La Caduta di Suna

IV° Evento del GDR di TAM: L'Impero del Fuoco

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    Benvenuti nel IV° Evento del GDR di TuttoAnimeManga: L’Impero del Fuoco!


    Con l’inizio di questo Evento abbiamo deciso di provare qualcosa di nuovo dal punto di vista del gameplay, qualcosa che abbiamo chiamato “il primo esperimento di ruolata globale del GDR”. Ma che cosa significa questo nuovo termine, con precisione? La risposta è molto semplice: a differenza dei classici format di Missione e Combattimento, affronteremo la battaglia al Villaggio della Sabbia in un modo tutto nuovo, una ruolata globale, appunto, in cui tutti scriveremo all’interno di questa stessa discussione per vivere passo dopo passo la battaglia nella sua interezza, le cui sorti possono cambiare grazie alle azioni di ciascuno dei personaggi coinvolti.
    A dettare il ritmo della battaglia sarà Lord, che ha gentilmente accettato di ricoprire questo ruolo per noi, il quale guidato dallo Staff sarà sempre il primo di ogni “macro-turno” a pubblicare una risposta facendo quindi progredire la battaglia stessa secondo quelle che sono le nostre indicazioni e le valutazioni fatte leggendo tutto quello che precede. Una volta che Lord avrà risposto, ogni giocatore iscritto all’Evento ha a disposizione una settimana per rispondere a sua volta vivendo la battaglia dal suo personalissimo punto di vista ed arricchendola di tutto ciò che la sua fantasia e le dita sulla tastiera possono produrre. E’ quindi possibile ad esempio narrare di come si rimanga coinvolti nella ressa della battaglia di fanteria, perdendo di vista chi sono i buoni e i cattivi e qualsivoglia compagno fosse al proprio fianco prima della battaglia, oppure raccontare di come si incontri uno specifico Personaggio dal lato opposto degli schieramenti e ci si lanci in un duello all’ultimo sangue, o di come si faccia fronte ai nemici affiancati dai propri alleati più forti, anche accordandosi privatamente con altri giocatori per costruire insieme testi complessi che proseguano da un post all’altro.
    Avete totale libertà di movimento e di scelta, purché teniate sempre a mente queste poche ma fondamentali indicazioni:
    1) È vietato contraddire o modificare ciò che viene raccontato dallo Staff attraverso il personaggio di Lord (se in un post dello Staff viene ad esempio scritto che l’esercito Imperiale viene sbaragliato dal Kazekage con un singolo colpo, non è possibile in un proprio post immediatamente successivo sovvertire le sorti della battaglia raccontando di una rapida sortita dell’Impero, e via discorrendo).
    2) È vietato “fuggire in avanti” con il progredire della battaglia rispetto a quanto scritto dallo Staff, che guiderà sempre lo svolgimento generale della stessa fornendone la versione ufficiale che tutti gli utenti dovranno seguire (se il primo post dello Staff si ferma quindi al momento antecedente all’inizio degli scontri, non è possibile in un proprio post immediatamente successivo raccontare dello scoppio degli stessi, e via discorrendo).
    3) È possibile essere autoconclusivi nelle proprie azioni, purché questo non contrasti con il Primo o il Secondo Punto o non sia approvato dagli altri giocatori coinvolti nell’azione, se ve ne sono, o dallo Staff se vengono coinvolti PNG legati all’Evento.

    Il fine principale di questa battaglia non è tanto l’aderenza stretta alle regole ferree del Regolamento quanto la godibilità del gioco dal punto di vista narrativo, perciò fate lavorare la fantasia, costruite sotto-trame interessanti con altri utenti e soprattutto divertitevi mentre scrivete! Immaginate di star scrivendo tanti post-Evento ed il risultato verrà da sé, creando un meraviglioso reticolo che ci farà vivere la battaglia alle porte di Suna come mai è accaduto prima in questo GDR.

    Ai fini di gioco, questa battaglia sarà contata nelle Schede come una Missione di livello S e retribuita di conseguenza. Per coloro che sono iscritti all’Esame di Selezione Chuunin servirà anche a valutare le vostre capacità narrative, mentre la valutazione delle capacità relative al puro combattimento e al sistema di gioco avverrà in una fase successiva dell’Evento.
    Buon gioco!




    Il vecchio Kazekage si era richiuso la porta alle spalle, anche se al buio le sagome dei suoi prototipi erano chiaramente visibili e riconoscibili. Braccia, gambe e teste pronte per essere assembrate tra di loro erano appese al soffitto. Il suo laboratorio, nella sua residenza, era il posto in cui riusciva a sentirsi più rilassato. L’unico luogo in cui poteva lasciarsi i pensieri alle spalle per avere un po’ di tranquillità. "Finalmente un po' di pace." Si era detto tra sé e sé mentre premeva sull'interruttore posto accanto alla porta. Una luce fredda al neon aveva illuminato la stanza gettando profonde ombre negli angoli in cui erano accatastate le sue opere ancora incomplete. In quella camera il Kage riusciva a sentire di poter riacquistare un po’ di calma. Ogni briefing, ogni concilio, gli era sembrato monotono e ripetitivo. Inoltre le notizie portategli dal Ragno non erano granché incoraggianti. Guerra totale. Gli sembrava di rivivere l'alba della guerra in cui avevano distrutto Iwa e Kumo. Oramai, però, tutto era cambiato e vecchi alleati si erano trasformati in nemici. Sedendosi alla sua scrivania aveva spostato gli attrezzi di lavoro per poggiare gli ultimi dossier offertigli dall'Architetto. Ogni notizia recuperata poteva servire per salvare il suo Paese e fargli vincere quella guerra insensata. "Abbiamo impedito all’Impero..." Aveva pensato a quel nome con disprezzo mentre continuava a riflettere tra sé e sé. "…di catturare quel terribile mostro. Tuttavia questo non ha fermato quel folle di Hayter." La motivazione per cui Konoha desiderava il Demone erano comprensibili ma non poteva permettersi di lasciar prendere quell'arma ad un nemico tanto pericoloso. Nel silenzio della sua camera la notte era passata in fretta tra una rapida ispezione a tutte le sue marionette. Una prassi che aveva mantenuto intatta dopo tutti quegli anni di militanza. Un secco colpo alla porta aveva poi richiamato l'attenzione del Chikamatsu mentre una voce femminile proveniva dal corridoio.
    «Kazekage-sama, siamo quasi pronti per andare.»
    Era il giorno decisivo. La prosperità del suo Villaggio e del Paese del Vento ora dipendevano dalla sua abilità.

    Il ragno sogghignava sommessamente mentre si aggirava tra gli Shinobi della Sabbia. Il lungo mantello nero copriva il suo corpo anomalo mentre una maschera da yōkai gli celava il volto. Le maschere ANBU della Sabbia gli erano sempre piaciute. Molto più serie degli animaletti della Foglia e più elaborate delle semplici maschere di Kiri. La sua era di un bianco candido su cui si impostava una larga bocca digrignata a mostrare i denti. Dalla bocca spuntavano quattro zanne di cui le superiori più grandi e curvate delle inferiori. A completare il tutto due corna leggermente arcuate svettavano sul suo capo. Quella maschera era la rappresentazione del volto di uno dei yōkai più famosi: Tsuchigumo. Demone dalle forme animali che somigliava ad un grosso aracnide. Insieme ad altri due ANBU al servizio del Kazekage Natsu aspettava colui che gli aveva riconsegnato la sua libertà. La sua tela era stata intessuta ed ora era al servizio di una nuova potenza Ninja, il ruolo che prima era ricoperto dalla Nebbia ora era occupato da Suna. La porta della residenza del capo del villaggio si era aperta per lasciar uscire la figura bassa ed antica dell'anziano Kage.
    «Eccomi. È l'ora di scendere sul campo di battaglia.» Aveva detto il Kazekage mentre usciva dall'abitazione, accompagnato da una Kunoichi dal corpo sinuoso.
    Uno sguardo verso l'alto mentre all'orizzonte una serie di macchie nere tingevano il cielo. Un sorriso sghembo era apparso sul volto dell’Architetto. L’avanguardia era partita a cavallo delle loro creature volanti per aprire la scena alla calca. Le strade del villaggio di Suna erano state sgombre e spoglie. Infatti tutti i cittadini erano stati portati, come da piano, in un luogo segreto e protetti da un gruppo di Shinobi. Una semplice precauzione presa dal Chikamatsu in vista di una battaglia che si sarebbe svolta davanti alle mura stesse del villaggio. Pochi minuti ancora prima che il gruppo guidato dal Kazekage arrivasse in cima all'esercito di Ninja pronto per combattere, torreggianti sulle enormi mura di roccia che circondavano il Villaggio. Tutte le forze di Suna, più le esigue truppe ausiliarie di Oto e Kumo stavano per convergere nel luogo prescelto per la battaglia. Infiltrate in queste fila vi erano anche alcuni dei suoi compagni della Tela pronti a difendere il loro capo Tahaku dagli attacchi della patria che gli aveva voltato le spalle.

    Fermo sulla sommità delle mura, il Kazekage guardava dinanzi a sé. La notte nel deserto era uno degli spettacoli naturali più belli che il mondo poteva offrire. L’incontro tra i due eserciti doveva avvenire tra poche ore seppur la tensione della battaglia era particolarmente evidente. Negli occhi dei suoi uomini il Chikamatsu poteva notare la determinazione di difendere la propria terra. I Ninja sensoriali, dotati della loro attrezzatura, tenevano costantemente d’occhio l’area circostante. Il Kazekage, però, non si sentiva abbastanza al sicuro di quella misura di sicurezza. Voleva osservare anche lui la zona per essere pronto a prendere a calci i Ninja dell’Impero.
    «Kazekage-sama.» Aveva esordito la voce dell’Architetto alle sue spalle. Intorno ai due non vi era nessuno. «Gli avvoltoi volano bassi oggi...» Aveva poi commentato quello che pareva un presagio alla battaglia. Quegli uccelli sembravano avere un vero e proprio sesto senso per quanto riguardava la morte.
    «Kazekage-dono… Stanno arrivando.» Aveva detto un giovane Ninja che portava uno di quegli strani aggeggi sulle spalle.
    Uno sguardo all’orizzonte aveva mostrato al Chikamatsu ciò di cui il suo sottoposto stava parlando. La marmaglia dell’Impero stava arrivando. La battaglia stava per cominciare.
    «Shinzo…» Aveva cominciato il Kazekage mentre intorno a lui gli Shinobi si preparavano per la battaglia.
    L’uomo dai capelli rossi noto come Shinzo Darima gli si era avvicinato in breve tempo. La giara sulle sue spalle era già saldamente allacciata. «Lui è qui?» Una richiesta semplice a cui il Manipolatore aveva risposto con un cenno del capo.
    Ebizo si voltò verso i suoi uomini, quelli che dominavano le mura di Sunagakure come tante sentinelle e quelle che coloravano la sabbia al di là della spessa parete di roccia, in attesa di affrontare il nemico se questi fosse riuscito a superare le pesanti barriere.
    «Sta per abbattersi contro di noi un esercito potente, forte come non se ne vedeva da anni su queste terre. So che molti di voi hanno paura, ma ricordate questo: queste mura hanno protetto i padri dei nostri padri e i loro padri prima di loro. Perciò oggi io vi dico: questi demoni del fuoco non passeranno!» Tacque assaporando il boato delle sue truppe, l’adrenalina che pervadeva il suo vecchio corpo. «Non passeranno!» Il Kazekage alzò al cielo un piccolo pugno chiuso. «Bagnate la sabbia del loro sangue! Difendete la vostra patria! Difendete la vostra gente!»
    L’esercito di Sunagakure proruppe in un grido fragoroso che copri qualsiasi altro suono all’interno del villaggio. Fuori, in lontananza, rintoccava in crescendo un suono di tamburi.

    Il primo macro-turno terminerà alle 23:59 del 22 Novembre 2014.



    Edited by Masterzaga - 16/11/2014, 02:32
     
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    Ormai ero a Suna da due giorni, si respirava un aria calda e molto inquietante, non vi ero mai stato nella mia vita quindi non potevo fare confronti, tra prima e dopo lo scoppio della guerra. Il villaggio era completamente deserto, le case erano tutte chiuse, finestre porte erano tutte state sprangate. Avevo controllato più e più volte i miei armamenti, per essere sicuro di non aver dimenticato niente nella tenda. Nella tendopoli all'interno del villaggio vi erano schinobi di ogni tipo, età e paese Kumo, Oto la maggior parte di Suna, inoltre mi sembro di intravedere anche qualche coprifronte di Ame. Ero finito in tenda con altri tre shinobi uno si era presentato come Hayato Kobayashi, ed era uno shinobi del posto, precisamente un sp. Jounin, un altro invece non aveva voluto presentarsi, si vedeva che non voleva essere ili si era chiuso in se stesso, invece l'ultimo era Amuro Ray genin di Oto, da quello che ci raccontò lo era diventato da poco più di quattro mesi, era fiero e inconsapevole della sua scelta, d'altronde in parte lo ero anche io, non ne avevo mai combattuta una nella mia vita ma sapevo che dovevo esserci, per il bene mio e quello del mio paese dovevo aiutare prima i Suniani dalla minaccia dell'impero. La notte antecedente a quella della comparsa dell'impero ero andato a letto presto per riposare decentemente ed essere così fresco per l'arrivo dell'impero, eravamo stati avvisati dai vari messaggeri che ci avevano informato che si stavano avvicinando e che sarebbero arrivati solo al calare delle tenebre. Il giorno dell'arrivo dell'armata nemica lo passai ciondolando in giro, ripensando alla mia vita, era l'ultimo momento che potevo dedicare a me stesso, ripensai alla mia famiglia, al mio paese ai miei amici, anche quelli che a breve sarebbero probabilmente diventati dei nemici. Mentre pensavo a quelle cose, il mio sguardo vagò sul deserto al di fuori del villaggio, sull'orizzonte dal quale sarebbe sbucata l'armata sotto controllo del pazzo Hokage.
    Spero solo che tu non sia li in mezzo, caro Keito.
    Lo speravo d'avvero che lui, e i suoi membri non si trovassero la in mezzo alle file nemiche, per me erano come una seconda famiglia, li conoscevo da poco, ma mi avevano trattato come uno di loro.
    Finalmente al tramonto fummo convocati, e ci riunimmo tutti all'interno dalle mura, chi sui tetti chi sulle mura stesse, come ultima difesa prima della fine. Il Kazekage era li sulle mura nella parte più alta, sapevamo che avrebbe detto qualcosa per incitarci. Dopo aver osservato le truppe parlò, lo fissai non perdendo una singola parola di quello che disse.
    Sta per abbattersi contro di noi un esercito potente, forte come non se ne vedeva da anni su queste terre. So che molti di voi hanno paura, ma ricordate questo: queste mura hanno protetto i padri dei nostri padri e i loro padri prima di loro. Perciò oggi io vi dico: questi demoni del fuoco non passeranno!
    La truppa urlo e io mi ritrovai a urlare trascinato da una foga che non avrei immaginato di poter avere in quel momento, ero teso ma allo stesso tempo gasato.
    Non passeranno!
    Il Kazekage alzò al cielo un piccolo pugno chiuso.
    Li fermeremo!!!
    Bagnate la sabbia del loro sangue! Difendete la vostra patria! Difendete la vostra gente!
    L'impero verrà abbattuto.
    Trascinato da quell'uomo, da quelle parole mi ero ritrovato a urlare quelle parole mentre estraevo la mia katana dal fodero per innalzare la lama al cielo.

    Chakra residuo: 115
    Stato mentale: Ottimo, Teso, gasato per il discorso del Kage.
    Stato fisico: Ottimo.

    Borsa:
    Shuriken ad Astro: 20
    Cartabomba: 5
    Bomba Carta: 2
    Palla di Luce: 2
    Radiolina
    Binocolo

    Gilet Kumo:
    Shuriken: 20


    Fodero:
    Katana (in pugno)

    Abbigliamento
    Occhiali Scuri (in tasca)


    Edited by Altahir - 16/11/2014, 08:20
     
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    Narrato - Parlato - Parlato altrui - Kunico

    Il paese del Fuoco o meglio l'impero del fuoco, non mi sarei mai aspettato un cambiamento cosi drastico da parte di uno dei paesi che professava dal mattino alla sera la famosa pace, che ora ha disintegrato con una facilità immensa. Il nuovo Hokage deve essere un tipo veramente niente male per decidere di compiere un simile passo, potrei perfino ammirarlo. Ma basta parlare di queste cose, questi pensieri quasi filosofici sono del tutto fuori luogo al momento, dopotutto stavo per sgozzare qualche gola, armato fino ai denti. In groppa al mio falco con una faccina del tutto rassicurante mi accingevo verso la meta stabilità dal foglio ricevuto da Kunico o meglio dal sigillo impresso in esso. Già dimenticavo non vi ho mai letto cosa vi era scritto giusto? Be nonché non volevo ma tra il fuggire da una prigione di samurai, tornare a convincere la Fenice per una seconda chance e la guerra alle porte mi era totalmente passato di mente. Dunque mi farò perdonare adesso sebbene alquanto in ritardo per farlo...

    CITAZIONE
    Questo messaggio e destinato al ninja Dom Tsukimura o meglio Oda come ultimamente preferisce farsi chiamare a detta della mediatrice Kunico. Noi l'impero del Fuoco la invitiamo a far parte dei nostro glorioso esercito, il suo passato è abbastanza noto come quello di altri ninja traditori come lei da aver destato il nostro interesse. Quindi nel qual caso accetterà questa grande opportunità e immenso onore, abbiamo posto un sigillo su questo messaggio il quale si attiverà quando si troverà a queste coordinate e nella suddetta data che la guiderà verso il punto di incontro. Una volta raggiunto mostri questo messaggio, che darà prova della sua identità, sarà il suo "biglietto di ingresso". Non credo ci sia bisogno di dirle che se rifiuterà verrà automaticamente etichettato come nemico dell'Impero, detto questo speriamo di vederla presto tra le nostre fila.

    Infatti le lettere del messaggio iniziarono ad assumere una tonalità rosso fuoco fino a prendere vita, cambiando forma fino a diventare un sigillo con dentro una freccia di inchiostro che indicava la direzione da seguire. A quanto sembrava avevano già pensato a tutto, sebbene l'ultima parte in cui mi minacciavano, in maniera cordiale a mio dire, stuzzicava lo spirito ribelle dentro di me a fare il contrario, che dire sono proprio un cattivo ragazzo. Comunque continuando a seguire il sigillo ecco che scorsi lungo l'orizzonte una città portuale nel cui porto vi erano attraccati un'enorme flotta, tutte le navi che la componevano portavano il vessillo dell'impero. Prima di proseguire, atterrai in un piccolo bosco nei presi del posto, cosi da proseguire a piedi facendo scomparire il volatile in una coltre di fumo. Il sigillo mi portò a entrare nella città,li sebbene i drastici cambiamenti subiti recentemente dal Hokage, gli abitanti sembravano non preoccuparsene, l'atmosfera che si percepiva non era quella di un'imminente guerra. Per la gente del posto nulla era cambiato, se non chi amministrava le loro vite, che dire mai sorpreso come ora della stupidità della gente, ma va bene cosi, se non esistesse gente simile non ci sarebbero guerre, il che mi renderebbe alquanto triste. Continuando per la mia strada raggiunsi il porto ritrovandomi davanti a una delle navi dell'impero attraccate al molo, il sigillo puntava dritto a essa quindi capì che dovevo salirvi. Ovviamente non appena ci provai mi ritrovai con due ninja a ostruirmi il passaggio, armati di katane guardandomi con occhi minacciosi.
    Dove pensi di andare, questa è una nave dell'impero non lo vedi? Cosa vuoi?
    La tentazione di strappare qualche organo era parecchio forte, purtroppo dovevo fare la parte del bravo ragazzo.
    Be ecco questo dipende da voi, mi è stato detto di consegnare questo messaggio.
    Con la voce più pacata del mondo e con un sorrisetto innocente (o quasi), mostrai quel che doveva fungere da "biglietto di ingresso". Uno dei due ninja prese il foglio e dopo aver visto il sigillo decise di mostrarlo a uno dei superiori. Una quindicina di minuti dopo il ninja tornò insieme ad un'altro uomo che fece cenno di farmi passare. Salito finalmente sulla nave trovai ad aspettarmi niente poco di meno che lei...
    Finalmente sei arrivato Oda.
    Quasi mi mancava quella voce, quelle curve, quel corpo che traspirava eroicità da tutti i pori.
    Kunico, quasi sospettavo che rivederti prima della guerra.
    Stavi per dire "speravo"dopotutto donne come lei non se ne beccano molte in giro, quasi quasi me la sposo...ho detto "quasi".
    Be deduco che tu sia contento di vedermi a giudicare da quella tua bella espressione in volto. Comunque sono qui solo per confermare la tua identità, la mia parte in questa faccenda finisce qui con te.
    Mentre parlava girava attorno a me, quasi come un serpente che osserva la sua preda, fino al punto da avvicinarsi sussurrandomi all'orecchio.
    Anche se mi sarebbe tanto piaciuto passare un'altro po di tempo con te ma purtroppo il dovere chiama, bye bye.
    Per poi lasciare la nave mentre l'uomo che mi aveva permesso di entrare mi diede le mie prime istruzione.
    Dunque tu saresti il mukenin che l'Impero ha assoldato eh? Non mi sembri tutto questo granché, anche se alla fine sarà il campo di battaglia a dimostrare quanto vali. Indossa questo coprifronte non vuoi di certo venire infilzato da una delle nostre lame per sbaglio.
    Il coprifronte che mi diedero era diverso da quello che conoscevo, li dove prima vi era raffigurata una foglia ora c'era il simbolo del fuoco.
    Ora vai ad aiutare gli altri nel finire i preparativi per la partenza.
    Con questo primo ordine mi ritrovai a spostare viveri e ad affilare le armi, svolgendo alle volte anche compiti che da mozzo, cosa che mi faceva arrabbiare e non poco. Tuttavia non mi aspettavo di meno, dopotutto ero pur sempre uno straniero per loro quindi prima di poter sperare di ricavare qualche informazione utile per la Fenice, dovevo prima guadagnarmi la loro fiducia. Per tale scopo il campo di battaglia era il momento perfetto, di certo a di li a breve avrei avuto occasione di mostrare il mio valore all'Impero. Conclusi i preparativi salpammo alla volta del paese del vento, anche se durante il viaggio ci fu ordinato di rimanere sotto coperta fino a nuovo ordine. Tutti che tentavano di rilassarsi tra chiacchiere e risate, mentre alcuni mi osservavano con occhi colmi di diffidenza. Cosa che non mi sorprendeva per niente dopotutto ero un mukenin, uno straniero e tanto bastava per guadagnarmi il loro disprezzo. Ma la cosa non mi toccava più di tanto, dopotutto facevano bene a diffidare di me, io non ero dalla loro parte a dispetto delle apparenze. Passai i successi due giorni riposandomi e a preparare il mio equipaggiamento, ponendo sotto le vesti del braccio destro il lancia spiedi con gli aghi intrisi di veleno. Pulendo e indossando gli occhiali scuri per evitare di venir accecato, legando il fascia cosce alla gamba destra dotandola di un paio di fiale contenenti del veleno. Infine controllai il resto delle armi a finché non mancasse nulla, non volevo certo ritrovarmi con il culo per terra per una banale distrazione. Trovai quindi in un modo o nell'altro il modo di passare il tempo, quando finalmente l'ordine giunse. Quando sali sul ponte insieme agli altri ninja mi ritrovai circondato da una folte coltre di nebbia, nonché mi preoccupava dopotutto ero un ex-ninja di Kirigakure quindi sapevo come muovermi in circostanze simili. In seguito ci fu ordinato di scendere dalla nave proseguendo i pochi metri che distavano dalle coste del paese del vento a piedi. Cosi impugnando i miei tirapugni con il resto dell'equipaggiamento pronto all'uso, mi accingevo verso la terra promessa al sangue e alla morte. Finalmente, ancora poco e il divertimento avrebbe avuto inizio, la guerra stava finalmente per iniziare.

    Chakra:150

    Borsa:
    Accessori

    Fili Metallici:20 M
    Occhio Cibernetico
    Cimice:3
    Binocolo

    Armi
    Cerbottana:5
    Bombe Fumogene:3
    Cartabomba fasulle:3

    Gilet Kiri
    Radiolina
    Palla gelo:3

    Tasca supplementare
    Palla di luce


    Fascia da coscia gamba dx:
    Dose veleno debole:2

    Rotolo minore
    Ammasso di cartebomba


    Braccio destro sotto vesti
    Lanciaspiedi Avvelenati

    Mani dx-sx
    Guanti chiodati

    Volto
    Occhiali scuri

    Corpo
    Fasciature di bende da sei metri su polsi e caviglie


    Edited by eleg - 15/11/2014, 22:44
     
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  4. simok
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    Narrato "Pensato" <Parlato> <Parlato Altri>


    2uo1kyv
    Passi. Centinaia di Passi. Migliaia di Passi. Migliaia di voci che gridavano e schiamazzavano per sopperire alla necessità di esternare tutte quelle pulsazioni che il cuore premeva contro un petto stretto dall'ansia, e per i più giovani dalla paura. Ordini di capitani, grida di incoraggiamento, semplice baccano di guerrieri che tra poche ore avrebbero potuto dover spirare il loro ultimo respiro. Ma lui non ce la faceva. Era da quella mattina che non aveva più fiato in gola, non più un residuo di quell'energia che gli aveva consentito di allontanarsi dalla sua famiglia. Ora la verità piombava lenta ed inesorabile davanti ad i suoi occhi, e quell'orgoglio che aveva provato allontanando i suoi genitori dagli ANBU che erano venuto a prenderlo, ora sembrava solo stupidità per chi si stava rendendo conto che un Genin aveva speranze di sopravvivere quanto una mosca in un tornado. Non riusciva a gridare la propria rabbia, il proprio terrore, quella frustrazione che non era sua eppure lo consumava irrimediabilmente. Quella folle paura della morte che non aveva mai provato. Ma era pur vero che prima d'ora non si era mai trovato immischiato in faccende come Guerre, dove il singolo individuo conta così poco. Forse era per questo che ora sentiva il peso della sua debolezza pesargli come un macigno sulle piccole spalle coperte dalla giacca bianca. Quel coprifronte che non aveva mai sentito così estraneo a lui, quel coprifronte per cui a breve sarebbe quasi certamente morto. Cercava di farsi coraggio, eppure per ogni briciola di coraggio che acquistava, ogni passo ne perdeva due macigni. Il suo cuore, la sua anima, tutto il suo corpo sognavano di tornare a quando aveva deciso di partire per poter fare una scelta migliore, ma sarebbe stato impossibile.
    Sarebbe bastato anche tornare a quei pochi giorni prima, quando il plotone a cui apparteneva aveva caricato le proprie scorte, e quel esiguo equipaggiamento concessogli, sulla nave con cui poco dopo erano salpati in compagnia di altri ninja. I molti Chuunin e superiori incontrati, non facevano che ironizzare su di loro se crudeli, provarvi pena se gentili. Ma era comunque diverso. Allora continuavano a farsi coraggio tra di loro, promesse di rivedersi venivano strette di sangue col passare dei giorni, i giorni. A pensarci non sapeva quanti giorni fossero passati da quando quella flotta estesa sino a perdita d'occhio era salpata. Aveva avvertito anche di sfuggita l'eterno inseguimento del sole con la luna, della luce con le tenebre, ma non sapeva dire quante volte il tramonto fosse calato su quella fitta coltre di dolore aleggiante. Era così immerso nei suoi pensieri da non essere riuscito neppure a contare quanti giorni li avessero separati dalla guerra. Ma erano passati in fretta. Le ultime ore erano trascorse in preda all'agitazione, da quando aveva pensato che anche i suoi genitori e suo fratello erano su una di quelle navi. Aveva riflettuto e deciso di scappare a cercarli non appena sbarcato, non importava a quale punizione sarebbe andato incontro. Sentiva che con loro sarebbe sopravvissuto, che tutti loro non avrebbero mai permesso che fosse schiacciato da quella Guerra che i molti sentivano non appartenevi. Ma lui avrebbe potuto sopravvivere senza di loro? Il capitano si rivolse a loro Genin. <Ragazzi so che avete paura. Per nessuno è facile affrontare una Guerra, non oso immaginare per voi in tenera età...ma voglio avvertirvi di non scappare per cercare i vostri genitori o amici...non solo in Battaglia potreste essergli di intralcio, essendoci divisi secondo una curata strategia, ma ci è stato chiaramente esplicitato che chiunque possa disturbare l'equilibrio dell'armata...vada...eliminato>. E con quello i dubbi erano spariti per tutti, di certo morire prima di entrare in battaglia sarebbe stato stupido e alquanto umiliante. Ma in fondo morire per morire quale sarebbe stata la differenza? Poi erano sbarcati. Su quel suolo sabbioso che l'Uchiha mai aveva avuto l'onore di visitare, né volente né dolente. E lì si erano riunite con compagnie affiliate alla loro, dove un gentil fato volle concedere un barlume di serenità, per quanto esigua fosse, al biondo ragazzo. <Kirito!> aveva quasi urlato. Il suo consanguineo si era voltato sorpreso quanto del resto anche lui era, e con un gran sorriso gli era venuto in contro. <Keito!> ma in fretta il suo viso era diventato un cupo trasparire di tristezza e diniego <..quindi anche tu sei stato costretto a venire qua giusto?> il biondo annuì. <Maledetto Impero!> disse così che solo loro due potessero sentire <Questa guerra...non ha senso...>. Poi la compagnia fu richiamata all'ordine. Nell'arco di pochi minuti quel gigantesco esercito si mosse in direzione di Sunagakure no Sato. Keito non osava abbandonare la sua postazione di fianco all'amico e parente, ma continuava a guardarsi intorno in cerca di vecchie conoscenze. Sul lato opposto a dove si trovava Kirito, sulla sua destra Daro continuava a fremere di paura, ma sembrava anche fremere di rabbia. Voltò ancora la testa e lo vide. Quel ninja dagli scuri capelli e quegli occhi così...diversi. Quello sguardo terribile. Volse lo sguardo avanti, dove a breve avrebbero raggiunto Suna. Quel chiasso infernale, boati, ruggiti quasi animaleschi, quell'assordante rombo di tamburo che caricava le vene di quella cosa che non era chakra ma che allo stesso modo avrebbe dato energia a tutti, tutto ciò annunziò la battaglia. Erano lì, vedevano le mura di Suna con il suo esercito. Qualcuno gridò qualcosa su Kumo e Oto. "Murasaki...Kougami...vi prego sopravvivete!"
    . Di fianco a lui Kirito era in fibrillazione quanto lui, il suo disprezzo per quello che si apprestava a compiere era visibile dall'espressione del suo volto. Keito estrasse un kunai. <Rimani vicino a me, e vedrai che torneremo sani e salvi a Konoha!> disse Kirito, sguardo su ciò che li attendeva.

    Stato

    Chakra

    Fisico

    Mentale

    70

    Ottimo

    Stressato, Adrenalinico per la Paura

    Borsa

    Armi da Lancio

    Accessori

    Kunai(x10)

    Binocolo

    Shuriken (x20)

    Filo Metallico (x30m)

    Carta Bomba(x5)

    Filo Metallico (x30m

    / /

    N/A

    Indossato

    Slot

    Oggetto

    Descrizione

    Arma Impugnata

    -

    -

    Tasca Supplementare

    / /

    Coscia destra

    Altro

    Parabraccia

    Completamente neri, in ottimo stato

    Altro

    Coprifronte

    Legato in fronte


    Note
     
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  5. JohnnyN
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    Legenda:
    Narrato.
    Pensato.
    «Parlato.»
    «Parlato altrui.»


    "Makoto no Uchi, Centro di Kumo, Kumo - Pomeriggio - Partenza"
    Il cielo era plumbeo, le nuvole erano cupe, grigie, pronte ad esplodere. La situazione mondiale si sarebbe decisa a giorni e il cielo aspettava di rilasciare le proprie lacrime al momento giusto. L'aria non aveva quel sapore dolciastro e pungente tipico dei momenti antecedenti alla discesa dell'acqua dal cielo. Non era il luogo giusto, non era il tempo giusto. Le sorti del mondo si sarebbero decise nel Paese del Vento, alle porte di Suna. Makoto era stato informato totalmente sulla situazione attuale e aveva scoperto che l'Impero del Fuoco avrebbe marciato sul Villaggio della Sabbia per annientarlo. Ja-kun ("Benda-kun"; nomignolo affibbiatogli da uno Jounin abbastanza spiritoso al primo briefing) stava facendo esercizi fisici nel suo appartamento in attesa della chiamata ufficiale alle armi. Una delegazione sarebbe partita per arrivare a Suna prima dello scoppio della battaglia. Non si poteva certo dire che Makoto era in ansia per ciò che stava per accadere, anzi. Tutta questa situazione lo eccitava a tal punto che la notte non riusciva a dormire. L'adrenalina era a mille e sapeva che la sua vita sarebbe cambiata per sempre dopo un esperienza del genere. Avrebbe avuto l'occasione di confrontare la sua lama con altre armi, altre persone. Avrebbe potuto tagliare teste senza che nessuno potesse fermarlo o dirgli niente. Avesse trovato ragazzini, padri di famiglia, vecchi shinobi, non avrebbe fatto alcuna differenza. Avrebbe cercato di uccidere in qualsiasi caso. Poteva lasciare libero il cane rabbioso che aveva dentro, la sua furia omicida poteva spaziare sul campo di battaglia e fare tutto ciò che voleva. O quasi.
    All'improvviso un uccello interruppe il suo flusso di pensieri e il suo allenamento. Si alzò da terra e andò alla finestra della cucina dove vi era il piccolo volatile, poggiato sul davanzale, che attendeva paziente che il piccolo rotolo sulla sua zampa venisse preso da Makoto. Lo estrasse. Andò al tavolo lì vicino e lo aprì. Vi erano dei simboli, il messaggio era sigillato e doveva essere sbloccato con un fūinjutsu (imparato per l'occorrenza dai jounin a capo della spedizione). Makoto fece alcuni sigilli e poi impresse il proprio chakra sul rotolo dalla mano destra. Il messaggio uscì chiaro.
    Messaggio inviato a tutte le truppe di Kumo, questo in particolare al genin Makoto Shishio. È stato convocato con la presente lettera per il giorno X (domani), alle ore otto, per adempiere alla volontaria partecipazione alla guerra imminente contro l'Impero del Fuoco. Se non si presenterà verrà considerato traditore del Villaggio, verrà ricercato e condannato a morte. Si faccia valere in guerra, per Sunagakure, per Kumogakure, per il mondo intero. Segretaria del Raikage.
    Makoto la rilesse una seconda volta per non sbagliarsi. Domani sarebbe partito per il Paese del Vento. Mandò via l'uccellino, chiuse la finestra. Rimase a guardare il cielo plumbeo per qualche secondo, mentre lasciava rilassare il proprio corpo e mandare via l'eccitazione in eccesso. Poggiò il rotolo sul tavolo e tornò al proprio allenamento. L'indomani sarebbe arrivato presto. Molto presto.

    "Campo Provvisorio, Periferia di Suna, Suna - Sera - Qualche Giorno Dopo"
    Makoto era a Suna ormai da un giorno, insieme a tutte le altre truppe volontarie di Kumo e di Oto. Il viaggio era stato difficile, soprattutto per le condizioni climatiche. Un'incredibile pioggia si era abbattuta nel Paese del Fulmine e il caldo asfissiante aveva lasciato impreparati molto degli shinobi di Kumo che non avevano ancora avuto esperienze dirette con quel Paese immerso nella sabbia. Tutte le truppe erano state lasciate libere nei giorni antecedenti l'arrivo delle truppe dell'Impero e di Kirigakure. Makoto si trovava nella sua tenda (divisa con altri cinque shinobi) e meditava. L'esaltazione per la guerra imminente c'era ancora ma ora una nuova sensazione stava prendendo sempre più possesso del suo corpo. Cos'era? Ansia? All'improvviso entrò un volto conosciuto, la ragazza dalla lunga treccia bionda che era seduta al suo fianco alla convocazione ufficiale poco più di una settimana prima. Era abbastanza alta, snella e il volto angelico. Come lui, era una genin.
    «Uh, scusami. Ho sbagliato ancora tenda...» - disse velocemente e visibilmente imbarazzata, poi si fermò. Gli occhi di Makoto incontrarono i suoi, erano di un azzurro cristallino ma erano molto caldi.
    «Ma tu sei... Makoto, giusto?»
    «Non ho fatto ancora nulla e sono già famoso?» - sorrise, sotto il coprinaso.
    «Certo che no. Ero seduta di fianco a te alla convocazione con Otonashi-sensei. Forse non ti ricor...»
    «Mi ricordo. Anche tu hai scelto di venire qui? Perché?»
    «Perché penso che tutto quello che stia succedendo sia sbagliato e nel mio piccolo voglio provare a dare una mano, a fare qualcosa.» - sembrava molto determinata e il suo volto, oltre le sue parole, mostrava tutto ciò.
    «Tu invece? Perché firmasti subito? Cos'è che ti spinge su questo campo di battaglia.»
    «Non vuoi saperlo. Credimi.» - gli occhi di Makoto si caricarono d'odio. Il sangue. Era quella l'unica cosa che voleva.
    «Qualsiasi sia la causa, spero tu non muoia. Come spero che anche io non muoia, ovviamente.» - arrossì.
    Questa tizia è un po' svalvolata.
    «Sicura di riuscire a saperti muovere sul campo di battaglia se non riesci neanche a ritrovare la tua tenda?» - rise.
    «Ehm.. non preoccuparti per me. Quando impugno la mia wakizashi, sento come se nulla mi potesse fermare.» - sorrise - «Spero solo di non trovarmi contro gente che conosco.»
    È vero, ci saranno anche Goh, Kirito e Light nell'esercito dell'Impero?
    «Beh, ora devo andare. Ci vediamo.»
    «Ciao. Ehi, non mi hai detto il tuo nome?»
    «Sono Suzuka, Suzuka Nii.» - sorrise.
    Vide uscire la ragazza e stranamente Makoto si sentiva tranquillo. Non eccitato, non ansioso. Semplicemente tranquillo.

    "Fila dell'Esercito di Suna, Porte di Suna, Suna - Notte - Preludio"
    Era tutto pronto. L'esercito di Sunagakure era fermo, immobile, aspettando un ordine, un cenno. Il Kazekage aveva raggiunto la sommità delle mura e stava guardando l'orizzonte dando le spalle al suo esercito. Makoto si trovava all'interno del Villaggio, insieme agli altri volontari di Kumo. Al suo fianco aveva Suzuka Nii e poco più avanti c'era anche Otonashi-sensei. La tensione era nell'aria e tutti avevano un groppo in gola. Anche Makoto. Non aveva previsto tanta ansia il giorno della battaglia, non si aspettava di essere così teso. Tremava. Respirò profondamente e Suzuka se ne accorse. Con la sua mano sinistra prese la destra di Makoto che trasalì improvvisamente. Si girò verso di lei e lei ricambiò con lo sguardo ed un sorriso leggermente tirato. Makoto lasciò frettolosamente la sua mano e si caricò stringendo fortemente i denti. Pochi minuti dopo, il Kazekage fece il suo discorso. Tutto quello che doveva succedere stava per succedere. Alla fine del discorso ci fu un urlo di tutto l'esercito, uno di quegli urli liberatori. La tensione, sebbene fosse ancora alta, scomparve improvvisamente, lasciando il posto ad una carica emotiva non indifferente. Erano queste le abilità di un leader. L'esercito di Suna sembrava rinvigorito. All'interno di Makoto l'ansia scomparve, ritornò l'eccitazione. Improvvisamente il suo cane rabbioso aveva ripreso a ringhiare. E adesso, aspettava soltanto di mordere e uccidere. La sete di sangue era ritornata prepotentemente.

    Stato ~ Makoto Shishio ~ Genin ~ Kumo

    ¬ Chakra¬ Stato Fisico¬ Stato Mentale
    70OttimaleAnsioso/Eccitato
    Equipaggiamento
    ¬ Slot ¬ Oggetto¬ Posizione
    FoderoKatanaCintura ~ Fianco Sinistro
    Meccanismo del Kunai NastostoKunaiAvambraccio Sinistro
    Bende-Polsi e Caviglie
    Guanti-Mani
    Coprinaso in Bende-Viso
    Borsa
    ¬ Armi ¬ Accessori
    Kunai [10/10]Radiolina
    Shuriken [20/20]Pillole del Soldato [3/3]
    Cartabomba [5/5]Binocolo
    --
    Note
    Coprifronte legato al braccio destro
    Katana ~ Rinfoderata
    Meccanismo del Kunai Nascosto ~ Nascosto

    JohnnyN - ©



    Edited by JohnnyN - 16/11/2014, 18:28
     
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    Un' esplosione assordante sul lato sinistro del combattimento, assieme ad una violenta fiammata di venti metri si era eretta improvvisamente sul campo. Urla di dolore, violenti rumori, fulmini, fiamme e maremoti. Non era una battaglia quella ...Questa sembra più l'apocalisse. Disse tra se e se Kougami estraendo un kunai dal petto di un cadavere. Un ninja di Konoha era stata la vittima. Il genin di Oto si rialzò stringendo l'arma in mano, e sputò a terra. La saliva era tinta di rosso, era ferito. Aveva tre shuriken conficcati nella pancia e un kunai nella spalla. Del sangue gli sgorgava dal lato destro della bocca. Kougami sta attento non distrarti! Urlò il Senju, suo amico e traditore della sua patria, mentre poggiando le mani a terra evocava dal sottosuolo radici che andarono a fiondarsi addosso all'esercito nemico che continuava ad avanzare. Kouga cominciò a correre verso di lui quando all'improvviso voltando la testa a sinistra si ritrovò un piede sulla faccia. Il colpo lo spedì lontano dieci metri. Non riusciva a respirare bene col naso, il setto nasale era ormai andato. "Cazzo!" pensava mentre tentava di rialzarsi e alzava la testa per cercare il bastardo che lo aveva colpito. Un lungo giubbotto nero che arrivava fino alle tibie, più un cappuccio che oscurava il volto del nemico. Le maniche scendevano larghe e alle mani portava dei guantini anch'essi neri. Ma chi è questo? si domandò, all'improvviso Kozato, notando l'amico a terra, si fiondò contro di lui cercando di colpirlo con un calcio al viso sul lato. L'uomo allargò e piegò lievemente le gambe per poi alzare il braccio ad angolo retto e intercettare il colpo. Consecutivamente alla parata, Kozato pose un sigillo e dal suo corpo uscirono dei rami che colpirono in pieno petto l'incappucciato spingendolo all'indietro di pochi metri. Il Kyoya si rialzò, soffiò il naso cacciando solo sangue, poi corse verso l'amico. Chi è questo tizio in nero? domandò Kougami anch'egli pronto ad affrontarlo. Non lo so ma dobbiamo liberarcene! tutti e tre si misero in posizione. L'iniziativa la prese l'avversario che cominciò a comporre sigilli, lo stesso fece Kozato mentre Kougami cominciò a correre prendendo una carta-bomba e attaccandola al Kunai che reggeva. Dalla fossa nera in cui doveva esserci il viso, prese vita una palla di fuoco che fu contrastata dalla serpe d'acqua del Senju. Il genin di Oto si lanciò nel vapore acqueo creatosi per colpire con un rapido pugno il volto del nemico. Colpì il viso ma non riuscì a far cadere il cappuccio per svelare chi fosse quell'entità. Allora consecutivamente al primo attacco tirò un violento calcio circolare alle costole spedendolo quattro metri più in là, e infine scagliando l'arma esplosiva che non appena si conficcò nell'impermeabile nero, esplose al comando del suo padrone. Kozato si avvicinò Ce l'abbiamo fatta bel lavoro... disse stendendo la mano aperta col palmo verso l'alto. Si... rispose l'altro dando il cinque. Non ci volle più di un attimo che Kougami vide il suo amico, giusto di fianco a lui, colpito dall'essere che doveva essere ormai carne da macello. Cazz...!!! Il ragazzo dai capelli arancioni fu scagliato dieci metri più in la privo di sensi. Kouga fu afferrato al collo e sollevato da terra. Chi cazzo sei??? cercò di urlare mentre la presa si faceva più forte. Un' immane ombra di un uccello gigantesco li coprì per pochi secondi. Indovina esclamò mentre la sua mano trapassò da parte a parte lo stomaco del ragazzo.....

    ------

    Merda!! urlò il giovane di Otogakure svegliandosi di botto. Era sudato, e spaventato. Non era solito fare incubi ciò lo aveva spaesato. Girò la testa, tutti intorno a lui dormivano. Il giorno seguente lui e la sua comitiva sarebbero giunti a Suna per dargli man forte contro l'Impero. "Che razza di incubo...." pensò tra se e se. Incubo... sei sicuro? disse una seconda voce dentro di se. I suoi occhi si spalancarono, era da tempo, troppo tempo che non sentiva quella voce. Tu...Ad un tratto, tutto intorno a lui divenne bianco e luminoso e d'istinto chiuse gli occhi. Li riaprì e si ritrovò per la terza volta nel Mondo Bianco, quello che doveva essere il suo subconscio. E' da un pò che non ci si vede umano... lo salutò la bestia con le cinque code. Gobi... ricambiò il ragazzo. Come mai dopo tutto questo tempo e proprio in un momento del genere? Sentivi la mia mancanza? Domandò. Sappi che per tutto questo tempo, missioni addestramenti ed esami, ti ho osservato.... ed è certo che tu sia un debole. Il caval-delfino scosse la testa a destra e sinistra, per poi alzarsi e sgranchire le gambe. Il rumore metallico delle catene che lo tenevano bloccato fendette l'aria. Bene, mi hai chiamato dopo tutto questo tempo solo per dirmi questo? A quella domanda retorica la bestia diede un ruggito. Ahahahahah idiota, ho solo una strana sensazione riguardo questa guerra, sento delle vecchie ferite che riportai anni e anni fa, pulsare e cercare vendetta. Tu devi solo farmi il favore di non crepare li in mezzo. Kougami sorrise Non credere che ti libererai di me tanto facilmente. Il ragazzo si girò di spalle e il bestione si accucciò. Nuovamente tutto si illuminò, e quando il Jinchuuriki aprì gli occhi si ritrovò nuovamente disteso sulla sua branda. "Quel bastardo..." osservò mentre tornava a dormire.
    Il giorno dopo, al mattino, il gruppo era in marcia, e raggiunse velocemente la città di Sunagakure. Sul tardi le sentinelle avvertirono che il nemico si stava avvicinando e l'esercito fu condotto all'esterno delle imponenti mura del Villaggio della Sabbia. Pronto Kouga? domandò Kozato. Il ragazzo non rispose la sua concentrazione era puntata al rumore dei tamburi che sentiva in lontananza. Il ragazzo si spostò in prima fila per osservare la marcia dell'esercito nemico. "Arriva"

    Chakra:75
    Status mentale:Concentrato
    Condizioni Fisiche:Ottime
    Equipaggiamento:Radiolina(Indossata)-Specchio(in borsa)-Accendino(in borsa)-Binocolo(in borsa)-Kunai(8)-Shuriken(17)-Carte-Bomba(3)-Bomba-Carta(2)
     
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    Pirata all'avventura

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    Era la mattina della partenza. Il mio cuore gonfio di rabbia e di ansia, come potevo esimermi dal combattere per una guerra, ancora non avevo notizia di quello che dovevo andare a fare ed ancor meno su chi avrei incontrato. Uscì di casa e mi avviai verso il posto prefissato. Il luogo era un porto con ancorate navi a non finire questo avrebbe voluto dire che l'impero si era prefissato di vincere ed avrebbe messo tutte le risorse in suo possesso per assicurarsi la vittoria. Inoltre si erano create due immense cose piene di ninja di ogni tipo. Vidi anche persona dall'aspetto singolare che non avevo mai visto con coprifronte rigati, ancora non conoscevo il loro significato ma per qualche strana ragione sentivo che alla fine di questa guerra ne avrei avuto la conoscenza. Mi misi in fila in attesa di essere anche io convocato ed assegnato. Il posto dietro di me venne occupato subito da un signore ben più anziano non capivo cosa aveva di strano ma notavo nei suoi occhi la stessa crudeltà di Makoto la prima volta che l'avevo incontrato. Una figura spaventosa intenta solo a sbudellare ed a gioire in ciò. Mi faceva accapponare la pelle e subito mi salì il pensiero che anche chi avevo conosciuto fin ora potesse essere sul campo di battaglia. Prima di tutti pensai a Kougami il primo amico e compagno di missione, avrei veramente potuto affrontarlo, sarei riuscito a toglierli la vita per far primeggiare Konoha o come si voleva fare chiamare ora "l'impero". Questa domanda mi lasciò un'ansia non indifferente. Per non pensare a Keito un ragazzo ben più giovane di me, forse costretto pure lui ad arruolarsi al fine di aumentare le chance di vittoria per questa insulta guerra. Infine c'era Makoto avrei voluto dire che mi sarebbe dispiaciuto vederlo morto, ma la verità e che per quanto possa essersi comportato in maniera seria e professionale durante la missione intrapresa con lui non mi potrò mai scordare il suo benvenuto a suon di lama. Nel frattempo la fila continuava a scorrere e sentivo che l'uomo dietro di me aveva trovato un suo conoscente dietro di lui e discutevano. "Sai non vedo l'ora di scendere in battaglia", disse l'uno all'altro, "Perché?" rispose l'amico. "Per poter uccidere quei bastardi a Suna" e scoppiarono entrambi in una risata. "Che persone orribili", pensai, "senza il minimo segno di educazione o gentilezza". La fila scorreva sempre di più e infine fu il mio turno di presenza. Davanti a me un uomo con gli occhiali piccoli e neri tondi impugnava con la mano destra un penna lunga bianca sporca d'inchiostro solo sulla punta, dai lunghi capelli neri raccolti in un nodo a formare una coda, con un gilet di konoha addosso. Scortato ad ambo i lati da ninja della foglia, lo si riconosceva dal simbolo sul coprifronte. "Nome?", disse quello senza degnarmi manco di guardami negli occhi. "Kirito Uchiha". Quello scrisse qualcosa sul foglio di carta davanti a se e mi disse, "Prego si diriga al molo cinque. Avanti un altro!" Così mi scansai per far registrare anche il vecchio pazzo dietro di me ed udì che era stato assegnato al molo sette. "Per fortuna non è con me", pensai. Mi presentai dall'ufficiale in comando per salire a bordo. Notai che accanto a lui vi era anche un ufficiale di Kiri ma non capivo che ci facesse, magari era un modo per controllare gli alleati in maniera più rigida, una risposta che per adesso non potevo dare. Salì a bordo e sistemai le mie cose sulla branda. Durante il viaggio si alzo la nebbia, cosa che mi incuriosiva alquanto non capivo come mai un nel paese del vento ci fosse tanta nebbia e sentì da un ragazzo vicino a me che parlava all'amico, "Questa nebbia è opera dei ninja di Kiri per ordine del Hogake", disse lui cercando di non farsi sentire, "Pare che non ci saremmo potuti avvicinare senza questa nebbia che ci protegge da eventuali attacchi.". "Un jutsu basato sulla nebbia, interessante", pensai. Non sapevo né come funzionasse ne cosa stesse accadendo. Mi sentivo fortunato di essere alleata con Kiri. Un jutsu che cambia il tempo può rivelarsi utile in molte situazioni. Arrivammo finalmente e il comando ci aveva dato l'ordine di salire in coperta e subito ci scaricarono in mezzo all'acqua; poco male sapevamo tutti usare il controllo del chakra e stare sul pelo dell'acqua. In quella posizione a capo vi era il comandante che come un generale militare sembrava avesse l'intenzione di motivare le sue truppe "Ragazzi so che avete paura. Per nessuno è facile affrontare una Guerra, non oso immaginare per voi in tenera età...ma voglio avvertirvi di non scappare per cercare i vostri genitori o amici...non solo in Battaglia potreste essergli di intralcio, essendoci divisi secondo una curata strategia, ma ci è stato chiaramente esplicitato che chiunque possa disturbare l'equilibrio dell'armata...vada...eliminato". "Ogni volta sempre così, o combatti senza pietà o muori senza pietà", pensai, "bel modo di trattare il popolo.". Mi cominciai togliere da quella calca di persone e mettere in fondo quando una voce familiare mi rimbombava nella testa. "Kirito!", un suono di voce così familiare da farmi ricordare i bei momenti di pace e serenità, mi girai e vidi Keito, per la prima volta da quando arrivai al porto sorrisi e andai verso di lui, "Keito!". Mi avvicinai ma cominciai a riconcentrarmi sul presente e sul motivo per cui ero qui e che quindi anche lui era qui, "..quindi anche tu sei stato costretto a venire qua giusto?", lui annui spostando la testa leggermente dall'alto verso il basso. La rabbia dentro me cresceva sempre di più non riuscivo a tollerare questa situazione. Io mi sarei potuto sacrificare dopotutto avevo sedici anni e per quanto fosse orribile sacrificare un giovane per salvarne mille l'avrei fatto. Ma Keito ha solo tredici anni e non poteva essere stroncata la sua vita. Il pugno mi si chiuse e si agitava solo dalla rabbia. Stavo per esplodere, "Maledetto Impero!", mi uscì dalla bocca, quasi una liberazione seppur a bassa voce affinché nessuno mi sentisse, "Questa guerra...non ha senso...". La mia testa piena di pensieri si era concentrata ora sul perché ero finito su quella nave, arruolato o meglio schierato con quella fazione, intento a distruggere un paese che non aveva fatto nulla di male se non esistere. Corremmo infine in mare aperto e cominciammo a percorrere il percorso che ci avrebbe portato alle coste di Suna. Ci portammo fino alle vicinanza delle porte di Suna il vento era forte tanto da mettermi gli occhialoni per contrastarlo, il terreno totalmente sabbioso uno di quei terreni a cui ancora non avevo esperienza ai miei lati ninja giovani saranno potuti essere la maggior parte Genin con qualche eccezione di Chunnin. I tamburi alle nostre spalle sarebbero serviti per incitare il morale e in me creava solo maggiore sconforto, sapere che l'ora era giunta e che nulla avrebbe impedito questo abominio, una guerra. "Kougami vecchio amico e Makoto immancabile dispettoso, resistete, ma soprattutto non morite", poi mi voltai verso Keito che non mi aveva lasciato manco un secondo. Con i pensieri colmi di rabbia e speranza ma con gli occhi di un fratello maggiore mi rivolsi ora a lui, "Rimani vicino a me, e vedrai che torneremo sani e salvi a Konoha!". Poi guardai di nuovo le mura di Suna estraendo i tirapugni che mi erano stati tanto utili ne corso della mia carriera di Genin e li indossai facendoli aderire perfettamente alla mano, non potevo permettermi di farli sfilare per un qualsivoglia motivo. Guardai infine l'ostacolo che dovevamo affrontare e ciò che doveva accadere mi avrebbe cambiato radicalmente. Il mio obbiettivo non era uccidere, vincere o qualsivoglia stronzata legata al valore o alla gloria. Era solo portare in salvo i miei amici ed avrei dato la vita per assicurarmene, per difendere i miei amici.

    Chakra: 70
    Fisico: Ottimale
    Mentali: Determinato

    Borsa
    Kunai 10/10
    Cartabomba 5/5
    Bomba carta 2/2
    Shuriken ad Astro 20/20

    Equipaggiamento
    Occhialoni -Indossati-
    Guanti chiodati -Indossati-
    Coprifronte -indossato- legato braccio Dx
    Radiolina -IN BORSA-
    Coprinaso -Indossato-
    Gomitiere -Indossato-
    Strisce di cuoio (avanbracci)-Indossate-
    Bende -Indossate- (caviglie e gambe)

    Note
    Sharingan Disattivato


    Edited by Xedu - 17/11/2014, 15:26
     
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    La sommità delle mura era spazzata dal vento carico di sabbia che la notte trascinava con sé, come in un tocco brusco ma affettuoso subito prima dell’alba. Il villaggio era spoglio, svuotato dei suoi abitanti come una carcassa sulla quale hanno già banchettato gli sciacalli e che aspetta soltanto l’arrivo degli avvoltoi. Laggiù, in basso, rimbombava nel silenzio notturno il suono dei martelli nelle fucine, che lavoravano senza sosta ormai da giorni. Oltre a quelle dei fabbri e degli armaioli, erano molto poche le luci che donavano alla Sabbia ancora una parvenza di vita. Lì, ammassati sulle mura e nei quartieri più periferici del Villaggio, sembravano uno sciame di insetti che si nutre delle interiora di un animale abbattuto.
    "Casa, dolce casa." pensò Hayato Kusanagi, laconico. Indossava il suo vecchio turbante ben calato in testa, un ammasso di bende avvolte intorno al viso a mo’ di coprinaso ed era inguainato nel suo vecchio gilet della Sabbia. Il suo abbigliamento da tempesta, lo chiamava, quando si divertiva a gettarsi nelle tormente del deserto armato solo di occhialoni e di abbastanza argilla per poter volare. Al di sotto di tutto quell’equipaggiamento il volto posticcio gli prudeva fastidiosamente, là lungo il profilo della mascella e l’attaccatura delle orecchie dove si andava a congiungere con la sua vera pelle.
    Lanciò un’occhiata agli uomini e alle donne schierati accanto a lui lungo il perimetro delle mura. Molti sembravano più giovani di lui e per più d’uno era quasi certo che si trattasse della prima grossa battaglia a cui partecipavano. Non una grande base da cui partire quando si doveva affrontare il più grande esercito mai messo in piedi negli ultimi decenni. Di fianco a lui c’era un tizio di Oto dai tratti serpenteschi che rispose al suo sguardo con uno svogliato cenno del capo; Kusanagi rispose al saluto mentre pensava al modo migliore per grattarsi la faccia senza dare troppo nell’occhio, tradendo così la sua sgradita presenza nella sua terra d’origine. Pensò al fatto che anche Kenji si trovasse da qualche parte sulle mura o tra le truppe di terra. Com’era cambiato, nell’ultimo anno? Si era fatto crescere ancora quella stupida barba e i suoi muscoli erano ancora più gonfi? "Sei entrato negli ANBU, amico…?" Il più grande eroe che Sunagakure abbia mai avuto. Aveva sempre desiderato questo titolo per sé, eppure ricordava come tutto l’universo sembrasse rivolversi intorno a Kenji e alla sua straordinaria capacità di combattere. Vincitore di un torneo qui, un torneo lì, assassino di uno dei Dieci; l’onore e la gloria di un Villaggio intero.
    Sapeva che Kenji non aveva mai smesso di cercarlo e che le cose tra loro non erano rimaste esattamente nel migliore dei modi, l’ultima volta che si erano visti mentre l’albero sacro di Takigakure andava in fiamme. Non aveva capito perché aveva resistito all’arresto e non aveva capito perché stava unendo uomini sotto il suo vessillo. Nel marasma della battaglia non gli aveva spiegato a fondo come stessero veramente le cose con la Compagnia ma, ne era ormai certo, le voci del Sole Rosso e del suo gruppo di seguaci dovevano in un modo o nell’altro essere arrivate anche a lui. Come lo avrebbe guardato, sapendo ciò che era diventato? Quale sguardo ci sarebbe stato nei suoi occhi perdendosi negli abissi del suo Sharingan? Sapeva di essere molto al di là del suo perdono; su questo non si faceva illusioni. "Mi chiedo se la presenza di un nemico comune alle porte della Sabbia possa bastare per farci combattere dallo stesso lato, se il campo ci facesse incontrare." pensò con tristezza. Ma non c’era tempo per essere tristi: se esiti, sei morto.
    "Ripetiamo tutto ancora una volta."
    La piccola lumaca che portava nel taschino del gilet trasmise il messaggio alle altre, sparse addosso agli altri membri del Sole Rosso. Fece scorrere lo sguardo e li individuò tutti, assicurandosi che fossero in ascolto: Daiki, Shinsuke, Shin; Hana, la ragione ufficiale per cui si trovavano tutti lì, e anche i due nuovi, Kohaku e Arima, che erano rimasti vicini.
    Lumache Irritanti x2
    LumacheIrritanti_zps623f68ec
    La loro lunghezza può variare da poche decine di centimetri ad un massimo di un metro, mentre la larghezza massima raggiunge i quaranta centimetri. È un gruppo di lumache minute che non hanno grandi abilità sensoriali né nello scontro fisico. Sono molteplici i metodi per utilizzare in modo astuto tali lumache; uno di questi è mandarle in avanscoperta, grazie alle loro piccole dimensioni. Sono capaci di comunicare con chiunque la Lumaca desideri tramite telepatia, e la sua specialità sta nel fatto che tutte le lumache possono comunicare anche a chilometri e chilometri di distanza fra di loro. Hanno lievissime capacità curative, danno infatti un sollievo immediato a ferite lievissime se la lumaca vi è appoggiata sopra. Si muovono ad una velocità bassa. Per distruggerle singolarmente basta un Jutsu di livello C o un colpo di arma ben assestato, o un Jutsu almeno di livello B per eliminarle a gruppi. È possibile evocarne più gruppi ripetendo la Kuchiyose.
    Lumache Irritanti Evocabili: [Chuunin: 2; Sp.Jounin: 4: ANBU: 6]

    "Finché la battaglia non comincia restiamo separati per non attirare l’attenzione. Quando le cose si faranno serie, nessuno baderà ad un paio di soldati che non hanno mantenuto rigidamente la posizione iniziale." Hayato notò che il Ninja del Suono con la faccia da serpe lo stava guardando di nuovo. Aggrottò impercettibilmente la fronte e si voltò dall’altra parte. "Questo può diventare uno scontro assurdamente lungo, o incredibilmente breve. Le nostre più grandi risorse sono le mura naturali che circondano il Villaggio ed il deserto stesso, che i nostri nemici non conoscono. La Sabbia invece è piena di manipolatori che possono rivoltare l’intero ambiente contro di loro. Dobbiamo impedire all’Impero di sfondare le mura ad ogni costo, o una volta superate le barriere il numero dei loro soldati diventerà il nostro problema più grande."
    Il flusso dei suoi pensieri fu interrotto dalla voce tonante del Kazekage che rimbombò da qualche parte ad est, così forte che Kusanagi pensò immediatamente che avesse usato una qualche tecnica per farsi udire dall’intero esercito. In quel momento, anche quelli che cercavano di smorzare la tensione chiacchierando o facendo battute, si azzittirono all’istante. "Se qualcuno di voi ha dei ripensamenti… beh, direi che è troppo tardi per quello."
    Gli si strinse il cuore ad ascoltare le parole vibranti dell’uomo che un tempo era stato la sua guida, e forse il Ninja a cui doveva di più per la sua crescita come Shinobi in un’infanzia in cui quelli come lui faticavano ancora ad integrarsi. Ebizo si era messo in prima linea per lui più di una volta, gli aveva affidato missioni importanti e la possibilità di mettersi in mostra per far ricredere coloro che lo disprezzavano, e lui lo aveva deluso. Si era trasformato in ciò che il suo Kage combatteva da una vita intera. "Ma non più…", pensò, rivoltò a sé stesso, "…oggi è il giorno in cui le cose torneranno al loro posto." Hayato si abbassò gli occhialoni sul viso, gli occhi rivolti all’orizzonte mentre il sole sorgeva. " Il giorno in cui ripago il mio debito. Salverò il Villaggio ed il male che ho fatto sarà risanato."

    ChakraArgillaFisicoMentale
    195-20= 17540/40Ottimale.Concentrato.
    ~Equip
    SlotOggettoNote
    IndossataLame RetrattiliPolsi
    FaretraDivoraluceSpalla dx
    FaretraFrecce26
    Rotolo MinoreScudoBraccio dx
    T. SupplFumogeni[5/5]Coscia dx
    ~Borsa
    Armi
    Kunai [10/10]Shuriken [16/20]
    Palla Luce [2/2]Palla Luce [2/2]
    Accessori
    Occhio CiberneticoFlauto DemoniacoMaschera Respiratoria
    Rotolo CadaveriRecipienteRadiolina
    ~Gilet
    ArmiAccessori
    ~Note
    Note
    Sharingan ≈ Disattivato
    Quattro Palle Luce ≈ Legate a quattro Kunai [4/4]
    Guanti ≈ Indossati
    Coprinaso in Bende ≈ Indossato
    Copricapo del Deserto ≈Indossato
    Occhialoni ≈ Indossati


    Edited by Masterzaga - 17/11/2014, 19:08
     
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    ~ Parlato
    ~ Pensato

    ~ [color =Vari Colori]Parlato Altri[/color]




    La città seppur svuotata dalla popolazione civile, straripava di persone. Shinsuke osservava dall'alto delle mura di cinta gli shinobi e le kunoichi che sciamavano da una parte all'altra preparando la città all'assalto dell'Impero. Come un formicaio gli operai portavano materiali per allestire e rinforzare le barriere sulle mura ed in città nella sventurata eventualità che la battaglia si fosse combattuta tra le strade, nei vicoli, sui tetti, all'interno delle case o qualsiasi posto fosse necessario. Gli ingegneri di Sunagakure e dei suoi alleati discutevano mappa alla mano indicando i punti strategici o quei punti più deboli da dover rafforzare così da mandare uomini a costruire fino all'ultimo momento prima dell'assalto; i comandanti avevano dato a tutti i plotoni precisi ordini.
    Il passo del Rosso sul camminamento delle mura era scandito dal tintinnio della catena della sua kusarigama legata alla vita che sbatteva ritmicamente al fodero della katana, seppur il suono era difficilmente udibile persino da lui per i rumore della folla. Osservava l'orizzonte con la faccia completamente bardata dalle bende lasciando liberi gli occhi e piccole porzioni di pelle. Il viso non era il suo ed anche se necessaria, la trasfigurazione non gli era piaciuta fin da quando gli era stata applicata. Forse perché era la prima volta che si sottoponeva ad un intervento del genere. Lui come Hayato avevano preferito utilizzare una falsa identità per essere certi che nessuno li riconoscesse all'istante... sopratutto al Sole Rosso.
    Da quelle alte mura si vedevano le dune dorate illuminate dalla fioca luce che giungeva da Est mentre il sole lentamente si alzava. Si chiese come sarebbe stato il panorama dopo la battaglia. Chiedendosi al contempo se anche lui ne avesse preso parte. In una situazione del genere e di fronte ad una battaglia di questa portata tutte le certezze sulle proprie abilità non contavano nulla. Desolazione c'è adesso e desolazione ci sarà dopo. Pensò osservando altri ninja piazzare trappole ed ostacoli tra la sabbia. Sempre se la prima ondata non sia composta da "carne da macello"... Le voci di innumerevoli mukenin e mercenari ad ingrossare le fila dell'Impero erano arrivate a tutti e dell'Uchiha a capo dell'Impero si diceva che non era affatto uno stupido. L'assalto poteva essere condotto in infiniti modi e tutti sembravano avere le stesse chance di vittoria e di sconfitta.
    Chi non era incaricato nei lavori cercava di allentare la pressione a modo proprio. Chi parlava scambiandosi battute, chi giocava a carte da solo od in compagnia, chi leggeva seduto su una sedia o su una cassa o per terra, chi ancora si rifugiava in se stesso o confidandosi con il loro dio, o chi semplicemente si dava da fare tenendosi impegnato cercando di pensare all'imminente scontro. Tutti facevano qualcosa di diverso ma tutti avevano lo stesso impaurito sguardo. In tutti i presenti aleggiava l'idea che quello sarebbe stata l'ultima loro battaglia. Shinsuke non invidiava affatto i veterani ed i comandanti più esperti, erano loro che i soldati più giovani avrebbero preso coraggio nei momenti più importanti. Lui avrebbe fatto affidamento sui suoi compagni ed al contempo dando loro la volontà di continuare a lottare degli altri non gli importava.
    Shinsuke era ormai tornato alla postazione del suo plotone dove i componenti del Sole Rosso si confondevano tra gli altri ninja quando la voce di Kusanagi gli sfiorò la mente. Finché la battaglia non comincia restiamo separati per non attirare l’attenzione. Quando le cose si faranno serie, nessuno baderà ad un paio di soldati che non hanno mantenuto rigidamente la posizione iniziale. Restò ad ascoltare Hayato ripetere il piano che si erano progettati una volta uniti all'esercito. Di fianco a lui un ragazzo non più grande di lui parlava col ragazzo ancora di fianco sforzandosi di ridere ma quello che ne veniva fuori era una risata quasi nevrastenica. I due seppur non troppo distanti dall'età di Shinsuke non sembravano così vicini come esperienza ninja e non erano i soli...
    La risata del ragazzo si interruppe così come tutte le voci dell'intera città. Adesso solo la voce del Kazekage si udiva e tutti erano in ascolto nel più assoluto silenzio e rispetto. Il mukenin originario di Kumo seppur estraneo sentì una strana forza accompagnata da un brivido che prese ad attraversagli il corpo mentre ascoltava il potente discorso del Kage. L'estraneo adesso non si sentiva più tanto estraneo... Si sistemò le bende sopra il volto spostando lo sguardo sui suoi compagni d'arme e fratelli mentre il sole continuava a sorgere.
    ~Shinsuke Isaohi
    ~ Chakra ~~ Mentale ~~ Bonus & Malus ~
    150 / 150Perfetto
    ~ Fisico ~
    Perfetto
    ~Borsa
    ~ Armi ~~ Accessori ~
    Shuriken
    [20 / 20]
    Senbon
    [20 / 20]
    Torcia ElettricaKit Grimaldelli
    Sacchetti d'Esplosivo
    [20 / 20]
    Cartabomba
    [5 / 5]
    RadiolinaFili Metallici
    [25m]
    ~Gilet
    ~ Armi ~~ Accessori ~
    Palla Gelo
    [5 / 5]
    Cimice
    [3 / 3]
    Lima
    ~Eequipaggiamento
    ~ Slot ~~ Oggetto ~~ Posizione ~
    Tasca SupplementareKunai [10 / 10]Coscia Destra
    Taschino SupplementarePillole del Soldato [3 / 3]Spalla Sinistra
    FoderoKatana VerticaleFianco Sinistro
    RotoloKusarigama Maggiore
    ~Abbigliamento
    ~ Oggetto ~~ Note ~
    Coprifronte Rigato
    Coprinaso in BendeEquipaggiato
    BendeEquipaggiato
    Avambraccio e Guanti RinforzatiEquipaggiato
    Gomitiere Equipaggiato
    Protezione di CuoioEquipaggiato
    Parastinchi Equipaggiato
    ~Note
    ~ Altro ~
    ~ Enmakugire No Jutsu = Disattiva
    ~ Kemuri no Chikaku = Disattiva
    ~ Kusarigama Maggiore = Equipaggiata e fuori dal rotolo
    ~ Lumaca Irritante = Nella borsa
    ~ 3 Cartabomba legate a 3 Kunai
    ~ 2 Palla Gelo legate a 2 Kunai
     
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    Ormai sono qui, potrei mai ripensarci?
    La mia idea di partecipare alla guerra non era stata affatto presa in modo totalmente convinto, anzi, dopo avere inserito il mio nome tra i volontari ed essermene tornato in casa in attesa della chiamata, la mia mente era sta riempita di dubbi di ogni sorta, che si aggiunsero a tutti i miei pensieri avuti prima di prendere la decisione finale a casa mia. Ma a dispetto di tutto questo, non ero mai comunque stato abbastanza vicino all'idea di tornare indietro sui miei passi. E in breve tempo giunse il fatidico giorno. La chiamata alle armi. Non moltissimi volontari ci furono dalla parte di Oto, facendomi pensare nuovamente a quanto l'idea dei volontari per una battaglia così pesante e rischiosa fosse sostanzialmente stupida. Ma cercai di non pensarci troppo, ormai ero in gioco, e seguii il gruppo di shinobi con il mio solito fare annoiato e svogliato, ritrovandomi in breve tempo nelle ultime file. Per tutto il viaggio, potei avvertire la tensione che circolava tra le varie fila, tensione che come al solito io non provai. Non che provassi tante cose, questo è da mettere in conto. Anche se sempre più spesso mi tornava in mente il pensiero che avrei potuto incontrare Kaori durante la guerra, e il mio umore da un punto di vista solo interiore ne risentì un bel po'.
    Anche se ero nativo di Oto, di ninja compaesani non ne conoscevo moltissimi, anzi, in quel gruppo non ne conoscevo quasi nessuno, se non di vista. Un paio di tesi saluti, e poi per il resto fu un silenzioso viaggio, solo io e i miei pensieri. Come al solito. Una cosa positiva fu che non avemmo problemi durante il viaggio, a dispetto di ciò che pensavo. L'idea che potessero rallentare in qualche modo la spedizione mi era girata per la mente fin troppe volte. Meglio così.
    Come previsto, Suna in breve tempo si era svuotata, lasciando solo lo scheletro di se stesso. Si, un vuoto scheletro, ma almeno non era sprovvisto di armatura. Un'armatura composta da un esercito di shinobi schierati in difesa di ciò in cui, chi più chi meno, credono. E a questo esercito noi ci integrammo, preparandoci anche noi a difendere la libertà di Suna, ma anche quella dei nostri stessi paesi. Da quella battaglia ne dipendeva il futuro dei grandi paesi.
    Se noi cadiamo, l'Impero mangerà la regina, e non solo... Ma se noi vinciamo, l'Impero perderà molti pezzi, o almeno lo spero.
    La scacchiera dal lato di Suna fu quindi velocemente ma ordinatamente preparata lungo il perimetro delle mura, ora mancava solo l'altro lato. L'esercito più grande mai visto, o almeno così avevo sentito da un paio di pavidi chiacchieroni, si stava muovendo contro di noi, e la cosa non fece così tanto bene al morale di tutto l'esercito. Al di là della determinazione, che non mancava affatto tra le fila soprattutto di Suna, con i miei occhi annoiati potei scovare l'ombra dell'incertezza in molte persone. Non ne parliamo poi degli shinobi volontari di Kumo e Oto.
    Con un piccolo ma immancabile sbadiglio, mi posizionai in mezzo a tutti gli altri shinobi, guardandomi intorno per vedere sia la zona che le persone che avevo intorno. Mi ero preparato al meglio per reggere l'impatto con il pessimo clima di Suna, ma ero sicuro che nulla avrebbe fatto abbastanza effetto. Sperai tanto lo stesso sarebbe valso per coloro che stavamo per affrontare. Non ce li vedevo molto bene i kiriani a combattere in quel clima.
    Ma comunque siamo tutti shinobi, abituati a combattere in qualsiasi condizione, e non va dimenticato... Ma che palle tutta questa sabbia.
    Era ovunque, per terra, trasportata dall'aria, sui miei vestiti, nelle mie narici, sulle mie labbra, nei miei polmoni, probabilmente anche in qualche modo in mezzo alle mie mutande. Ma a livello strategico era comunque utile, senza l'ombra di alcun dubbio. I serpenti ci vivono in mezzo alla sabbia.
    E poi ho sentito che ci sono combattenti in grado di usare la sabbia al loro favore, ma come? Una sorta di manipolazione? Comunque spero tanto giochino a nostro favore le loro abilità.
    Sperai tanto ci fosse un ninja con quelle abilità non troppo distante da me, sarebbe stato utile a dir poco. Feci un paio di cenni svogliati a coloro che avevo intorno per cercare di far ricordare loro la mia faccia, poteva sempre tornare utile, ma un tizio muscoloso e abbronzato di Kumo non mi degnò neanche di uno sguardo, mentre un altro con delle bende e degli occhialoni a coprirgli gran parte della faccia rispose al cenno. E lo stesso valse per un altro paio di persone. Erano tutti diversi gli uni dagli altri, ma contavo sul fatto che ognuno di essi fosse abbastanza competente da poter prima o poi coprirmi le spalle durante la battaglia che a breve sarebbe scoppiata.
    Continuò ancora per un po' il mio studio sulla zona e su coloro che mi avrebbero fiancheggiato almeno inizialmente nello scontro, e non feci a meno di notare un paio di quelle facce non proprio convinte di ciò che stavano facendo, ed ero sicuro che non fossero solo loro in quella situazione. E il Kazekage ovviamente lo sapeva. Infatti, dopo un po' di tempo iniziò un caloroso discorso di incoraggiamento fatto dal capo del villaggio di Suna a tutto l'esercito. E l'esercito rispose con un ruggito rabbioso. Ruggito a cui ovviamente non partecipai, il discorso non mi fece alcun effetto.
    Nel trambusto generale, concentrai maggiormente la mia attenzione all'orizzonte. Il sole stava sorgendo, ero sicuro che in breve tempo sarebbe arrivato l'altro esercito, la scacchiera sarebbe stata quindi piena, e la partita sarebbe iniziata.
    Chi mangerà e chi verrà mangiato?
    Stato fisico: ottimo
    Stato mentale: Annoiato. Svogliato.
    Chakra:150
    Equip:
    Katana con fodero. Katana nello stomaco.
    Wakizashi con fodero minore.
    Lame retrattili.
    Radiolina.
    20 metri di filo metallico.
    10 Kunai.
    18 senbon.
    5 cartebomba.
    3 pillole del soldato.
    Kit Grimaldelli.
    Cerbottana (5 - avvelenati).
    3 dosi di veleno debole.
    4 palle di luce.
    Binocolo.

    N.B Se non specificato, il tono assunto da Agony è annoiato e apatico.


    Edited by Angor-Kun - 18/11/2014, 18:37
     
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  11. Zanna il gigante.
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    «Parlato» "Pensato" narrato


    E' più facile odiare che amare, indubbiamente.
    "Gli uomini sono fatti per la guerra", tentavo di convincermi. Cercavo di ambientarmi in quell'ottica bellica in cui mi ero venuto a trovare: ero un ragazzino che si ritrovava a giocare con il fuoco, rischiando inevitabilmente di scottarmi. Migliaia di uomini si erano uniti sotto un'unica bandiera per contrastare l'invasore, il comune "cattivo" di turno, colui che doveva essere eliminato ad ogni costo per ripristinare ordine e pace. Ma ancora non riuscivo a capire cosa dava il diritto a me, ultimo e più umile tra i soldati, di giudicare l'invasore. Anzi, forse anche oggi non riesco a capire. Dalla mia ottica, tutti erano e sono uguali, nessuno migliore o peggiore. Le diverse idiologie sono solo diversi modo di vivere la vita, niente di più, non riuscivo a concepire che pensieri contrastanti portassero a massacri. Eppure stavo per imparare quella dura lezione. La mia mente stava per incontrare signora "corruzione" e signor "tradimento", due tipetti, dall'aspetto e dal carattere rivoltante, che danneggiano la società, portandola al degrado, alla guerra, sia essa concreta o mentale.
    In quel momento la mia mente vagava sul campo di adunata, vedevo cose, uomini, udivo suoni, rumori, richiami, schiamazzi. Provavo paura, eccitazione, rabbia, delusione, tutto. Perché un bambino deve combattere?
    «A cosa pensi, Ryohei?»
    «A nulla, Hayato. Ho solo tanta paura. Credo che abbia fatto il passo più lungo della gamba, non credo io possa sopportare tutto questo.»
    «Ti proteggo io, io non ho paura.» Ma mentiva.
    Era notte fonda, eppure il riflesso lunare illuminava il campo quel tanto da lasciarmi intravedere fugacemente lo sguardo arrossato del mio giovane amico. Aveva pianto, ne ero certo, ma non volevo contraddirlo, non potevo perché, in fondo, le sue parole infondevano coraggio anche in me. A me, stupido bambino con lo sguardo perso nel vuoto, verso l'orizzonte desertico aspettando un'alba troppo lontana ed una battaglia che si preannunciava inevitabile. Ero circondato da veterani, uomini temprati dal sangue e dell'odio umano e da giovani, proprio come me, piccoli ragazzi che conoscevano l'odio solo per pure ipotesi elucubrative. Ma è proprio rimuginando su questo pensiero che riuscì a infondermi coraggio: avevo viaggiato per giorni, coi miei compagni, amici, fratelli, per difendere quelle persone innocenti all'interno delle mure di Suna, colpevoli solo di essere un piccolo granello di sabbia in un deserto corrotto fino all'orlo. Io sarei morto per proteggere loro: gli innocenti, su questo non ci sarebbero stati dubbi.
    «Adunata!» Una voce possente alle nostre spalle ci richiamò alla realtà.
    Del nostro gruppo eravamo un centinaio, posizionati al lato sinistro dello schieramento. Il nostro compito, ci era stato ripetuto fino alla nausea, era quello di schiacciare il fianco avversario e convergere al centro per schiacciare il cuore dell'esercito e dar man forte ai nostri. Metà di noi erano shinobi di grado elevato, una vera e propria garanzia bellica, i classici uomini da ibernare in un museo e scongelare in caso di conflitto. L'altra metà però, era composta da genin, come me, per lo più ragazzini, e ninja dalle capacità mediocri, ansiosi di farsi una nomea nella battaglia: povere vittime sacrificali. Mancava poco. I capi gruppo incitavano gli uomini, urla di furore partivano da un lato all'altro del nostro campo. Anche i miei compagni esultarono per le parole di incitamento del mio capo reparto, ma io non ascoltavo. I miei sensi erano protesi verso la distesa sabbiosa davanti ai miei occhi. Ero in attesa del nemico.
    «Hayato, qualsiasi cosa succeda, ti scongiuro, non abbandonarmi.»




    Status
    Fisico ¤ Stato perfetto.
    Mentale ¤ Pensieroso
    Chakra ¤ 70/70

    Borsa

    Armi ed accessori.
    ¤Radiolina [Non indossata]
    ¤Torcia [Spenta;riposta]
    ¤Specchio [Nella borsa]
    ¤Kunai [10/10]
    ¤Cartabomba[5/5]


    Note
    ¤Copri-fronte indossato ed attaccato al collo.
    ¤ Due kunai attaccati ad altrettante cartebomba.
     
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  12. Darth Eragon
        +11   +1   -1
     
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    Shinfieldset_zps738f4143
    Narrato - "Pensato" - «Parlato» - «Parlato Altrui»


    Era stato un viaggio pesante e logorante, soprattutto nell'ultima parte, in cui bisognava attraversare chilometri e chilometri di deserto. Adesso si trovava alle porte di Suna, nello stesso battaglione dei suoi compagni, in attesa come tutti gli altri. Un attesa pericolosa e portatrice di tensioni.
    Shin si rese conto di essere in mezzo a degli sconosciuti. Si rese conto di essere sul punto di rischiare la propria vita per degli sconosciuti, per dei Paesi che con lui non avevano praticamente nulla a che fare. Si guardò intorno mentre il Kazekage faceva il suo discorso, che per la verità non lo toccò per nulla. Però lo spinse a pensare ancora di più a se stesso. Si domandò ancora una volta perché lo stava facendo, quale fosse il vero motivo che lo spingeva in quella direzione. Non quello che raccontava a se stesso e ai suoi compagni, ma ciò che vi si nascondeva dietro. Era soltanto un egoista, e faceva quello che stava facendo solo per sé, per potersi mettere alla prova, acquisire potere e diventare una macchina di morte. Aveva già da tempo ben chiaro l'obiettivo della sua vita, e per arrivarvi aveva bisogno di forgiare la sua anima ed il suo corpo tra le fiamme della guerra. Una volta ammesso questo, scacciò via ogni dubbio, ogni perplessità, ogni preoccupazione. Le parole di Hayato lo raggiunsero tramite la piccola lumaca bianca e viscida che gli aveva affidato, e che iniettava i suoi pensieri direttamente nella sua testa. Una cosa inquietante, a cui ancora adesso Shin doveva abituarsi, ma che aveva certamente i suoi vantaggi. Quella comunicazione lo portò ad una seconda verità. Vero, agiva per se stesso, ma lo faceva anche per permettere alle brave persone di poter vivere in un mondo migliore, un mondo diverso e risanato, quello che in parte condivideva con i membri della Compagnia. Mentre una mano stringeva l'impugnatura di Shuryo, la Katana del suo Clan tramandata per generazioni, l'altra corse verso il collo, alla ricerca del suo pendente metallico raffigurante il simbolo di Jashin. Lo strinse, inviando una preghiera verso il suo Dio. Pensò dunque allo scontro imminente, inevitabile, che stava per inghiottire tutti loro e catapultarli senza dubbio in un nuovo mondo. Pensò all'attacco portato dall'Impero, nel cuore del Paese del Vento, sotto le mura del nemico che, seppur con un minimo di sorpresa, probabilmente si sarebbe aspettato un'offensiva simile. Ebizo Chikamatsu era un Kazekage, e prima ancora era un uomo anziano. Per ottenere questi due risultati nel mondo Ninja bisognava essere molto scaltri, sicuramente più dei propri nemici. Shin pensò che qualcosa non quadrava. Aveva sentito parlare di Hayter Uchiha e del suo cambiamento dopo la nomina ad Hokage, ma non gli era sembrato uno stupido, anzi. Doveva quindi esserci qualcosa sotto. Un'arma segreta, un asso nella manica. Forse un infiltrato nella Sabbia che uccidesse il Kazekage di soppiatto ponendo subito fine alla guerra, anche se questa eventualità non avrebbe fatto felice la Sacerdotessa che stando alle voci sembrava così legata all'Uchiha. Forse potevano disporre di una potenza distruttrice fuori dal normale, e che nessuno nell'esercito avversario si sarebbe potuto aspettare. Il Rosso non sapeva come venirne a capo, ma per sicurezza decise di condividere quel pensiero con i suoi compagni tramite la piccola lumaca nascosta tra le sue vesti.
    "Qui parla Shin. O pensa...? In ogni caso, credo che potremmo avere delle brutte sorprese durante la battaglia, questo attacco sarebbe un mezzo suicidio in territorio nemico, soprattutto questo territorio, dopo un lunghissimo viaggio di avvicinamento, se l'Imperatore non avesse la sicurezza di poter vincere. Quindi occhi aperti e...ci vediamo dopo." Verso la fine Shin si era accorto di una cosa che non si aspettava, e che sperava non fosse trapelata attraverso la telepatia di quella Kuchiyose. Finora era stato vicino ad Hayato e gli altri per rispetto, lealtà e fiducia, ma la sensazione che aveva percepito da sé proprio un attimo prima era diversa. Possibile che fosse...affetto?

    Chakra: 70
    Stato Mentale: Determinato.
    Stato Fisico: Ottimale.

    Equipaggiamento

    Borsa ~ Sul fianco destro
    Armi da Lancio:
    - Kunai - x10
    - Shuriken - x20
    - Shuriken Quadrangolari - x30
    - Cartabomba Multipla - x2
    Accessori:
    - Fili Metallici - x30m
    - Pergamene Minori - x2
    - Pergamena del Piroconfinamento - x1
    - Lacci - x2

    Fodero Mamoru ~ Sul fianco sinistro
    - Katana Shuryo

    Fodero Minore ~ Sulla schiena
    - Wakizashi

    Taschino Supplementare ~ Sulla spalla sinistra
    - Radiolina

    Abbigliamento Ninja

    Collana del Culto di Jashin
    Coprinaso in Bende

    Note
    - 15 Shuriken Quadrangolari legati a ciascun Laccio.
    - Due Cartebomba Multiple legate a due Kunai.

     
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  13.     +4   +1   -1
     
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    Era da tanto che non attraversava i territori liberi senza il timore di avere qualche squadra Ambu alle spalle. In quel momento gli bastava sapere era che l'ex paese del fuoco, ora divenuto Impero, era un alleato. Grazie ad Oda e Ken era riuscito a mettersi in contatto con alcuni referenti dell'impero e a stabilire una collaborazione bidirezionale. Gli vevano dato un nome, Ginta Mamoru, un jonin di Konoha a capo di un gruppo di un centinaio di shinobi. Ice aveva concordato con i suoi referenti che avrebbe combattuto lontano dai suoi ex Compatrioti di Kiri. Voleva evitare qualsiasi screzio sul campo di battaglia. Di sicuro non gli avrebbero affidato una squadra e più probabilmente avrebbe collaborato con qualche altro rifiuto delle terre di nessuno ma poco gli importava. Quello che desiderava era guadagnarci, bene e nel caso, rovinare i piani dell'impero.
    Il luogo d'incontro, un piccolo paese sulla sponda ovest dell'Impero del Fuoco che erano divenuto un avamposto trasformandosi da piccola comunità di un centinaio scarso di popolazione, ad un accampamento che contava qualche decina di migliaia di individui. Ice raggiunse il luogo prestabilito solo qualche giorno prima dell'inizio della battaglia. Potè constatare che il paese era solo una piccolissima parte dell'accampamento e a cui era stato inglobato. Il resto era formato da tende rosse con il simbolo dell'impero ormai replicato in ogni dove.
    Avrebbe voluto presentarsi li nella sua tenuta da Fenice. Facendo sfoggio del suo abito bianco adornato dal simbolo della maestosa fenice con le ali spiegate. Avrebbe fatto un po di pubblicità all'associazione e invece i suoi colleghi si erano tutti schierati dalla parte del 'No'. Troppo pericoloso dare sfoggio dell'associazione sul campo di battaglia. Sbandierare il suo schieramento in modo netto ed evidente. Avevano ragione. Di certo i pro erano molto meno dei contro.
    Aveva optato di qualcosa di più semplice: Un kimono nero molto semplice quanto comodo e una specie di mantello grigio scuro che copriva la maggior parte delle armi che portava con se. L’unica visibile era una falce che si portava sulle spalle agganciata ad una fascia portata leggermente di traverso affinché non toccasse il suolo. Aveva una spilla d'orata che raffigurava un dragone avvolto su se stesso che teneva chiuso il mantello. Sarebbe stato anche il segno distintivo. Le bende erano portate larghe sul collo e un viso per nulla familiare veniva mostrato. Tra le varie cose, Ken aveva insistito che tutti gli appartenenti alla Fenice non mostrassero il loro vero volto. La cosa per Ice sarebbe stata facile non avendo mai mostrato il suo viso tenuto sempre coperto dalle bende ma a nulla valsero le sue rimostranze. Era pur sempre una decisione che era stata presa con la maggioranza.
    Chiese in giro del Jounin, vagò per qualche ora notando un esercito la cui metà non aveva i vessilli dell'impero del Fuoco. L'esercito composto da molti individui provenienti dalle regioni di nessuno. Per di più, riconobbe qualche volto, abitanti della vecchia Iwa, ora con le divise dell'impero. Non mercenari in cerca di ricchezze, ma uomini che si erano integrati. Gente che non sapeva fare altro che combattere. Ai tempi della caduta di Iwa non poterono affiliarsi a Suna o a Kumo ed ora coglievano l'occasione di unirsi ad un gruppo ed essere dichiarati regolari. Cercavano nell'Impero una nuova Patria.
    Finalmente individuò la Tenda Del Capitano Mamoru. Era un ninja possente portava un armatura di colore rosso che gli copriva il petto e le braccia. I bordi erano decorati in oro e al centro del petto, troneggiava maestoso il simbolo del Fuoco. Era seduto d'avanti ad un fuoco sorseggiando del vino. Alle sue spalle notò una grossa arma, una zambatou. Arma che la diceva lunga sullo stile di combattimento del Capitano.
    Dev'essere uno che ci va giù d'ignoranza..
    Ginta Mamoru lo notò da subito. Poggiò il calice e si alzò di scatto mettendo in risalto tutta la sua possenza. Ice era alto ma quell'uomo lo superava di gran lunga.
    Capelli neri, bende attorno al collo, abito nero e spilla con un drago.. Ice, non è così?
    Già...
    Come spesso in Quei giorni, la sua risposta fu sillabica attese piuttosto di ascoltare ciò che l'uomo aveva da dire..
    Uomo di poche parole eh? Beh, i miei superiori mi hanno detto di tenerti tra le mie file.. non mi importa da dove vieni e perchè sei qui.. Occhio a ciò che fai mentre sei sotto i miei ordini.. Mettimi nei guai e ti taglio in due
    Detto ciò, fece segno ad uno dei suoi sottoposti che sgattaiolò lontano.
    Ho una caraffa di vino che mi aspetta.. domani Ci imbarcheremo per Suna. Saremo in prima linea. Prima di allora sei libero di fare quello che vuoi, l'importante è che tu indossi questo.
    Disse recuperando dal ragazzo comandato poco prima un coprifronte ufficiale dell'esercito del Fuoco e porgendolo ad Ice. L'ex Kiriano non fu felice di indossare nuovamente un Coprifronte ma immaginava fosse il prezzo da pagare per non essere coinvolto dal fuoco amico in battaglia.
    Certamente, rimarrò qui nei paraggi.
    ...
    Quando si svegliò, il giorno dopo, l'accampamento era stato smantellato quasi del tutto. Tutto caricato sulle grosse e imponenti navi dell'Impero. Furono imbarcati su una delle tante imbarcazioni e partirono alla volta del villaggio della sabbia. Il viaggio continuò interamente sotto coperta. Il che non gli dispiacque dato che su ogni nave c'erano dei Kiriani al comando. Preferiva l'anonimato. Dalla loro posizione potevano osservare l’esterno solo dalle piccole botole da cui si gettavano i rifiuti in mare e ciò che notò fu qualcosa di sorprendentemente familiare: Una densa coltre di nebbia avvolgeva le navi. Sapeva di che si trattava. Era la nebbia della tipica tecnica Kiriana, velo di nebbia. Ora capiva perché dell’esigenza di un kiriano come capitano della nave. Sicuramente stavano utilizzando anche la muon per controllare attraverso la nebbia. Sapeva di shinobi navigatori che grazie all’ascolto dei flutti sugli scogli, potevano navigare abilmente anche tra la nebbia e ora ne aveva la prova. Il viaggio fu monotono e noioso. Scelse di non chiacchierare con nessuno. Di li a qualche ora, tutti gli uomini presenti su quella nave sarebbero potuti essere morti. Meglio non lasciar spazio a futili sentimenti. Il mattino seguente, il Capitano dispose il suo gruppo di fanteria sul ponte della nave. Era talmente grande che ci stavano tutti. Non c'erano squadre, ma un solo ed unico blocco di dieci dozzine di uomini capeggiati dal Jounin. Il classico discorso di incitamento alle truppe e poi fu ordinato di abbandonare la nave. Il plotone fu diviso in due schieramenti che si portarono ai due lati dell’imbarcazione per accelerare la discesa. Ice si ritrovò sul lato sinistro decine di uomini dietro il capitano. Grazie al controllo del chakra avrebbero raggiunto così più velocemente la riva. Erano visibili soldati che erano riusciti già a scendere a terra. Di li a poco sarebbero sbarcati anche loro e lo scontro sarebbe iniziato.


    Kyoshiro Tsuuya
    Grado: Sp. jounin

    Status:
    Mentale:- Perfetto
    Fisico:- Perfetto
    Chakra:150 Pt.Pesi:legati
    Note:---


    Equipaggiamento
    Borsa:
    ArmiKunai
    Shuriken
    Cartebomba
    Senbon
    9 pz
    18 pz
    5 pz
    18 pz
    AccMaschera resp.
    Radiolina
    Filo metallico
    matita e tacquino
    10m
    Fodero+ 1/2:Fodero- 1/2:Fascia:
    PrimeraWakizashiFascia
    Gilet Kiri:
    ArmiPupazzo espl5 pz
    AccPillole del Soldato
    Recipiente
    3 pz
    Rotolo++ 1/2:Rotolo-- 1/3:
    Kusarigamatirapugni
    Tasca supplementare
    armiPalla luce2 pz
    Fascia da coscia: 1/4
    Velveleno debole1 pz
    Antid


    Vestiario
    IndumentoStatus:
    Testa:Bende faccialiIndossate
    Busto:Gilet Kiri
    Fascia
    Indossato
    Cinta:Coprifronteindossato
    Braccia:Lame retrattili
    Parabraccia
    Gomitiere
    Indossate
    Mani:Guanti Rinforzatiindossati
    Gambe:ParastinchiIndossati
    Piedi:
    Altro:


     
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  14. The Darkness
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    Narrato, pensato, parlato altri

    Guerra. Nella mia breve vita non avrei mai pensato di scendere in guerra né in quel momento né mai, non mi balenò mai l'idea di dover combattere e di dover uccidere per attaccare o per difendere -in questo preciso contesto- un Paese. Guerra, lessi in un libro, di dubbia veridicità, che era uno dei quattro cavalieri che sarebbero scesi per la fine di questo mondo. In questi giorni mieterà molte vittime e probabilmente io non sono da escludere. Era l'alba antecedente all'imminente scontro con l'Impero, la forza nemica che avremmo dovuto sconfiggere per salvare Sunagakure e mantenere così la Pace, e tutti gli Shinobi volontari di Otogakure si ritrovavano difronte alla Magione del Kokage pronti per il viaggio, vi era anche un secondo gruppo di missionari per aiutare senza prestare servizio militare ed in quel gruppo si trovava il sommo Monaco Kerouac. Lo osservavo con la coda dell'occhio facendomi mille domande sul perché anche lui, e solo lui, fosse lì. In cuor mio sapevo che era lì per controllarmi e in caso proteggermi ma, sempre in cuor mio, quella mattina sarebbe stata -fino alla fine della guerra- l'ultima volta che lo avrei visto.
    Perdonami, ma devo farlo... pensai con il volto scuro e in preda alla malinconia ed a lla tristezza a causa del litigio avvenuto qualche giorno prima.
    Il Kokage ci incoraggiò e ci ringraziò per il servizio che stavamo prestando alla patria e non solo. Vi erano innumerevoli shinobi, chi come me Genin e poco più che bambini, altri invece con grandissime capacità combattive. In quel momento mi domandavo se Katsumi Kuroyama, il genin dai capelli d'argento, fosse lì ma non riuscivo a trovarlo. Partimmo ed arrivammo la sera chi a bordo delle proprie evocazioni, chi a cavallo e chi come me a piedi. Non ero mai stato a Sunagakure no Sato, il Villaggio della Sabbia era pronto e circondato. All'interno delle mura della città vi era un silenzio agghiacciante e il clima, che era sceso ad una temperatura bassissima aumentava quella sensazione di freddo ed inquietudine. Le finestre e porte bloccate e nulla mostrava che questa guerra era solo una messa in scena, magari uno scherzo di cattivo gusto, la guerra c'era e stava per incominciare: in quanti saranno sacrificati per la pace, in quanti per ideali sbagliati ? Tre sole cose erano certe: la distruzione di una delle due fazioni; il sangue di milioni e milioni di persone; ed infine ma forse la più importante il vincitore scriverà un nuovo capitolo della storia. Grandi cambiamenti ci sono all'orizzonte per tutti i villaggi schierati. Questa è Guerra. All'interno del Villaggio vi erano pure qualche ninja di Kumo che passeggiava per distendere i nervi o chi era più o meno sereno controllava la situazione, un particolare di molti shinobi della nuvola era che tutti, o quasi, posseggano una carnagione scura quasi dorata, più scura di quelli di Otogakure che invece sono di un bianco candido. Arrivati alla Magione del Kazekage, un palazzo rotondo totalmente fatto di Sabbia con diverse finestre di colore rosso e blu, ci fecero firmare e controllarono le nostre schede identificative per vedere chi fossimo o se dietro di noi si nascondesse qualche spia dell'Impero. Finalmente arrivammo alle tendopoli e mi andai subito a coricare aspettando l'imminente scoppio della guerra. La stanchezza del viaggio mi fece riposare tranquillamente, come un ghiro, senza nessuna preoccupazione così mi alzai alle prime luci dell'alba e feci un giro per l'accampamento. Innumerevoli Ninja erano schierati in questa battaglia e già un grandissimo numero erano svegli che limavano le loro armi chi con un ghigno beffardo pronto a far ingrondare di sangue nemico la loro lama, chi con un viso impassibile controllando che si sia portato tutto dietro e chi impaurito ma pieno di coraggio e forza d'animo voleva scendere in battaglia per l'onore e la patria. Ed io ? Di quale di questi tre gruppi appartenevo ? Ancora una risposta non la so. Passai il resto della giornata ad ascoltare strategie di guerra, statistiche, probabilità di successo o di sconfitta, storie di chi era già andato in guerra e di spacconi che fingevano di aver compiuto delle imprese titaniche fino a quando non scese la sera. Tra le file del Kazekage vi era un enorme brusio, tutti ordinati in file rette di shinobi di ogni livello, di ogni età, impazienti di vedere i tre capi dei villaggi del Vento, della Nuvola e del Suono. Le pattuglie inviate nel pomeriggio avevano già avvistato l'Impero quindi tutti avevano i nervi saldi, o chi già stava iniziando a delirare, ansia e preoccupazione attanagliavano il mio cuore, paura per la mia morte ma soprattutta quella del Monaco Kerouac -che come pensavo non rividi più-. Stavo iniziando a fare i pensieri più brutti e malinconici di questo dannato mondo ma qualcosa mi distrasse, o per meglio dire qualcuno. Il silenzio calò ed uscirono dall'alto della Magione di Sabbia i tre Kage pronti per combattere con le loro divise personali e nel loro capo vi erano appoggiati i cappelli da Kage.
    «Sta per abbattersi contro di noi un esercito potente, forte come non se ne vedeva da anni su queste terre. So che molti di voi hanno paura, ma ricordate questo: queste mura hanno protetto i padri dei nostri padri e i loro padri prima di loro. Perciò oggi io vi dico: questi demoni del fuoco non passeranno!»
    Disse il Capo Villaggio del Vento e scoppiò un boato di euforia da parte dei Suninani che alzarono un pugno in alto presi di conforto dalle parole del loro Kage.
    «Non passeranno! Bagnate la sabbia del loro sangue! Difendete la vostra patria! Difendete la vostra gente!»
    Concluse il Vecchio Kazekage agitando pure lui un pugno rivolto al cielo oscuro adombrato dal rosso delle lanterne di fuoco. Mi feci trasportare dall'euforia ed urlai e agitai la mano anche io. Si sentiva il suono dei tamburi di battaglia, L'Impero era quasi alle porte del Villaggio ma il morale di tutti noi era alle stelle. Un'urlo all'unisono che diceva <<non cadremo>> era rivolto verso il cielo notturno senza stelle.
    Guerra.
    Condizioni Fisiche: Eccellenti
    Condizioni Mentale: Morale alle stelle
    Chakra:70
     
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    Pirata da strapazzo

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    dum dum dum

    L'immensa schiera di Shinobi avanzava speditamente, con il suono dei tamburi a scandire il ritmo dei loro passi. Ryu si ergeva alto e fiero, spiccando al di sopra degli altri ninja appartenenti alla divisione a cui era stato assegnato. Si guardò alle spalle: l' esercito dell' Impero si estendeva a perdita d'occhio. Potrà davvero il Villaggio della Sabbia tener testa a una tale armata?
    L'esercito continuava ad avanzare passo dopo passo, il clangore delle armi e delle armature ad accompagnare il suono dei tamburi e il gracidare degli avvoltoi, bramosi di banchettare con i cadaveri che di lì a poco avrebbero sovraffollato le lande del deserto.

    dum dum dum

    Ryu si strinse nel Mantello dei Fiori del Deserto che aveva indossato per l'occasone, per difendersi dal freddo della notte caratterstico del Paese del Vento. Il suono dei tamburi diventava sempre più incalzante, e la paura che aveva fin a quel momento stretto in una morsa il suo cuore stava lentamente allentando la presa, lasciando spazio all'eccitazione. Eccitazione per una battaglia che, però, Ryu continuava a non sentire come sua, come tanti altri Shinobi che si trovavano sul campo di battaglia, lì presenti solo per onorare il loro giuramento di fedeltà nei confronti del Villaggio.

    dum dum dum

    L' Akimichi si guardò intorno, osservando i volti delle persone a lui vicine. Poteva scorgere la paura negli occhi dei più giovani e inesperti, l'eccitazione e il desiderio di gloria nel sorriso dei più coraggiosi, la rassegnazione nel volto stanco dei più vecchi. Molti erano silenziosi e guardavo fissi davanti a sè, altri invece chiacchieravano per rompere la tensione, altri recitavano canzoni che narravano delle grandi guerre e dei grandi eroi del passato, cercando di sovrastare con la propria voce il suono dei tamburi.
    « La notte passa e lascia spazio al giorno,
    alcuni di noi non faranno ritorno;
    Andiamo in guerra e trema la terra,
    non sapendo ciò che il futuro riserva! »


    dum dum dum

    Il Sole iniziava ad affacciarsi ad Est, alle loro spalle, mentre il buio della notte lasciava spazio a un cielo plumbeo e ricoperto di nuvole. La marcia continuava initerrottamente, anche se a ritmi più lenti a causa del territorio a cui la maggior parte degli Shinobi della Foglia non era abituata. « Non pensavo che sarei morto così lontano da casa » Disse un vecchio Shinobi dal volto segnato dalle rughe e dalle cicatrici, che marciava alla destra di Ryu. Ci fu un mormorio di sconforto. Anche il Comandante della loro divisione, un ometto sul metro e sessanta con lunghi baffi neri e un cappello di bambù sul capo, udì le sue parole e gli rispose per le rime. « Onorate i vostri giuramenti e sarete ricompensati: per quanto le vostre case possano essere lontane, la gloria che conquisterete in questa guerra sarà vostra per sempre! » Una fiamma si accese negli occhi di molti. Il vecchio Shinobi, invece, calò semplicemente lo sguardo sussurrando delle parole che solo Ryu riuscì a sentire: « A che serve l'eterna gloria, quando si è morti? » Estrasse dalla borsa una bottiglia di sake e ne bevve qualche sorso.

    dum dum dum

    Il vecchio notò lo sguardo di Ryu posato su di lui. « Che hai da guardare? » Ryu alzò una mano a mo' di scusa. « Niente, amico, solo... mi sembri uno che ne ha viste tante... » Il vecchio si aggiustò gli occhiali tondi che gli erano scivolati sul naso, assumendo aria di superiorità. « Già! Per quanto io possa sembrare giovane, in realtà mi portò un bel po di anni sulle spalle » Ryu si infilò un dito nel naso. « Ad essere sincero sembri proprio un vecchiaccio » Una vena si gonfiò sulla fronte del vecchio, che sorvolò però sul suo commento. « Ricordo ancora la Quinta Guerra » Assunse un'aria maliconica, sfiorando con il dito la lunga cicatrice verticale che aveva sull' occhio destro. « Quando c'era una causa per cui valeva la pena morire... » Il vecchio abbassò lo sguardo, mentre pensieroso si accarezzava il folto pizzetto argenteo con la mano. Ryu pensò che non fosse il caso di disturbarlo ulteriormente.

    dum dum dum

    Il paesaggio non accennava a cambiare, ma Ryu sentiva che Sunakagure era sempre più vicina. Il vecchio continuava a sorseggiare sake e quando i loro sguardi si incrociarono nuovamente, porse la bottiglia a Ryu, che senza fare complimenti l'afferrò e mandò giù qualche sorso del liquore dolciastro. « E' la tua prima guerra, ragazzo? » L' Akimichi annuì, mentre porgeva la bottiglia indietro. « E allora sappi che la guerra non è un luogo dove sono ammesse esitazioni. Vivi o muori, così funziona la guerra. Non c'è spazio per buonismo, pietà o concetti come bene, male o giustizia. » Ryu osservò il vecchio, chiedendosi quali terribili esperienze avesse vissuto. « Ogni uomo vive secondo i propri principi. La giustizia trionferà, è l'unica certezza che ho. » Il vecchio rise fragorosamente. « Dici che la giustizia trionferà... e se non fossimo dalla parte della giustizia? » Rise ancora. « Qual è il tuo nome, vecchio? » « Che ti importa del nome di un vecchio che di qui a poche ore sarà morto? » « Ricordare una persona è più facile se se ne conosce il nome. » L'uomo rise ancora. « Il mio nome è Jinsei Makki. » Il grassone gli porse una paffuta mano, che il vecchio strinse con vigore. « Io sono Ryu Akimichi. Spero che all' alba di domani avremo ancora la possibilità di brindare insieme. » L'uomo disse qualcosa, ma la sua voce fu coperta dal suono dei tamburi.

    dum dum dum

    Improvvisamente Ryu avvertì un mutamento. Il vento soffiava sul suo viso e le nuvole grige andavano alla deriva: un debole Sole si affacciò su di loro e a Ovest fu ben visibile, finalmente, Sunagakure: le immense mura naturali si ergevano alte come montagne, apparentemente impenetrabili, e in cima ad esse, ad attenderli, una miriade di Shinobi desiderosi di proteggere il loro villaggio, le loro case, le loro famiglie. L' Akimichi ripensò alle parole del vecchio: ... e se non fossimo dalla parte della giustizia? In un attimo il Sole fu ricoperto dalle nuvole, e quando tutto piombò nuovamente nell' oscurità il suono dei tamburi e le urla dei guerrieri sembravano echeggiare più forti che mai.
    « La notte passa e lascia spazio al giorno,
    alcuni di noi non faranno ritorno;
    andiamo in guerra e il nemico trema,
    conquisteremo le mura di pietra! »

    L'indice di Ryu gli scivolò lentamente nel naso.

    Informazioni:

    Chakra: 115
    Stato Fisico: Ottimale
    Stato Mentale: In Attesa

    Equipaggiamento:

    Kunaix10, nella borsa
    Shurikenx20, nella borsa
    Cartabomba Fasullax5, nella borsa
    Pillole del Soldatox2, nella borsa
    Tonici Akimichi, nella borsa
    Spada Larga, agganciata alla fascia

    Abbigliamento:

    Borsa, legata al fianco destro
    Guanti chiodati, indossati
    Fascia, dietro la schiena
    Gillet di Konoha, indossato
    Mantello dei Fiori del Deserto, indossato
     
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108 replies since 15/11/2014, 01:44   5287 views
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