A Ferrara esisteva un Gruppo Rionale Rino Moretti intitolato al martire
- Moretti Rino – nato a S. Biagio (Ferrara) 7.10.1894 - aggredito e ucciso da un gruppo di Comunisti, a Portomaggiore (Ferrara)il 28.03.1921 .
Non so quando questo sia stato fondato e se esisteva una Squadra d'Azione intitolata allo stesso...
Qualche notizia si potrebbe trovare consultando con attenzione:
www.comune.fe.it/attach/superuser/docs/lo_squadrismo.pdfGoogle da una citazione di una "compagnia "Rino Moretti" qui contenuta ma l'articolo è lungo e non ho avuto il tempo di consultarlo tutto...
Ho trovato però una cronaca dell'azione di rappresaglia intrapresa per vendicare il Moretti...
*Assalto al paese, scontri e uccisione di un leghista come rappresagli a quella del fascistaRino Moretti - Portomaggiore 28-29 marzo
Le tragiche giornate. Quello che è avvenuto a Portomaggiore dopo l’assassinio, compiuto
da un incosciente, del tenete fascista Rino Moretti è quanto di più terribile e spaventevole
mente umana possa immaginare. Da parecchie parti della Provincia giunsero quella notte
tre o quattromila fascisti armati di bombe, fucili, mitragliatrici, liquidi infiammabili. Con questi
arnesi misero a ferro e a fuoco tutto quanto sapeva anche pallidamente di socialismo.
Domenica e lunedì’ fu un crepitio continuo di moschetteria, interrotto da colpi di rivoltella
sparati da qualche leghista isolato, fatto segno della violenza fascista e nella assoluta
necessità di difendersi. Qualche gruppo di operai tentò una disperata difesa per intimorire i
fascisti e costringerli a mediare. Ma i fascisti sorretti apertamente, chiaramente, dalla
polizia ed in ispecial modo dai carabinieri e dai delegati di pubblica sicurezza, forti anche del
loro numero e dell’equipaggiamento, vollero fare tabula rasa. Invasero le Camere di Lavoro
di Porto Maggiore (sic), di Rero di Portorotto, di Sajero (sic ma Maiero), la casa del
maestro Boldi e diversi altri socialisti e comunisti, distruggendo ed incendiando tutto: mobili,
libri, registri, bandiere, indumenti personali e quant’altro trovarono. Bastonarono parecchi
capilega, altri ne ferirono a colpi di rivoltella, uno ne uccisero. Furono due giornate e mezza
infernali tanto che la popolazione terrorizzata abbandonò la città rifugiandosi in campagna.
Di tutto quel movimento non rimane in piedi più nulla assolutamente. A noi fu impossibile
andarci e prima e poi, perché i fascisti ci minacciarono non soltanto di morte, ma
minacciarono di prolungare la loro opera terroristica sui lavoratori di Portomaggiore.