Missione Ryu Akimichi

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    Missione Ryu Akimichi
    Missione a Servizio di:Konohagakure No Sato
    Livello:C
    Esecutore della Missione:Ryu Akimichi
    Luogo di Partenza:Cancello Ovest di Konohagakure no Sato
    La missione che ti verrà affidata quest'oggi sta nel braccare un Genin che ha di recente tradito il villaggio. Troverai i suoi dettagli anagrafici e la sua foto all'interno della missiva. Il soggetto è stato visto nei pressi della cittadina neutra di Kagero. Non devi eliminare il tuo bersaglio ma portarlo al villaggio in modo che possiamo rieducarlo.
    Buona Fortuna.
     
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    Pirata da strapazzo

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    Narrato, Pensato, « Parlato », « Parlato Mikio Hisashi », « Parlato locandiere », « Parlato Haruki Josuke », « Parlato locandiere (2) » « Parlato Bunsho Eisaj », « Parlato mercante », « Parlato locandiere (3) »


    Ryu camminava a passo svelto sotto il Sole: il cielo era di un azzurro intenso, completamente sgombro, e le verdi campagne del Paese del Fuoco si estendevano tutto intorno a perdita d'occhio. L'Akimichi era avvolto nel suo mantello rosso sangue, datogli in dono dai membri della tribù dei Nomadi del Deserto in una delle sue ultime missioni svolte nel paese della Sabbia, e si era tirato il cappuccio sulla testa, nel tentativo di difendersi dal sole cocente. « Ma che cazz di caldo... ma un po' d'ombra da queste parti non se ne trova?! » disse ad alta voce, esasperato, mentre con l'avambraccio destro si asciugava il sudore dalla fronte. Il grassone camminava ininterrottamente ormai da diverse ore, diretto verso la lontana città neutrale di Kagero. Gli era infatti stata affidata una missione e il suo obiettivo era quello di recarsi lì e recuperare un Genin scapestrato che aveva tradito il Villaggio. « Ormai 'sti giovani d'oggi pensano solo a farsi i risvoltini e a gridare "ESCILE" alle giovani kunoichi... chissà dove arriveremo! » sospirò ad alta voce. Il Genin, ovviamente, andava riportato indietro vivo e vegeto, al massimo solo un po' ammaccato, in modo che potesse essere rieducato e reintegrato nei ranghi del villaggio. Sarà il classico adolescente disadattato che crede che nessuno lo capisca e che il mondo sia contro di lui... speriamo decida di collaborare e non mi costringa a passare alle maniere forti, pensò, mentre osservava la foto del ragazzo che gli era stata consegnata assieme alla missiva e ai suoi dati anagrafici: alto un metro e sessantasette, lunghi e singolari capelli argentei e penetranti occhi color ghiaccio. Si trattava di un membro di una delle casate minori di Konoha, il suo nome era Haruki Josuke ed era scappato da diversi giorni, ma nella missiva non erano indicati i motivi della fuga... non che all'Akimichi interessassero. L'unica informazione preziosa era appunto che il ragazzo era stato avvistato nei pressi di Kagero, probabilmente diretto verso le Terre di Nessuno. Kagero non era certo una delle città più vicine a Konoha, e per questo il grassone era stato costretto a partire immediatamente, nella speranza che il giovane aspirante Mukenin non si spostasse prima del suo arrivo.
    Ed ecco spiegato il motivo per cui Ryu era in cammino verso la cittadina neutrale. Era arrivato al suo secondo giorno di marcia, ed era ormai inoltrato nelle terre selvagge del Paese degli Orsi: secondo i suoi calcoli, sarebbe dovuto arrivare in vista di Hoshigkure prima del tramonto e lì avrebbe poi passato la notte. Hoshi era uno dei villaggi minori, schierato dalla parte di nessuno, e lì Ryu sperava di poter trovare un posto accogliente dove riposarsi, per poi intraprendere la marcia finale verso Kagero. Se tutto fosse andato per il meglio, sarebbe potuto partire per il viaggio di ritorno la sera del giorno dopo domani: questo, ovviamente, presupponendo che la cattura del fuggitivo gli avrebbe richiesto non più che una giornata. Con la testa immersa in questi pensieri e continuando a maledire il sole cocente, il grassone continuava la sua marcia.
    Una luce gli si accese negli occhi quando notò, in lontananza, un folto boschetto in cui si inoltrava il sentiero tracciato che stava seguendo. Finalmente un po' d'ombra! Pregustandosi già il riposo all'ombra degli alberi, l'Akimichi accellerò ulteriormente il passo, iniziando quasi a trotterellare. Avvicinandosi notò che alcuni alberi raggiungevano anche i trenta metri di altezza: le foglie erano verdi con sfumature gialle, e i tronchi bianchi si slanciavano esili verso l'alto dal prato fiorito. Finalmente giunto all'ombra, Ryu si lasciò cadere sulla soffice erba, godendosi l'aria fresca che soffiava sotto le chiome degli alberi, abbastanza fitte da non far trapelare luce. Si stese comodamente poggiando la testa sullo zaino, certo non prima di aver estratto da quest'ultimo uno dei tanti pacchi di biscotti che si era portato dietro. Osservando gli uccellini che cantavano in allegria, svolazzando da un ramo all'altro, si gustò il pacco di biscotti al cioccolato fondente. Rimase altri cinque minuti steso, godendosi il ristoro, dopodiché si rialzò pronto a riprendere la marcia. Continuando sul sentiero, notò che man mano che avanzava gli alberi diventavano sempre più fitti e scuri. Il manto erboso lasciò spazio ad un terreno pietroso e ciottoloso che diventava sempre più pendente, come se il sentiero si stesse inerpicando sul fianco di una montagna. Non avendo la minima intenzione di passare la notte in quell'ambiente inospitale, l'Akimichi accelerò il passo, sperando di raggiungere Hoshi prima che il Sole si tuffasse definitivamente nel mare. Di fatti, quando finalmente scorse in lontananza le porte del villaggio, uno spicchio di Sole era ancora visibile all'orizzonte, nel cielo che aveva assunto sfumature arancioni cangianti.
    Il Villaggio di trovava in cima ad una collina, e per raggiungerlo, nel tratto finale, il Chuunin di Konoha aveva dovuto salire una lunga scalinata. Non di grandi dimensioni (non a caso era considerato uno dei paesi minori) e di forma circolare, il villaggio aveva confini delineati da un'alta palizzata in legno, attorno alla quale si estendeva una foresta sconfinata, la cui fine non era visibile ad occhio nudo. Le due uniche entrate erano situate ad Ovest ed Est, accessibili appunto attraverso delle lunghe scalinate che permettevano rispettivamente di risalire e discendere lungo i fianchi della collina. Le due strade principali, perpendicolari tra loro, si incontravano esattamente nel centro del villaggio, dividendolo in quattro parti: lungo la strada che collegava tra loro le due porte, chiamata "Via del Viaggiatore", vi erano numerose locande, taverne, negozi ed altro. Sulla seconda strada principale, quella che praticamente tagliava il Villaggio da Nord verso Sud (o viceversa) ospitava le case dei residenti.
    Avanzando lungo la Via del Viaggiatore, Ryu si guardava intorno: non c'era molta gente in giro, ma questo non lo sorprese essendo ormai ora di cena. Il suo sguardo si posò immediatamente su una grossa locanda, al cui interno si sentiva musica e gente che cantava e decise che avrebbe passato lì la notte. Sulla porta giganteggiava una grossa insegna circolare, che recitava "la Taverna del Drago". Dentro regnava il caos più totale: una giovane donna dai capelli fiammanti suonava una chitarra, mentre altre tre persone ballavano su un tavolo a ritmo di musica. Tutto intorno gli altri clienti cantavano e parlavano rumorosamente, tra un bicchiere di saké e un altro. Sulla destra, leggermente in disparte da quel casino infernale, altri clienti erano seduti a tavolo, gustando piatti che avevano tutta l'aria di essere molto buoni. Ryu si diresse al bancone, dietro la quale l'oste era impegnato a pulire grossi boccali vuoti: un uomo alto e magro, con lunghi capelli neri che arrivavano all'altezza delle spalle e un folto pizzetto nero dalle sfumature rossicce . « Buonasera, Shinobi! » disse l'uomo adocchiando il coprifronte che l'Akimichi portava legato al braccio sinistro. « In cosa posso servirla? » chiese in tono gentile. « Buonasera a lei. Mi servirebbe una stanza per stanotte, oltre che un pasto caldo e del buon saké » « Allora è entrato nel posto giusto! » disse, estraendo dal marsupio che portava alla cintola un enorme mazzo di chiavi. Ne prese una e la porse al Konohaniano. « Stanza ventiquattro, al secondo piano. Può andare a posare le sue cose e rinfrescarsi, per quando sarà sceso le faremo trovare la cena pronta » Ryu afferrò la chiave che gli veniva porta, con la mente già alla doccia e alla cena.
    L'indomani mattina, quando il Sole si era da poco affacciato dalle montagne ad Est, Ryu riprese il suo cammino verso Kagero, in quella che sarebbe stata la tappa finale del suo viaggio... almeno quello di andata. Niente di diverso dal giorno precedente: il cielo era completamente sgombro, e un leggero venticello accarezzava i suoi capelli ispidi, mentre scendeva due gradini alla volta la lunga scalinata che da Kagero discendeva verso Ovest. Ai lati della scalinata si innalzava una alta siepe, i cui rovi più lunghi tentavano di giocare brutti scherzi al malcapitato Ryu, che rischiò più volte di inciampare e di scendere di conseguenza l'intera scalinata rotolando. Quando finalmente arrivò alla fine, si ritrovò in una ampia valle, un immenso manto erboso che si estendeva a perdita d'occhio e solo qua e là interrotto dalla presenza di piccoli gruppi di sempreverdi o grossi macigni di un grigio tendente al bianco. Sfruttando il fatto che il Sole non era a quell'ora ancora caldissimo, Ryu accelerò il passo, imboccando un sentiero che puntava dritto verso Ovest, zig-zagando tra i grossi macigni e i gruppi di alberi cui accennavo prima.
    Quando finalmente l'Akimichi scorse in lontananza il profilo di Kagero, il Sole aveva ormai raggiunto lo zenit, e il caldo era diventato insopportabile. Il Villaggio era molto più grande rispetto ad Hoshi, oltre ad essere più movimentato: di forma esagonale, le mura erano in pietra ma non molto alte, e ad ogni spigolo dell'esagono corrispondeva un'alta torre di legno. Le strade erano così affollate che Ryu riusciva a stento ad aprirsi un varco tra la folla, nonostante la sua enorme stazza. La moltitudine di persone era dovuta alla presenza di numerose bancarelle, una sorta di mercato in cui le urla dei clienti si sovrapponevano a quelle dei venditori, che cercavano di rifilare ad alti prezzi merci di dubbia qualità e soprattutto di dubbia legalità. « Accattate o' dente di drago ca te porta fortuna cumpa'! », gli urlò un vecchio curvo in avanti, sventolandogli davanti al viso quelli che dovevano essere i denti di drago di cui parlava, ma che a Ryu sembravano solo dei sassi giallognoli e scheggiati. Certo, in quel bel trambusto sarebbe stato impossibile trovare il suo uomo, ma comunque il grassone non si aspettava certo che un uomo in fuga si fittasse una bella camera al centro di un villaggio: probabilmente Haruki Yosuke si era trovato una sistemazione al di fuori delle mura, dove poteva essere trovato e disturbato con meno facilità... e il compito di Ryu era proprio quello di scovare il suo nascondiglio. Non gli rimaneva che iniziare a cercare informazioni. Da dove posso iniziare?! Potrei provare in qualche locanda... magari troverò qualcuno che ha notato qualcosa di sospetto!
    In cinque minuti di marcia riuscì ad individuare quella che doveva essere senza dubbio la locanda principale della città: si trattava di un grosso edificio a forma di cupola, che sorgeva su un punto in cui il terreno era rialzato. Era possibile accedere all'interno attraverso una grossa porta verde di forma circolare, con un grosso pomello in ottone grande quanto il pugno dell'Akimichi, e sempre circolari erano le numerose finestre che affacciavano sulla strada. Sopra la porta spiccava una grossa insegna in legno con una scritta color rosso sangue che recitava "La Casa dei Compagni". Con il mignolo della mano sinistra infilato nel naso, Ryu fece il suo ingresso all'interno dell'edificio: si trattava di un enorme salone, più grande di quanto si potesse pensare guardando la taverna da fuori, in cui erano sparsi una decina di tavoli più alti del normale, con grossi sgabelli al posto delle sedie. Quasi tutti i tavoli erano occupati e i clienti facevano un fracasso infernale, tra canti, urla, risate e rumore di boccali che brindavano. « Benvenuto! Cosa posso servirti, compagno? » gli chiese il locandiere in tono gentile, quando si avvicinò al bancone. La prima impressione che Ryu ebbe dell'uomo, fu quella di un vecchio orango: alto circa un metro e novanta, era piuttosto grosso e ben piantato, e aveva lunghi capelli mossi e rossicci, dello stesso colore della lunga e folta barba. « Un boccale di birra andrà bene », rispose, non sapendo che altro ordinare. L'uomo sparì per un attimo dietro al bancone, riemergendone con un enorme boccale pieno fino all'orlo di una birra ambrata dalla densa schiuma. L'Akimichi afferrò il boccale e ne bevve un lungo sorso. « Scusami se te lo chiedo, amico... ecco, è la prima volta che passi in queste zone? » Ryu si limitò ad annuire, colto alla sprovvista dalla domanda. « Lo sospettavo... » disse lui, scrutandolo con i suoi profondi occhi blu. « Sappi che siamo più vicini di quanto tu possa credere alle Terre di Nessuno, ecco, da queste parti i Ninja regolari non sono visti da tutti di buon occhio », gli disse con l'aria di chi la sa lunga, ammiccando al braccio sinistro dove Ryu portava il coprifronte. « Comunque non preoccuparti », aggiunse con fare amichevole, « per quanto mi riguarda, nella mia locanda gli Shinobi sono sempre ben accetti ecco! Il mio nome è Mikio Hisashi, piacere di conoscerti » concluse porgendogli la sua grossa manona nodosa. « Questo giro lo offro io! », disse mentre gli riempiva nuovamente il boccale, che intanto il grassone aveva svuotato per metà.
    Dopo aver servito un altro paio di clienti, Mikio tornò da lui. « Allora, signor... » « Ryu... Ryu Akimichi » « Bene, signor Ryu... non vorrei essere indiscreto, ma mi chiedevo quali affari portano uno Shinobi della Foglia così lontano dal suo Villaggio, ecco. Tra l'altro questa settimana è il secondo che vedo in giro, non son mica coincidenze dico io » Immediatamente Ryu si drizzò sullo sgabello, tradendo i suoi pensieri. Cercò di assumere un'aria disinvolta, ma il suo gesto istintivo non era sfuggito ai vigili occhi di Mikio. A questo punto era inutile nascondere le sue reali intenzioni, dopo tutto non stava facendo nulla di male, e il locandiere gli sembrava una persona a posto. « Sono qui in missione, per conto del Villaggio della Foglia » Il rosso sorrise, probabilmente avendo già intuito tutto; un paio di denti d'oro scintillarono. « Immagino che tu sia alla ricerca di un altro Shinobi della Foglia, giusto? Il vecchio Makio invecchia ma non perde colpi, non son mica palle! » L'Akimichi annuì, mentre estraeva dalla borsa la foto di Haruki Josuke. « Si tratta di un giovane Genin che ha tradito il Villaggio di recente. Mi è stato affidato il compito di recuperarlo e riportarlo al Villaggio. » Mostrò la foto segnaletica al locandiere, che riconobbe subito il giovane. « E' proprio lui lo Shinobi che ho visto... non son mica palle! Con quel singolare colore di capelli non potrei non riconoscerlo, ecco. Portava il coprifronte nascosto nella borsa, ma gli è caduto quando ha preso i soldi per pagare. » Bene, pensò Ryu, questo è buon inizio per la ricerca... « Hai idea di dove possa trovarsi adesso? » Mikio scosse la testa. « E' stato qui due sere fa, e a differenza tua non si dimostrò molto loquace, ecco. Quando ho notato il suo coprifronte e ho fatto accenno al Villaggio della Foglia mi ha guardato storto e si è spostato lì nell'angolino da solo », disse indicando un tavolo circolare nascosto nell'ombra, all'angolo del grosso salone. « Quindi non ha parlato con nessuno... ne sei proprio sicuro?! Ogni dettaglio potrebbe essere fondamentale e aiutarmi nella ricerca, ti prego di non tralasciare nulla » Il rosso socchiuse gli occhi, probabilmente nello sforzo di ricordare ogni singolo particolare, mentre continuava a riempire meccanicamente un boccale di birra che ormai traboccava. Poi inarcò le sopracciglia di botto, come se avesse appena ricordato qualcosa.
    « C'è un particolare che avevo dimenticato... » si prese qualche secondo di pausa mentre si lisciava il folto baffo, forse per creare un po' di suspance. « E' venuto da solo, ma non se ne è andato da solo, ecco... Takumi Shin! » disse marcando con enfasi le ultime due parole, come se quel nome avesse dovuto in qualche modo provocare in Ryu una reazione particolare. Questi, dal canto suo, si limitò a guardare il rosso con sguardo interrogatorio. « Oh, dimenticavo che è la prima volta che passi in zona » disse in tono deluso, « Takumi Shin è un nome abbastanza conosciuto da queste parti, ecco. Si tratta di un Mukenin, un ex Chuunin di Otogakure, non son mica palle! » Ryu strinse i pugni: la cosa cominciava a farsi più seria del previsto. « Dimmi tutto ciò che sai, ti prego » Il rosso si esibì in una plateale scrollata di spalle. « In realtà non so molto più di quanto non ti abbia già detto: si tratta di un ex Chuunin di Oto. Ha per le mani certi affari loschi qui in zona, si dice che sia in contatto con alcuni pezzi grossi del Mercato Nero, ecco. Ma qui a Kagero non hanno mai infastidito nessuno, quindi nessuno se ne lamenta », disse mentre puliva un boccale con uno strofinaccio dalle dubbie condizioni igieniche. « Vivi e lascia vivere, ecco come si sopravvive da queste parti... non son mica palle! » Si prese qualche attimo di pausa. « Comunque, lascia che ti dica una cosa: io quel piccoletto, Haruki, l'ho squadrato per bene... mi sembrava uno con il cuore al posto giusto, ecco. In tanti anni che faccio questo mestiere, il mio istinto raramente mi ha tradito... non son mica palle » Ryu si grattò il capo, sovrappensiero. « Non so cosa pensare. Se è davvero un tipo con il cuore al posto giusto, come dici tu... allora perché è andato via con Shin? » Il locandiere si arricciò il baffo, pensieroso. « Non saprei... Non so esattamente di cosa si occupi Takumi Shin, ma di Ninja traditori ne passano da queste parti... e ti posso dire che molti di loro tendono a cercare alleati, ecco! Le Terre di Nessuno sono pericolose, per i più deboli è naturale cercare protezione e alleati, non so mica palle! » Ryu assunse un'espressione confusa: c'era qualcosa che gli puzzava, in quella storia. «In qualunque caso, non mi resta che rintracciare questo tizio, Takumi Shin. Devi dirmi dove posso trovarlo. » Mikio scrollò le spalle con aria colpevole. « Mi fai una domanda a cui non so risponderti ». Sul volto dell'Akimichi si dipinse una espressione delusa. « A-aspetta... ecco, ci sarebbe una persona a cui potresti chiedere informazioni. », disse il locandiere, come cercando di risollevargli il morale. Ryu si ficcò un dito nel naso, incuriosito.
    « Buncho Eisaji, questo è il suo nome, ecco », disse a voce più bassa. « E' un mio vecchio amico: conosce tutto quello che succede in questa piccola città. Normalmente non è ben disposto verso gli sconosciuti... a meno che non possa trarne qualche profitto » Ryu afferrò subito il succo del discorso: era sicuro che, prima della fine della giornata, la sacca carica di ryo che tintinnava felicemente all'interno del suo zaino sarebbe stata vuota. « Dove posso trovarlo? » l locandiere socchiuse gli occhi, come se indeciso se rivelare o meno la preziona informazione. « Sotto la torre Nord-Est c'è una piccola locanda, si chiama "Il Sorcio Verde". Quando ti sarà chiesto cosa desideri, rispondi di volere soggiornare nell'attico. » Un sorriso si dipinse sul volto dell'orango, alla vista dell'espressione confusa di Ryu. « Non preoccuparti, fa come ti dico. Quando parli con Buncho, digli che ti mando io. » Il grassone si limitò ad annuire. « Grazie di tutto, Makio. Ti sono riconoscente. » Lasciò sul bancone i soldi per la birra, dopodiché si avviò verso l'uscita, sventolando la manona in segno di saluto. « Stammi bene, Ryu! », gli urlò quello dietro, « e fai attenzione! » « Sicuramente », sussurrò sghignazzando, mentre l'uscio della porta si chiudeva alle sue spalle.
    Gli ci vollero dieci minuti, per trovare "Il Sorcio Verde". Si trovava in una zona dall'aspetto poco affidabile: facce losche si aggiravano tutto intorno, cercando di non dare nell'occhio, e agli angoli delle strade vi erano alcuni venditori che cercavano di rifilare ai passanti piccole boccette contenenti chissà quali liquidi illegali. Il Sorcio Verde era una baracca, un edificio in legno che si sviluppava su due piani. C'erano ampie finestre rettangolari, alcune delle quali erano rotte o scheggiate. Da dentro proveniva il suono di un'arpa, un suono piuttosto lugubre che infondeva una certa tristezza. Avvolto nel suo mantello rosso sangue e con un dito infilato nel naso, Ryu fece il suo ingresso nella locanda. L'atmosfera era cupa e tesa: vi erano numerosi gruppetti di persone sedute ai tavoli, molti di loro con i volti coperti, che parlottavano a bassa voce guardandosi intorno circospetti. All'angolo destro della sala, una giovane donna dalla pelle candida e dai lunghi capelli neri suonava delicatamente l'arpa, dando vita a quella triste melodia. Ryu si diresse al bancone, dove ad accoglierlo fu un uomo ingobbito, dai capelli neri e unti e dal naso aquilino, sul quale poggiavano precariamente dei grossi occhiali tondi: « Buona sera, signore, cosa posso fare per lei? » chiese accennando un inchino. « Vorrei... ehm » tentennò Ryu, sentendosi piuttosto stupido, « vorreisoggiornarenell'attico, ecco », disse tutto d'un fiato, come per far sembrare meno stupide le sue parole. Dietro le spesse lenti, gli occhi del locandiere si socchiusero leggermente: lo squadrò da capo a piedi e il suo sguardo per un attimo si soffermò sul coprifronte di Konoha, che forse l'Akimichi avrebbe fatto meglio a mettere da parte. « Vieni dietro il bancone, passa per la porta affianco all vetrina degli alcolici », gli rispose, senza smettere di osservarlo sospettosamente. Sentendosi sotto pressione, Ryu seguì immediatamente le istruzioni, nel desiderio di sottrarsi il prima possibile al penetrante sguardo dell'uomo. Superata la porta, si trovò in un breve corridoio buio, senza finestre e illuminato da quattro lampade ad olio. Era privo di qualsiasi arredamento, se non un grosso quadro sulla parete destra, che raffigurava un uomo con un profondo taglio sul volto che reggeva tra le mani la testa di un teschio. Il grassone trovò il tutto estremamente inquietante, ed iniziò a pensare di essersi cacciato in qualche brutto pasticcio. Con i sensi all'erta, pronti a percepire ogni segnale di pericolo, attraversò rapidamente il corridoio, aprendo la porta di mogano che si trovava alla sua fine.
    Si ritrovò in una grossa stanza circolare. L'atmosfera era completamente differente: la stanza era accuratamente arredata, con alte librerie cariche di libri dall'aspetto vecchio e polveroso. Una grossa scrivania era posta esattamente al centro della stanza, con numerose cartacce sparse sopra in maniera disordinata. Sulla sinistra era presente un grosso camino in marmo, affianco alla quale vi era una grossa poltrona color porpora, sulla quale sedeva un uomo. Sembrava piuttosto mingherlino, seppur molto alto: aveva capelli neri ispidi e corti e portava un folto pizzetto grigio; gli occhi erano verdi e penetranti. Ryu deglutì, piuttosto teso, non sapendo se aspettare che l'uomo esordisse, o parlare lui per primo. Passarono alcuni attimi silenziosi, dopodiché decise di prendere l'iniziativa. « Salve », disse, « lei deve essere Buncho Eisaj ». L'uomo annuì. « Chiamami pure Buncho », gli disse sorridente, con una voce mielosa e seducente. « Va bene, signor Eisaj, ehm, volevo dire Buncho... Sono qui in cerca di informazioni », disse in tono sbrigativo. « Cosa ti fa credere che io abbia le informazioni che cerchi? » Ryu assunse una espressione interrogativa: lui era un tipo pratico, e considerava quel teatrino solo una perdita di tempo. « E' stato Mikio Hisashi a suggerirmi di recarmi qui. Il mio nome è Ryu Akimchi, sono un Chuunin di Konoha, e sono stato inviato in missione qui a Kagero », prese una piccola pausa, in modo da dar al suo interlocutore il tempo necessario a digerire tutte quelle informazioni. « Sono alla ricerca di un giovane Genin che ha recentemente tradito il Villaggio, il suo nome è Haruki Josuke », estrasse la foto segnaletica, porgendogliela. « Mikio mi ha dato preziose informazioni: mi ha detto che il mio uomo ha avuto a che fare con un certo Takumi Shin, un Ninja traditore di Otogakure. Mi servono informazioni su questo tal Takumi Shin, tutto ciò che puoi dirmi e che potrebbe tornarmi utile. » Gli occhi penetranti di Buncho si fermarono a lungo su di lui. Ryu era sul punto di sbottare e andarsene via, quando il suo interlocutore proferì parola. « Sei una persona frettolosa, sai. Mi hai detto tanto in poco tempo, dandomi informazioni che avresti potuto e forse dovuto omettere... In qualunque caso, mi chiedi molto », disse con sguardo affranto, assumendo l'espressione di chi vorrebbe aiutarti ma non può. « Sai, Takumi Shin non è un semplice Mukenin... si dice sia in contatto con alcuni prezzi grossi del Mercato Nero! Informazioni su di lui potrebbero essere giudicate, ehm... piuttosto preziose », disse, soffermandosi in particolare sulle ultime due parole. Ryu aveva capito qual'era il suo gioco: infilò la mano destra nella borsa, estraendone un piccolo sacchetto verde, che conteneva la modesta cifra di trecento ryo. Si avvicinò a Buncho, lasciando cadere il sacchetto sul marmo del camino. Il moro lo afferrò rapidamente, come un rapace, esaminandone accuratamente il contenuto. La cifra doveva essere evidentemente di suo gradimento, perché assunse una espressione compiaciuta: si rilassò sulla grossa poltrona, appoggiandosi allo schienale.
    « Cosa ti serve sapere, Ryu Akimichi? » Il grassone scrollò le spalle. « Tutto ciò che puoi dirmi. Chi è esattamente, Takumi Shin? Di cosa si occupa? Cosa può aver portato il mio uomo ad aver a che fare con lui? » Bunsho si prese alcuni attimi di pausa, probabilmente pensando da dove cominciare, mentre si arricciava il folto pizzetto grigio. « Beh, come già sai, Takumi Shin è un ex Chuunin di Otogakure. E' un tipo losco, di quelli che ti mette i brividi già solo a guardarlo... ma tende a passare inosservato, dunque nessuno ne ha denunciato le attività. » Alcuni attimi di silenzio. « Per quanto possa passare inosservato, però, sembra che quella serpe sia in contatto con alcuni pezzi grossi del Mercato Nero, per cui svolge delle importante commissioni dalle quali sembra ricavare grosse somme di denaro. » Ryu si chiese come facesse ad avere tutte quelle informazioni. « Non so dirti nulla sulle sua abilità e capacità, ma ciò che lo rende particolarmente pericoloso sono la sua astuzia e la sua cattiveria: la sua rete di informazioni è seconda solo alla mia. Ha occhi ovunque, tranne che qui e nella taverna dei Compagni. » Il grassone si grattò il capo, pensieroso. A quanto pare si trovava in un affare abbastanza grosso... « Il motivo per cui il tuo uomo potrebbe essersi messo in contatto con lui, è per la ricerca di protezione... e per un passaggio » Il grassone infilò un dito nel naso, confuso. Passaggio? Che cazzo significa? Pensò, mentre attendeva che il moro continuasse il suo discorso. « Sai, le Terre di Nessuno non sono esattamente il posto migliore in cui farsi una passeggiata. Ladri, assassini e malfattori sono sempre in agguato, per cogliere alla sprovvista i più impreparati », continuò Bunsho, ma il grassone continuò a non cogliere il punto del discorso. « Essendo in contatto con pezzi grossi del Mercato Nero, Shin organizza spesso delle vere e proprie spedizioni: delle carovane, dirette verso Haitsuchi, la città delle Terre di Nessuno più vicina a Kagero. Non so esattamente di che merci si tratta, ma sotto pagamento permette ad aspiranti Mukenin di aggregarsi, riuscendo quindi ad inoltrarsi nelle Terre di Nessuno senza incontrare particolari pericoli ». Ryu si allarmò immediatamente: « Carovane?! Spedizioni?! Mi stai dicendo che Haruki potrebbe aver già abbandonato Kagero? », urlò in preda al panico, « ma è terribile! Perché non me lo hai detto subito! Devo partire immediatamente! », scattò verso la porta, anche se non sapeva esattamente cosa voler fare, ma la mano di Buncho si strinse intorno al suo braccio, fermandolo. « Aspetta! Calmati e fammi finire di parlare. La tua situazione non è disperata... anzi, forse ti è andata anche bene! » Le ultime parole ebbero un effetto calmante sull'Akimichi, che si lasciò cadere su di una grossa poltrona color papiro. « Da una settimana a questa parte, nessun carico di merci è partito da Kagero in direzione delle Terre di Nessuno. » L'Akimichi tirò un sospiro di sollievo. « Ma alcuni uccellini mi hanno detto che alcuni carri partiranno stanotte... Fermati! » Gli intimò, non appena lo vide sul punto di alzarsi nuovamente. « Quello che devi capire è che mettersi contro una persona del genere, è un buon modo per procurarsi un biglietto di sola andata per le Terre di Nessuno... probabilmente legato in qualche sacco e con qualche arto marcante. Se posso darti un suggerimento, lascia perdere! Torna a casa e dì ai tuoi superiori che la missione è fallita! » Ryu assunse un'aria incredula, come se gli fosse stata appena fatta la più indecente delle proposte. « E macchiare così il mio onore?! Preferirei morire, piuttosto! » Buncho si passò una mano sulla faccia, come se non potesse credere a quelle parole. « Onore, rispetto, coraggio... cose del tutto inutili, quando si finisce tre metri sotto terra. In qualunque modo, non sono problemi che mi riguardano. Non avrei dovuto neanche darti quel consiglio... Non ho null'altro da dirti! Va, ragazzo, a morire nel modo che preferisci! » Concluse, indicandogli con la mano destra una porta sul retro, che inizialmente era sfuggita alla sua vista. « Aspetta! Hai omesso la informazione più importante... il mio uomo, Haruki Josuke, dove si trova? » L'uomo lo guardò confuso. « Questo non saprei dirtelo... forse lì, forse qua... » disse con aria allusiva. Con espressione disgustata, il grassone estrasse dalla borsa altri cinquanta ryo, che l'uomo afferrò avidamente. « Vicino la porta Est del Villaggio, c'è una taverna chiamata "La Serpe Viola"... in genere, chi fa affari con Shin è facilmente reperibile lì. Ti consiglio di fare in fretta, qualsiasi cosa tu voglia fare: oltre la porta Nord-Est ci sono già tre carri pronti, l'ultimo sarà pronto per la notte. Una volta partiti, non ci sarà nulla che tu possa fare... a meno che tu non te la voglia vedere con metà della banda di Shin. » Concluse in tono secco. Ryu annuì col capo, mentre si dirigeva verso la porta precedentemente indicatagli dall'uomo. « Aspetta! », gli urlò quello dietro, « non so che intenzioni tu abbia e in che guai tu ti voglia cacciare... ma ricorda questo: tu non mi hai mai visto. » disse, con un'espressione poco fiduciosa impressa sul volto. Ryu assunse un'espressione confusa: « Visto?! Visto chi? » disse ad alta voce, mentre usciva dalla porta e il mignolo sinistro scivolava lentamente nel naso.
    Adesso sapeva dove trovare il proprio uomo, ma sapeva anche di dover portare a compimento il suo compito il più in fretta possibile. Si diresse a passo veloce verso la porta Est del Villaggio, con l'intento di trovar la taverna cui gli aveva accennato Bunsho. Lo stomaco gli brontolò rumorosamente: era ormai pomeriggio inoltrato e a pranzo non aveva mangiato nulla, ma non poteva permettersi di perdere tempo. Doveva, innanzitutto, mettere appunto una strategia per catturare Horuki: la soluzione più scontata sarebbe stata quella di usare la forza, ovviamente; ma da quanto aveva capito, la Serpe Viola era di proprietà di Takumi Shin, o quanto meno era lì che lui portava avanti tutti i suoi affari: doveva essere, di conseguenza, un luogo abbastanza sorvegliato. Usare la forza, o in generale attirare l'attenzione, sarebbe stato utile solo a metterlo nei guai. Doveva trovare un sotterfugio, un modo per mettere fuori combattimento Haruki senza usare la forza e senza dare nell'occhio.
    La soluzione si presentò provvidenziale ai suoi occhi: svoltato l'angolo, si trovò di faccia ad un vecchio dall'aria poco affidabile; era alto poco più di un metro e cinquanta, ricurvo su un bastone grigio e nodoso. Portava una folta barba completamente bianca e sembrava affetto da una lieve forma di strabismo. L'uomo stava in piedi dietro una bancarella allestita alla meno peggio, sulla quale era poggiata la più grande varietà di prodotti: da piccoli flaconcini contenenti chissà quali liquidi, a grosse pietre rosse grandi quanto un pugno chiuso. L'uomo lo fermò immediatamente, sventolandogli davanti agli occhi una piccola fiala contenente un liquido verdognolo. « Mio caro », esordì con una voce rauca e scorbutica, « ti vedo stanco... perché non compri una boccetta di sonnifero?! Un goccio di questa e in men che non si dica ti addormenterai e dormirai bene come un ghiro! » Ryu scosse immediatamente la testa, cercando di liberarsi dell'importunatore, ma dopo alcuni attimi gli strappò la fiala di mano, osservandola: sopra vi era disegnata l'immagine di un cavallo. Ma che cazzo è 'sta roba? Sonnifero per cavalli?! In qualunque modo, decise di comprare la fiala: contrattò per cinque minuti buoni con il mercante, che voleva vendergli quella fialetta ad un disonesto prezzo di 100 ryo. Insistendo ed usando i giusti toni, l'Akimichi riuscì a cavarsela con 50 ryo, che consegnò suo malgrado all'avido vecchietto. Se l'Hokage non mi rimborsa per tutti 'sti soldi, faccio succedere un putiferio giù al Villaggio. Riposta la fialetta nella tasca destra del Gillet, Ryu si incamminò nuovamente verso la porta Est del Villaggio, accelerando il passo. Era ormai ora di cena e, se non si fosse sbrigato, avrebbe rischiato di mancare il suo uomo. Un piano aveva ormai preso forma nella sua mente, ed era del tutto intenzionato a portarlo a termine. Se tutto fosse andato per il verso giusto, prima del sorgere del Sole si sarebbe trovato su una comoda carrozza diretta verso Konoha, con il giovane Haruki dormiente e ben legato.
    Il Sole era ormai completamente tramontato e la Luna era già visibile, sebbene il cielo non fosse ancora completamente oscurato. Ryu camminava lesto per le vie di Kagero, quando finalmente vide, in lontananza, quella che era la sua destinazione: la Serpe Viola. La locanda era totalmente differente dalle due che aveva precedentemente visitato all'interno della città. Era un grosso edificio di quattro piani, sui cui lati giganteggiavano grosse vetrate decorate con un effetto mosaico, sulle quali erano rappresentate diverse scene tutte aventi come protagoniste delle lunghe serpi. Più che una taverna, era un vero e proprio albergo! Per un attimo Ryu si sentì preoccupato: non gli aggradava l'idea di entrare in quell'edificio... gli sembrava tanto di essere sul punto di entrare in una trappola. Se ne stette un po' appoggiato al muro, nascosto nell'ombra, dopodiché decise di andare a fondo con le proprie intenzioni. Ben nascosto, utilizzò i sigilli necessari alla Henge no Jutsu:
    Henge No Jutsu - Tecnica della Trasformazione
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    Villaggio: Tutti
    Livello: E
    Tipo: Ninjutsu
    Grazie a questa tecnica il Ninja potrà assumere l'aspetto d'una qualsiasi persona o oggetto, ma il peso e le dimensioni reali dell'utilizzatore rimarranno invariate e non potrà trasformarsi in nulla di più piccolo d'un cucciolo di cane ne tantomeno nulla di più grande d'un orso.
    Siccome la tecnica non cambia anche il peso dell'utilizzatore, bisogna fare attenzione. Ad esempio sarà si possibile tramutarsi in uno Shuriken Gigante, ma di certo lanciarne più di uno nello stesso turno sarà impossibile per via dell'immenso sforzo richiesto per lanciare un soggetto che pesa dai 50 kg in su. Eventuali armi possedute dal soggetto saranno utilizzabili solo se non camuffate tramite questa tecnica. Questa è considerata la tecnica di livello E più difficile da apprendere, difatti solo un Genin molto abile sarà capace di replicare alla perfezione l'aspetto di qualcuno mentre inizialmente sarà possibile ad un occhio attento notare diverse imperfezioni.
    La tecnica si dissolve dopo aver subito un danno lieve.
    Consumo: 1 (A Turno)

    Con un sonoro "puff", si trasformò in una giovane donna: alta sul metro e ottanta, aveva lunghi e setosi capelli neri raccolti in una coda. Dall'aspetto avvenente e il corpo formoso, indossava un abbigliamento praticamente identico a quello che indossava l'Akimichi, fatta eccezione per il Gillet di Konoha, guanti chiodati e la fascia con la Sesta. Il suo aspetto era praticamente quello di una semplice viandante, seppur di una bellezza mozzafiato: in quella forma, il suo ingresso all'interno dell'edificio non avrebbe dovuto destare alcun sospetto. Una volta dentro, avrebbe dovuto semplicemente cercare Haruki e approcciarsi a lui. Su questo era abbastanza fiducioso: trattandosi dell'ora di cena, sperava tanto di trovarlo seduto a qualche tavolo a consumare il suo pasto; a quel punto, approcciarsi a lui e fargli scivolare il sonnifero nel bicchiere sarebbe stato un gioco da ragazzi.
    Sforzandosi di non infilarsi un dito nel naso, Ryu-donna fece il suo ingresso all'interno dell'edificio. Si ritrovò in una sala estremamente grande e ben arredata: le pareti erano dipinte di giallo e rosso, ricoperte da grossi arazzi e numerosi quadri; vi erano numerosi tavoli in legno scuro, dalle gambe esili e i contorni spigolosi. I tavoli erano quasi tutti occupati e tutto intorno non si udiva altro che un moderato chiacchierio e il rumore delle posate e dei piatti con cui i clienti stavano banchettando. A servire i tavoli erano delle donne dai volti truccati di bianco, con guance rosse e labbra nere. Ma dove cazzo sono capitato?, pensò il grassone, sentendosi estremamente fuori luogo. Cercando di camminare meno goffamente possibile, coerentemente a quella che era la sua formosa e longilinea figura, si diresse al lungo bancone in mogano, minuziosamente intagliato , dietro la quale giganteggiava un grosso arazzo dall'aria polverosa, raffigurante due lunghi serpenti verdi che si sibilavano contro con le loro lingue biforcute. Il disegno era così reale e curato nei dettagli che Ryu non si sarebbe sorpreso di udire il sibilo dei due serpenti. Si sedette su uno degli eleganti sgabelli che si trovavano davanti al bancone, accavallando le gambe e guardandosi intorno con aria disinvolta. Il barista si avvicinò a lui: era un uomo esile, dai lunghi capelli argentei raccolti in una lunga coda; aveva un inquietante sorriso che si apriva da un orecchio all'altro e portava un piercing dorato sul sopracciglio destro. « Buonasera, mia signora. Cosa posso servirle? », gli chiese con voce gentile. Ryu fu sul punto di ordinare una bella pinta di una doppio malto, poi pensò che non fosse qualcosa di adatto aad una dolce fanciulla. « Un po' di saké andrà più che bene, grazie », rispose, simulando una voce femminile, dolce e sottile. L'uomo annuì e sparì dietro il bancone, riemergendone poco dopo con una bottiglia di saké e un bicchiere di cristallo, nel quale versò parte del liquido contenuto nella bottiglia. Si esibì poi in un leggero inchino, lasciando l'Akimichi ai suoi affari. Quanta discrezione, pensò lui, sorseggiando il liquore dolciastro. Cercando di comportarsi il più naturalmente possibile, prese a guardarsi intorno, esaminando i volti delle persone presenti nella grande stanza. Si respirava un'aria tranquilla e rilassata: tutti parlavano con voce moderata, gustandosi il cibo e l'alcol; non un granello di polvere era fuori posto... Niente a che fare con l'atmosfera caotica e esilarante della taverna del vecchio Makio, pensò, non vedendo l'ora di uscire fuori da quel posto: tutta quella tranquillità lo metteva a disagio... si sentiva come se dovesse succedere qualcosa di brutto, da un momento all'altro.
    Finalmente, lo vide. Haruki Josuke! Cercò di non far trasparire alcun segno dal suo volto, ma dentro di sé si sentiva estremamente agitato: aveva finalmente trovato il suo uomo! Il giovane Genin sedeva ad un tavolo all'angolo destro nel salone, un po' più in disparte rispetto agli altri. Il suo aspetto era esattamente identico a quello della foto, a parte forse i capelli leggermente più lunghi. Il ragazzo aveva però un'aria triste e affranta e mangiava quasi controvoglia il suo piatto di Ramen, con la testa che poggiava pigramente sulla mano sinistra. La sua attenzione fu immediatamente catturata dal bicchiere del ragazzo, pieno di un liquido purpureo che doveva essere vino. O adesso o mai più!, pensò il grassone, alzandosi di scatto, mentre infilava la boccetta di sonnifero nella manica destra. Nella mano destra prese il proprio bicchiere, nella sinistra la bottiglia ancora semi-piena di saké, e con passo sculettante si diresse verso il tavolo del ragazzo. Questi lo notò solo quando fu vicino al tavolo: lo osservò per alcuni secondi, con le bacchette ancora a mezz'aria e espressione confusa. « Ciao... sei da solo? », chiese Ryu, sempre con voce sottile e con uno splendente sorriso stampato in faccia. « Sì, sono solo », rispose Haruki con voce annoiata e piatta, « ma non voglio compagn... » Prima che potesse terminare la frase, Ryu si era già seduto di fronte a lui, accavallando le gambe e versandosi altro saké nel bicchiere di cristallo. Il Genin assunse una espressione infastidita, ma si limitò ad ignorarlo, abbassando lo sguardo e concentrandosi sul Ramen. Ryu capì di dover prendere l'iniziativa: « Comunque piacere, il mio nome è Galatea », disse, ricordando il nome di quella che era stata la sua avversaria nella finale dell'esame Chuunin. « Io sono Haruki », rispose quello per pura educazione, senza distogliere l'attenzione dalle proprie bacchette. « Cosa ci fa tutto solo, a quest'ora, un bel ragazzo come te? », disse poggiando i gomiti sul tavolo, cercando di assumere un tono suadente. Haruki arrossì immediatamente, borbottò qualcosa che il grassone non fu in grado di comprendere. Ma questo è ancora un minchione... si trova una donna così bella davanti e a mala pena riesce a guardarla negli occhi?! Mannaggia a 'sti giovani d'oggi, mi sa che mi tocca fare tutto a me. Lentamente, allungò la gamba destra, fino a quando non sentì il contatto con quella del suo interlocutore, il quale trasalì, sporcandosi di Ramen. Il ragazzo era in evidente stato di imbarazzo, cosa che divertiva molto l'Akimichi, nonostante si sentisse anche lui leggermente a disagio a comportarsi in quel modo con un altro ragazzo. « Sai, anche io sono solo, ehm, sola... sto disperatamente cercando un po' di compagnia... » Certo che la parte della troia gli riusciva proprio bene. Mentre Haruki iniziava a sudare freddo, lanciandogli occhiatine incerte, Ryu lasciò scivolare la boccetta nella mano destra, stappandola con il pollice. Sfruttando lo stato di evidente disagio del Genin, si alzò petto all'infuori, mettendo in risalto le fantastiche forme dell'aspetto che aveva assunto. Si piegò in avanti e afferrò con la mano sinistra il fazzoletto di seta sul tavolo. « Hai il naso sporco... proprio qui », passò delicatamente il fazzoletto sul volto del suo interlocutore. Mentre la sua vista era ostruita, con la mano destra Ryu fece cadere alcune gocce del liquido verdognolo nel bicchiere del ragazzo... dopodiché la mano gli scivolò, e tutto il liquido finì all'interno del bicchiere. Porca merda!, pensò mentre si risedeva al suo posto. Quanto meno, il piano sembrava essere andato in porto... adesso doveva solo aspettare che il ragazzo bevesse un sorso dal bicchiere.
    Haruki, però, sembrava non essere intenzionato a bere. Mandò giù frettolosamente un ultimo boccone di Ramen, dopodiché fece per alzarsi. « Aspetta! », gli disse Ryu, afferrandolo per il braccio, forse con più forza di quanto non avrebbe dovuto. Notò lo sguardo del ragazzo divenire sospettoso, spostandosi dalla mano stretta attorno al braccio al volto dell'Akimichi trasfigurato. Il grassone subito mollò la presa, cercando di assumere un'aria triste e mortificata. « Scusami », disse, nascondendo il volto tra le mani, « volevo... volevo solo un po' di compagnia... », aggiunse con espressione dolce e ferita. Ogni traccia di sospetto si dileguò dal volto di Horuki, che disse con voce imbarazzata: « Ok... beh... se vuoi... puoi salire in camera con me », le sue guance divennero rosse come due peperoni, « Ma solo per un paio d'ore. Dopo avrò da fare », concluse con voce improvvisamente ferma e decisa. Questo è proprio un pesce lesso, pensò Ryu soddisfatto. Cercò di assumere una espressione soddisfatta. « Un paio d'ore saranno più che sufficiente », disse con voce maliziosa. Afferrò il bicchiere del Genin, porgendoglielo, mentre l'altra mano si stringeva intorno al suo bicchiere di cristallo: « Ma prima un brindisi... alle avventure di una notte! », disse, cercando poi di simulare una risata stridula. Un sorriso si aprì come un ventaglio sul suo volto, alla vista del giovane che mandava giù di un sol fiato il contenuto del bicchiere.
    Stavano salendo le scale, Horuki faceva strada, mentre Ryu la seguiva. L'Akimichi non poté fare a meno di notare come il rumore dei suoi passi sul legno fosse piuttosto innaturale, rispetto all'esile figura che aveva assunto grazie alla Henge no Jutsu. Ma Haruki non sembrava farci troppo caso, troppo intento a parlare di cose a cui il grassone non prestava neanche ascolto. Stava solo aspettando che il sonnifero facesse effetto, per caricarsi il mingherlino in spalla e darsi alla fuga prima che qualcuno potesse accorgersi della sua assenza. Quello era però un aspetto che non aveva minimamente preso in considerazione: quanto tempo avrebbe impiegato il sonnifero per avere effetto? E se ci fosse voluto troppo tempo? Si sarebbe ritrovato in stanza con un ragazzo nel pieno della pubertà, intenzionato a sfogarsi su di lui. Fu il turno dell'Akimichi di sentirsi a disagio e sudare freddo. Deglutì rumorosamente, cercando di analizzare tutte le possibili conseguenze. Ma non c'era bisogno di panicare... Calmati, brutto grassone! Ti basterà prenderti il tempo necessario perché il sonnifero abbia effetto... non c'è bisogno di farsi prendere dal panico. Si asciugò il sudore dalla fronte. Poi gli venne in mente un altro pensiero, che non fece altro che metterlo ancor più in ansia. E se quello che quel tizio mi ha venduto non fosse sonnifero? Se fosse solo un liquido senza effetto?! Una truffa... non sarebbe né la prima né l'ultima! Sono un pollo... sono un pollo... sono un pollo. Ancora una volta, si trovò ad analizzare tutte le possibili conseguenze: nel peggiore dei casi, avrebbe dovuto ingaggiare uno scontro armato con il Genin. Probabilmente avere la meglio non sarebbe stato difficile: sembrava un tipo tutt'altro che sveglio, uno di quelli che si fanno scrupoli persino quando devono uccidere una zanzara. "Uno con il cuore al posto giusto", pensò il grassone, ricordando l'espressione che aveva usato Makio Hisashi. Ma se si fosse arrivati allo scontro, addio alla copertura: si sarebbe trovato nella merda fino al collo. Mentre attraversava un lungo corridoio buio, affranto da questi pensieri, inciampò in qualcosa di molle: « Ma che cazzo è! », pensò spaventato, guardando verso il basso. Era Haruki Josuke, che giaceva a terra ad occhi chiusi, russando rumorosamente. I pensieri che tutto potesse andare per il peggio avevano tenuto la sua mente così occupata, che il grassone neanche si era accorto che il Genin era caduto improvvisamente a peso morto davanti a lui, con un sonoro "TONF". Allora quel sonnifero funzionava, pensò tirando un sospiro di sollievo, ma forse ho esagerato con le dosi.
    Riprese il suo aspetto originale e si caricò il Genin in spalla, manco fosse un sacco di patate. Adesso non resta che la grande fuga!, si disse soddisfatto di sé. Di passare dalla porta di ingresso, ovviamente, non se ne parlava. Dovrò usare l'uscita di servizio..., pensò con lo sguardo fisso su una delle ampie vetrate che aveva notato dall'esterno dell'edificio. Spalancò il finestrone, affacciandosi con aria innocente. Accertatosi che non ci fossero occhi indiscreti ad osservarlo, utilizzando il controllo del Chakra si arrampicò fuori dalla finestra, scivolando poi verso il basso. Arrivato a tre metri dal terreno, si lasciò cadere; al momento dell'impatto col terreno piegò le gambe, nel tentativo di ammortizzare la caduta. Guardandosi intorno circospetto, sgaiattolò in direzione della porta Est per portare a compimento il suo piano. Cercò di muoversi nell'ombra, cercando di non essere visto da nessuno... nonostante le sue capacità di "mimetizzarsi" fossero praticamente pari a zero, fu fortunato: in giro non c'era nessuno, probabilmente erano tutti in casa a cena. Arrivato alla porta Est, si arrampicò sulle mura di pietra, salendo rapidamente un'alta scalinata; una volta sulle mura, si sporse oltre il parapetto e in pochi attimi i suoi occhi riuscirono, nel buio, ad individuare quello che stava cercando: quattro grossi carri, sualla qualche circa cinque uomini stavano stipando dei grossi pacchi. I carri erano disposti in fila e i primi tre sembravano pronti alla partenza: tutti e tre erano trainati da una coppia di cavalli, mentre al quarto carro (quello su cui ancora veniva stipata la roba) non era ancora legato nessun animale. Ecco il mio passaggio per Konoha, pensò Ryu, con gli occhi fissi sul primo carro, trainato da due possenti stalloni dal manto bianco, un bianco così candido che sembrava brillasse di luce propria. Non gli rimaneva che distrarre gli uomini che caricavano i pacchi sull'ultimo carro, ma già aveva qualcosa in mente.
    Eseguì i sigilli necessari a quello che era uno dei Jutsu di livello maggiore che conosceva:
    Kage Bunshin no Jutsu - Tecnica dei Cloni d'Ombra
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    Villaggio: Tutti
    Livello: B
    Tipo: Ninjutsu
    Tale tecnica è più avanzata rispetto alla Bunshin no Jutsu, infatti consiste nella creazione di copie dotate di consistenza fisica e in grado di provocare danni reali. I cloni svaniscono in una piccola nube di fumo non appena vengono feriti, quando l'utilizzatore decide di annullarli oppure quando non ha più Chakra. Il vero punto di forza però è che i cloni, non appena vengono annullati, trasferiscono tutte le conoscenze e le capacità acquisite al proprietario, che esse siano informazioni segrete o conoscenze riscontrate durante un allenamento. Questi cloni hanno la facoltà di utilizzare qualsiasi Abilità o Jutsu.
    - Il Chakra utilizzato dai cloni viene ovviamente scalato dall'originale e si dissolvono se subiscono una qualsiasi forma di ferita.
    Il clone gode in tutto e per tutto dello stesso equipaggiamento dell'originale, a partire dagli indumenti fino agli oggetti di natura metallica. Fanno eccezione Armi Leggendarie ed oggetti monouso come Carte-bomba e Kit di Pronto Soccorso.
    Consumo: 8 (A Clone)

    Un secondo Ryu si materializzò sulla sinistra dell'originale, con un dito infilato nel naso. I due grassoni si scambiarono uno sguardo di intesa: entrambi, ripetendo quanto il vero Ryu aveva fatto per calarsi dalla finestra, scavalcarono la balaustra, e utilizzando il controllo del Chakra si calarono dalle mura di pietra. Arrivati a terra, il clone avanzò rapidamente verso il carro, mentre l'originale rimase leggermente indietro, sempre con il giovane Haruki caricato in spalla. Non appena il clone uscì dall'ombra, fu immediatamente notato dagli uomini che caricavano il carro. Si sentirono varie frasi, del tipo « chi diavolo sei? », « sparisci da qui, amico, che abbiamo da fare » o ancora « meglio che tu te ne vada, prima che arrivi il nostro capo a farti la festa ». Noncurante delle minacce e degli avvertimenti, il clone sfilò il dito dal naso, eseguendo rapidamente i sigilli necessari a quella che era una delle sue tecniche preferite:
    Oiroke no Jutsu - Tecnica della Seduzione
    OirokenoJutsu-TecnicadellaSeduzione_zps62fdf92e
    Villaggio: Tutti
    Livello: E
    Tipo: Ninjutsu
    Tale tecnica è una variante della Henge No Jutsu, utilizzata in particolar modo da i soggetti più vivaci. Consiste nel tramutarsi in una donna (Uomo nel caso delle Kunoichi) dalle fattezze pressoché perfette mandando quasi in tilt gli ormoni del bersaglio. Questa tecnica non solo potrà distrarre il nemico o offrire un'occasione per tentare una fuga o un attacco ma il nemico così distratto avrà difficoltà a colpire l'utilizzatore con dei taijutsu. Infatti, nel caso di taijutsu di ivello C o inferiore, il danno inferto sarà di mezzo grado inferiore al solito in quanto si verrà distratti dall'utilizzatore della tecnica e non si riuscirà a colpire a piena forza.
    Consumo: 1

    Il clone fu avvolto da una nuvoletta di fumo, e gli uomini immediatamente si allarmarono. La loro espressione cambiò radicalmente, non appena la nuvoletta di fumo svanì: al posto del grassone, c'era adesso una donna di una bellezza mozzafiato, praticamente identica a quella in cui Ryu si era trasformato poco prima... con la differenza che era completamente nuda, come mamma l'ha fatta. Alcuni degli uomini spalancarono la bocca, altri invece fecero cascare i pacchi che reggevano tra le mani. Ryu ne approfittò immediatamente, e corse il più velocemente possibile verso il primo carro. Ammazza che bona, pensò mentre il suo sguardo si posava per alcuni attimi sul proprio clone. Lanciò di peso il giovane Haruki, ancora dormiente, nel carro. Con un kunai estratto dalla borsa, tagliò i fili che tenevano legati i cavalli agli altri due carri, dopodiché, con un salto, salì a sua volta sul primo carro, mettendosi alle redini. « Volate cavalli! Mostrateci cosa significa avere fretta! », urlò agitando le redini completamente a caso. I due cavalli lo ignorarono beatamente, e anzi uno di essi alzò la coda, lasciando cadere sul terreno una montagna di merda. Le urla del grassone avevano intanto attirato l'attenzione degli uomini, distraendoli dal suo clone. Immediatamente iniziarono ad urlargli contro, correndo verso il suo carro. « E dai! Andale andale! », urlò Ryu ai cavalli, esasperato. A mali estremi..., pensò, mentre estraeva la Sesta dalla fascia sulla schiena. Con non troppa violenza, rifilò due secchi colpi di bastone ai due cavalli, che iniziarono immediatamente a correre in preda alla rabbia. « Ciao amici! », urlò Ryu agli uomini che ancora provavano a correre dietro il carro. Spaventati dall'improvviso chiasso e dalle urla, gli altri cavalli, che erano stati "liberati" dall'Akimichi, presero a correre a destra e manca spaventati, mentre gli uomini cercavano invano di fermarli e salirgli in groppa per seguire il carro... ma Ryu era ormai troppo lontano.
    Ce l'aveva fatta, la missione era andata per il meglio. Aveva recuperato il giovane Mukenin e si era procurato un viaggio di sola andata per Konoha, il tutto senza neanche aver dovuto menare le mani. Quando fu convinto di trovarsi ad una distanza sufficientemente sicura, tirò a sé le redini: i cavalli diminuirono gradualmente la velocità, iniziando a trottorellare allegri. Era ormai notte inoltrata, e la Luna piena splendeva felice nel cielo. Il vento gli scompigliava delicatamente i capelli, mentre il carro procedeva lentamente lungo un sentiero che attraversava un'ampia prateria. Il silenzio della notte era rotto solo dal suono delle cicale e dal russare di Haruki, che dormiva beato all'interno del carro, sistemato su alcuni soffici pacchi che chissà cosa contenevano. Questo qui non si rialza più, pensò Ryu, desiderando di trovarsi al suo posto. Lo stomaco gli brontolò rumorosamente. Dalle!, pensò, mentre estraeva dallo zaino un pacco di biscotti. Sarebbe stato un lungo viaggio...

    Informazioni:

    Chakra: 115 - 8 (Henge no Jutsu prolungata) - 8 - 1 = 98
    Stato Fisico: Leggermente stanco e affamato
    Stato Mentale: Soddisfatto

    Equipaggiamento:

    Kunaix10, nella borsa
    Shurikenx20, nella borsa
    Cartabomba Fasullax4, nella borsa
    Pillole del Soldatox2, nella borsa
    Tonici Akimichi, nella borsa
    Radiolina, nella borsa
    Shuriken a Tre Punte, nel taschino da braccio
    Sesta, nella fascia

    Abbigliamento:

    Gillet di Konoha, indossato
    Borsa, legata al fianco destro
    Taschino da Braccio, legato al braccio destro
    Guanti chiodati, indossati
    Fascia, legata dietro la schiena
     
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  3. Darth Eragon
        +1   +1   -1
     
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    User deleted


    - Qualche errore di battitura qua e là.
    - Da Konoha a Kagero ci vogliono almeno quattro giorni di viaggio, non due. Soprattutto se il tuo pg anziché camminare rotola.
    - Per quanto ti possa sembrare caratteristico, evita di scrivere in napoletano.
    - "[...]reggeva in mano la testa di un teschio." Che?
    - Per quanto tu possa farlo bene, è piuttosto difficile che per tutto quel tempo finga di parlare come una donna senza destare il minimo sospetto e senza l'aiuto del Jutsu apposito.
    - Non puoi usare la Sesta in quanto ottenuta con l'ultima fase dell'Evento, quando invece la missione è stata aperta due anni e mezzo fa.

    Missione non proprio entusiasmante ma scritta abbastanza bene. Nonostante non ti ci voglia nulla per trovare il locandiere giusto che ti dà le informazioni giuste e ti indica un secondo informatore che sa tutto su quello che ti serve sapere, la cosa è orchestrata piuttosto bene. Un po' strano come in un posto come l'albergo di un Mukenin che gestisce traffici molto importanti non ci siano controlli di alcun tipo, il che va a rincarare la dose della "semplicità" con cui svolgi la missione. Tutto sommato però il risultato è buono, quindi richiedi pure il +1 in Scheda ed una ricompensa di 220 Ryo.


    Edited by Darth Eragon - 5/1/2016, 19:04
     
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2 replies since 7/9/2013, 11:55   151 views
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