ambito nel quale traggo vantaggio da questo rapporto è quello del sotterfugio, tanto nella fuga quanto nell'occultamento.
Infine, menzionerò che sono in grado di guarire le ferite mie o altrui... benché si tratti di una misura estrema. Ordinariamente, le mie capacità sono da considerare puramente offensive. Il chakra emanato dal Segno è nocivo per chiunque vi entri in contatto, ragion per cui, se potrò, rimarrò distante da voi e vicino all'avversario."


Una spiegazione piuttosto dettagliata, almeno per ciò che riguardava gli elementi principali del suo stile di combattimento... ammesso che di stile potesse parlarsi. La verità era che lui stesso, da quando aveva lasciato Ryuchi, non era certo del punto d'arrivo di quel nuovo processo di trasformazione... con tutto ciò che questo implicava, specie per il combattimento.

"E no... mi rincresce dirlo, ma non ho mai avuto a che fare direttamente con un innestato. La loro natura mi è piuttosto chiara, così come il loro metodo di combattimento, ma non ne ho mai affrontato uno."

 
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view post Posted on 5/2/2023, 15:24     +1   -1
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Where's my money, bitch??

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La punta della prua fendeva l'acqua dolcemente, mentre la vela leggermente gonfia spingeva il mercantile verso il tramonto. Il mare era calmo, al punto che ai più abituati poteva sembrare quasi di stare sulla terraferma, e l'ultima luce del sole sfumava il cielo di toni arancio e rosa, che si riflettevano a specchio sull'acqua creando un magico effetto sempre affascinante. Arashi stava approfittando degli ultimi minuti di luce per completare il proprio lavoro: con un grosso spazzolone di setole di cinghiale che impugnava a due mani stava insaponando e risciacquando il ponte, e ci stava dando dentro un bel po'. Avrebbe voluto finire in tempo stavolta, per dimostrare agli altri che stava imparando in fretta! L'aria fresca gli asciugava quasi immediatamente il sudore che tentava di imperlargli la fronte. Poco lontano, suo padre e Satoshi stavano armeggiando con le funi delle vele, scherzando ad alta voce tra loro come al solito, mentre Ryuichi era intento a controllare l'ancora. Con quei tizi piazzati nella stiva per tutto il tempo, l'intero equipaggio aveva preferito starci il meno possibile e questo li aveva "costretti" a sbrigare con più attenzione i vari compiti in superficie, con grande soddisfazione del Capitano. Durante l'intera giornata erano stati costretti, comunque, a recuperare il carico stipato per venderlo alle botteghe e a caricarne poi di nuovo. Da quando Arashi lavorava come apprendista sotto il comando di Kazuma, non aveva mai visto il mercantile trasportare altro che non fossero merci. Men che meno persone. Dopo un'intera giornata a mordersi la lingua, il ragazzino non riuscì a trattenere oltre la curiosità.

"Capitano, se posso permettermi.."

Yoshida era poco più avanti e si voltò verso Arashi. Il giovane era inginocchiato di lato al vecchio secchio per le pulizie, stringeva lo spazzolone e lo guardava con gli occhi di chi muore dalla voglia di sapere qualcosa. Degli aloni scuri di sudore sotto le ascelle e sulla parte frontale della blusa panna mostravano l'evidente impegno nell'eseguire il compito assegnatogli dal padre. Non disse nulla, ma il sospetto di conoscere già la domanda che gli sarebbe arrivata da lì a poco lo divertiva.

"Ecco.. Di certo non sono affari miei, ma mi chiedevo.. Quella gente che c'è giù sottocoperta, chi è? Abbiamo attraccato due volte e non sono mai scesi dalla barca, dove li stiamo portando?"

Ecco, l'aveva detto. Al termine della frase, gli altri tre membri dell'equipaggio si ammutolirono e smisero di fare qualsiasi cosa stessero facendo, girandosi tutti contemporaneamente verso il Capitano.

"Certa gente, figliolo, semplicemente cerca di farsi i fatti propri dando poco nell'occhio e facendo poche domande" rispose burbero Yoshida "e soprattutto non smette di lavorare per impicciarsi in faccende che non gli devono interessare!" il resto della frase lo disse a volume più alto, giusto per assicurarsi che tutti i presenti recepissero il messaggio.

"Stiamo gentilmente offrendo un passaggio ai nostri ospiti, e se non vuoi che ti faccia scendere con loro, finisci di pulire prima che cali il sole, altrimenti dovrò appenderti una lanterna alla testa!"

Dopo un minuto di silenzio, dove il capitano era rimasto fisso con quella faccia scorbutica a fissare un impaurito ragazzino, il padre di quest'ultimo scoppiò a ridere e così fecero anche tutti gli altri, compreso Kazuma stesso.

"Non essere troppo curioso, Arashi, dai tempo al tempo. Prima o poi certe cose le capirai da solo.." Gli sorrise in maniera affettuosa. "E ora lascia pure perdere il ponte, scendi nella stiva e comunica ai nostri ospiti che in una ventina di minuti saremo giunti alla loro destinazione.. Io vado in cabina a governare il timone."
 
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59 replies since 16/12/2022, 20:30   1106 views
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