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| Il Club dei filosofi dilettanti (The Philosophy Sunday Club) Alexander McCall Smith Editore Guanda Collana: Narratori della Fenice Traduzione di Giovanni Garbellini € 14.50 / Pagine 264
"Isabel Dalhousie: entra in scena una lady detective scozzese. Dopo aver assistito a un concerto alla Usher Hall di Edimburgo, un ragazzo muore cadendo dalla balconata del teatro. Isabel Dalhousie, direttrice della «Rivista di etica applicata», fondatrice del Club dei filosofi dilettanti e donna di grande sensibilità, se lo vede cadere letteralmente davanti agli occhi. Le indagini ufficiali liquidano subito il caso come una banale fatalità. Ma Isabel non si accontenta delle conclusioni superficiali e affrettate della polizia e, spinta da quello che sente essere un suo dovere morale, decide di andare più a fondo e scoprire la verità. Si improvvisa detective e inizia a curiosare nella vita privata e professionale del ragazzo, giovane manager di una società di gestione fondi, ritrovandosi suo malgrado in un mondo, quello della finanza, che non potrebbe essere più lontano dal proprio. Tra un bicchiere di buon vino e le irrinunciabili parole crociate, Isabel porta avanti le sue indagini un po’ sui generis, circondata dalle persone a lei più care: Cat, l’adorata nipote, Jamie, l’affascinante ex fidanzato di Cat, e Grace, la fedele governante convinta che Edimburgo sia il fulcro del mondo... Alexander McCall Smith ci presenta un nuovo originalissimo personaggio: un’investigatrice per caso, una filosofa colta e raffinata che conquista subito per la sua ironia, la rettitudine morale e la capacità di affrontare i problemi con intelligenza e simpatia umana."
Devo dire che mi ha deluso... anche se avevo letto recensioni buone solo per l'altra investigatrice nata dalla penna di McCall Smith, le cui avventure sono ambientate in Africa. Pur essendomi simpatici i personaggi e trovando gradevoli le ambientazioni... la trama - più incentrata sulle divagazioni filosofiche della protagonista (doveve pur giustificare il titolo, visto che del club non vi è traccia) che sull'indagine dilettantistica sul fattaccio iniziale - non regge e annoia chi non sia un filosofo, dilettante o meno.
Devo precisare che ho letto il libro in lingua originale e, a volte, non scatta la sintonia con lo stile dell'autore... problema che spesso viene risolto dalla traduzione. Però posso dire di aver fatto fatica ad arrivare in fondo e non sono per nulla attirata da altri episodi della serie. Ho già in casa i due primi volumi della serie africana, uno in inglese e uno tradotto, e potrò verificare se la difficoltà risiedeva nell'argomento poco interessante, nella descrizione approfondita delle reazioni umani verso amore, amicizia e morale (che mi hanno fatto smebrare il racconto più un romanzo "da femminucce" che un thriller, per quanto all'acqua di rose) o nello stile dell'autore. Se la diversa protagonista (spero non filosofa) e/o la traduzione dovesse salvarlo... allora potrei dare una seconda possibilità a Isabel Dalhousie, ma solo in italiano...
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