Missione Maky Uryuu & Ryu Akimichi

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    Missione Maky Uryuu & Ryu Akimichi
    Missione a Servizio di:Sunagakure No Sato
    Livello:C
    Esecutori della Missione:Maky Uryuu & Ryu Akimichi
    Luogo d'Incontro:Porta Nord del Villaggio della Sabbia
    Appuntamento Ore:18.00
    L’odio secolare che intercorre tra i nomadi del Deserto e i barbari delle Montagne di Ferro, situate lungo l’estremo confine nord del Paese del Vento, pare sia giunto ad un punto di rottura. Dalle richieste di aiuto che ci sono state recapitate, si evince che alcuni membri del Clan delle Pietre Rotolanti hanno deciso di scendere in guerra contro gli uomini-sabbia, calando dai loro nascondigli sulle montagne per scatenare la loro ira sulla cittadina di Satetsu. Alcuni nomadi presenti sono subito intervenuti in difesa della popolazione ma hanno dovuto soccombere di fronte al soverchiante numero dei nemici, sulla cui entità circolano tutt’ora voci contrastanti. Appresa la notizia, pare che un’intera tribù di nomadi si stia dirigendo verso Satetsu per vendicare i propri morti e regolare i conti con il Clan delle Pietre Rotolanti una volta per tutte. Vostro compito sarà raggiungere Satetsu e cercare di fermare il conflitto prima che questo abbia luogo, con particolare attenzione alla salvaguardia degli abitanti di Satetsu. Se né i nomadi né i barbari dovessero giungere a miti consigli, sbarazzatevi dei barbari ricacciandoli sulle montagne dalle quali provengono. Buona fortuna.


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    Non mi accorsi nemmeno quando l'anbu svanì, troppo concentrato in quella che sembrava essere una missione della massima urgenza. Stupefatto, mi recai dal Kazekage in cerca di spiegazioni: Era ancora mattina e l'appuntamento con Ryu sarebbe stato il pomeriggio, dunque non avevo gran che da fare fino a quel momento. Inoltre, volevo e pretendevo una spiegazione per ciò che il Kazekage mi aveva affidato.
    Lo sai bene che l'esame Chuunin sarà a giorni! Non farò in tempo!
    Maky, si tratta di una missione della massima priorità disse in tono stanco ma pacato il Chikamatsu Non posso fare altrimenti. I tempi sono duri per questioni che purtroppo attualmente non ti è dato sapere, ma i Chuunin sono quasi tutti impegnati in mansioni di diverso tipo.. per non parlare di ninja di grado o con esperienza superiore. rimase dunque in silenzio per quasi un minuto e io feci lo stesso, troppo arrabbiato per replicare.
    Sai bene che tra i Genin del nostro villaggio sei tra quelli con più esperienza di tutti. Hai svolto un gran numero di missioni e combattimenti in un periodo di tempo parecchio breve. E hai portato tutto a termine con successo. Per non parlare della tua natura di forza portante..
    Ancora silenzio.
    Sei l'unico in questo momento a cui possa affidare questa missione. Non ho scelta. Portala a termine con successo e ti assicuro che avrai poi tutto il tempo per riposarti fino all'esame.
    Ancora, non replicai. Mi limitai a restare tutto il tempo in silenzio e a voltargli le spalle per uscirmene quando questi sembrò aver finito di parlare. L'ultima cosa che sentii furono due sole parole da lui pronunciate, proprio mentre stavo chiudendo la porta.
    Mi spiace, ma è necessario.
    e, in quel momento, sentii come se il vecchio avesse problemi ben più gravi di cui occuparsi, e che era stato davvero obbligato a scegliere me.
    Sarà meglio calmarmi.. sto per svolgere una missione di riappacificazione, non posso e non devo essere così teso. Calma Maky.
    tentai di dirmi mentalmente, ma i risultati furono ben pochi. Nel frattempo dunque uscii dalla magione e me ne tornai a casa per pranzare e prepararmi i viveri e l'acqua per il solito viaggio nel deserto, sperando che la sua apparente calma e il suo silenzio riuscissero nel compito dove io fallivo. A tardo pomeriggio mi misi le due borracce d'acqua legate alla cinta e il cibo, composto quasi interamente da carne secca, nella tasca interna del kimono che portavo sulla parte superiore. Infine, mi presi il solito mantello color bianco opaco e mi avvolsi completamente. Innanzitutto il bianco tendeva a non attirare i raggi solari, altro motivo per cui le case di Sunagakure fossero tutte tendenti a quel colore, ed in ogni caso avevo bisogno di un cappuccio se avessi viaggiato nelle ore più calde. Mi recai infine al cancello Nord dove avrei aspettato il compagno di missione che già conoscevo. Al di fuori delle mura potei scorgere le dune solcate da forti raffiche di vento, il che certo non ci avrebbe facilitato il viaggio.
    Non è proprio giornata..
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    Nella missiva erano contenute tutte le informazioni di cui Ryu necessitava. La missione consisteva nel placare i conflitti tra un gruppo di barbari e uno di nomadi, questi ultimi appartenenti a un certo "Clan delle Pietre Rotolanti". Sai quanto puzzeranno.. Certo, Ryu dubitava di riuscire nell'intento semplicemente con le parole, ed era convinto che per ricacciare i nomadi sulle montagne sarebbe stato necessario menare qualche cazzotto a destra e manca. Suo malgrado, il luogo di incontro era il Villaggio della Sabbia, e dato che la missione sembrava essere tanto urgente Ryu decise di partire immediatamente. In più, il ragazzo notò con piacere che il suo compagno di missione sarebbe stato di nuovo Maky Uryuu. Bene... Di nuovo la piccola pila di merda! Nella loro ultima missione i due si erano lasciati nella speranza di rincontrarsi, e a quanto pare il loro desiderio era stato esaudito. Arrivato a casa, si occupò dei preparativi per il viaggio: non era mai stato nel deserto, ma sapeva con certezza che se non avesse fatto attenzione, al villaggio del Vento non ci sarebbe arrivato vivo. Preparò un grosso zaino in cui infilò due otri d'acqua e provviste di cibo, consapevole del fatto che cacciare nel deserto fosse cosa assai difficile. Prima di sera era pronto per partire. Aveva indossato, per l'occasione, una tuta blu, una camicia a mezze maniche corte azzurrina con ricami floerali bianchi e dei sandali scuri. In più si era avvolto in un grosso mantello beige con cappuccio, che nel deserto lo avrebbe difeso dal caldo del giorno e dal freddo della notte. Dunque, caricò il grosso zaino su Impronta, il suo cavallo; si legò la borsa contenente Kunai e Shuriken al fianco destro; saltò in groppa al possente cavallo e finalmente partì. Impronta trotterellava tutto contento e Ryu dal canto suo pensava tranquillamente agli affari suoi, fischiettando motivetti allegri. Il viaggio, fino alla città di Tani, fu piuttosto tranquillo. Impronta non sembrava affatto stanco, seppur aveva cavalcato per ore e ore, ma Ryu decise comunque di riposare presso un osteria, in modo da poter affrontare il deserto nel pieno delle forze. Sotto un cospicuo pagamento (tutto a spese dell' Hokage ovviamente), Ryu alloggiò presso "Il dragone verde", in una stanza piena di comfort che non gli fece per nulla rimpiangere il proprio letto. Impronta, dal canto suo, si ingozzava di fieno nella stalla dell'ostello. L'indomani, Ryu riempì i propri otri fino all'orlo e si caricò lo zaino in spalla. Aveva infatti preferito lasciare il cavallo presso la stalla della piccola locanda, e compiere l'ultimo tratto a piedi. E così, Ryu affrontò per la prima volta in vita sua il deserto. Il viaggio non fu difficile, almeno non quanto il Genin di Konoha si aspettava, ma fu comunque piuttosto faticoso. Camminare nella sabbia, con i piedi che sprofondavano tra i sottili granelli, era piuttosto faticoso, senza considerare il pesante zaino che Ryu si portava sulle spalle. Fortunatamente lo zaino andò man mano alleggerendosi, in quanto l' Akimichi si concesse più di una pausa per dar fondo a tutte le provviste di acqua e cibo. Il calore insopportabile gli annebbiava la mente e il ragazzo cominciava quasi ad arrancare. A peggiorare la situazione, forti raffiche di vento gli sferzavano il viso, che il ragazzo teneva coperto con una mano per evitare che gli andasse a finire qualche granello di sabbia negli occhi. Il genin di Konoha stava quasi per perdere le speranze, quando, finalmente, in lontananza, fu visibile il villaggio di Suna, cinto da delle mastodontiche mura scavate nella roccia. Era uno spettacolo indescrivibile. Rinvigorito dalla visione del villaggio, sperando che non fosse un miraggio, Ryu si raddrizzò e prese ad avanzare a passi veloci, quasi correndo. Quando finalmente arrivò alla porta Nord del villaggio, trovò il piccolo Maky ad aspettarlo, avvolto in un mantello bianco. Non è cresciuto di un centimetro.. Ryu gli si avvicinò, sfilandosi il cappuccio da testa. «Ehi Maky! Come va la vita?»

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    Chakra: 70
    Stato Fisico: Leggermente provato dalle fatiche del viaggio
    Stato Mentale: Allegro

    Equipaggiamento:.

    Kunaix8, nella borsa
    Shurikenx20, nella borsa

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    Borsa, legata al fianco destro
    Guanti chiodati, indossati
    Coprifronte, legato al braccio sinistro
     
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    Mai stato meglio. risposi in tono piatto. Nel tempo in cui avevo aspettato il mio compagno, mi era passato per la testa di attraversare il deserto tramite cammello: Siccome la nostra missione si sarebbe svolta nel paese del vento era il mezzo migliore con cui spostarsi, oltre che il più comodo. Dunque, trovandomi piuttosto in anticipo, mi recai a residenza Uryuu e presi in prestito due esemplari. Il mio lo caricai delle mie borracce e dei viveri che mi ero portato dietro. L'altro, invece, mi limitai a piazzargli una sella e lasciar che fosse il mio compagno a metterci su, eventualmente, le cose che si era portato dietro. In ogni caso i cammelli erano a una dozzina di metri di distanza da me e poteva essere che il mio compagno non li avesse notati. Dunque, la prima cosa che feci fu andarli a prendere e consegnargli le redini dell'animale che avrebbe cavalcato.
    Un lungo viaggio ci aspetta, e con le attuali condizioni del deserto a nord dissi, puntando il dito al di fuori dei cancelli di Sunagakure verso Nord. A qualche lega di distanza si poteva scorgere un'ammasso informe di sabbia fluttuante, cosa che poteva significare solo che una tempesta si sarebbe abbattuta ben presto sul villaggio. Purtroppo, essendo che la nostra missione incominciava in quel momento si dava il caso che ci saremmo dovuti passare proprio attraverso: Una cosa che riusciva a pochi, figurasi per uno straniero ed un ragazzino che ardua impresa sarebbe stata solo il viaggio d'andata.
    ... è l'unico modo per attraversare il deserto in questa situazione. Dobbiamo fare in fretta, se non vogliamo essere colti dalla tempesta nel momento meno opportuno. continuai dopo qualche secondo, lasciando dunque all'uomo ben poche possibilità di scelta. Dunque di triste umore montai sul cammello e mostrai al mio compagno, magari inesperto, come si faceva. A quel punto guidai il cammello vicino a lui e gli mostrai come tenere briglie e piedi ben saldi. Bisognava stare morbidi e rilassati e cercare di seguire con il fondoschiena l'andatura del cammello. Era molto diverso da cavalcare un qualsiasi stallone o qualsivoglia cavallo.
    I cammelli hanno selle più larghe e comode, adatte anche per due persone anche se in questo caso la comodità svanisce. Comunque non è difficile. Tiene un'andatura abbastanza lenta e, come puoi vedere, la sua gobba può farti da schienale nei momenti più duri. La peculiarità di queste creature è che possono viaggiare per giorni e giorni e non hanno grandi pretese di cibo e acqua. Non saranno dunque un peso. Se vogliamo arrivare in tempo a Satetsu consiglio di fare al massimo una pausa duratura durante tutto il tragitto: Penso che questi cammelli dovrebbero tranquillamente reggere un simile viaggio con una sola nottata di riposo. In ogni caso, se dovessimo riscontrare che debbano riposarsi loro o noi, non esitiamo. Il deserto è duro, soprattutto in questi tempi, e affrontarlo con poche forze non può che portare a cattiva sorte.
    conclusi infine il discorso. Aspettai poi che il mio compagno si issasse sul cammello e mi venne leggermente da ridere al pensiero di quel che il povero animale avrebbe dovuto sopportare, anche se cercai di trattenermi. A quel punto, con una tallonata ai fianchi e una tirata di briglie impartii al cammello l'ordine di incamminarci.
    Il clan delle pietre rotolanti.. Devo stare attento.. Credo che anche Ryu ne faccia parte.. pensai con ironia, cercando di smuovere un po il mio morale.

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    «Ehi Maky! Come va la vita?» «Mai stato meglio.» Rispose il piccoletto in tono piuttosto piatto. Che antipatia.. Come nella precedente missione, l' Uryuu non perse tempo in chiacchiere e porse le redini di un grosso cammello a Ryu. L' animale sembrava piuttosto svogliato, e probabilmente avrebbe preferito fare un bel riposino. Ryu gli caricò addosso lo zaino che si portava dietro le spalle, ma la bestia non se ne accorse neanche, intenta com'era a pensare ai fatti suoi. «... è l'unico modo per attraversare il deserto in questa situazione. Dobbiamo fare in fretta, se non vogliamo essere colti dalla tempesta nel momento meno opportuno. » Ryu alzò le spalle come a dire che per lui non faceva alcuna differenza. Volse lo sguardo all' orizzonte... In lontananza era possibile udire il vento fischiare con veemenza, con la sabbia che volava qua e là trascinata da esso. Ryu si sentì più scoraggiato che mai. Maky montò sul cammello e diede spiegazioni a Ryu su come cavalcarlo. Il ragazzo, certo, sin da quando era piccolo aveva imparato ad andare a cavallo, ma era la prima volta che si trovava a cavalcare un cammello, così come era la prima volta che si avventurava nel deserto. Comunque non ebbe alcuna difficoltà, e dopo un po di incertezza iniziale, si sciolse e riuscì a sentirsi a suo agio in groppa all'animale, appoggiando la schiena alla gobba anteriore. Quando vide Maky dare una tallonata nei fianchi dell' animale, fece lo stesso, e così i due presero a incamminarsi in "gobba" alle loro cavalcature. Naturalmente non è che fosse possibile seguire dei sentieri tracciati nel deserto, dove le dune di sabbia venivano continuamente smosse dalle forti folate di vento, dunque i due si limitarono a procedere verso Nord, in direzione Satetsu. Il sole stava finalmente iniziando a calare verso Ovest e il caldo cominciava a farsi meno opprimente. Senza tutto quel sole che ti picchiava sulla testa, pensò Ryu, il deserto alla fin fine non era un posto poi tanto male... Un'immensa distesa di sabbia, solo qua e là interrotta da qualche oasi solitaria, fonte di salvezza per molti dei viaggiatori di quelle lande. Ma Ryu dovette ricrederso poco dopo, quando si ritrovarono ad attraversare una zona fortemente ventilata. Il genin di Konoha si coprì il meglio possibile corpo e volto con il mantello bianco, mentre si copriva gli occhi con una mano, per ripararsi dalla sabbia. Avrebbe voluto scambiare qualche parolina con Maky, ma probabilmente se solo avesse semi aperto la bocca se la sarebbe ritrovata piena di sabbia prima di avere il tempo di dire "Chakra". E così i due procedevano, in silenzio e con il vento che fischiava loro nelle orecchie..

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    Ryu non ebbe problemi e stette al passo. Il sole tramontò in breve tempo, del resto eravamo partiti in tardo pomeriggio. I cammelli procedevano piano e di certo rallentavano il viaggio, ma ci risparmiavano molta fatica. Nel giro di poco fummo totalmente immersi nel buio, i miei occhi ci misero un po prima di abituarsi a quella scarsità di luce e i contrasti erano pochi. Riuscivo a distinguere appena una duna da un'altra sotto la fioca luce delle stelle. Tirai perciò fuori la bussola per la prima volta, l'avevo messa assieme ai viveri quando ero tornato a casa per prendere i cammelli. La direzione che stavamo seguendo era Nord, perciò incominciai a deviare fino a quando non fui convinto di viaggiare verso nord-ovest. Chiusi la bussola e la misi in tasca, sotto il mantello. Inesorabile il tempo scorreva, e per un po, tempo che non seppi definire, l'andatura fu tranquilla. Infine arrivò ciò che avevo scorso dal lontano villaggio. Una ventata mi scompigliò i capelli, poi due, poi tre. Il mantello mi svolazzava alle spalle avendo un che di irreale sotto quella fioca luce lunare, come fosse argento liquido. Mi aggrappai forte al cammello e chiusi completamente la cerniera davanti del mantello, in modo da chiudermi completamente. Infine alzai il cappuccio e mi rannicchiai tra le gobbe dell'animale. In pochi minuti il vento si potè definire tremendo: Bisognava tenere gli occhi ridotti a due fessure per evitare di finire accecati dalla sabbia, e l'andatura dei cammelli rallentava in contrasto con le tremende raffiche. Un rumore assordante mi perforò i timpani, il vento vi fischiò all'interno, acuto. Un'esplosione di sabbia, vento e polvere ci stava inondando e divenì ancor più difficile orientarsi: Le dune erano in continuo cambiamento, la sabbia veniva spostata da un'angolo del deserto ad un'altro. Assurdo.
    Era a questo che mi riferivo! dissi urlando a Ryu nel vano tentativo che mi sentisse. Avevamo parlato del deserto qualche tempo prima, e ora poteva vederlo con i suoi occhi. La sua tremenda tempesta e la potenza di quella natura che nessun'uomo avrebbe potuto placare. Qualcosa di immutato da secoli e secoli, fin quando l'essere umano ne può aver memoria e che è nato molto prima di noi. Molte sono le cose che esso insegna, e non si finisce mai di comprenderlo e conoscerlo appieno. Ma il deserto era solo uno dei tanti luoghi di questo genere che esistevano in quel bel mondo in cui vivevo, l'unico che potevo dire di conoscere almeno un po. La mia mente prese a vagare per tutti i luoghi ed i posti che avrei voluto visitare, mentre quel muto cammino proseguiva con sforzo immane, scontrandosi con l'impeto e la furia del vento.
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    E così i due procedevano, in silenzio e con il vento che fischiava loro nelle orecchie... Ryu vide Maky estrarre dalla propria borsa un bussola. Che idiota, avrei dovuto pensarci anche io! Il genin di Suna sembrò soddisfatto della direzione che stavano seguendo, ma virò leggermente in direzione Ovest. Il viaggio procedeva tranquillamente, e sempre in un silenzio tombale che a Ryu non stava tanto a genio. In cielo cominciarono a comparire qua e là le prime stelle e i loro volti erano illuminati dalla fioca luce della luna. Però, che tranquillità! Le ultime parole famose. Un improvvisa tempesta di sabbia si abbattè su di loro, quasi senza preavviso. Ryu si imbacuccò il meglio possibile nel suo mantello, assumendo un aspetto simile a quello di un sacco di patate bianco. Si accovacciò in avanti, tenendosi stretto alla gobba del cammello e facendo un grosso sforzo per non farsi sbalzare via. Il vento sferzava sulla piccola parte del volto di Ryu lasciata scoperta dal mantello, manco fosse una frusta. Il genin di Konoha sentì Maky urlargli qualcosa, ma sarebbe proprio il caso di dire che "le parole se le portò via il vento". Pian piano Ryu iniziò ad abituarsi a quelle forti ventante, e si rilassò un po di più, abbandonando la posa rigida che aveva assunto qualche minuto prima. Il cammello, dal canto tuo, continuava a camminare pigramente, anche se aveva rallentato l' andatura, evidentemente abituato a quelle drastiche circostanze. La potenza della natura.. Pensò Ryu. Solo allora gli tornarono a mente le parole di Maky durante il loro ultimo incontro: "il deserto era come un maestro di vita", l' amico gli aveva detto qualcosa del genere. Solo adesso l' Akimichi capì quanto aveva ragione. E capì anche quanto l'uomo fosse effimero e debole rispetto la natura. Dopo tutto, cosa siamo noi se non tanti piccoli granelli di sabbia in quell'immenso deserto che è l'universo? Ryu alzò lentamente il volto, guardando il cielo e i suoi miliardi di stelle... Il silenzio lascia spazio ai pensieri, e questi furono i pensieri che affollarono la mente di un più che mai silenzioso e pensieroso Ryu Akimichi. Il ragazzo ogni tanto dava un'occhiata al proprio compagno, per non rischiare di rimanere dietro e di perdersi nel deserto... Chissà quanti scheletri erano sepolti sotto quelle dune.

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    Vagai con la mente per interminabili ore. Il vento era distruttivo, implacabile. Nulla avrei potuto, un genin, contro la sua furia. Ma il risultato sarebbe stato identico per qualsiasi altro ninja, di qualsiasi grado o rango. Numerose furono le ore che trascorsero sotto quelle incessanti raffiche che facevano sbandare cammelli e smuovevano colline intere di sabbia. Restammo a subirle, non potendo nulla. Il vento era tagliente, e delle volte i granelli di sabbia riuscivano a entrare nel cappuccio quasi chiuso, e a infastidirmi. Iniziarono a screpolarmisi le labbra. Tentai di leccarle ma il risultato peggiorò solamente. Ad ogni movimento facciale corrispondevano delle goccioline di sangue che fuoriuscivano da esse. Fu una notte molto lunga. Il vento si placò un poco solo quando l'alba giunse e con i suoi raggi lucenti rischiarì e fece splendere le dorate dune di sabbia, portandosi via le tenebre e l'oscurità della notte. Tremavo. Quando il sole con i suoi fasci mi accarezzò per la prima volta il viso, un brivido mi percorse la schiena. Era stata dura, quella notte, e molto fredda. Per la prima volta nella mia vita, non vidi l'ora che il sole salisse alto nel cielo e mi scaldasse le ossa e le membra. Il viaggio procedeva silenzioso e ci lasciavamo alle spalle numerose leghe. Ritirai fuori la bussola e controllai la direzione. Perfetta. La rimisi in tasca e presi una delle due borracce, iniziando a sorseggiarne un poco. Mi bagnai le labbra e provai un piacevole sollievo, bevvi fino a quando non fui completamente dissetato e rimisi via la borraccia, incominciando poi a mangiare della carne secca. Non sapevo se le raffiche sarebbero tornate, ma una cosa era certa: Era impossibile mangiare o bere in quei momenti. Tanto valeva approfittarne ora. In ogni caso fui felice quando, giunto sulla sommità di una duna parecchio alta, potei scorgere molto lontanamente un'oasi. Era così lontana che dubitai fortemente che l'avremmo raggiunta per quella giornata, e la vidi solo perchè il paesaggio era piatto e monotono, uno spiazzo verde come quello si vedeva piuttosto facilmente in mezzo a tutte quelle colline dorate.
    Guarda dissi al mio compagno, indicandogli l'oasi
    Ci fermeremo lì non appena vi giungeremo, anche se temo sarà parecchio tardi. Nel deserto le distanze non sono calcolabili con l'occhio.. finii spronando il cammello a continuare la camminata che proseguiva da parecchio. Mano a mano che si andava avanti le collinette sabbiose finivano per divenire più basse e il clima del deserto, sempre torrido, si abbassava leggermente. Da Suna dedussi che ci fosse una differenza di temperatura di qualche grado, almeno tre o quattro. L'habitat invece diventava sempre meno desertico e qua e la, nel tardo pomeriggio, si potevano osservare erbacce secche, anche se raramente. Se avessimo continuato a viaggiare per un'altra settimana saremmo usciti completamente dal caldo deserto per finire nelle desolate lande d'Iwagakure, dove il paesaggio era piatto, roccioso e brullo. Evitai di ricordarmi quel luogo e me lo tolsi dalla mente, tornando a pensare e a rimanere silenzioso.
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    Decisamente impressionato dai propri pensieri, a volte Ryu credeva di sentire scricchiolii di ossa rotte sotto gli zoccoli del proprio cammello. Rabbrividì, non tanto per i pensieri che gli stavano attraversando la mente, quanto per il freddo. Erano ormai nel bel mezzo della notte e su di loro era calato un freddo gelido, totalmente opposto al caldo che avevano affrontato fino a poche ore prima. L' Akimichi, che era sempre stato curioso di viaggiare nel deserto, ora non vedeva l'ora di concludere la missione e tornare il prima possibile a cavalcare sulle praterie di Konoha. Si avvolse nel mantello, cercando di tenersi più al caldo possibile. Le ore trasccorrevano lente, nel silenzio più totale interrotto solo dallo sferzare del vento, a tratti violento e tempestoso, a tratti fievole e calmo. Il sonno cominciava a farsi sentire e più di una volta Ryu rischiò di appisolarsi, riprendendosi appena in tempo per evitare di cadere dal cammello. Nei momenti di "pausa" del vento, Ryu qualche volta cercò di avviare una conversazione, ma il più delle volte le parole venivano soffocate da improvvise folate di vento o gli si strozzavano in gola, completamente secca per il clima e per la mancanza d'acqua. Alla fine il ragazzo si arrese e prese a canticchiare tra sé e sé. Intanto il cielo si tingeva sempre più d'arancio, fino a quando il Sole non salì alto in cielo . Ryu non era mai stato tanto felice di essere riscaldato dai suoi caldi raggi. E così la Luna e le stelle sparirono ai loro occhi, portando con sé il tempestoso vento che per l' intera notte li aveva tormentati. Finalmente fu data loro un po di tregua e ne approfittarono immediatamente per dare fondo alle loro provviste: in quel momento a Ryu l'acqua parve come la cosa più buona e gustosa del mondo. Insomma, le cose stavano andando per il verso giusto e non sarebbero potute andare meglio, pensò Ryu. Poi, quasi ad esaudire i suoi desidersi, scorse in lontananza un'oasi, che cresceva rigogliosa nel bel mezzo di quelle immense dune di sabbia: un grosso spiazzo verde in cui torreggiavano delle alte palme. Ryu sgranò gli occhi, e probabilmente avrebbe creduto fosse solo un miraggio, non fosse stato per le parole di Maky: «Guarda, ci fermeremo lì non appena vi giungeremo, anche se temo sarà parecchio tardi. Nel deserto le distanze non sono calcolabili con l'occhio.. » Ryu annuì, mentre si toglieva il cappuccio bianco dal capo e si asciugava del sudore dalla fronte. Come detto da Maky, le distanze nel deserto erano difficilmente calcolabili ad occhio... Avrebbero potuto raggiungere quell'oasi tanto in una decina di minuti, quanto in un giorno intero, per quanto ne sapeva Ryu. Lo stesso Maky non era più che a pochi passi da lui, gli sembrava lontano. Sarà colpa della stanchezza.. Rinvigoriti dalla vista dell'oasi, i due ripresero a camminare, spronando i cammelli ad avanzare. Le povere bestie, dal canto loro, avevano camminato e camminato per tutta la notte e si pregustavano anche loro il riposo. Non tanto quanto il cammello di Maky, quello di Ryu sembrava completamente stremato... E ci credo, a portare un bestione di 107 kg per tutta la notte vorrei vederci voi! Il paesaggio iniziava a farsi sempre meno desertico, e il clima meno arido. Ora si erano decisamente creati i "presupposti climatici" per rompere quel silenzio (non a caso) "desertico" e Ryu non si fece pregare: «Sai, avevi proprio ragione... Il deserto è un ottimo maestro, e ti confesso che mi sentirò al sicuro solo quando avrò posato piede su di un po di erba fresca..» Il viaggio proseguiva, ma quella macchia verde in lontananza sembrava non avvicinarsi e rimanere lì, irraggiungibile. Ryu cominciò seriamente a pensare che fosse un miraggio, ma poi ci ragionò su e arrivò alla conclusione che "miraggi collettivi" non esistono mica.. Forza e coraggio!

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    Edited by Arathorn - 13/1/2013, 13:03
     
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    Annuii. Tutti coloro che stavano nel deserto per la prima volta non si sentivano al sicuro, e in realtà nemmeno i suoi abitanti. Il deserto era come il mare: Impetuoso, imprevedibile. Un giorno puoi essere il suo prediletto e le sue acque o sabbie possono calmarsi per te, e il giorno dopo puoi morire tra di esse.
    Già, ma facci l'abitudine. Ogni volta che ti troverai nel deserto sarà così.
    Nel giro di qualche ora inaspettatamente giungemmo all'oasi. Il sole era ormai basso e mancava qualche ora al tramonto, a dir tanto. L'oasi era leggermente fuori dalla nostra traiettoria, spostata un poco ancora più a est, ma comunque non fu una grossa deviazione. Il luogo mi ricordò molto villa Uryuu: Alberi e palme attorno ad un piccolo laghetto, più simile ad una piscina. In totale l'oasi avrà avuto un diametro di si e no cinquanta metri. Molto piccola, quindi. Arrivai dunque alla riva della piccola piscina naturale. Riempii le mie borracce d'acqua e lasciai che i cammelli si abbeverassero a dovere. Dopo di che valutai la temperatura dell'acqua. Era abbastanza calda per farci un bagno, dato che il sole l'aveva riscaldata tutto il giorno, ma rimasi comunque un po dubbioso. Non sapevo che animali vi fossero all'interno e perciò rimandai: Un'incontro ravvicinato con un'alligatore era l'ultimo dei miei desideri. Mi avvolsi dunque nel mantello e mi sedetti accanto al mio cammello, appoggiando la schiena ad esso che nel frattempo si era anche lui accucciato. Sorseggiai ancora dell'acqua e mi misi a mangiare fino a sazietà.
    E' meglio restare qui per sta notte. Se ci fossero altre raffiche come la precedente arriveremmo esausti a destinazione. Non manca molto, se domani partiamo di buon mattino potremmo arrivare per il pomeriggio stesso. conclusi infine, rivolgendomi a Ryu. Quando il sole calò e si iniziò a rabbuiare l'ambiente, mi addentrai nella folta vegetazione e raccolsi della legna. Non ce n'era in abbondanza, così la mia raccolta si concentrò soprattutto sulle cortecce di palme secche, ottime per accendere. Ritornai poi dal mio compagno con parecchia legna che sistemai tra i due cammelli, non troppo vicina da spaventarli non appena avessimo acceso il fuoco ma abbastanza da riscaldare l'ambiente che di li a poco sarebbe diventato gelido. Mi misi dunque a strofinare due legnetti e dopo venti minuti di tentativi vani, fui un po seccato. Non volevo utilizzare le mie tecniche Katon per non rivelare troppo di me al mio compagno che avrei potuto affrontare un giorno, magari perfino nell'esame Chuunin. Perciò, mi limitai a rifare il processo, questa volta impegnandomi e facendolo molto più velocemente. Nel giro di poco il fuoco fu acceso, non era molto vivo ma sarebbe comunque bastato. Almeno, sperai di si. Mi rimisi nella stessa posizione precedente appoggiandomi al fianco del cammello.
    Sarà meglio dormire. I conflitti tra le tribù sono antichi, e, a differenza di quanto spera il Kazekage, non penso che sarà così facile convincerli a non darsi battaglia. E' molto più probabile che invece dovremo aiutare i nomadi del deserto a fronteggiare il clan nemico. Sono molto cocciute le tribù, e molto orgogliose. Quel che è successo li ha feriti nell'orgoglio e vorranno vendetta.
    e, detto questo, chiusi gli occhi pronto ad una nottata di sonno rinvigorente.
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    «Già, ma facci l'abitudine. Ogni volta che ti troverai nel deserto sarà così.» Perso nei suoi pensieri, Ryu udì appena le parole del compagno... Intanto procedevano, e per la loro felicità l'oasi sembrava man mano farsi sempre più vicina e la raggiunsero prima del tramonto. Il posto era magnifico, anche se non molto ampio e si sviluppava attorno a un piccolo lago. Le palme erano altissime: avendo bisogno di un clima desertico per crescere, Ryu di palme a Konoha non ne aveva mai viste. Dai tronchi piuttosto flessibili, crescevano alte sino al cielo e tra le loro fronde si vedevano le noci di cocco, un prelibato frutto. Ryu di cocco ne aveva già mangiato, ma tutta roba di importazione... Pensò che appena colto fosse più buono che mai. Lo stomaco in tutta risposta gli brontolò. Smontò dal cammello che, esausto, subito si diresse al laghetto ad abbeverarsi e riposarsi. Mentre Maky si dirigeva anche lui alla fonte d'acqua, Ryu andò a curiosare intorno e ,con suo gran stupore, scoprì i segni di un accampamento. Bhe, mi pare anche scontanto... E' normale che i viandanti del deserto vengano qui a riposarsi! Le tracce non erano molto recenti, dovevano risalire a qualche giorno prima... Ryu pensò a qualche Shinobi come loro in missione per l'ostico Paese del Vento: c'era il segno di un piccolo fuocherello, della corda e dei bastoncini di legno sparsi qua e là, oltre che delle noci di cocco. Dunque, dopo questa piccola parentesi da esploratore, ritornò alla posizione di partenza, dove Maky, ancora vicino la fonte d'acqua, si abbeverava pensieroso. Solo in quel momento Ryu si rese conto di quanto fosse sudato... e di quanto puzzasse! Senza pensarci due volte si denudò, rimanendo con nient'altro che i suoi mutandoni gialli a pois blu, dunque prese una bella rincorsa e si gettò nel lago con un classico tuffo "a bomba", spruzzando acqua tutt'intorno. I cammelli bramirono infastiditi. Ryu nuotò qua e là, in un eccepibile anche se piuttosto goffo stile a rana. Ogni tanto si fermava, andava giù con la testa e si dissetava. L' acqua era a una temperatura perfetta, né troppo calda né troppo fredda e sembrò lavargli via tutte le fatiche. Il ragazzo uscì dal lago, scrollandosi l'acqua di dosso manco fosse un cane, e si sedette su di un grosso masso. Si spostò poi vicino al fuoco che Maky intanto aveva acceso, per asciugarsi e riscaldarsi. L'aria incominciava a farsi più fredda, in prossimità della notte. Ryu si rivestì, mentre Maky gli narrava dei conflitti tra i nomadi del deserto e il Clan delle Pietre Rotolanti, invitandolo poi a riposarsi in vista delle fatiche che avrebbero dovuto affrontare l' indomani. Il genin di Suna si addormentò quasi immediatamente, ma non fu lo stesso per Ryu. Poggiato alla gobba del suo cammello, che aveva deciso di battezzare Augusto, mandò giù qualcosa dalle sue scorte di cibo e poi si perse nei suoi pensieri, mentre osservava il fuoco scoppiettare allegro... Mentre la sua mente vagava nelle lontane praterie del Paese del Fuoco, cadde in un sonno profondo e ristoratore. Quando l'indomani si svegliò, il Sole era da poco sorto in cielo... Il deserto cominciava a dargli su i nervi. «Prima finiamo, meglio è..» Esordì rivolto a Maky, a mo di buongiorno.

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    Edited by Arathorn - 13/1/2013, 18:34
     
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    Mi ero svegliato da una manciata di secondi quando vidi Ryu fare lo stesso. La stella che tutto illuminava si poteva scorgere ancora all'orizzonte, non si era nemmeno staccata dalla linea di confine tra cielo e terra. Il giorno era appena iniziato e il caldo, per fortuna, non aveva ancora soppresso la nostra forza di volontà. Feci una colazione veloce e bevvi a volontà nella piscinetta naturale d'acqua dolce in cui ci trovavamo. Mi sciacquai la faccia e mi svegliai per bene. Infine, fui pronto per mettermi in marcia e esortai il mio compagno a fare lo stesso. Il cammello non fu molto contento di intraprendere nuovamente un viaggio, ma riuscii a convincerlo con qualche pacca e una buona dose di forza. Montai in "sella" e partii, non dopo aver controllato la direzione, in direzione nord-est. Nonostante vivessi nel deserto vederlo quella mattina mi fece un po effetto. Dal mare impetuoso che era il giorno precedente si era trasformato in una landa dorata quasi pianeggiante, che dava tutta l'impressione di non volersi scatenare mai. In ogni caso ero ancora un po assonnato e evitai di badare troppo al paesaggio, così continuai il viaggio in silenzio, a meditare e ad ascoltare i suoni e i rumori del deserto. Furono lunghe ore, quelle, e mi ritrovai nuovamente costretto a coprirmi il capo con il cappuccio per evitare spiacevoli incidenti. Il sole che tutto vedeva e illuminava picchiava incessantemente sulla mia testa e mi impediva quasi di pensare lucidamente. Era terribile, e peraltro quel giorno era particolarmente caldo, dovetti ammettere. A tardo pomeriggio, quando il sole aveva già oltrepassato da un pezzo lo zenit, arrivammo in vista di Satetsu. Il viaggio era ormai terminato e ad attenderci, da quel che mi aspettavo, c'era una grossa chiacchierata burocratica e una breve dormita per quella notte. Infine, l'indomani, sarebbero arrivati i guai peggiori.
    Se fosse necessario saremo in grado di fermare un'intero Clan? mi dicevo dubbioso. Era una domanda che mi perseguitava nei meandri più oscuri della mente fin dal primo momento in cui avevo letto il mio compito. Insomma si, ero un genin esperto e ormai prossimo a sostenere l'esame Chuunin, ma un'intero Clan? Per quante missioni avessi svolto fino ad allora nulla era minimamente simile a quel che avrei fatto quel giorno. In me pervadeva un leggero senso di insicurezza, anche se cercai sempre di tenerlo arginato e di mostrare il lato più forte del mio carattere, di me. Ormai a qualche centinaio di metri dalla cittadina, sbuffai.
    Siamo arrivati finalmente.. dissi, più rivolto a me stesso che Ryu. In lontananza si potevano percepire urla e schiamazzi.
    D'accordo, penso che sia possibile che siamo arrivati in ritardo.. se così fosse e la tribù dei nomadi del deserto fosse già arrivata, il conflitto avrebbe già avuto luogo e si starebbe svolgendo in questo preciso momento. Spero di sbagliarmi, ma se è davvero così.. Non so quante probabilità ci sono che noi riusciamo a fermarlo essendo già in corso..
    continuai, leggermente allarmato. Spronai il cammello ad andare più veloce e iniziammo ad aggirare la città, per controllarne il perimetro. I rumori provenivano dall'entrata Nord e sperai che il Clan delle pietre rotolanti non fosse già riuscito a penetrare nella cittadina e, probabilmente, fare strage di civili.
    Situazione peggiore di questa non poteva capitarci..

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    Dopo una fin troppo magra colazione, i due Shinobi partirono. Ryu pensò che Satetsu non potesse più essere molto lontana... Entro quel pomeriggio sarebbero giunti a destinazione. Augusto, il cammello di Ryu, non sembrò affatto contento di ripartire. Nell'oasi aveva tutto quello che gli serviva per vivere tranquillamente e così, quando Ryu gli saltò cavalcioni, bramì contrariato. «Dai Augusto!» Disse per incitarlo, accompagnando alle parole una leggera tallonata. «Ormai manca poco...» Soggiunse rivolto più a se stesso che ad altri. Il deserto quell'oggi non riservò loro sorprese... Il vento del giorno prima sembrava essersi calmato, ma per contro sulle loro teste batteva un sole da spaccare letteralmente le pietre. Ryu si tirò su il cappuccio, fin quasi a coprirgli il volto. Quella fu una giornata calda persino per gli standard di Suna, e per Ryu che era comunque abituato alle miti temperature del Paese del Fuoco fu una vera e propria botta in fronte. Gli sudavano persino le sopracciglia. Un paio di volte il Genin di Konoha avrebbe giurato di vedere in lontananza un'oasi, una cittadina, ma bastava chiudere le palpebre che quelle sparivano. Maledetto deserto... Mi prende anche in giro. Si inumidì le labbra. Si adagiò sulla gobba del cammello, sciogliendo un po i muscoli che gli si erano irrigiditi, a furia di stare in quella comoda posizione. Finalmente, in lontananza, l' Akimichi potè scorgere la vera Satetsu, città solitaria tra il deserto e le Montagne di Ferro, che si ergevano silenziose alle sue spalle. Il ragazzo dovette chiudere un paio di volte le palpebre, prima di convincersi che quella fosse una vera città e non un altro tiro mancino del deserto. Improvvisamente irradiato di nuove forze, Ryu si erse dritto in "groppa" al cammello e lo spronò ad accelerare il ritmo. Più si avvicinavano alla città, più era possibile sentire grida e schiamazzi. «D'accordo, penso che sia possibile che siamo arrivati in ritardo.. se così fosse e la tribù dei nomadi del deserto fosse già arrivata, il conflitto avrebbe già avuto luogo e si starebbe svolgendo in questo preciso momento...» Che volpe.. Pensò Ryu ironico. Aumentarono ancora il ritmo, percorrendo il perimetro della città, per raggiunger il luogo da cui provenivano gli schiamazzi. Quando voltarono l'angolo delle mura della città, la visione che si presentò loro fu impressionante. Uno di fronte all'altro, a una quarantina di metri dalle porte Nord di Satetsu, si ergevano due veri e propri eserciti. Spalle alla città, vi erano i nomadi... Non più di una ventina, piuttosto esili, ognuno di loro era avviluppato in un pesante mantello (che come Ryu aveva imparato in quei giorni doveva essere piuttosto utile nelle loro lunghe traversate nel deserto), mantelli i cui colori variavano dal verde smeraldo fino al bianco latte, passando per il rosso fuoco e l' azzurro cielo... L'effetto ottico era stupefacente, e Ryu non potè fare a meno di pensare a quanto sarebbe stato bello vederli migrare in gruppo per le immense lande sabbiose del deserto. La maggior parte portavano legate al fianco lunghe scimitarre, altri stringevano tra le proprie mani possenti archi in legno di tasso, con le dita che fremevano nell'attesa di scoccare le prime freccie, mentre qualcuno dei più grossi teneva poggiate sulle palle grosse clave color sabbia. Dall'altra parte, con le Montagne di Ferro che si ergevano minacciose alle loro spalle come ombre nella notte, il Clan delle Pietre Rotolanti. Molto più "barbari" rispetto ai loro avversari, erano vestiti in abiti di pelle e protezioni in cuoio. Numericamente superiori rispetto ai nomadi (seppur non di molto), erano molto più grossi e dall'aria malvagia. Dalle lunghe chiome e dalle barbe folte color paglia, rossiccio e biondo dorato, la maggior parte di loro stringeva tra le mani armi di ogni tipo: ascie bipenni, falci, mazze chiodate, martelli giganti. Ryu immaginò che dovessero avere uno stile di combattimento piuttosto rozzo. I due eserciti schiamazzavano, facendosi roteare le armi tra le mani, desiderosi di adoperarle... Sembrava infatti ci fosse qualcosa che rimandasse l' inizio del conflitto! Stendendo le tozze dita per parare gli occhi dalla luce, Ryu potè vedere in lontananza, nello spazio che ancora divideva i due eserciti, un piccolo gruppetto di sei persone che discutevano animatamente. Tre di loro loro avviluppate in mantelli colorati, le altre tre reggevano tra le mani delle clave chiodate. In particolare, discutevano tra loro uno dei barbari, che sembrava essere più grosso e cattivo di tutti gli altri, e uno dei nomadi, forse un po bassino ma dalle spalle larghe, avvolto in un mantello color non-ti-scordar-di-me. «Forse siamo ancora in tempo...» Disse Ryu, più a se stesso che a Maky.

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    Edited by [S]ergio - 19/1/2013, 19:51
     
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    Spero che tu abbia ragione.. risposi, deglutendo al solo vedere la massa di combattenti che avremmo dovuto affrontare in caso di situazione disperata. Certo, ci saremmo affiancati alla tribù di nomadi del deserto, ma in ogni caso avremmo dovuto lavorare sodo e intrometterci nella gran parte degli scontri per evitare vittime. Spronai ancora il cammello e lo direzionai verso i sei uomini che stavano animatamente discutendo. Non appena giunti a una dozzina di metri di distanza, questi ci guardarono torvi e entrambe le fazioni sfoderarono le loro armi e le puntarono in nostra direzione. Alzai le mani e mi avvicinai lentamente. Parlavano in un dialetto che non conoscevo, ma non appena mi identificai loro sembravano comprendere la mia lingua e parlarono nel mio stesso modo.
    Sono Maky Uryuu, ninja di Sunagakure e lui è Ryu Akimichi di Konoha. continuai, cercando di rassicurarli. Quando però nessuno abbassò le armi, continuai. Gli arcieri di entrambe le tribù avevano una freccia incoccata e erano pronti a scagliarla al minimo segnale di pericolo per i loro leader. Cercai dunque di muovermi il più cautamente possibile, cercando di non apparire una minaccia, contando anche sul fatto della mia giovane età.
    Non siamo qui per combattere, anzi. Ci è stato ordinato di gestire i rapporti diplomatici tra di voi. Il Kazekage vorrebbe evitare uno spargimento inutile di sangue. Perciò, per favore, abbassate le armi e parliamo come persone, anzichè come bestie come state dimostrando di essere.
    Forse mi ero allargato troppo, e quando quello che parve il leader della tribù dei nomadi fece un passo verso di me, il cuore mi batte forte. Poi, puntò la spada in direzione dei rivali e mi sentii leggermente sollevato.
    Vattene, ninja di Suna. Andatevene subito. Non sono affari che vi riguardano e tantomeno vogliamo rendervene partecipi. Le cose sono sempre andate avanti risolvendo le cose tra di noi, non vedo il motivo per il quale dobbiate intervenire proprio ora.
    disse, mantenendo un tono calmo e sicuro anche se l'ultima parte era pronunciata con un tono lievemente acido. Probabilmente, intuii, ora che erano stati loro a subire il torto inizialmente volevano e desideravano vendetta. Uno dele pietre rotolanti battè il fondo della sua mazza ferrata sulla sabbia. Mostrò un falso sorriso.
    Ha ragione, andatevene. Risolveremo la faccenda tra di noi.. pronunziò, evidentemente sicuro che il suo Clan avrebbe avuto la meglio.
    Non siamo qui per gestire le vostre faccende, solo per evitare che vi uccidiate inutilmente! continuai nel tentativo di convincerli. Il capo della tribù dei nomadi fece per parlare ma lo interruppi subito.
    Sono loro ch-
    Sappiamo come sono andati i fatti! Ma pensate di risolvere qualcosa uccidendovi fino a quando non rimangono solo cadaveri?! Pensate di risolvere qualcosa facendo piangere dozzine di famiglie i cui mariti non torneranno più a casa?!
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    «Spero che tu abbia ragione..» E così i due si avvicinarono cautamente al gruppo centrale, indentificandosi come Shinobi. Gli occhi di tutti (oltre che le armi) erano adesso puntati su di loro, in particolare su Ryu, che immaginò di avere un aspetto assai più "spaventoso" rispetto al suo compagno di neanche un metro e sessanta. «Sono Maky Uryuu, ninja di Sunagakure e lui è Ryu Akimichi di Konoha.» L' Akimichi smontò lentamente dal cammello, tenendo le mani ben in vista. La diffidenza nei loro confronti sembrò aumentare, in particolare da parte dei membri del Clan delle Pietre Rotolanti. Una volta che furono a poco più di qualche passo dal gruppo di sei, Ryu potè osservare meglio quelli che evidentemente erano i due leader. Il capo dei nomadi, avvolto nel suo mantello color non-ti-scordar-di-me, era bassino, non oltre il metro e settanta, ma aveva spalle belle larghe e i piedi ben piantati a terra. La carnagione era piuttosto scura, probabilmente effetto delle tante ore passate a peregrinare sotto il Sole del deserto, e i capelli erano nero pece, raccolti in treccine rasta che gli arrivavano fino all'altezza del petto. Una grossa cicatrice gli solcava il viso. L'altro, invece, il leader del Clan delle Pietre Rotolanti, semplicemente sembrava la personificazione della "barbaria". Alto almeno dieci centimetri più di Ryu (il che è tutto dire), aveva una lunga barba color paglia, tanto lunga che addirittura la teneva infilata nella cintola (Ryu immaginò che in quel Clan la barba potesse essere segno di forza e virilità). Dello stesso colore della barba erano i capelli, che scendevano anch'essi lunghi fino alle spalle. Sul capo, teneva poi un elmo in cuoio da cui sporgevano due grossi corni bianchi. Tra le mani stringeva spasmodicamente una mazza chiodata alta quasi quanto Maky, probabilmente trattenendo l' impulso di fracassare il cranio dei nuovi arrivati. Era arrivato il momento di fare diplomazia, ma Ryu, consapevole dei suoi modi di fare forse troppo rozzi, lasciò che a parlare fosse Maky... Mai scelta fu più sbagliata. Il Genin di Suna non potè esordire in modo peggiore: «...abbassate le armi e parliamo come persone, anzichè come bestie come state dimostrando di essere...» Ryu vide il leader dei barbari stringere, se possibile, la mazza ancora più freneticamente. Lo stesso capo dei nomadi fece un passo avanti, verso di loro. Ecco, adesso gli taglia la testa... e fa anche bene. Fortunatamente non fu così. Semplicemente li invitò a non immischiarsi dei loro affari. «...Le cose sono sempre andate avanti risolvendo le cose tra di noi, non vedo il motivo per il quale dobbiate intervenire proprio ora...» Aveva una voce profonda e suadente, e per qualche secondo, convinto da quella stessa voce, Ryu pensò seriamente di risaltare su Augusto e andarsene a fare i fatti propri. Ma Maky continuò ad insistere, provando con una classica frase a effetto, di quelle che dicono gli sfigati nei film: «Sappiamo come sono andati i fatti! Ma pensate di risolvere qualcosa uccidendovi fino a quando non rimangono solo cadaveri?! Pensate di risolvere qualcosa facendo piangere dozzine di famiglie i cui mariti non torneranno più a casa?!» A quel punto a farsi avanti fu il capo dei barbari. Sempre stringendo spasmodicamente la mazza, fece un passo avanti e poi parlò. Aveva una voce roca e aggressiva, che a Ryu quasi fece venire i brividi. «Io sono Klurg, leader del Clan delle Pietre Rotolanti, e a te rispondo, Maky della Sabbia: famiglie? Se mai dovessimo morire sarebbero le nostre donne a vendicarci!» Nella mente di Ryu prese forma l'immagine di alte e grosse donne con tanto di barba, quasi vomitò. «I nostri figli? I nostri figli sono nati nella guerra, cresciuti nella guerra e vivono per far guerra!» Fece una piccola pausa. «No... Siamo un popolo di guerrieri e non ci tireremo indietro!» Dalle fila dei barbari partì un boato assordante. La situazione non andava per il meglio.. «E adesso sono io, Kizaru, capo dei nomadi, a rispondere a te, Klurg delle Pietre Rotolanti... Siete stati voi a volere questa guerriglia, siete stati voi ad attaccare i civili di Satetsu, da sempre nostri alleati, e a sterminare i nostri membri che si sono opposti alla vostra follia!» Sotto il mantello color non-ti-scordar-di-me ci fu un leggero movimento, come se Kizaru avesse posato la mano sull'elsa della propria scimitarra. Sarebbe più facile far ragionare gatti e cani che questi tipi...

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