Shizuka Raido vs. Katsumi Nagasaki

Il silenzio era interrotto solo dal suo respiro. Calmo, regolare, ritmico. Shizuka aprì gli occhi squadrando i due oggetti davanti a sè. Era seduta nella posizione del loto sul pavimento di quello che altro non poteva essere che uno spogliatoio femminile. I due oggetti depositati con delicatezza davanti a lei erano due katane. Una aveva il manico intrecciato di stoffa gialla ed il fodero bianco, l'altra il manico intrecciato di stoffa bianca ed il fodero blu scuro: i suoi gioielli. Chiuse di nuovo gli occhi concentrandosi. Suo fratello aveva detto che un vero samurai doveva cercare la pace dentro di sé prima di una battaglia, in modo da affrontare qualsiasi scontro con la clama di un albero agitato dai venti in tempesta. Se le radici erano forti e solide, nulla avrebbe potuto sradicarlo. Purtroppo per lei non era così facile. Aggrottò le scopracciglia mentre una smorfia di faceva largo sul visetto giovanie. Gonfiò le gote e la fronte divenne rossa come un peperone.
Ohhhhh, fanculo! Sbuffò sollevandosi in piedi con uno scatto che aveva quasi dell'inumano. Fanculo, fanculo, fanculo!!! Sbuffò di nuovo, gonfiando le gote in una faccia imbronciata. Sua madre avrebbe detto che simili parole non si addicevano ad una signorina, lei avrebbe accettato il suo rimprovero, ammesso che, sì, era una signorina e promesso di non farlo più, per poi svoltare l'angolo e urlare "fanculoooo" con quantto fiato aveva in gola al vento.
Quando mi faranno aspettare? Quanto? Quanto, quantooooo cominciò a muoversi avanti ed indietro nel piccolo stanzino. Come sospettava, era la metà degli spogliatoi maschili, questo perché c'erano molte meno Kunoichi ad affronare il Torneo di quanti Shinobi. A lei non dispiaceva, era una scusa comoda per avere tutto lo spogliatoio per sé, visto che a quanto sembrava, davvero non c'erano altre Kunoichi iscritte a quel torneo. Balzò su una panca cominciando a camminare avanti ed indietro su di essa con aria innervosita.
Suo padre ed i suoi fratelli erano là fuori, sugli spalti. Come ogni Raido, lei avrebbe dovuto affrontare il torneo con dignità e serietà, portando onore al Clan.
Su questo almeno era seria. Sull'idea di essere osservata dai suoi familiari e maestri, un po' meno entusiasta. Sapeva già che, alla conclusione di quel Torneo, comunque si fosse piazzata, Shinto e Shuko avrebbero passato i prossimi mesi a farle notare ogni singolo errore che aveva commesso nella forma e nella strategia.
Beh non le importava, almeno avrebbe messo tutti gli anni di addestramento alla prova in uno scontro vero. Più o meno vero diciamo.
Balzò giù dalla panca per avvicinarsi alle sue due Katane. Senza pensarci sfoderò Rai con la mano destra e aprì la boccetta del suo Veleno personale, il Fiume di sangue, cospargendone la lama con precisione. Un movimento rapido del polso e l'arma tornò nel fodero. Fece lo stesso procedimento con Kami, la sua katana di famiglia e poi tornò sui venti shuriken presenti nella borsa, che corsparse di Veleno Intermedio e sulla tanto che teneva legata allo stinco destro, questa volta cosparso di veleno Letale. Dubitava che avrebbe usato l'ultima arma, non era il suo stile. Di solito la teneva per le missioni più pericolose quando avere a che fare con avversari estremamente difficili la portava a usare il tanto come ultimo asso nella manica. Il suo Veleno personale stesso non era così impressionante, ma almeno sopperiva alla sua ridotta forza fisica, forse anche dovuta a quel corpo gracilino.
Infilò entrambe le katana nella cintura all'altezza della vita, come al solito erano posizionate una sopra l'altra e con un rapido movimento della mano sinistra, che reggeva di solito entrambi i fodero, era possibile per lei invertirne la posizione, così a permetterle di alternare una katana all'altra durante il combattimento con fluidità.
Un attimo dopo il megafono gracchiò il suo nome e lei saltò in aria dall'eccitazione.
Eccomi, eccomi! Sono iooooo!!! Urlò mentre scattava fuori dallo spogliatoio per correre direttamente verso l'ingresso dell'arena. Si arrestò improvvisamente una volta messo il primo piede su quello che sembrava il luogo del suo scontro.
Oh merda le sfuggì dalle labbra con disappunto. Il sorriso di eccitazione si trasformò di nuovo in una smorfia di disgusto.
La sua arena era una ponte crollato a metà nella cui parte crollata sembravano esserci grossi pilastri di roccia.
Non il massimo per una ragazza abituata a combattere in un dojo.
E io come faccio a tagliare a fette il mio avversario se non posso neanche raggiungerlo?? Mannaggia a chi mi ha assegnato a questa arena...ah ma...lo so chi è stato! disse puntando il dito verso gli spalti con aria arrabbiata. I suoi fratelli l'avrebbero sentita, oh, se l'avrebbero sentita.
Si incamminò su per il ponte fino ad arrivare al bordo. La sua faccia fece capolino oltre il precipizio osservando la caduta di numerosi metri verso il basso. Le sue codine color verde acceso, ondeggiarono sopra la nuca mentre scuoteva la testa. Fece schioccare le labbra con disappunto ancora una volta mentre si passava il pollice sopra il cerotto a forma di + che nascondeva l'odiosa cicatrice sulla guancia sinistra, voleva essere sicura che fosse ben attaccato. Fece un cenno all'arbitro del torneo con rigoroso rispetto mentre si metteva in posizione di combattimento, il piede sinistro spostato all'indietro, il destro con la punta rivolta verso l'altra parte del ponte, le spalle parallele al piede stesso.
Io sono pronta quando vuole! disse con un sorriso.

Il disonore ha molte forme, ricordati che non c'è essere più disonorevole di uno Shinobi. diceva sempre suo padre. Il che era ironico, considerato che il Clan Raido si vantava di aver portato il concetto di Shinobi Katana ad un altro livello, però sempre Shinobi erano. Erano quindi anche loro disonorevoli? Queste questioni filosofiche a volte tormentavano la mente della giovane Shizuka, ma come tutte le cose, non riusciva a dedicarci più di qualche minuto. Impossibile quindi approfondirle. Non oggi, forse mai.
Lo Shinobi che le si era parato davanti era un giovane uomo dal fisico prestante, con fiammanti capelli rossi da poter rivaleggiare con la peluria di suo fratello Shuko. Si aspettava quindi un ninja carico per misurarsi in corpo a corpo, ed invece venne delusa dalla comparsa di un clone al fianco del suo avversario.
Il disonore dilaga qui... si disse prima di afferrare il manico della katana con la mano destra ed accumulare Chakra in ogni muscolo del suo corpo. Ricordati, la tua forza è una sola: la velocità. Senza quella non sei niente, la tua risposta sarà sempre una sola. Le parole di Shinzo sembrarono sussurrate al suo orecchio or ora. Un passo ed era sul bordo del ponte. Flettè i muscoli e scattò con la velocità che la distingueva. Un balzo dopo l'altro sui pilastri di roccia. La fortuna voleva che il suo avversario le avesse creato il Clone in faccia quindi aveva colto con precisione chi fosse l'originale e chi quello originato dal nulla. Non le sfuggì nemmeno l'enorme sbuffo di fumo che il suo avversario aveva creato, rivelando, durante il suo spostamento sui pilastri, la presenza di un grosso volatile.
Raggiunse i quindici metri dal Clone in un baleno e quello già cominciò a lanciarle contro numerosi Shuriken, nel mentre Katsumi, si sollevava nel cielo sulla sua bestia alata.
Kami fuoriuscì dal fodero con un sibilo, un rumore che le portò un brivido di piacere lungo la schiena ed un sorriso sulle labbra.
Volò da un pilastro all'altro, la lama che brillava sotto il sole mattutino mentre veniva avvicinata al suo viso e spalla. I proiettili di metallo rimbalzarono uno dopo l'altro contro l'acciaio della spada. Avrebbe voluto aprire lo scontro con Rai, ma a quanto pare l'avversario non sembrava essere disposto a darle quell'opportunità.

Atterrò per poi balzare di nuovo, deviando gli ultimi Shuziken ed atterrando al lato di un pilastro a circa otto metri dal Clone. Il Chakra sotto le piante dei piedi la tenne saldamente ancorata alla roccia, sfidando la gravità. La katana tornò nel fodero, la stretta sul manico si fece salda, il Chakra circolò violentemente dentro di lei.
Corvi cominciarono a gracchiare, apparendo dal nulla da tutte le parti. Piume ed ali si dibattevano nell'aria ma a lei non importava. Aveva il suo bersaglio: il Clone sul pilastro concentrato nell'esecuzione del Jutsu. Non aveva bisogno di altro, nella frazione di secondo che i volatili sembrarono apparire pronti a balzarle addosso, forse per arrecarle del danno, ma lei era già pronta a balzare via.
Chi colpisce per primo....
Scattò.

L'aria fischiò nelle orecchie, i versi del corvo che non fecero in tempo a raggiungerla che lei scattava in una linea che la portò a circa due metri alle spalle del Clone, rinfoderando l'arma con decisione. Atterrò su un pilastro, non si voltò nemmeno per osservare se l'alleato avversario era stato colpito, i corvi gracchiarono di nuovo e lei balzò di nuovo per allontanarsi da loro il più possibile.
La luce sopra la sua testa si fece più intensa. Sollevò lo sguardo verso l'alto, osservando la caduta dal cielo di ben tre dragoni. Erano composti di lava ed arrivavano da tutte le direzioni. Sgranò gli occhi: avrebbe imprecato ma suo padre l'avrebbe sentita, anche a tutti quei metri di distanza lo avrebbe saputo e sua madre non sarebbe stata contenta, affatto.
Strinse i denti, la rabbia dovuta alla consapevolezza sempre più crescente che, portandosi a quella distanza, il suo avversario non avrebbe potuto essere raggiunto in nessun modo da lei. Inspirò con calma ed estrasse di nuovo la spada, ricoprendola di Chakra Base. Il vento le mosse le sue codine gialle, in un movimento ondulatorio.
Fendenti d'aria dipartirono intorno a lei, uno per lato ed il terzo frontale.
I colpi impattarono contro le bestie selvagge, spruzzi di lava e nuvole di quello che sembrava un gas violaceo si dipanarono nell'etere a circa dodici metri da lei nel cielo.

La lama tornò nel fodero con uno scatto deciso, Shizuka cambiò manico ed afferrò Rai. La lama fu estratta con velocità e decisione. Il fulmine giallo stilizzato sulla lama che brillava sotto la luce del sole. La lama già era ricoperta di scariche elettriche mentre lei ne sollevava la punta verso il ninja della Nebbia. Il cielo emise un rombo minaccioso poi due lampi seguirono. Due folgori piovvero dal cielo cercando il suo avversario ma Shizuka non aveva davvero puntato al Ninja, bensì alla sua evocazione, più grossa e facile da colpire. Il primo fulmine sarebbe piovuto da destra, il secondo invece alle spalle dell'animale. Puoi volare quanto ti pare, ma i miei fulmini ti raggiungeranno!!! Urlò la ragazzina al cielo sopra di lei.

I fulmini piovvero dal cielo, colpendo uno dopo l'altro l'uccello. Shizuka si lasciò sfuggire un sorrisetto mentre rinfoderava con decisione Rai, facendo ruotare le due katane una sopra l'altra per avere di nuovo Kami a portata di mano. La cintura si stava allentando, avrebbe dovuto stringerla, ma non era il momento. L'animale emise un verso selvaggio prima di precipitare verso il suolo laciando cadere il suo avversario di nuovo sul ponte. Shizuka voltò per un secondo lo sguardo alle sue spalle, cercando di capire quanta distanza ci fosse tra lei ed il lato del ponte non ancora distrutto. Non molti metri, bene. Non amava stare in piedi su quelle colonne di roccia instabili, sebbene non fosse molto pensante, c'era sempre poca superficie su cui fare affidamento per gli spostamenti.
Il rumore caratteristico seguito da uno sbuffo di fumo fece tornare la sua attenzione sull'avversario ancora avvolto dal fumo. Qualcosa però non andava.
Dal fumo in cui era stato congedata l'evocazione emerse una bestia selvaggia. La pelle rossa scura, il corpo animalesco e piegato, il volto sfigurato con lunghe zanne e gli arti muniti di artigli. Per un secondo la Kunoichi pensò che fosse un'altra evocazione, poi, accorgendosi che nessun altro era presente sul ponte, realizzò che quella bestia forse era proprio il Ninja dai capelli rossi.
La bestia selvaggia scattò verso di lei, silenziosa come la morte. I movimenti animali che la spingevano a muoversi a quattro zampe ad una velocità quasi inumana. L'animale si lanciò oltre il ponte, saltando da un pilastro all'altro frantumandone alcuni al suo passaggio. Shizuka deglutì, sentì le ginocchia molli e la mano appoggiata alla tsuka che non riusciva a serrarsi. Le dita tremarono leggermente. Nonostante fosse stata allenata ad affrontare molte strategie Ninja, a far fronte a colpi improvvisi o a tradimento, a fiamme, fulmini, roccia, vento e acqua, quella che aveva davanti le era completamente sconosciuta e la stava prendendo alla sprovvista. Una gocciolina di sudore le scivolò lungo la fronte. Non stare lì impalata, reagisci! Fai qualcosa! Muoviti!!! Le urlava una voce nella testa, ma le gambe non sembravano voler ubbidire. Gli occhi incollati su quella visione di furia omicida e chakra selvaggio, attratti in un misto di terrore e fascino.
L'animale artigliò una colonna, ormai portatosi a dieci metri da lei. Sollevò un braccio rossastro e, con suo orrore, quell'arto si allungò a dismisura in una frusta fatta di carne e chakra che cominciò a spazzare in orizzontale le colonne al suo fianco destro.
Ora! Muoviti! Ora!!!!! La mano si serrò sulla tsuka, i muscoli sulle ginocchia si tesero, Shizuka fece affluire Chakra nel suo corpo, la testa ancora intontita, saltò, schivando il primo attacco orizzontale, roteò su sé stessa, cercando nell'aria un nuovo appoggio sotto di lei. Un'ombra le si profilò sopra la testa. Alzò lo sguardo per vedere il secondo arto nella forma di un grosso pugno abbattersi su di lei. Uno scatto di reni all'ultimo le permise di spostarsi al punto da non essere schiantata verso l'oscurità sotto di lei. Il pugno dell'animale però la prese in pieno al braccio sinistro, causando una lacerazione nel kimono ornato con i simboli del Clan.

Il dolore saettò dalla spalla al cervello, svegliandola finalmente dal suo intorpidimento. L'adrenalina tornò a scorrere, l'istinto di sopravvivenza prese la meglio sulla paura.
Di colpo la vergogna e la rabbia la invasero. Si era fatta spaventare come una bambina davanti alla storiella del mostro sotto al letto. Davvero era questo? Cosa avrebbero detto i suoi fratelli? Cosa avrebbe detto suo padre? I loro volti, delusi, apparvero davanti a lei come fantasmi pieni di rimprovero. Un moto di orgoglio la travolse. Mostro o non mostro era lì per combattere, la presa si fece di nuovo salda e fronteggiò quell'animale uscito da un incubo a testa alta.
Ancora a mezz'aria cercò sotto di lei una colonna ancora intatta. Fortuna volle che la spazzata della bestia aveva fratumato la cima di molte colonne ma non distrutto completamente tuttte quante. Alcuna rimaneva in piedi, troncata di qualche metro, un po' instabile ma sempre lì. Sufficiente per ciò di cui aveva bisogno. Cadde verso il basso di circa cinque metri, atterrò con entrambi i piedi su una colonna dall'aspetto un po' fragile e si dette subito lo slancio in avanti, questa si sbriciolò alle sue spalle. Eseguì un altro paio di balzi in avanti. La katana uscì dal fodero con due lampi luminosi, tagliando i pesi legati alle caviglie e lasciandoli scivolare verso l'oscurità.
Arrivò ad otto metri dall'avversario, balzò nel vuoto, poi calciò l'aria.
Il mondo si mosse rapidamente intorno a lei mentre appariva quasi per magia alle spalle dell'avversario. Strinse i denti con rabbia mentre il Chakra vorticava dentro di lei, fasciandole i muscoli e portandola e scaricare tutta la sua rabbia contro quella bestia che l'avveva fatta tentetnnare. La vergogna che ancora provava bruciava dentro di lei, sapeva che i suoi parenti avevano assistito alla scena di esitazione e già temeva il confronto che avrebbe dovuto affrontare con loro non appena quello scontro sarebbe finito. Estrasse la spada e sferrò tre fendenti in rapida successione, il respiro che si faceva più pesante, l'aria che fischiava intorno a lei per i colpi sferrati con la furia cieca.

La sua katana morse la carne ricoperta da strati di Chakra rosso e nero. Il sangue spillò nell'aria davanti a lei, spruzzando in un getto quasi innaturale al primo taglio. Shizuka chiuse gli occhi per un secondo, proteggendoli dallo schizzo di sangue che invase il suo volto. Li riaprì per fronteggiare la bestia, allora anche i mostri sanguinavano. Sperò che il suo veleno, applicato con precisione sulla katana nello spogliatoio, avesse cominciato a fare il suo effetto.
La bestia cadde verso il basso, travolgendo pilastri di roccia. Lei si ritrovò a mezz'aria, roteò su sé stessa cercando un appiglio con le gambe sotto di lei. Il suo piede destro trovò il bordo di un pilastro e si spinse di lato verso quelli rimasti intatti alle spalle del demone quando questi aveva tentato di spazzare via i suoi sostegni pochi secondi prima. Atterrò osservando il suo avversario aggrapparsi con le sue quattro code ed un braccio ai sostegni di roccia cercando di frenare la sua caduta. L'altro braccio penzolava inerte, solo ora si era resa conto che era stato anteposto al corpo della bestia sotto i suoi colpi di lama.
La bestia ringhiò, sembrò quasi parlare in un gorgoglio animalesco.
S...S...SOLLETICO! disse in un grugnito di rabbia verso di lei.
Shizuka lo guardò dall'alto in basso, senza profire una parola, era ancora troppo scossa dalla visione che le si parava davanti per uscirsene con una delle sue solite battutine. Stava però odiando tutta quella situazione, non solo la sorpresa del suo avversario nel trasformarsi in un mostro scimmiesco e rossastro ma anche il fatto che tutta l'arena la costringeva a saltellare da un pilastro di roccia all'altro, già il Kiriano aveva trovato modo di distruggere i pilastri davanti a lei, ora, non aveva dubbi, avrebbe provato a fare lo stesso con i restanti.
I suoi pensieri vennero interrotti dal mostro di chakra davanti a lei. La bestia aveva spalancato le fauci e improvvisamente davanti al suo muso si stava formando una piccola sfera nera di Chakra concentrato. Altre piccole sfere apparvero intorno all'animale andando a unirsi alla sfera più grande al centro, come attirate da una forza magnetica. La sfera stava cominciando a crescere di volume sempre di più ma Shizuka capì che quello altri non poteva essere che un violento attacco.
Il suo primo pensiero fu quello di scappare. Ogni fibra del suo corpo glielo stava gridando. Il terrore le stava persino drizzando i peli sul collo e sulle braccia, quasi come se fosse un gatto davanti ad un enorme mastino.
A che serve? pensò la ragazza. È fermo lì che condensa Chakra, vuole dire che è pronto a scagliare un attacco che probabilmente è dalla distanza, forse una palla di chakra o una cosa del genere, probabilmente ad ampia gittatta, quindi scappare non servirà a niente. Inoltre la voce di suo padre sembrava echeggiare di nuovo nella sua testa. Un samurai non volta mai le spalle al nemico. O con la spada nel fodero o con la spada sul petto si torna dalla battaglia. Era un modo per dire che la fuga non era una scelta accettabile per il Clan Raido e Shizuka condivideva il pensiero. Non c'era nulla di più vergognoso che girare le terga e darsi alla fuga davanti alla battaglia.
Scivolò lungo il pilastro, tenendosi attaccata alla parete dello stesso con il controllo del Chakra, fronteggiando il suo nemico. Afferrò la tsuka della katana con decisione.
Avanti!!! Avanti!!! Urlò con la voce stridula, estraendo la spada dal fodero e sollevandola sopra la testa. Impugnò il manico con entrambe le mani, cercando di darsi forza. La lama della Katana divenne improvvisamente di un azzurro acceso.
La sfera di Chakra si compresse improvvisamente.
Poi esplose.

L'aria divenne improvvisamente calda, la luce invase il campo di battaglia mentre un fascio di Chakra luminoso e latteo esplodeva dalle fauci del mostro trasformandosi in un cono di energia distruttiva. Shizuka menò il fendente verso il basso, la katana sferragliò contro l'energia compressa, i pilastri di roccia intorno a lei si sbriciolarono come neve al sole. Urlò con quanto fiato aveva in gola, cercando di contrastare quell'energia incredibile.
Il boato scosse l'arena e chetò gli spettatori mentre un silenzio di attesa calava sugli spalti. Una nuvola di enorme polvere si era sollevata nel cielo e ci mise qualche secondo prima di diradarsi, rivelando una Shizuka immobile, la katana stretta in entrambe le mani su un unico pilastro sopravvissuto. La ragazza aveva il petto che si alzava ed abbassava vistosamente sotto il kimono ormai chiazzato da sudore e sangue.
Intorno a lei la desolazione. Ciò che restava dei pilastri del ponte erano ormai stati rasi al suolo, sotto di lei, soltanto la roccia e i monconi frantumati di quelli che un tempo erano stati i pilastri che un tempo si sollevavano fino all'altezza del ponte.
La ragazza abbassò lo sguardo sul suo avversario, ancora a nove metri da lei, in un grido di rabbia selvaggia rinfoderò la lama e scattò in avanti per circa tre metri. I sandali emisero decisi suoni ritmici contro il dorso del pilastro ormai completamente instabile. Flettè le gambe e scattò in linea retta in un balzo feroce verso il Kiriano, lasciandosi alla spalle i frantumi dell'ultima colonna sopravvissuta.