I'm not a girl

« Older   Newer »
  Share  
anonymous.
view post Posted on 15/9/2012, 17:43






Titolo: I'm not a girl
Autore: anonymous
Genere: commedia, romantico
Raiting: arancione (linguaggio colorito)
Avvisi: language - romance - lime - AU - angst (poco)
Pairing: Bill/Tom
N.d.a decisamente non è come sembra.
DISCLAIMERS: I fratelli Bill e Tom Kaulitz non mi appartengono, niente di quanto scritto è reale e quest'opera non persegue alcun fine lucrativo. :)




I'm not a girl



*


"La vista di una puttana, anche se più bella di Venere, eccita abbastanza poco il desiderio di un uomo: la facilità che avrebbe a soddisfarlo sacrificando soltanto un po' di denaro, gliene toglie quasi sempre la voglia." - Anonimo, La Cauchoise, ou Mémoires d'une courtisane célèbre, 1784,


*





Lista capitoli successivi:



1. (Beneficienza?)

La pedana su cui a breve avrebbero sfilato le ragazze era piena zeppa di tecnici. Effettivamente, pensò l’uomo in pantaloni scuri, era arrivato con mezz’ora d’anticipo; il traffico berlinese era tremendo e credendo che gli avrebbe precluso lo spettacolo che attendeva ansiosamente da due settimane aveva deciso di uscire un po’ prima di casa, finendo però con l’arrivare prima dell’orario. Erano infatti… veloce occhiatina all’orologio appeso in un punto strategico della sala… solo le otto e mezza.
“Mi scusi,” fermò una donna che da come si muoveva per la stanza sembrava appartenere all’organizzazione. “Sa se ci vorrà ancora molto?”
Quella lo squadrò, riconoscendolo senza problemi. Il suo faccione era ovunque, ormai. “Ancora un quarto d’ora, signore.”
“Oh, d’accordo.” Le rivolse un sorriso gentile, dentro sbuffò tutto il disappunto che provava, mentre quella tornava a dare ordini un po’ qui un po’ li.
Il problema era principalmente la noia, difficile da combattere seduto su una sedia con tutti quei signori che continuavano a gravitare nella sua orbita, la gente cool non era ancora lì, ovviamente. Si sarebbe riversata nella sala a fiotti, probabilmente non prima delle nove meno qualcosa.
Lui faceva più o meno la stessa cosa durante gli eventi mondani ed era per una questione di etica: mai arrivare prima, mai arrivare dopo, ci si doveva fare attendere e poi, quasi all’ultimo, ma non all’ultimo, per non risultare dei cafoni maleducati, fare la propria entrata trionfale nel salone.
Di solito aveva anche un’accompagnatrice – diversa a seconda dell’evento – ma quella sera avrebbe dovuto solo aspettare di scegliere. L’anno prima la scelta era ricaduta su una stangona asiatica di cui non ricordava nemmeno più il nome, quest’anno chi lo sa! I suoi amici avevano detto che c’erano bambole favolose quindi…
Stavolta però, si raccomandò sorseggiando un martini preso al bar poc’anzi (erano organizzati, in quel genere di posti potevi stare certo di trovare da bere), meglio evitare di prendere quella sentimentale, anche se non sapeva come riconoscerla: mica ce l'aveva scritto in fronte!
L’asiatica sembrava tanto gattona menefreghista, totalmente disinteressata fuori dal letto, immaginatevi la sorpresa quando poi alla fine della settimana era scoppiata in lacrime dicendo di amarlo!
Ok che sono bravo… Oh là là!, stava per finire la frase da egocentrico senza speranza, che un sedere davvero niente male gli si era praticamente parato davanti, appena fuori dal tendone del “dietro le quinte”. Non gli piacevano i culoni grossi e tirati, né tantomeno quelli troppo piccoli. Così piccolo sembrava quello di una bambina di undici anni ed era inquietante pensare ad una cosa simile un momento prima di fare sesso. Per lui, diversamente dal pensiero maschile collettivo, il sedere era davvero tutto in una donna.
Doveva farti venire voglia di appoggiarci una mano sopra, oppure niente, next, passiamo oltre. L’anno prima aveva scelto la ragazza asiatica mica perché era carina, in quel posto essere carine era praticamente obbligatorio o sennò chi ti prendeva?, sogghignò scolandosi d’un fiato il bicchierino ed alzandosi subito a prenderne un secondo. L’alcool inibiva i pensieri, spingendoti a pagare, pagare, pagare, ma non importava.
Quell’asta gli avrebbe fatto guadagnare un bel tesorino per tutta la settimana. E un sedere come dio comanda. Un bel viso con un brutto culo, magari con la cellulite, o non abbastanza allenato, passava inevitabilmente in secondo piano, pazienza se aveva gli occhi più belli del pianeta.
Per quanto riguardava il seno (secondo dettaglio che andava sempre a vedere) invece, la questione cambiava radicalmente; più piccolo era, infatti, più lui si sentiva invogliato a baciarlo, niente tettone ingombranti in figurette anoressiche. Che cazzo di senso aveva?!
“Un altro martini” ordinò, sedendosi al banco. Da lì non vedeva ciò che stava succedendo nel palchetto, non quello che avrebbe voluto, almeno. Oh bè, poco male, l’attesa rendeva tutto solo più divertente. “Sai se sono tutte tedesche?” chiese al barman quando lo servì.
“Quest’anno, da quanto ne so, hanno preso tutte straniere per evitare casini, la polizia controlla meno se vengono dall’est…” vedendo che l’uomo annuiva, in vena di confidenze, continuò. “Solo i ragazzi sono… uhm guarda.. un buon 10% di Berlino…”
Tom posò il martini, piacevolmente sorpreso. Non sapeva ci fossero dei ragazzi. Nell’invito (privato e riservato ai membri del club, anche quello per evitare casini) non c’era niente su una seconda asta maschile; un classico, la parte riservata ai vecchi porci. E porche, anche. “Vedo che si sono organizzati proprio per tutti eh…” gli venne da ridere, ma si trattenne, scuotendo la testa al pensiero di tutti quei ragazzi androgini che sfilavano in pantaloni di pelle al solo scopo di essere scelti.
“Ah, non dirmelo!” il simpatico barman, stappò una bottiglia di vino, e andò a servire una donna poco più avanti di lui. Una donna ben messa, fisicamente parlando, cosa che lo sorprese di come la società stesse virando nello stesso pensiero colletivo: scopare con uno più giovane.
E, per dei ricchi, comprarlo da un’asta era anche più… eccitante. “Mi sono rotto, vado a sbirciare dietro che stanno facendo le donzelle… spero di non essermi già perso lo spogliarello” scese dallo sgabello. “Ci vediamo bello,” disse.
L’altro accennò un saluto col capo. “Sicuro, e attento che a non farti beccare…”
“Già.” Come niente fosse, adagio, salì sui tre scalini che lo separavano dai bei partecipanti. Almeno su quello nessuna sorpresa; donne e uomini che fossero, erano sempre e comunque bellissimi. La gente pagava fior di quattrini, mica poteva rifilargli un rospo con l’apparecchio!
“Ehi, dove stai andando?” lo frenò un uomo anziano – non della sicurezza, probabilmente uno degli addetti al suono – senza comunque pedinarlo.
“Sto con lui.” Sostenne annoiato, affiancandosi ad un tizio alto con una cartelletta blu sotto braccio che stava andando dietro la tenda di velluto rosso. Quello, come aveva previsto non fece una piega e non negò di conoscerlo, probabilmente intuendo ch’era lì per le ragazze, e una volta dentro ammiccò (nel loro ambiente ci si aiutava sempre), poi le loro strade si divisero. Uno andò a destra, l’altro a sinistra. Sembrava molto meno grande, molto meno piena e caotica, cioè così l’aveva immaginato lui da fuori.
E invece… Quasi fosse una reale sfilata.
La scena che gli si presentò era più o meno questa: donne mezze nude, chi senza reggiseno chi senza pantaloni, urla isteriche, mobili di vetro pieni di trucchi di ogni genere, e un lunghissimo separé divisorio, probabilmente messo lì per separare quello dei ragazzi.
Proseguì indisturbato, erano tutti troppo presi dal trovare un vestito o cancellare sbavature perché notassero lui, non provò nemmeno a socializzare perché davvero non sembrava il caso di rompere le scatole – trovò un angolo vuoto e si beò della vista di quei corpi tonici, alcuni persino troppo per i suoi gusti.
Di solito lui era quello dominante nella coppia, che sottometteva un po’ come tutti gli uomini, tranne rare eccezioni.
I minuti passavano e, più scorreva il tempo, più le ragazze erano coperte e perfette. Ogni tanto Tom sbirciava l’ora nel suo Rolex, che aveva dimenticato di avere con sé tant’era l’eccitazione del momento, sarebbe uscito poco prima dell’inizio per non destare sospetti.
“Trisha mi servirebbe il tuo ombre – E tu cosa cavolo ci fai qui?“ sbottò una voce alterata.
Si girò al suo suono di quella voce (gli sembrava stranamente famigliare…) e non cercò neanche di nascondere la sua irritazione, come aveva fatto l’altro dopotutto, quando vide il visino angelico (angelico? angelico? ma non scherziamo!) a pochi passi da lui, con la mano smaltata ancorata al separé.
“Ciao, ragazzino.” Lo salutò, sorridendo in modo annoiato. Tom lo conosceva per un solo ed unico motivo: da quando gli aveva versato il caffè addosso ad un party aziendale a cui stava facendo da cameriere, le loro strade sembravano scontrarsi di continuo. Scontrarsi sì, perché quella ragazzina là (non gli andava nemmeno di metterlo sul suo stesso piano, benché sapesse il suo sesso) non faceva che procurargli grane, e poi sparire come nulla fosse.
Prima il caffè sui vestiti nuovi, dopo lo champagne (altro party aziendale), e ancora l’umiliazione pubblica quando lo aveva additato come ‘porco sessista’ ottenendo persino un applauso dai passanti, era da allora che non lo aveva grazie al cielo più incrociato, almeno fino a quello sfortunato momento.
“Che ci fai tu qui?” ripeté sgarbatamente, prendendo da uno strano beauty-case i trucchi che gli servivano a rendere quel faccino ancor più appetibile.
Ok. Lo ammetteva. Era uno scassamaroni, però rimaneva un bocconcino di come se ne vedevano pochi in giro. Poteva bene immaginare l’effetto che avrebbe fatto sugli uomini in astinenza da mesi tra il pubblico.
Cieli senza zucchero, caro bon bon alla crema, o per meglio dire ‘cazzi amari.’
“Niente che ti riguardi, bambina” L’uomo gli rispose a tono e poi pensò di andarsene prima che finissero a litigare su niente, come al solito. Lo divertiva il tipetto, in un certo senso, tolta l’intolleranza (quasi ne fosse allergico) verso i moralisti.
“Sai, mi stupisce che uno come te… uno che da del sessista al primo che passa… stia proprio qui, ad una sfilata come questa” ed era verissimo, prima lo insultava per – due o tre complimenti meritati per carità!, la bamboletta era uno dei culi più belli di Berlino – e dopo ecco che se lo trovava come partecipante ad una sfilata dove, non facciamo gli ipocriti, si sceglievano le donne come spigole al mercato del pesce.
Lo squadrò dallo specchio mentre si metteva un po’ di fard. “Ho bisogno di soldi, ed ora levati dai piedi” sbottò scontroso, sorpassandolo.
Però, che caratterino aveva, quello…
Tom era un uomo potente, bello in senso canonico, ricco, con un certo gusto per le cose raffinate e soprattutto… come dire? Impossibili, o all’apparenza complicate da ottenere. Occasionalmente, sceglieva un locale anonimo gay e il ragazzo più carino – naturalmente maggiorenne – se lo portava in bagno per un po’ di ginnastica. Era viziato e la sua vita sembrava essere arrivata ad un punto in cui per non annoiarsi doveva scegliere tra la trasgressione e la droga.
Ci teneva alla vita, quindi meglio la seconda.
Fissò quel sedere da favola che la natura aveva deciso di donare a quel tipo, col cervello in tilt; l’avrebbe assunto come suo segretario personale solo per poterlo sculacciare ogni volta che gli passava accanto (mentre andava alla fotocopiatrice, comandato da lui, sogghignò) e vederlo sussultare e scandalizzarsi… giusto per non addormentarsi tra una pratica e l’altra, e poi se come per le donne, valeva anche per i ragazzi la diceria che quelle ‘di linguaggio colorito’, alcune tanto belle quanto stronze, erano anche le più scatenate tra le lenzuola..
….ma il pensiero svanì non appena quelle natiche ancheggianti si nascosero dietro il lenzuolo bianco.
Non gli rimase che tornarsene al suo tavolo. Posto numero due, prima fila. Come aveva previsto, uomini e donne d’alta classe erano arrivati ed ora attendevano l’inizio.
I posti assegnati erano tutti da uno, massimo due per le coppie sposate, in modo che nessuno venisse influenzato, e poi tra un tavolo e l’altro notò che c’era anche una considerevole distanza; dettaglio non di poco conto.
Nessuna scocciatura o chiacchiericcio, insomma, avevano proprio pensato a tutto.
Alle nove, dopo essersi fatto riempire il bicchiere fino all’orlo di vino, che tracannò nell’attesa, ormai agli sgoccioli… Non si ubriacava mai, aveva smesso, dopo anni di party a base di super alcolici il suo stomaco era abituato… e finalmente ecco apparire il giovane presentatore (bello infiocchettato e con un sorriso da paresi stampato in faccia, ridicolo, pensò Tom roteando gli occhi) salì sul palco, prendendo subito posto dietro al piccolo mobiletto in legno… di cui al momento gli sfuggiva il nome… di quei cosi dove si poggiava il martelletto da giudice per battere il prezzo pattuito dopo la guerra con le palette.
“Buonasera, signori. E signore… Sono contento di vedervi così numerosi per questa serata che andrà ad aiutare molti bambini in difficoltà…” Salutò i presenti, con un gesto plateale del braccio, e un piccolo sorriso soddisfatto. Nessuno nel pubblico ricambiò, anche perché non era usanza mettersi ad urlare in quelle serate mondane, e poi ancora non c’era l’ombra delle partecipanti.
Si, come no, una serata di troie per beneficienza… muoviti ad iniziare prima che a qualcuno passi la voglia di scopare! Come se lo avesse sentito, l’intervistatore saltò i convenevoli. “Direi che possiamo iniziare a chiamare le nostre – venticinque – ragazze qui sul palco con me; vi vedo piuttosto impazienti stasera, e non voglio farvi attendere oltre, okay bene…. Venite avanti bellissime.”
Partì uno scroscio di applausi all’entrata delle giovani in costume; c’era già chi decideva la propria scelta, chi indicava e ammiccava eloquentemente.
Beneficienza, certo. Tom squadrò criticamente prima i loro visi, dopodiché passò sul corpo che accomunava un po’ tutte: gambe chilometriche, decolté prosperoso, troppo grande per i suoi gusti!, sedere… uhm ecco si giratevi e mostratemi il meglio di voi… ma niente d’eccezionale, ne aveva visto decisamente di meglio…
Avete presente quando un oggetto vi sembra IL più bello in assoluto, ma poi, passando oltre, vi accorgete di poter avere di meglio e iniziate a vedere quello stesso oggetto un tempo venerato come… una seconda scelta?
Così era capitato a lui e ‘fanculo quel ragazzino tutto pepe col culo più bello del mondo! Era uscito per trovarsi una ragazza da portarsi a casa… ed ora che ce le aveva tutte davanti… NIENTE. NIENTE DI NIENTE. LE TROVAVA DI DUBBIO GUSTO.
… ti lasci trattare di merda da un pivellino con un sedere niente male… soggiunse la sua voce interiore, forse l’orgoglio ferito che rivendicava vendetta. Ma perché proprio ora?? Si sarebbe scelto una compagna con cui divertirsi per una settimana… nessuna di loro ha le sue labbra e i suoi occhi e la sua pelle, non eri fissato con le pelli bianche e lisce? … e avrebbe saltato la sfilata maschile, uscendo dalla sala a braccetto con la nuova conquista.
… perché ti puoi vendicare…
Idiozia delle idiozie, lui non aveva più quindici anni. “E lei era Annette, la nostra seconda ragazza!” applausi. “Si parte da un prezzo base di diecimila, chi offre di più?”
Accorgendosi di essersi perso due ottime pretendenti, volse lo sguardo al palco. Annette era bruna, pallida, e sorrideva come una piccola stella. L’altra ragazza aveva un davanzale così grosso da sembrare finto. E probabilmente lo era.
“Offro ventimila” disse d’impeto, alzando la paletta.
“Ventimila il signore con la camicia bianca in prima fila! Nessuno offre di più?”
…è difficile, ma se te lo porti a casa magari ci sarà da divertirsi… potresti pure vendicarti…
“Ventiduemila.” Rilanciò un ragazzo di colore più o meno della sua stessa età, da qualche parte in fondo.
“Trentamila,” lo sfidò, ignorando quella voce, che indubbiamente era stata affascinata dal didietro del ragazzo moro. … Si, guarda caso era pure moro….
“Trentacinquemila”
“Trentacinquemila, signore e signori!”
“Nessuno offre di più per la nostra dolce Annette? Coraggio, non siate timidi…”
Già, ma quella là valeva davvero tanto denaro o era solo l’essere così annoiato a spingerlo ad alzare la paletta e buttare soldi al vento? Era annoiato fino a quel punto? Davvero? Indubbiamente, Annette non valeva più di mille euro, per quanto squallido potesse essere questo pensiero. “Porco sessista”, gli rinfacciò quell’odioso peperino dai capelli neri.
Abbassò la paletta, sbuffando in disappunto. Erano solo all’inizio dell’asta dopotutto, come stavano facendo tutti lì, avrebbe valutato con attenzione.
“Trentacinquemila e uno… Trentacinquemila e due… Signori, avanti, nessuno vuole dare soddisfazione a questa brunetta?? Nessuno offre di più?? Va bene, allora, aggiudicata per trentacinquemila euro al generoso ragazzo che porta un sobrio completo da cocktail!” tutti risero, seppur con contegno ed educazione. La faccia prima di tutto….
La seconda ragazza – Annette – intanto scese dal palco e passò tra la gente, raggiungendo il suo nuovo… per quanto cinico fosse, Tom si rifiutava di dire ‘padrone’. Cazzo, era un solo gioco di potere, ma nessuno comandava su nessuno, o forzava nessuno a fare nulla, le ragazze sceglievano di partecipare di propria spontanea volontà all’asta e poi… scopare con il “compratore”, se loro acconsentivano però, altrimenti niente sesso.
Non appena la coppietta appena formatasi imboccò la porta, il ridicolo presentatore proseguì. “E salutiamo calorosamente la seconda coppia, oh come sono carini insieme! Voi non trovate? Benissimo…”
Ufficialmente, scopare non era compreso nella compagnia delle ragazze. Anche se dai loro volti, molto disponibili ad ottenere un visto per restare in Germania, si sarebbe facilmente potuto capire il contrario. Chi è che pagava per avere la compagnia di una bella donna, ma senza sesso?? Tanto valeva allora andare a puttane in città, no?
“…Marikà, o Marìka, non ho idea di come si pronunci…. Ed eccola qui in tutto il suo splendore.”
Mmh vediamo un po’ che abbiamo qua… Una bionda naturale… Uhm, novità! … altezza notevole, cosce forse sproporzionate, che gambe lunghe!, mmh forse dovresti fare qualcosa per migliorare il tuo sorriso… banale, non ti vedo le tette e questo mi piace… (potrebbe essere interessante), ma non riesco neanche a vederti il sedere e sono in prima fila… questo proprio non va’.
Spiacente, baby. Tom nascose un sorriso dietro il bicchiere; quella lo stava proprio fissando, e probabilmente voleva che lui se la portasse a casa come un trofeo, ma non era il suo tipo e le uniche cose interessanti in lei sembravano essere sorpassate dai GROSSI difetti.
“Si parte da ventimila per Marika… o Marikà chi può dirlo?... Allora, chi offre ventimila? Il simpatico signore con i baffi… Di più? Di più, forza…”
Nessuno alzò la paletta, probabilmente si stavano conservando per qualcosa di meglio. “Ventimila e uno…”
“Io offro ventiquattromila!” rilanciò un uomo brizzolato in smoking che gli sembrava di avere già visto da qualche parte; non gli aveva curato il cane, l’anno prima??
Tu guarda che roba!! Non sapeva si guadagnasse tanto facendo il veterinario… A saperlo prima altro che indirizzo economia e commercio all’università, se la rise di gusto seguendo la lotta con un vecchio determinato a non dargliela vinta.
Marikà lo guardava, e la sua espressione era un incrocio tra la disperazione e il terrore puro. Tom ricambiava indifferente al suo palese sconforto. Se non voleva correre il rischio di finire tra le braccia di qualche viscido imprenditore (o veterinario) allora non avrebbe dovuto iscriversi, era una bambina che chiedeva troppo. Aaaah, cosa non si faceva per i soldi oggi; metà del ricavato sarebbe finito infatti nelle tasche di chi partecipava.
“E cinquantamila ed uno… Cinquantamila e due… Di più? Signori, nessuno offre di più per Marika? No… niente? Lei si è arreso, lei anche… aggiudicata quindi per una settimana al prezzo di cinquantamila euro! Congratulazioni all’uomo fortunato che se la porterà a casa! Marika, puoi scendere ora.”
Quella lo guardò un ultima disperata volta, ma ormai i giochi erano fatti e ben presto dovette uscire dalla sala affianco all’uomo che detestava.
Tom ignorò i suoi occhi tristi e allo stesso modo quelli ammiccanti delle altre… quante ne erano passate quando rinsavì dallo stato di trance in cui era caduto? Non lo sapeva, quindi alzò lo sguardo; sul palco erano sparite le prime dieci... forse.. ma per lui il bello ancora non era arrivato.
La voce interiore decise d’infliggere l’ultimo mortale colpa al suo orgoglio ferito a suon di “…cosa non va’ in te eh? Non hai alzato la paletta per nessuna, o forse volevi Annette? Non hai neanche le palle di ammettere che queste troiette non t’interessano… E se non ti frega di loro prendi ed esci dalla sala anzi che fingere, torna alla prossima asta Tom… Torna domani, uomo” che stavolta non riuscì proprio ad ignorare perché era vero.
Potrei tornare domani, o non tornare affatto, pensava. Aveva ancora un po’ di numeri inutilizzati di donne incontrate nei suoi viaggi di lavoro in rubrica, sembrava giunta l’ora di usarne qualcuno finalmente. … oppure potrei vendicarmi di quel ragazzino rompi scatole e torturarlo fino a martedì… Dandogli un mucchio di denaro e portandomelo in casa per riempirlo d’attenzioni?
… uno così sa sempre come ripagare…
Quel pensiero lo convinse a rimanere tra il pubblico fino alla fine della prima asta. Si disse che se ne sarebbe sempre potuto andare dopo, se cambiava idea. Ci fu un piccolo break, anche, break in cui tutti andarono a rifocillarsi nel buffet – dopotutto nessuno lì doveva avere cenato, vista l’ora –; Tom si servì alla svelta un po’ di formaggio e qualche stuzzichino, nient’altro. Non gli piaceva mangiare fuori casa, tantomeno alle aste, e chi lo capiva perché.
Mezz’ora dopo, quando tornò a sedersi al proprio posto, sicuramente più leggero di molti, trovò i ragazzi già allineati in una lunga fila che riempiva abbondantemente buona parte del palco; con le mani dietro la schiena, e sorridenti, molti di loro lo scrutavano dolcemente nel tentativo d’ingraziarselo; notò che era uno degli uomini più giovani (rimasti) ad essere seduto tra il pubblico, e non c’era da stupirsi.
Gli androgini andavano parecchio di moda tra i vecchi, i suoi coetanei erano già andati via con le ragazze, lasciando ai più maturi il resto del banchetto. Quei cuccioletti speravano forse di finire nelle braccia di qualche aitante muscoloso ereditiere? Io ho già fatto la mia scelta, spiacente bimbi, pensò incrociando lo sguardo della “sua scelta” che dapprima sgranò le palpebre, dopo si lanciò in un espressione davvero ma davvero incavolata.
“Ehi, honey!” rise, e quello doveva avergli letto il labiale, perché mimò un convincente ‘pro-va-ci’, stringendo minacciosamente i pugni chiusi.
No, pugnetti, si corresse Tom con un ghigno. Ma cosa vuole fare questo bambino qua?! Gli brillarono gli occhi, finalmente un po’ di divertimento! Lo aspettava… Sarebbe dovuta andare così dall’inizio, come aveva immaginato quando gli era arrivato l’invito, ed era… senti senti… tutto merito dello sconosciuto che gli rovinava puntualmente le giornate! Ora poi che voleva impedirgli di fare un offerta con i suoi inesistenti muscoli…? Ah. Ah. Perspicace era perspicace, aveva capito subito tutto, gliene dava atto, ma era anche magretto il pupo, no proprio pelle e ossa, e se lui riusciva – e ci sarebbe riuscito, giurin giuretto parola di lupetto – a portarselo via con sé, sarebbe stata sicuramente una settimana spassosa… e dai risvolti insoliti.
Poteva godersi la visuale di quel magnifico sedere in giro per casa, ma non solo, non c’era scritto da nessuna parte: non vendicarsi delle ingiustizie subite, giusto?
“Il nostro quinto ragazzo si chiama Joseph ed è per metà americano; partiamo con diecimila.” Niente di che… un po’ di sano atteggiamento adolescenziale… quando non trovava di meglio da fare, e voilà!
Lì lascio uscire tutti nell’indifferenza più totale (quelli lo guardavano, e lui alzava le spalle), uno dopo l’altro, finché… si sfregò le mani, gesto che Bill prese guardandolo in cagnesco (ma che problemi aveva con lui? Oh bè, l’avrebbe scoperto presto)… il giovane presentatore non chiamò uno degli ultimi.
Lo aspettavano in molti, perché quando finalmente sfilò inguantato nel miglior paio di pantaloni di pelle nera che metteva in risalto ogni curva… oh si… facendola sembrare mille volte più dolce e appetibile, le piccole scarpe di cuoio e la camicia di seta bianca abbottonata pudicamente per donargli quell’aria da gattina inconsapevolmente sexy, ecco che partirono degli applausi e fischi d’approvazione e chi se ne sbatte del bon ton, nemmeno il tipo col martelletto in mano se la sentì di riprendere i vecchi allupati.
“Io offro quarantamila euro!!” Uno di quelli stessi allupati partì subito alla carica, forse temendo che qualcuno potesse fregargli il bijou.
Bingo.
“Ne offro cinquantamila, fatti da parte!” E quest'altro chi diavolo era??! “No, anzi offro sessantamila euro!” rilanciò, vedendo parecchi vecchi alzarsi con loro. Il ragazzo intanto guardava tutti a disagio dal palco e chissà perchè dava l'idea di preferire di essere molestato da quei viscidi che venire scelto da lui… giovane e bello... dettaglio che rendeva tutto ancora più divertente.
“Signori,” intervenne il presentatore, divertito da tanto entusiasmo. Non aveva nemmeno detto il prezzo che –
“Offro ottantamila euro!”
“OTTANTACINQUE MILA PER IL RAGAZZINO!” disse inaspettatamente la donna del bar. Hai capito la tardona…
“Novantamila euro.” Rilanciò uno dei primi che avevano iniziato la lotta. Nessuno demordeva, e neanche l’uomo col martello riusciva ad aprire bocca.
Alla fine riuscì ad intromettersi, pieno d’incredulità: “NOVANTAMILA EURO OFFERTI DAL SIGNORE IN QUARTA FILA, SIGNORI E SIGNORE! NOVANTAMILA ED UNO…”
Solo allora decise di alzare la sua palettina, il tutto senza staccare gli occhi dal giovane immobile al centro. “Offro centocinquantamila euro.” Disse, sbalordendo tutti e creando un chiacchiericcio pieno di stupore attorno a sé.
“CENTO – CENTOCINQUANTAMILA EURO!” esplose la voce del presentatore sul palco.
Si guardò un secondo attorno per vedere i tizi di prima gettare occhiate incerte al suo (a breve) nuovo giocattolo, prima di gettare la spugna, tornando a cuccia. Non c’era chiaramente storia… Okay, è fatta, ed è stato semplice.
“Io ne offro centosettantamila.”
“UNA SERATA DI COLPI DI SCENA: CENTOSETTANTAMILA EURO PER QUESTO BEL GIOVANE. Qualcuno offre di più?”
“Che cosa?!?” Un biondino aveva fatto la propria comparsa, perché prima non c’era. Tom lo guardò con aria di sfida e quello gli alzò il medio in risposta; maledettissimo, e no eh! Cosa voleva il biondino col naso finto?! Da dove sbucava fuori? Credeva forse di arrivare lì e fregargli lo zuccherino da sotto al naso? Decise di chiudere in bellezza le trattative, tanto i soldi in tasca non gli mancavano. Poteva permettersi di buttare grana per soddisfare un capriccio, ogni tanto.
“Offro duecentomila euro per la bambolina mora” ghignò, fissando sfacciatamente quello che perdeva colore e guardare implorante il biondino.
Il presentatore sembrava essere sul punto di collassare, aggrappato al piccolo poggia martello. Nessuno, da quando faceva quelle aste di pseudo beneficienza, aveva mai speso tanto, non per portarsi a casa un maschietto almeno! “DUECENTOMILA EURO, CHE GENEROSITà!”
“Nessuno vuole rilanciare questa incredibile offerta? Nessuno?”
E nessuno rilanciò. Tom tornò sdraiato, col sorriso vincente, che decisamente stonava con quello imbestialito del moretto. Imbestialito, no, qualcosa di più! Spassoso…
Partì la conta, e quasi temette un nuovo colpo di scena, ma fortunatamente era stato fin troppo convincente. “DUECENTOMILA E DUE… E TRE… AGGIUDICATO AL GIOVANE CON LE TRECCINE IN PRIMA FILA PER LA BELLEZZA DI DUECENTOMILA! CONGRATULAZIONI, RAGAZZO”
Al contrario di fare storie, come da copione, la bamboletta agghindata a festa, scese le scale e gli si avvicinò.
“Ehilà, bellezza, sei pronta a visitare casa mia?” scherzò, dandogli il braccio con tutto lo charme del mondo. Era fin troppo gasato, ma… niente… battibeccare con quel disastro ambulante (avevano detto Bill, giusto?), quindi con Bill, non potete capire quanto sia divertente!
“Uhm… io ti uccido… aspetta che usciamo e ti strangolo” sussurrò amabile, illuminando la sala col suo sorriso zuccheroso.
Sorriso, bocca, occhi, capelli, orecchie, vestiti, pelle, sedere, niente tettone ingombranti, voce deliziosa, caratterino sveglio. Tutto, gli piaceva tutto di lui.
Rise, uscendo dalla sala tra gli sguardi di odio e invidia dei presenti. Aveva preso il dolce, ci credo che lo odiavano! “Oh oh, ma come siamo violente stasera…”
Al freddo della notte, fuori dall’hotel, Bill gli mollò un colpo secco al braccio che non gli fece malissimo, ma di certo non fu una carezza. “Come diavolo ti è saltato in mente, brutto imbecille?” sbottò, continuando a tempestarlo di schiaffi.
“Senti bella…” Tom gli bloccò entrambe le mani con un braccio. Ricordate quando diceva ch’era un bambino? Lo era davvero. Il portiere dell’albergo, intanto, guardava la scena tra i due innamorati divertito, finché l’uomo con i capelli afro non si girò, gettandogli un’occhiata che diceva chiaro e tondo di farsi gli affari propri. E quello lo fece, virando lo sguardo altrove. Sulla porta di Brandeburgo. “Vedi di fare meno l’isterica, ti ho pur sempre salvato da un branco di vecchi pervertiti e regalato un mucchio di soldi, almeno un grazie me lo merito...!”
Lui lo guardò peggio che se gli avesse tirato una pacca sul culo; intenzione non poi così malvagia, pensò Tom, visto il popò di culo che si ritrovava! “Tu non meriti proprio niente! Non voglio i tuoi soldi! Non voglio nulla da te…! Anzi, guarda, riportami a casa – ”
“Come come? Cos’è che dovrei fare?” che Tom avesse sentito male? Mica poteva davvero avergli chiesto di portarlo a casa.
“Ho detto… no aspetta, prendo un taxi, tanti saluti imbecille” Bill gli voltò rapidamente le spalle e tempo mezzo secondo era già sul ciglio del marciapiede che urlava a squarciagola: “TAXI! TAXI! TAX – BRUTTO IMBECILLE CHE FAI?! METTIMI IMMEDIATAMENTE Giù! ”
Tom lo aveva afferrato e portato di peso vicino alla macchina, doveva metterlo al posto del passeggero, non dietro, così poteva controllarlo. “Ssh. Ferma. Sta un po’ fermo brutto gattaccio. Non ho pagato tanto perché tu te ne stia a casa tua, dubito persino tu possa farlo sai???”
“Buttati sotto un tram, stronzo.” Esclamò inviperito lui/lei e… cazzo se menava! Non riusciva a fargli mettere le gambe in macchina senza essere graffiato. “Io giuro che ti denuncio maniaco… ti denuncio, hai capito?”
“Piantala di fare i capricci, ho pagato ed ora vieni con me!”
“Aspetta che mi liberi e vedrai, in galera fino alla fine dei tempi” minacciò, mordendo l’aria mentre finalmente Tom chiudeva la portiera. Non senza fatica, gli aveva infilato la cintura di sicurezza, che provò a sganciarsi mentre l’uomo correva a fare il giro, sbattendolo poi al sedile. Bill non diede segni di cedimento, né di essersi minimamente spaventato. “Leggiti bene i tuoi diritti gattina, a me non frega un cavolo, non puoi scegliere… cazzo, mi chiedo se avresti fatto meno storie con un vecchio porco?!”
“Tu sei un porco, e pure stupido, mio papà è uno degli avvocati migliori del mondo e vedrai – ”
Tom lo zittì con un bacio. “Niente meno…”
Bill ringhiò, pulendosi le labbra e tentando più volte di fargli male.

Tom sorrise semplicemente – aveva detto ch’era uno spasso il pupo no? – e bloccati anche i finestrini, inserì la chiave nella toppa e si mise in strada.














____________________________________________________________________



Edited by anonymous. - 16/9/2012, 09:44
 
Top
Sweet Sterne
view post Posted on 16/9/2012, 11:27




Mi piace è molto carina xD
Posta presto il seguito xD
 
Top
marty rock 97
view post Posted on 24/10/2012, 20:13




Pretento un continuo xd
Up
 
Top
LadyCryCryKaulitz
view post Posted on 30/10/2012, 21:21




bella bella bella!!!!
devi assolutamente postare il seguito mi piace un sacco :)
up up up
 
Top
LadyCryCryKaulitz
view post Posted on 13/11/2012, 10:34




postaaaaaaaaaaaa
 
Top
LadyCryCryKaulitz
view post Posted on 15/11/2012, 19:30




uuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuupppppppppppppppppppppppp
 
Top
marty rock 97
view post Posted on 15/11/2012, 22:42




Up
 
Top
LadyCryCryKaulitz
view post Posted on 16/11/2012, 22:22




uuuuuuuuppppppppp
 
Top
LadyCryCryKaulitz
view post Posted on 20/11/2012, 17:15




up up up
 
Top
view post Posted on 23/11/2012, 18:07
Avatar

Obsessed Twincester
†††††††

Group:
Membro
Posts:
9,212
Location:
Shinigami's World

Status:


molto carina **
peccato che non stai postando :
 
Top
LadyCryCryKaulitz
view post Posted on 13/12/2012, 19:32




up up up up up up up up up up!!!!!
 
Top
LadyCryCryKaulitz
view post Posted on 5/1/2013, 20:34




uuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuppppppppppppppppppppppppp
 
Top
LadyCryCryKaulitz
view post Posted on 9/1/2013, 19:59




ehi ma dove sei finita? :(
 
Top
LadyCryCryKaulitz
view post Posted on 12/1/2013, 13:37




up?!
 
Top
LadyCryCryKaulitz
view post Posted on 22/1/2013, 01:32




up?!
 
Top
16 replies since 15/9/2012, 17:43   385 views
  Share