Un paio di giorni fa ho ritrovato, con sorpresa, nella confusione di minuterie e ricambi, un vecchio blocchetto oscillante di Beretta 51, arma da me un tempo amatissima
L’avevo comprata in Fabbrica grazie alle norme dell’epoca che consentivano agli Ufficiali e, mi sembra, ai Marescialli Maggiori, di acquistare armi personali in calibri militari e, da quel momento avevo cominciato con entusiasmo un gran lavoro di distruzione di ogni tipo di munizionamento, nuovo e di giacenze di magazzino. In particolare colpi GFL M38 e, nuovi, SMI, all’epoca definiti da una rivista americana “the hottest of the world”. L’arma era bellissima precisissima e di funzionamento impeccabile, ma dopo qualche tempo ho avuto la frattura delle alette di due blocchetti di chiusura, e il terzo si è solo incrinato perché ormai quando sparavo facevo frequenti controlli.
Questa volta alla Beretta mi avevano sostituito anche il carrello con quello, più pesante di un etto, del modello a raffica che pesando di più, rallentava l’inizio dell’ oscillazione del blocchetto a quando le pressioni si fossero sufficientemente abbassate. L’Ing. Viti, della Beretta, mi aveva spiegato che le alette erano state progettate per resistere a una forza applicata orizzontalmente quando erano in completa chiusura, mentre qualche istante prima dello sgancio erano sottoposte ad una forza di torsione e tranciamento che ne provocava la rottura
La cosa mi aveva molto meravigliato, che nel progetto non si fosse tenuti ampi margini di sicurezza, anche considerando che sul campo di battaglia si deve poter sparare qualsiasi cosa si possa trovare; tra l’altro era sufficiente il confronto con le alette della P. 38!
Con l’entrata poi in vigore della legge 110/75, inizialmente la spostavo nella collezione di armi da guerra, poi siccome in questo modo me ne veniva impedito il porto e grazie al fatto che allora ciò che non era vietato era consentito, ritubavo la canna in 7, 65 Para e ne davo comunicazione alla Questura che mi prescriveva di cancellare sul carrello l’indicazione “9” del calibro, come si vede dalle foto. L’arma così era diventata leggermente più precisa e morbida allo sparo, ma …. non era più “il mio Amore”!
Per inciso, la distruttività delle munizioni belliche GFL M38 Pare che fosse dovuta alla scadente balistite usata, che col tempo si corrompeva trasudando nitroglicerina che, pur in piccolissime quantità, detonava. Personalmente avevo spesso trovato questa polvere leggermente oleosa al tatto cosa che ritengo che confermi questa ipotesi.
ho dimenticato la foto della pistola, eccola:
I riflessi rossastri sull'arma sono dovuti al panno rosso dello sfondo e non so come toglierli.