Missione Kisuke Momochi & Galatea Shishi

Livello B

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    Missione Kisuke Momochi e Galatea Shishi
    Missione a Servizio di:Kirigakure No Sato
    Livello:B
    Esecutori della Missione:Kisuke Momochi e Galatea Shishi
    Luogo d'Incontro:Kirigakure no Sato Porta Nord
    Appuntamento alle Ore:04.00
    Già da tempo un nostro Sp.Jounin di nome Shiki Kaguya si è infiltrato all'interno di una organizzazione criminale, comunemente nota come "Brigata Nera" con sede a Mitsu. Si tratta di una organizzazione non troppo pericolosa, ma che ci sta creando parecchi problemi a causa del continuo spaccio illegale di armi di ogni genere, spesso rubata dai nostri carri merci. Essendosi infiltrato già da un anno, è in possesso di tutte le prove che ci servono per incastrarli, ma avrà ovviamente bisogno di aiuto per catturarli. Qui entrate in gioco voi: gode di una grande fiducia da parte del proprio capo, e per questo pensa che questo sia il momento adatto per presentarvi a lui, in maniera tale da potere attaccare l'organizzazione direttamente dall'interno. L'organizzazione è piuttosto numerosa, ma fortunatamente la maggior parte dei sottoposti sono dei semplici banditi: gli unici Shinobi, oltre al capo, saranno solo i suoi più stretti collaboratori, e corrispondono in potenza ai nostri Chuunin. Il capo invece, secondo le nostre fonti, dovrebbe essere paragonabile ad uno Sp.Jounin. Uccidete chi volete, ma cercate almeno di portarci vivo il loro capo.

    Inizia Mrucciolo
     
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    Come promesso le nuove istruzioni furono recapitate alla sua dimora ben presto, in quella stessa giornata, e per la missione, come da lui richiesto, gli avevano affiancato la sua fidanzata: Galatea Shishi. La ragazza dai capelli argentei, alla notizia lo raggiunse subito a casa sua, e lo trovò sulla porta ad attenderla, la aspettava a braccia aperte, coma dimostrarle ancora una volta che lei per lui era come un libro aperto. Passò la sera a casa sua, studiarono insieme la traccia della missione, si prepararono il tutto per l'indomani, cenarono con una prelibata cena preparata dalle mani di lei e poi passarono la notte insieme, come se ormai fosse per loro una delle cose più normali e naturali del mondo - e lo era -, per poi risvegliarsi l'indomani mattina, abbracciati, riscaldati dal calore dell'altro. Kisuke Momochi, prima di partire per la missione, venne chiamato a rapporto assieme alla propria compagna di missione, nonché sua fidanzata. I due dunque, dopo al risveglio al mattino, la prima cosa che fecero fu prepararsi per recarsi dalla Mizukage. "Classiche direttive e si parte." pensò tra sé e sé sistemandosi il kimono dal collo alto sopra la casacca beige a V, per poi indossare la divisa e allacciare il cinturone con le borse e la custodia. Aveva già badato e controllato tutto il resto dell'equipaggiamento, quindi non rimaneva che attendere che anche Galatea fosse pronta e insieme raggiungere il palazzo della Mizukage. "Ormai non più del Mizukage, ma della Mizukage. Dannazione, sembra ieri e invece è passato già un bel po' di tempo." pensò tra sé e sé con una nota di dispiacere, mentre camminava per le strade sature d'umidità di Kirigakure. In fondo Kisuke era sempre stato, in un certo senso, affezionato al vecchio Mizukage, e si ritrovava ora a trovare difficoltà nel vedere quella carica affidata a sua figlia, per quanto fosse ormai da tempo che lavorava sotto il suo comando e gli portasse a prescindere rispetto, tuttavia lui era nato e cresciuto come Shinobi sotto lo scettro di Ken Sajun. Arrivati al palazzo, la coppia dovette attendere in piedi nel corridoio in attesa che la Mizukage, che li aveva chiamati a rapporto, al momento impegnata si liberasse per poterli accogliere e paradossalmente concedere loro l’udienza da lei stessa richiesta.
    «Ohi» richiamò Galatea. «Tocca a noi, entriamo, forza» disse a Galatea una volta che l'ufficio della Mizukage si liberò da due ragazzine appena tredicenni dal fisico esile, probabilmente giovani Genin agli inizi della carriera. Una volta dentro l'ufficio, come suo solito salutò con riverenza la Mizukage, la quale stava seduta oltre la sua massiccia scrivania in legno e seduta su una comoda poltrona, dunque Kisuke assunse la solita posizione in attesa di ordini: busto ritto, mani congiunte dietro la schiene e gambe leggermente divaricate. Dopo un breve accenno verbale di accoglienza, la donna dai capelli rosso fuoco entrò maggiormente nei particolari della missione, che i due di Kiri avevano già avuto modo di conoscere attraverso le rispettive missive. "Questa Brigata Nera avrà vita breve. Le sue ore di vita sono contate. Se anche solo riusciamo ad infiltrarci con successo all'interno dell'organizzazione e all'interno della loro sede siamo già a buon punto e loro non sapranno nemmeno di essere già spacciati." pensò mentre ascoltava parlare la donna. La voce della Mizukage in conclusione del suo breve discorso lo riportò alla realtà, portandolo dunque a dedicare la propria attenzione a quel «Suppongo sia tutto chiaro, no?»
    «Se mi permette, un'altra cosa. Nemmeno a chiedere se questo Kaguya è uno affidabile...»
    «Ovvio che è affidabile, Momochi.»
    «Il Ragno» disse, riferendosi ad Hattori. «dice sempre che nella vita sono ben poche le cose ovvie.»
    «Il Ragno è un uomo saggio.»
    «Senza meno» rispose con un breve cenno del capo. «Dunque, questa Brigata Nera, e questo Shiki Kaguya, come...?»
    «Vi troverà lui, voi raggiungete Mitsu via nave e poi vi porterete a nord, verso il cuore dell'isola. Ci penserà lui a individuarvi e a fermarvi per poi presentarvi alla sua Organizzazione. Ha ordini e direttive ben precise, non preoccupatevi. L'importante è la missione, portatela a termine con successo, e sopratutto mi raccomando, riportatecelo a casa. È uno dei migliori in compiti come questi e ci serve, inutile dire che lo vogliamo vivo.»
    Kisuke socchiuse appena gli occhi ed annuì. «Nemmeno a dirlo» replicò con l’accenno di un sorriso.
    «C'è dell'altro, o…?»

    KisukeMomochiSPOILER
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    Doppia Borsa
    Armi da LancioAccessori
    Kunai (10)Fili Metallici (30m)
    Senbon (19)Telescopio
    Cartabomba (5)Pillole del Soldato (3)
    Cartabomba Fasulla (4)Kit Grimaldelli
    Makibishi (24)Veleno Debole (2)
    Pupazzi Esplosivi (3)Occhio Cibernetico
    Equipaggiamento
    SlotOggettoDescrizione
    Tasca SupplementareKunai di Kiri2
    Taschino SupplementareFlauto Demoniaco
    Fodero MinoreLama dal Chakra BiancoZona lombare
    FasciaOmbrello CompletoDietro la schiena
    CustodiaOttavaCintura
    AbbigliamentoCoprinaso in BendeIndossato
    AbbigliamentoProtezione di CuoioIndossata
    AbbigliamentoGuanti RinforzatiIndossati
    AbbigliamentoAnello ReiIndossato al pollice destro
    AbbigliamentoParabracciaIndossati
    AbbigliamentoParastinchiIndossati
    AbbigliamentoBendeCaviglie e Polsi
    AbbigliamentoGomitiereIndossate
    AbbigliamentoScarpe con LamaIndossate
    Divisa Alternativa
    Armi da LancioAccessori
    - Fumogeni (5)- Radiolina
    - Kunai (9)- Torcia Elettrica
    Sigilli d'Evocazione
    Armi da LancioShuriken Pesanti
    - Shuriken (20)- N/A
    - Shuriken (20)- N/A

    NoteIl Filo Metallico, tre Cartebomba e tre Cartebomba Fasulle sono legate ad altrettanti Kunai.
     
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    parlato Galatea telepatia Galatea pensato Galatea
    parlato cloni telepatia cloni pensato cloni
    parlato Kisuke
    parlato Shiki Kaguya
    parlato altri
    telepatia Denev telepatia Helen telepatia Yuma telepatia Cinzia
    parlato Mizukage


    «Ohi. Tocca a noi, entriamo, forza.» Galatea si riscosse dall'ipnosi in cui era caduta: gomiti sul davanzale in marmo striato, le braccia poste come se fossero conserte, sorreggendo parte del peso del corpo che le gambe non volevano sostenere, il volto era fisso in uno dei quadranti di vetro appena opacizzato di una delle finestre che s'aprivano sul corridoio. Con gli occhi seguiva le ombre che fendevano la nebbia diluita e soffice di quel giorno, all'esterno, in strada: ne sceglieva una alla sua sinistra e la seguiva finché non spariva alla sua destra, assorbita dalla nebbia; poi riprendeva il processo, da destra a sinistra e così via. Erano stati convocati dalla Mizukage per ulteriori informazioni riguardo quella missione che le era stata preannunciata il giorno prima, seguita nel giro di qualche ora anche dalla consueta missiva con le istruzioni base del caso; ma una volta lì non erano stati esentati da un'attesa che, almeno dal punto di vista della kunoichi, era imprevista. Ci ha pure chiamato lei... ci convoca e ci fa aspettare... bah! Si staccò dal davanzale, annoiata, e seguì il suo fidanzato, che l'aveva richiamata non appena la porta dell'ufficio del loro principale si era finalmente aperta. Come al suo solito, Terumi Sajun riceveva standosene seduta dietro la sua scrivania sovraffollata, mentre loro semplici shinobi al suo servizio mantenevano la distanza di rispetto. Un piccolo inchino come saluto rispettoso e Galatea si sistemò come era solita fare di fronte alla Mizukage: gambe unite, posizione dritta e militaresca, braccia dietro la schiena, le mani strette a pugno l'una nell'altra. Notò divertita, con la coda dell'occhio, che era la stessa identica posizione assunta da Kisuke, se non fosse per quelle gambe appena divaricate che era consuetudine tipica dei maschi: un'accoppiata perfetta, loro due, due facce della stessa medaglia, il lato femminile e quello maschile di uno stesso essere, solo così poteva spiegarsi la loro incredibile intesa. Ormai era sbocciata, ormai era completa, ma a Galatea piaceva meravigliarsene ancora, forse perché non si sarebbe mai capacitata del tutto dell'enorme privilegio che aveva avuto: innamorarsi di una persona come Kisuke e poter contare sul suo amore assoluto... Sono fortunata... mi sento la persona più fortunata di questo mondo ogni volta che lo vedo al mio fianco. Ricondusse lo sguardo, che aveva alzato verso il viso del suo compagno, in direzione della Mizukage; sotto quell'atteggiamento professionale e apparentemente indifferente, svagato, di chi riferisce con una certa noncuranza fatti e opinioni, Galatea si sentì comunque sotto osservazione attenta e profonda da parte di Terumi Sajun, come se le stesse pian piano leggendo nell'animo e violando le memorie. Galatea gravò l'intero peso del corpo sulla sola gamba sinistra, piegando appena la destra e sollevando impercettibilmente l'anca. Si sentì un po' a disagio durante l'intero discorso della Mizukage sulla missione; una missione speciale, quella, non fosse altro che l'avrebbe svolta insieme al suo Kisuke, motivo per cui la sera precedente era corsa a casa sua, si era tuffata tra le sue braccia e si era ritrovata a cenare prima e stare poi la notte da lui. Una missione particolare anche per il modo in cui le era stata assegnata: annunciata prima, convalidata poi e infine sugellata da quella convocazione, terzo passaggio prima che potesse effettivamente mettersi in marcia. Ho come la sensazione che avesse un'idea in mente, ma l'abbia cambiata in corso d'opera. D'altronde tutte queste improvvise missioni insieme a Kisuke, proprio ora che ci siamo messi insieme... non che mi dispiaccia, anzi...
    «C'è dell'altro, o…?»
    Noi come ci infiltreremo? In che vesti? prese la parola Galatea, spostando il peso da una gamba all'altra.
    «Come detto, ci penserà Shiki a illuminarvi sui particolari dell'infiltrazione. Al momento ti basti sapere...» Terumi scostò la poltrona dalla scrivania di qualche centimetro, quanto sufficiente per avere più libertà di manovra, e abbassò la testa; aprì un cassetto alla sua destra, in basso, ma lo richiuse di scatto. Aprì un secondo cassetto, ancora più in basso, e ne tirò fuori qualcosa che tintinnò appena. «Questo...» Due oggetti volarono in direzione dei due shinobi in piedi, uno ciascuno, lanciati con precisione proprio davanti al petto. Galatea afferrò un oggetto rettangolare duro, che sembrava avvolto in una fascia di tessuto di un blu scuro e anonimo, appena scolorito verso gli orli; lo rigirò, trovandosi davanti gli occhi un pezzo metallico lucido e splendente nonostante qualche piccola abrasione sui bordi. La superficie era incisa al centro, da cinque scanalature: quattro "s" appena accennate, a formare il simbolo del loro villaggio, Kirigakure, ed una lunga, sbozzata riga orizzontale, più ruvida e frastagliata, incisione chiaramente più rapida e meno curata che tagliava in due e quasi violava lo stemma del villaggio. Un coprifronte rigato? Da Mukenin? Galatea rialzò gli occhi verso il suo superiore, desiderosa di ulteriori spiegazioni, ma Terumi tagliò corto sull'argomento prima ancora che la giovane potesse proferir parola.
    «Il resto ve lo spiegherà Shiki Kaguya. Ora, se non ci sono altre domande...»
    Noi come lo riconosceremo? insistette Galatea, palesando quel suo nuovo dubbio riguardo lo svolgimento del loro compito.
    «In che senso, Shishi?» replicò un po' brusca la Mizukage.
    Noi due, come faremo a riconoscere questo Shiki Kaguya, quando ci fermerà? Io non lo conosco e mi pare di capire nemmeno... si fermò un istante, pensando a come fosse più conveniente riferirsi al suo compagno, compagno di missione e di vita. Se anche fosse, ti pare che non sappia già qualcosa? E poi non c'è nulla di cui vergognarsi, né da nascondere... Kisuke lo conosca. Certo, sarà lui a presentarsi a noi, ma... se quello che dice questo Ragno è così saggio...
    «Ho capito, ho capito.» intervenne Terumi, bloccando le spiegazioni della kunoichi. Forse quella era una preoccupazione un po' eccessiva: dovevano essere infinite le coincidenze che avrebbero portato qualcuno a prendere il posto di Shiki Kaguya e ad interpretare il suo ruolo in maniera perfetta, conoscendo ogni aspetto di quella missione. Era la stessa Galatea ad esserne cosciente, ma a quel punto, un'informazione in più, una in meno, non avrebbe cambiato le cose e avrebbe risparmiato possibili incidenti diplomatici. Di situazioni strambe la kunoichi ne stava immaginando già molte. «Come dire... passa inosservato. Altezza nella media, viso comune, niente segni particolari. Non a caso è uno dei migliori nel campo. Mi sono spiegata?»
    Perfettamente, Mizukage-sama! Galatea rigirò il coprifronte tra le mani, afferrò i lembi di tessuto e lo lasciò dondolare sotto il peso della placca metallica. E quindi? Andiamo a fiducia e puntiamo su una cosa che pare essere ovvia.

    Stato
    ChakraFisicoMentale
    115/115ottimaleottimale, dubbiosa
    Borsa
    Armi da LancioAccessori
    Kunai (4/4)Rotolo Minore
    Senbon (20/20)Torcia luminosa
    Palla Gelo (5/5)Radiolina
    Palla di Luce (2/2)Occhio Cibernetico
    Indossato
    SlotOggettoDescrizione
    Rotolo MinoreBastone del Monacoin borsa
    Rotolo MaggioreKusarigamadietro la schiena
    FoderoOmoikaruifianco sinistro
    Tasca SupplementareKunai di Kiricoscia destra
    AbbigliamentoParabracciaindossati
    AbbigliamentoParastinchiindossati
    Gilet Kiri
    Armi da LancioAccessori
    Kunai (10/10)///
    //////
    NoteCoprifronte legato al collo. Una palla gelo e una palla luce legate ad altrettanti kunai


    Edited by H.Basil - 7/12/2013, 20:27
     
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    «Non manca altro?» domandò l'ANBU di Kiri, che ben sapeva come funzionavano certe cose. "Non possiamo andare allo sbaraglio, dobbiamo avere un modo certo per riconoscerci." si disse, mettendo nella borsa il coprifronte rigato, non era intenzionato di certo ad indossarlo. Eventualmente lo avrebbe mostrato solo se necessario, di certo non era il coprifronte a fare il buono o il cattivo.
    Alla domanda del Momochi la donna annuì e disse: «Accorto come sempre, Momochi.» Allungò dunque una mano e prese un pezzetto di carta su cui poi scarabocchio qualche parola. Una volta terminato la donna allungò verso Kisuke un piccolo foglietto con sopra tre frasi in Kanji. "Fa caldo quest'oggi." riportava la prima frase, che avrebbe dovuto dire il Kaguya, "Non è poi così inaspettato in questo periodo dell'anno." avrebbero invece dovuto rispondere loro. Kisuke poi sorrise, leggendo l'ultima frase. "Diavolo, quanti livelli di sicurezza. Poi devo spiegare anche a Galatea il perché..." L'ultima frase recava scritto "Figurati che è così anche in montagna" ma uno dei kanji era scritto in una maniera particolare, il che indicava che quell'ultima frase andava letta secondo un codice di crittazione della Squadra Speciale, di conseguenza avrebbe dovuto significare in realtà "Nel deserto ancora meno.". In questo modo, chiunque avrebbe detto la frase scritta veramente sul foglietto, non conoscendo la reale interpretazione da dare, sarebbe stato un impostore che aveva trafugato in qualche modo le poche informazioni necessarie. "È improbabile, assai improbabile che qualcuno ci sia riuscito, ma le precauzioni non sono mai troppe." Quel pensiero chiaramente non solo navigava nella sua mente, ma molto probabilmente anche in quella di Galatea ed aveva vagato in precedenza anche in quella della Mizukage e di quei pochi organizzatori della missione. "Hattori è sicuramente immischiato." pensò il kiriano con convinzione passando il bigliettino a Galatea, Le azioni si svolgevano nel più totale silenzio, la Mizukage non spiccicava una parola, Kisuke idem e anche Galatea avrebbe dovuto fare lo stesso, seguendo l'esempio dei suoi due superiori senza alcun bisogno di dirglielo. Avrebbe dovuto semplicemente leggere e restituire. "Questo Kaguya scommetto che è davvero un asso per essersi infiltrato per ben un anno, e scommetto anche che non sia in buoni rapporti con quelli del suo Clan, per via di questa scelta, il che lo avrà aiutato come scusante ad infiltrarsi. Sarà anche una spia ed un infiltrato, ma sarà lui oltre noi il pezzo da novanta in questa missione. Anzi più lui di noi, che siamo stati mandati solo per aiutarlo a fare pulizia definitiva di questa Brigata Nera."
    «Per lasciare il villaggio non possiamo di certo fargli vedere la missiva né tantomeno è pensabile che ci lascino passare senza mostragliela, quindi...» il kiriano lasciò la frase in sospeso, senza sprecarsi a esternare l'ovvia conclusione.
    «Voi semplicemente salutate e passate.»
    «Ho capito. Suppongo che ora, per davvero, non ci sia null'altro, Mizukage-sama.»
    «Dici bene, potete andare.» La donna congedò i due che, dopo i gli ultimi convenevoli e saluti ossequiosi, si portarono fuori dal suo ufficio.
    «Stanotte si parte» disse alla sua donna una volta fuori dall'ufficio.

    ...

    L'appuntamento era alle quattro del mattino, le quattro in punto. Vista e considerata la situazione, i due avrebbero fatto bene ad essere lì puntualissimi. Arrivata l'ora di recarsi insieme alle porte della Nebbia, il duo di Kiri si sarebbe presentato davanti ai Chuunin di guardia che era ormai notte fonda, inoltrata, e poche ore al sorgere del sole. Come suggerito dalla Mizukage Kisuke si limitò a salutare quei due Chuunin assonnati e passare oltre. "Sono senza dubbio due uomini fidati sostituiti ai soliti e messi di turno apposta per farci uscire senza problemi." ne dedusse il kiriano mentre con tranquillità oltrepassava le enormi porte ce davano accesso e uscita al villaggio.
    «Andiamo al porto, a nord. Da lì dovremo prendere un qualsiasi traghetto che sicuramente come di consuetudine farà scalo a New Port e poi riparte in breve per Mitsu. Sempre che non ne troviamo uno diretto per Mitsu.»
    Avrebbero proseguito attraverso le foreste che ricoprivano le montagne che circondavano e proteggevano il villaggio e sulle quali lo stesso era stato costruito decenni e decenni prima.

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    NoteIl Filo Metallico, tre Cartebomba e tre Cartebomba Fasulle sono legate ad altrettanti Kunai.
     
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    parlato Kisuke
    parlato Shiki Kaguya
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    parlato Mizukage


    Galatea strinse il foglietto tra le dita, nella sinistra; la destra era ancora stretta sulla fascia di tessuto del coprifronte rigato fornitole da Terumi Sajun. C'erano scarabocchiati kanji vergati con grafia rapida e un po' allungata, i segni che sfumavano per la fretta con cui erano stati scritti. "Fa caldo quest'oggi" lesse mentalmente Galatea, rispettando più per timore che altro il silenzio che era calato nella stanza. Sembra quasi un rito segreto da difendere da orecchie indiscrete. Va bene la precauzione ma... addirittura qui dentro? "Non è poi così inaspettato in questo periodo dell'anno." Questa dovrebbe essere la nostra risposta? "Figurati che è così anche in montagna." Lesse l'ultima frase, la terza; memorizzò, ripetendola più e più volte, quella filastrocca, quindi ripiegò due volte su se stesso il foglietto e lo riconsegnò alla Mizukage, la quale lo fece sparire nel nulla nei brevi istanti in cui Galatea, per tornare al proprio posto, le aveva voltato le spalle. Alla fine i mie dubbi non erano così assurdi se hanno pianificato questo scambio di battute. Con questo discorsetto in codice anche il problema dell'incontro è chiarito. Ci fu solo un ultimo scambio di battute con Kisuke, prima che la Mizukage li congedasse definitivamente, lasciando a Shiki Kaguya, nei giorni futuri, le delucidazioni sulle questioni rimaste in sospeso.

    ...

    Una ventata improvvisa scosse i capelli della kunoichi, una folata fredda e umida che sembrò infilarsi e insediarsi fin nelle ossa. Con la destra afferrò quella ciocca che le era finita appena sotto le labbra e la bloccò passandola dietro l'orecchio. Lasciò che l'altra ciocca, quella che calava sul lato opposto del viso, svolazzasse libera ad ogni soffio d'aria, che si alzava rapida e fischiante per spegnersi in breve. Finché le ventate non avessero cambiato direzione, non le avrebbe dato fastidio sul volto, come invece stava facendo la gemella sul lato destro.
    Allora, non mi dici nulla? disse a Kisuke, voltandosi verso di lui, richiamandolo dal silenzio assoluto, fingendo un tono scandalizzato. Ti piacciono o no? spiegò, indicando i capelli, richiedendo e pretendendo un suo parere. Era forse la prima volta che Kisuke la vedeva senza la lunga chioma argentea sciolta e fluente sulle spalle: quella mattina, o meglio quella notte, aveva raccolto i capelli in una lunga coda, che partiva dalla parte alta della nuca, dalla quale aveva lasciato libere solo quelle ciocche che solitamente le scendevano ai lati del volto fin all'altezza del seno, ciocche che in quegli istanti venivano sollevate e scomposte dalle folate di vento. La frangetta era immutata, disordinata e diretta verso l'occhio sinistro. I due di Kiri camminavano lungo i sentieri che partivano dal villaggio per inoltrarsi nell'isola, attraverso le foreste umide e buie, diretti al porto, destinazione consueta di ogni missione. Si erano lasciati alle spalle una Kirigakure più spettrale che mai, grazie all'azione combinata di nebbia fitta e silenzio inquietante, che nemmeno il passaggio del cancello Nord era stato in grado di interrompere: appena un saluto, come su suggerimento della Mizukage, per avere la via libera senza intoppi. Loro due non stavano mica tradendo il villaggio. Non realmente almeno ricordò la kunoichi, memore di quel coprifronte rigato che per il momento aveva infilato disordinatamente in borsa. Bastava quel misero oggetto per renderla consapevole di quanto fosse più pericolosa quella missione rispetto a quelle che era stata solita affrontare. Addirittura fingersi mukenin... stavolta non c'è proprio nulla da prendere alla leggera. Eppure... Stava per affrontare la sua prima missione di livello B, avrebbe dovuto assassinare ninja traditori del suo stesso livello se non più esperti e, a differenza dei primi anni della sua carriera, aveva qualcosa a cui teneva, immensamente, a cui non poteva rinunciare, qualcosa che la legava a Kiri e che non poteva perdere. Aveva Kisuke, viveva anche per lui, e avrebbe dovuto mettere la propria vita, la loro vita, al di sopra di tutto. Eppure... Non ho paura. Affatto. Perché sto con lui, anche ora. Strinse le mani a pugno, nascondendole nelle maniche ampie, cercando inutilmente di fuggire al freddo umido. Si allontanavano da Kiri, uscivano dalla nebbia come fosse un labirinto che si svelava man mano, ma vento e umidità aumentavano, affliggendo il corpo. Le fasce nere proteggevano le braccia fino ai polsi, ma le mani restavano scoperte; così come lo sarebbero state le spalle, motivo per cui aveva indossato sulla tuta nera smanicata quella sorta di coprispalle-scaldacuore dalle fattezze eleganti e dallo stile un po' esotico. Colletto basso e rigido, dai bordi arrotondati, aperto in corrispondenza della trachea; maniche ampie e lunghe; le due falde si chiudevano sul petto grazie ad un nodo stretto proprio sul seno destro, un nodo particolare a singolo fiocco, da cui scendevano due lunghi nastri incastrati sotto il gilet, ma che normalmente avrebbero oscillato lievi ad ogni movimento del corpo.
    Parlando di traghetti, invece, tu pensi davvero che ne troveremo qualcuno a quest'ora? E' notte fonda, il porto sarà deserto, per quanto sia uno dei porti principali del paese. I dubbi della kunoichi erano fondati: trovarono il porto addormentato, spento e silenzioso, immobile e deserto. Uffici, negozi, attività, tutto era serrato e al buio; le acque erano calme, salve dalle offese e dalle turbolenze delle imbarcazioni. Il controllo sulle tabelle degli orari fu solo un'operazione di scrupolo: non ci sarebbero stati traghetti nel giro di due ore. Potevano forse sperare nell'aiuto di qualche privato? A quest'ora ci saranno solo pescatori e nessuno arriverà mai nemmeno a New Port constatò tra sé e sé la kunoichi, supportata subito dopo dalla conferma ottenuta da quei pochi spavaldi muniti di torcia che si indaffaravano attorno alle navi, per partire in una nuova battuta di pesca. Che si fa adesso? Si aspetta? Piuttosto che dover stare senza far niente e dovermi sorbire l'ennesimo viaggio in nave me la farei a piedi... L'ennesima folata violenta, ruggito feroce di una brezza che ora spirava continua e sottile nello spiazzo aperto e sconfinato del porto, agitò la coda di Galatea, gonfiò le maniche, fece tremare persino il fiocco nascosto sotto il gilet. La kunoichi percorse quasi sotto ipnosi gli ultimi metri della banchina su cui si trovava, con passi che erano rintocchi secchi sulle assi di legno perennemente inumidite e pregne d'acqua. A piedi... Arrivò fino alla fine, si sporse oltre l'ultima asse e proseguì, poggiando un piede dopo l'altro sulla superficie oleosa dell'acqua, sorretta da una patina, una lama frizzante e ronzante di chakra. Si girò verso Kisuke, più con l'intento di scherzare e sparare una battuta spaccona che di proporre una soluzione sensata.
    Kisuke, è un'idea del tutto folle andare a piedi? Attraversare questo stretto di corsa, quantomeno fino a New Port... Purché sia tu ad adattarti al mio ritmo, ovviamente concluse, ridendo di gusto.

    Stato
    ChakraFisicoMentale
    115/115buonoottimale
    Borsa
    Armi da LancioAccessori
    Kunai (4/4)Rotolo Minore
    Senbon (20/20)Torcia luminosa
    Palla Gelo (5/5)Radiolina
    Palla di Luce (2/2)Occhio Cibernetico
    Indossato
    SlotOggettoDescrizione
    Rotolo MinoreBastone del Monacoin borsa
    Rotolo MaggioreKusarigamadietro la schiena
    FoderoOmoikaruifianco sinistro
    Tasca SupplementareKunai di Kiricoscia destra
    AbbigliamentoParabracciaindossati
    AbbigliamentoParastinchiindossati
    Gilet Kiri
    Armi da LancioAccessori
    Kunai (10/10)///
    //////
    NoteUna palla gelo e una palla luce legate ad altrettanti kunai.
     
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    «Allora, non mi dici nulla?»
    «Uh?»
    «Ti piacciono o no?» chiese Galatea facendo cenno ai suoi capelli.
    «Ahhhh, allora aspettavi questo, eh? Ecco spiegato il silenzio. Be' sì, non ti stanno male, anzi, ti stanno veramente bene» fu il commento neutro del kiriano sulla nuova capigliatura della sua fidanzata. "Forse così sta addirittura meglio." pensò tra sé e sé ma si convinse poi essere tutto dovuto al cosiddetto fascino del nuovo. In fondo, era sempre rimasto affascinato dai capelli di lei, e non avrebbe saputo dire se ciò fosse per quella frangetta disordinata e la chioma fluente sulla schiena oppure per la tonalità argento che li colorava. Ora forse, vedendo la capigliatura diversa, ma comunque bella ed affascinante, poteva affermare d'essere colpito principalmente dal loro colore ed in secondo luogo dalla capigliatura, che in qualsiasi modo non lo deludeva. Vedere quella coda e quelle ciocche svolazzare ed ondeggiare fluenti seguendo ogni movimento della corsa avvalorava la sua decisione. Lui invece poteva essere in tal senso considerato un conservatore. Il suo taglio di capelli era sempre lo stesso da parecchio tempo e i suoi abiti seppur non sempre gli stessi seguivano uno stile pressoché simile e solito. Anche stavolta, come sempre più spesso accadeva ultimamente, aveva deciso d'indossare il suo completo di divisa composto dal kimono nero con il colletto alto e semi-rigido e con sotto la casacca beige, il tutto ovviamente chiuso al di sotto della sua divisa ninja. "Ero certo d'aver fatto una buona scelta con questo completo." si disse, infine, in merito, finendo per essere portato da quello stesso pensiero a sistemarsi inconsciamente i vestiti, il colletto, come colto da un improvviso impeto di vanità e superbia.
    Percorrere quelle strade e quei sentierini di montagna, seppur con una nebbia bianca e lattiginosa che faceva da presenza costante di quelle terre, era ormai un gioco da ragazzi per uno come lui, dato che conosceva a menadito tutta la contea e per utilizzare un eufemismo anche ogni singolo albero che si ergeva maestoso sul terreno e la sua precisa posizione. Immersi in tenebre miste a nebbia, dove le prime facevano risaltare ancora di più il pallore della nebbia stessa, aiutata in quest'impresa anche dalla fievole luce lunare, i due di Kiri proseguivano su quelle stradine semi-polverose in terra e ciottoli, puntando al porto a nord, a nord-est con più precisione. Porto che di certo non era al livello di quelli più grandi e conosciuti dell'intero Paese, come quello di New Port, Tsuyou o quello della stessa Kiri, seppur distanziato dal Villaggio, e come quelli non era di certo affollato al loro livello. Una volta giunti lì ne ebbero entrambi la conferma, o la riprova nel caso di Kisuke, che i maggiori porti del Paese stavano certamente dislocati altrove e che uno lì di certo non avrebbe guastato. Forse, la presenza di ben pochi soggetti lì in zona era dovuta anche all'ora tarda della notte cui giunsero i due, ma era in ogni caso irrilevante per loro, dato che come anche Galatea sicuramente aveva notato, on c'era un mezzo a disposizione per loro, così da poter solcare il mare ed attraccare dall'altra parte della terra ferma.
    «Kisuke, è un'idea del tutto folle andare a piedi? Attraversare questi stretti di corsa, quantomeno fino a New Port... Purché sia tu ad adattarti al mio ritmo, ovviamente» La proposta non era del tutto assurda, per quanto fosse servita sotto una luce d'ironia. Il kiriano però iniziò a pensare seriamente ed a considerare quella proposta come una proposta non tanto da scartare a priori. "Non c'è nemmeno un fottuto pescatore da minacciare e prendere per la gola per farci accompagnare dall'altra parte del mare..." Quando, infatti, si aveva fretta e non c'erano mezzi a disposizione, per Kisuke la soluzione migliore era prendere accordi privati con marinai e pescatori, offrendo loro prima una buona ricompensa e dopo, in caso di rifiuto, delle convincenti minacce.
    «Sarebbe troppo semplice così!» replicò celioso e con un sorriso beffardo. «Più seriamente, per me possiamo pure farlo. La tratta non è eccessivamente lunga e non abbiamo di certo del tempo da perdere ad aspettare traghetti. C’è qualcuno che ci aspetta, in fin dei conti. Speravo sinceramente che nonostante tutto ce ne fosse qualcuno, così a culo, ma così...» Non potevano di certo passare la notte in quel porticciolo in attesa che fosse disponibile un qualunque mezzo per portarli dall'altra parte del mare, e quando non ci sono mezzo di trasporto a disposizione non rimangono altro che i piedi. "Facciamo 'sta pazzia." Il kiriano si buttò anch'egli sul pelo dell'acqua facendo in modo che dalle piante dei piedi venisse emesso uno strato di Chakra, una patina, che formando un rivestimento sulla suola delle scarpe gli permettesse di camminare sul pelo dell'acqua. Una lieve ed ironica pacca sul sedere della giovane kunoichi e la invitò a far strada in mare aperto, poi le si sarebbe messo al seguito, stando al suo ritmo. Per entrambi, quella, sarebbe sta né più né meno come una semplice marcia, anzi corsa tra le foreste, esattamente come quella che avevano affrontato prima per giungere fino al porto. "Arriveremo a New Port che sarà mattina e a quell'ora dovremo sicuramente trovare un traghetto diretto a Mitsu, pur aspettando per una mezz'ora o forse qualcosa in più per la partenza." pensò mentre già correva sul pelo dell'acqua e quest'ultima gorgogliava lamentevole sormontata dai continui e costanti passi della corsa.
    «Una raccomandazione, Galatea. Qualunque cosa accada, qualunque cosa succeda, mantieni calma, sangue freddo e nervi saldi. Non fare mosse avventate e agisci solo su mio diretto ordine.» Prima ancora che la giovane potesse anche solo fare una domanda in merito, Kisuke la anticipò. «Niente domande. Spiegherò poi.» In quel modo, Galatea poteva rivelarsi prima di tutto un'arma; certo, un'arma a doppio taglio ma pur sempre un'arma. Inoltre, tenendola all'oscuro di tutto, ed avendole impartito ora quell'ordine, Kisuke avrebbe avuto modo di testarla ancora una volta, quando e se il vero Shiki Kaguya si fosse presentato loro rispondendo con una frase differente da quella che lei s'aspettava. "In fondo, questa missione è stata assegnata in primis a me, e avrei dovuta svolgerla in solitaria, è ovvio che abbiano redatto un codice che serbasse all'interno un tranello che solo l'interessato avrebbe potuto e dovuto riconoscere." Sulla stregua di quel pensiero l'ANBU di Kiri si lasciò trasportare e proseguì indefesso la sua corsa sul mare, in compagnia della sua compagna di missione di vita, convinto che di tanto in tanto avrebbero trovato qualche scorcio di terra che sopravvivendo alle acque avrebbe offerto loro un punto in cui fermarsi per allentare il ritmo per una manciata di minuti, per poi ripartire alla volta dell'isola di New Port, dove una volta giunti avrebbero ancora una volta dovuto puntare a nord, ma avrebbero corso sulla terra ferma stavolta, per giungere al porto sulla testa dell'isola ad un orario più decente, con la netta speranza di trovare il loro traghetto per Mitsu.

    KisukeMomochiSPOILER
    ChakraFisicoMentale
    195Ottimo.Ottimo.
    Doppia Borsa
    Armi da LancioAccessori
    Kunai (10)Fili Metallici (30m)
    Senbon (19)Telescopio
    Cartabomba (5)Pillole del Soldato (3)
    Cartabomba Fasulla (4)Kit Grimaldelli
    Makibishi (24)Veleno Debole (2)
    Pupazzi Esplosivi (3)Occhio Cibernetico
    Equipaggiamento
    SlotOggettoDescrizione
    Tasca SupplementareKunai di Kiri2
    Taschino SupplementareFlauto Demoniaco
    Fodero MinoreLama dal Chakra BiancoZona lombare
    FasciaOmbrello CompletoDietro la schiena
    CustodiaOttavaCintura
    AbbigliamentoCoprinaso in BendeIndossato
    AbbigliamentoProtezione di CuoioIndossata
    AbbigliamentoGuanti RinforzatiIndossati
    AbbigliamentoAnello ReiIndossato al pollice destro
    AbbigliamentoParabracciaIndossati
    AbbigliamentoParastinchiIndossati
    AbbigliamentoBendeCaviglie e Polsi
    AbbigliamentoGomitiereIndossate
    AbbigliamentoScarpe con LamaIndossate
    Divisa Alternativa
    Armi da LancioAccessori
    - Fumogeni (5)- Radiolina
    - Kunai (9)- Torcia Elettrica
    Sigilli d'Evocazione
    Armi da LancioShuriken Pesanti
    - Shuriken (20)- N/A
    - Shuriken (20)- N/A

    NoteIl Filo Metallico, tre Cartebomba e tre Cartebomba Fasulle sono legate ad altrettanti Kunai.
     
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    narrato
    parlato Galatea telepatia Galatea pensato Galatea
    parlato cloni telepatia cloni pensato cloni
    parlato Kisuke
    parlato Shiki Kaguya
    parlato altri
    telepatia Denev telepatia Helen telepatia Yuma telepatia Cinzia
    parlato Mizukage


    Galatea e Kisuke correvano, soli; sembravano i soli in un mondo vuoto e monotono, sempre uguale a se stesso. Avevano lasciato il porto a Nord di Kirigakure da un bel po' e ormai non vedevano altro che acqua intorno: alle spalle, ai lati, di fronte, il panorama non cambiava più, dilatando la percezione del tempo della kunoichi. L'unica variabile era stata il continuo ondeggiare dell'acqua, quella debole e placida oscillazione che rendeva movimentata la corsa; ma anche quella, nella sua eterna ripetitività, era diventata monotona. Le onde si presentavano con regolarità quasi periodica, tutte uguali a se stesse, tanto che l'avanzata dei due si era stabilita su una progressione ritmica e costante. Il silenzio assoluto, che pareva assorbire persino i tonfi soffusi e liquidi dei piedi sull'acqua del mare e persino quelle rare folate di vento sibilante che spiravano casuali, non aiutava a liberarsi di quell'impressione di immobilità, come se la terra si stesse spostando con loro. Era una situazione strana, sospesa e quasi onirica. Gli unici cambiamenti avvenivano nel cielo: erano partiti con la sola luce della luna, bianca e gelida, che disegnava un lungo cuneo sulla superficie dell'acqua, quasi fosse un sentiero da seguire per raggiungerla; ma questa era stata pian piano sostituita dai primi bagliori dell'alba, luci via via più rosate che si facevano strada in lontananza, a oriente. In genere si ammira il tramonto sul mare. Beh, anche l'alba ha il suo fascino romantico. Peccato che la situazione non sia il massimo del romanticismo. La giovane sfruttò l'occasione di un'onda più alta del solito per spiccare un balzo che movimentasse un minimo l'avanzata.
    «Una raccomandazione, Galatea. Qualunque cosa accada, qualunque cosa succeda, mantieni calma, sangue freddo e nervi saldi. Non fare mosse avventate e agisci solo su mio diretto ordine.» Galatea si voltò quasi di scatto verso Kisuke, attirata da parole che suggerivano una velata minaccia futura. Avrebbe immediatamente chiesto chiarimenti, se Kisuke non l'avesse preceduta. «Niente domande. Spiegherò poi.»
    Sai che mi fido ciecamente di te, Kisuke rispose subito la giovane, senza lasciar trascorrere nemmeno un secondo dalle ultime parole del suo compagno. Fu lei stessa poi a prendersi qualche istante prima di proseguire, riflettendo bene su quali parole usare in seguito. E non farò domande. Ma se volevi mettermi una certa ansia che non avevo, ci sei quasi riuscito alla grande. Sospirò; non aveva trattenuto una certa vena critica nella voce. Quell'uscita così improvvisa e solitaria l'aveva davvero messa in apprensione. Non mi piace quando devo affrontare qualcosa e sono all'oscuro di qualche particolare importante aggiunse infine, accelerando subito dopo il ritmo dei passi come a volersi mettere subito alle spalle quel breve dialogo. Intravidero la sponda opposta di quello stretto di mare che separava l'isola di Kiri da quella di New Port quando ormai uno spicchio fiammante di sole faceva capolino a oriente. La raggiunsero nel giro di mezz'ora, la kunoichi che, a pochi passi dal bagnasciuga, dovette trattenersi dallo scalciare acqua contro Kisuke per bagnarlo, per quanto la tentazione fosse molto forte. Si frenò ricordandosi di mantenere un minimo di contegno, non sapendo se Kisuke l'avrebbe ripresa severamente o avrebbe reagito, col rischio che la situazione scherzosa degenerasse in uno scherzo prolungato. Non si frenò invece dal suggerire al suo compagno qualche minuto di riposo, prima di riprendere la marcia. Quantomeno correre sulla terraferma offriva spunti e varietà che allentavano la noia, che fosse il semplice discutere su quale percorso fosse il più rapido da percorrere, che fosse la libertà di saltare di ramo in ramo, che fosse soprattutto incontrare altre forme di vita lungo il cammino. Inevitabilmente la corsa procedeva a ritmo più lento, tanto che raggiunsero le prime costruzioni appartenenti a New Port quando ormai il sole era una palla infuocata alta nel cielo. Sicuramente Kisuke era già stato in quella cittadina portuale, ma Galatea, per conto suo, si mosse a colpo sicuro, cercando la via centrale e principale che attraversava la cittadina fino ad immettersi nel piazzale chiassoso e caotico del porto. Fu quasi fastidioso ritrovarsi con così tanta gente intorno, disturbati da figure che scorrevano davanti agli occhi e voci che offendevano le orecchie. I due si diressero subito alla ricerca di eventuali traghetti, che era decisamente più probabile trovare rispetto all'ora assurda a cui erano partiti quella mattina. In effetti presero i biglietti per il traghetto che sarebbe partito nel giro di quaranta minuti, tempo che Galatea invitò ad ingannare con uno spuntino leggero. L'imbarcazione, a differenza di quanto la kunoichi si aspettasse, non proveniva dalle isole meridionali del Paese dell'Acqua, bensì dalle lande orientali del Paese del Fuoco, motivo per cui avrebbero avuto a disposizione anche una cuccetta doppia in cui stabilirsi se avessero voluto. Non appena imbarcati, la ragazza si diresse direttamente nella cuccetta assegnata loro, intenzionata a stendersi e, se possibile, chiudere gli occhi almeno un paio d'ore, ben sapendo che la giornata, una volta arrivati a Mitsu, sarebbe tutt'altro che finita. Anzi, forse sarebbe diventata anche più stressante. Il paio d'ore si trascinò poi per tutta la durata del viaggio, al punto che la kunoichi riaprì gli occhi solo quando il traghetto stava ormai entrando nel porto della cittadina neutra. Attese di riprendere pienamente coscienza, si stiracchiò a dovere e, in compagnia del suo uomo e compagno di missione, s’incamminò lungo i corridoi che li avrebbero condotti fino al portellone da cui sarebbero sbarcati. Per quanto pensava di essersi anticipata, in realtà trovarono una fila già bella nutrita di passeggeri frettolosi di scendere; fila che avanzava lentamente, quasi stancamente. Quando ormai erano in dirittura d'arrivo, a pochi passi dalla passerella che conduceva al molo, Galatea si avvicinò alle spalle di Kisuke, quasi dovesse adagiarsi contro la sua schiena e poggiare il mento sulla sua spalla; si sollevò appena sulle punte dei piedi, quasi sbilanciandosi in avanti, e con le mani avrebbe cercato di schiaffeggiare delicatamente le natiche del suo compagno, pacche lievi e ripetute d'incoraggiamento, per accelerare le operazioni di sbarco. Non credere di essere l'unico che si diverte a dare pacche sul culo...
    Su su gli sussurrò appena dietro la nuca, accostando la bocca al colletto semi-rigido del kimono. Di questo passo si fa notte... avrebbe quasi spintonato l'ANBU, scherzosamente, caracollando poi lei stessa lungo la passerella, ridacchiando, allegra e rilassata. Quelle poche ore di sonno l'avevano proprio rinfrancata. Aaaah Mitsu... quanto tempo è passato? Un paio di mesi? La kunoichi si guardò intorno, adocchiando tutte quelle strutture che le erano familiari e che ricordava dalla sua ultima missione. Edifici squadrati e stinti, quasi tristi nella loro similitudine, che si stendevano a semicerchio dal porto altrettanto trasandato, per quanto affollato e ampio fosse. Si era fatta quasi sera, i lampioni erano già accesi e il cielo iniziava ad inscurirsi, complici delle nuvole galeotte che si erano insediate proprio davanti il sole basso all'orizzonte. Un secondo, rapido sguardo, stavolta concentrato nella zona ristretta del porto stesso, fece emergere dalle ombre figure semisvestite, acquattate in attesa del calar totale del sole, per potersi palesare ed avviare la loro attività notturna abituale. E a quanto pare ben poco è cambiato. Zona di mignotte era, zona di mignotte è rimasta, il porto. Alla fine le mie parole non sono servite poi a molto. Chissà se almeno quella donna... un asse in legno divelta, su cui la giovane inciampò, la riscosse dai ricordi della sua missione in solitaria. Per riprendersi da quel comico sbilanciamento, avrebbe strattonato Kisuke per la manica, sfiorando le sue mani guantate, attirando la sua attenzione.
    Allora, mio caro shinobi silenzioso. Cosa ordina a questa povera kunoichi subordinata? Parlò con tono quasi sguaiato, la voce ricolma di ironia, gli occhi straripanti d'amore. Poi però abbassò il tono, quasi dovesse mantenere una certa segretezza. Ci dirigiamo subito a Nord? Oppure preferisce prima mettere qualcosa sotto i denti? Sa... proseguì, il tono svagato, lo sguardo perso verso l'alto. Conosco un certo localetto... Ottimo cibo, panorama sul mare... pensare che quella volta l'ho trovato vomitevolmente romantico... Forza shinobi, mettiamoci in marcia, c'è un Kaguya che ci aspetta.

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    Rotolo MaggioreKusarigamadietro la schiena
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    Tasca SupplementareKunai di Kiricoscia destra
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    AbbigliamentoParastinchiindossati
    Gilet Kiri
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    Galatea non era rimasta contenta di quanto Kisuke le aveva detto, ma anche questo rientrava tra le volontà dell'ANBU. Voleva, infatti, metterla un po' sotto pressione per vedere poi in questo stato come avrebbe reagito di fronte ad un soggetto che per lei era un falso. "Per certi versi sarà anche divertente." Divertente, sì, esattamente come quando la Chuunin aveva sfruttato l'occasione per rendere pan per focaccia a Kisuke e restituirgli la sculacciata che quest'ultimo le aveva riservato. Momenti come quello servivano sicuramente, dopo aver affrontato un noiosissimo viaggio da New Port a Mitsu, su una nave che in un certo senso li teneva imprigionati in mezzo al mare. Durante la tratta, Galatea era riuscita ad appisolarsi, e Kisuke dal canto proprio in un certo senso la ammirava e la invidiava. Da sempre cercava di appisolarsi durante i noiosissimi viaggi in mare, così da ottimizzare i tempi e combattere la percezione del tempo, ma a causa del rollio della nave le volte in cui veramente ci era riuscito erano ben poche ed al massimo era in grado, come stavolta, di abbassare le palpebre per far riposare gli occhi, rimanendo però con la mente più vigile che in dormiveglia.
    «Su su» esordì Galatea, sussurrando all'orecchio dell'ANBU, una volta sbarcati. «Di questo passo si fa notte...» aggiunse poi, spintonandolo scherzosamente e guidandolo così lungo le vie del porto di Mitsu. L'aria salmastra trasportata da una leggera brezza gli invadeva le narici quasi facendosi strada con la forza tra le bende del coprinaso, così come l'asfissiante odore di pesce che si faceva prepotente quando i due superarono il mercato del pesce fresco. Kisuke, ricordava quella cittadina, seppur non fosse di certo una delle zone in cui aveva operato di più in assoluto. Tuttavia, aveva unito le esperienze passate allo studio intensivo della geografia ed era perciò certo che non si sarebbe perso nell'avanzata tra le foreste verso il nord dell'isola, in attesa che il loro aggancio lì intercettasse per prenderli sotto la sua ala e condurli alla sede della Brigata Nera.
    «Allora, mio caro shinobi silenzioso. Cosa ordina a questa povera kunoichi subordinata?» chiese, scherzosamente.
    «Bocca mia taci» si limitò a dire, a tono, e riuscì a dire prima che Galatea continuasse, ma stavolta abbassando il tono.
    «Ci dirigiamo subito a Nord? Oppure preferisce prima mettere qualcosa sotto i denti? Sa...» si soffermò per un momento. «Conosco un certo localetto...» Galatea lasciò la frase in sospeso ma il seguito era pressoché scontato, come anche però la riposta nonché diniego ilare del Momochi. «Non credo che ci sia tempo per le romanticherie, ora» replicò in tono neutro. «Per le celie ancora meno, kunoichi spiritosa!» aggiunse poi, con un certo spirito, ma cercando di mantenere una certa serietà nell'espressione, così come in un brontolio da imbronciato.
    «So che non ci siamo fermati ancora, se non sulla nave, ma dobbiamo proseguire.» Nel caso gli fosse venuta fame avrebbero mangiato qualcuno degli spuntini che Kisuke aveva preso con sé. «Non possiamo permetterci di stare troppo a giro. Ora stesso lasciamo la città e proseguiamo verso nord, nelle foreste rosse ed arancioni.» Per Galatea sicuramente era chiaro quanto Kisuke volesse intendere. Non potevano di certo stare troppo in vista, sapendo di avere un coprifronte rigato nella borsa e non uno straccio di missiva. Un solo controllo, un solo fermo, un passo falso e la missione sarebbe stata a rischio. No, dovevano portarsi in fretta a farsi individuare dal Kaguya, con lui raggiungere l'organizzazione e sempre da lui farsi presentare per essere accolti.
    «Andiamo!» Fin quando in città mantenne un normale atteggiamento, per quanto in ogni caso uno shinobi attirasse l'attenzione della gente comune, che era solita in quelle terre neutre vederne solo di occasionali, come Kisuke e Galatea, o quei pochi gruppetti di stanza. Una normale camminata in direzione delle porte della cittadina sarebbe stato l'ideale, poi sempre con la stessa andatura si sarebbero allontanati dalla cittadina incamminandosi verso le basse foreste dell'isola, con alberi non tanto grandi ma dalle foglie particolari rosse e arancioni. Dalla strada principale, che avevano seguito sin da quando avevano lasciato Mitsu, si diramavano più stradine e sentieri, rendendo più difficile la scelta di quale seguire. "Una vale l'altra, noi dobbiamo solo proseguire, a trovarci ci penserà lui." Sotto quella convinzione, datagli dalla Mizukage, il Momochi intraprese il sentiero alla sua sinistra che vista la sua larghezza ritenne essere il principale, o uno dei principali che collegavano le varie località dell'isola. Inoltre, ripensando alla reazione della giovane riguardo alla segretezza di Kisuke, costui si convinse che non era ancora il caso e non fosse quello il modo né il momento adatto per testare la ragazza quindi la fece avvicinare a lui ed a bassa voce le spiegò quale trabocchetto di celasse in quei messaggi di riconoscimento. Messe le cose in chiaro, fece un solo cenno a Galatea e accelerò il passo, portandosi in corsa. Il kiriano mentre correva sulla stradina costeggiata da alberi, teneva i sensi in allerta per percepire qualsivoglia movimento o presenza, sia che fosse il loro uomo, sia che non lo fosse. Proseguirono così, attraversando quel corpo di foresta, percorrendo quella stradina che a tratti serpeggiava da una parte all'altra. Divorarono metri e metri, decine di metri, fin quando un fruscio di foglie e un movimento improvviso attirarono la sua attenzione e lo misero in allerta. Dagli alberi alla loro sinistra una figura contrastante si mosse, scendendo dai rami e portandosi sulla strada.
    «Buondì!» salutò il Kaguya parandosi di fronte a loro. «Fa caldo quest'oggi.» Come da copione si era presentato a loro senza tanti giri di parole, né anticipazioni. "Eccolo." pensò notando sulla fronte del soggetto il simbolo caratteristico dei membri del Clan Kaguya, composto da due cerchietti rossi ravvicinati. Il soggetto si presentava esattamente come descritto dalla Mizukage. Se non fosse stato per il simbolo sulla fronte, era uno di quei classici soggetti che passavano inosservati, uno di quelli che vedi per un attimo di sfuggita e quello dopo ti sei già dimenticato di averlo visto passare davanti agli occhi. Statura nella media, corti capelli color nocciola lasciati ordinatamente spettinati, fisico asciutto ma non per questo scarsamente allenato ed il tutto avvolto all'interno di comodi abiti dallo stile moderno ma al tempo stesso con un richiamo al passato, allo stile tradizionale. Appena lo vide calare dagli alberi e piazzarsi sulla loro strada, Kisuke arrestò la propria avanzata e fece un cenno con la mano a Galatea. «Non è poi così inaspettato in questo periodo dell'anno» rispose, e si trattenne dal mostrare qualsivoglia intenzione di voler con la mano raggiungere l'elsa della propria spada corta, in modo da poter essere pronto a qualsiasi evenienza. "Figurati che è così anche in montagna" si sarebbe aspettato chiunque altro, ma non loro, i quali s'aspettava ovviamente un'altra frase, quella corretta. Con quella prossima frase si sarebbero giocati il tutto e per tutto. Con una sola frase le carte in tavola potevano essere cambiate completamente, poteva presentarsi una passeggiata in compagnia oppure uno scontro all'ultimo sangue.
    «Nel deserto ancora meno.» La risposta, infine, dopo attimi di tensione e di sguardi che si scrutavano e si sostenevano, arrivò, ed era quella giusta. Il Kaguya si era identificato correttamente e con quella frase aveva dimostrato di essere il loro aggancio per la Brigata Nera. «Ottimo, è lui!»

    KisukeMomochiSPOILER
    ChakraFisicoMentale
    195Ottimo.Ottimo; Concentrato; Allerta;
    Doppia Borsa
    Armi da LancioAccessori
    Kunai (10)Fili Metallici (30m)
    Senbon (19)Telescopio
    Cartabomba (5)Pillole del Soldato (3)
    Cartabomba Fasulla (4)Kit Grimaldelli
    Makibishi (24)Veleno Debole (2)
    Pupazzi Esplosivi (3)Occhio Cibernetico
    Equipaggiamento
    SlotOggettoDescrizione
    Tasca SupplementareKunai di Kiri2
    Taschino SupplementareFlauto Demoniaco
    Fodero MinoreLama dal Chakra BiancoZona lombare
    FasciaOmbrello CompletoDietro la schiena
    CustodiaOttavaCintura
    AbbigliamentoCoprinaso in BendeIndossato
    AbbigliamentoProtezione di CuoioIndossata
    AbbigliamentoGuanti RinforzatiIndossati
    AbbigliamentoAnello ReiIndossato al pollice destro
    AbbigliamentoParabracciaIndossati
    AbbigliamentoParastinchiIndossati
    AbbigliamentoBendeCaviglie e Polsi
    AbbigliamentoGomitiereIndossate
    AbbigliamentoScarpe con LamaIndossate
    Divisa Alternativa
    Armi da LancioAccessori
    - Fumogeni (5)- Radiolina
    - Kunai (9)- Torcia Elettrica
    Sigilli d'Evocazione
    Armi da LancioShuriken Pesanti
    - Shuriken (20)- N/A
    - Shuriken (20)- N/A

    NoteIl Filo Metallico, tre Cartebomba e tre Cartebomba Fasulle sono legate ad altrettanti Kunai.
     
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    parlato Galatea telepatia Galatea pensato Galatea
    parlato cloni telepatia cloni pensato cloni
    parlato Kisuke
    parlato Shiki Kaguya
    parlato altri
    telepatia Denev telepatia Helen telepatia Yuma telepatia Cinzia
    parlato Mizukage


    I due lasciarono subito Mitsu, dirigendosi a Nord, verso l'entroterra. Era quasi sera e avrebbero dovuto incontrarsi con una persona che non conoscevano in un luogo che non sapevano quale fosse, e oltretutto non erano nemmeno nella posizione di poter scorrazzare a cuor leggero. Avevano lasciato entrambi i coprifronte a casa, portavano con sé dei coprifronte rigati ed erano innegabilmente riconoscibili come shinobi; senza nemmeno uno straccio di prova sulla motivazione della loro presenza lì, avrebbero potuto incappare in qualche imprevisto rognoso. Menomale che i paesi neutri non fanno controlli accurati con noi shinobi. Avessimo dovuto mettere piede in qualche altro paese ninja avremmo avuto molti più problemi. Probabilmente in quel caso avremmo dovuto seguire qualche altro accorgimento particolare... chissà che diavolerie si inventano in casi spinosi, scommetto che lui ne conosce più di qualcuna. Lui ovviamente era Kisuke, che camminava al suo fianco e guidava la coppia. Galatea non aveva ben capito se poco prima avesse preso le sue parole per quel che effettivamente erano, cioè il tentativo di alleggerire un po' una situazione noiosa e silenziosa che rischiava di pesare sulla kunoichi, la quale non dimenticava l'avvertimento di Kisuke, oppure le avesse prese sul serio, come se Galatea stesse pensando realmente quanto pronunciato. La risposta del Momochi, a metà tra il serio e il faceto, l'aveva lasciata con il dubbio; per cui la giovane aveva preferito chiudersi dietro un silenzio vergognoso, conscia che qualsiasi aggiunta non avrebbe avuto l'effetto desiderato. Strinse il colletto arrotondato del coprispalle sulla pelle e nascose le mani nelle pieghe tiepide delle maniche, improvvisamente infreddolita. Sentiva un'umidità infida che le avvolgeva le ossa; le latitudini più settentrionali, all'altezza più o meno delle terre gelate della Repubblica, e la vegetazione consistente in cui si erano immersi probabilmente contribuivano allo scopo. Forse aveva la sua parte in merito anche quell'accenno di tensione che le stava salendo nelle budella all'avvicinarsi del momento dell'incontro con il loro tramite e futuro compagno di missione, Shiki Kaguya. Poteva andare tutto tranquillo o potevano già star camminando dentro una trappola organizzata con cura e precisione. Si riferiva forse a questo momento, Kisuke, quando mi ha messo in guardia? Si riferiva sicuramente a quello quando, una volta fuori Mitsu, la richiamò e le rivelò cosa realmente avrebbe dovuto aspettarsi da quell'incontro: quanto aveva letto sul foglietto scritto dalla Mizukage non andava interpretato così come appariva. Galatea capì in sostanza solo che la risposta finale del Kaguya non sarebbe stata quella che lei era convinta fosse, ma un'altra del tutto diversa; era un po' confusa, dalla situazione più che altro. Si sentiva un po' come chi, per qualche motivo incomprensibile, viene volutamente tenuto all'oscuro dei fatti, quando invece riteneva dovesse conoscerli fino in fondo. La Mizukage non aveva proferito parola, ma forse solo per mantenere quella segretezza che l'aveva portata a scrivere le parole in codice e non pronunciarle ad alta voce; Kisuke invece aveva aspettato un giorno e mezzo per spiegarle quel tranello, e anzi sembrava essersi convinto solo ora a rivelarglielo. Si limitò ad annuire all'ANBU, lanciandogli poi un'occhiata sospettosa non appena questi la sopravanzò, trasformando la camminata in corsa. Lo seguì subito dopo, cercando di mettere da parte quel senso di fastidiosa confusione: si ripeté ancora la nuova formula, non c'era motivo di mettersi a rimuginare sulla cosa. Procedettero verso Nord, muovendosi sotto le fronde fruscianti di alberi dal colore alieno, rosso intenso e sanguigno, rosso scolorito quasi arancio, foreste così diverse da quelle che un clone della kunoichi aveva vissuto tempo prima, nelle fasi di esplorazione della costa, da sembrare quasi coltivate artificialmente, per un volere estetico. Proprio dal folto degli alberi spuntò una figura a rallentare e interrompere la loro avanzata, preceduta appena dal fruscio di protesta di foglie smosse e disturbate nella loro sonnolenta veglia. Una persona dall'aspetto e dal vestiario comune, se non per due vistosi puntini rossi al centro della fronte. Era chiaro stesse aspettando proprio loro, o almeno fosse intenzionato a rivolgersi ai due ninja, essendo anche gli unici a percorrere quei sentieri al momento. Il dialogo successivo iniziò e proseguì in modo del tutto assurdo, almeno per chiunque non fosse stato a conoscenza dei retroscena, motivo per cui per Galatea e Kisuke quell'approccio aveva perfettamente senso. Eppure la kunoichi non riusciva a sopprimere la tensione crescente. Erano state le parole di Kisuke a instillarle quella paura?
    «Fa caldo quest'oggi.» Un cenno dell'ANBU fece capire a Galatea sarebbe stato lui a occuparsi della risposta.
    «Non è poi così inaspettato in questo periodo dell'anno» replicò puntuale Kisuke, come da istruzioni. A quel punto non restava che la risposta finale dell'aggancio. Deglutì, nel vano tentativo di respingere nelle profondità da cui era nata quella tensione che ormai premeva contro la trachea.
    «Nel deserto ancora meno.» La risposta, anche se alle orecchie della Chuunin suonava ancora in qualche modo errata, sciolse la tensione e sembrò anche piegare gli attimi di silenzio e imbarazzo che l'avevano preceduta. La conferma di Kisuke fu un'ovvietà superflua, alla quale Galatea reagì sospirando, liberandosi del nodo alla gola che si era stretto negli attimi precedenti. Alla fine è andato tutto liscio. Seguirono le presentazioni del caso, pura formalità e cortesia in quanto ognuno del trio conosceva l'identità degli altri.
    «Mettiamoci subito in moto» proseguì Shiki Kaguya, andando da subito dritto al cuore della questione. «Ho preso accordi per introdurvi al capo della Brigata stasera stessa. Vi spiegherò alcuni dettagli del piano durante il cammino.» Mantenendo fede alle parole appena pronunciate, l'infiltrato di Kiri si gettò nella foresta, nel punto in cui era appena comparso, facendo strada e invitando la coppia appena incontrata a seguirlo. Si muoveva a colpo sicuro, quasi avesse tracciato un tragitto riconoscibile solo a lui, camminando per un primo tratto e poi arrampicandosi su un tronco solido e ampio, proseguendo di ramo in ramo, quando ormai erano giunti in un punto della foresta sanguigna in cui la vegetazione si era fatta più robusta e massiccia. «Immagino Terumi-sama vi ha già anticipato qualcosa...» lasciò la frase in sospeso, chiaramente in attesa di delucidazioni su quanto avrebbe dovuto riferire e quanto invece sarebbe stato solo inutile ripetizione. Galatea abbassò la testa, per evitare di infilare il volto in un cumulo di foglie che scendeva improvviso nella sua traiettoria, e si prese l'onere di rispondere.
    Non molto a dire il vero. Si è limitata a consegnarci dei coprifronte rigati, ma non ha aggiunto nulla. Ha lasciato a lei il compito di aggiornarci sui particolari.
    «Da questo momento credo sia meglio lasciare da parte onorifici e toni formali» spiegò la spia, girando appena il volto in direzione della Chuunin che lo seguiva a breve distanza. Sembrava quasi che con un occhio controllasse lo spazio che aveva davanti e con l'altro si rivolgesse ai due che lo seguivano. «Almeno con me, stonerebbero un po'. E' inutile specificare che con il capo sono necessari, almeno per i novizi.»
    Va bene.
    «Sì, ufficialmente sarete dei mukenin che hanno da poco tradito il villaggio. Io mi sono messo in contatto con voi e vi ho proposto di unirvi alla nostra Brigata. Ho informato il capo della cosa e si è detto favorevole: ultimamente ha ampliato i suoi affari e crede che nuove forze possano sempre risultare utili. Credo inizi a sentire su di sé gli occhi del villaggio, per questo ho ritenuto opportuno il momento per agire.» Fece una breve pausa. «Oltre alla convenienza della scusa, capirete che questa soluzione evita un gran numero di complicazioni.»
    Senza dubbio. Se l'obiettivo era distruggere l'organizzazione dall'interno sfruttando i suoi punti deboli, allora non c'era soluzione più adatta che infiltrarsi proprio in vesti di ninja quali erano; non dovevano temere di fare passi falsi, avevano la scusa per avere con sé l'intero equipaggiamento e non dovevano nemmeno mantenersi un punto di riferimento esterno alla Brigata. Anche... tu ti sei infiltrato fingendoti un traditore?
    «Esattamente! Agli occhi della Brigata è uno dei motivi per cui ho saputo del vostro tradimento e sono riuscito a mettermi in contatto con voi. Prima di entrare nell'accampamento farò in modo che sappiate tutto quello che c'è da sapere.»
    Accampamento? intervenne Galatea, incuriosita da quel termine così specifico e in qualche modo militaresco.
    «Sì, la Brigata si è stabilita in un accampamento isolato, il centro abitato più vicino è il villaggio di pescatori di Hokubumura. E' lì che starete anche voi due a partire da questa notte. Le nuove reclute rimangono sempre come guardie nell'accampamento i primi tempi, se ne hanno le capacità.»
    Altrimenti?
    «Altrimenti fanno gli sguatteri» rispose Shiki, serio e professionale come lo era stato fin dalla sua comparsa.

    Stato
    ChakraFisicoMentale
    115/115buonoottimale
    Borsa
    Armi da LancioAccessori
    Kunai (4/4)Rotolo Minore
    Senbon (20/20)Torcia luminosa
    Palla Gelo (5/5)Radiolina
    Palla di Luce (2/2)Occhio Cibernetico
    Indossato
    SlotOggettoDescrizione
    Rotolo MinoreBastone del Monacoin borsa
    Rotolo MaggioreKusarigamadietro la schiena
    FoderoOmoikaruifianco sinistro
    Tasca SupplementareKunai di Kiricoscia destra
    AbbigliamentoParabracciaindossati
    AbbigliamentoParastinchiindossati
    Gilet Kiri
    Armi da LancioAccessori
    Kunai (10/10)///
    //////
    Note Una palla gelo e una palla luce legate ad altrettanti kunai
     
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    Domande di circostanza e fievoli delucidazioni fecero da contorno al loro incontro ancora fresco. Galatea aveva preceduto Kisuke e il Kaguya si era dimostrato ben disponibile a chiarire i suoi e i loro dubbi, per quanto Kisuke immaginasse già la gran parte delle risposte dal momento in cui aveva stretto in pugno la fascia del coprifronte rigato che ora teneva ripiegato e nascosto nella borsa, celato nel doppio fondo. Erano Mukenin, avevano tradito da poco il Villaggio e il Kaguya era il loro aggancio nonché garante agli occhi del capo, il quale avrebbe accolto i due nuovi accoliti tra le sue fila, fornendo loro una posizione all'interno dell'organizzazione, non solo nella scala gerarchica e nei compiti ma anche fisicamente. "Dovremo stare a fare da guardie ad un accampamento... be' non male come inizio, almeno avremo la possibilità di studiare e analizzare qualcosa dall'interno, con la sola scusa che star lì è il nostro compito." pensò mentre avanzava all'interno delle foreste, quasi avvolto da un manto di colori vividi e accesi di cui erano artefici le foglie degli alberi di quella zona. Era proprio durante l'avanzamento che il Kaguya aveva iniziato ad esporre la situazione rispondendo ai dubbi di Galatea. Il Momochi nel frattempo aveva semplicemente ascoltato, dando per scontato che il Kaguya, essendosi sbilanciato, fosse certo al cento per cento di non essere né seguito né ascoltato. Per l'ANBU, comunque, il Kaguya era ancora un elemento da analizzare e decifrare, in quanto l'aveva appena conosciuto e, per quanto fossero di poco conto nella loro situazione ed irrilevanti, non si erano nemmeno presentati l'un l'altro, seppur ognuno dei tre fosse certo dell'identità degli altri. Kisuke avrebbe dovuto imparare a conoscerlo, e purtroppo farsi conoscere, per poter collaborare al meglio, ottimizzando le risorse e le capacità.
    «E tu,» esordì il Kaguya «non parli?» chiese il Kaguya rivolto al Momochi. Finora era sempre stata Galatea a tenere la parole e domandare di chiarimenti, mentre lui rimaneva in silenzio.
    «Io ascolto, e non parlo inutilmente.»
    «Oppure forse vuoi fare lo sguattero?» lo provocò il Kaguya.
    «Se bastasse fare lo sguattero avrebbero lasciato solo te e non avrebbero mandato anche me, non credi?»
    «D'accordo, d'accordo!» ridacchio. «Tu sei un elemento interessante, Momochi. Me lo avevano detto. E devo anche ammettere che è anche grazie a te che ho la possibilità di porre fine a questa storia. Il capo è stato facile da convincere quando ho fatto il tuo nome e gli ho raccontato qualcosa di te... non per questo però ti riserverà un trattamento privilegiato.»
    «Non ho mai chiesto nessun trattamento privilegiato.»
    «Sicuro» concesse il Kaguya.
    «Ora però vorrei sapere cosa gli hai raccontato e come tu ne sei venuto a conoscenza.» "Anche se non è improbabile, dubito che le Alte Sfere abbiano rischiato di far sfuggire informazioni sul mio conto e abbiano sprecato righe preziose per parlare di me."
    «Si vengono a sapere tante cose, quando si è nella posizione di uno come me, ancor di più se si costituisce l'aggancio nel Mercato Nero per un'Organizzazione Mukenin.»
    «Ebbene?»
    «La Jolly Blu, ti ricorda niente?»
    «Qualcosa.»
    «La Battaglia per la Lancia? La Guerra di Suna?»
    «Qualche vago ricordo...» rispose ancora, evasivo, cercando di liquidare il discorso ormai indesiderato. «Piuttosto con chi abbiamo a che fare?» Di certo sapere dei minimi dettagli che poi erano per certi versi ovvi non aiutava e necessitavano del maggior numero di informazioni che avrebbero potuto avere così, a voce, prima di poter scrutare e studiare tutto con i loro occhi.
    «Tadahisa Saizen, noto anche come Cuore Nero. Era uno dei nostri un tempo...» Un soprannome altisonante e per certi versi divertente era quello appartenente al capo della Brigata Nera, nonché ex soldato di Kiri, cosa che per Kisuke era la più interessante sentita sul conto del boss. "Nessun cognome importante, nessun nome rilevante ma pur sempre un Ninja di Kiri." si disse, mettendo già in conto di non poter sfruttare i Jutsu segreti di Kiri per ottenere un vantaggio schiacciante, a meno di non rivoltare quelle stesse carte contro lo stesso Tadahisa, facendo leva eventualmente sull'estrema sicurezza riposta negli stessi Jutsu da lui stesso conosciuti. «Ok, e questo è il pezzo grosso. Qualche altro membro importante di cui è giusto sapere?»
    «Ci saranno le presentazioni, non temete. Comunque, d'importante di sicuro ci sono i suoi luogotenenti. Tre sono i Gemelli della Morte: Ichiro, Jiro e Saburo. Un'altra invece è Kagero, che scalda anche il letto del boss, molte volte. Sono tutti elementi in gamba, consiglio di non prendere nessuno sottogamba Poi da tenere in considerazione c'è anche qualcun altro.»
    «Ben quattro luogotenenti...» commentò con non tanto entusiasmo. Se volevano catturare vivo Cuore Nero, sicuramente avrebbero avuto il bisogno di architettare qualcosa e sopratutto eliminare i suoi luogotenenti. Quest'ultimi da informazioni potevano essere paragonati, in potenza, ai comuni Chuunin, e dei Chuunin non erano un problema, era però anche vero che ben quattro Chuunin esperti erano pure troppi per lui, se affrontati tutti insieme. "Ma non sono solo" si disse "anche Shiki e Galatea dovranno darmi una mano e mazzuolare qualcuno."
    «L'organizzazione com'è strutturata? E l'accampamento, quello com'è gestito?»
    «L'organizzazione è strutturata abbastanza bene, per non avere comunque un rigido sistema militare. Capo, luogotenenti ed i soldati semplici. Questi sono soggetti che pur non padroneggiando le Arti Ninja, hanno una preparazione tale da poter tenere testa a ninja d'infimo livello. È chiaro che poi ci sono elementi con capacità ancora più inferiori. Ad ogni modo, in generale, questi sono i più numerosi. Per parlare dell'accampamento, anche quello è ben gestito, grazie alle direttive del capo. Siamo tutti sistemati in tende. Il capo ha la propria personale e come lui anche ogni luogotenente. Poi c'è una sorta di tenda comune, molto più grande delle altre ed infine ci sono le tende che fanno da camerate ed ospitano tutti i pesci piccoli.»
    «Altro d'importante? Oppure non ci rimane altro che le presentazioni e lo studio della situazione dall'interno?»
    «Be', io consiglierei di andare con calma... come ho detto non avrai, e non avrete un trattamento privilegiato, quindi anche se il capo mi ha dato fiducia, dovrete comunque dimostrare di poter entrare nella Brigata come membri effettivi e onorari

    KisukeMomochiSPOILER
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    Doppia Borsa
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    Kunai (10)Fili Metallici (30m)
    Senbon (19)Telescopio
    Cartabomba (5)Pillole del Soldato (3)
    Cartabomba Fasulla (4)Kit Grimaldelli
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    Tasca SupplementareKunai di Kiri2
    Taschino SupplementareFlauto Demoniaco
    Fodero MinoreLama dal Chakra BiancoZona lombare
    FasciaOmbrello CompletoDietro la schiena
    CustodiaOttavaCintura
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    Divisa Alternativa
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    - Fumogeni (5)- Radiolina
    - Kunai (9)- Torcia Elettrica
    Sigilli d'Evocazione
    Armi da LancioShuriken Pesanti
    - Shuriken (20)- N/A
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    Sa più cose lui di Kisuke che io... pensò con una vena di gelosia Galatea, alla luce di tutti quei riferimenti a fatti di cui lei non aveva mai nemmeno sentito parlare, tantomeno in relazione a Kisuke. Si erano detti molte cose, si erano raccontati, eppure c'era ancora una vita intera da scoprire sotto quel coprinaso in tessuto candido e dietro quello sguardo così profondo. E nemmeno a dirlo, lei era curiosa di sapere cosa fosse celato nel passato del suo uomo. Ho tutto il tempo per farmi raccontare le sue avventure, se lo vorrà si consolò la giovane, come se dovessi prendersi una rivincita su quel Kaguya, reo di essere a conoscenza di fatti che lei ignorava. Sempre che possa parlarne dovette pure aggiungere la kunoichi, consapevole dei labirinti di segretezze in cui ci si inoltrava man mano che si saliva di grado e nei quali, per quanto aveva potuto assaporare lei, Kisuke le pareva totalmente immerso. Quando il discorso sfociò sulla struttura dell'organizzazione e dell'accampamento, tornò a prendere la parola, dopo che per alcuni minuti la palla era passata nelle mani dell'ANBU, interpellato dallo stesso Kaguya.
    Questi quattro luogotenenti non si allontanano mai dall'accampamento? La questione la turbava non poco. Oltre al capo della Brigata, erano ben quattro gli shinobi da affrontare, tutti del suo stesso livello, indicativamente, ma era assai probabile che fossero persino più esperti rispetto a lei. Contando anche sull'aiuto di Shiki, erano comunque in netta inferiorità e perciò sperare di poter sfruttare l'assenza di anche uno solo dei luogotenenti per condurre l'assalto non era un capriccio personale. Altrimenti dovremo organizzare un piano bello elaborato per liberarci di loro in fretta e senza rischi eccessivi...
    «Accade molto di rado ed è molto improbabile possa accadere prossimamente. Sapendo della presenza di due nuovi arrivati, shinobi oltretutto, è quasi certo che il capo ordinerà loro di rimanere nei paraggi per tenervi sott'occhio. E a poco serviranno le mie parole in vostro favore» completò la risposta Shiki, precedendo una domanda quasi scontata della kunoichi. «Almeno per i primi tempi sarà così.»
    Degli assalti ai carri merce e dei vari smerci chi si occupa?
    «A quello pensano i vari soldati semplici. I quattro si muovono solo in casi molto particolari e spinosi. Per il resto si limitano a gestire a distanza le cose. Ho già detto che ognuno di loro si occupa di una zona precisa?»
    No, non ancora interloquì, lapidaria e pensierosa Galatea. Aveva intravisto una via più facile da percorrere, ma puntualmente le era stata sbattuta la porta in faccia. Nessuna scorciatoia, avrebbero dovuto sistemare la Brigata al completo.
    «Hanno più o meno alle dipendenze un certo di numero di uomini che fa riferimento a loro e seguono le loro direttive. Ma nell'accampamento non è una divisione così restrittiva.» Shiki cambiò direzione senza preavviso, virando ad angolo retto e proseguendo alla propria destra. Galatea, ai cui occhi in quel punto non c'era nulla di diverso o particolare rispetto al resto della foresta che avevano attraversato fino a quel momento, rallentò appena per cercare un qualsiasi segno che indicasse fosse proprio quello il punto in cui svoltare. Ma, complice il buio crescente, non vide nulla di significativo. Ma questo qui conosce la foresta a memoria? Va con una sicurezza nemmeno ci fosse il tragitto tracciato... Riprese l'inseguimento del Kaguya al ritmo solito, mantenendo qualche ramo di distanza in caso di nuove svolte improvvise.
    «Manca poco ormai.»
    Ehm Galatea richiamò di nuovo su di sé l'attenzione, aiutandosi anche con dei colpi di tosse posticcia. C'era una questione che aveva lasciato in sospeso, non avendo avuto lo sbocco per inserirsi prima nel discorso, ma ora che le parole sembravano essere finite, ritenne fosse il momento opportuno di farla presente. Poco prima i due shinobi erano entrati in un campo personale e anche lei aveva qualcosa di "personale" da chiedere. Giusto per curiosità, di me invece... cos'è che avresti saputo e raccontato?
    «Secondo te?» disse per tutta risposta il Kaguya, senza accenni di ironia o sarcasmo in quelle semplici parole.
    Non saprei.
    «Come mai ti interessa?»
    Per evitare spiacevoli sorprese. Se mai dovrò inventare qualche scusa o qualche bugia, meglio sapere prima di quali informazioni bisogna tener conto rispose con tono vago. Principalmente il motivo era quello, ma sotto sotto c'era un velo di curiosità e vanità tipicamente femminile che la portava a voler conoscere cosa si sapesse in giro di lei, cosa avesse fatto d’interessante agli occhi di chi osservava il mondo shinobi dall'esterno, dal punto di vista del mercato nero.
    «Cosa vuoi che si possa venir a sapere in breve tempo? Hai vinto l'esame Chuunin, è sufficiente per avere un minimo di notorietà, no? Ci sono molti più occhi su quell'esame, non solo quelli dei cinque villaggi.» In breve tempo? si chiese la giovane, che non aveva colto il perché di quella precisazione da parte del Kaguya; ma lasciò che quel dubbio passasse come una meteora nella mente e proseguì, comunque soddisfatta a suo modo della risposta.
    E per rimanere in tema di storielle e bugie... cosa hai raccontato di noi due di preciso? Perché saremmo fuggiti dal villaggio? Galatea cambiò subito il filo del discorso, non volendo rispondere a sua volta, ma soprattutto trascinata da quell'improvviso dubbio che le era salito alla mente. Erano molto più probabili eventuali domande di quel genere che domande personali sul passato di ognuno di loro e anzi, ora che ci pensava, le sembrava parecchio strano che Shiki ancora non avesse parlato di quell'argomento. In fondo, le motivazioni che li avevano portati ad abbandonare il villaggio natio e poi a legarsi ad un'associazione criminale non erano aspetti così secondari. E credo sia quasi ovvio che Cuore Nero voglia conoscere le nostre ragioni per accoglierci nella sua Brigata.
    «A dir la verità non ho accennato nulla del genere al capo. Sa che siete traditori, non perché. Potete inventare la scusa che preferite a proposito, nel caso se ne presenti la necessità.»
    E sui rapporti tra noi? chiese ancora Galatea, che iniziava a vivere quella presentazione al capo della Brigata come un test d'ammissione da superare a pieni voti, ma per il quale non aveva studiato abbastanza. Ad ogni ramo oltrepassato, le venivano in mente sempre più situazioni imbarazzanti che li avrebbero messi in difficoltà o fatti scoprire addirittura.
    «Tra noi "noi"» con la mano, senza voltarsi, indicò tutte e tre le figure in viaggio nella foresta di un rosso sanguigno. «O tra noi "voi"?»
    Entrambi i casi? chiese Galatea, facendo intendere che la cosa era evidente fin dalla prima formulazione della domanda.
    «Tra noi "noi", come già detto, nessun rapporto particolare, siamo tre mukenin, io da molto prima di voi, tramite i miei contatti ho saputo di voi e ho pensato di reclutarvi» spiegò il Kaguya, ripetendo con parole simili quanto già detto in precedenza. «Tra noi "voi"... dovrebbe esserci qualche rapporto?»
    Siamo due mukenin, entriamo insieme in una stessa organizzazione. Voglio dire... ci conoscevano da prima? Abbiamo tradito insieme? Siamo accomunati in qualche modo o siamo estranei che si ritrovano qui per caso?
    «Ah, perdono, ora capisco. No, non ho specificato nulla del genere nemmeno in questo caso. Ho solo parlato di due mukenin che hanno tradito di recente, non so se il capo ha pensato ad una coppia o a due shinobi distinti. Potete scegliere la soluzione che preferite, nel caso se ne presenti la necessità. Comunque» Shiki rallentò l'andatura, saltando gli ultimi i rami in silenzio e fermandosi sul legno frondoso di un albero di un rosso intenso e profondo, inscurito ulteriormente dalle tenebre. «Siamo arrivati.»

    Stato
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    115/115buonoottimale, leggermente in ansia
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    Armi da LancioAccessori
    Kunai (4/4)Rotolo Minore
    Senbon (20/20)Torcia luminosa
    Palla Gelo (5/5)Radiolina
    Palla di Luce (2/2)Occhio Cibernetico
    Indossato
    SlotOggettoDescrizione
    Rotolo MinoreBastone del Monacoin borsa
    Rotolo MaggioreKusarigamadietro la schiena
    FoderoOmoikaruifianco sinistro
    Tasca SupplementareKunai di Kiricoscia destra
    AbbigliamentoParabracciaindossati
    AbbigliamentoParastinchiindossati
    Gilet Kiri
    Armi da LancioAccessori
    Kunai (10/10)///
    //////
    Note Una palla gelo e una palla luce legate ad altrettanti kunai
     
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    Narrato, «Parlato», "Pensato", «Copie», «Galatea», «Evocazioni», «Shiki», «Saizen», «Ichiro», «Jiro», «Saburo», «Kagero», «Parlato Altri»


    Mentre il trio avanzava, scambiandosi utili informazioni per la loro ormai sempre più prossima operazione, la foresta rossa dentro cui si muovevano sotto la guida esperta del Kaguya si faceva sempre meno popolosa, sempre meno rossa e colorata, sempre meno protettiva, costringendoli addirittura a spiccare balzi sempre più lunghi ed energici per raggiungere l'albero e il ramo successivo sul loro percorso. Tutto questo finché la stessa foresta non lasciò trasparire al proprio interno un piccolo fortilizio, il cui confine era delimitato da una robusta palizzata in legno, dalle cime appuntite, che seguiva alla bell'e meglio la conformazione naturale del territorio. «Siamo arrivati.» Il Kaguya bloccò l'avanzata. "Ormai ci siamo, il nostro obiettivo è sempre più vicino, e il completamento della missione con lui, seppur sia tutto ancora incerto." pensò stringendo entrambi i pugni ricoperti di pelle marron. Il Momochi riteneva che, una volta riusciti ad entrare all'interno dell'accampamento, e assegnato loro un determinato compito, il più fosse ormai fatto.
    «Momochi, ti avverto: tieni a freno la lingua, tieni apposto le mani e, questo vale anche per te,» disse rivolgendo uno sguardo a Galatea «evitate di esagerare facendo i falsi cattivoni, oppure tutto rischia di saltare. Siate semplicemente voi stessi, sarete molto più credibili, credetemi.»
    «Non saremo dei professionisti come te, noi siamo stati chiamati qui più come potere bellico che altro, ma dovremo essere abbastanza in grado di giocarcela in una quantomeno decente farsa da guitti» si sentì in dovere di rispondere. Non era un attore provetto, fortunatamente, infatti, il rigido sistema istituito intorno alla Squadra Speciale lo aiutava in tal senso, ma riteneva essere possibile resistere per qualche tempo all'interno di quell'accampamento recitando una parte credibile. «Certo che però è difficile che passi inosservato...» commento, infine, svagato, con lo sguardo perso sull'intero accampamento.
    «Non serve che passi inosservato» fu la breve risposta dell'infiltrato a cui seguì poi una spiegazione leggermente più approfondita. «Quello che accade all'interno rimane totalmente riservato. Il perimetro è stato eretto sullo stile dei piccoli villaggi di pescatori che erigono le mura in questo modo per avere una sorta di difesa dai banditi della zona. L'interno invece, proprio grazie alle tende e al resto delle strutture comunque facilmente smontabili, ci consente appunto di levare le tende non appena si sente puzza di guai. Ma comunque, a parte tutto, è necessario saperci arrivare qui.»
    «E chi è che sente puzza di guai?»
    «Io.» Il Kaguya rese musicale quella singola parola. Senza ulteriori e inutili discorsi, arrivati a quel punto, il Kaguya si staccò dal ramo con un balzo, portandosi a terra e avanzando poi in direzione di una parte di palizzata su cui si mostravano due sezioni a formare il cancello d'ingresso. In seguito segnalò il loro arrivo e vi fu l'apertura dei cancelli, che furono spalancati dinanzi al trio giusto il tanto perché potessero oltrepassarli per portarsi all'interno dell'accampamento per poi richiudere subito dopo. Sotto la guida esperta del Kaguya i due mossero i loro primi passi all'interno del territorio della Brigata Nera. La prima cosa che più di tutto balzava subito all'occhio era la presenza di diverse tende appunto com'era stato annunciato dal Kaguya. Aguzzando la vista, il kiriano capì subito che la zona era come divisa in dei settori specifici. Le tende erano tutte in una tonalità a metà tra il color crema e il color sabbia, spruzzate di colori vividi e accesi per mimetizzarle e confonderle ai colori delle foglie degli alberi originari della foresta e che erano stati inglobati all'interno dell'accampamento. "Utile per depistare un controllo aereo poco accurato o non mirato a scovare qualcosa in particolare." dovette ammettere a sé stesso. "Però altro che niente organizzazione militare... questo sembra l'accampamento di un piccolo esercito."
    Tra i presenti in molti erano indaffarati, c'era chi faceva il proprio lavoro, chi si divertiva giocando a dadi o a carte, chi stava in compagnia di una donna, chi affilava una spada e chi invece mangiava o semplicemente si esibiva in una sorta di vai e vieni per Kisuke senza senso. Tuttavia costoro non erano evidentemente a conoscenza del fatto che due nuove reclute si sarebbero unite alla loro organizzazione, al punto che chi come al solito era particolarmente accorto a quanto gli accadeva intorno mosse lo sguardo per incontrare la figura di Shiki Kaguya e delle due facce note che erano con lui, non sospettando magari proprio due nuove reclute, ma due nuovi partner in affari. Mentre chi invece non era mai stato interessato ai fatti altrui non badò di attenzioni il trio. "Tanto meglio." si ritrovò a pensare in merito. Kisuke camminava seguendo il Kaguya, che di suo mentre camminava di guardava intorno evidentemente in cerca di qualcosa in particolare, non di certo intenzionato a fare un giro turistico .
    «Non è che potremo mangiare qualcosa? Da lì arriva un bel profumino...» disse Kisuke, indicando quello che doveva senz'ombra di dubbio essere il tendone in cui venivano serviti i pasti comuni, per quanto poi sicuramente ci fosse qualcuno che si serviva da sé o comunque mangiava per conto proprio, senza alcuna confusione a disturbare la digestione.
    «No, il capo mi ha ordinato di portarvi da lui non appena arrivati.»
    «Interessante... quindi partiamo subito subito con le presentazioni?»
    «È il minimo.» Neanche il tempo di terminare quella parole che il Kaguya aveva già posato lo sguardo su qualcuno. «Suzumura!» chiamò il Kaguya, richiamando l'attenzione dell'interessato, il quale s'avvicino. «Dov'è Saizen-sama? Nella sua tenda?» chiese all'uomo appena richiamato, il quale annuì e poi torno alla propria attività di turno. Il kaguya dunque guidò i due verso una tenda di dimensioni ben più ampie del normale che era l'unica che la differenziava dalle altre dello stesso genere, sita nella zone est dell'accampamento.
    «Non inginocchiatevi» lì avvertì, una volta dinnanzi all'entrata, prima di scostare i robusti e rivestiti teloni ed entrare.
    «Non lo avrei fatto» ribatté Kisuke, secco. E fu dentro alla tenda, in fondo all'ambiente ricreato che trovarono Cuore Nero. L'uomo, o per meglio dire il ragazzo, da un'età in media dai venticinque ai massimo trent'anni, stava seduto a gambe incrociate sopra ad un maestoso tappeto composto dalla pelliccia di un orso bruno con tanto di artigli alle zampe e testa imbalsamata al capo. Si sollevò, quando li vide entrare. Alle sue spalle, appesa alla parete, vi era una pelle di un qualche animale su cui era disegnata una mappa ben più dettagliata di diverse regioni ravvicinate del mondo ninja, tra cui la stessa Mitsu. Cuore Nero, giovane dagli sparuti capelli biondo oro e la pelle avorio, viso dai lineamenti duri ed affilati, sguardo aguzzo e sopracciglia folte, sorrise a loro, con una bocca che pareva quasi essere priva di labbra tanto erano sottili. Lo sguardo che allungò a Kisuke e Galatea era ricolmo di una sinistra e glaciale... simpatia. "Questo tipo già non mi piace." si ritrovò a pensare, nella speranza però che quel pensiero non sfuggisse alla sua figura. La corporatura non troppo snella ma nemmeno troppo robusta, faceva risaltare immaginare il fisico allenato avvolto da una semplice tenuta sullo stile di quelle ninja. Alla cintura si potevano ben vedere numerosi foderi in cuoio contenenti pugnali, alcuni dalla lama panciuta, altri dalla lama snella, tutti però con il manico in corno di cervo. Benvenuti disse loro e senza nemmeno rapido movimento il ninja nativo di Kiri si mosse in direzione di Kisuke, uno dei pugnali già sguainato. Kisuke prontamente sfoderò la propria lama preziosa e la frappose a quella di Cuore Nero impedendo che quest'ultimo gli potesse mozzare un orecchio, con sempre il sorriso sulle labbra.
    «Un tradizionalista» lo apostrofò Cuore Nero a seguire il clangore dell'acciaio contro acciaio.
    «Un... alternativo?»
    «Forse.» Cuore Nero ritirò la propria arma. «Queste sono lame provenienti da regioni lontane e per certi versi estranee al nostro mondo.» Da buon trafficante d'armi, Cuore Nero nutriva anche una certa passione ed interesse nell'oggetto principale del proprio lavoro. «Piuttosto, Kisuke Momochi e Galatea Shishi...» Cuore Nero si allontanò riprendendo la propria posizione. «So quanto mi basta sapere sul vostro conto. Inoltre, so che voi avete voglia di lavorare e so che io ho del lavoro da farvi fare. Shiki mi ha proposto i vostri nomi, con in allegato un piccolo dossier, ma vorrei sapere alcune cose senza troppo impegno... ad esempio: perché la Brigata Nera?»
    «E perché no, invece?»
    Cuore Nero sorrise. «Anche tu hai ragione, ma perché?»
    «Shiki ce l'ha proposta mettendola sotto una buona luce, rendendola come dire... interessante.»


    KisukeMomochiSPOILER
    ChakraFisicoMentale
    195Ottimo.Ottimo; Concentrato; Allerta;
    Doppia Borsa
    Armi da LancioAccessori
    Kunai (10)Fili Metallici (30m)
    Senbon (19)Telescopio
    Cartabomba (5)Pillole del Soldato (3)
    Cartabomba Fasulla (4)Kit Grimaldelli
    Makibishi (24)Veleno Debole (2)
    Pupazzi Esplosivi (3)Occhio Cibernetico
    Equipaggiamento
    SlotOggettoDescrizione
    Tasca SupplementareKunai di Kiri2
    Taschino SupplementareFlauto Demoniaco
    Fodero MinoreLama dal Chakra BiancoZona lombare
    FasciaOmbrello CompletoDietro la schiena
    CustodiaOttavaCintura
    AbbigliamentoCoprinaso in BendeIndossato
    AbbigliamentoProtezione di CuoioIndossata
    AbbigliamentoGuanti RinforzatiIndossati
    AbbigliamentoAnello ReiIndossato al pollice destro
    AbbigliamentoParabracciaIndossati
    AbbigliamentoParastinchiIndossati
    AbbigliamentoBendeCaviglie e Polsi
    AbbigliamentoGomitiereIndossate
    AbbigliamentoScarpe con LamaIndossate
    Divisa Alternativa
    Armi da LancioAccessori
    - Fumogeni (5)- Radiolina
    - Kunai (9)- Torcia Elettrica
    Sigilli d'Evocazione
    Armi da LancioShuriken Pesanti
    - Shuriken (20)- N/A
    - Shuriken (20)- N/A

    NoteIl Filo Metallico, tre Cartebomba e tre Cartebomba Fasulle sono legate ad altrettanti Kunai.
     
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    narrato
    parlato Galatea telepatia Galatea pensato Galatea
    parlato cloni telepatia cloni pensato cloni
    parlato Kisuke
    parlato Shiki Kaguya
    parlato altri
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    parlato Mizukage


    Galatea sobbalzò. Il clangore delle lame che si erano appena intercettate, a pochi centimetri di distanza dal suo corpo, ancora le rimbombava nelle orecchie. La reazione esagerata a quel finto assalto di Cuore Nero era dovuta principalmente alla tensione che aveva attanagliato la kunoichi da quando aveva messo piede nella tenda; la stessa tensione di quando avevano incontrato Shiki Kaguya, legata alla consapevolezza che fosse un frangente fondamentale della missione, uno dei più rischiosi, che dovevano superare ad ogni costo. Mantenne comunque lo sguardo fisso davanti a sé, evitando qualsiasi espressione nei confronti del suo nuovo e provvisorio capo: sentiva di essere osservata, ovunque, da ogni direzione, da ogni singolo oggetto presente nella tenda, amico o nemico che fosse. Almeno ora so per certo che lui è più rapido di me, come era ipotizzabile. Quell'uomo aveva un che di esotico: lo stile della sua tenda, quell'appariscente pelle d'orso su cui erano appena tornato a sedersi, la serie di coltelli e pugnali appesi alla cintura, da macellaio o da cacciatore primitivo, ne facevano una figura eccentrica e insolita.
    «Interessante?» Tadahisa Saizen inclinò appena la testa da un lato, il sorriso impassibile perennemente stampato in volto, gli occhi chiusi a formare due linee nere sulla pelle quasi innocente. Per un secondo si rivolse alla spia di Kiri che, dopo aver condotto Kisuke e Galatea, si era defilato in disparte nella tenda; un secondo appena, prima di riportare la sua attenzione sui nuovi arrivati. «Shiki, sei sempre infallibile a vendere la tua mercanzia. La vostra presenza qui lo dimostra. Come mai interessante?» Galatea non riusciva a liberarsi da quella sensazione di disgusto ogni volta che osservava troppo a lungo il suo viso o sentiva la sua voce. Sembrava finto, costruito a tavolino, studiato in ogni minima piccolezza: l'espressione serafica, sempre sorridente, pervasa da una gentilezza perfida e cattiva; e la voce dalle venature mielose e suadenti, che però celavano una continua insinuazione, sospetti e dubbi, minaccia. Pareva che fosse tutto accuratamente calcolato per mostrarsi sotto una certa luce, in modo però che l'impressione generale fosse quella diametralmente opposta. Spostò lo sguardo da un punto imprecisato della mappa che vedeva sullo sfondo al volto di Cuore Nero, per non dare l'impressione di ripetere parole imparate a memoria, ma decisa a fuggire nuovamente altrove non appena avesse terminato di rispondere. Almeno non doveva tenere sotto controllo il tono di voce: il nervosismo impediva che venisse pervasa da quel senso di repulsione che provava per l'uomo.
    Ci è parsa conveniente sotto molti aspetti.
    «Allora anche tu parli, bel bocconcino.» Tadahisa esagerò nel sorridere, quasi deformando i lineamenti del viso.
    Sì, ne sono capace anche io.
    «E sentiamo, Galatea Shishi. Dove sarebbe tutta questa convenienza?»
    Galatea attese qualche istante per rispondere. Non era del tutto convinta delle ragioni che avrebbe esposto e che aveva deciso durante il viaggio attraverso la foresta rossa dell'isola; anzi, aveva quasi l'impressione di aver aperto la bocca a sproposito e di essersi appena cacciata in un guaio. Doveva solo cercare di non risultare troppo lusinghiera nei confronti della Brigata. Ci è stata presentata come un'associazione consolidata e con affari redditizi...
    «Su questo non ci piove» interloquì Tadahisa, facendo subito segno con la mano di proseguire.
    E poi ci sono stati prospettati impegni e compiti alla nostra portata e che non avremmo alcun problema, morale o materiale, a portare a compimento concluse Galatea, che era già intenta a fissare il trespolo in legno intrecciato su cui ardeva una fiaccola scoppiettante. La luce guizzante, unita a quelle delle altre fiaccole, illuminava interamente l'ambiente, inondandolo di tonalità rossastre e calde. Aveva notato che sulla pelle avorio di Cuore Nero dava uno strano risultato, rendendola simile a porcellana stinta. Non solo è finto nel modo di atteggiarsi, così sembra pure essere un finto essere umano. Tadahisa però non sembrava soddisfatto dalla risposta.
    «Questo non mi spiega dove sia per voi la convenienza.» Il tono mellifluo e conciliante non poteva risultare più inadeguato alla situazione.
    E' una questione di... sicurezza. Abbiamo abbandonato da poco il nostro villaggio. Per dei mukenin, non c'è molto spazio di manovra, senza qualche appoggio. L'unica via di sbocco è nelle terre di nessuno. La prospettiva di entrare nella Brigata ci è parsa più conveniente, sicura e ragionevole del tentativo di attraversare mezzo continente e cercare fortuna ad Occidente. Abbiamo una posizione assicurata ed evitiamo una serie infinita di rischi. Le fiamme ebbero un rapido guizzo, agitate da correnti d'aria impercettibili. La kunoichi avrebbe voluto sospirare all'esterno tutto il proprio sollievo. Aveva detto ciò che voleva dire e, almeno a lei, pareva un ragionamento sensato e inoppugnabile: chi non avrebbe visto la convenienza di un'associazione a breve distanza da Kirigakure rispetto all'incertezza totale degli ex territori di Iwa? Cuore Nero sembrò essere convinto da quelle parole. Sempre che cambiare discorso di punto in bianco sia il suo modo di mostrare il proprio accordo.
    «Noto che parlate entrambi al plurale.»
    Perché sono tutte decisioni che abbiamo preso insieme, di comune accordo, e che valgono per entrambi.
    «Anche sul tradimento eravate d'accordo, Galatea Shishi?» Quel richiamo attirò di nuovo lo sguardo della kunoichi verso la faccia dell'uomo. Perché insiste a chiedere a me? Non capiva perché s’impegnasse ad ostentare quell'atteggiamento colloquiale quando in realtà sottolineava soltanto un carattere opposto. Forse non se ne rende nemmeno conto.
    Sì, è una scelta che abbiamo maturato indipendentemente. Confrontandoci e sostenendoci ha poi preso forma ed è diventata realtà.
    «E come mai questa scelta?» incalzò Tadahisa.
    La politica all'interno del villaggio ha preso una piega in cui non ci rispecchiavamo più. Parlo per me, in questo caso, ma diventare kunoichi equivaleva per me a rappresentare l'essenza del villaggio. Non avevo, e non ho tuttora, intenzione di servire un'istituzione in cui non mi ritrovo più. Galatea stava finendo le frecce a sua disposizione. Temeva di dove affrontare un dialogo di tal genere, e per quanto possibile aveva previsto qualche risposta, ma non pensava Cuore Nero si concentrasse solo su di lei. Aveva immaginato la scena come un discorso a tre, in cui erano entrambi i finti mukenin a costruire man mano la loro vicenda, rispondendo ora uno ora l'altro, sfruttando la loro intesa naturale per evitare controsensi e passi falsi. Trattenne un secondo sospiro di sollievo quando Tadahisa Saizen, dopo una risata gelida e priva d'emozione, abbandonò il discorso.
    «Bene bene... peccato avere poco tempo. E peccato che per voi ho già in serbo qualche lavoretto. Questa discussione m’interessa molto, la continueremo prima o poi...» Se mai ci sarà per te un poi pensò di rimando la kunoichi. «A proposito di lavoretti, avrei giusto un'ultima domanda per te, Galatea Shishi.» Questo vizio di chiamarmi per nome e cognome inizia a darmi sui nervi... Tadahisa mosse la mano destra in modo strano, come se stesse battendo le dita su una tastiera di uno strumento musicale. Stava evidentemente cercando di ricordare qualcosa. «"Alla nostra portata" hai detto prima, se non erro...» Galatea annuì distrattamente. «Ne siete sicuri? Siete convinti di essere all'altezza e di avere il fegato necessario per far parte della Brigata Nera?»
    Il dossier su di noi non è abbastanza esplicito a riguardo? rispose a tono la kunoichi, sollevando gli angoli della bocca in un sorriso ironico. Se dovevano essere loro stessi, come Shiki aveva loro suggerito, allora Galatea aveva l'impressione di essere stata fin troppo diplomatica fino a quel momento.
    «Uh uh uh... però, che bel caratterino che abbiamo qui.» Cuore Nero sembrava divertito, dietro la sua maschera di cordialità forzata. Le fiamme ebbero un nuovo guizzo, più violento stavolta; persino la mappa disegnata su pelle vibrò debolmente alle spalle di Cuore Nero. Non erano correnti impercettibili, era uno zefiro perfettamente manifesto che proveniva dalle spalle dei due shinobi di Kiri ad aver provocato quell'improvviso trambusto. Galatea vide sul volto di Tadahisa prima una smorfia sorpresa e infastidita, poi subito dopo i lineamenti distesi nella solita espressione compiacente e compiaciuta.
    «Toc toc» si palesò una voce femminile alle loro spalle, mentre i teloni d'entrata venivano scostati per far entrare nuovi visitatori, lasciando fluire all'interno nuove folate d'aria fredda. Era chiara e squillante, la voce, vagamente civettuola, con le vocali trascinate e allungate all'eccesso. Galatea voltò appena la testa, giusto per scorgere quattro figure che camminavano in direzione del capo della Brigata.
    «Oooh» riprese la parola Tadahisa, contento che i suoi dipendenti fossero giunti proprio al momento perfetto, come se avessero atteso lì fuori in ascolto proprio per comparire con precisione premeditata. «Vi presento i miei fidati collaboratori, coloro ai quali farete capo per questi primi tempi: ordini, rapporti, istruzioni, si occuperanno loro di tutto.» Indicò alla propria destra. «Ichiro, Jiro, Saburo» Erano tre uomini perfettamente identici: stessa corporatura, stessa altezza, stessa stazza, stesso abbigliamento. Indossavano maglie avana a maniche lunghe strette ai polsi da bende nere che avvolgevano anche i palmi delle mani, pantaloni ampi dello stesso colore infilati in scaldamuscoli all'altezza delle caviglie, e un kimono nero stretto in vita. Avevano inoltre la testa completamente avvolta in un bendaggio nero, fissato sul lato sinistro della faccia con un piccolo nodo da cui pendevano due brevi nastri; volto e nuca erano completamente coperti e solo gli occhi rimanevano liberi e visibili. Occhi in quel momento impassibili e privi di ogni emozione. Un solo particolare li distingueva tra loro: un piccolo tatuaggio sotto l'occhio destro, con il quale, a numeri romani, i tre rappresentavano graficamente il significato del proprio nome. Una singola stanghetta verticale per Ichiro, due ravvicinate per Jiro, un terzetto per Saburo, rispettivamente il primo, il secondo e il terzo figlio. I gemelli della morte... «Sono uomini di poche parole, come potete notare.» I tre non fecero nulla per smentire le parole del loro capo. «E poi c'è Kagero» Cuore Nero rivolse sguardo e dita verso la presenza femminile del gruppo, la stessa che aveva annunciato la loro presenza. «Lei invece è fin troppo loquace.» La ragazza sorrise: aveva una cascata di boccoli castani tanto tondi e perfetti da sembrare i nastri arricciati usati nelle decorazioni dei pacchi regalo, pelle chiara e volto giovanile e innocente, da ragazza matura che dimostrava però di essere ancora adolescente. Quella che va a letto con Cuore Nero... Sorrise, dimostrandosi molto più alla mano rispetto ai suoi compari maschi, osando anche prendere la parola, anche lei facendo di tutto per non smentire la presentazione di Cuore Nero.
    «E' un piacere! Come avrete capito, noi saremo quelli che vi terranno d'occhio. Molto d'occhio» precisò, fissando, Galatea avrebbe giurato, Kisuke in particolare. La kunoichi stava già provando l'irrefrenabile istinto di prenderla a schiaffi. Un dito, un solo fottuto dito su Kisuke, in qualsiasi modo, e la faccio fuori all'istante!
    «Sì sì va bene» tagliò corto Cuore Nero, interrompendo sul nascere il probabile sproloquio della ragazza. «Vi presento Kisuke Momochi e Galatea Shishi, i nuovi membri della Brigata Nera, gentile regalo del nostro fidato Shiki. Sapete come trattarli. Ah, voi quattro» aggiunse Tadahisa, il volto innegabilmente sarcastico, di un sarcasmo cattivo e corrosivo. «Vedete di non farvi mettere in secondo piano da due novellini...» Cuore Nero sghignazzò, un sorriso quasi felino e predatorio.

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    Quand'ancora vi era in ballo la recita altisonante delle presentazioni seguite da una mini intervista a suon di domande e risposte, come una sorta di colloquio di lavoro, in cui Kisuke, fiero, notò come Galatea seppur messa sotto torchio stesse facendo un buon lavoro, sopraggiunsero i quattro luogotenenti e a seguire vi furono immediatamente le presentazioni. I tre gemelli, almeno in apparenza, meritavano in pieno quell'appellativo, che poi fossero anche della morte era ancora tutto da verificare. Kagero era certamente una ragazza dall'indubbia bellezza e dal paradossale quanto perverso aspetto adolescente, per certi versi addirittura quasi infantile a tratti, ma al tempo stesso malizioso. I quattro furono presentati come diretti superiori di Kisuke e Galatea, di cui i tre gemelli come uomini di poche parole, mentre Kagero quasi l'esatto opposto loro. Tutti e quattro si dimostrano subito tenere comportamenti esattamente da descrizione, Kagero sopratutto, la quale si dimostrò essere tale e quale alla descrizione data dal proprio compagno di letto, pronunciando una sola frase, e molto di più quando poi aggiunse un'ultima parte in cui rimarcò il tenere d'occhio posando lo sguardo direttamente sul kiriano. "Dèi, no..." Kisuke vedeva già l'arrivo del doppio dei guai, al solo sentire quelle parole e al come venivano pronunciate. Kagero era quella che andava a letto con Cuore Nero, il che avrebbe significato probabilmente essere visto, sin dall'inizio, di cattivo occhio dal capo dell'organizzazione. Inoltre, cosa ben più importante, c'era Galatea lì con lui, con loro. Il kiriano, anche in assenza della sua lei, a dispetto del proprio passato, non avrebbe mai e poi mai azzardato sfiorare un'altra donna che non fosse Galatea, ma per di più non aveva mai avuto modo di testare la sua giovane fidanzata in canoni di gelosia, né mai l'avrebbe stuzzicata appositamente per scoprire fin dove realmente poteva spingersi: quello era un rischio che non era disposto a correre per uno stupido test, ma sembrava che il fato gli avesse messo l'occasione forzata proprio sotto al naso. Certo, non che dal canto proprio Kisuke avesse apprezzato quel "bel bocconcino" elargito da Saizen nei confronti di Galatea, ma si costrinse a rimanere impassibile, così come era probabile avesse fatto anche Galatea, o più semplicemente non aveva visto nulla di male nelle parole di Kagero. Quando poi lo stesso Cuore Nero, forse per mettere in guardia i suoi fidati sottoposti, forse per alleggerire un pelo la tensione con un pizzico di beffarda ironia, intimò ai quattro di non farsi sorpassare dai nuovi arrivati, nessuno dei tre gemelli fiatò, ritenendo superfluo rispondere a una banale frase di circostanza, mentre Kagero sorrise come chi è sicuro dei propri mezzi e sa il fatto suo.
    «Ora andate, andate pure. Avrete fame no?»
    «Vi accompagno io» si propose subito Kagero, innegabilmente civettuola, senza nemmeno dare il tempo agli interessati di rispondere.
    «No, di te ho bisogno altrove» la smontò immediatamente Cuore Nero. «Se ne occuperanno i Gemelli. Ho già detto loro che faranno da supervisori ed istruttori ai nuovi arrivati Kisuke Momochi e Galatea Shishi. E non mi piace dover rivedere i miei programmi e rimangiarmi la parola inutilmente. In quel frangente fu per i presenti possibile notare come la falsa e glaciale simpatia e cordialità fosse venuta meno e, probabilmente, fosse delineata un pizzico la reale personalità di ci cuore nero. "È possessivo e vuole tenerci lontani dalla sua compagna di avventure o...?" si domandò Kisuke.
    Kagero fu dunque inviata altrove ad assolvere al proprio compito datole in ordine da Cuore Nero e il primo dei tre gemelli, Ichiro, fece cenno a Kisuke e Galatea di seguirli, mentre gli altri suoi fratelli gli si affiancavano, stando però un passo indietro, come delle appendici, pronti ad abbandonare la tenda.
    «Ah, Momochi Kisuke, un'ultima cosa...» Prima che potessero lasciare la tenda Saizen richiamò il Momochi accanto a sé ed egli stesso lo raggiunse muovendo dei passi in sua direzione. Quando poi l'uomo gli si accostò, Kisuke mantenne la guardia alta, temendo qualche spiacevole sorpresa, mentre invece l'uomo gli si avvicinò all'orecchio per poi dire in un sussurro: «Sta' tranquillo, non te la tocca nessuno. I Gemelli sono guerrieri formidabili ma sono eunuchi, mentre gli altri... piuttosto, tieni tu giù le mani da Kagero, lei è mia, sempre che non vuoi perderle, le mani.» La mano poggiata sul braccio era sinonimo di confidenza, che però tra i due non c'era affatto. "Sempre che tu sia in grado di tagliarmele." pensò Kisuke tra sé. «Sarà fatto!» rispose, invece con forzata neutralità, con ormai la convinzione che Saizen per quanto fosse sicuro dei propri mezzi non avrebbe permesso che la propria posizione tra le gambe di Kagero fosse minimamente messa in discussione o occupata da qualcun altro.
    Cuore Nero si scostò. «Grazie allora eh! Andate, andate pure adesso, e scusate il piccolo contrattempo.» Una pacca sulla spalla quasi fosse un amico di vecchia data e lo lasciò libero d'andare. In quel momento uno dei tre gemelli si esibì nuovamente nello stesso identico gesto fatto in precedenza e insieme ai propri fratelli gemelli si portò al di fuori della tenda, con i due di Kiri che li seguivano. Furono così portati a rifocillarsi nella zona, o meglio tenda mensa, dove si stava tenendo con tutta probabilità l'ultimo turno di mensa e non in molti erano lì a mangiare, poiché gli altri avevano già finito. Quei presenti, tuttavia, sollevarono le teste e gli sguardi dai piatti, quando i tre gemelli e il duo di Kiri entrarono ponendosi sotto la prospettiva delle luci calde dell'interno. "Sono le facce nuove o anche la presenza dei tre gemelli a lasciarli così sbigottiti?"
    Si accomodarono su sedute composte da lunghi tavoloni di legno sorretti da piccoli ma robusti sostegni, le tavolate erano composte da pannelli si legno poco lavorato poggiato su dei cavalletti. Kisuke si sedete da un lato della lunga tavolata, quello opposto al quale si sedettero affiancati i tre gemelli. Non fu molto più tardi che a Kisuke e Galatea fu servito un piatto con all'interno qualche mestolata di succoso stufato di cinghiale, dal profumo sicuramente annaffiato con del brandy. "Per lo meno sembra buono..." E lo era, sia nell'aspetto che nel profumo. Sotto il fisso sguardo dei gemelli, Kisuke si costrinse a mangiare senza tentare di avvicinare il cibo al naso per controllare la presenza di eventuali veleni o sostanze, e solo dopo che Kisuke aveva leggermente scostato le bende ed assaggiato la pietanza, i tre gemelli allentarono la pressione su di lui e su Galatea.
    «Il capo ha detto che dobbiamo chiedere tutto a voi, no?» chiese Kisuke, dopo aver mandato giù i primi bocconi, rivolgendosi a tutti e tre, senza scegliere qualcuno in particolare, giacché era anche complicata come cosa. Quello al centro dei tre, però, Ichiro, annuì. «Bene...» Risultava essere un pelo inquietante doversi rivolgere e parlare con loro, al sol pensiero che ancora non aveva sentito la loro voce. «Dopo questo buon pasto, che cosa ci aspetta?»
    «Riposare e dormire, per stanotte.» Finalmente quello di nome Ichiro parlò. Una voce abbastanza roca e cupa, la sua. «Da domani mattina, alle sei, dopo il primo turno della colazione, se lo vorrete, starete di guardia con noi all'accampamento nel settore due.»
    «Qual è il settore due?»
    «Non è importante adesso. Dubito tu l'abbia potuto vedere, è dell'altra parte da dove stiamo noi ora. Lo vedrete domani mattina, insieme a noi. V’illustreremo le zone e i punti chiavi dell'accampamento. Vi basti sapere che il nostro compito sarà la sorveglianza della zona di sosta dei carichi e della merce.»
    «Interessante... e, per non riaprire inutilmente il discorso poi, c'è qualcosa che dovremo sapere? Che so, regole particolari, usanze...?»
    «Niente di particolare. Basta non creare inutili disagi e potete stare tranquilli. Imparate a vivere qui, con tutti. Ah, per ora, non avete facoltà alcuna di dare ordini a nessuno, né di pretendere che qualcuno faccia qualcosa per voi. In questo momento siete quasi alla pari con gli altri soldati semplici.»
    «Non è un problema questo, quando voglio qualcosa me lo prendo da me.»
    Fu proprio quando concluse la propria frase che Kisuke vide lo sguardo dei gemelli sollevarsi e sentì una mano poggiarsi sulla propria spalla. «Sempre così temerario il nostro Kisuke, eh?» Shiki Kaguya li aveva raggiunti, senza oltretutto farsi notare, sfruttando a proprio vantaggio anche il frastuono e la confusione di quella zona, seppur in fase di svuotamento.
    Kisuke portò alla bocca un altro pezzo di carne. «Be', mi conosci un po’ ormai.»
    «Sì, sì, ti conosco» acconsentì. «Se non siete troppo stanchi, se preferite, e sopratutto se i vostri superiori lo consentono, sarei disposto a farvelo fare io, il giro turistico, ed a spiegarvi come si campa da noi, così domattina siete già belli che pronti ad entrare in servizio, e non facciamo sprecare fiato ai nostri tre gemelli.» "Figlio di una buona donna." pensò Kisuke in quel momento, mentre sia lui che Shiki posarono lo sguardo interrogatorio su di loro, che annuirono all'unisono.

    KisukeMomochiSPOILER
    ChakraFisicoMentale
    195Ottimo.Concentrato; Allerta; Attento;
    Doppia Borsa
    Armi da LancioAccessori
    Kunai (10)Fili Metallici (30m)
    Senbon (19)Telescopio
    Cartabomba (5)Pillole del Soldato (3)
    Cartabomba Fasulla (4)Kit Grimaldelli
    Makibishi (24)Veleno Debole (2)
    Pupazzi Esplosivi (3)Occhio Cibernetico
    Equipaggiamento
    SlotOggettoDescrizione
    Tasca SupplementareKunai di Kiri2
    Taschino SupplementareFlauto Demoniaco
    Fodero MinoreLama dal Chakra BiancoZona lombare
    FasciaOmbrello CompletoDietro la schiena
    CustodiaOttavaCintura
    AbbigliamentoCoprinaso in BendeIndossato
    AbbigliamentoProtezione di CuoioIndossata
    AbbigliamentoGuanti RinforzatiIndossati
    AbbigliamentoAnello ReiIndossato al pollice destro
    AbbigliamentoParabracciaIndossati
    AbbigliamentoParastinchiIndossati
    AbbigliamentoBendeCaviglie e Polsi
    AbbigliamentoGomitiereIndossate
    AbbigliamentoScarpe con LamaIndossate
    Divisa Alternativa
    Armi da LancioAccessori
    - Fumogeni (5)- Radiolina
    - Kunai (9)- Torcia Elettrica
    Sigilli d'Evocazione
    Armi da LancioShuriken Pesanti
    - Shuriken (20)- N/A
    - Shuriken (20)- N/A

    NoteIl Filo Metallico, tre Cartebomba e tre Cartebomba Fasulle sono legate ad altrettanti Kunai.
     
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    parlato Mizukage


    Galatea mangiava un po' svogliata. Non che non avesse fame: appena messo piede fuori dalla tenda di Cuore Nero lo stomaco aveva iniziato a brontolare. Però era un po' la situazione in generale che la metteva di malavoglia: quei tre guardiani silenziosi che li osservavano, come fossero dei reietti da scortare; l'atmosfera d'imbarazzo e freddezza; quei discorsi così seriosi; persino l'atteggiamento di Kisuke, quasi di superiore indifferenza, il tutto la lasciava un po' a disagio. C'era poi da dire che Galatea avesse una certa diffidenza per il cibo preparato nelle mense: immaginava pentoloni enormi di papponi indistinti, usati e riusati turno dopo turno, e la cosa le chiudeva inevitabilmente la bocca dello stomaco. Per quanto infilasse le posate nel piatto come fosse un cadavere malmesso, pian piano la kunoichi mangiava, pezzetto dopo pezzetto, incoraggiata sì dalla fame che avrebbe comunque dovuto placare, ma anche dal fatto che, alla fin fine, quella sbobba fosse buona. O quantomeno mangiabile. Seguiva distrattamente quei discorsi, a suo dire forzati, tra Kisuke e uno dei tre, Ichiro secondo suggerimento del tatuaggio. Sembrava li aspettasse il coprifuoco a breve e una sveglia particolarmente mattutina per iniziare le loro prime mansioni da sentinelle, almeno fino all'arrivo di Shiki, che cambiò magistralmente le carte in tavola. Oltre ad avere la fiducia e la stima di Cuore Nero, sembra anche avere un certo ascendente sugli altri, a giudicare da come annuiscono mogi mogi quei tre. Galatea bevve una lunga sorsata d'acqua, dal sapore vagamente terroso, ignorando forzatamente le macchie di calcare sul bicchiere. Il Kaguya si era seduto affianco a Kisuke, sul bordo della panca, un gomito poggiato sulla tavola e un gamba comodamente distesa verso l'esterno. Bastarono quei brevi frangenti per capire che l'infiltrato avesse un atteggiamento del tutto diverso da quello mostrato ai due di Kiri fin dalla sua apparizione. Sapere quale dei due fosse reale era impossibile, se davvero uno dei due fosse reale: le capacità dissimulative del ragazzo erano eccezionali, al punto che nulla nel suo aspetto o nella sua voce risultava forzato. Con loro era stato serio, politico quasi, professionale e lo era stato con naturalezza; e con altrettanta naturalezza ora sciorinava quell'atteggiamento sorridente, sciolto, gioviale, da superiore bonario e amichevole. Le parole della Mizukage non erano elogi di circostanza. Questo Kaguya ci sa davvero fare, con certe cose rimarcò a se stessa la kunoichi. Speriamo che ci sappia fare anche in qualcos'altro, ché ci serve il suo supporto per affrontare tutti...
    «Momochi, qui, mi sembra propenso. La nostra kunoichi che ne pensa, invece? Lei ha voglia di farsi un giretto turistico?»
    Galatea rispose sorridendo. Lasciaci almeno il tempo di mangiare, Kaguya.
    «Oh oh oh» ridacchiò svociato Shiki. «Stai forse prendendo lezioni da Momochi, Galatea?»
    Probabile che sia contagioso annuì per tutta risposta la giovane. Per me non ci sono problemi. Vada per la panoramica dell'accampamento. Tanto prima o poi è da fare. Riprese le posate in mano e rivoltò lo stufato nel piatto, ricominciando a mangiare. S’isolò volontariamente dalla conversazione, le cui redini erano nelle mani di uno Shiki ormai colloquiale e conviviale; lei e Kisuke non erano proprio dei chiacchieroni, i gemelli sguazzavano nel silenzio, toccava alla spia tenere viva la chiacchierata.
    «Allora, gemelli, sicuri di mollarmi i due novellini?» scherzò Shiki alzandosi, una volta che i due di Kiri avevano terminato le loro portate. I tre uomini dal volto avvolto in bende nere non risposero nemmeno, limitandosi ad un cenno affermativo comicamente sincronizzato. «Allora forza, reclute, diamoci una mossa, prima che i nostri gemellini mascherati ci ripensino e vi trascinino a letto.» La kunoichi s'alzò, trattenendo una risata per il soprannome affibbiato ai gemelli, e seguì l'infiltrato all'esterno del tendone. L'ultima volta che posò lo sguardo sui tre Chuunin, questi erano fermi immobili davanti all’entrata dello stesso, nel solito atteggiamento impassibile. Si rilassò, dopo un lungo lasso di tempo in cui era stata sotto esame, soddisfatta del modo in cui se l'erano cavata, lei in prima persona. Ci pensò Shiki a mantenere alta l'allerta. «I Gemelli sono pedanti, mi hanno lasciato farvi da guida, ma state pur certi non ci toglieranno mai occhi e orecchie di dosso. L'ordine del capo è scortarvi e lo faranno anche a distanza.» Capito il concetto, e cioè che avrebbero dovuto mantenere rapporti distaccati e dimenticare la missione che li aveva portati lì, Shiki iniziò a parlare con l'energia e la puntualità di una guida professionista, spiegando l'ordinamento persino geometrico della disposizione delle strutture, passando di settore in settore in ordine crescente. Il primo settore era composto da una serie di magazzini, per scorte di vario genere: cibarie, vestiti, equipaggiamenti militari, accessori vari, utili alla vita quotidiana nell'accampamento, al mantenimento delle tende comuni e delle tende personali, legnaie, tutti quegli elementi su cui si basava la vita giornaliera della Brigata totale. Il settore due era la zona degli scarichi e della gestione delle merci rubate, depredate e da rivendere illegalmente. «Questo è il fulcro dell'accampamento, l'unica zona sempre attiva, che non ha orari. Non ci sono ore predefinite in cui giungono i bottini, dipende da quanti obiettivi puntiamo e quanto lontani sono. Per cui, qui c'è sempre qualcuno pronto e allerta.» Shiki li aveva condotti in uno spiazzo trafficato e piano, circondato da paletti di torce sempre accese, direttamente collegato a uno degli ingressi da un ampio viale battuto, e coperto su due lati da una struttura ad elle, in pannelli metallici e bandoni. Nello spiazzo venivano scaricate le armi, catalogate, controllate e poi accatastate in ordine e con precisione nella baracca ad elle, dove erano poi custodite in attesa di essere rivendute o, nel caso, distribuite ai vari soldati come nuovo equipaggiamento. «Capirete che questo settore è perennemente sorvegliato, anche solo per evitare che qualche pezzente si intaschi anche un misero kunai delle refurtive depredate.»
    Sorvegliato dai luogotenenti? chiese la kunoichi.
    «Principalmente, ma spesso affidano il compito a qualcuno dei loro uomini di fiducia che sanno essere incorruttibile.»
    E i turni come sono gestiti?
    «Ce n'è uno fisso quando si sa che ci sarà attività intensa, e in quei casi vanno a rotazione, uno il giorno, uno la notte. Poi sceglie Cuore Nero in base alle varie necessità. In questo periodo però le cose saranno un po' "anormali", a causa della vostra presenza.»
    A noi spetta sorvegliare il settore, e a loro spetta sorvegliare noi?
    «Precisamente!» annuì Shiki, che stava cercando, in quel modo così ufficioso, di dir loro che i quattro luogotenenti sarebbero stati più attivi e sull'attenti del solito in quei primi tempi, per cui prenderli di sorpresa e organizzare imboscate mirate sarebbe stato arduo, se non impossibile. Da lì passarono al settore tre, destinato ad allenamenti e addestramenti, con file di mokujin e bersagli e gettate di gesso a formare ring e arene squadrate. «Sì, precedo i vostri dubbi. Cuore Nero tiene molto alla disciplina e si assicura che ogni suo sottoposto non dimentichi mai i fondamenti. Nemmeno i luogotenenti sono esentati da allenamenti periodici e verifica delle capacità. Già, nemmeno io. E no, nemmeno voi» precisò la spia, anticipando ogni possibile domanda dei due shinobi. Il Kaguya batté il palmo su un manichino in legno malmesso e ciondolante. «Anzi, chissà che non vi tocchi fin da subito calcare queste arene in qualche bello scontro mozzafiato» aggiunse scherzando.
    Ma siamo sicuri che ci hai portato in una Brigata criminale e non in un esercito organizzato?
    «E' la filosofia del capo. Più assomiglia ad un esercito, più le imboscate fileranno lisce. In effetti non abbiamo mai avuto problemi.» Shiki evidentemente stava riflettendo, o fingendo di riflettere, sul successo dell'ordine stabilito da Tadahisa Saizen. Quando si riscosse, condusse i due di Kiri nei settori rimanenti dell'accampamento: i vari settori in cui erano disposti i soldati semplici, separati in base alla divisione d'appartenenza, facenti capo ad uno dei quattro luogotenenti, le cui tende erano poste in posizione preminente nel settore stesso. Shiki spiegò loro che quei quattro settori erano disposti in modo da formare un quadrato, al centro del quale le quattro tende personali dei luogotenenti contornavano la tenda in cui erano appena stati, quella di Cuore Nero. Poi passò ai due ingressi che interrompevano la palizzata; e ancora mostrò loro i bagni comuni, alcune delle camerate, quelle più ampie, semplici tendoni in tessuti semi-plastico spartani e poveri, fino a tornare alla zona "lavorativa" dell'accampamento, dove si trovavano le cucine, di cui spiegò con zelo i vari turni e, quasi fosse una versione in miniatura di una città indipendente, vari padiglioni che servivano agli scopi più disparati: infermeria, sarti, fabbri, falegnami, armaioli, persino scuderie, tutto quanto fosse necessario alla sopravvivenza e alla cura precisa dei membri della Brigata. Per ognuno una tenda, o un prefabbricato, o una baracca in lamine.
    Ma in tutto ciò commentò dal nulla Galatea, tu dove stai, Kaguya? E di che ti occupi di preciso?
    «Io?» chiese retoricamente Shiki, il tono leggermente supponente e misterioso. «Io mi occupo un po' di tutto. Sono gli occhi, il braccio e parte della mente di Cuore Nero. A me spettano le questioni esterne all'accampamento.»
    Quindi passi poco tempo qui dentro.
    «In realtà no, è tutto il contrario. Sto spesso e volentieri qui e anzi, ho anche molto tempo libero, in cui mi diletto a girovagare nei vari settori.»
    E non hai una tenda personale come gli altri?
    «No, mi accontento di un semplice letto in una delle camerate. Sono un tipo semplice io» commentò svagato, abbandonando quel settore e dirigendosi, quasi sovrappensiero, proprio davanti la tenda in cui avrebbero trovato i letti a loro destinati. A quel punto li salutò, ricordando loro l'impegno mattutino e la sveglia quasi notturna, voltando loro le spalle e dileguandosi nell'oscurità.
    Kisuke chiese Galatea una volta che rimasero soli, idealmente soli, senza altri compagni nelle immediate vicinanze. Che voleva Cuore Nero quando stavamo uscendo?

    Stato
    ChakraFisicoMentale
    115/115buono, un po' stancabuono
    Borsa
    Armi da LancioAccessori
    Kunai (4/4)Rotolo Minore
    Senbon (20/20)Torcia luminosa
    Palla Gelo (5/5)Radiolina
    Palla di Luce (2/2)Occhio Cibernetico
    Indossato
    SlotOggettoDescrizione
    Rotolo MinoreBastone del Monacoin borsa
    Rotolo MaggioreKusarigamadietro la schiena
    FoderoOmoikaruifianco sinistro
    Tasca SupplementareKunai di Kiricoscia destra
    AbbigliamentoParabracciaindossati
    AbbigliamentoParastinchiindossati
    Gilet Kiri
    Armi da LancioAccessori
    Kunai (10/10)///
    //////
    Note Una palla gelo e una palla luce legate ad altrettanti kunai
     
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47 replies since 3/12/2013, 22:59   915 views
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