Coming Out - Natale 2011

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    ATTENZIONE
    CONTENUTO EROTICO E SESSALE
    QUESTO RACCONTO NON E' ADATTO AD UN PUBBLICO MINORE DI 18 ANNI
    SE SEI MINORENNE TI INVITIAMO A LASCIARE IMMEDIATAMENTE QUESTA PAGINA



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    24.12.2011 Vigilia di Natale

    La serata nel gruppo era trascorsa tranquilla, ci siamo incontrati per la vigilia di natale nei locali della nostra associazione per festeggiare tutti insieme. Abbiamo avuto una visita a sorpresa di Babbo Natale, che inaspetattamente ha fatto irruzione e distribuito tanti regali.
    Mi presento, sono Massimiliano, ho compiuto 18 anni qualche settimana fa e insieme al mio amico Alessandro mandiamo avanti un'associazione gay. Oltre a noi ci sono altri amici che ci aiutano, ma in unc ertosenso noi siamo le menti che hanno creato questo progetto. Il papà di Alessandro ha messo a disposizione i locali, e noi... le braccia. Marco ad esempio si é offerto di vestirsi da Babbo Natale e fare una sorpresa a tutti i partecipanti. Non so come sia riuscito a comprare 50 regali, e tutti personalizzati! OK, dal punto di vista economico penso che la nonna abbia dato un bel contributo, dal punto di vista pratico,ovvero comprare i regali, penso che abbia impiegato almeno un mese.
    Nella nostra associazione ci sono circa 50 persone, e questa sera erano quasi tutti presenti. Alcuni hanno portato i loro amici, infatti c'erano tanti ragazzo che non avevomai visto prima. Beh, alcuni anche carini! Ok,ok, lo so, gli ormoni alla mia età lavorano sempre al massimo regime.
    Sono le due di notte, e oramai sono andati quasi tutti via. Alessandro si é offerto di riportare a casa me ed altri due amici che abitano abbastanza lontano. Lui ha 20 anni, e da poco ha anche la patente. A volte é comodo avere un amico con la patente. Si riescono a fare cose che altrimenti é impossibile fare, come ad esempio fare incursioni in discoteche in altre città e poter tornare quando si vuole.
    "Dai Max, qui fuori fa freddo. Sbrigati a spegnere le luci e a chiudere"
    Un'ultima controllata che tutto sia spento. Ilocali sono ancora sottosopra, ma mi sono ripromesso che appena mi alzo ritornerò per sistemare il tutto. La presenza di 50 persone ha lasciato i suoi segni, ma con qualche ore di lavoro sicuramente il tutto tornerà come prima.
    Per ultimo prendo il regalo che Marco mi ha fatto, un profumo che volevo da tanto comprare, ma che non mi potevo permettere dato il costo proibitivo. Sono uno studente sempre al verde, e l'attività nell'associazione non mi portava alcun euro, anzi a volte ce ne rimetto! Comunque l'attività ha anche i suoi lati positivi.
    "Ma che fai, stai già dormendo in piedi? Dai che stiamo gelando qui"
    Chiudo la porta principale, attivo il sistema di allarme, e vado dai tre ragazzi che mi stanno aspettando al freddo.
    "Scusate ragazzi per il mio ritardo"
    "Fa niente, dai sali in macchina. Vai dietro, dato che sarai il primo a scendere."
    Dopo soli cinque minuti arriviamo già a casa. Scendo dall'auto, saluto di nuovo i ragazzi, e come un robot programmato mi dirigo nella mia camera da letto, e praticamente crollo dal sonno. Non ho nemmeno il tempo di spogliarmi.

    25.12.2011

    Uno dei piaceri della vita é svegliarsi la mattina senza il martellamento al cervello che riesce a creare una sveglia. Ed oggi é uno dei pochi giorni in cui posso gordermi questa comodità. Il mio gatto Fuffi é in camera ed attende di ricevere la sua colazione.
    Quando apro gli occhi e mi accorgo che sono già le undici. Il tempo di rendermi conto che mi sono addormentato vestito, quindi mi libero degli indumenti sudici che hanno assorbito tanti di quegli odori il giorno prima, e mi infilo sotto la doccia. Sotto la doccia realizzo che in associazione ho messo da parte un paio di croissant, quindi decido che dopo la doccia andrò direttamente in associazione per fare colazione, anche se non ci sarà nessuno a farmi compagnia. Tutti i miei amici sono impegnati con le loro famiglie.
    Da qualche mese abito da solo, dopo che i miei genitori mi hanno letteralmente sbattuto fuori di casa dopo essermi dichiarato. Di mio padre ero già quasi certo che sarebbe stato contro, ma mi ha stupito la reazione di mia mamma. Nella scelta ha preferito stare al fianco del marito, quindi io mi sono ritrovato per strada dall'oggi al domani. Grazie all'aiuto di alcuni amici, e soprattutto di Tony, mi sto ricostruendo una vita. Alessandro ha parlato con suo padre, e mi hanno messo a disposizione l'appartamento ad un prezzo di favore. In cambio comunque devo occuparmi della pulizia delle scale, e fare da tramite ai problemi che i condomini hanno. Tutto il palazzo é di proprietà del padre.
    Una sera mi hanno inviato a cena, e dopo letipiche doamnde che si fanno apersone che non si conscono, durante la cena ho raccontato dell'intolleranza dei miei genitori nei miei confronti e degli omosessuali. Loro invece al contrario erano abbastanza aperti. Sapevano del figlio già da alcuni anni. La sera stessa il papà di Alessandro decise di fondare un'associazione che dovesse aiutare le persone come me si ritrovavano in difficoltà. Dopo un paio di settimane, insieme a Tony fondarono l'associazione, ed uno dei primi frutti dell'iniziativa fu proprio l'aprire i locali dove avevamo festeggiato la vigilia di Natale. Alessandro si occupava dei problemi gestionali, mentre io, data anche la mia età, mi limitavo per il momento a mettere le braccia.
    Dopo la doccia, indossai nuovi indumenti, e decisi di andare in associazione a piedi. Non abitavo lontano, e aspettare il bus forse avrei impiegato più tempo.
    Riempii le ciotoledi Fuffi che dovevano bastere sia per la colazione per il pranzo,giocai per qualche minuto con lui, e quindi uscii di casa.
    Per strada ricevo una telefonata da Sophie.
    "Ciao Max, come va? La festa di ieri sera? Tutto bene?"
    "Ciao Sophie, qui tutto bene, anche se ancoraassonnato. Sto andando in associazione. Devo ramazzare i locali e rimettere tutto a posto. La festa é stata un divertimento puro. Penso che anche gli altri si siano divertiti. Non mi stupisce se qualche avremo prossimamente qualche nuovo associato."
    "Sai che Marco doveva venire questa sera in ospedale e fare Babbo Natale?"
    "Si, lo so, me lo aveva detto ieri sera. Quest'anno si é immerso pienamente nel ruolo. Ieri sera si é presentato vestito in rosso, ed ha distribuito regali a tutti."
    "Lo so, doveva essere una sopresa, penso che nemmeno tu lo sapessi"
    "Infatti, non lo sapevo. Ah, adesso capisco chi l'ha aiutato nell'acquisto dei regali!"
    "Ts. Voi ragazzi non avete gusti. Spero che ti sia piaciuto il profumo."
    "Mi ero domandato come facesse Marco a capire il mio gusto. Adesso so dov'era la fonte di ispirazione."
    "Bravo, ci sei arrivato! Hai vinto il mongolino d'oro."
    "Quando ci becchiamo faccio deliziare iltuo naso con il mio nuovo profumo"
    "Senti Max, ti devo dare una brutta notizia. Marco questa mattina stava aiutando il padre nel giardino, e purtroppo é caduto dalla scala. Niente di grave, solo una slogatura. Però non potrà venire questa sera."
    "Cavolo, aveva caricato anche i regali in macchina da portare ai bimbi."
    "Per quello non c'é problelma, Mirko li andrà a prendere più tardi. Il problema é ci manca un Babbo Natale. Avevo pensato che forse tu potevi venire e vestirti da Babbo Natale!"
    "Si, non ti preoccupare. Puoi contare su di me. Avevo comunque intenzione di fare un salto questa sera dai bimbi."
    "Bene Max, sapevo che potevo contare su di te. Allora ci vediamo questa sera alle sei. Quando arriverai inizieremo la festa con i bimbi."
    "Ok, cara. Ci vediamo questa sera."
    Nel frattempo ero quasi arrivato in associazione. Disinserii l'allarme, e per prima cosa portai un po di spazzatura fuori. Mi accorsi che nello stanzino a lato qualcuno aveva deciso di pernottare. Presi le lenzuola e le portai dentro per lavarle.
    Insieme ad altri amici facciamo in modo che l'associazione sia sempre aperta. Ci diamo dei turni, e nelle ore serali quando c'épiù movimento, almeno due persone sono presenti. I locali si possono paragonare ad un normale pub dove si può bere e mangiare qualcosa a dei prezzi modici. Inoltre ci sono un paio di stanze dietro che vengono utilizzate per le riunioni. Organizziamo delle serate a tema, a volte coinvolgiamo degli esperti, come psicologi o medici. Inoltre al lato abbiamo una piccola camera che abbiamo deciso di tenere sempre aperta. Se qualcuno ha necessità di avere un posto dove passare la notte, può utilizzarla in qualsiasi momento. Beh, vedo che nonostante sia Natale, c'é sempre qualcuno che ne ha bisogno.
    Appena rientrato sento il telefono squillare.
    "Pronto, sono Max"
    ...silenzio... dall'altra parte della cornetta.
    "Se vuoi non devi necessariamente parlare, ma sappi che al telefono non abbiamo altre alternative"
    "Ciao, parlo con l'associazione omosessuale arcobaleno?"
    "Si, tu chi sei?"
    "Non é importante chi sono. Ho trovato su internet il vostro indirizzo."
    "Si, avrai sicuramente visitato la nostra homepage"
    "Si, l'ho vista."
    "Credo che se ci stai chiamando avrai un motivo ben preciso. Possiamo parlarne al telefono se vuoi, ma se non abiti lontano, un giorno puoi anche venire qui."
    "Hmmm, ma siete solo un'associazione. Non credo che poterete aiutarmi"
    "Non so che problema hai, ma sappi che per ogni problema c'é sempre una soluzione. Magari bevendo un caffè con me e con altri miei amici colleghi possiamo trovare un modo per risolvere i tuoi problemi."
    "Ma oggi il locale non dovrebbe essere chiuso?"
    "Si, oggi é chiuso. Io sono venuto qui per ripulire il locale. Ieri abbiamo fatto una festa, e c'é un po di lavoro da sbrigare."
    "Ma tu sei quello con la giacca blu che ha chiuso il locale ieri sera?"
    "Si, sono io. Allora sei stato qui ieri sera!"
    "No, cioè si. Insomma ti ho visto da fuori che salivi nell'auto di un altro ragazzo che era fuori ad aspettarti insieme ad altri."
    "Beh, vedo che già mi conosci. Magari un giorno avrò il piacere di conoscerti"
    Tut Tut Tut... aveva riaggangiato.
    Avevo osato chiedere troppo? Comunque cominciai a sentire il mio stomaco che borbottava sempre più sonoramente. Portai altra spazzatura fuori, aprii le finestre, ed andai in cucina per preparmi la colazione.
    Mi ha sempre affascinato il funzionamento delle macchine del caffè automatiche. Basta mettere il caffè non macinato dentro, fare in maniera che la tanica dell'acqua sia sempre piena, e con un click viene fuori un caffè niente male. Decisi di farmi una tazza di caffé bollente all'americana. Nel frattempo il microonde stava scaldando i croissant del giorno prima. Portai sul bancone degli affettati, un bicchierone di succo d'arancia, i panini ed i croissant. Perfortuna c'era ancora un barattolo di Nutella. Per ultimo portai il caffé. Appena seduto sentii un rumore strano da una delle stanze riunioni.
    "C'é qualcuno?"
    ... silenzio ...
    Con circospezione andai verso la fonte del rumore. Avevo in mano anche il coltello che volevo usare per tagliare i panini. Appena arrivato nell'area delle sale riunioni, una porta si aprì. Feci un salto all'indietro per lo spavento. Mi era sembrato che il rumore precedentemente provenisse da un'altra stanza.
    "Sono qui, per favore, metti giù il coltello, non voglio farti del male.SOno qui in pace!"
    "Cazzo, magari non vuoi farmi del male, ma mi stavi facendo morire dallo spavento."
    "Scusa, non avevo intenzioni di spaventarti."
    Un ragazzo che doveva avere all'incirca la mia età mi si presentò davanti. Era visibilmente intimorito e spaventato. Probabilmente aveva più paura di me. Beh,effettivamente con il coltello da 20 centimetri che avevo tra le mani, un po di timore lo creavo di sicuro.
    "Se la tua voce non mi inganna, dovresti essere il ragazzo con cui ho parlato poco prima al telefono"
    "Beh, si, ero io prima al telefono."
    "Ti avevo invitato per un caffè, ma sinceramente non mi aspettavo che accettassi il mio invito così velocemente."
    "Ehm..."
    "Sto scherzando. Stavo per fare colazione, se vuoi, possiamo farla insieme. Ci sono abbastanza rifornimenti per almeno una squadra di calcio."
    "Ok, grazie, accetto volentieri."
    "Vieni, togliti la giacca, e accomodati al bancone. Io ti preparo un caffè nel frattempo."
    "OK, grazie."
    Dopo un paio di minuti mi ripresentai al bancone con una tazza di caffè, e un paio di posate in più per l'inaspettato ospite.
    "Come giá sai, io sono Massimiliano, o semplicemente Max"
    "Io sono Mattia. Piacere di conoscerti"
    "Non mi sembra di averti visto ieri sera alla festa, ma mi avevi detto di avermi notato."
    "Si, ero qui ieri sera, ma non sono entrato. Sono rimasto fuori."
    "Beh, ti sei perso una bella festa. Sarà per la prossima volta. Sperando che entrerai. Qui non si paga il biglietto d'ingresso, e i prezzi sono molto popolari. A volte non facciamo nemmeno pagare. Siamo un'associazione senza fini di lucro. Qui vogliamo solo che la gente sia a proprio agio, e se ci sono dei problemi ne discutiamo. E poi ti confesso che si sono anche alcuni bei fighetti. Sai, l'occhio vuole anche la sua parte."
    "Si, ho letto brevemente dalla homepage, ma non pensavo che fosse vero! Intendo degli intenti dell'associazione.Non c'e scrittoniente sui partecipanti."
    "Beh, da qualche mese é una realtà. Scusa se te lo chiedo, ma tu sei gay?"
    "Hm... se mi chiedi cosa penso che sia, allora la risposta é affermativa. Ma non ho mai avuto la possibilità di conoscere altri gay e non ho mai avuto delle relazioni con altri ragazzi. Quindi se intendevi se lo sono nella vita di tutti i giorni, allora la risposta é negativa... almeno per il momento."
    "Si hai ragione, questo tipo di domande sono sempre molto riduttive. Alla fine uno è quello che si sente di essere, non quello con cui gli altri ti etichettano. "
    "No problem. Max, posso farti una domanda?"
    "Dimmi."
    "Come fai a sapere di essere gay? Intendo, se ti incontrassi per strada, l'ultima cosa a cui penserei, é che tu sei gay. Di sicuro avrai tante ragazze che vorrebbero passare volentieri una notte con te. Sei un bel ragazzo, il tipico macho latino nato per soddisfare le ragazze! Insomma se abbiamo internamente un radar che permette di riconoscere quelli con i miei stessi gusti, allora nel mio caso é rotto."
    Con tutti questi complimenti il mio viso diventò rosso come un pomodoro.
    "Ehm, non farmi troppi complimenti, altrimenti non solo divento rosso, ma non riesco nemmeno a parlare. Da quando ci siamo incontrati nell'altra stanza, mi guardi continuamente. Mi sento sinceramente osservato!"
    "Ops, scusa non era mia intenzione metterti a disagio."
    "Questa volta lo dico io, no problem." e regalai un sorriso sincero al mio nuovo amico.
    "Da quando avevo 12 anni sapevo che in me c'era qualcosa di particolare. Non ero attratto dalle ragazze. Quando gli altri amici sognavano di baciarsi una delle ragazze della scuola, io nei miei pensieri mi vedevo insieme a qualche bel ragazzo disteso su una spiaggia, o su un prato a fare... beh, sai cosa intendo."
    Mattia annuì
    "La parte più delicata era qaundo eravamo sotto le docce. Gli altri ragazzi, mostrando i loro attributi che di solito non vedevano la luce del sole, parlavano di quanto fosse bello farsi una ragazza, o alcuni raccontavao nei dettagli delle loro avventure, a volte spudoratamente inventate. Io invece mi vedevo sempre volentieri abbracciato da qualche parte con uno di loro in qualche posto isolato da tutto e da tutti." e alzandomi dalla sedia continuai "Nonostante tutto, feci di tutto per nascondere i mieidesideri. Avevo paura delle loro reazioni. Sapevo che la maggior parte di loro non avrebbe avuto problemi, ma sapevo anche alcuni di loro mi avrebbero perseguitato. Un altro ragazzo di un'altra classe si era dichiarato gay, e veniva spesso reso oggetto di scherzi. Non volevo o non ero pronto ad affrontare apertamente il mio essere gay."
    "E poi?"
    "Un giorno mi innamorai di un ragazzo della mia stessa età. Erano giorni in cui non pensavo che a lui. Anche lui si accorse delle particolari attenzioni che gli riservavo. Purtroppo non era gay. Siamo diventati comunque buoni amici. Mi ha capito, mi ha accettato, ma niente di più. A volte essere gay é molto difficile. Sigh. Comunque decisi che era arrivato il momento di dirlo ai miei amici più stretti ed ai miei gentiori. I miei amici mi accettarono senza problemi. Alcuni di loro mi confidarono che avevano dei sospetti, ma nessuno aveva avuto il coraggio di chiedermelo."
    "Che bello, non hai avuto problemi nel tuo coming out."
    "È quello che pensavo fino a quando mi ero confidato con i miei amici. I problemi nacquero quando decisi di dirlo ai miei genitori. La sera che ne parlai con loro, erano in cucina per cena. Appena seppero che non avevano speranze a diventare nonni, mi aggredirono a parole con una violenza che non mi aspettavo. Mi trattarono come se fossi un malato, un perverso."
    "Oh"
    "Non finii di cenare, e mi rinchiusi nella mia camera. Per quel giorno ne avevo avuto abbastanza dei loro insulti. Il giorno dopo mi aspettavano entrambi per la colazione. In un primo momento non affrontammo il tema, ma durante la colazione, mio padre mi disse che aveva sentito parlare di una clinica in Svizzera che utilizzavano dei metodi per guarire dalla omosessualità. Io non riuscivo a credere che c'erano addirittura delle pseudocliniche che promettevano la guarigione da una malattia inesistente. Chiesi maggiori informazioni. Mi disse che aveva parlato con un amico dottore, e che tramite dei trattamenti simili all'elettroschock e delle medicine particolari, garantivano la guarigione. L'unico problema erano i costi enormi dei trattamenti."
    "Ci sono veramente? Ma quanta gente crede ancora che la omosessualità é una malattia?" disse Mattia stupito.
    "Purtroppo tanti, troppi. Mi rifiutai nella maniera più assoluta di stare dietro alle loro ossessioni di guarigione. In un primo momento cercarono di convincermi con le buone, ma vedendo che ero contrario, aumetarono sempre più la pressione. La mia più grande delusione fu mia mamma che si schierò dalla parte di mio padre. Passai dei giorni infernali. Organizzarono un incontro con un prete che era più convinto di loro che la mia fosse una malattia terribile, da estirpare. credoche mi avrebbe visto volentieri salire sul patibolo. Fortunatamente per quello il medioevo é passato da un po."
    "E poi? Hai fatto le cure?"
    "Assolutamente no. Quando capirono che mi rifiutavo ad ogni tipo di cura, decisero di sbattermi fuori. Non volevano che i loro amici sapessero che il loro figlio era un perverso. Ebbi la fortuna di incrociare sulla mia strada Tony. Era un amico di un amico. Grazie a lui mettemmo in allerta i servizi sociali, e anche grazie ad altri amici, ho ricominciato a farmi una vita. Ed adesso sono qua!"
    "Beh, alcuni tratti della tua storia sono analoghi alla mia."
    "Se vuoi parlarne, dammi il tempo di preparare altre due tazze di caffè."
    "Ok, spero che non hai altri impegni."
    "No, per adesso posso dedicarti tutto il tempo che vuoi. Basta che poi mi aiuti a ripulire il locale."
    "Ok. Hmm. Il caffè é stupendo."
    "Grazie, é una miscela particolare che preparo io stesso. È la bevanda che qui va per la maggiore. Primo perchè é particolare. Secondo perchè la facciamo pagare solo 40 centesimi."
    "Ma allora non ci guadagnate niente!"
    "Ci sono alcuni ragazzi che vengono qui con difficoltà economica. Beh, a loro non facciamo pagare un centesimo."
    "Ma tu ricevi un salario qui?"
    "No, il mio é in un certo senso un impegno sociale. In compenso ho tanti nuovi amici. E poi, qualche mese fa ho ricevuto. Adessomi sembra giusto che dia qualcosa, e quello che posso dare é una parte delmio tempo... I caffè sono pronti, se vuoi sono tutto orecchie."
    "Io, come te, é da alcuni anni che sapevo che non ero come i miei amici. In me sentivo un qualcosa di diverso, una qualcosa che all'epoca non riuscivoa definire. Nonostante tutto ho sempre cercato di nascondere il tutto. Ho partecipato sempre alle seghe collettive con gli amici, fantasticando di farci la tipa del giornalino porno che qualcuno di noi aveva rubato dal fratello maggiore. Però ci sono cose che non si riescono a mascherare. Quando ero sotto le docce con altri amici, mi si diventava duro molto facilemnte, e dovevo lottare con me stesso per non darlo a vedere. A volte facevo la doccia dopo gli altri, o alcune volte inventavo delle scuse per non farla. Qualche volta, prima di andare negli spogliatoi, mi chiudevo in bagno e utilizzavo il metodo classico per tenerlo a bada. Come altri amici ho avuto anche delle ragazze. L'ultima ha preteso che lo facessimo. Mentre con le altre ero sempre riuscito a sviare un rapporto completo, l'ultima non mi dato altra scelta. Una sera mi ha invitato a casa sua. Mi aveva detto che avremmo cenato con i suoi, ma quando arrivai, era sola. I suoi erano partiti per qualche giorno. Le sue intenzioni erano chiare, e come solo le ragazze riescono a fare, ha preparato tutto nei dettagli per una notte di sesso sfrenato. Dopo i preliminari di baci e carezze, mi fatto intendere che voleva di più. Sul divano del salotto ho cercato di dar sfogo ai suoi bollenti spiriti, ma dopo alcuni tentativi lei ha capito che in me c'era qualcosa che non andava.
    Il giorno dopo era l'ultimo giorno di scuola prima delle vacanze di Natale. Durante l'ora di inglese, il professore gira la lavagna. La classe, che era di solito molto rumorosa durante l'ora di inglese, si ammutolì all'istante. Tutti alternavano gli sguardi tra la lavagna e me. Qualcuno aveva scritto a caratteri cubitali MATTIA È GAY. Io cominciai a sudare freddo. Sapevo che la mia ragazza lo avrebbe sicuramente raccontato ad altri, ma non mi aspettavo una cosa del genere. Il professore disse che quel tipo di scherzi infantili non erano tolerabili. Mi guardò, e mi di chiese di dire a tutti che era solo una bravata di qualcuno. Io invece mi alzai, e dissi che quello che era scritto corrispondeva al vero.
    L'aula si fece ancora più silenziosa. Mi sembrava di sentire i battiti del professore che come cominciò a sudare freddo. Dopo un momento di smarrimento, alcuni amici si avvicinarono e mi strinsero la mano o mi diedero delle pacche sulla spalla. Ma un paio di essi cominciarono ad insultarmi. Dissero che non volevano stare nella stessa aula con un gay. In realtà utilizzarono parole molto più forti che non voglio ripetere. Quelli che mi appoggiavano risposero, e gli animi si animarono. Il professore nel frattempo sembrava smarrito, e non riusciva a reagire al conflitto che si eracreato.
    Dopo qualche minuto entra il preside. Non so se era li per caso, o se qualcuno lo aveva chiamato. Tutti ammutolirono e ritornarono ai loro posti. Chiese cosa stesse succedendo. Uno dei balordi si alzò, e disse che avevano in classe un perverso, e che non mi volevano. Un coro di insulti lo raggiunsero.Il preside batte forte la mano sulla cattedra. Tutti tacquero. Prese qualche secondo per meditare, quindi mi chiese di alzarmi.
    "Sei tu che sostieni di essere gay?"
    "Si, signor preside"
    "Qualcuno in classe lo sapeva prima? Conosce chi ha scritto questo sulla lavagna?
    "Non lo so chi lo abbia scritto, e non l'ho detto mai a nessuno."
    "Vorresti dirmi che qualcuno lo ha scritto senza sapere che tu lo fossi? Io penso che forse lo hai scritto tu stesso per creare disordine nella classe."
    "Io non l'ho scritto, e tantomeno volevo che si sapesse."
    "Ragazzo, gli omosessuali sono delle persone perverse. Io non credo che tu sia uno di loro. Non ti preoccupare, ci sono delle cure. Andiamo nel mio ufficio, informerò i tuoi genitori, e vedremo cosa fare per guarirti."
    "Signor preside, io sono gay ma non mi reputo malato. Non capisco perchè deve informare i miei genitori, e cosa c'é da curare."
    "Gli omosessuali fanno delle cose contro natura. Per fortuna ti sei confidato subito. tu sei ancora giovane, e di sicuro ti possono curare. Adesso andiamo nel mio ufficio."
    Il preside mi portò nel suo ufficio, e li scrisse una lettera ai miei genitori. Inviò una copia per email all'indirizzo di mio padre, e mi stampò una copia che dovevo dare personalmente ai miei genitori. Inoltre mi disse che non dovevo necessariamente ritornare in classe, e che potevo andare anche subito a casa.
    "E tu cosa hai fatto?"
    "Beh, la lettera l'ho buttata, e non sono più tornato a casa. Temo che i miei genitori mi rinchiudano in qualche clinica, o additittura in qualche centro di psichiatria. Max, ho paura che mi odieranno. Anche se non me lo hanno mai detto, credo che si augurino un giorni di diventare nonni."
    "Aspetta, ma tu sei allora quel ragazzo che un paio di giorni fa é scomparso! Ti stanno cercando dappertutto. Ieri durante il party sentivo alcuni ragazzi che parlavano della tua scomparsa. Dicevano che c'erano degli anunci sul giornale. Smbra che i tuoi genitori abbiano distribuito volantini con la tua foto."
    "Evidentemente dopo che ro andaovia il preside ha parlato con loro, e sicuramente vogliono curarmi." e dicendo questo gli scesero alcune lacrime.
    "Mattia, perchè non provi a parlare prima con i tuoi genitori? Forse non é così grave come pensi. Non avete mai affrontato il tema, e non sai cosane pensano. Magari non sono così intolleranti, o magari avranno bisogno di tempo per farsene una ragione. Non credo che tutti siano come i miei genitor. In definitiva é il tuo preside che ha dei problemi."
    "Ed un paio di miei coetanei."
    "Si, ok. Ma la maggior parte della classe ti ha appoggiato. Cerca di vedere le cose in maniera positiva."
    "Allora cosa dovrei fare?"
    "Io parlerei prima con i tuoi genitori, poi ricordati, se anche loro dovessereo risultare talmente intolleranti da renderti impossibile lavita, puoi contare su di me e sull'associazione. Qui troverai sempre una porta aperta. POssiamo contare sull'appoggio di psicologi e medici, oltre che di avvocati. Una soluzione la troveremo insieme."
    "Ehm, Max, sai che hai degli occhi stupendi? Non posso fare altro che seguire il tuo consiglio."
    "Grazie per il complimento, anche io non riesco a toglierti gli occhi di dosso, ma adesso penso che devi prima parlare con i tuoi. Credo che sono preoccupati seriamente. Qui é il telefono. Io vado in cucina a ripulirla, così tu puoi parlare tranquillamente."
    Gli diedi il telefono e andai in cucina. Mattia compose il numero di casa. Rispose il papà.
    "Pronto, casa Rossi"
    "Pronto, papà?"
    "Mattia, sei tu? Dove sei? Da quando te ne sei andato, qui stiamo male. Perchè ci stai facendo questo?"
    "Credo che hai letto l'Email che ti ha mandato il preside"
    "Si l'ho letta, ma dov'é il problema? Hai beccato una persona omofoba, ma devi mettere in conto che prima o poi ne troverai sempre una che avrà qualcosa contro di te."
    "Ma voi non siete arrabbiati?"
    "Noi? Del fatto che ci porterai in futuro un ragazzo in casa? Lo avevamo già capito, aspettavamo solo che tu facessi il primo passo."
    "Allora mi amate comunque? Grazie papà. Cosa dice la mamma?" Nel frattempo piangeva di gioia.
    "La mamma é disperata, mi sta incolpando del fatto che non ne abbiamo parlato prima con te. Forse non saresti scappato di casa."
    "Mi hanno detto che la polizia mi sta cercando!"
    "Dopo aver ricevuto l'email dal preside, e visto che non sei più tornato a casa, abbiamo avuto un incontro con il preside. Quella persona é un vero omofobo, o é malato. Siamo andati direttamente dalla polizia e fatto due denuncie. Una per la tua scomparsa, ed una contro il tuo preside. Ieri ci hanno contattato i suoi superiori. Sicuramente prenderanno dei provvedimenti contro di lui. Hanno interrogato alcuni tuoi amici di classe, ed hanno tutti confermato che il preside é un omofobo. Ma tu dove sei adesso?"
    "Sono da un amico che a sua insaputa mi ha datoun letto dove dormire e fatto capire che forse stavo sbagliando in quello che ho fatto."
    "Dimmi dove sei che ti vengo a prendere."
    Diede l'indirizzo e quindi riagganciò. Quindi andò in cucina.
    "Max, ho parlato con mio padre, e come dicevi tu, mi appoggiano in pieno. Addirittura hanno denunciato il preside. Sono veramente felice. Grazie grazie grazie" e dicendo questo mi saltò addosso e mi baciò.
    "Ehm, Mattia, sai che baci bene per essere un inesperto?"
    "Ops, scusa Max, non volevo essere invadente."
    "No, fa niente, é da un bel po che nessuno mi bacia."
    "Allora se ti fa piacere lo rifaccio di nuovo." e senza darmi il tempo di controbattere mi baciò di nuovo.
    Ci sedemmo, quindi mi raccontò nei dettagli quello che si era detto con il padre qualche minuto fa. Aveva gli occhi pieni di gioia.
    "Capisci Max, avevo paura di quello che i miei genitori potessero pensare, e invece loro aspettavano che glielo dicessi. Lo avevano già capito da tempo."
    "Eh già, come disse qualcuno, la mamma conosce sempre i suoi figli. Con loro non hai bisogno di parlare, loro lo sanno già!"
    "Sai Max, questo é il Natale più bello della mia vita. I miei genitori mi hanno accettato per quello che sono, e ho trovato te come amico... un amico speciale. Max, io penso che..."
    Prima che finisse la frase, una persona si materializzò all'entrata del locale.
    "Buongiorno, Sono Claudio Rossi, il papà di Mattia. e tu dovresti essere l'amico di cui mi aveva parlato"
    "Buongiorno sig. Rossi, si, sono Massimiliano Bianchi, ma se vuole può semplicemente chiamarmi Max"
    "Papà, sei giá arrivato. Scusa se vi ho fatto stare in pensiero."
    "Vieni qui Mattia, tua mamma voleva andare già a chi l'ha visto. Per fortuna che in questi giorni non l'avevano messo in onda"
    I due si abbracciarono, poi il papà si voltò verso di me che stavo a guardarli.
    "Max, non so che programmi hai oggi. Io e mia moglie avremmo piacere se vorrai venire a casa per un caffè, e magari puoi fermarti anche per cena."
    "Verrei volentieri, ma ho qui ancora un po da fare. Domani sera il locale riapre e deve essere di nuovo tutto pulito."
    "Allora ti possiamo aiutare, così dopo puoi venire con noi. Mi farebbe molto piacere."
    "Ok, li sono le scope e gli stracci. Io finisco di pulire in cucina, e voi qui. Lavate per terra e poi mettete a posto i tavoli e le sedie."
    Dopo 40 minuti avevamo giá sistemato tutto. Eravamo un po stanchi, ma sapevamo che ci aspettava una torta fatta personalmente dalla signora Rossi; e a dire di Mattia, le torte della mamma dovevano essere molto gustose.
    "Grazie per l'aiuto. Datemi un paio di minuti per spegnere le luci e mettere delle lenzuola nello stanzino, e sono pronto."
    "Max, penso che per questa notte il tuo ospite misterioso non pernotterà."
    "Mattia, lo avevo capito che eri tu l'ospite incognito, ma può darsi che qualche altro ne abbia bisogno. E poi le previsioni meteorologiche dicono che questa notte sará molto fredda."
    "Ok, allora dammi le lenzuola e i piumoni che li metto io. Tu spegni le luci."
    Dopo un paio di minuti eravamo in auto del papà. Impiegammo solo qualche minuto per arrivare a casa di Mattia. Mi presentarono la mamma, e quindi ci accomodammo in salotto.
    Mentre mangiavamo la torta della mamma ed un caffè, Mattia raccontò quello che aveva fatto nei due giorni passati. Dopodichè si mostrarono curiosi sul mio passato. Raccontai a grandi linee del mio outing con i miei genitori, dei problemi che ho avuto con loro e della mia nuova vita.
    "Max, il mio cuore mi dice che sei una persona sincera e stupenda. Se hai bisogno, vieni a trovarci in qualsiasi momento. Io e mio marito saremo sempre a tua disposizione."
    "Grazie signora, verrò volentieri a provare una delle sue torte deliziose, la prossima volta che ne fa una."
    "Volentieri. A proposito, se non hai altri impegni, puoi restare e cenare con noi. In definitiva oggi é Natale."
    "Si, resterei volentieri, ma alcuni amici mi stanno aspettando nelle vesti di Babbo Natale, ma non credo che rimarrò a lungo."
    "Allora ti aspettiamo per cena."
    "Io vengo con te, se vuoi. Se poi papà mi da le chiavi faremo molto più velocemente." disse Mattia.
    "Ok, dobbiamo passare prima per casa mia, devo prendere alcuni regalini che ho preparato per i pazienti, e poi possiamo andare in ospedale"
    "Come, andate in ospedale?" chiese il papà.
    "Si, nel reparto pediatria stanno aspettando che arrivi babbo natale, ovvero me!"
    "Qui sono le chiavi, vi aspettiamo ragazzi."
    "Ok, a dopo."
    Salimmo nell'auto del papà, un suv della bmw.
    "Di solito mi danno le chiavi della golf di mamma, ma evidentemte sono stati colpiti dal mio ritorno o da te. Ho guidato l'auto di papà solo alcune volte, e ogni voltalui era presente."
    "Beh, allora, dai gas all'auto. Io programmo il navigatore con il mio indirizzo."
    Dopo qualche minuto eravamo giá casa mia.
    "Mattia, voi salire? Ti presento il mio coinquilino, e poi mi aiuti a portare giù i regali."
    "Ah, allora non abiti da solo!"
    "Vieni, sicuramente sará felice di vederti."
    Salimmo al terzo piano, e appena aprii la porta, il mio gatto mi saltò addosso.
    "Mattia, ti presento Fuffi. Fuffi, questo é il mio nuovo amico, Mattia"
    "Che scemo, non mi avevi detto che era un gatto il tuo coinquilino."
    "Dopo qualche giorno che mi ero trasferito qui, ho trovato Fuffi sul ciglio della strada. Qualcuno l'aveva investita con l'auto ed era scappato. L'ho portata da un veterinario e dopo le prime cure l'ho portata con me in casa. Dopo qualche giorno l'ho lasciata libera, ma non so perchè ritorna sempre da me! Di solito dovrebbe ritornare a casa sua dai suoi padroni, ma evidentemte preferisce stare con me."
    "Beh, diciamo che Fuffi ha buon gusto nelle scelte."
    "Che scemo che sei." e gli diedi un colpetto sullo stomaco
    "Sai che posso essere geloso di Fuffi."
    "Come mai? Lui é solo un gatto! Tra l'altro, prima che arrivasse tuo padre mi stavi dicendo qualcosa"
    "Hm, non niente di importante. Magari un'altra volta."
    "Hm, pensavo che fosse qualcosa di importante." e dicendo questo mi avvicinai a Mattia. Lui rimase immobile senza dire niente. Eravamo così vicini da sentire il calore del suo corpo. La distanza si riduceva sempre più. Le nostre bocche erano a solo un paio di centimetri.
    Appoggiai la mia mano dietro il collo di Mattia, e sfiorai con la mia bocca quella di Mattia. Mattia si lasciò guidare nei movimenti. Dopo qualche secondo eravamo impegnati in un bacio profondo. Anche le nostre lingue ebbero il piacere di consocersi. Non per quanti minuti rimanemmo in quella posizione.
    Fuffi ci riportò alla realtà con dei rumori incredibili.
    "Ah, il gatto deve mangiare. Mattia, comincia a portare giù le due buste. Io appena finisco con il gatto portò giù le altre due."
    "Hmm... si, va bene... cosa hai detto?"
    "Pianeta Terra a Mattia, ci sei? Vorrei tanto che durasse di più, ma i bimbi ci stanno aspettando. Prendi le due buste, e io ti seguo tra un paio di minuti."
    Senza dire niente, Mattia eseguì i miei ordini. Quindi mi aspettò in auto. Io lo seguii dopo un paio diminuti. Appena salito, partimmo verso l'ospedale.
    "Max, posso chiederti come mai fai tutto questo? Associazione, locale, ospedale, e non so cosa fai ancora che ancora non mi hai detto!"
    "L'associazione che é stata creata, come ti dicevo non ha fini di lucro, e come scritto nello statuto, si impegna ad aiutare chi ne ha bisogno. L'associazione, oltre ad aver dato un bel contributo economico al reparto pediatria dell'ospedale, siamo anche impegnati attivamente. Andiamo spesso a trovare i bimbi. Considera che molti di loro devono rimare per mesi interi. Alcuni per anni. Poi alcuni di loro hanno dei problemi familiari di diverso tipo. Il compito del gruppo é quello di dare un po di conforto ai bimbi. Siamo otto persone. Tra l'altro, nel gruppo ci sono anche alcuni che molto probabilmente lavoreranno in futuro a stretto contatto con i bimbi. Ci sono degli aspiranti pediatri,un apio forse diventeranno un giorno infermieri. Lepersone che sono coinvolte nell'associazionemi hanno aiutato quando ne avevo bisogno. Adesso che posso iomi sembra giusto che nelmio piccolo dia una mano a chi é in necessità."
    "Sembra una cosa molto bella."
    "Si, anche se a volte ci sono delle situazioni critiche."
    Nel frattempo siamo arrivati in ospedale. Parcheggiamo nei dintorni, e ci dirigiamo nel reparto.
    "Ciao Max, i ragazzi ti stanno aspettando. O meglio, stanno trepidando per l'arrivo di Babbo Natale." disse una signora di mezza età un po cicciottella. Era una infermiera del reparto.
    "Ciao Maria, spero che non abbiano atteso tanto."
    "No, adesso stanno vedendo un film con Sophie e Antonio. Vai nel nostro spogliatoio. Li c'é il costume e il sacco con i regali."
    "Ok, vado subito. Ah, lui é Mattia. Mattia, lei é Maria, l'infermiera più tenera dell'ospedale."
    "Tu mi lusinghi. Dai, non farmi arrossire" e dicendo questo salutò Mattia.
    "Adesso andiamo, non facciamo aspettare i piccoli." e mentre stavo per andarmene mi voltai di nuovo verso Maria "Ah, Maria, come sta Carlo?"
    Carlo era un bimbo di 8 anni malato di Leucemia. Era da alcuni mesi in ospedale. Purtroppo le sue condizioni non miglioravano. Nelle ultime settimane, oramai ogni volta che andavo in ospedale, almeno un'ora era riservata per Carlo."
    "Max, mi dispiace dirlo, ma sta sempre peggio. È in camera sua, e non potrà partecipare con tutti gli altri alla festa." Lo disse con le lacrime agli occhi.
    "Allora possiamo andare tutti nella sua camera!"
    "Il dottore lo ha proibito tassativamente. Dopo la festa di compleanno che gli avete organizzato in camera, il dottore ci ha fatto una lavata di testa senza precedenti. Comunque lo ha fatto solo in qualità di dottore, non di uomo, lo sai. Però questa volta ha detto che non é il caso che tanta gente..." si fermò per un attimo, poi continuò "Max, il nostro piccolo angelo sta veramente male. Forse non riuscirà a risvegliarsi domani mattina."
    "Ho portato qualcosa per Carlo, prima di andare dagli altri vado in camera sua."
    "Ok, nel frattempo avviso Sophie che sei arrivato."
    Prendo il regalo che ho portato al mio piccolo amico e vado verso la sua stanza. Busso, e dopo un paio di secondi entro. Mattia mi segue in silenzio e rimane nell'angolo. Nella camera ci sono anche i genitori di Carlo. Un cenno di saluto, e vado dal piccolo.
    Carlo era collegato ad una serie di cavi e tubi. Appena mi vide, alzò la testa ed un sorriso mi accolse nella sua stanza.
    "Ciao Max, sono contento che sei venuto. Sai, sto aspettando che arrivi Babbo Natale. Vieni, siediti qui sul letto, non riesco a parlarepiù forte."
    "Arrivo cucciolo, qui é un piccolo pensierino per il mio grande amico."
    "Max, guarda lassù sull'armadio, volevo farti una sorpresa. Il disegno é per te. L'ho fatto qualche giorno, prima che mi sentissi male."
    Mi alzai in direzione del disegno, e nel vederlo, mi salì un groppo alla gola. Aveva disegnato a modo suo una spiaggia con mare e ombrelloni. E c'eravamo io e lui sulla spiaggia che giocavamo.
    "Grazie cucciolo. È un regalo bellissimo. Lo appenderò in camera mia, lontano da Fuffi. Non voglio che lo rovini."
    "Allora ti piace? Sai avevo paura che non ti piacesse."
    "No, é bellissimo. È il regalo più bello che abbia mai ricevuto." Nel frattempo lo avevo preso in mano e me lo miravo e rimiravo.
    "Cosa mi hai portato? Me lo puoi scartare? Oggi non ci riesco, sono molto debole."
    "Si, certo. Sono solo un paio di guanti. Ma sono rosse, il tuo colore preferito."
    "Grazie Max, sono belli."
    "Hai espresso già il tuo desiderio a Babbo Natale?"
    "Aspettavo te per confidartelo. Volevo scrivere una lettera, ma sono bloccato qui nel letto. Se non é troppo tardi, puoi dire tu a Babbo Natale il mio desiderio?"
    "Si, certo, dimmi." nel frattempo mi avvicinai. La voce si faceva sempre più bassa.
    "Beh, io vorrei tornare a casa. Pensi che chiedo troppo a Babbo Natale?"
    "Cucciolo, non credo che Babbo Natale possa decidere se puoi tornare a casa o meno, anche se sicuramente lo desiderebbe."
    "Allora vorrei che mi cantasse un paio di canzoni che cantavamo sempre a papà quando era lontano per Natale: Last Christmas di George Michael e Tu scendi dalle stelle. Credi che Babbo Natale le conosce?"
    "Va bene, glielo dirò."
    "Max, sono stanco, penso che mi riposerò un po. Svegliami quando arriva. Va bene?"
    "Si certo, contaci."
    Poi con un sottilissimo filo di voce aggiunse "Max, lo so che sto male. Forse non tornerò più a casa. Spero però che tu ed i miei genitori mi siate sempre vicini."
    "Non dirlo nemmeno cucciolo. Saremo sempre al tuo fianco."
    Quindi lo lasciai riposare. Salutai con un cenno di nuovo i genitori, ed uscii insieme a Mattia.
    "Max, ho una idea per il piccolo Carlo. Tu vai dagli altri, io arrivo tra una mezzoretta." disse Mattia, e andò verso l'uscita del reparto senza aggiungere altro e senza lasciarmi il tempo di dire qualcosa.
    Sophie mi stava aspettando fuori. Appena mi vide, mi abbracciò forte. Stavo piangendo. Avevo un groppo alla gola, e non risucivo nemmeno a parlare.
    "Andiamo Max, prendiamoci un caffè. Hai bisogno di una pausa." mi disse Sophie a bassa voce.
    "Grazie Sophie. Sai di Carlo?"
    "Si, lo so.... siediti qui, io vado a preparare il caffè."
    Mi sedetti, ed aspettai Sophie. Nel frattempo fissai nel vuoto. In qualche modo il cervello era andato in black out.
    "Prendi, bevilo subito che é bollente. Ti rimetterà subito in sesto. Attento a non scottarti però."
    "Grazie, sei gentilissima."
    "Hey, dimmi, ma quel bel ragazzo é un amico o qualcosa di più?"
    Sophie sapeva delle mie preferenze sessuali. Dopo essermi trasferito, fu una delle prime persone che incontrai. Stava nascendo tra noi qualcosa in più di una semplice amicizia. Per evitare di deluderla, un giorno gli dissi che nel mio futuro mi sarei visto abbracciato ad un ragazzo. Da allora la nostra amicizia é cambiata. Siamo diventati quasi fratello e sorella.
    "Ehm, Sophie, lo so che tu riesci a leggermi nei pensieri. L'ho conosciuto solo qualche ora fa!"
    "e quindi?"
    "quindi, penso che sia un bel ragazzo, ma questo lo vedi anche te."
    "e quindi?"
    "quindi... Sophie... penso di essermi innamorato."
    "Che bella notizia. Congratulazioni Max."
    "Come fai a dirlo, forse non sono il suo tipo. Rischi che tra qualche giorno mi vedrai piangere deluso da un suo rifiuto."
    "Max, per come ti guardava non credo che lui veda in te un semplice amico. Se il mio fiuto di donna non mi inganna, lui é cotto quanto te, se non di più."
    "Che scema che sei" divenni rosso come un pomodoro, e gli lanciai il tovagliolo che avevo per le mani.
    "Io sarò scema, ma tu sei bello cotto. E adesso sei anche rosso. Sei già entrato nella parte di Babbo Natale?"
    "A proposito, i bimbi stanno aspettando, muoviamoci. Vieni, dammi una mano a vestirmi."
    Dopo 10 minuti ero vestito tutto in rosso. Una barba esageratamente lunga copriva il mio viso, e un paio di cuscini mi aveva aumentato il peso virtuale di almeno 40 chili. L'ultimo tocco fu un sacco pieno di regali che avevo comprato tramite la cassa dell'associazione.
    "Pronto per entrare in scena?"
    "Signor si, signore" dissi in tono scherzoso.
    "Allora vai.... BIMBI È ARRIVATO BABBO NATALE!!!!!!"
    Appena entrato, tutti i bimbi si alzarono e mi vennero incontro.
    Mi sedetti su una poltrona che avevano preparato per l'occasione, e cominciai a distribuire i regali. Ogni regalo aveva un nome corrispondente ad uno dei pazienti. Nei giorni precedenti io Sophie e gli altri del gruppo volontari avevamo annotato i vari desideri dei bimbi. Per alcuni sarebbe stato l'unico regalo che avrebbero ricevuto, quindi per loro avevamo cercato di avere un occhio di riguardo.
    Dopo circa mezzora tutti i bimbi era felici nello scoprire cosa gli aveva regalato Babbo Natale. La maggior parte di loro aveva ricevuto esattamente quello che avevano desiderato, quindi erano al settimo cielo.
    "Ragazzi, Babbo Natale ha ancora tanto lavoro da fare. Adesso devo andare a visitare altri bambini nel mondo. Fate i buoni e non fate arrabbiare i vostri genitori e il personale dell'ospedale, mi raccomando."
    Un coro di voci bianche salutò la mia partenza.
    Andai in bagno per rinfrescarmi. Nel frattempo mi aveva raggiunto Maria.
    "Max, ho saputo del desiderio di Carlo. Ho chiamato un paio di colleghe, e possiamo cantare le canzoni tutti insieme. Anche il primario del reparto parteciperà al coro. Ci siamo dati appuntamento tra cinque minuti."
    "Ok. Hai visto Mattia?"
    "Si, é qui fuori con il padre, e una piccola sorpresa."
    Andai fuori per cercare Mattia, e lo vidi insieme a suo padre. Avevano portato con se una chitarra ed una tastiera elettronica.
    "Mattia, cosa hai combinato."
    "Beh, se in ospedale non hanno niente in contrario, possiamo accompagnare le canzoni desiderate dal piccolo con la mia chitarra e la tastiera di papà. Lui é molto bravo. Ogni tanto suoniamo insieme, soprattutto nei mesi invernali. E poi le canzoni che ha desiderato le conosciamo molto bene."
    "Sai che alcune infermiere ed il primario si sono resi diponibili a cantare? Penso che faremo un bel regalo a Carlo."
    Andammo verso la stanza di Carlo, e vidi Maria che mi veniva incontro.
    "Max, le condizioni di Carlo sono peggiorate. Comunque ho parlato col dottore e ha acconsentito ad esaudire il desiderio del piccolo. Dai andiamo, non perdiamo tempo."
    Prendo fiato, ed entrando nella stanza mi immergo di nuovo nel personaggio natalizio. "Oh Oh Oh, mi hanno detto che qui mi sta aspettando il piccolo Carlo."
    "Mamma, mamma, é arrivato Babbo Natale!!!"
    Andai verso il letto, e mi sedetti al suo fianco.
    "Allora, un folletto mi ha parlato del tuo desiderio."
    "Si Babbo Natale, vorrei tanto che il desiderio diventi realtá."
    "Ma tu sei stato un bravo bambino? Sai che i desideri vengono esauditi solo per i bimbi buoni."
    "Babbo Natale, ogni tanto faccio arrabbiare le infermiere e la mamma. Spero che non sia così grave!" un paio di occhi supplicanti mi fece salire di nuovo un groppo alla gola.
    "Allora, i tuoi genitori possono avvicinarsi a te e prenderti per mano. Tra qualche secondo si aprirà la porta. Se sei stato un cattivo bambino, ci sarà per te solo del carbone. Ma se sei stato un bravo bimbo allora il tuo desiderio si esaudirà."
    Aspettamo fissando tutti la porta. Dopo qualche secondo di trepidazione, la porta si aprì ed entrarono le infermiere, il dottore e per ultimo Mattia ed il papà con i loro strumenti musicali. Il papà di Mattia cominciò la melodia, seguito subito dalla chitarra, e quindi dalle voci di tutti.
    Gli occhi di Carlo esprimevano gioia, una gioia pura ed innocente che solo un bimbo di quella età riesce ad propagare. Tutti nella stanza cantavamo con il cuore, per questo la nostra versione delle melodie mi é sembrata che fosse anche più bella di quella cantata dai personaggi famosi. Quando cominciammo il secondo brano, anche Carlo cercò di far sentire la sua voce esile.
    Appena finimmo il secondo brano, tutti si dirisero verso la porta. Non volevano disturbare più del dovuto. Il dottore si avvicinò al letto di Carlo che nel frattempo si era accasciato con le mani strette dai suoi genitori.
    Anch'io seguii gli altri verso l'uscita, quando ad un certo punto il Beep Beep dell'elettrocardiogramma che era collegato al piccolo diventò un suono unico e il diagramma da un zig zag alternato diventò piatto.

    FINE

    Carlo, lo so che in questo momento sei felice lassù insieme ad altri angeli che ti stanno vicino, ma sappi che qui ci manchi tantissimo. Buone Feste!


    Edited by Elchicoloco - 20/6/2014, 17:58
     
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    "... ti amo, da sempre e per sempre..."

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    Questo racconto mi ha commosso sul serio! Non so se sia inventato o se sia tutto vero, ma in ogni caso complimenti!
     
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  3. tonx
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    Purtroppo la maggior parte della storia é vera! Ho cambiato i nomi, luoghi e circostanze per rispetto delle persone coinvolte.
    Tony
     
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  4. KyleCyrus
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    molto bello e toccante allo stesso tempo... bravo:')
     
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    FIGO GAY

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    Qui ragazzo sono sincero ho iniziato a leggere questo racconto e già a metà mi veniva rabbia e ammirazione per il Mattia ma credimi ho finito di leggerlo con le lacrime agli occhi.Un racconto commovente che le tue sapienti parole hanno saputo interpretare. Chissa se avrà un seguito questa serie di racconti!!!!Lo spero con cuore!!!!!
     
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  6. ciccielino
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    è una bellissima storia commuovente
     
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  7. gayboy86
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    Bellissima storia, molto commovente! Davvero complimenti!
     
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    PICCOLO GAY

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    :95012662.png: Commovente.....l'amore inespresso di Max e Mattia *-* il piccolo Carlo <3 ..... tu sei un genio ** un racconto da 10 e lode :')))
     
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  9. tonx
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    ... :blushh.png: ... sto arrossendo!
     
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  10. elefantino19
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    Non pensavo che qui ci fossero questo tipo di storie.
    Dovrebbero dedicarti una sezione speciale, non c'è alcun paragone con le altre storie banali. Mi hai lasciato esterefatto, sei riuscito a farmi piangere.
    Bravo bravo bravo
     
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  11. Mgm91
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    Mi sono commosso. Complimenti.
     
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  12. Giocasto
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    Davvero complimenti! Spero avremo il piacere di leggere il seguito e dalle lacrime si passi alla gioia. Ancora complimenti!
     
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  13. tonx
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    CITAZIONE (Giocasto @ 21/3/2012, 00:08) 
    Davvero complimenti! Spero avremo il piacere di leggere il seguito e dalle lacrime si passi alla gioia. Ancora complimenti!

    Qui il seguito: https://gayboysreloaded.forumcommunity.net/?t=49573327

    Buona lettura, e fammi sapere cosa ne pensi!

    Tony
     
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  14. liuk92
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    non sono l'unico allora che ha pianto alla fine del racconto... sei bravissimo!
     
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    LEGGENDA GAY

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    sarò un 'vecchio rimbambito', ma mi sono commosso pure io.
    grazie
     
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22 replies since 18/1/2012, 22:06   2989 views
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