Posts written by Erlkönig

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    CITAZIONE
    Un'infinità.

    E' dire poco lol
    Con il senno di poi, ci sono così tante colpe che mi do da solo e così tante cose che avrei voluto gestire meglio, ma nulla di tutto quel che è successo scalfisce in qualche modo i ricordi positivi che ho di questo posto. Persino tutti i personaggi che non hanno mai visto la luce del giorno al di fuori delle sezioni dei mod sono ancora nel mio cuore e ricordo ognuno di essi con il più profondo affetto. E questo non vale solo per quelli nati di mio pugno, ma per tutti i personaggi, eventi, interazioni, circostanze assortite che si erano consolidate in questo mondo che avevamo creato.

    E' davvero un peccato che sia così difficile oggi come oggi trovare da un lato il tempo, ma in generale un ambiente che rievochi il piacere che era il tipo di scrittura dei forum. Ho provato e sto tuttora provando vari lidi e tipi di gioco, ma il piacere di programmare role come si faceva qui (o in siti suoi simili) non l'ho più provato altrove.


    CITAZIONE
    -State lavorando a qualche nuovo progetto che vi piacerebbe condividere qui? Non necessariamente legato ai giochi di ruolo

    Chi mi conosce i miei progetti li sa. Ho idee che frullano in testa che prima o poi vedranno la luce del sole, ma nel mentre mi diverto e sfogo con tante cose più piccole, come scrivevo anche prima. Ma se mi giungesse voce di un nuovo progetto su questa linea, fosse anche più ridotto o semplificato, soprattutto se con la vecchia guardia (gira e rigira, parte dell'esperienza sta già nella gente con cui ho condiviso quelle passate, per me, e sarebbe un bonus enorme che con altre compagnie sentirei meno e non le renderebbe mai qualcosa allo stesso livello), mollerei tutto e salperei senza nemmeno pensarci.

    CITAZIONE
    -Infine, qual è stato il momento del tempo passato sul forum che ricordate con più nostalgia?

    Per me è semplicissimo ed è un lungo periodo a cavallo dalla 2.0 e la 3.0
    Quando avevo Arakune come pg era il periodo in cui il forum aveva cominciato davvero a realizzarsi: allora non credo fossi ancora mod, almeno non di fatto, ma è stato quando il gdr ha cominciato a prendere forma come qualcosa che aveva una direzione chiara e un impegno serio, impegno che era davvero divertente da portare avanti.
    Era il periodo dei primi Lucca Comix con i ragazzi, delle vacanze estive assieme in cui non si faceva che progettare, preparare cose, pianificare role di più o meno importanza. Poi sono diventato mod, abbiamo cominciato a lavorare assieme, siamo passati al 3.0 ed era il momento in cui eravamo tutti più invested e convinto del progetto. I tempi in cui è nata la chat su Skype.
    So che è melenso, ma purtroppo (o per fortuna, a seconda dei punti di vista, dato che io credo davvero nel potere che ha avuto questo forum, questa seconda casa) quello è stato uno dei periodi più felici della mia vita e avrà sempre uno spazio nel cuore.


    E lascio una menzione d'onore e un ringraziamento al buon Pagos. Non essendo stato qui al tempo della creazione del forum ma essendo subentrato, sebbene molto presto, comunque dopo, non ricordavo il compleanno e sono passato assalito dalla nostalgia dopo che lui aveva nominato l'argomento XD
    E leggendo la risposta di Frenz, non ho potuto fare a meno di rispondere e scrivere anche io qualcosa, per quanto stupido. E Frenz, Marsh, Alex... inutile ripeterlo, ma mi dispiace tanto di tutto quello che è andato male, ma soprattutto grazie per gli anni, l'impegno e la passione che avete messo insieme a me e agli altri in questo forum. E ovviamente anche a Xisil, se ancora ricorda con piacere e ha ancora un legame con questo luogo e con queste persone. Purtroppo di lei non so più niente e mi dispiace tanto, ma anche lei ha fatto parte di tutto questo (personalmente anche una molto importante) e spero che condivida questi sentimenti.
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    Temo purtroppo tu abbia frainteso l'obiettivo. Ora come ora manca la gente che aveva composto l'organizzazione del forum. L'auspicio sarebbe di riunirla, di tornare un gruppo coeso, ma anche se si riuscisse a fare, dubito che il gdr potrebbe ripartire per ragioni dopo il lungo periodo di coma (e dato le... circostanze che lo circondano)
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    Il tratto distintivo del KHN alla fine era il forte legame che univa i membri, dato che anche se non è mai riuscito ad allargarsi più di tanto per molto tempo, gli utenti erano vicini tanto tra le pagine delle discussioni quando al di fuori, quindi non posso che lodare e appoggiare questa tua speranza XD
    Di sicuro non ti lascio vagare qui da solo, chiunque abbia voglia di passare di qua gli terrò compagnia ben volentieri.
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    C'è poco da dire, questo E3 mi ha riacceso l'hype per la serie in una maniera che non pensavo possibile.

    Grazie alle demo che sono girate in questo periodo siamo arrivati a sapere molto sugli elementi di gameplay e mi fa davvero ben sperare per un gioco molto divertente: a parte le giostre di disneyland, a quanto capito sostanzialmente dei comandi di reazione, che mi sembrano ormai meno interessanti di quanto mi fossero parse inizialmente, la possibilità di cambiare keyblade mid-battle e che ad ognuno siano collegate trasformazioni diverse da usare in combattimento mi piace molto. Se poi è vero che anche le magie cambiano effetto in base al keyblade o alla trasformazione attiva, pregusto già una varietà enorme che mi fa salivare litri. I mondi nuovi sembrano bellissimi, più di quanto sperassi (anche se non riesco a superare l'odio intrinseco che ho per Frozen, è più forte di me) e rivedere Larxene e Luxord, per quanto non sia felicissimo di rivederli nell'organizzazione XIII, è stato fantastico (ora, Nomura, PUOI DARMI IL MIO DEMYX PER FAVORE? <3). E se quello alla fine dell'ultimo trailer è Repliku, diamine, potrei perdonare Nomura per tutte l'odio che si è attirato negli ultimi dieci anni.
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    Mentre le loro dita si intrecciavano, Saya mantenne lo sguardo alto, stretto a quello della sua alleata. Will allungò verso di lei una mano deforme, squamosa, la cui pelle si frantumava in polvere e bruciava in fumo nero ad ogni movimento. La stretta fu delicata, puramente simbolica, i loro palmi si sfiorarono appena; eppure l'unico occhio brillante d'oro bruciava nell'orbita scura della donna, mostrando una forza diversa, impaziente di esplodere.
    -Perdona lo stato.- la pregò l'albina con tono complice, un sorriso sibillino mentre ricambiava il gesto con la schiena dritta, determinata a mostrarsi sua pari. -Te la stringerò nuovamente quando sarò completa. Will, non vedo l'ora di aiutarti a raggiungere il tuo obiettivo.-
    Saya annuì debolmente, ricambiando con un suo ghigno ambiguo, concepito da più istinti che si fondevano dentro di lei: finalmente aveva trovato qualcuno capace di comprendere la sua filosofia, qualcuno capace di suscitare in lei più che un falso sorriso di cordialità o di rispetto inesistente; ma la donna era anche troppo intelligente, troppo orgogliosa... troppo simile a lei. Una compagna, una rivale, una tagliola sempre pronta a scattare, Will incarnava allo stesso tempo un'infinità di ruoli, molti dei quali la Heartless non poteva fidarsi.
    Le loro mani si separarono, Saya abbassò la sua molto lentamente; nascondendola dietro la schiena, strinse e allentò le dita più volte, aumentando la stretta ad ogni reiterazione. I suoi smeraldi scivolarono dal palmo pallido dell'albina fino al suo volto deforme ed ella si accarezzò le labbra con la punta della lingua, inseguendo un pensiero molto divertente: “Chissà quanto potrà durare un patto tra noi due.”
    Will sospirò, come liberandosi della stessa tensione che aveva irrigidito Saya fino a quel momento, e la giovane la imitò; almeno per il momento, si sarebbe limitata a giovare di ogni aspetto positivo che quella nuova conquista le avrebbe portato. Si preannunciavano giorni ancora più interessanti di quanto i suoi ultimi non fossero stati e, di fronte a tale prospettiva, il bisogno di smembrare qualche Ombra e portare a termine quella che era la sua missione si faceva quasi incontenibile.
    La sua compagna indietreggiò con leggiadria, sulla sabbia fine dell'arena grigiastra i suoi passi non provocarono alcun suono. Il suo corpo ebbe un leggero fremito, le sue spalle scesero più rilassate; chiuse gli occhi per un istante e fu allora che Saya udì un suono alle sue spalle, simile al crepitio del fuoco.
    Strinse i pugni fino a sentire le nocche scrocchiare e, piroettando lentamente sulla punta del piede destro, diede le spalle a Will ed incontrò i suoi nuovi compagni di giochi: due polle di pece infettarono la terra grigia, due portali pulsavano nell'aria accanto ad esse, trasudando oscurità.
    -Mi faresti il favore, Saya?- domandò con un cinguettio rauco la donna alle sue spalle. Saya rispose divaricando le labbra, le gambe che scivolavano con un debole fruscio, e allora ghignò mostrando le proprie zanne.
    Non c'era nessun problema, se la sarebbe sbrigata in fretta: avrebbe ricordato quei falliti il motivo per cui gli Heartless ferali prendono ordini da quelli come lei.
    Due Neo-Shadow e due Darkball nacquero dalle tenebre di fronte a lei, arrancando da come a fatica dai meandri dell'oscurità, corpi neri e occhi dorati che brillavano come lanterne nella penombra.
    La ragazza arricciò il naso in una smorfia di disappunto: nemici banali, bestie che avevano lottato più volte al suo fianco come semplice carne da macello; creature che, già sapeva, erano incatenate da limiti che i loro fragili corpi non permettevano loro di superare. Roteando appena il collo, fece un cenno verso la compagna. “Davvero bastano questi per rimetterti in sesto?” avrebbe voluto domandarle, infastidita da quanto poco credito la sorte pareva averle concesso. I nemici si mossero tuttavia prima che ella potesse incidere in parole quei suoi pensieri. I Neo-Shadow balzarono in avanti, tuffandosi nella sabbia come fosse un mare di tenebra e la ragazza rispose alzando la guardia, mentre i fragili arti da bambina si tramutavano in enormi e grezzi artigli.
    “Vorrà dire che finirò ancor prima del previsto.” concluse, svuotando in quelle poche parole ogni suo pensiero ed incanalando tutto il suo essere nella frenesia della battaglia.
    Le due creature sferiformi pulsarono all'unisono, come animate da una sola mente: fremettero a mezz'aria, vibrarono con un sibilo elettrico e, all'improvviso, scattarono in avanti, le fauci spalancate in un ruggito muto.
    Saya tenne lo sguardo fisso sui suoi nemici, seguì i loro rapidi movimenti, studiò la loro traiettoria fino a poterne prevedere la meta: scartò indietro, vide i nemici sobbalzare contro la barriera invisibile che segnava la fine del loro assalto e, indenne, mise un metro buono di distanza tra se stessa e loro.
    Appena i suoi piedi ebbero raggiunto di nuovo terra, la ragazza piegò le gambe, preparando uno scatto, e strinse i denti; tese ogni muscolo, indurì il suo corpo e arroventò il sangue, pronta a sopportare ogni assalto e sicura che, invece, i suoi nemici non avrebbero saputo fare altrettanto. Le due macchie nere scivolarono sulla sabbia, una le scivolò alle spalle mentre l'altra le si accostava. Assottigliò i suoi occhi e, come il Neo-Shadow riemerse, si tuffò dritta nella sua direzione, artigli allungati nella sua direzione: la sua forza era maggiore, le sue armi più robuste, non c'era alcun dubbio che in uno scontro fisico sarebbe stata lei ad uscire in cima. Al mostro alle sue spalle aveva deciso di non dare attenzione, per il momento, un urto possente la cui origine era difficile da definire, se un arto dell'ombra o se solo il movimento dell'aria, la investì alla schiena, con una gelida artigliata minacciò di strappare le sue vesti ed intaccare la sua pelle nivea; Saya incassò il colpo in silenzio, mettendo più pressione nella morsa delle sue fauci per scongiurare anche il più piccolo dei fastidi. Concentrata invece a sfoltire fin da subito le schiere nemiche, avrebbe tentato di afferrare al volo il nemico, contando sulla forza e rapidità maggiori che possedeva, afferrando con una mano gli artigli o le zampe che le fossero state agitate contro e con l'altra il collo, le spalle o qualsiasi parte del corpo fosse a tiro. Avrebbe schiacciato il Neoshadow a terra, quindi e, dardeggiando con lo sguardo verso i due Darkball alla sua sinistra, per non essere presa di sorpresa, avrebbe immediatamente spostato una delle mani, quella stretta sull'arto, verso la testa. Avrebbe schiacciato il cranio a terra, applicato pressione e, prima che la povera creatura potesse rendersi conto di ciò che stava accadendo, avrebbe trasformato il suo arto: sarebbe bastato poco, dal centro del suo palmo, con un lieve formicolio nella sua pelle, una sottile, resistente ed affilata massa di carne si sarebbe allungata come una lama nascosta, un ago di svariati millimetri che avrebbe perforato il cranio dell'Ombra nel giro di brevissimi istanti, scavando attraverso la fronte, il cranio, la corteccia (ammesso la possedesse) e sempre più giù, fino ad incontrare il soffice abbraccio della sabbia tinta di nero.
    E con il primo agnellino sacrificato all'altare di Will, si sarebbe leccata compiaciuta le labbra, conscia che di lì in avanti la caccia sarebbe solo diventata più facile.






    Stato Fisico: botta alla schiena, causata dall'onda d'urto del Neo-Shadow alle sue spalle, dolore ignorato grazie all'abilità Tenacia
    Stato Mentale: indenne
    MP: 100 - 4 = 96%
    Abilità Utilizzate:

    CITAZIONE
    Morgawr

    Saya adora portare dolore e sofferenza nelle sue vittime. Adora vedere il loro volto contorcersi nel dolore, adora le loro grida e le loro continue suppliche di pietà, anche quando la fine è ormai inevitabile. Tuttavia, tale passione non è invertibile, lei non sopporta in alcun modo il dolore. Anzitutto, ogni ferita è un avvertimento, la obbliga a ricordare che, nonostante tutto, è ancora mortale come chiunque altro. Come se non bastasse, il suo stile di combattimento la sottopone a molti rischi, esponendola spesso agli attacchi dei nemici. Non può rendersi invulnerabile, ma i poteri della sua razza le hanno permesso di ignorare il dolore. Il suo corpo è molto più forte di un tempo e tale è il suo controllo su di esso: ha dei limiti, certo, ma pur venendo colpita la bambina è in grado di mantenere il suo sorriso crudele e portatore di morte, di continuare ad avanzare ignorando gli spasmi dei suoi muscoli e il dolore lancinante che brucia le sue membra.
    [Abilità Razziale “Tenacia” - Passiva Normale]

    CITAZIONE
    Cynothoglys
    Lo stesso corpo di Saya è la sua arma più potente e, grazie a questo potere che la razza degli Heartless mette a disposizione della ragazza, tale verità è confermata ancora una volta. Basta una pulsazione delle sue carni, proveniente dagli arti, dal corpo o da ogni parte in un solo istante e letali armi scaveranno attraverso le sue membra per vedere la luce. Else scolpite in muscoli sanguinolenti e percorsi da venature, lame affilate nel bianco delle ossa, il cui numero e dimensioni risponde alla volontà e alle energie impiegate dalla loro forgiatrice. Non sono mai finemente scolpite, nelle creazioni demoniache della ragazza non vi è mai la grazia di un esperto, ma la loro pericolosità non fa invidia alla più potente delle armi: che siano lanciate come proiettili lontano dal suo corpo, che le manovri come nuovi arti o che le chiami a sua difesa al momento più opportuno, le sue armi saranno sempre pericolosissime mietitrici di vite assetate del sangue di chiunque si trovi lungo la loro traiettoria.
    [Abilità Razziale "Blade Havoc" – Attiva Variabile - Istantanea]

    Note: Allora, come io abbia schivato i Darkball mi pare evidente: l'abilità attesta che la distanza massima che la loro tecnica copre è di tre metri, e tre metri è la distanza a cui hai detto si trovavano quando appaiono, viene da sé che un banale salto all'indietro fosse più che sufficiente ad uscire dalla loro gittata e cavarsela. Per i Neo-Shadow, invece, essendo il colpo che sferrano una volta usciti di potenza nulla, ed avendo Saya una statistica in corpo molto più alta della loro, Saya blocca senza problemi l'attacco di uno usando la propria arma (aka il braccio trasformato), mentre l'altro colpo, che la investe alla schiena, fa un danno abbastanza contenuto da permetterle di ignorarne gli effetti tramite la passiva Tenacia.
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    Ad ogni mossa, ad ogni risposta che Saya riceveva a quel gioco di scacchi portato avanti con le parole, la giovane Heartless realizzava sempre più che, forse, aveva dato un giudizio troppo affrettato alla sua compagna. Il volto deforme che ella le aveva mostrato era molto, molto imbarazzante, un simbolo di debolezza che, per ovvie ragioni, Saya non avrebbe mai dovuto sopportare; diversamente dalle aspettative iniziali, tuttavia, era sempre più chiaro come colei che le si trovava davanti fosse molto più intelligente ed affine alle sue idee di quanto non si sarebbe mai aspettata da una creatura così incompleta.
    -Oh, un aiuto sincero. Non avrei potuto sperare in meglio.- le rispose. La voce era neutra, ma non altrettanto le sue parole: Will non credeva davvero nel suo disinteresse, era più intelligente di così.
    Saya rispose con un ghigno ambiguo, gli angoli delle labbra che tremavano per mantenere l'espressione. Troppo, troppo affine, persino nell'ironia.
    -Heartless, uniti, forza cardine, certo.-
    La ragazza si umettò le labbra: nessuna delle due credeva a quelle parole, dopotutto, non c'era motivo di farsi infastidire dal tono. Da sotto al cappuccio scuro, il bagliore di una gemma dorata la accarezzò misteriosa, lo sguardo di Will era pieno di così tanti e appetenti sottintesi da sembrare falsi a loro volta. Tuttavia, Saya non disse nulla, e arricciando una ciocca attorno all'indice, restò in ascolto, il capo appena piegato con interesse e trepidazione.
    -Immagino tu sappia, però, che qui dentro si odiano più o meno tutti.-
    “Oh, credimi, non sai nemmeno quanto.” avrebbe voluto risponderle, mentre passava il peso da una gamba all'altra, una risata soppressa a fatica dietro alle labbra chiuse.
    -Un gruppo coeso sarebbe inarrestabile. Un gruppo come il nostro è già in partenza in fallimento. Unica pecca, a mio avviso.-
    La Heartless abbassò il capo, coprì gli occhi chiuse con i capelli che le scivolarono come una delicata tenda di fronte e sorrise, sulle labbra la stessa ironia che le era stata riservata poco prima.
    C'erano molte altre pecche, ai suoi occhi, in quell'organizzazione che, anzitutto, non le apparteneva. Ci sarebbe stato il tempo per sistemare ogni imperfezione, rifletté: dopotutto, per il momento la scalata dei ranghi era un gioco già abbastanza impegnativo e, in momenti come quello, appagante.
    Con un sospiro rassegnato Will chiese di nuovo la sua attenzione. Saya scosse i capelli con un gesto superbo della mano.
    -D'altra parte.- riprese la donna, con la medesima insofferenza, una regina che ha visto truppe ben migliori. -Siamo tutti riuniti per convenienza. Ottenuto ciascuno il suo scopo, l'Ordine sarà solo un ammasso di heartless che non vedono l'ora di ammazzarsi a vicenda.-
    Saya prese a tamburellare a terra con la punta del piede, mentre le braccia si erano lentamente incrociate al petto. Corrugò appena la fronte, colpita da quelle parole. Era un'analisi attenta e plausibile, con cui la ragazza si trovava d'accordo; il pensiero non l'aveva mai preoccupata, poiché fin dal primo momento aveva cominciato a muoversi in modo da essere sicura di avere il branco più forte, quando il momento fosse giunto. La domanda era soltanto una.
    -E, in un tutti contro tutti, vince chi sa guardarsi le spalle. O chi ha qualcuno a guardarle al posto suo.-
    La giovane si umettò le labbra, concentrò le energie nel regolare il proprio respiro. Altre parole perfette, troppo perfette, parole che sfioravano tentatrici i suoi punti più deboli e poi si allontanavano, lasciando solo un solletichio affamato di altro.
    -E tu in quale categoria ti riconosci?- le domandò avanzando di un passo, il sopracciglio destro appena alzato e le gemme smeraldine incatenate all'unica iride ambrata della sorella. Attese passandosi la lingua tra i denti, attese una risposta sulla quale aveva già fatto varie considerazioni: “entrambe le categorie” sarebbe stata la più accurata, con ogni probabilità, ma il vero mistero era a chi appartenessero le spalle che era pronta a guardare.
    Eppure, come percependo i suoi dubbi, Will trattenne la risposta: le diede la schiena, nascondendo il suo volto e con esso i suoi pensieri, si mosse con leggerezza e silenzio verso il portale e ne sfiorò i flutti oscuri con la più dolce delle carezze. -Prima di dirtelo, vorrei farti vedere che non sono solo un'ombra che sa parlare.- le promise. Seguì una pausa e, presto, una risata profonda, spezzata dal sibilo e dallo sferragliare delle tenebre. -Poi potrai tirare a indovinare.-
    Senza aggiungere altro, la donna attraversò il portale, lanciando solo una fugace occhiata alle sue spalle per invitare la più giovane a seguirla. Saya si mosse in silenzio mani elegantemente adagiate ai fianchi e passo fermo, la sua unica risposta fu un ultimo, gelido sguardo, dalla punta dei tacchi fino in cima al cappuccio: avrebbe fatto di più che tirare a indovinare, avrebbe avuto le risposte che voleva.
    “E per il tuo bene, mi auguro siano quelle più utili a me.”

    Furono solo pochi metri nel buio. I suoi occhi non vedevano nulla, non c'era nulla da vedere; solo una sagoma indefinita, che avanzava tranquilla come tra le mura della propria casa. Con la stessa comodità, Saya mise un passo davanti all'altro, dita di Oscurità le accarezzavano le caviglie, ma scivolando tra di esse ella avanzava, in attesa della luce al di là della meta. Ciò che trovò, invece, furono solo altre tenebre.
    Il nero rivelò altro nero, mentre sotto ai piedi della ragazza la pece densa informe si sostituiva ad una sabbia fine e fredda. Solo qualche passo, ed i granelli affilati cominciarono ad intromettersi nelle sue scarpe, a grattare fastidiosi la pelle. Si concesse tra sé e sé una silenziosa risata. “Casa dolce casa, come no...” scherzò in silenzio, ammirando con sfrontatezza la desolazione che la circondava.
    -Il Regno dell'Oscurità, eh?- commentò con un sospiro. Calciò il terreno, inspirò l'aria priva di odore. Niente, non provava niente a stare lì in mezzo. Tutta quell'Oscurità era piacevole alla vista, una coperta che scaldava il suo corpo e gli dava come nuovo vigore, ma era una tale noia...
    -Non posso dirmi sorpresa.- Aggiunse tuttavia, mostrando un sorriso soddisfatto. -Per una caccia agli Heartless non c'è indubbiamente luogo migliore.-
    Ancora rivolta verso le spire infinite davanti a lei, Saya spostò appena lo sguardo alla sua destra, verso la compagna: le sue braccia erano distese, appena sollevate dai fianchi, la testa allungata verso il cielo come un uomo che annegando cerca l'ossigeno. La vide inspirare a pieni polmoni, un cinguettio sereno suonò da quelle labbra. La ragazza osservò divertita quel lato curioso della sorella con gli occhi spalancati e le labbra appena inarcate, ma come la voce raschiante tornò a farsi sentire il suo viso si rabbuiò una seconda volta, mentre la sua mente si calava di nuovo nella partita.
    -Ottimo anche per fare conversazione.- le assicurò l'albina. -Non ci sono né occhi né orecchie indiscrete.-
    Nascosta dietro l'altra, la ragazza soppesò quelle parole con non poco scetticismo, massaggiandosi il labbro allegro con la punta del pollice. Unì le mani dietro la schiena, dita intrecciate, mise un piede di fronte all'altro con serenità ostentata e portò lo sguardo verso l'alto, come ad inseguire un sole che non esisteva laggiù. -Chiacchierare? Pensavo fossimo venuti fin quaggiù per svolgere una missione.- ribatté con tono innocente e ignaro.
    Come ebbe finito di parlare, tuttavia, la sua voce felice si placò. I piedi erano a terra, dritti, l'uno di fianco all'altro, le sue mani abbandonate lungo i fianchi ed il capo non più alto, ma dritto di fronte a sé; con maestria si era ammantata di un'aria molto più seria. Lentamente si voltò verso Will, le mostrò un sorriso vuoto: i suoi occhi erano stretti, la scrutavano inquisitori, non c'era alcuna amicizia. -Dopotutto, non amo essere troppo pettegola, specie con le persone che conosco appena...-
    Mosse un passo, si appoggiò solo sulla punta, quindi un altro ancora. Si portò di fronte a lei, schiena ritta per cercare di raggiungere i suoi occhi, per essere al suo pari. -Persone che, ad esempio, potrebbero avere il compito di sorvegliarmi.-
    Saya la affrontò con un largo ghigno di sfida: gonfiò il petto, rimase lì di fronte all'imputata, sguardo che non lasciava trapelare alcuna debolezza.
    Will non titubò nemmeno per un istante, con calma il suo volto inespressivo si incrinò, le labbra si deformarono in un sorriso altrettanto spavaldo, orgoglioso quanto quello della più giovane. -Se qualcuno volesse controllarti, di sicuro non manderebbe me.- le assicurò, prendendo fiato dopo una leggera risata. -Al momento l'ultima arrivata sono io, Saya. Sono sotto di te, in un'ipotetica graduatoria.-
    La Heartless sbuffò appena, occhi chiusi e sarcasmo a tingerle il viso. -Suppongo tu abbia ragione.- rispose soltanto, con un debole cenno del capo.
    “Mia sottoposta, ma sottoposta anche di chi sta più in alto. E Hazama parevi conoscerlo bene.”
    Non disse nulla, tuttavia, lasciò quello spiraglio nella sua difesa affinché Will potesse penterarla: qualsiasi legame condividesse con i suoi potenziali avversari non lo avrebbe comunque scoperto chiedendolo al loro primo incontro. Raggiungere la conclusione che fingersi amichevole fin da subito sarebbe stato vantaggioso in entrambi i casi, che la donna fosse dalla sua parte o meno.
    C'era anche una seconda ragione che l'aveva convinta, per quanto molto più superficiale: -Dopotutto, da quel che ho potuto vedere, sono certa che potremmo andare molto d'accordo.- recitò, mentendo solo a metà: come minimo, Will era di certo una compagnia divertente.
    Una breve pausa, un sospiro che non voleva suonare di sconfitta. Gettò un ultimo sguardo alla collega, vide i suoi lineamenti rilassarsi a loro volta, l'iride ambrata della donna che si perdeva nei flussi infiniti di Oscurità che si accompagnavano placidi l'uno all'altro in quello spazio morto. Oltre quell'apparenza rilassata, Saya non riusciva a leggere cosa ella stesse pensando, se si sentisse o meno la vittoriosa in quello scambio. Dal canto suo, la ragazza avrebbe voluto ottenere di più, almeno in garanzie. “E da una così acuta, le garanzie più oneste non suonerebbero più vere della più palese fandonia.”
    In silenzio, si umettò le labbra e sfiorò il dorso di una mano con i polpastrelli dell'altra. Strinse appena gli occhi e poi, dopo alcuni secondi, li riaprì di colpo. Perché, ripensando alle sue possibili mosse, aveva concluso che puntare se stessa era troppo rischioso, ma si era già guadagnata un'altra fiche da poter scommettere.
    -Anzi...- riprese il discorso, con voce acuta e maliziosa. -Se siamo davvero lontani da “orecchie indiscrete”, c'è una cosa che sarei felice di dire ad una mia amica.-
    Saya sorrise amabile, la bocca piegata in un'espressione innaturale e gli occhi appena assottigliati in quella che, di proposito, appariva solo come una povera imitazione di affetto. -Ho conosciuto un'altra ragazza, sai, molto affine a noi.- esordì, unendo le mani in un singolo, silenzioso applauso. -Si chiama Flandre, sarei felicissima di presentartela, non mi dispiacerebbe fare gruppo noi tre assieme... Solo, non fa parte dell'Ordine, le ho sconsigliato io di entrare: non è il tipo per un gruppo del genere.-
    La giovane scrollò le spalle, raccontò con leggerezza, cercò anche il più minuscolo segno di stupore o di interesse nell'interlocutrice: non lesse nulla, se non un vago divertimento.
    Will incrociò le braccia, risposte alla sua proposta con un sorrisetto consapevole, alzando il mento più di quanto non avrebbe fatto piacere a Saya. -Lo so già.- rispose lapidaria.
    Per un istante, il mondo si capovolse, Saya si trovò a testa in giù, crollò malamente ma scopri di essere ancora in piedi, salda sulle sue gambe. Inspirò, ma l'aria era cemento, il cuore pulsava con violenza graffiando il petto, il suo viso era diventato una maschera d'avorio.
    Sapeva di Flan, sapeva quello che credeva di aver tenuto ben nascosto, conosceva il primo dei suoi progetti personali, probabilmente conosceva anche le intenzioni con cui lo aveva preparato; ma a spaventarla ancora di più era il non riuscire a capire come avesse ottenuto simili informazioni.
    “Questo vuol dire...?”
    Prevedendo i suoi timori, la voce rauca e raschiante della donna la schiaffeggiò ancora, obbligandola a tornare alla realtà: -Io lo so.- si corresse, alzando appena la voce per accentuare la prima parola. -L'Ordine invece non sospetta assolutamente niente.-
    La gola le si liberò, l'aria la inondò di nuovo, violenta e calda. Con qualche fatica, la ragazza chiuse la bocca che era rimasta aperta fino a quel momento e deglutì. Mano davanti alla bocca si schiarì la voce, tossicchiò in attesa che il colore tornasse alle sue gote e borbottò con voce che ribolliva di agitazione: -... Ma davvero...-
    Mugugnò le parole senza prestarvi davvero attenzione, gli occhi rivolti verso Will ma la sua mente già chinata sul puzzle, impegnata a riordinare quei frammenti che sembravano avere così poco senso. Per quante teorie formulasse, tuttavia, nessuna era più sensata o sicura delle altre. Batté una volta le palpebre, riportò serietà e sospetto sulle sue pupille, nascondendo la confusione che era germogliata in lei. -E questo... come sarebbe possibile?- domandò.
    -So molte cose.- rispose con ovvietà la donna, stringendosi appena nelle spalle come per rendere la sua figura ancora più misteriosa. -Molte notizie arrivano alle mie orecchie, basta semplicemente che io chieda.-
    Will si fermò per un istante, chiuse e riaprì le dita come a raccogliere qualcosa che fluttuava nel vento. Sorrise allora con quella che sembrava sincera naturalezza ed un'onestà che a stento le si addiceva. -Non preoccuparti.- la rincuorò. -So anche tenere la bocca chiuse.-
    Per lunghissimi secondi, Saya non riuscì che a restare ammutolita di fronte alla scena. Con la bocca impastata, provò a comporre delle parole, dei suoni, ma i risultati furono a loro volta incerti. Allora sorrise, un ghigno sbilenco incrinò le sue labbra con sempre più violenza, finché una risata inquietante non ruggì nella sua gola, scoppiandole sulle labbra al punto da coprirsi il volto con un palmo ed inarcare la schiena in una posizione scomposta e innaturale.
    -Ma certo! Cos'altro mi aspettavo!- esclamò, inspirando a pieni polmoni tra un colpo di riso e un altro. Solo dopo molti altri secondi l'ilarità si calmò, cedendo il suo posto alla freddezza dei suoi modi più fini: si passò le dita tra i capelli, spingendo indietro le ciocche disordinate, ricompose il proprio sorriso di circostanza, ormai più vero di quanto non fosse stato prima. Si leccò le labbra, pregustando tutto ciò che avrebbe potuto seguire a quella rivelazione. -Quindi potrei dedurne che tu sappia anche altre cose su di me, non è vero? Idee che non ho mai confessato a nessuno...-
    Will annuì in maniera esaustiva. -Molto più di quanto credi.- ammetté con un pizzico di orgoglio, sistemandosi il mantello sulle spalle. -Non leggo nel pensiero, però. Leggo le storie delle persone.-
    Un'altra ammissione, un'altra possibile mezza verità. Fu il primo pensiero di Saya il chiedersi se fosse davvero al sicuro, se la sua mente fosse davvero schermata. La conclusione che raggiunse fu che, nonostante tutto, la risposta aveva davvero poca importanza: Will restava comunque un'entità che non avrebbe mai voluto avere come nemica. Ormai era chiaro che tutti i suoi progetti erano diventati piatto di portata per l'altra, non restava altro che accettare il corso degli eventi. Saya era pronta a strappare il velo e a scoprire cosa si celasse al di là di quell'alleanza: vittoria o tradimento. Quale che fosse, scoprirlo di persona era un azzardo che la ragazza non poteva più astenersi dal compiere.
    -In tal caso, permettimi di presentarmi di nuovo.- esordì allora, allungando ferma e sprezzante la mano alla compagna. -Sono Saya. Lavorare con te sarà un vero piacere.-





    non mi dispiacerebbe aggiungere un paio di frasi di contorno, quindi domani potrebbe arrivare un piccolo aggiornamento
  7. .



    Muovendosi lungo il corrimano di marmo nero, Saya si mosse con misurata lentezza a ridosso della balconata, rivolgendo lo sguardo sotto di lei senza voltare il capo: vide Hazama al centro del salone, mani nelle tasche della giacca nera con i pollici che pendevano all'esterno. Accanto a lui una figura quasi intrigante, uno sconosciuto che nascondeva le proprie fattezze al di sotto di un cappuccio logoro che rivelava soltanto una sagoma scura. Con un sorriso appena accennato dedicò loro un cenno, senza fermare la sua elegante marcia. Scese la lunga scalinata un gradino alla volta, misurando la velocità e leggiadria dei suoi passi. Hazama la salutò sollevando il cappello, occhi stretti guizzanti d'oro e labbra socchiuse nel sorriso infido che gli riusciva tanto bene. Un brivido la percorse a fior di pelle, come una lama di un pugnale passata lungo tutto il suo corpo. Nemmeno la ragazza comprendeva appieno cosa quella sensazione significasse, probabilmente perché in primo luogo non riusciva a decifrare cosa il volto del Maestro suggerisse; l'unica emozione certa era la repulsione verso quel serpente.
    Sfiorandosi appena i capelli, in un gesto calcolato ed abituale, la ragazza aggiustò la sua maschera prima ancora che essa vacillasse e si accostò infine accanto ai due fratelli.
    -Hazama.- esordì, rinnovando i suoi saluti con un piccolo ed aggraziato inchino: gambe unite, punte dei piedi all'infuori, lembi del suo classico vestito bianco stretti tra indice e pollice. Rialzatasi, allora, si girò verso la silenziosa ospite e, assottigliando il suo sguardo, le sorrise con curiosità e finta amicizia. Un guizzo ambrato le rispose muto, ma ella non ebbe il tempo di indagare oltre.
    -Abbiamo un nuovo incarico da affidarti, Saya.- spiegò infine il suo superiore. La Heartless si umettò le labbra in silenzio e volse di nuovo i suoi smeraldi a lui: come sempre, Hazama pareva proprio divertito, come se nelle sue parole si nascondesse uno scherzo che comprendeva solo lui.
    “Forse però, questa volta, ho un'idea di dove stia la battuta.” rifletté la giovane con una punta di fastidio, indugiando per un solo istante sulla figura sconosciuta.
    -Sono sicuro che questa volta sarà di tuo gradimento.- le promise con parole adulatrici. Saya non vi credette per un solo istante: intrecciò le dita alla vita e, portando indietro la testa, alzò appena le sopracciglia, rendendo ben chiaro il suo valutare quelle parole. Dubitava che il suo collega avesse molto da offrirle, non più di quanto avesse già potuto apprezzare in molte altre missioni prima di quel giorno.
    “Anzi, ci sono tutti i presupposti per qualcosa di estremamente noioso.” Aggiunse, chiudendo gli occhi per il tempo di un sospiro.
    Essere l'ultima arrivata nell'Ordine non era mai stato un vero problema, fino a quel momento: non era raro che venisse mandata a svolgere missioni in coppia con altri compagni, tuttavia la sua indipendenza non era mai stata minata in nessun modo, le sue azioni slegate da quasi ogni obbligo. Fin dal primo momento aveva puntato ad accumulare successi, rispetto e potere, pronta a piegare la testa quel tanto che bastava per presentarsi a tutti come uno strumento insostituibile. Il piano era filato con facilità fin dal primo momento dato che, nonostante la ripetitività delle sue mansioni, Saya non poteva certo dire di odiare il suo lavoro, tuttavia...
    “Ha scelto me per fare da balia al nuovo sangue solo per infastidirmi, quel cane...” imprecò in silenzio, senza che il suo sorriso disteso vacillasse.
    Per qualche lungo, esasperante secondo, nonostante il sorriso accomodante che Saya si sforzava di sfoggiare, non arrivò nessuna risposta dal suo mandante, che pareva invece bearsi nella sua impazienza. Senza spiegazioni, Hazama le mostrò il fianco, allungò la mano destra di fronte a sé e e fece fluire lungo l'arto l'oscurità: lo spazio parve scricchiolare, domato dal suo potere, e nel mezzo del nulla che riempiva l'atrio un globo di tenebre viscose prese forma e si allargò, fino a formare un Varco Oscuro.
    La ragazza strabuzzò gli occhi, poi batté più volte le palpebre: dardeggiò con lo sguardo accigliato contro Hazama, poi contro il novellino, poi di nuovo verso Hazama. Non riusciva a credere che fossero seri, non poteva accettare tanta scortesia.
    Lasciando trapelare un'oncia di irritazione, colma ormai fino all'orlo, la giovane mosse un piede avanti, battendo la punta per produrre un lieve tintinnio, chiuse il pugno e lo portò davanti alla bocca e si schiarì con forza la gola.
    -E... con chi ho il piacere di lavorare? Non mi pare di aver mai avuto l'onore prima.- cinguettò con forza, avvicinandosi di due passi allo sconosciuto per non permettergli di ritrarsi in alcun modo, la testa appena inclinata e gli occhi larghi ed indagatori che spiavano sotto al cappuccio, ricoprendo l'irritazione con una mano di curiosità. -E non so nemmeno quale dovrebbe essere la missione, questa volta.- aggiunse allora, lasciando fluire in un sibilo l'acido che le si era accumulato in fondo alla gola. Si distese con una risata leggera, nascosta solo a metà dalla mano posta davanti alla bocca, una risata che si prendeva gioco di tutto quel carosello privo di scopo. -La situazione pare divertirti davvero molto, non è così?- premette allora, ammiccando appena verso l'uomo.
    Hazama ghignò, calò la visiera del borsalino, nascondendo le sue due pietre d'ambra dietro ad essa e ai ciuffi verdi di capelli. Una risposta molto più eloquente di qualsiasi battuta avrebbe potuto sibilarle.
    -Non lavorerai con lei, ma per lei.- si scucì finalmente il Maestro, indicando con un ampio gesto della mano l'Heartless al suo fianco. Saya abbassò appena il capo e la scrutò da cima a fondo, con fronte corrugata e mille dubbi in testa. Aveva quindi davanti una donna, a giudicare dalle parole del collega: per quanto l'avesse studiata, non era giunta nemmeno alla comprensione del sesso di colei che le stava davanti prima che le fosse rivelato: una creatura ambigua, come minimo.
    “Una rottura di coglioni.” si corresse subito: portò l'indice al mento e si massaggiò, fingendosi molto più riflessiva di quanto non volesse essere nei confronti di quella pustola ambulante.
    -Devi solo uccidere Heartless.- riprese l'uomo, regalandole un altro dei suoi sorrisi melliflui: riusciva a leggere l'irritazione che la ragazza mascherava solo in parte. -Niente di più facile per una come te, no?-
    “Facile non è la prima parola che mi verrebbe in mente.” fece per rispondere, ma schioccò la lingua e richiuse le labbra. Irritante, inutile, ma anche insolito. Per un istante fermò le dita che ancora stavano indugiando con finta incertezza sulle sue labbra; strinse appena le palpebre ed una ruga di concentrazione prese forma in cima alla sua fronte, fugace quanto un battito di ciglia.
    -Pensavo sarebbe stato interessante affidarla a te, Saya.- concluse con una risatina Hazama.
    Nascosta dalle ciocche di capelli, la Heartless roteò gli occhi. Non le importavano le opinioni di quella serpe, non le importava di compiacere il suo perverso senso dell'umorismo: quello che desiderava era informazioni, capire cosa le stava accadendo attorno. Desiderava capire quale fosse il ruolo di quella nuova pedina comparsa sulla scacchiera.
    Nemmeno si voltò per degnare l'uomo di uno sguardo, mentre quello indietreggiava, con un ultimo fruscio di abiti che la giovane interpretò come un sobrio inchino, attraverso un varco oscuro.
    Attese che il passaggio si richiudesse con il suo inconfondibile crepitio. Silenzio. Tese le orecchie, assottigliando la sua vista, ma solo il rantolio della sua apparente nuova compagna segnalava la presenza di un'altra forma di vita lì attorno, oltre a lei.
    -Lei...- ripeté allora, sena quasi accorgersene, focalizzando lo sguardo su quelle sagome buie che il cappuccio della donna le lasciava solo immaginare.
    Le sue labbra esalarono un sospiro paziente ed innocente, solo un accenno di sorriso decorava la sua maschera. “Giusto un pizzico di affabilità. Non ho bisogno di crearmi una seconda Rei.” si ricordò, incrociando le braccia con aria “intrigata”. Anche se, aggiunse dopo, quello dipendeva da quanto la sorellina si sarebbe dimostrata intelligente.
    -Uccidere Heartless... un modo strano di aiutare qualcuno, almeno per noi dell'Ordine.- gettò l'esca al vento, direttamente ai piedi della sconosciuta. -Ti andrebbe di spiegarmi le ragioni, mentre ci incamminiamo?-
    Era un gioco, quello che Saya le proponeva, un gioco dal quale potevano uscire entrambe vincitrici, se la nuova adepta avesse rispettato le sue regole.
    Non ci fu un solo movimento oltre lo strato di pelle del cappotto, solo un respiro più lungo e più rauco.
    La ragazza si umettò le labbra e forzò un sorriso, strinse il pugno e sopì il desiderio di cogliere l'attenzione della sorda con un sonoro schiaffo.
    -Oh, il mio nome è Saya.- Aggiunse invece, dissipando con un cinguettio l'irritazione; mani ai lembi del vestito una riverenza che fosse sufficiente appena a darle uno scorcio di quegli occhi che non aveva ancora incontrato. -È un piacere conoscerti.-
    Un intellegibile guizzo dorato fu tutto ciò che riuscì a rubarle, prima che ella si muovesse, forse per la prima volta: le braccia si mossero lentamente come svogliate, con le mani spinse indietro il cappuccio e, sospirando come rassegnata, si volse verso Saya, dritta sulla schiena e mento alto con un orgoglio che, a parere della giovane, non le si addiceva affatto.
    Saya sorrise con maliziosa giovialità a quelle labbra che ricambiavano solo per metà, i suoi occhi fissavano quello brillante d'oro della sorellina e i grumi scuri che si addensavano là dove si sarebbe dovuto trovare il secondo. La pelle cerulea e finissima di una fanciulla attraente si incrinava e spezzava, come ceramica frantumata, a metà del viso, flutti oscuri e squame bestiali prendevano il sopravvento sull'altra metà del corpo, mentre piccole ceneri crollavano dal suo corpo ogni istante come pelle morta.
    Uno spettacolo per gli occhi di Saya, ma uno che non era certa di apprezzare: aveva di fronte qualcosa di nuovo, certo, ma per quanto lo studiasse non riusciva a vederci che l'anello mancante tra gli Heartless comuni e quelli come lei.
    La voce dell'essere suonò distorta e graffiante, apparteneva quasi più al mostro che alla sua metà “umana”: -Al momento ho bisogno di oscurità per costruirmi un corpo e sperare di non cadere in pezzi.- spiegò ella; Saya si umettò le labbra, ma attese a formulare ulteriori opinioni. -Piacere mio, Saya. Io sono Will.-
    Un sorriso compiaciuto sorse spontaneo sul volto della giovane: era stato ben più difficile del previsto, ma infine aveva guadagnato anche lei un nome e, ancora più importante, una spiegazione degna di tale nome.
    Saya non era convinta di essere un'esperta sulle vie dell'Oscurità, ma quanto era riuscita a cogliere dalla compagna era che Will mirava ad evolversi attraverso il potere delle ombre, aspirando ad una forma corporea completa. La vera sorpresa, tuttavia, era che i piani alti fossero convinti che un piano così poco ortodosso potesse trovare successo.
    “Come volevasi dimostrare, non c'è alcuna ragione per cui dovrei occuparmene io...” concluse, il suo sorriso tremò per un solo istante. Tuttavia, non poteva negare la sua curiosità di scoprire esattamente come Will avrebbe plasmato se stessa. “E resta sempre un buon modo per fare conoscenza ed indebitare nei miei confronti una nuova collega.”
    -Da quel che ho visto, Hazama non piace neanche a te.-
    Il commento improvviso dell'albina spezzò il suo filo di pensieri e Saya, celando un istante di confusione, batté le palpebre e si volse a lei. -Hazama?- ripeté, schiarendosi con delicatezza la voce. -Lo trovo solo un po' difficile da comprendere, apprezzerei che fosse un po' più chiaro su ciò che pensa.-
    Fu sincera nel rivelare i suoi pensieri, pur senza sentire il bisogno di dilungarsi in delucidazioni che alla compagna non dovevano interessare. Ripercorse nella sua mente tutti i loro incontri, tutti i sorrisi ambigui che le erano stati rivolti con parole altrettanto fumose: difficile da comprendere, sì, e perciò difficile da prevedere. Come controllarlo se non riusciva a capirlo, di conseguenza, era qualcosa su cui stava ancora lavorando.
    Will scrollò appena le spalle, le sue palpebre si chiusero e riaprirono con leggerezza, come ad accarezzare un pensiero amabile. -È una di quelle persone a cui piacerebbe vedere il mondo bruciare.-
    “Nessun dubbio a proposito.” concordava Saya. Un obiettivo che denotava poca ambizione, secondo lei, pronta ad appiccare qualche focolare, ma con lo sguardo rivolto ben oltre.
    Will invece rise, trasportata da un'approvazione che la più giovane condivideva solo in parte.
    -E come dargli torto? Bisogna solo cercare di essere fuori dai piedi quando tutto prenderà fuoco.- commentò l'albina sprezzante. Un istante di silenzio, il suo occhio ammiccò a Saya e le sue labbra si mossero ancora, più sottili: -O eliminarlo.-
    Un fremito la attraversò, spinto dai battiti accelerati del suo cuore. Per un istante, la sua pelle gelò e la sentì raschiare contro il suo abito bianco come pietra. Abbozzò un sorriso che, con il ritorno della sua sicurezza, si fece man mano più largo; portò la mano a coprire la bocca e si concesse una risata sommessa e falsa. -Stiamo parlando di un mio e, suppongo, tuo superiore.- rispose con una nota di dolce rimprovero, inclinando appena il capo. -Sicura sia saggio parlare di lui in simili termini?-
    La domanda che ancora più premeva sulle sue labbra, tuttavia, era un'altra: “Perché lo stai dicendo a me?”
    Saya si umettò le labbra, mordicchiandole, e trattenne quelle parole in forma di pensiero. Forse era solo come le piaceva mostrarsi, ma quella Will suonava sospetta alle orecchie della Heartless, quale che fosse il lato da cui la guardava. Una nuova recluta, affibbiatale dalla serpe dell'Ordine, che subito dopo le presentazioni subito minaccia di morte un Maestro... “Tutto fuorché l'epitome della normalità...”
    -Mio superiore. Giusto.- le fece il mimo l'albina, come a deridere la sola idea; Saya si fece soltanto più accigliata. -Sa già cosa penso di lui. Gli altri fanno il lavoro, lui intasca.-
    Troppo facile, si disse Saya, Will la faceva troppo facile. Scuotendo il capo, la giovane rispose: -In questo caso, tuttavia, mi pare che sia tu quella che ha da guadagnarci più di tutti.-
    La Heartless gettò un'occhiata maliziosa a quel viso deturpato che non l'aveva osservata per tutto il tempo, mostrandole solo il profilo oscurato dai suoi capelli smeraldini. -Tuttavia, non potrei rifiutare il mio aiuto ad una sorella.- concluse alzando le spalle mani aperte ed invitanti. -Anche se, a onor del vero, sono in pochi qui dentro a pensarla come me e ancora meno quelli capaci di mostrare riconoscenza.-
    Indice alzato, peso che si spostava da una gamba all'altra come se il solo pensiero la agitasse, Saya misurò ogni suo movimento per rendere il suo disdegno e la sua gentilezza reali. Si voltò verso Will, assottigliò appena gli occhi e, con una fiamma verde dentro ad essi, spiò la sorellina, convinta del proprio successo.
    -Sii sincera, Saya.- un nuovo fremito la percorse all'udire le parole raschiate e lapidarie, per quando all'apparena affascinate da quel tentativo fallito di raggiro. -Qui dentro nessuno mostra riconoscenza per niente, un favore richiede altrettanto in cambio.-
    La donna si avvicinò, Saya rimase immobile, dita intrecciate al petto e aria di sfida in volto.
    Con labbra per metà scarlatte e per metà deformi e grondanti tenebre, sussurrò: -Io stessa ho accettato a malincuore l'idea che prima di avere sia necessario dare. E che, viceversa, quando si riceve qualcosa sia necessario ricambiare, in qualche modo.-
    Come se un vento gelido avesse soffiato come la sua guancia, Will la superò, portandosi alle sue spalle, e Saya sentì un lieve sollievo alleggerirla. Ghignò affascinata, tamburellò le dita e si voltò di nuovo verso l'amica, colei che sedeva dall'altra parte della scacchiera.
    -Parli molto bene, Will.- approvò, annuendo debolmente. -Tuttavia, la tua visione mi sembra ancora un poco ristretta.-
    Fece un ampio gesto con il braccio, mostrò il Castello d'Ossidiana, indicò il mondo intorno a loro e i compagni che, persi nei loro affari lontano da quel salone, lo popolavano. -Siamo Heartless, dopotutto, uniti in una delle forze cardine di entrambi i Regni. Non è poi molto ciò di cui abbiamo bisogno.-
    Si interruppe per un istante, inspirò a pieni polmoni con un debole mugolio soddisfatto e, abbassando di nuovo lo sguardo verso Will, fece brillare famelica i suoi occhi: -No, io ti aiuterò più che volentieri: sono curiosa di scoprire cosa vedrò di nuovo sotto al tuo cappuccio, una volta che avremo finito.- si leccò le labbra, mostrando i denti. -Tutto il resto, per ora, è irrilevante.-



  8. .

    Richiesta Ufficiale di Supporto Armato
    Il sindaco di Beaumont chiama a raccolta tutti i coraggiosi mercenari di ogni mondo conosciuto disposti nella loro magnanimità di aiutare in questo grave momento della nostra storia: da più di una settimana, la città è seviziata dai frequenti assalti di una sconosciuta creatura dalle sembianze di canide, creduta essere un lupo mannaro. Nel lasso di tempo dalla sua prima apparizione, la bestia ha già mietuto più di dieci vittime, comprese donne e bambini, e la guardia cittadina si è dimostrata una forza insufficiente a debellare la minaccia che obbliga al terrore la povera gente. Preghiamo tutti coloro che hanno a cuore la sorte della nostra gente di rispondere a questo appello e a presentarsi alla piazza della fontana in data odierna, per imbastire una forza armata in grado di debellare la minaccia quanto prima. Tutti coloro che risponderanno a questo appello saranno ripagati del loro impegno e, inoltre, una lauta taglia sarà pagata a colui che riuscirà ad uccidere la bestia e salvare tutti noi.




    E andiamo a sporcarci un po' le mani



    il bando e tutta la quest avrebbe molto più senso se QUALCUNO non avesse battuto la fiacca con gli aggiornamenti wuv u, Don <3
  9. .

    Annusò l’aria con tutti i suoi sensi: ascoltò il frusciare delle foglie, il placido cinguettio degli uccelli nascosti nei loro nidi. Gettò gli occhi tra le fronde attorno a lei, oltre la coltre di foglie che copriva il cielo, studiò le ombre della foresta, imprimendo nella sua memoria ogni dettaglio, ogni traccia di vita, fosse essa del suo bersaglio o di qualcun altro.
    Saya attese in silenzio all’ombra dei grossi tronchi, ogni pochi secondi gettava un’occhiata alle sue spalle: era in ricognizione da quasi un’ora e ancora mancava del tempo prima dell’incontro stabilito con i committenti di quella missione, eppure non era ancora riuscita a trovare alcuna traccia. Nulla della sua preda, nulla dei suoi predatori.
    “Nessun sospetto, quindi?” la bambina non ebbe la spavalderia di enunciare i suoi dubbi ad alta voce; eppure, per quanto cercasse, non c’era un solo segno che lasciasse supporre la presenza di suoi simili, di qualcuno inviato a spiarla. Ciò che le era stata assegnata era solo una banale missione, una come tante altre, che l’Ordine si aspettava lei risolvesse con abilità e celerità. Per Saya, invece, era qualcosa di molto più importante: un campo di prova, la prima dimostrazione pratica della forza che aveva accumulato.
    Sicura di sé, la bambina scivolò tra i cespugli, muovendosi bassa tra i rovi con passo esperto. Pochi metri e ritrovò il sentiero sterrato che si era lasciata addietro ormai tempo prima, illuminato da chiazze di sole che fendevano le foglie ad indicare la strada ai viaggiatori. Alla sua destra si apriva la foresta, alla terra brulla si sostituiva la pietra e, aguzzando la vista, Saya poteva già scorgere i primi tetti oltre le alte staccionate di legno che separavano la civiltà dalla natura. Chiuse gli occhi, inspirò a pieni polmoni, sollevò le braccia fino al volto e liberò tutta l’aria, fino a sentire la testa leggera. Un sorriso, allora, ed una risata giocosa. Era pronta, calata nel personaggio. Strinse i lembi dell’abito e avanzò aggraziata sulle punte dei piedi, ostentando la preoccupazione di sporcare le proprie vesti di terra ed erba. Con aria innocente e modi miti da bambina si mischiò alla gente in quella giornata solare che, per i suoi gusti, appariva fin troppo banale.

    Appena le grida della gente si facevano troppo forti e stridenti alle sue orecchie, Saya cambiava strada. Osservare i pezzenti dimenarsi nelle loro noiose vite non era divertente se non per pochi secondi, proprio come osservare un verme strisciare a terra. Non poteva schiacciarli, non aveva tempo di interagire con nessuno di loro, con simili condizioni a pesare sulla sua testa non si sentiva affatto abbastanza paziente da sopportare il brusio e il fastidio di un popolo tanto grezzo.
    Alla giovane erano bastati pochi minuti per giungere alle sue conclusioni: lo aveva visto nelle case rudemente costruite in pietra e legno, negli abiti sporchi e consunti degli uomini che, in viaggio o di ritorno dai loro lavori, si trascinavano puzzolenti accanto a lei. Le donne, invece, sfoggiavano la loro ignoranza ed i loro modi rozzi l’un l’altra, beandosi della grazia che solo loro erano convinte di avere. Era tutto patetico, quell’intero mondo era patetico. Per quel che la riguardava, meno fosse stata a contatto con quella gente meglio sarebbe stato per lei.
    Percorreva i vicoli più bui, senza provare alcun timore: i suoi occhi di smeraldo brillavano velenosi nelle tenebre, ad ogni passo le ombre si ritraevano per lasciarle spazio, il sole la cingeva in un mantello di candore che copriva il vero aspetto del suo sorriso: un’espressione contorta ed esasperata, denti digrignanti e ciglia inarcate in disgusto. Stretto tra due file di muri abbracciati dal muschio, il sentiero sboccò di nuovo nella strada principale: una nuova ventata di forti odori investì la giovane, che scivolando lungo il bordo della via cercava di evitare il brusio del mercato: evitava le bancarelle, deviando spesso verso il centro del corso per allontanarsi da esse. Fiutò l’odore del sangue, rubò una sola occhiata al venditore ad un vecchio cacciatore dalla barba irsuta che spellava la selvaggina che aveva cacciato per poi esporla assieme al resto; al suo fianco una signora contrattava sgolandosi il prezzo di alcuni tessuti, ma anche se Saya si allontanava subito un’altra voce, altrove, riusciva comunque a raggiungere i suoi timpani e a graffiarli gracchiante. Ad un certo punto, un fornaio affianco a lei sbottò con un irritato “Marie! Le Baguette!” che la fece quasi trasalire. Un gruppo di galline le tagliò la strada, alcune svolazzando e crocchiando spaventate, altre correndo sulle loro gambe sottili in una tempesta di penne. La Heartless strinse gli occhi e li sollevò al cielo, resistendo a stento l’istinto di prenderle a calci; seguì subito il contadino che urlando tentava di radunarle, Saya avrebbe volentieri preso a calci anche lui.
    Batté le mani contro le guance due volte, ravvivò i capelli ed il vestito e, dopo essersi umettata le labbra, controllò che il suo sorriso fosse ancora al suo posto. La folla si era appena diradata, quasi a lasciar spazio proprio a lei, ed il centro della piazza a cui era giunta era ben visibile: una piccola e modesta fontana, quasi priva di decorazioni, sputava placida acqua attorno a sé. E attorno a tale punto di ritrovo, già si era ammassato un largo gruppo di persone.
    Seduti lungo il bordo della vasca vi erano uomini e donne di varie età e aspetto: la bambina poteva distinguere a colpo d’occhio chi fossero coloro che, come lei, avevano risposto alla chiamata per denaro o per gloria e chi, invece, si era armato per difendere la propria città. Armature e armi affilate erano i segni dei primi, i secondi avevano a loro nome solo vestiti consunti e forconi. Alcuni sedevano attorno al bordo della fontana, altri radunati a piccoli gruppi discutevano animatamente in prossimità della stessa, chiunque non fosse coinvolto si teneva a distanza probabilmente per riverenza. Nel mezzo di quello spettacolo quasi patetico, tuttavia, Saya scorse infine una piccola gemma, la ragione stessa per cui aveva accettato, per quanto a malavoglia, quella missione. Come i suoi occhi si posarono sull’unica altra bambina come lei, anch’ella si accorse del suo arrivo: lo scricciolo dai capelli biondi a caschetto, che solo un secondo prima scavava annoiata con il piede nel terreno, sussultò ed un largo sorriso piegò le sue labbra, un canino appuntito si sporse per un attimo, brillando bianco. Saya si umettò le labbra e rispose con lo stesso entusiasmo. Con passi controllati si avvicinò a lei e, come le fu di fronte, afferrò i lembi del suo vestito ed in maniera scherzosa si esibì in un misurato inchino che piegò la sua schiena di appena qualche centimetro. -Buongiorno, Flandre.- la salutò con voce cinguettante. Si ricompose ed inspirò, concedendosi una debole risatina. Allora appoggiò un braccio al fianco e la squadrò velocemente da capo a piedi. -Ti trovo bene.- commentò, annuendo col capo.
    -È tutto a posto quindi?- la incalzò la vampira eccitata, stringendo i pugni e deglutendo in un attesa visibilmente snervante.
    Saya strinse i denti e passò un lungo secondo prima che trovasse la giusta risposta: si sentiva sicura delle sue capacità, ma nella partita a scacchi che stava conducendo contro l’Ordine non poteva permettersi mosse troppo azzardate, non ancora. Aveva bisogno di trovare il giusto compromesso.
    -Credo di sì.- ammise, mettendo forte enfasi sulla prima parola, mentre la mano destra raggiungeva subito il mento, per aiutarla nelle sue riflessioni. -Sono sicura che non ci sia alcun pericolo, però…- abbassò lo sguardo per un istante, per poi riportarlo sull’amica. -Sarebbe comunque meglio che evitassimo di portare troppo l’attenzione su di noi: più appariamo come bambine “quasi” normali, meglio è.-
    Strinse appena gli occhi per studiare la reazione della compagna: quella, come se trovasse divertente la situazione, le sorrise ciondolando la testa. -Nessun problema, basta una parola e non si accorgeranno nemmeno che sono qui, capo.- fece con voce squillante. Lo strano appellativo la fece imbronciare per un istante, indecisa su come interpretarlo, ma tornò subito a sorriderle e, con un cenno del capo, chiuse l’argomento con serenità: l’importante, dopotutto, era solo che Flandre comprendesse la situazione.
    D’improvviso, una voce potente e sostenuta tuonò sopra le altre, e come se fosse stata rivolta singolarmente ad ogni uomo di quella piazza, uno dopo l’altro tutti si ammutolirono e, all’unisono, Saya notò tutte le teste voltarsi in un’unica direzione.
    Un uomo alto e scolpito, vestito di rosso sgargiante, si fece avanti muovendosi verso il centro della piazza, scoppietto sotto braccio ed il codino scuro tamburellava alle sue spalle. Con un rapido balzo scattò in piedi sul bordo della fontana, si voltò verso il suo pubblico e, mani sui fianchi con aria critica, studiò i volti di tutti gli astanti. Si soffermò per un’istante anche su di lei e sull’altra bambina, ma Saya lo vide scuotere subito la testa e andare oltre, quasi fingendo che non fossero lì. Con una leggera risata, la giovane esorcizzò l’irritazione: non poteva biasimarlo per il suo scetticismo, dopotutto, ma forse avrebbe presto avuto modo di pentirsene.
    -La risposta è persino maggiore di quanto mi sarei aspettato.- esordì l’uomo, battendosi il pugno contro il petto. -Sono certo che la crisi sarà risolta in men che si dica, con così tanti uomini a disposizione.- si schiarì la voce e, con un ghigno compiaciuto, aggiunse anche: -E soprattutto con uno come me alla loro guida.-
    Discreta, la Heartless nascose la bocca con la mano, soffocando una piccola risata compiaciuta. Quello era ancora tutto da vedere.
    -Sono solo cinque giorni dalla prima apparizione di quei mannari e già più di dieci innocenti sono stati uccisi, straziati. Non permetterò più nulla del genere! Nessuna, e dico nessuna bestia avrà mai la meglio su Gaston!- l’uomo agitò il pugno verso l’alto, al suo sbraitare un grido di assenso si levò da una buona fetta dei presenti: la maggior parte dei mercenari giunti dagli altri mondi, tuttavia, rimase ad osservare in silenzio, Saya con loro.
    -Non strapperà una sola altra vita! La troveremo, la staneremo dal suo buco e la uccideremo. E lo faremo questa notte!-
    Una nuova esultanza generale, la giovane sbuffò scettica. Quel “Gaston” parlava di mannari, di belve feroci; bastava un solo sguardo a tutti gli altri guerrieri, tuttavia, per comprendere quale fosse davvero la situazione: alcuni mostravano espressioni serie, altre adirate o malinconiche. Affilavano le armi, ripetevano con piccoli movimenti del polso i colpi che conoscevano, tutti i più esperti si preparavano a combattere qualcosa di ben più spaventoso e pericoloso: Heartless, e della peggior specie. Che genere di Heartless, tuttavia, solo lei lo sapeva.
    “Emblema in fase sperimentale, cavia di creatura con genoma animale”, questo le aveva spiegato Promestein. In realtà, lei non aveva capito molto di quelle parole, solo che il suo collega avrebbe dovuto imparare a non perdere i suoi giocattolini, anziché costringere altri a fare il suo lavoro sporco. L’unica difficoltà di quella missione, alla resa dei conti, sarebbe stata trovare il modo di riportarlo a casa tutto intero. “Una vera scocciatura…”
    -Ora, se nessuno ha delle domande, fatevi tutti avanti: cominceremo gli appostamenti questa notte, subito dopo il coprifuoco e…-
    Tra le poche parole che la ragazza ascoltava distrattamente, annoiata dall’autocelebrazione a cui era troppo incline a lanciarsi quell’idiota a capo del gruppo, Saya si accorse che, finalmente, era arrivato il suo momento. Senza un attimo di esitazione, alzò il braccio dritto verso il cielo, le dita aperte e il polso che si muoveva appena per catturare l’attenzione dell’uomo.
    -Tu…?- balbettò Gaston, spalancando gli occhi scuri e battendo più volte le palpebre, senza parole. Scosse la testa e, agitando le mani nella sua direzione, le fece cenno di allontanarsi: -Forza, piccolina, trova un altro posto dove giocare, qui i grandi stanno…-
    -Sono una mercenaria e avrei una domanda.- sentenziò lei irremovibile, trapassandolo con uno sguardo di ghiaccio. L’uomo trasalì e sbilanciandosi per poco non scivolò dentro la vasca alle sue spalle. -Non è il momento degli scher…-
    -Il mio nome è registrato tra quello dei partecipanti alla missione e posseggo la licenza per partecipare alla stessa.- lo fermò. Incrociò le braccia e, muovendosi di qualche passo avanti anche per allontanarsi da Flandre, si mise di fronte a lui a gambe aperte, in segno di sfida: non dimenticò di gonfiare appena le guance per darsi un tono appena infantile ed apparire solo un po’ più insistente. -Vorrei sapere come sono state uccise le vittime.-
    Il cacciatore si grattò la nuca con espressione combattuta. Alla fine sbuffò esasperato e, con movimenti irritati, cominciò a frugare tra le sue tasche. -Un momento solo…- borbottò. Dopo qualche istante, le porse un mucchietto di fogli lucidi accartocciati e spiegazzati. -Sono alcune foto scattate nei giorni scorsi: non venire a piangere da me se ti spaventano.-

    Saya spese alcuni secondi a distendere le foto, in esse vide delle immagini che suscitarono in lei non poco interesse: case ridotte a pezzi, mobili e pareti percorsi da profondi graffi, legno divelto con facilità e poi, al centro di tutto, i corpi. Fece scorrere davanti ai suoi occhi ognuno di essi, confrontandoli rapidamente. Come ci si poteva aspettare da una bestia ferale, il colpevole non pareva prediligere un tipo di vittima su di un altro, i suoi assalti erano distruttivi e disordinati, eppure appariva evidente un punto in comune che si ripeteva in ogni istanza: una larga voragine nel petto, circondata da una cornice di sangue, proprio dove si trovava il cuore. Un lavoro crudo, che Saya avrebbe di certo saputo fare molto meglio, ma che per una creatura affamata aveva ben poco senso, a meno che…
    “Che non sappia come cacciare i cuori?” concluse, umettandosi le labbra. Era un’ipotesi plausibile e, se fosse stata vera, avrebbe significato ben due cose interessanti: che il colpevole era davvero l’obiettivo che stava puntando e, cosa molto divertente, l’esperimento di Promestein poteva considerarsi un vero fallimento.
    Abbassò il gruppo di foto e alzò lo sguardo a cercare il gentilissimo signore che gliele aveva consegnate: senza attenderla aveva di nuovo radunato tutti i mercenari per discutere come distribuirsi lungo il perimetro della città. Si voltò a cercare Flandre, che era rimasta paziente dietro di lei, gli occhi vispi che la fissavano in attesa di indicazioni. Un cenno del capo discreto e la invitò a raggiungerla in mezzo alla calca. Che le trattassero pure come bambine, in fondo, per i loro obiettivi sarebbe stato solo un vantaggio: meno attenzione avessero prestato a loro, più libertà di azione avrebbero avuto; inoltre, concluse la ragazza, intrecciando le dita e sfregandole tra di loro, vedere con la coda dell’occhio la vampira che saltellava all’improvviso esuberante accanto a lei le aveva dato un’idea per assicurarsi che fosse lei a mettere le mani sulla preda per prima.

    Le prime ore del buio erano trascorse e, rispettando il coprifuoco, le luci si erano spente in ormai tutte le case. Solo pochi lumi, piccole lucciole distanti e deboli, sopravvivevano ancora alle tenebre: dentro alle più vicine, se Saya stringeva gli occhi riusciva a distinguere le sagome di alcuni dei mercenari che aveva osservato prepararsi attorno a lei quella mattina, nonostante non avesse nemmeno compiuto il minimo sforzo di memorizzare i loro nomi. La data era ormai cambiata, eppure in quell'attesa ,che era costretta a condividere con alcuni degli inutili “guerrieri” di quella mattina, non avvertiva la minima tensione. Com’era prevedibile, avevano liquidato le due bambine con poche parole, mandandole in una delle case più vicine al centro e di conseguenza più sicure. I loro compagni erano tre contadini, dei villici dalle capacità combattive prossime allo zero posti lì solo come loro badanti. Scarafaggi che schiacciare non sarebbe costata alcuna fatica.
    Con un sospiro, la Heartless si allontanò dalla finestra. Guidata solo dalla debole luce di una candela e dai suoi sensi, raggiunse il divano consunto che si trovava in fondo: Flan aspettava lì, lo sguardo imbronciato e pensoso che studiava i tre uomini che tremavano nervosi attorno ad un tavolo mentre lei, fin troppo rilassata, se ne stava stravaccata a testa in giù, capelli che sfioravano li pavimento e gambe adagiate contro lo schienale. Le sue guance erano ancora sporche di sugo dal suo ultimo spuntino che aveva visto la vampira svuotare l’intera dispensa. Fece per alzare perplessa un sopracciglio, ma contenne il disappunto spacciandolo per divertimento e si lasciò sfuggire una debole risata che coprì con il dorso della mano. Si piegò in avanti, avvicinandosi alla compagna e, lentamente, le portò l’indice incontro. Sfiorò la sua guancia e la pulì, portando poi il dito alla propria bocca, pulendolo con un sonoro schiocco. Quindi si spostò a sedere accanto a lei e, con un leggero sospiro, riavviò la gonna di Flandre, spingendola contro le sue gambe così da coprire la biancheria che, completamente ignara di ciò che faceva, era ben in mostra in maniera tutt’altro che aggraziata. Solo allora Flan parve in parte realizzare li problema e portò le braccia a tenerla ferma.
    -A cosa pensi?- le domandò distrattamente Saya, con qualche pacca gentile sulla gamba.
    La vampira impastò un po’ con la bocca, con lo sguardo ancora perso nella direzione generale delle altre tre figure. -La carne vecchia è stopposa ma facile da rincorrere.- spiegò con tono esperto. -Quella giovane, invece, è buona ma alla lunga potrebbe stancare.- chiuse allora le labbra, si fece accigliata e poi, con la traccia di un nuovo sorriso sul volto, domandò curiosa: -Tu? A cosa pensi?-
    Saya portò l’indice al mento, alzò gli occhi verso il soffitto e rispose, con aria maliziosa: -Io? Penso che ormai sia ora. Dopotutto, il nostro mostro potrebbe attaccare da un momento all’altro.- concluse inarcando appena un angolo della bocca e battendo un colpetto con il gomito contro la coscia dell’altra.
    Prima ancora che la giovane potesse finire di parlare, Flandre gonfiò le guance entusiasta, portò le braccia di fronte a sé e tendendo i muscoli si rialzò composta in un rapido e solido movimento. Spinta con le mani, quindi e girò su se stessa per scattare quindi in piedi. Mosse qualche passo verso i tre contadini, strinse i pugni al petto e si lamentò con voce infantile: -Mi scappa la pipì!-
    La Heartless sospirò trattenendosi dal ridacchiare: anche sforzandosi, lei non avrebbe saputo trovare un espediente più banale, ma nel caso di Flan non poteva dire che non sarebbe stato efficace.
    -Di nuovo? Sarà tipo la terza volta!- si lamentò il più giovane dei tre, affondando la testa tra le braccia incrociate sul tavolo, soffocando così un’imprecazione.
    Saya osservò attentamente l’alleata: la vide portare in avanti le labbra con fare disperato, tirare su con il naso e stringere il proprio vestito con forza tale da spiegazzarlo tutto. -Ma… Ma io… Mi scappa, non voglio farla qui.- bofonchiò quella con imbarazzo e sconforto.
    La Heartless batté più volte le palpebre e, rapita dallo spettacolo, non si accorse nemmeno di come la sua bocca si fosse aperta in un’espressione di stupore: quella che vedeva di fronte a sé non poteva essere la vera Flandre, non quando l’aveva affidato un compito importantissimo solo pochi istanti prima. Eppure il realismo di ogni suo gesto quasi bastava a suggerire alla giovane altre possibili risposte, così improbabili da sembrare una barzelletta. I tre si litigarono l’onere per un minuto buono: Saya non seguì le loro parole, vide solo il più anziano tra loro battere il pugno dal dorso peloso sul tavolo, per poi indicare quello che aveva parlato. Il ragazzo sospirò e, trascinando rumorosamente la sedia all’indietro, si alzò in piedi e si portò con passi pesanti accanto alla bambina. -Andiamo, ti accompagno.- fece annoiato, in netto contrasto con la bambina che saltellava allegra. Mentre voltavano l’angolo, per un attimo Saya la vide voltarsi all’indietro, verso di lei, e sorriderle complice. La Heartless ricambiò e poi, prendendo fiato, si allontanò di nuovo verso la finestra, pronta al caos che stava per giungere.

    Il grido strozzato squarciò il silenzio e pugnalò al cuore gli astanti, al suono sordo del corpo che cadeva a terra, poi, i due uomini che attendevano attorno al tavolo scattarono in piedi, le loro sedie scaraventate a terra. Saya si girò a guardarli, un sorriso compiaciuto a decorarle il volto. Lasciò che scattassero fuori, impugnando le loro armi improvvisate, e li seguì con passo lento e rilassato. Voltò l’angolo ad occhi chiusi, i suoni che riusciva ad udire erano sufficienti a soddisfarla: nuove urla, il gocciolare del sangue, il masticare e lo strappare di un paio di fauci che si chiudevano sulla tenera carne. Con delicatezza, per non disturbare il momento, spinse di lato la porta d’entrata e sbirciò fuori: un demone alato si ergeva di fronte a lei, con le sue zampe artigliate dominava sui corpi martoriati di due dei suoi “compagni”, i loro resti fumavano scuri, annegati in pozze del loro stesso sangue. L’ultimo uomo era crollato a terra di fronte a lei, tremava e balbettava parole sconnesse, le pupille dilatate fisse tremanti sul mostro che ringhiava a pochi passi, mostrando le possenti zanne e lasciando che la sua criniera infuocata frustasse l’aria con mute minacce.
    Saya sbuffò, alzò il mento e lo schernì con il suo sguardo orgoglioso e disgustato. Non gli concesse nemmeno il tempo di rendersi conto di cosa stava accadendo, non le interessava che capisse: portò avanti la sua mano, la sua pelle si contrasse e, come sgretolandosi, si frammentò percorsa da un reticolo di solchi, non più liscia si inspessì con ruvide squame. L’arto si ingrossò, le dita si acuminarono e divennero grossi artigli dove non si poteva più scorgere differenza tra unghia e polpastrello. Come ad accarezzarlo pietosa, la Heartless appoggiò sulla testa dell’umano il proprio palmo, contrasse appena le dita stringendogli il cranio. Quindi ghignò, aprì le gambe e si piegò appena sulle ginocchia, strinse gli occhi e fece forza: il suo braccio baluginò appena di un colore purpureo, mentre esso si faceva più pesante e potente. L’uomo cominciò ad urlare, ma la sua voce si fece in un istante acuta e poi morì, soffocata dal suono del suo teschio che andava in frantumi e del cervello che scoppiava in una poltiglia acquosa. Compiaciuta, Saya lasciò la presa e il cadavere cadde scomposto a terra, unendosi agli altri.
    -Perfetto.- disse solamente la ragazza, con un cenno di approvazione verso la compagna. Dandole le spalle, si abbassò verso il corpo che si era lasciato addietro, lo sollevò appena afferrandolo per la camicia lorda di sangue: portò le dita, tutte unite ad uncino, verso il suo petto e premette finché il cotone non si strappò ed una nuova macchia rossa si sovrappose alle altre. Scavò nel suo torace, premette con noncuranza tra le costole, incrinandone più d’una. -Alle vittime veniva strappato via il cuore, giusto?- ricordò ad alta voce, fingendosi palesemente pensosa. Ridacchiò tra sé e sé, estrasse la mano e con dei lievi tremori a presagirlo l’arto tornò alla sua forma precedente. Nel suo palmo stava quel piccolo e succulento muscolo. Lo portò alla bocca, aprì le sue fauci e lasciò andare. Diede un solo, forte morso ed il tessuto si lacerò, lasciando spillare tutto il suo squisito nettare vermiglio. Masticò qualche altra volta, deglutì e sospirò soddisfatta per poi pulirsi le labbra aggraziata con il dorso della mano. -Vuoi pensare te agli altri?- le domandò, massaggiandosi il collo con la destra, mentre si sgranchiva le dita dell’altra, in preparazione a tutto ciò che sarebbe potuto accadere in quella lunga notte.
    Nonostante i lineamenti contorti della creatura, Saya riuscì a leggere in quel muso ferino un sorriso di gratitudine. Senza sprecare un’istante, Flandre si piegò sul corpo sotto ai suoi piedi e trapassò il petto con un unico, rapido colpo, guadagnandosi subito il suo premio. Agitando la testa proprio come un grosso cagnone sbranò la sua merenda, prima di passare rapida alla seconda portata. Saya sospirò ed incrociò le braccia, studiando i resti che si erano lasciati addietro: il loro stato era più che credibile, confrontandolo a quanto ricordava dalle fotografie di quella mattina, e non poteva negare che la sua compagna avesse svolto un ottimo lavoro nel liberarsi di quelle persone, per quanto complete nullità, nel giro di pochi secondi, senza dubbio di buon auspicio. Si voltò di nuovo verso di lei, allora, e schiarendosi la voce richiamò la sua attenzione. -Io vado ad accogliere il mio “fratellino”.- le disse, spingendo indietro i suoi capelli con un movimento sicuro di sé. -Lascio a te il resto, sai già cosa ho bisogno che tu faccia.- concluse, scegliendo con attenzione le sue parole: non voleva darle ordini, non apertamente, almeno. Aveva intuito che la sua nuova amica fosse una persona molto indipendente, incline ad ascoltare il prossimo ma molto suscettibile a certi argomenti, tuttavia Saya conosceva molto bene le sue carte e come giocarle.
    Flandre annuì obbediente, la salutò con un cenno del capo e subito si lanciò in trotto verso il centro della città. Saya attese, guardandola allontanarsi, senza nessun chiaro pensiero nella sua testa, rapita solo dall’immagine di quella creatura che se ne andava, rispondendo ad ogni suo desiderio.
    -A questo punto…- mormorò a se stessa dopo molti secondi, portando con uno sbuffo le braccia ai fianchi. Si guardò attorno rapidamente, constatò che nessuno l’aveva osservata. Alzò lo sguardo verso i tetti delle case, osservò distrattamente il cielo dipinto di stelle sopra di esse. Con larghe falciate attraverso la strada, si piegò sulle ginocchia e spiccando un salto si aggrappò alla grondaia dell’edificio, che cigolò appena infastidita. Spingendosi con mani e piedi, scalò in pochi secondi la parete, si aggrappò al cornicione e raggiunse il tetto. Si accucciò sulla cima e guardò sotto di lei: l’oscurità che cullava nel sonno il paese era la stessa che aveva studiato poco tempo prima dalla finestra della casa. Tuttavia, da lassù riusciva a sorvegliare fino ai confini del paese, celata dalla luna che, come sua alleata, pareva di proposito dimenticare di riflettere la sua luce su di lei. Udì un primo ululato, distante, sporgendosi in avanti trovò al centro della piazza Flandre, il suo corpo che pulsava di fiamme e la sua voce ferale che richiamava tutti a sé. Anche se lei non poteva vederla, la Heartless le sorrise: quella notte era ancora lunga e molto doveva accadere, tuttavia non poteva negare che la sua alleata si era dimostrata, fino a quel momento, del tutto all’altezza della situazione. Non era abbastanza, però: c’era ancora molto che Saya voleva vedere, doveva ancora verificare appieno il potenziale della piccola vampira, doveva conoscerlo affondo per poterlo sfruttare al meglio. Ridacchiò divertita dall’ironia della situazione: per quanto la sfida contro l’Ordine fosse la più pericolosa che avesse mai affrontato, forse l’unica davvero pericolosa, era comunque molto inusuale per lei fare così tanto affidamento su di un’altra persona; non le dispiaceva comandare, non poteva negarlo, ma era forse la prima volta che provava un certo interesse per chi stava sotto di lei e, in qualche modo, un senso di fiducia.
    “L’ho scelta io, dopotutto, è naturale che mi aspetti molto da lei.” Concluse, annuendo silenziosamente a se stessa.
    Ghignò sadica e si accarezzò le labbra. -Sono nelle tue mani, Flandre.- confidò al vento. -Non deludermi.-

    Passarono i minuti, il richiamo della vampira risvegliò i guerrieri sopiti, uno sciame di persone prese ad agitarsi per le vie della città cercando quello che credevano essere il loro nemico. Furono attirati lontani nella foresta dalla bestia travestita da bambina ed un nuovo silenzio, più cupo e teso di prima, prese di nuovo possesso della città. Fu allora che Saya lo scorse: un’ombra scivolata oltre i recinti, una sagoma scura che ella non riusciva a riconoscere e che, di conseguenza, poteva collegare ad una sola entità. Si spinse in piedi con le mani e rapida si calò dal cornicione. Cercò di non fare rumore, avanzò rapida e discreta attraverso i vicoli che aveva studiato dall’alto. Scattò evitando le pile di legna sparse per i vicoli e le pozzanghere che intralciavano il suo cammino, si aggrappò all’angolo di una casa e trattenendo il fiato si sporse oltre: lo scoprì lì, di fronte a lei.
    La folta pelliccia fremeva mossa dal vento ed una fiamma scura pareva avvolgere nelle sue spire il mostro: mostrava un muso allungato, che agitava in ogni direzione tentando di fiutare qualcosa. Il suo petto appariva come squartato, la cassa toracica come una seconda bocca pareva sorridere cruenta, come zanne le costole gocciolavano sangue. Saya concluse che fossero i cuori che cercava, probabilmente non aveva neanche compreso la situazione o il grande favore che lei le aveva appena fatto, togliendogli dalle calcagna buona parte dei suoi inseguitori.
    “Ti sei divertito già abbastanza.” Si disse la ragazza: con la mano sinistra si afferrò l’altro polso, silenziosamente passò attraverso i suoi arti energia oscura ed essi mutarono di nuovo. “Adesso fatti un pisolino.”
    Puntò i piedi e scattò oltre l’angolo: l’Heartless licantropo grugnì, fiutandola, si voltò subito verso di lei. Pochi metri a separarli, Saya mostrò i denti combattiva, ma non si lasciò sfuggire nemmeno li più debole dei versi, si tuffò con precisione contro il suo bersaglio, braccio tramutato in maglio alto sopra la sua testa. Menò un colpo dall’alto verso il basso con tutto il suo peso, la creatura scartò all’indietro piegandosi sulle quattro zampe. Il colpo incontrò solo il pavimento, la roccia si frantumò e la terra si divelse sotto al suo peso, ma la ragazza non barcollò nemmeno: alzò lo sguardo verso il mostro, alzò appena le sopracciglia in un lieve stupore. Quello non diede segno di comprendere, piegando all’indietro il capo ululò verso il cielo, verso la luna piena che brillava sopra di loro. Un grido di battaglia, forse, oppure un rituale per chiamare a sé il suo potere, o ancora un’adunata per i suoi simili, Saya non era capace di comprendere il linguaggio di una bestia tanto primitiva, ma nemmeno le importava davvero: qualunque fossero le sue intenzioni, lei lo avrebbe sconfitto e messo al guinzaglio, così come le era stato ordinato, quindi sarebbe andata a controllare come Flandre se la stesse cavando, compito molto più importante per lei.
    Il licantropo attacco per primo, la Heartless lo lasciò fare: la bestia si tuffò in avanti, verso di lei, con le fauci spalancate e le zanne pronte a lacerarla, mentre gli artigli aperti miravano a bloccarla a terra. Saya strinse di più il pugno che era ancora appoggiato a terra, raccolse nel suo palmo i detriti che si era lasciata addietro e li lanciò verso l’alto: li buttò contro gli occhi del mostro, quello batté le palpebre, spostando di lato la testa. La giovane portò le braccia a proteggersi il torso, il peso della bestia la atterrò, ma i suoi artigli la mancarono. Ella portò le gambe al petto e serrò i pugni, con tutti gli altri portò un unico attacco che lo scagliò in avanti, scontrandosi contro le sue dure costole. Con un guaito, il cane crollò a terra e si rialzò subito scomposto, Saya lo superò di un solo istante. Alzò il bracciò di fianco a lei, la pelle squamosa si ingrossò ed esplose in una pioggia di umori trasparenti e pelle ruvida, mentre alla mano deforme si sostituiva una selva di tentacoli. Il mostro la caricò di nuovo, ma lei si era messa in guardia per prima, riuscì ad essere di poco più veloce: le sue appendici frustarono l’aria e si appesero ad un’insegna sopra la sua testa, prima di accorciarci appena: lanciandosi come un pendolo, si scagliò in avanti con i piedi uniti, perpendicolari al mostro: i suoi artigli scorticarono la pelle della sua gamba, la il colpo lo centrò nel grugno, facendolo cadere a terra barcollante per un istante. Saya ne approfittò, toccò terra e si piegò sulle gambe, portando subito il pugno destro a caricarsi. Si mosse in avanti, mise tutto il suo peso sull’arto e si fece trascinare dal suo impeto, ma in maniera troppo umana l’Heartless scartò rotolando di lato e, di nuovo, le nocche della ragazza incontrarono il terreno.
    Si trovarono di nuovo l’una di fronte all’altro, sguardi infuocati ed intrecciati tra loro, corpi tesi pronti all’attacco ed un sorriso sornione della ragazza a complementare il ringhio adirato dell’ombra. La giovane constatò che il suo nemico doveva essere più intelligente di quanto non sembrasse per aver assunto quell’espressione: aveva compreso chi era in vantaggio in quell’ambiente, chi tra di loro aveva esperienza in un campo di battaglia cittadino. Aveva commesso uno sbaglio nel decidere di attaccarla e ne avrebbe pagate le conseguenze.
    In quel momento, le prime luci si accesero nelle case: il cigolio del metallo gridò alle loro orecchie, spade sguainate e sferragliare di armature assieme alle grida della gente. Saya comprese subito: coloro che erano rimasti di sorveglianza indietro, nel caso che il loro falso mostro tornasse, erano stati richiamati dal loro combattimento. Il lupo drizzò le orecchie pelose, i suoi occhi dorati baluginarono per un istante. Saya si lanciò in corsa, corpo piegato in avanti e mani chiuse a pugno, l’Heartless si voltò in un istante e scattò in fuga nello stesso istante: scavalcò gli steccati con rapidi balzi, scivolò rapido scartando da un lato all’altro della strada, la giovane lo inseguì incespicando sui suoi passi per sostenere la sua velocità. Lo vide imboccare il sentiero sterrato che portava nella foresta, lo vide mimetizzarsi tra le tenebre. Non titubò nemmeno per un istante, si tuffò nell’Oscurità a sua volta.
    Scansò i rovi falciandoli con le braccia, balzò con ampi passi tra le radici che come capillari si estendevano per tutto il terreno, i suoi occhi che dardeggiavano prima di fronte a lei, alla ricerca anche solo di un’ombra, e ai suoi piedi, cercando di distinguere le tracce che la sua preda stava lasciando dietro di sé: l’erba era piegata ed i rami spezzati, la terra era umida e le foglie dai colori morbidi si incollavano al terreno fangoso dove l’Heartless passava. La giovane dovette rallentare appena il passo, ma la sua attenzione non vacillò per un solo istante: si mosse rapida fra le fronde, allontanandosi senza paura dal sentiero sempre di più.
    Cominciò a respirare più a fondo, cercando di trattenere il suo fiatone. Mosse un passo, poi un altro, quindi si fermò, aggrappata ad un albero: gli uccelli si erano svegliati, le foglie degli alberi frusciavano al loro passaggio ed i cinguettii risuonavano gioiosi, come invitandola a seguirli. Il vento sussurrava al suo orecchio parole che ella non riusciva a comprendere ma, in quel coro silenzioso di suoni, udì anche altro: il grugnito di un animale stanco, un fiato roco e affaticato. Avanzando lentamente, Saya si sporse in avanti, spiando nelle tenebre del bosco. Vi era un piccolo spiazzo, davanti a lei, un albero morto era divelto a terra, il suo tronco scavato dalle termiti, e tutt’attorno crescevano prolifici erba e muschio. Al centro, riposava l’Heartless, incerto sulle sue due zampe posteriori.
    L’inseguitrice avanzò, il verde sotto ai suoi piedi frusciò al suo passaggio. Con i modi di un animale spaventato, il licantropo si voltò di scatto verso di lei, drizzando le orecchie e mostrando le zanne, piegato sulle zampe posteriori. Con un sorriso, Saya avanzò, portandosi allo scoperto di fronte a lui.
    -Finiamola con i giochi.- fece, scuotendo la testa ed alzando le spalle. -Il tuo paparino ti aspetta, è ora di tornare a casa.-
    L’Heartless inarcò la schiena e ripose con un ringhio. La ragazza aggrottò la fronte e stese le braccia lungo i fianchi, pronte a mutare di nuovo.
    Restarono a fissarsi per lunghi secondi, Saya certa di cosa fare ed in attesa di una prima mossa, l’altro difficile a dirsi per lei. Il licantropo gonfiò il pelo ed ululò, più forte che mai; la predatrice porto un piede indietro, rinsaldando la sua posizione, le braccia a difendersi. Attorno a lei, tante piccole esplosioni buie scoppiarono all’unisono, i portali oscuri si aprirono a mezzaluna, circondando come una barriera di pece la creatura. Da essi apparvero altrettante, piccole creature.
    Saya ridacchiò con un sorriso di scherno, portò una mano al fianco e sospirò mentre passava lo sguardo da una sagoma alla successiva: tanti altri cani, alti come lei, le apparvero attorno, cinque in totale. Le lingue penzolavano affamate dalle loro fauci chiuse, ad ogni loro movimento spasmodico le catene che legavano i loro polsi ed il collo tintinnavano con il frastuono di un battaglione in movimento.
    -Oh, che gentile.- fece ironica la ragazza, avanzando tranquillamente di un passo. -Come sapevi che amo gli animali?- si armò nuovamente, si sgranchì gli artigli affilati e pesanti. Il lupo indietreggiò, senza darle le spalle, e il muro di Heartless inferiori si chiuse a dividerli. Saya, tuttavia, continuò ad avanzare, fermandosi solo a pochi passi dal gruppo di nemici. -Ora, chi vuole giocare per primo con me?-
    Un ululato all’unisono di tutte le creature, la ragazza sogghignò. -Dovevo aspettarmelo.-

    Le cinque creature si allargarono per circondarla: i due più esterni si piegarono sulle quattro zampe e balzarono in avanti, solo con la coda dell’occhio la ragazza riuscì a seguirne i movimenti, mentre si fermavano alle sue spalle. Gli altri si tuffarono verso di lei, fauci spalancate e artigli pronti a lacerare la sua carne. La Heartless non restò ad osservarli, decise di agire per prima come era solita fare: si piegò appena sulle ginocchia e concentrò tutto il suo potere. La lunga chioma smeraldina parve prendere vita e la cinse, estendendosi fino a diventare una vera armatura attorno al suo corpo; i capelli si indurirono, le punte si raggrumarono in lunghe ed appuntite spine. Mentre la mutazione faceva il suo corso, la giovane si piegò in avanti per poi lanciarsi in corsa. Caricò contro la creatura centrale, che a sua volta le veniva addosso pronta ad uno scontro. Saya spiccò un balzo, spostò il corpo di lato e puntò la sua spalla contro lo sterno del mostro: questi impattò violento contro la sua pelliccia chiodata e, spinto indietro, cadde a terra. Saya gli fu subito sopra, braccio alto pronto a colpire di nuovo. I capelli circondarono il suo pugno come un guanto, l’arto vibrò di potenza e la ragazza lo calò rapida e letale sulla testa del nemico. Con un suono secco, il cranio si frantumò sotto il colpo, il muso del lupo rientrò all’indietro mentre sprizzi di sangue uscivano da ogni suo orifizio. Saya lo osservò compiaciuta, come musica ascoltò il rantolo greve dell’ultimo spiro che usciva dalle sue narici e, allora, alzò subito il capo e si voltò a cercare gli altri nemici: due dei licantropi le si erano avvicinati, instabili sulle loro sottili zampe posteriori le puntavano contro le braccia, i bracciali metallici che tintinnavano spettrali. Un’aura scura percorse le loro catene ed un brivido avvisò la ragazza del pericolo. Compattò i capelli, abbandonò l’attacco per massimizzare la difesa. Gli spuntoni che decoravano le catene di uno dei due furono scagliate rapide come proiettili, Saya strinse occhi e denti, indurendo il suo corpo come acciaio. Con un clangore metallico, le spine si schiantarono contro la sua difesa, rimbalzarono roteando tutt’attorno, decorando con i loro luccichii dorati il verde della foresta. Appena sentì la raffica placarsi, la ragazza riaprì gli occhi e abbassò rapida lo sguardo verso il proprio corpo, verso la propria difesa: i suoi capelli erano allentati, pendevano molli e stanchi attorno a lei come i rami di un salice, ciocche fumavano consumate dallo sfregamento con i proiettili ed i buchi nel suo scudo erano evidenti. Subito si voltò verso il secondo nemico, aveva le braccia levate al cielo allo stesso modo, rapito dallo stesso barlume oscuro.
    -Merda…- imprecò a denti stretti: portò davanti a sé l’arto sinistro, gomito piegato e braccio a farle da scudo, i suoi muscoli si gonfiarono e la pelle si strappò, mentre strati di membrane rosacee simili ad una spessa ala si allargavano sopra e sotto: un largo scudo, pulsante di sangue, si formò come parte del suo corpo, a proteggerla dal secondo assalto: i proiettili trapassarono l’aria diretti a lei, con un suono sordo e umido si conficcarono nella sua appendice.
    -Agh!- batté il pugno destro a terra, si morse le labbra a sangue per non lasciarsi sfuggire un secondo mugolio di dolore: sentiva il braccio andarle a fuoco, le spine divorano lo scudo e torturavano i nervi che tornavano al braccio e poi al cervello, facendola quasi impazzire. -Cazzo...- fece ancora, respirando a fondo e buttando fuori l’aria iraconda. Non era possibile che facesse così male, non avrebbero dovuto nemmeno toccarla. Non aveva calcolato il vantaggio numerico, non era quello a cui si era preparata.
    “Quegli stronzi… Vi spacco il collo uno per uno.” Strappò l’erba con entrambe le mani, serrò i pugni e puntò i piedi pronta a scattare: si stavano già preparando ad attaccarla di nuovo, doveva indietreggiare e recuperare lo svantaggio in cui si trovava.
    Uno degli Heartless si tuffò verso di lei a fauci aperte. Saya si rialzò, piegò le ginocchia per saltare indietro e schivare, ma un’ombra si frappose tra lei ed il nemico, del fruscio dei cespugli e del suono di passi si accorse solo allora.
    La ragazza spalancò gli occhi incredula, barcollò all’indietro dimenticandosi ciò che stava facendo: di fronte a lei vi era una bambina vestita di rosso, con un cappellino carino a coprire le sue stoppe bionde.
    -F..Flandre?- mormorò incredula. La fissò basita, la bocca spalancata mentre quella, come se stessero solo giocando, porgeva il braccio al licantropo da sgranocchiare come un osso.
    La vampira non parve trovare il tempo di voltarsi, ma Saya la vide sorridere soddisfatta. -Di là… si sono stancati di morire.- le spiegò allegra, il petto che si gonfiava e rilassava a ritmo ad ogni suo respiro, assieme alle spalle che salivano e scendevano ad ogni fiato che prendeva. -Va tutto bene?- le domandò, con una nota preoccupata. Il suo pugno destro brillò avvolto in spire scure: Flandre lo caricò portandolo indietro, la testa girata verso di lei, ben più preoccupata per Saya che non per il nemico di fronte a lei.
    La ragazza si raddrizzò e, rapidamente, scosse il suo abito bianco dalla polvere e dai fili d’erba. Ridacchiò tra sé e sé e terminò con un sospiro, inclinando il capo con fare sprezzante. -Certo, ma un po’ d’aiuto non può che farmi piacere.- ammise. Si grattò la nuca e fece scrocchiare il collo, quindi avanzò di un passo. -Anzi, sei arrivata al momento migliore per…-
    Al fianco di Flandre, appena al di fuori dal suo campo visivo, la Heartless scorse un lupo che correva nella direzione della sua compagna, braccio caricato dietro la testa pronto a calare in un possente attacco. Saya balzò in avanti e mulinò all’indietro il suo braccio: l’arto si spellò, i muscoli dapprima uniti si separarono in tre tentacoli. Con uno schioccò di frusta, lanciò le sue appendici contro la creatura: si attorcigliarono attorno alla sua gamba, ella strattonò ed il licantropo cadde a terra, strisciando sul letto d’erba. -… divertirci un po’ assieme!-
    Gli corse incontro, un sorriso sadico in volto: non ad alta voce, ma aveva detto che gli avrebbe rotto il collo e avrebbe mantenuto la parola. Calandosi sulle ginocchia bloccò a terra la creatura, il braccio sinistro perse la sua forma umana e mutò in un possente artiglio. Spalancò le dita e le portò a cingergli il collo, quando un ringhio la distrasse per un istante: alzò l’artiglio a difendersi, le zanne di un lupo si chiusero nell’incavo tra pollice ed indice. Saya chiuse a pugno, afferrò il mostro per i denti, quello provò a dimenarsi ma la ragazza lo tenne in posizione.
    -Flan!- gridò, chiamando l’attenzione della compagna. -Schiacciali!- tirò verso terra il secondo lupo, che cercava di sfuggire alla sua presa e sopportò a denti stretti i graffi di quello sotto di lei, un pugno ben piazzato lo fece calmare per un istante. Udì una risposta distante dalla vampira, ma non riuscì a capire per certo in cosa consistesse. La certezza arrivò solo alcuni secondi dopo, quando vide lo spazio attorno a lei farsi di colpo più scuro: un’ombra lunga e dritta era apparsa su di loro e ogni istante si faceva più larga. Un ultimo strattone al primo ed una ginocchiata al secondo per rallentarli, quindi si gettò di lato, rotolando su un fianco. Un istante dopo, un potente boato la assordò. Quando si rialzò, mani appoggiate a terra e testa alta, vide un enorme tronco a terra, la base sciolta ed in fiamme, i due Heartless schiacciati sotto di esso, solo uno ancora in vita.
    Saya si avvicinò lentamente, lo guardò dall’alto con espressione di scherno. Gli occhi del licantropo la incontrarono, un debole guaito sfuggì alle sue labbra. La ragazza ridacchiò, si chinò verso di lui e prese la sua testa tra le mani. Strinse le dita, un rapido movimento del polso e gli torse il collo. La creatura morì sul colpo ed il suo cadavere tornò polvere.
    Rialzatasi, spostò il suo sguardo su Flandre: la bambina le sorrideva felice, trottando si fermò al suo fianco. La Heartless rispose a sua volta con un sorriso e, gentilmente, le strofinò i capelli. Un fruscio poco distante, le due si voltarono di scatto. Solo in quel momento Saya realizzò che era rimasto un nemico, che mantenendo la posizione, a qualche metro da loro, sembrava titubante all’idea di attaccarle.
    La bambina saltellò in avanti, portò le mani dietro di sé e si sporse con la testa. Prese fiato e ruggì potente. Il mostro scappò via piagnucolando, svanendo tra gli alberi. Saya chiuse gli occhi e si concesse un secondo per ridere, sinceramente divertita.
    -Ti ringrazio, Flandre.- fece allora rivolta all’amica, voltandosi a guardarla e regalandole un sorriso sospirato. -Senza il tuo intervento il combattimento si sarebbe fatto molto… meno pulito.- Si fermò un istante, a metà della sua frase, per stringere appena gli occhi e prendere fiato: una momentanea fitta di dolore si era estesa per il suo braccio, rimbombando nella sua testa come una marmellata. Infastidita, lo portò di fronte al viso e studiò le sue ferite: aveva ritirato da tempo lo scudo, ma erano rimasti numerosi, piccoli solchi sulla sua pelle. Aveva smesso di sanguinare, ma il solo tenerlo in posizione le faceva bruciare tutto l’arto, come se una di quelle fottute creature la stesse ancora azzannando. Lasciò cadere il braccio, maledicendole un’ultima volta: sapeva che non sarebbe rimasta nessuna cicatrice e che presto sarebbe tutto passato, ma era comunque un colpo in più al proprio orgoglio di quanti ne voleva accettare.
    -Oh, io mi sono divertita!- commentò la vampira soddisfatta, Saya si voltò verso di lei giusto in tempo per vederla scrollare le spalle.
    Senza dire nulla, si fermò ad osservare la più piccola: il suo respiro si era calmato, il suo vestito era strappato e la sua bellezza intaccata più di una volta, ma appariva tranquilla, completamente a suo agio in quella situazione complicata.
    -Mi fa piacere…- mormorò Saya, incrociando le braccia al petto. La sagoma della compagna si fece ogni istante più indefinita, finché la Heartless, persa nei suoi pensieri, arrivò a non vederla neppure più, pur senza rendersene conto. Impegnata nella sua battaglia e incitata dall’ira, Saya non aveva osservato Flandre con quanta attenzione avrebbe voluto, tuttavia ciò di cui era stata capace era ben visibile: aveva subito risposto al suo piano, dimostrando capacità più che notevoli nel seguirlo. Nel riflettere su quanto era accaduto, una nuova domanda baluginò nella sua mente. Batté le palpebre un paio di volte, superando un attimo di confusione, e trovò di nuovo la vampira. -Cos’è successo da quando ci siamo divise?- le chiese.
    Per un istante, l’espressione della bambina si fece seria, mentre rievocava alla sua mente le ultime ore. Poi, d’improvviso, una coltre triste piegò i suoi lineamenti, causando nella Heartless una lieve perplessità.
    -Un po’ di persone mi hanno seguita, alcuni mi hanno perso di vista.- raccontò, per poi abbassare il capo. -Scusa Saya, quando sono diventati troppi non ho più fatto come mi avevi spiegato, con il cuore, il buco…-
    La ragazza restò interdetta per un momento. Sospirò sollevata, portò una mano alla fronte e chiuse gli occhi, scuotendo la testa, poi mostrandole ancora un volto amichevole le si avvicinò, si piegò sulle ginocchia per portarsi al suo livello e la accarezzò sul capo. -Non ha importanza.- la rassicurò scuotendo le spalle. -Dopotutto, stai facendo tutto questo perché te l’ho chiesto io. Significa molto per me, davvero.-
    Attese per un istante guardando l’altra negli occhi, cercando di capire che effetto potessero aver avuto le sue parole su di lei: Flandre pareva rincuorata, credeva davvero nelle sue parole. Quella era un’ottima notizia.
    Con uno sbuffò di stanchezza, Saya si rimise in piedi, le mani appoggiate ai fianchi e la schiena inarcata all’indietro mentre si stiracchiava. -Non abbiamo ancora finito il lavoro, però: ho trovato l’Heartless che stavo cercando, ma mi ha lasciato a combattere con quegli scarti ed è scappato.-
    Mosse qualche passo avanti, con il mento stretto tra le dita si guardò attorno: studiò le impronte per terra, cercò segni nei tronchi attorno. Era passato diverso tempo e la zona si era fatta molto affollata fino a pochi minuti prima, rintracciare la strada della loro preda era quasi impossibile. Girò la testa e, con espressione appena corrucciata, domandò alla compagna: -Credi che saresti capace di ritrovarlo?-
    Flandre annuì entusiasta. Si chinò a quattro zampe, inspirò a pieni polmoni con il naso puntato verso l’alto, si umettò le labbra ponderando forse ciò che sentiva. Saya la guardò in silenzio con le sopracciglia basse, non sapeva con esattezza cosa pensare: era uno spettacolo degradante, per com’era presentato, ma non poteva negare che i sensi della piccola fossero un’arma di estrema utilità, il suo intervento provvidenziale nel combattimento ne era stata la prova. Decise semplicemente di lasciarla fare e seguirla in silenzio, concentrandosi solo su quello che era il fine.

    Camminarono per vari minuti, Saya non si azzardò quasi a parlare, preferendo lasciare che l'alleata si concentrasse sulla ricerca. Per tutto il tempo tenne gli occhi calati su di lei, pieni di interesse e compiacimento verso quello scricciolo che si dimostrava ad ogni occasione sempre più utile. Improvvisamente i suoi passi si fermarono, la Heartless puntò i piedi e barcollò in avanti per fermarsi, colta alla sprovvista, quindi alzò lo sguardo: Flandre puntò con l'indice davanti a sé, incorniciata dal verde dei cespugli e degli alberi davanti a loro si apriva una grotta buia, scavata in una parete rocciosa che saliva di fronte a loro per qualche metro. La ragazza sospirò, portando una mano a sorreggersi la testa. -Ma non mi dire...- commentò ironica, scuotendo il capo con una risata esausta. Mosse alcuni passi avanti, lenta e con le braccia lunghe i fianchi, varcò appena la soglia del tunnel e si guardò attorno con aria scettica: il vento ululava macabro stridendo contro la pietra, i pochi raggi del sole che vincevano la difesa degli alberi sembravano troppo timidi per addentrarsi nei cunicoli bui, il terreno spariva nelle tenebre dopo soli pochi passi.
    Saya sbuffò, voltandosi verso la più piccola: -Abbiamo ancora un po' da esplorare, temo.- annunciò, priva di qualsivoglia entusiasmo. Osservò Flan reagire allo stesso modo: stanca e scocciata, si drizzò in piedi e, con passo lento, appena trascinato, la raggiunse, posando gli occhi un po' delusi su di lei. La ragazza si sforzò di sorriderle e, prima di avanzare, si voltò indietro a scandagliare l'area attorno a loro.
    -Ah!- fece infine soddisfatta: si allontanò con passo rapido verso uno degli alberi, in un istante mutò il suo braccio in un ammasso di tentacoli che lanciò subito verso l'alto a stringersi attorno ad uno spesso ramo. Strattonò un paio di volte ed il legno cedette, cadendo a terra in una coreografia di foglie danzanti. Con un sospiro annoiato, spese qualche momento a pulirlo, quindi lo sollevò con aria convinta davanti ai suoi occhi. Tornò alla caverna, sfiorando Flan con un fianco mentre passava, quindi si portò lungo la parete e cominciò a sfregare la sua torcia improvvisata: dopo pochi secondi, la punta iniziò a fumare, dopo altrettanti le scintille accesero la fiamma di quella fiaccola, che Saya mostrò alla compagna allungò subito verso l'ignoto di fronte a loro. Funzionava decentemente, erano pronte ad andare.
    -Stammi vicina, mi raccomando.- raccomandò soltanto a Flandre, invitandola con un cenno del capo a mettersi al suo fianco. La bambina annuì, trottando verso di lei. Saya prese fiato, alzò lo sguardo di fronte a sé ed avanzò.

    Continuava a guardare avanti, cercando di distinguere nel grigio della roccia le curve e gli ostacoli che la galleria poneva di fronte a loro. Erano solo pochi metri, poi il tutto tornava al buio. Per due volte era stata distratta dal grido dei pipistrelli che volavano impegnati sopra le loro teste, ma non un altro suono oltre all'eco dei loro passi e al crepitio della fiamma.
    Fu allora che udì una voce riverberare tutt'attorno a lei; Saya trasalì, spalancando gli occhi ed chiudendosi inconsciamente tra le spalle. -Senti, Saya...-
    La ragazza si girò subito verso l'amica, con espressione confusa in volto. Flandre la fissava con un broncio indeciso, forse per un qualche senso di colpa che la confondeva ancora prima di aver parlato. -Perché stiamo cacciando questo Heartless?-
    Lei sospirò, rilassandosi di nuovo, e rimase qualche istante con il viso rivolto davanti a sé, cercando nel buio la sua risposta migliore. -Hai mai visto altri Heartless con aspetto umano oltre a me, Flandre?- le domandò, voltandosi a guardarla con un sorriso per invitarla a parlare.
    La vampira rispose con un'espressione confusa, batté più volte le palpebre lasciandosi sfuggire un rantolo incerto, prima di trovare timidamente la risposta: -No...?-
    Saya ridacchiò, la luce della torcia pulsò per un istante come un cuore che batte, gettando un'ombra deforme sul volto della ragazza; i suoi occhi brillarono con un lume dorato. -Per spiegare nel modo più semplice possibile...- cominciò, muovendo il braccio sinistro come ad afferrare l'aria, alla ricerca delle parole più semplici possibili. -... Solo i Completi con una volontà forte ed un cuore oscuro riescono a mantenere forma umana quando diventano Heartless. Di esseri come me ce ne sono davvero pochi e la maggior parte lavora in gruppo.- si fermò, sospirò con un sorriso mentre scuoteva il capo, provando sentimenti contrastanti al pensiero della sua nuova “famiglia”. Portò la sinistra al petto, si rivolse a Flandre con ostentato orgoglio ed aggiunse: -Ed anche io ne faccio parte.-
    Interruppe il suo racconto per dare qualche occhiata all'ascoltatrice: la piccola aveva gli occhi puntati su di lei ed un'espressione seria: appariva forse in leggera difficoltà ,ma pareva riuscisse a comprendere la gravità di quanto Saya stava spiegando.
    Umettandosi le labbra, timida nel prendere la parola, la vampira azzardò una conclusione, Saya rimase in silenzio ad ascoltarla: -Quindi... te l'ha detto questo gruppo di inseguire quell'Heartless?-
    La ragazza alzò appena le sopracciglia, piacevolmente stupita da come la compagna avesse subito colto il nocciolo della situazione. Si sforzò di mascherare la sua sorpresa, tuttavia, e scosse appena la testa per far tornare il suo visto un foglio bianco su cui appiccicare qualsiasi espressione desiderasse. Per quel momento, quindi, scelse un'aria combattuta.
    -Già.- fece annuendo alla risposta dell'altra. -Anche se quasi mi dispiace.-
    Sospirò ancora, calando la torcia che le costrinse ad un ancor più piccola sfera di chiarore. Alzò allora lo sguardo davanti a sei, mostrando di nuovo un po' di determinazione, e continuò: -Lo sai, gli Heartless comuni sono molto facili da controllare: si limitano a seguire chi credono più forte. Anche nel nostro gruppo, nell'Ordine degli Oscuri, le cose non sono molto diverse.- si fermò per un istante, chiuse i pugni ed il suo fiato tremò di rancore: -Purtroppo io non amo essere comandata a bacchetta.-
    Uno sguardo di soppiatto a Flandre, la vide abbassare gli occhi pensosa, i suoi canini brillarono per un istante oltre le sue labbra minacciosi. -Pienamente d'accordo.- mormorò appena udibile. Nascosta dalle tenebre, Saya rispose con un ghigno compiaciuto.
    -Non te ne ho parlato prima perché, beh...- tornò a mostrarsi calma, quasi dispiaciuta. Contò il passare dei secondi nella sua testa, mentre fingeva di cercare un modo per esprimersi. -Non è un ambiente molto piacevole. Necessario, certo, ma opprimente. Il mio obiettivo, lì, è...- confessò, portando il pugno destro di fronte a sé e stringendolo sempre più con decisione. -... Arrivare in cima e fare le cose a modo mio.-
    Continuarono a camminare, ma la bambina non pronunciò più una parola. Immersa nel silenzio dei suoi pensieri, Saya si domandò se Flan si fosse fatta un'idea negativa di lei, dopo quelle parole, ma non trovò l'occasione di chiederlo. Fermò i suoi passi e abbassò lo sguardo, trovando così di fronte a lei il percorso franato ed un alto strapiombo che si gettava nel buio sotto di lei.
    La ragazza strinse gli occhi, umettandosi le labbra si concentrò per svolgere qualche rapido calcolo: il salto doveva essere di cinque, forse sei metri ad occhio e croce. Con fare prudente avanzò fino al bordo del terreno e tastò con il piede la durezza della roccia: pareva solida, Saya si sentì rincuorata dalla scoperta. Si sporse puntando la torcia sotto di sé, ma nulla cambiò, il fondo del baratro le sfuggiva ancora alla vista. Si rivolse allora al soffitto, vide la ruvida parete scavata nella terra e nella pietra pendere minacciosa sulle loro teste, numerose stalattiti come denti affilati pronte a sbranarle. La Heartless si massaggiò il mento, chiedendosi se potesse funzionare.
    -Flandre.- la chiamò perentoria, la compagna si avvicinò subito con un mugolio obbediente.
    -Aggrappati forte.- le ordinò, alzando le braccia abbastanza da permettere alla vampira di cingerle la schiena con le braccia. La piccola titubò un istante, confusa, ma eseguì contenta il comando.
    Saya frustò l'aria con il suo braccio, i muscoli si segmentarono tornando ad essere un gruppo di lunghi e minacciosi tentacoli: li mulinò verso l'alto, con un movimento esperto riuscì ad arrotolarli subito ad uno degli spuntoni di roccia sopra le loro teste. Diede uno strattone, ne verificò la solidità, allora prese fiato, sussurrò: -Pronta?- e si lanciò.
    Il fischio del vento le ruggiva attorno, ma Saya stringeva i denti senza fare alcun rumore. Per guadagnare momento si lasciò cadere in avanti e da un momento all'altro si scoprì senza più il terreno sotto ai piedi. Per tutto il tempo continuò a guardare di fronte a sé. Indurendo i suoi muscoli sopportò il contraccolpo nel momento più basso, ma il pendolo continuò il suo movimento, avvicinandosi sempre di più all'altra sponda. La ragazza respirò a bocca aperta, allungò le gambe di fronte a sé e diede un colpo con il bacino, lasciò andare la stalagmite e i due corpi furono spinti in avanti dall'inerzia, superarono il bordo dello strapiombo. Saya piegò le ginocchia ed atterrò in piedi, barcollò solo per un istante, piegata dallo sforzo. Sospirò, allora, e fece uscire tutta l'aria nei suoi polmoni. Non aveva avuto alcun dubbio fin dal primo istante, ma quell'imprudenza si era rivelata uno sforzo maggiore di quanto non avesse calcolato.
    -E ora...- borbottò, lasciando andare Flandre e avanzando, un passo felpato alla volta. La grotta si apriva di fronte a lei, diventava un ampio salone, come un'arena sotterranea. Uno squarcio di cielo illuminava la caverna dall'alto, dove il soffitto era franato e lasciava intravedere il mondo al di fuori: un mare di stelle ed una enorme luna piena, il resto era vuoto e nero, mentre attorno a loro la luce d'argento rischiariva quel largo spiazzo senza altra uscita.
    -Siamo arrivati al capolinea?- si domandò Saya, grattandosi la nuca infastidita. -Sei sicura che fosse venuto qui? O c'era qualche cunicolo che non abbiamo visto?- si voltò annoiata verso la compagna, allora la sua espressione si indurì preoccupata: vide Flandre tesa fiutare l'aria, appena piegata sulle sue ginocchia come pronta alla battaglia. -Saya...- mormorò con voce profonda. -C'è qualcuno, qualcosa che si muove-
    Saya si immobilizzò, trattenne il fiato e cancellò ogni suo suono: tese l'orecchio, sentiva il fiato pesante di un'altra creatura, poi dei passi felpati rapidi e minacciosi.
    Si voltò di scatto, puntò la torcia di fronte a sé: non riusciva bene a scorgere cosa le stava davanti, una sagoma del colore della roccia balzava addosso a loro, parendo fluttuare come un misterioso vello. La ragazza obbedì ai suoi istinti, senza pensare subito lanciò il pezzo di legno infuocato in avanti, verso di essa, cercando con quel colpo di capire cosa avesse davanti. L'arma improvvisata rimbalzò via con un tonfo ovattato, la fiamma baluginò come spaventata e si spense cadendo a terra. Un ringhio infastidito sfuggì alla creatura e in quell'istante la ragazza seppe per certo che, in qualche modo, di fronte a lei vi era il loro bersaglio.
    Avrebbe voluto mettere in guardia Flandre, ma sapeva che la ragazza era pronta da prima di lei, si limitò allora ad osservare concentrata ciò che accadde: il lupo si tuffò addosso a lei e, in maniera fin troppo umana, conficcò gli artigli nelle sue spalle per bloccarla. Strappò la sua veste e trapassò la pelle, le sue dita folte si impregnarono delle prime gocce di sangue. Ululò allora e calò le sue fauci sulla bambina, lasciando che il suo travestimento si dileguasse e, mentre la azzannava, la sua figura recuperasse il suo colore originale e fosse ben visibile bagnata dalla luce lunare. Flandre rispose, tuttavia: il suo pugno era già pregno di Oscurità e flutti minacciosi lo circondavano: attese che l'altro abbassasse il capo, che si avvicinasse a lei, con precisione strinse gli occhi e sferrò un pesante gancio alla sua guancia destra, ruotando tutto il busto con un movimento rabbioso. Il mostro venne scagliato all'indietro, perse contatto col terreno e strisciò per un metro a terra, un guaito strozzato a sottolineare il loro successo.
    Saya corse subito in avanti, portandosi vicino a Flan. Contrasse la schiena all'indietro, gonfiò il petto e spalancò la bocca: passò un istante e con uno spasmo dalla sua gola risalì una densa palla di succhi gastrici ed acido che, come un proiettile, spinse in avanti contro l'Heartless: mirò alle sue gambe, doveva danneggiarlo abbastanza da impedirgli di muoversi, così da poterlo riportare quasi integro al suo padrone. La creatura, rotolando a terra dal dolore, si agitò come impazzita. Evitò solo in parte l'attacco, forse persino inconsciamente, mentre incespicava per alzarsi sulle quattro zampe: solo una delle posteriori fu colpita ed il mostro cadde in ginocchio ululando di dolore.
    La ragazza mosse un passo avanti, si mise di fianco all'alleata, mani in guardia di fronte a lei: il mostro si mise subito in piedi sulla gamba sana, piegò la schiena in avanti e nascose il muso contro il suo petto, dietro le braccia. Esplose di rabbia e furia, ruggì verso la luna, i muscoli delle braccia tesi allo spasmo, il suo petto che si contraeva come se ad ogni battito il suo cuore gli esplodesse dentro. Saya deglutì, un sorriso di sfida affiorato sul suo volto: lui aveva evocato le creature che l'avevano ferita ed umiliata, era colpevole quanto i Werechain stessi.
    Un'aura argentea circondò il licantropo, tinta da spire di oscurità, ed esso scattò di nuovo, gli occhi tinti da fiamme inestinguibili. Era più veloce di prima, per un istante Saya restò spaesata. Il mostro spiccò un balzo, la sua pelliccia parve quasi drizzarsi, mentre fiamme nere lo circondavano: in trotto a quattro zampe si tuffò addosso alla vampira, trasformato in un'ombra nera capace di divorare qualsiasi cosa. Le fu addosso, la investì ed esplose in un tripudio di ombre e fiamme. Per un momento, la Heartless si coprì gli occhi: un'ondata di vento caldo la investì e, con esso, polveri e sassolini. Quando la nebbia sollevata dall'attacco si diradò, Saya vide il licantropo e Flandre, entrambi in piedi di fronte a lei: il nemico era ricoperto di sangue, la vampira sorrideva guardandolo, completamente inerme; sul suo corpo, come una grossa macchia scarlatta, si era aperto un ampio varco che aveva fatto attraversare l'attacco senza raggiungere la giovane. Saya ghignò soddisfatta, un'altra sorpresa di cui non era a conoscenza, ma che non era di certo niente meno che un asso. Un istante dopo, il corpo della bambina tornò ad essere fisico, con una potente onda d'urto che scagliò via l'essere, dritto dritto contro la maggiore: Saya trasformò le sue mani in possenti magli, giungendole ed intrecciando le dita caricò un solo, pesante colpo alla sua nuca. Le mani affondarono nel collo dell'ombra, lo investirono in pieno, scaricarono la loro energia su di esso. Eppure, con espressione confusa, la giovane scoprì nel nemico qualcosa che non si sarebbe mai aspettata, che non riteneva nemmeno possibile: la creatura non si era piegata, non era caduta a terra, aveva incassato il colpo senza battere nemmeno ciglio. Non un mugolio di dolore, non un movimento, i suoi occhi erano parevano vederla ma non riconoscerla, mostravano una follia impropria di un animale. In qualche modo, quello sguardo così minaccioso la fece solo arrabbiare ancora di più.
    “Non sente più il dolore?” si domandò a denti stretti, ripensando a come pareva essere cambiato da quando si era avvolto della luce argentea.
    -Cazzo.- imprecò soltanto, caricando un altro attacco. Fece per mulinare il braccio, ma il movimento fu interrotto brusco a metà: le costole che sporgevano dal petto squartato del lupo vibrarono minacciose, in un istante moltiplicarono la loro lunghezza e l'affilatezza, come lame letali trapassarono il suo sterno, lo stomaco, la gola, la impalarono in un istante, non ebbe nemmeno il tempo di gridare. Poté solo alzare una mano tremante a stringere quell'arma ossea, facendo fondo all'unico, profondo respiro che le restava in corpo, mentre i suoi occhi vacui incontravano quelli del mostro. Nel suo ultimo spiro, Saya sorrise.
    Il volto della ragazza cominciò a disfarsi, i suoi occhi colarono lungo le guance, le iridi due puntini scuri che si mischiarono alla sclera, la pelle divenne densa gelatina che calava lungo i muscoli che subito la seguivano. Si disciolse presto in una melma verdastra che colò informe a terra, rapida si distanziò di qualche metro e, nell'arco di istanti, riprese forma tornando ad essere una Saya incolume, meravigliosa, proprio come avrebbe dovuto essere. Si pettinò una ciocca di capelli e fissò il suo sguardo sul nemico, un sorrisetto denigratorio a svilirlo, anche se ella dubitava che il licantropo potesse comprendere simili dettagli.
    La Heartless era da un lato, la vampira dall'altro, il loro nemico intrappolato nel mezzo. Dando tempo a Saya di prepararsi ad un nuovo assalto, fu Flandre ad agire per prima: dalle ombre nacquero tre figuri dai contorni scuri ed indistinti, che scivolando rapidi lungo il terreno si gettarono all'assalto del lupo. Il mostro si girò di scatto verso la piccola, balzò in avanti chiudendo il muso contro il suo petto ed il suo corpo prese a roteare ad una velocità inaudita: la sua pelliccia parve compattarsi essa stessa in una lama, l'oscurità lo cinse di nuovo e, come una sega rotante, la creatura fendette l'aria volando verso Flandre. Una figura di tenebra si mise in mezzo, ma esplose tagliata in due dall'impeto della preda; nonostante la velocità rallentata, il lupo raggiunse la vampira che, pur portando le braccia a proteggersi, non fu rapida abbastanza da schivare. Saya strinse gli occhi, osservando la compagna, e notò flutti di oscurità accumularsi dentro di lei, appena la lama del mostro lacerò le braccia della giovane tentando di raggiungere le ossa. Con una mano, la bambina strinse a sé il lupo, l'altra si mosse all'indietro. Un grido persino più forte di quelli dell'animale e il colpo travolgente della piccola si scaricò devastante sullo stomaco del mostro: le nocche sprofondarono nella sua pancia, contrassero la pelle al punto da strapparla, si impressero nella carne vita come un ampio segno rosso, ma ancora l'Heartless non parve prestarci quasi attenzione.
    Con espressione seria, Saya si gettò in avanti, allora, verso Flandre e verso il loro nemico. Il suo arto destro mutò ancora, divenne di nuovo un gigantesco artiglio che mulinò con le dita aperte. Il licantropo cominciò di nuovo a brillare di nero, il suo pelo assunse il colore della pece; Saya lo graffiò alla schiena, percorse tutto il suo corpo premendo con tutta la forza che aveva, quattro segni rossi si allargarono su di lui, trasudando sangue scuro. La ragazza lo spinse via, con un movimento brusco lo separò dalla compagna e tentò di allontanarlo. L'essere brillò un solo istante dopo.
    Il ruggito delle fiamme e del vento investì la ragazza: Saya chiuse le braccia attorno al collo della vampira, strinse la sua testa al petto e, allargando la schiena, si tuffò in avanti facendo da scudo all'altra. L'oscurità le addentò la schiena, un lamentò distorto sfuggì alle labbra serrate della ragazza mentre cadeva a terra, il suo vestito fu divorato dalle fiamme, mentre la roccia spellava i suoi gomiti. Volò via per un paio di metri, il suo dorso pareva trapassato da decine di uncini che le strappavano via la carne mentre ella cadeva. Respirò ad ampie e sgraziate boccate, Flandre urlò il suo nome. Senza forza di risponderle, la Heartless le tappò la bocca con una mano, deglutì e strinse la gola per cancellare il suo respirò ed ascoltò: sentì il lupo rialzarsi in piedi, il suo cuore accelerò un poco. Udì allora un tonfo, il lupo che crollava con un grugnito, le sue fauci che ululavano furiose, eppure restava lì, a dimenarsi a terra dietro di loro.
    “Poco piacevole, ma senza dubbio la scelta migliore.” concluse, sforzandosi di sorridere. Il veleno dei suoi artigli era penetrato nella ferita che ella aveva inflitto alla preda, derubandolo del controllo dei suoi stessi muscoli e relegandolo così a terra. Poteva non sentire il dolore, poteva essere un mostro tanto folle da continuare all'infinito il suo assalto, ma nemmeno lui poteva reggersi in piedi se gli arti diventavano fisicamente incapaci di rispondere ai suoi comandi. Ancora qualche secondo e, lentamente, la sua rabbia parve placarsi e, travolto in un solo istante dalle fatiche della battaglia, Saya lo udì svenire dietro di lei.
    -Uff...- sospirò esausta, lasciando andare la bocca della compagna.
    -Saya, Saya!- urlò ancora la bambina, scivolando via da sotto di lei e stringendola attorno al collo.
    “Stai zitta, per favore...” pregò stringendo gli occhi. Non era necessaria compassione, non doveva certo preoccuparsi di lei. Trovarsi in uno stato del genere era già umiliante abbastanza, anche se lo aveva fatto proprio nella speranza di attirare simili attenzioni.
    -Saya stai bene? Non dovevi, potevo resistere ad un altro colpo così!- continuò a starnazzare la piccola. Saya sbuffò infastidita, mentre si rialzava incerta sulle gambe. Appoggiò una mano alla spalla di Flandre, per sorreggersi, e le rubò un'occhiata: lo capiva benissimo, le ferite del suo corpo e l'espressione piagnucolosa del suo volto stavano letteralmente gridando che no, non avrebbe saputo incassare un altro colpo, non senza conseguenze almeno. Ed era quella la ragione per cui lo aveva subito lei al suo posto: Saya si sentiva molto più sicura di uscire indenne da qualsiasi asso il licantropo avesse rimasto nella manica e l'idea di guadagnare la riconoscenza e la stima dell'amica era solo un ulteriore vantaggio.
    -Piantala, sto bene...- sputò roca Saya, sforzandosi di parlare in modo comprensibile. Barcollò per un istante, ma riuscì a rimettersi in piedi. Si voltò a cercare Flandre, la bambina si era allontanata di qualche passo, teneva la testa china come se avesse paura di guardarla. -Scusa...- mormorò timida.
    La Heartless prese fiato, allargò per un istante le braccia nel tentativo di mantenere l'equilibrio, allora portò le dita a stringere la radice del naso e sbuffò esasperata. Non le piaceva mostrarsi in quel modo, non le piaceva affatto sentirsi debole. Saya comprendeva bene che la preoccupazione della vampira era sincera, era proprio quella sua onestà a renderla una pedina perfetta, eppure tale consapevolezza non bastava a giustificare quella situazione.
    “Però non posso darlo a vedere.” si ricordò. “In fondo, io e Flandre siamo... amiche
    -Scusa, è che...- balbettò incerta, agitando un poco la mano destra con fare dissimulatore. -...Non sto così male. Devo solo trovare qualcuno da divorare e... riposare un attimo.- prese fiato, la gola bruciava, tutto il corpo era in fiamme, ma strinse gli occhi e sorrise comunque. -Mi basta quello ed è tutto ok, come se non fosse successo niente. Tutto secondo i calcoli.-
    Sorrise sarcastica, asciugandosi con un polso il sudore della fronte. Certo, aveva davvero calcolato che la mossa più utile, sotto più di un punto di vista, fosse subire quel colpo al posto della sua compagna, ma ciò non lo rendeva né meno umiliante, né meno doloroso. La bambina sussurrò un “ok” remissivo, senza nemmeno il coraggio di muoversi di un millimetro o fare un solo rumore. Saya la squadrò perplessa: così diversa dalla Flandre sempre estroversa e piena di energia, pur apprezzandolo, la ragazza provava una strana inquietudine di fronte a quel silenzio tanto innaturale.
    Strinse i denti per trattenere i lamenti e, un lento passo alla volta, si avvicinò piegata all'avanti verso la parete rocciosa più vicina. Lanciò un'occhiata al loro bersaglio, l'Heartless dormiva ancora a terra ben lungi dal riprendere conoscenza, non c'era proprio più nulla di cui preoccuparsi. Con un sospiro, l'Adepta si lasciò cadere seduta a terra, scivolando con delicatezza lungo il muro dietro di lei. Lasciò cadere le braccia al suo grembo ed alzò appena il capo a cercare la vampira.
    -Comunque, sei stata brava, senza il tuo aiuto forse non ne sarei nemmeno uscita con così poco.” cercò di rafforzare i suoi complimenti con una risata, ma non si sentì del tutto sicura di essere apparsa naturale. Che fosse soddisfatta dai poteri che aveva visto non era una menzogna, ma non avrebbe guastato un loro utilizzo più accorto. Forse però pretendeva troppo da quell'esserino tanto ingenuo.
    La bambina la seguì con fare indeciso, Saya la squadrò con un sopracciglio alzato ma senza dire nulla: la piccola si sedette di fianco a lei, allora, le braccia abbandonate ai fianchi e le gambe divaricate, sguardo rivolto verso la spaccatura nel soffitto ed un mugolio poco convinto come unico commento.
    -Nel... Nel bosco c'è del cibo, se vuoi.- trovò il coraggio di dire, dopo qualche secondo, mantenendo lo sguardo alto mentre balbettava sottovoce con fare titubante. -Credo che qualcuno degli uomini che mi inseguiva sia ancora là. Se non morto, quasi.-
    Saya scosse la testa con delicatezza. -Per quello c'è tempo.- si sforzò a rispondere, sospirando infastidita dalla realtà dei fatti. -Prima ho una pecora da riportare all'ovile, e...-
    Si fermò, prese fiato. Abbassò lo sguardo e deglutì, lanciò qualche occhiata fugace alla compagna, aggrottò la fronte dubbiosa. Alla fine strinse gli occhi e decise di provare. -Ricordi quello di cui ti ho parlato prima?- le domandò, mascherando quanto più possibili i suoi modi circospetti.
    -Il gruppo di Heartless e fare le cose a modo tuo?- rispose l'altra con aria incerta.
    La ragazza si umettò le labbra, inspirò pensante. -Esatto.- confermò infine, accompagnando le sue parole con gesti della mano sinistra. -Ci sono molte persone che danno gli ordini sopra di me, ma molte meno che vedrebbero di buon occhio una rivoluzione della scala gerarchica, per giusta che sia.-
    Si fermò per un istante in una greve pausa, montando la tensione e la drammaticità. Allora si voltò verso l'amica, mostrandosi tesa ma decisa: -Flandre, tu sei l'unica amica che ho... l'unica che valga la pena di avere per amica. Io in cima vorrei poter arrivare in cima con te al mio fianco, ma...- chinò il capo, sospirò con fare disilluso. -Sarà molto difficile, soprattutto se sono da sola.- I suoi occhi erano nascosti dalle ciocche di capelli smeraldini che erano scese davanti al suo viso, ma tra di essi i suoi occhi dardeggiavano discreti verso la vampira, attenti e interessati in attesa della risposta.
    Flandre non rispose subito, parve pensare per un istante a quanto aveva udito, prima di giungere ad una conclusione: -Ma se ci sono io, non sei da sola.-
    Saya sorrise, si morse le labbra per cancellare le emozioni che il suo volto mostrava e alzò di nuovo il capo. -Ne sei certa? Mi aiuteresti davvero?- insistette con una modulata espressione, seria e speranzosa allo stesso tempo.
    La bambina tirò su i gomiti e rispose con un sorriso impavido: -Sì, quello che posso fare lo faccio volentieri.-
    La Heartless sorrise per trattenere una risata sarcastica. Tutto secondo i piani, tutto quasi troppo semplice: se quel primo traguardo fosse stato indice di quelle che sarebbero state tutte le sue sfide successive, conquistare l'Ordine si sarebbe rivelato una passeggiata.
    Sospirò e titubò un istante, ma alzò il braccio verso lo sgorbio seduto di fianco a lei e, muovendosi lentamente, andò ad accarezzarle la testa e scompigliarle i capelli. -Ti ringrazio.- disse semplicemente; e Flandre le saltò addosso.
    -Ugh!- sputò lei, sentendosi quasi mancare quando l'abbraccio della bambina la travolse. Barcollò minacciando di cadere di lato, boccheggiò in cerca di aria e riuscì soltanto a rispondere a quella foga con qualche debole pacca sulla schiena. -Ehi, frena un attimo, Flan... ahi, fa male!- si contorse in quella presa, maledicendo la schiena ancora tutta ustionata. La libertà arrivo agognata dopo pochi istanti, quando con aria preoccupata e colpevole la bambina tornò a cuccia. Saya riuscì solo a guardarla torva e scrollare le spalle con un sospiro.
    Il suo cammino, da quel momento in avanti, era già ben delineato nella sua mente: avrebbe concluso la missione ritornando al quartier generale, chiedendo a Flandre di aspettarla lì dov'era. Le avrebbe spiegato il piano d'azione a cui aveva pensato, l'avrebbe istruita su come muoversi, l'avrebbe preparata a dovere; e mentre si rialzava in piedi, pronta ad aprire un varco per il Castello di Quarzo Nero, realizzò d'improvviso qualcosa di veramente inaspettato: si stava divertendo molto, in un modo che non aveva mai conosciuto prima.
    “Molto positivo, allora, perché questo non è che l'inizio.”




    Qui sotto spoiler quello che mi ero preparato come base per gli Heartless della quest (il primo dei quali potrei anche aggiungere in futuro allo schedario), prima di realizzare che non erano obbligatori e lasciare il lavoro a metà X3

    CITAZIONE
    Stat (440)
    Corpo 90
    Essenza 70
    Mente 30
    Concentrazione 60
    Velocità 100
    Destrezza 90

    Crowns: 1Argento (505)
    Energia: Gialla

    Caratteristiche: Heartless discretamente raro, nato nel mondo conosciuto come “Castello della Bestia”, questo Senza-cuore dalle apparenze di un canide, può rivelarsi un nemico particolarmente ostico, sopratutto per avventurieri alle prime armi. Alto sui cento centimetri al garrese e attorno al metro e ottanta in piedi, il Werechain presenta una struttura fisica estremamente particolare: gli arti sono estremamente lunghi, sottili, ricoperti, esattamente come il resto del corpo, da una corta peluria rossiccia. Similmente ad essi, la vita è innaturalmente stretta e priva di spessore e contrasta sgradevolmente con il petto largo, deforme, quasi, rispetto al resto del corpo, la pelle tirata sulla cassa toracica, le ossa perfettamente visibili sotto di essa.
    Il muso è molto lungo, collegato al resto del corpo da un collo estremamente largo. Contrariamente a quanto ci si aspetterebbe da un Heartless simile, i denti, così come gli artigli (tre per zampa, ciascuno lungo una ventina di centimetri), non sono visibili, ma sono nascosti dalla stessa peluria che ricopre il resto del corpo del Werechain.

    Equipaggiamento: Il Werechain dispone di una pericolosa serie di armi naturali, come i denti e gli artigli, nascosti dal folto pelo che ricopre ogni centimetro del Senza-cuore, e la sua coda (un metro di lunghezza all'incirca), la quale, sebbene possa sembrare una coda perfettamente normale, è in realtà un'arma assolutamente letale, dura come l'acciaio e affilata come una lama, capace di tagliare chiunque sia così avventato da abbassare la guardia di fronte ad essa.

    Catene e Bracciali- Equipaggiamento che contraddistingue il Werechain da altri suoi simili sono le catene che porta legate al corpo, agganciate a degli spessi bracciali di materiale osseo, simile al ferro, ma parte integrante del corpo del Senza-cuore, le quali agiscono come protezione e “armatura” contro fendenti e, in generale, armi bianche, in quanto usate dall'Heartless per bloccare colpi portati da eventuali nemici. Similmente vengono usati i “bracciali” che, tuttavia, il Werechain spesso utilizza anche come mezzo d'offesa, approfittando delle escrescenze ossee conoidali (5 centimetri di altezza per cinque centimetri di diametro alla base) presenti su di questi.

    Abilità (65)

    Passiva Normale (Auspex da fiuto) 25: Il Werechain è un predatore. L'aspetto, l'animale da cui è stato visibilmente tratto, tutto sembra far giungere a questa conclusione. Conclusione corretta, sfortunatamente. Apice di questo aspetto dell'Heartless è questa sua abilità, il suo olfatto e il suo udito terrificantemente sviluppati. Sarà sempre difficile, se non impossibile, addirittura, cogliere uno di questi esseri di sorpresa, in quanto, grazie ai suoi sensi sopraffini, il Werechain sarà sempre in grado di individuare perfettamente la presenza e la posizione di tutti gli individui presenti all'interno di un raggio di dieci metri di distanza da lui, riuscendo a rintracciarli anche nell'Oscurità più totale, grazie soltanto al proprio naso e alle proprie orecchie.

    Scatto (Attiva bassa) 10: Rapido, molto più della maggioranza dei suoi fratelli e sorelle, sia che cammini su due zampe, sia che cammini su quattro, il Werechain difficilmente, se non in casi rarissimi, incontrerà una preda capace di sfuggirgli. Eppure, anche in questi casi, l'Heartless avrà un ultimo asso nella manica da giocare. Basta poca energia, un istante per incanalarla all'interno dei muscoli e subito il Senza-cuore sarà capace di compiere uno scatto velocissimo, capace di chiudere una distanza di dieci e più metri in meno di un secondo.

    Morso/artigliata/codata (?) (Attiva bassa) 10: Un attacco semplice, portato con un esiguo dispendio di energie. Si tratta di colpo caricato, di potenza leggermente superiore a quella di un attacco normale. Non serve nemmeno un gesto o un attimo di concentrazione: basta attaccare. Che sia coi denti, con la coda o con gli artigli non importa. Basta solo che il Werechain spenda parte delle sue energie e quel colpo crescerà in potenza, superando, sebbene di poco, la forza fisica normale della bestia.

    Sporgenze ossee da lancio (Attiva Alta) (bracciali) 20: L'attacco più particolare del Werechain, la sua “firma”, per così dire. Si tratta di un'abilità estremamente pericolosa e potente. Incanalando una buona parte della sua energia all'interno delle escrescenze ossee che coprono i suoi polsi, l'Heartless sarà capace di lanciarle letteralmente via, usando gli aculei che le ricoprono come delle sorta di proiettili improvvisati, veloci e letali, i quali si dirigeranno (indipendentemente dalla posizione di partenza) in linea retta verso il bersaglio designato, causando danni da perforazione e impatto alla malaugurata vittima.

    CITAZIONE
    Stats
    Corpo: 130
    Essenza: 80
    Mente: 80
    Velocità: 110
    Destrezza: 100
    Concentrazione: 70

    Uno degli Heartless artificiali creati da Promestein, questa creatura maledetta è un primo tentativo di incrociare le ombre con dei Completi. Nel dettaglio, il *** è frutto della combinazione di un essere umano ad un Werechain. Pur essendo nel suo nucleo una fiera, esso è dotato di un'intelligenza estremamente sviluppata che lo rende un predatore pericolosissimo. Accanto alle sue capacità mentali, il suo corpo è in grado di sprigionare una potenza che la sottilezza dei suoi arti non suggerirebbe mai. Zanne ed artigli sono sempre in mostra, il suo folto pelo non è in grado di nascondere la voragine al centro del suo petto: la cassa toracica è aperta infatti e, come a mimare un abbraccio, si rivolge verso chi sta di fronte al mostro, pronto ad imprigionarlo contro al suo petto per divorarlo con quell'insolita bocca. È un vero gigante, alto quasi due metri, nato da poco e ancora confuso e, per questo, estremamente pericoloso.

    Abilità:
    passiva di sensi animali (normale)

    Attiva con la quale allunga e colpisce con le ossa che sporgono dal suo corpo, fisica alta

    Attiva con cui si ricopre di oscurità, si getta contro un nemico e genera un'esplosione di suddetta oscurità, media magica

    Attiva con cui spicca un balzo, inizia a roteare e, con supporto dell'oscurità, diventa praticamente una falce rotante (appropriatamente si chiamerà falce di luna or something), media fisica

    Attiva per mimetizzarsi con l'ambiente, illusoria bassa

    Attiva alta (fisica) che lo manda in modalità berserker stile Saix: immunità al dolore + potenziamento basso a corpo e velocità

    Inoltre, i consumi di Saya non sono riportati, ma sono stati calcolati di modo che l'uso delle tecniche nel corso della quest fosse possibile e conforme al regolamento (dovrei aver terminato con circa il 30% di MP avanzati). Qualora fosse richiesto o necessario, aggiornerò il post con suddetti dati!
  10. .





    Fin dal primo istante, Saya si era concentrata su ogni parola, su ogni gesto, su ogni fugace espressione che fosse balenata sul volto della bambina, cercando di unire i pezzi del puzzle in un disegno che le potesse apparire quanto più chiaro possibile. L'euforia e l'ebrezza della caccia non avevano rivali e non c'era musica più dolce per le sue orecchie delle sofferenti grida di terrore, ma al pari della sua forza, la Heartless si era prodigata ad affinare il proprio intuito. Ricordava ancora quella vecchia nozione letta quando era ancora umana sui libri di scienze che le avevano propinato: il parassita perfetto è quello che riesce a vivere sulle spalle della sua preda senza portarla a morire. Per lei, le cose non erano molto diverse, dopotutto da un cadavere più di tanto nemmeno Saya sapeva guadagnarci. Alleanze e ricatti, patti ed estorsioni, erano moltissime le arti altrettanto nobili e ben più proficue in cui la ragazza aveva imparato a destreggiarsi, ma tutte sotto lo stesso denominatore: prevedevano una conoscenza perfetta dell'avversario, necessitavano di comprenderne i desideri, le inclinazioni, le preferenze. Flandre non sarà stata un essere umano, ma non per questo sarebbe stata per lei più difficile da leggere.
    -Allora che ne dici... ti andrebbe di diventare amiche?-
    Pronunciò la frase con naturalezza e tranquillità, pienamente convinta di non aver sbagliato. Si piegò appena sulle gambe, mani appoggiate alle ginocchia, per portarsi all'altezza della vampira e mostrarle con più chiarezza l'accogliente sorriso che aveva dipinto sul volto.
    Flandre era una cacciatrice, proprio come lei, ma molto più umile: si divertiva con poco, rispondeva ai propri istinti come se fossero una piacevole necessità piuttosto che un culto della sua persona. Era solare e facile da avvicinare, eppure si muoveva da sola. Non conosceva bene concetti come Heartless e Completi, le sue distinzioni si limitavano ad “interessante” e “possibile cibo” ed incontrare qualcuno con poteri simili ai suoi aveva suscitato nella bambina solamente una gioiosa eccitazione. L'Oscurità che si annidava dentro di lei l'aveva plasmata in un essere molto più complesso di quanto potesse apparire, sotto ogni punto di vista, ma nel cuore Flandre era pur sempre una bambina. E i bambini, Saya lo sapeva bene, soffrono molto la solitudine e la noia.
    La ragazza rimase ferma sul posto, batteva solo la punta del piede a terra, scandendo i secondi in attesa della esatta risposta che era certa avrebbe avuto. Non arrivò subito dalla voce roca e raspante del mostro: quello alzò invece il capo e si strinse nelle spalle senza dire una parola. La Heartless aggrottò appena la fronte, alzò un sopracciglio e fece per aprire la bocca, accorgendosi però di non sapere cosa aggiungere. Non poteva aver sbagliato, la valutazione era quanto di più ovvio potesse esserci, eppure il “sì” non arrivava e, al di là di tutto, quell'incertezza faceva sentire la ragazza stranita. In pochi istanti la sagoma abbracciata dalle fiamme mutò, come un rullo di tamburi le ossa scricchiolarono spettrali e la bambina ritrovò sembianze umane e postura eretta; per tutto il tempo, però, i grandi occhi insanguinati della vampira erano rimasti fissi su di lei, illuminati da un bagliore indecifrabile.
    -Sì...- sussurrò quella in un soffio eccitato, le sue braccia di nuovo coperte dalle maniche bianche a sbuffo ebbero un fremito che non sfuggì all'altra; Saya si preparò, piede sinistro indietro e un respiro profondo.
    -Sì sì sì!- la voce di Flandre squillò come un ululato, la bambina rimbalzò scattando come una molla e le piombò euforica addosso, con tutto il suo peso. A differenza della volta precedente, però, la Heartless era pronta a riceverla con le braccia aperte ed un sorriso in buona parte forzato.
    Saya barcollò all'indietro per sorreggerla, assecondò il suo moto e la fece roteare stretta tra le sue braccia, sforzandosi di mostrare anche solo un decimo di quello sfiancante entusiasmo.
    -Possiamo andare a caccia insieme, possiamo uccidere tutti quelli che ci stanno antipatici, possiamo giocare, possiamo dormire, raccontarci le nostre cose!- enumerò la ragazzina con una voce che ogni secondo aumentava sempre più di intensità: con gli occhi spalancati la fissava negli occhi, sfoggiando i suoi canini affilati in un sorriso che correva da un lato all'altro del suo volto. Saya le arruffò i capelli amichevole, rispondendo con un'espressione altrettanto gioiosa. Se non altro, pensò tra sé e sé, poteva rallegrarsi davvero del fatto che dopotutto le sue previsioni si erano rivelate esatte: l'unica variabile ancora da chiarire era se sarebbe stata capace o meno di sopportare e gestire tutta quella scalmanata irruenza nel modo migliore.
    -Possiamo fare tutto insieme!- ribadì la vampira, alzando le braccia al cielo in un ampio e sognante movimento. Saya annuì con forza e, delicatamente, appoggiò a terra la nuova amica con un'ultima carezza sulla spalla.
    -Sarà una nuova esperienza anche per me.- ammise Saya, restando piegata sulle ginocchia e con le mani giunte di fronte al petto. -È la prima volta che trovo qualcuno con cui valga la pena stare.-
    Flandre parve divertita dalla risposta ed annuì tra sé e sé. -E io non ho mai trovato qualcuno così simile a me!- la imitò con tono soddisfatto.
    Saya mantenne lo stesso volto compiaciuto e portò le dita a massaggiare il proprio mento. Discreta, si avvicinò in maniera impercettibile alla bambina, scrutò dentro i suoi due enormi rubini: si domandò che significato avesse quella frase, cosa dicesse veramente a proposito di cosa ella pensasse di lei; più di tutto, però, tentò di capire se e quanto sarebbe stato difficile saldare ulteriormente quel legame e diventare la persona più importante per lei.
    -In ogni caso...- concluse, alzandosi di nuovo sulle punte dei piedi e stirando le braccia verso il cielo. Piegò la testa da un lato, poi dall'altro, e continuò a parlare, strofinandosi le mani. -Onestamente mi scoccia un po' l'idea...- sbuffò grattandosi la nuca e, con un cenno del capo, indicò i cadaveri che avevano abbandonato poco distante. -Ma, anche se siamo stati fortunati a non incontrare ancora nessuno, questo è pur sempre il centro della città.- sollevò le spalle e scosse la testa. -È un vero peccato interrompere così questo evento, ma dovremmo pur farne qualcosa: se venissero trovati, potrebbe essere un problema, non credi? Rischieresti di perdere il tuo terreno di caccia.- Incrociò le braccia al petto e, inclinando appena la testa, attese la risposta della compagna rivestendosi di un'aria dubbiosa. I suoi occhi, tuttavia, rimanevano discretamente fissi sulla vampira, uno sguardo appena accigliato ed impaziente di ricevere risposta: doveva capire se era lì che la bambina si muoveva di solito, se era quello il posto in cui viveva. Non poteva permettere che l'Ordine venisse a conoscenza della sua esistenza, non prima del tempo, almeno: quel poco tempo che avevano trascorso insieme le aveva provato quanto fosse facilmente manipolabile, e questo la rendeva il più utile degli assi, ma anche il più fragile. Sebbene in quel momento non le facesse piacere ammetterlo, il suoi compagni non erano affatto degli stupidi, non tutti almeno, ed avere il controllo sulla ragazzina non sarebbe stato equivalente a sfruttarla al meglio, non se i suoi superiori fossero stati in grado di separarle a loro piacimento.
    Flandre, tuttavia, fu svelta a rispondere: sorrise con una punta di saccenza: -Potremmo buttarli nel pozzo...- azzardò con leggerezza, prima di fermarsi di colpo. Aggrottò la fronte per qualche istante, poi gonfiò le guance e alzò di nuovo il capo, rivolgendosi a lei con un sorriso entusiasta. -Oppure potremmo bruciarli!-
    Saya alzò le sopracciglia e batté le palpebre, onestamente sorpresa. Aprì la bocca, la richiuse e provò a parlare di nuovo, senza sapere bene cosa rispondere. -Ma... a meno che non sia possibile ridurli in cenere non risolveremmo nulla, e con fumo e fiamme chissà quanta gente attirere...-
    Si fermò un istante e, indietreggiando appena con aria stralunata, sorse un dubbio per un istante nella mente della Heartless: era possibile che Flandre ne avesse già tenuto conto? Era possibile che fosse davvero capace di ridurli letteralmente in cenere? L'idea l'affascinò non poco, concluse stringendosi il labbro inferiore tra pollice ed indice. Scosse tuttavia la testa e sbuffò appena: ravvivò i propri capelli con una spazzata della mano che scacciò anche tutti quei pensieri: per scoprire i limiti della sua nuova amica ci sarebbe stato tempo anche in futuro e se c'era una cosa che Saya odiava era attirare attenzioni non desiderate; inoltre, la vampira non aveva nemmeno risposto alla sua domanda, aggirandola senza esserne di sicuro nemmeno accorta. La ragazza si mordicchiò il labbro ed imprecò nella sua testa, alzando gli occhi al cielo per un solo istante nel tentativo di mascherare quanto più possibile il suo fastidio.
    -Controproposta!- esordì allora con voce potente e l'indice alto, come se lei stessa fosse stata appena benedetta da una buona idea. -Che ne dici...- le chiese ammiccante, chinandosi e sollevando le sopracciglia con aria complice. -Ti andrebbe di vedere qualcosa di carino?-
    Con un mezzo sorriso, si compiacque nel vedere la bambina rapita dai suoi modi: con aria curiosa, quella allargò appena le narici e mormorò: -Cioè?-
    -Se hai ancora fame, ti consiglio di tenerti da parte qualcosa, perché sto per far sparire tutto con un piccolo gioco di magia.-
    Flandre alzò le spalle e, sporgendo con impazienza le labbra, le rispose: -Nah, pancia piena. Posso sempre cacciare qualcos'altro da qualche altra parte.-
    Saya annuì, soddisfatta: non poteva che apprezzare tale compostezza. -Allora, guarda un po' questo...-
    Stese le braccia di fronte a sé e, intrecciandole, scrocchiò orgogliosa le dita. Strinse i pugni portandoli davanti allo stomaco ed aggrottò la fronte. Si concesse qualche istante, poi mosse il capo all'indietro ed inarcò la schiena: il suo abito si sollevo, mentre il suo corpo si allungava e la sua schiena si rivoltava all'indietro. La pelle ed i muscoli si squarciarono, ma Saya non perse una sola goccia di sangue: era saliva il liquido trasparente e viscoso che cominciò a colare denso dalla voragine nel suo corpo, una voragine costellata di zanne grezze e affilate che incoronavano una lunga e ruvida lingua che scivolava tra le orribili fauci come un serpente affamato.
    -E adesso, facciamo un po' d'ordine.-
    Come una frusta, la lingua schioccò e balenò contro i resti deformi: percosse il terreno provocando su di esso alcune piccole crepe, correndo fulminea oltre l'ultimo dei cadaveri: raschiando la roccia, si avvolse attorno alle ossa scoperte e alle membra deturpate, strinse tutti e quattro nella sua presa e, sfregiando ciò che rimaneva dei bambini con l'attrito del ciottolato, spinse tutto verso di sé. Il suo corpo si allargò per accomodare quei corpi estranei, la viva ed i morti si mischiarono per pochi istanti in una macabra danza di arti smembrati e carne sanguinolenta. Lentamente, Saya li deglutiva, la lingua si ritraeva dentro la voragine ed i corpi sparivano, assorbiti dall'essere mostruoso che si annidava dentro di lei. Con un ghigno, la sua seconda bocca si chiuse dietro all'ultimo boccone, la sua veste intonsa calò di nuovo a coprire il suo corpo ancora un po' acerbo e, salvo una scura macchia di sangue che ben si mischiava all'atmosfera del luogo, del loro spuntino non era rimasto che il ricordo.
    Saya sospirò soddisfatta: compiaciuta dalle sue stesse abilità, si passò lentamente il dorso della mano sulle labbra per pulirsele, come se fossero state esse ad ingoiare tutti gli avanzi. Si voltò verso Flandre, curiosa di scoprire se avesse fatto colpo: vide i due brillanti occhi rossi fissi su di lei con fare sognante, la boccuccia di rosa aperta e ammutolita e le braccia strette a sé. -Voglio imparare a farlo anch'io...-
    La Heartless rispose con una risatina onesta: l'unica cosa che non poteva negare, in fondo, era che la più piccola sapesse battersi ed essere vista con occhi pieni di meraviglia per merito della sua abilità non le dispiaceva affatto: tra i suoi compagni dell'Ordine erano troppo pochi coloro che si premuravano di lodare il suo potere come meritava. Le rispose con ampi gesti della mano, impettendosi un poco e senza nascondere una punta di sarcasmo, ponendosi invece per la prima volta con un'onestà quasi totale. -Così come non penso che potrei mai imparare a trasformarmi in quella bellissima creatura che mi hai mostrato prima, dubito che i miei poteri siano alla tua... portata.- le spiegò, portando lo sguardo verso le proprie unghie con fare disinteressato. Quindi si schiarì la gola, tornò appieno nel personaggio e, avvicinandosi di un passo, le sorrise di nuovo con la bocca bella larga, e le pizzicò la guancia. -Ma provare sarebbe sicuramente divertente.-
    Assecondò la sua piccola amica, che al suo gesto affettuoso si allungò verso di lei nel desiderio di allungare anche di un solo istante quel contatto che, come Saya sperava, stava apprezzando molto.
    Con un sospiro, la ragazza portò le mani ai fianchi e si guardò attorno circospetta: la piazza era ancora deserta, solo il gocciolare dell'acqua verdognola dalle fauci della fontana scandiva lo scorrere del tempo, mentre le ombre si allungavano viscide dai vicoli lontani come unici compagni in quella notte perenne che la ragazza non aveva ancora imparato a decifrare: che ora fosse, Saya non lo sapeva affatto, ma di certo era troppo presto per interrompere quell'incontro e c'erano ancora molti frutti che avrebbe potuto cogliere; l'unico dilemma era quale fosse il metodo migliore.
    Alzò lo sguardo al cielo, strinse appena gli occhi in riflessione. Allora i suoi lineamenti si indurirono, un'espressione complicata di fastidio e imbarazzo deturpò il suo viso, formando profonde rughe sulla sua pelle per qualche istante. Inspirò, cercando un po' di forza assieme all'ossigeno, e tornò a fissare con un accogliente sorriso la compagna. -Anzi, sai cosa ti dico?- concluse, battendo un pugno sull'altra mano aperta. -È difficile capire che ora sia di preciso qui, ma di certo non ho ancora voglia di tornare a casa.- si soffermò per mordersi le labbra e stringere gli occhi, accentuando il poco entusiasmo alla sola idea. -Non ne ho voglia per nulla...-
    Indugiò su quelle parole, quindi scosse la testa e batté le mani, volgendosi di nuovo a Flandre con fare propositivo: -Che ne dici se ci spostiamo da qualche parte e proviamo a vedere se riesci a fare qualcosa dal genere anche tu o no? Ci alleniamo un po', ci inventiamo qualche gioco, facciamo passare il tempo.-
    La vampira balzò sui suoi piedi con le braccia altre sopra la testa appena intuì il significato delle sue parole, Saya sorrise maliziosa a quello spettacolo così spontaneo. -So già che mi piacerà passare del tempo con te!- affermò la piccola, spingendo la Heartless a nascondersi le labbra con la mano. Allora Flandre indugiò per qualche istante, fermandosi a grattarsi la guancia con aria malinconica: -Prima era una noia qui...-
    -Eri da sola da tanto tempo?- le chiese la ragazza avvicinandosi un poco, nascondendo dietro un velo di preoccupazione il suo profondo interesse.
    Flandre si accigliò, soppesò le parole per un istante, poi alzò appena le spalle, con aria rassegnata. -Da sempre, praticamente.- affermò mesta. Saya continuò a fissarla annuendo appena mentre quella, come colpita da un'illuminazione, si correggeva esagitata, spiegandole come alla Città di Halloween ci fosse arrivata solo da qualche ora.
    -Capisco...- mormorò Saya, massaggiandosi il mento.
    -Qui è tutto un po' morto.- concluse invece la vampira.
    Ella ignorò quel commento, tuttavia. “Quindi Flandre non ha una casa.” ne concluse, annuendo tra sé e sé. Quello spiegava in parte come l'Ordine non avesse ancora rinvenuto alcuna sua traccia: se la bambina non aveva una base fissa, qualsiasi scompiglio creasse di mondo in mondo sarebbe apparso semplicemente come la conseguenza di un assalto improvviso di Heartless, qualcosa di difficile da collegare a mille altri eventi simili che si verificavano ogni giorno. Inoltre, Flandre non aveva davvero nessun altro all'infuori di lei: non c'erano amici, non c'era famiglia, non c'erano legami: Saya avrebbe sopperito volentieri ad ogni cosa.
    “La situazione non poteva essermi più favorevole...” Con un sorriso soddisfatto, la ragazza batté con leggerezza la mano destra sulla schiena di Flandre. -Allora non voglio certo annoiarti anche io!- la rassicurò, invitandola a ridere con lei a quei pensieri tanto stupidi. -Che dici, andiamo per il cimitero che ho visto fuori città o conosci un posto migliore?-
    Flan scosse la testa con forza, alla più grande non sfuggì l'apprensione di quel gesto. -Stare con te è sicuramente meno noiosa che stare da sola!- le assicurò timorosa, prima di aggiungere più tranquilla: -Il cimitero va benissimo.-
    Saya ghignò eccitata, allora: non le servivano altre conferme, la ruota si era messa in moto e la strada era tutta in discesa, per loro.
    -A chi arriva prima, allora!- concluse ridacchiando. Portò avanti il piede destro poi, senza preavviso, si lanciò in corsa davanti all'amica, voltandosi di tanto in tanto per chiamare a gran voce l'amica e invitarla a non restare indietro, una punta di rossore sul suo volto. Era dura, si sentiva stupida ed infantile, ma quei divertimenti puerili erano più che sopportabili al solo pensiero di quello che sarebbe venuto dopo.
    Sì, Saya avrebbe giocato volentieri con Flandre, avrebbero giocato finché non fosse venuto a noia all'altra. Allora, sarebbe stata lei a decidere il gioco e, non aveva il minimo dubbio, sarebbe stato molto divertente per entrambe...


  11. .





    Un largo sorriso brillò sul volto di Saya. Era abituata al terrore della gente e con il suo fine recitare si era sempre dimostrata in grado di circuire qualunque bersaglio ed ottenere sempre ciò che vuole. Si era sempre sentita combattuta, dentro di sé, ogni volta che aveva dovuto intrattenersi in rapporti umani: era divertente per lei sfidare l'attenzione altrui, indossare una maschera gioconda e mischiarsi a loro, fino ad apparire come una qualunque ragazzina, docile o precoce, diversa ogni volta. Approfittare del prossimo, offrendosi a lui ogni volta come la compagnia di cui più questi aveva bisogno, così da avvicinarsi con pochi, lunghi passi al suo cuore quel tanto che le bastava per affondarvi i denti e succhiare via tutto il nettare all'interno, beandosi talvolta di oro e gioielli, guadagnando ignare pedine o, talvolta, con il solo fine di godersi le dolci urla della preda nei suoi ultimi istanti.
    Al tempo stesso, tuttavia, sacrificare ogni volta il suo orgoglio per il successo del suo teatrino non era facile. Toccare la gente, farsi toccare, condividere la stessa aria dei vermi e dei pezzenti che strisciavano tutt'attorno a lei era quasi rivoltante. Inizialmente, quella dicotomia aveva pesato molto su di lei, inizialmente nemmeno la bambina era certa valesse la pena sopportare tanto quando con la sua immane forza nemmeno una volta si era dimostrata non all'altezza della situazione. Tuttavia, Saya era saggia e sapeva quanto aspettare, prima che un frutto fosse maturo, pronto per essere colto e divorato. Era certa del suo obiettivo, conosceva il percorso e né gli istinti comuni a tutti i suoi fratelli né la sua personale superbia potevano distrarla.
    Con l'Ordine degli Oscuri, tuttavia, la giovane non si era più sentita in bisogno di provare nulla di tutto ciò. Aveva conosciuto fratelli di sangue con i medesimi valori e simili obiettivi, si era guadagnata un seggio nell'elite delle creature scelte per dominare ogni altra razza. Erano alleati che poteva quasi rispettare, così vicini all'emblema di forza e perfezione che Saya identificava solo in se stessa, un mondo nel quale la maschera ed il suo vero volto si mischiavano così bene da risultare quasi uguali. Non con suo diletto era pur sempre costretta ad abbassare il capo, almeno quel minimo indispensabile per non essere vista con disprezzo, ma la posizione a cui era costretta ad adeguarsi non era così spiacevole e, se non altro, la compagnia lì era molto migliore di quella che qualsiasi umano avrebbe mai potuto fornirgli. Con Flandre percepiva le stesse identiche sensazioni.
    La Heartless l'aveva vista scattare, ogni muscolo in tensione, al primo accenno di pericolo, riflessi generati dall'istinto di cacciatore, non dalla paura di una preda; poi, come giunse la carezza, la vide stupirsi e perdersi incantata in ogni suo gesto, in ogni sua parola. Quello sgorbio era un po' stupido, senza dubbio sempliciotto, ma sotto a quelle spoglie si celava un mostro, esattamente come in Saya, qualcosa di ben più nobile di quanto un essere umano avrebbe mai potuto aspirare a diventare. La bambina voleva scoprire quel mostro, voleva saggiarlo personalmente, renderlo suo. Altro che caccia, altro che le urla straziate di dolore: quello era un gioco molto più emozionante ed il premio in palio molto più succulento.
    Sedendosi sul bordo della fontana, fu la cacciatrice a parlare di nuovo per prima. Condusse la conversazione, complimentò la bambina con voce sibilante e parole mistificatrici; soffocò a stento una risata, vedendola in difficoltà anche solo a ripetere una parola a lei sconosciuta. Ogni rapporto umano era sempre stato un gioco di scacchi, e partita dopo partita aveva sempre stabilito lei il passo ed il risultato. Quello che le due stavano facendo, tuttavia, era un gioco ben più semplice, un rincorrersi dove Saya allungava la mano verso la bambina, prima di ritrarla abbastanza da spingerla a fare un passo in avanti nella direzione in cui voleva lei. Che Flandre e se ne fosse resa conto o meno, tuttavia, sembrava a sua volta soddisfatta.
    La bambolina la seguì sul bordo di pietra della fontana, si issò a cavalcioni su di esso per guardarla negli occhi: ascoltò ogni parola della Heartless, allungò il capo verso di lei, come rapita dai suoi occhi, ascoltando immobile con la bocca semiaperta, per qualche motivo ignoto, ed i canini affilati che sporgevano dagli angoli delle sue labbra. Saya sorrise appena, tra una frase e l'altra, constatando che, se c'era una cosa che non poteva negare, quella era quanto carina fosse la piccolina a vedersi.
    -Sono curiosa, dì un po': quali sono i tuoi ferri del mestiere?-
    La predatrice smise di parlare inclinando un poco la testa e sorridendo misteriosa. Si umettò appena le labbra con la punta della lingua, con un movimento lento e misurato: lo faceva quasi distinto, senza riflettere, prima di un pasto, ma in quel momento si sentiva pervasa dalla stessa eccitazione. Vide Flandre piegare la testa e dondolare a cavalcioni della fontana, confusa da quelle parole. Per qualche secondo, lo scrosciare dell'acqua fu l'unico suono che la Heartless potesse udire, ma infine il viso della vampira si illuminò emozionato. Repentina come se avesse ricevuto un ordine da un lato e allegra alla sola idea del nuovo gioco dall'altro, la bambina si spinse con le mani e spiccò un lungo balzo, atterrando in piedi con le braccia aperte e piedi uniti. Allora, con un solo movimento, piroettò su se stessa voltandosi di nuovo verso l'amica. Saya incrociò le gambe e appoggiò sulle ginocchia le mani, intrecciando le dita tra loro: stringendole, mascherava l'impazienza e la curiosità che ruggivano dentro di lei in quell'istante, controllava il desiderio di tirar fuori l'amo dall'acqua prima del tempo per vedere quale fosse l'enorme pesce che aveva abboccato.
    Flandre piegò le ginocchia e allungò la schiena, abbassandosi a terra. Appoggiò le mani graffiando i ciottoli sotto le sue unghie, stese la spina e le braccia un po' come un gatto intento a stiracchiarsi, allora si inarcò e si fece accigliata. Attorno a lei, come se avesse chiamato a sé il potere stesso della terra, un bagliore scarlatto apparve dal nulla. Ringhiò a denti stretti ed una piccola nube bianca sfuggì alle sue fauci; Saya si fece dritta a sedere, con il capo allungato verso la bambina, il suo viso sfoggiò un sorriso compiaciuto ed eccitato. Il bagliore esplose e uno specchio di rubino la circondò. Brillò fino a fagocitare la sagoma della bambina, le fiamme dell'inferno parevano vorticare al suo interno. Poi, nel completo silenzio, si frantumò in mille pezzi, schegge fini come sabbia che volarono via, come trasformato da un vento che, quella notte, era quieto e ammutolito. Il fuoco ruggì, graffiando la Heartless con il suo calore, ma come inchinandosi alla sua sovrana si spense presto, lasciando solo la nuova figura al suo interno.
    La ragazza portò le mani al viso, sfiorò appena le sue labbra piegate in un enorme e folle ghigno, coi denti premuti gli uni contro gli altri; un brivido la attraversò da capo a piedi e tutta la sua pelle parve raggelare, una risatina rotta le scoppiò in fondo alla gola. Di fronte a lei vi era una creatura bellissima, che non si poteva più chiamare in alcun modo bambina. Il suo muso era allungato, animalesco, la pelle era squamosa e percorsa da spaccature brillanti di fuoco, i denti tramutati in zanne letali. Non era rimasta ombra di sanità nei suoi occhi, solo un rosso infinito e malato nelle sue orbite che parevano pronte ad esplodere in pozze di sangue e lava. Le ali diafane erano divenute più robuste e forti di qualsiasi pipistrello, lunghe appendici che gettavano ombre scure attorno a lei, i cristalli erano scemati in una sola aggressiva tonalità di rosso e ricoprivano la sua schiena come un carapace frastagliato e affilato. I capelli erano fruste di fuoco che la pelle scura e lucida rifletteva in mille bagliori dorati. I suoi arti, poi, sarebbe bastata la loro mutazione ad incantare la ragazza: si erano ingrossati, i muscoli parevano sul punto di scoppiare tanto erano tesi, dalla pelle squarciata delle braccia fuoriuscivano come propaggini ossee due lame brillanti e affilate, le sue dita terminavano con possenti artigli. Una predatrice perfetta sotto ogni punto di vista, una creatura la cui sola immagine suggeriva una forza immane, qualcosa di bellissimo. Qualcosa di simile a lei.
    -Wow...- mormorò, soffiando l'aria nel tentativo di trattenere l'emozione. Chiuse gli occhi, con i palmi freschi tentò di spegnere il rossore delle sue gote. Ripensò al Castello Nero, all'Ordine degli Oscuri e ai suoi membri. Ripensò a quelli che erano i suoi piani e al motivo per cui era entrata a far parte di quel gruppo; allora posò di nuovo il suo sguardo su Flandre, sulla bestia che l'aveva sostituita, e passò delicatamente la lingua sulle proprie labbra: esattamente ciò di cui aveva bisogno.
    Il mostro si alzò sulle zampe posteriori, mosse il suo corpo in movimenti sconnessi e le sue ossa scricchiolarono le une contro le altre, cercando la posizione più favorevole dentro a quel nuovo corpo. Con un rombo tornò a quattro zampe ed emise un ringhio ferino che Saya interpretò come un segno di soddisfazione. Non poteva essere altrimenti, dopotutto, possedere una forma simile doveva per forza essere qualcosa di estremamente piacevole e, pur essendo lei stessa in grado di mutare a seconda dei suoi bisogni per poi tornare sempre al suo grazioso aspetto, la ragazza non poteva trattenersi dall'essere un poco invidiosa. Con un movimento forse troppo rapido e misurato per il suo aspetto, la creatura si avvicinò alla Heartless, che si fece da parte per lasciarle lo spazio per accomodarsi in quelle sue nuove sembianze: Flandre si specchiò nell'acqua putrida e cominciò a muoversi in cerchio attorno ad essa, come per saggiare se stessa. Allora i loro occhi si incrociarono: Saya annuì e fece un cenno di approvazione con il capo, ma anche aggrottando la fronte non riuscì bene a capire quale espressione fosse comparsa, se ce n'era una, sul volto intellegibile di quella creatura.
    -Quando le mani di una bambina non bastano.- esordì quella, ponendosi di fronte a Saya e muovendosi attorno a lei, sfoggiando tutto il suo corpo. -Questa è la soluzione più efficace.-
    La giovane sospirò compiaciuta e mosse un passo avanti, per poi piegarsi appena sulle ginocchia, portando gli occhi allo stesso livello di quelli dell'altra. Allungò la mano verso di essa, mostrando il suo palmo ben aperto, la sua bocca sorrideva ma i suoi occhi erano stretti e attenti. -Non ti dispiace, vero?-
    Flandre non rispose, rimase immobile dove si trovava, abbassando appena il capo come per invitarla. Saya si avvicinò lentamente, appoggiò le punte delle dita sul suo dorso, appena titubante. Sondò quel suo corpo così inquietante, così meraviglioso: la sua pelle era calda, quasi bollente al tatto. Appoggiò l'intero palmo e dal collo percorse tutta la schiena per poi risalire, grattando la propria mano contro quel fisico piacevolmente ruvido. Arruffò i suoi capelli senza provare dolore, come se fossero solo seta brillante, e abbassò lo sguardo sulla bambina: quella faceva le fusa, appoggiando il peso contro di lei. La Heartless alzò un sopracciglio, e si fermò per un istante, prima di ricominciare con un sorriso. La piccolina si sentiva veramente a suo agio con lei, ogni suo gesto ne era la conferma, e Saya non aveva intenzione di cambiare nulla di tutto ciò: le avrebbe dato solo nuovi motivi di rimanerle fedele, un incentivo dopo l'altro, perché dopotutto sembrava che, per una creatura giovane come Flandre, l'ammirazione e quell'altro sentimento a cui si era sempre sentita tanto estranea fossero i sistemi più efficaci per assicurarsi la sua forza.
    -Sei bellissima.- le sussurrò sinceramente, strofinandole la chioma un'ultima volta. -Il tuo potere, la tua forza... Ho visto pochi Heartless così meravigliosi e al di fuori di loro credo tu sia la prima. A differenza loro, però, con te è molto più facile parlare.- commentò con una risatina limpida, pettinandosi poi i capelli scuri dietro all'orecchio con un gesto rilassato. -Oh, senza offesa, si intende, non era inteso in senso negativo, anzi!-si corresse con ansia ed entusiasmo ben ponderati. In realtà lo intendeva in senso negativo, almeno in parte, ma dopotutto nessuno era perfetto, nessuno a parte lei.
    Soddisfatta, Saya diede all'altra un ultima carezza sulla guancia e si rialzò in piedi, allungò un braccio verso il cielo buio punteggiato di astri e con l'altra mano afferrò l'incavo del gomito, stiracchiandosi quanto più era capace di fare. -Ne ho incontrati di miei simili, credimi.- spiegò, agitando l'indice come a rafforzare il concetto, ma tenendosi abbastanza vaga da non essere troppo chiara sulla sua appartenenza all'Ordine, non finché non avesse accertato di poter avere il pieno controllo su quell'arma a quattro zampe. -Troppo seriosi, completi deviati mentali, stupidi pieni di boria...- Sbuffò da un angolo della bocca, con nella testa l'elenco dei suoi fratellini che si credevano migliori di lei, prima su tutte (ed un sorriso solcò la sua bocca, pensando a lei), la sua carissima Rei. -Non la migliore delle compagnie, insomma.- concluse con una scrollata di spalle. -Per te, invece, com'è la vita? Hai detto di essere una “persona”, no? Cosa sono gli altri umani, per te? Chi sono i tuoi alleati?-
    Flandre parve ascoltarla attentamente, accucciata sulle sue zampe e con la testa alta verso di lei. Alla fine, scrollò le spalle con espressione compiaciuta: quali che fossero i pensieri che quelle domande le avevano suscitato, sembravano piuttosto piacevoli. -Oh, la mia vita?- ripeté rilassata. -Quando ho fame mangio, quando ho sonno dormo. Tutto qui.-
    Saya nascose una risata con il dorso della mano, mostrandosi divertita da quella risposta. In realtà la trovava degna di un animale anche se, alla resa dei conti, era pur sempre un modo, per quanto rozzo, di esprimere il suo culto di sé e dei suoi bisogni, una forma di vita a cui la ragazza non aveva nulla da obiettare.
    La bambina si distese quindi sullo stomaco, usando le sue zampe come appoggiatesta. -Umani?- aggiunse allora, con aria pensosa e gli occhi vuoti rivolti verso l'alto. -Cibo, se non sono interessanti. Alleati? Nessuno. Ma non è un problema. Cacciare così è più divertente.-
    Flandre ridacchiò con voce allegra e Saya si unì in quella sua gaiezza. -Su questo la pensiamo esattamente allo stesso modo.-
    La sua risata morì subito, però, come udì che anche la vampira si era interrotta di colpo: la vide scrollare la testa e stringersi nel suo piccolo spazio a terra e aggiungere, con voce titubante. -Tu però sei interessante!-
    Saya deglutì. Sorrise gentile e unì le mani al grembo, stringendo solo le dita dei piedi nelle sue scarpette rosse per sfogare in modo invisibile la sua frustrazione. -Io però non sono umana.- le ricordò, senza incrinare minimamente il proprio tono.
    Si schiarì la voce, tossicchiando contro il pugno chiuso, quindi portò le mani ai fianchi e si sporse un po' verso la compagna, con espressione sibillina e giocosa: -E quindi? Se incontrassi una persona interessante, invece, cosa faresti?- la incalzò, portando poi la mano destra a massaggiarsi il mento. -Io potrei averne incontrata una oggi.-
    Flandre sbatté le palpebre più volte, in silenzio. Quindi arricciò le labbra. -Giocherei.-
    Saya non rispose subito. Abbassò appena il viso, nascondendo un sorriso di vittoria sotto all'ombra dei suoi capelli. Quindi si rialzò e mostrò quella stessa espressione alla compagna, un sorriso complice, un sorriso furbo ed invitante; perché Saya aveva un gioco particolare in mente, uno che le avrebbe portate entrambe molto in alto.
    -Allora che ne dici... ti andrebbe di diventare amiche?-


  12. .





    Come la ragazzina si gettò entusiasta sul proprio spuntino, Saya realizzò che era la prima volta che poteva osservare qualcuno condividere con lei il desco e saziarsi con il cibo che più amava al mondo. Per lunghi secondi non poté far altro che osservare divertita, e a suo modo anche affascinata, la ragazzina che affondava i denti affilati nei muscoli, strappando con naturalezza i tessuti che divorava vorace senza quasi perdere tempo a masticare: il sangue imbrattava il suo volto e le sue mani, tingendola di un rosso vivo che pareva quasi innocua tempera. L'impulsività e il disordine con cui si buttava sul suo pasto erano a loro modo carini, ma completamente privi di grazia: c'era solo istinto nei suoi gesti, una brama di sangue senza dubbio ammirevole, ma fin troppo pacchiana. Tra loro due, la piccoletta pareva un Heartless molto più di lei e, se i suoi sensi non le avessero detto il contrario, Saya stessa ne sarebbe stata convinta. Eppure il cuore che batteva nel petto della bambina era corrotto dall'oscurità, ma non divorato da essa: apparteneva a lei, non alle tenebre.
    La giovane ponderò la questione un altro poco, mentre portava all'altezza del capo la mano destra che reggeva ancora uno stralcio pulsante di carne. Lo osservò contro la luce della luna, affondò le dita nel caldo rossore e come una spugna percepì il sangue fluire sul suo palmo. Tenendolo stretto con la punta dell'indice e del pollice lo portò alle sue labbra e lo lascio cadere. Strinse con i denti e masticò per bene una manciata di volte, prima di deglutire quell'ultimo boccone. Portò le dita a sfiorare la lingua e si pulì con delicatezza i polpastrelli, succhiando via quanto era rimasto del caldo nettare. Sospirò soddisfatta e, placidamente, abbandonò il braccio dietro di sé, andando a sfiorare lo specchio d'acqua smeraldina che ondeggiava nella fontana, mentre le bocche di gargoyle e bestie da incubo continuavano a vomitarne nuova. Chiuse le palpebre per qualche istante, inspirando a pieni polmoni la piacevole aria pungente della notte.
    -Flandre.-
    La voce allegra e soddisfatta dell'altra la prese alla sprovvista e le fece spalancare gli occhi di colpo; li sbatté una volta confusa, ma comprese il significato di quella parola appena scoprì la piccolina che la fissava come orgogliosa di sé, mentre puliva dal suo volto gli ultimi segni di rosso. Aveva risposto alla domanda che, per un istante, Saya si era dimenticata di aver posto.
    “Flandre...” ripeté la giovane nella sua mente, portando la mano destra a massaggiarsi le labbra con aria pensosa. Un nome dal suono dolce, rifletté, che bene si accostava a quella figura così semplice all'apparenza, un nome che per quanto inusuale non la sorprese affatto. Avrebbe almeno tentato di ricordarlo, fintanto che l'interesse che provava verso l'altra non avesse cominciato a scemare.
    La Heartless dondolò un poco con la schiena, alla ricerca di una più comoda posizione. Lanciò uno sguardo distratto alla sua interlocutrice e la vide intenta a stiracchiarsi alzando le braccia come a stracciare il cielo scuro, soddisfatta di se stessa. Quando i loro occhi si incontrarono di nuovo, tuttavia, Saya notò le iridi scarlatte della bambina distogliersi dalle sue, scendere confuse verso il basso, mentre le dita si infilavano quasi inconsciamente tra le sue fauci, che presero a mordicchiarle giocose, quasi stesse cercando di raggiungere il nocciolo dei pensieri nascosto dentro di lei e sradicarlo fuori. La ragazza non le mise fretta, accavallò le gambe, accompagnata dal docile frusciare del suo abito, e inclinò il capo che reggeva con il pugno chiuso della mano sinistra. Si sistemò un istante i capelli, abbandonandosi a quel silenzio, mentre attendeva la risposta alla domanda che più suscitava in lei curiosità. La voce che rispose alle sue aspettative fu così spensierata e non curante da lasciarla spiazzata più di ogni altra cosa che avesse vissuto in quella serata.
    -Sono una persona.- concluse con semplicità Flandre, grattandosi la testa confusa quanto colei che l'ascoltava.
    Saya sbatté le palpebre un paio di volte, lasciò scorrere i secondi ma non vide l'espressione dell'altra mutare: la fissava con gli occhi spalancati, animata da vivida curiosità. -Perché? Secondo te cosa sono?- domandò, con la sincera speranza negli occhi brillanti di trovare in lei una risposta a quell'arcano.
    La ragazza alzò lo sguardo verso le stelle, come per contemplare un attimo la questione, trascinata dai modi incalzanti della più giovane. Si accorse di essere caduta in quel “tranello” solo quando udì distrattamente il rumore dei suoi passi veloci mentre si avvicinava a quattro zampe, persa nel suo gioco al punto da confondersi con uno dei bambini che si erano lasciate addietro come cadaveri dilaniati.
    “Un cane.” fu il suo primo pensiero a quella vista, e rapida portò una mano davanti alla bocca per nascondere il ghigno superbo che aveva premuto contro le sue labbra per uscire libero. “Un cane con un paio di... ali... ed una faccia carina.”
    -Cosa sei?- ripeté allora, lanciandosi in avanti e balzando in piedi di fronte alla piccola: fletté le ginocchia e si sorresse su di esse con i palmi, chinandosi amichevolmente verso quell'animaletto carino, ma mantenendosi appena più alta di lei. -Più umana di me, almeno all'apparenza.- ammise con un sorriso ambiguo. Lentamente allungò il braccio verso di lei, le sfiorò la gota con le dita. Pelle liscia e candida, una vera bambolina. Strinse appena gli occhi e, con dolcezza, pizzicò amichevole la sua guancia, tirandola appena con fare giocoso. -Di solito, però, non mi fermo così a lungo a parlare con un umano senza mangiarlo prima, questo vorrà pur dire qualcosa.- concluse, nascondendo con un “onesto” sorriso i suoi veri pensieri: era piuttosto fiduciosa nelle sue capacità di valutare il prossimo e, ne era certa, quel tenero cucciolo avrebbe preso a scodinzolare come un matto se solo gliene avesse dato una ragione.
    -E tu come ti chiami?-
    La voce della bambina trillò ancora felice. Saya deglutì una volta, ingoiando il boccone stucchevole che Flandre la obbligava ad ingoiare e si rialzò di nuovo in piedi. La piccola rotolò a sedere e si cinse le ginocchia con le braccia, mettendosi in ascolto.
    -Io? Mi chiamo Saya.- annunciò quella, portando con enfasi la mano al petto, sfiorando appena il suo abito candido, afferrandone poi i lembi per esibirsi in un cordiale quanto inaspettato inchino. -È un piacere conoscerti.-
    Si compiacque di se stessa e della propria recitazione, ma fece ben attenzione a non lasciarlo trapelare: quella che doveva essere una semplice serata spensierata le aveva riserbato una sorpresa inaspettata e un istinto, che non sapeva se appartenesse a lei come persona o alla sua razza, le suggeriva che quell'occasione fosse troppo preziosa per permettere che andasse sprecata. Saya sapeva come agire, non era la prima volta che circuiva qualcuno e con Flandre sarebbe stato, letteralmente, facile come rubare le caramelle ad una bambina. Si perse per un istante in quegli occhi innocenti ed entusiasti che la fissavano dal basso: avrebbe dato a loro qualche spettacolino da ricordare.
    -Io sono una Heartless, da molto tempo ormai.- raccontò, incrociando le braccia nel finto atto di sforzarsi di ricordare. Fece scivolare discretamente la mano sinistra sotto l'altro braccio, tenne l'arto stretto al petto mascherando solo in parte le mutazioni del suo corpo: la carne si tese come un elastico, numerose crepe apparirono su di essa e, ad uno schiocco di dita, i suoi muscoli parvero sfaldarsi come in filamenti che, avvinghiandosi su loro stessi, lunghi carnosi, formarono tre lunghi tentacoli. Il movimento fu rapido e subito Saya li portò ad arruffare i capelli della sua spettatrice. -E ringrazio ogni giorno di esserlo diventato. Il potere che ho scoperto mi fornisce... un discreto numero di sistemi per rendere proficue le mie battute di caccia.-
    Con teatralità, porto le appendici alte sopra la sua testa e, silenziosamente, come vermi che tornano alla terra si ritrassero ed intrecciarono in un unico braccio umano, svanendo nell'ombra così com'erano apparsi.
    Roteò per qualche secondo il braccio, stringendosi la spalla destra: chiuse e riaprì le dita un paio di volte, stiracchiando tutti i suoi muscoli e, con un sospiro soddisfatto, si lasciò andare all'indietro, seduta di nuovo sul bordo della fontana; premette su di essa con il palmo, invitando la bambina a seguirla: voleva poter parlare con lei comodamente, ma non aveva intenzione di sporcare più del necessario il suo abito sul pavimento ciottolato sporco di polvere, acqua e muschio.
    -È evidente che questa...- indugiò un attimo, muovendo a vuoto il palmo della mano alla ricerca dell'ispirazione. -...passione la condividiamo entrambe, non è vero? Non ho mai visto nessuno avventarsi con tanta gola su di un cadavere, che non sia la tua prima esperienza di caccia mi sembra lapalissiano.-
    Portò un dito alle labbra, sorridendo ammiccante: -Sono curiosa, dì un po': quali sono i tuoi ferri del mestiere?-



  13. .



    Con un sospiro soddisfatto, la ragazza smise di accarezzarsi la pancia, mentre il sapore dolce che aleggiava sul suo palato si faceva più fugace ad ogni secondo che passava, fino a ridursi al semplice ricordo di quel pasto, uno dei più piacevoli di cui avesse potuto godere negli ultimi tempi. Diede una rapida occhiata attorno a lei, nel timore di una presenza estranea, ma non scorse nessuno. Allora, abbozzò un sorriso compiaciuto e, intrecciando le braccia dietro la schiena, si inarcò e volse il capo al cielo, stiracchiandosi per esorcizzare il leggero abbiocco che impietoso aveva attaccato le sue membra. Un mormorio di sollievo sfuggì alle sue labbra, sempre più inarcate in una sincera espressione allegra. Quasi per caso, l'occhio della Heartless cadde per un istante sui corpi abbandonati ai suoi piedi: il sangue aveva smesso di grondare dalle ferite che lei stessa aveva inflitto e, coi volti nascosti dal pavimento o deformati dal suo gioco violento, non parevano tanto diversi da delle bambole, comuni manichini disposti secondo il suo gusto distorto e macabro. Sì umettò le labbra e si avvicinò di nuovo di un passo. Concentrata, rivolse la propria attenzione verso di loro, fissandoli come qualcosa di alieno ed affascinante al tempo stesso. Ridacchiò appena e si stupì di se stessa, non appena se ne accorse, tanto che sentì il bisogno di mascherare subito il gesto portando una mano a coprirle la bocca, nonostante non vi fosse anima viva che potesse deriderla di quel gesto così spontaneo. Era tutto così comico, tuttavia, da non lasciarle altra scelta che ridere in quel modo della fine tanto ignobile di quei poveri, piccoli bambini: probabilmente era tutto frutto di una fantasia un po' troppo sviluppata, di un suo lato bambinesco che ancora restava come strascico della sua vita passata, ma riusciva a vedere una dualità in quei corpi morti che riusciva sempre a sorprenderla. Rapita da quello spettacolo, quasi inconsciamente raggiunse il cadavere più vicino e, senza alcun riguardo, cominciò a giocherellarci spingendolo avanti e indietro con la punta del piede, proprio come un dondolo. Le braccia livide si intrecciavano in maniera scomposta, la bocca dalle labbra cianotiche era spalancata in una posizione grottesca, i lineamenti della defunta bambina deformati oltre ogni limite che Saya credeva possibile. Erano orribili, imbarazzanti, l'ennesima prova che nella morte loro, così come tutte le prede che la bambina aveva cacciato fino a quel momento, non potevano trovare alcuna dignità. Al tempo stesso, però, l'odore ferroso del sangue e il sapore pieno e caldo della carne erano quanto di più afrodisiaco ed inebriante esistesse al mondo. Soprattutto, però, ciò che più amava della caccia era il momento che precedeva la vittoria, quell'istante in cui alla sua preda era concesso gridare e piangere, ammirando il viso della loro carnefice, consapevoli della fine imminente. Nulla, nulla riusciva a farla sentire più viva e, di fronte a quei corpi, poteva rivivere l'estasi di quel prezioso momento ancora e ancora.
    -Diamine...- imprecò a mezza voce con un ghigno sardonico, portando le dita ad accarezzare con delicatezza le proprie labbra. -Se ci penso troppo, rischia di tornarmi fame...-
    Il vento si levò potente, come a richiamare la sua attenzione, i lunghi capelli scuri della ragazza si mossero aggraziati come la coda di un gatto, Saya dovette occuparsi solo di sistemare una ciocca cadutale davanti agli occhi. L'ululo gelido risuonò nell'intera piazza, prima di ritirarsi discreto e, per un attimo, il mondo intorno a lei parve ridestarsi dal sonno in cui era caduto e prendere vita: gli alberi oltre la recinzione che delimitava la piazza agitarono le loro lunghe mani spoglie in una muta supplica, i corpi appesi alle gogne oscillarono, portando a lei il fruscio degli abiti e lo sfregare della corda, lupi lontani intonarono il loro dolce richiamo all'amata luna mentre, da qualche parte, veniva il tintinnio acuto e quasi celestiale di quelli che parevano campanelli.
    Saya mozzò il suo fiato a metà, pietrificò ogni suo muscolo così da non emettere il più piccolo rumore. Il vento si era placato e la musica della notte se n'era andata con esso, il silenzio tornò sovrano. Eppure, qualcosa era cambiato, la giovane poteva percepirlo nell'aria. Affinò i suoi sensi, tese le orecchie e fece scrocchiare le ossa delle sue dita. Annusando l'aria, era come se potesse percepire l'elettricità di cui era pregna, un misto di odori che, sfiorando le sue narici, riusciva a scuoterla con sensazioni che non comprendeva appieno. I suoi occhi non scorgevano nulla, le ombre si estendevano lunghe e si confondevano tra loro in quella notte estremamente buia.
    La giovane socchiuse gli occhi, si estraniò dal mondo attorno a lei e sigillò ogni suo senso. Allora, percepì una debole risposta, trovò l'unica prova di cui aveva bisogno.
    Tu-tum
    Un battito. Era distante, più discreto e lento di ciò a cui era abituata, ma risuonava chiaramente alle sue orecchie allenate. Inspirò l'aria e un profumo distorto la solleticò, le sue mani ne afferrarono filo effimero. Qualcuno la stava osservando, qualcuno era vicino e sull'attenti.
    Aprì le palpebre, per vedere con gli occhi dove conducesse quella traccia che aveva percepito, ma come lo fece trovò la sua intera vista impegnata da un'unica figura. Con il fuoco timido dei lampioni ad illuminare la schiena dell'assalitore, Saya riuscì solo a distinguere un'ombra umana, una figura grande all'incirca quanto lei che piombava decisa dall'alto, come un rapace in picchiata verso la preda. Non c'era tempo di determinarne il sesso, la natura o le intenzioni, tutto ciò che alla giovane bastava sapere era il pericolo che il nemico comportava.
    Senza ragionare, si limitò a rispondere nella maniera che più le si addiceva: spostò indietro il piede sinistro e lo puntò sul terreno per guadagnare stabilità, si chinò appena sulle ginocchia e piegò le braccia come a caricare entrambi i pugni. In un solo istante mutò il suo corpo, le braccia che prima erano sottili e perlacee divennero ruvide e squamose, la pelle si indurì facendosi scura e le loro dimensioni crebbero di colpo, perdendo ogni sembianza umana. Attese la metà di un istante, socchiudendo gli occhi si concentrò per trovare l'attimo migliore: vide il suo nemico farsi più vicino, lo vide spalancare le braccia, forse per avvinghiarsi a lei e catturarla, mentre la sua bocca si apriva vorace, mostrando i canini sporgenti che splendevano di una luce assassina.
    Fu quello il momento in cui colpì. Distese di colpo i suoi arti e chiuse gli artigli sugli avambracci piccoli e fragili di quell'incauto predatore. Ne tastò per un attimo la consistenza ed un sorriso beato fece capolino sul suo volto. Senza parole e senza alcun riguardo, stritolo quelle ossicina con la potenza di una pressa, già eccitata al dolce suono che esse le avevano sempre regalato al momento della frantumazione. Premette, ma le rispose solo il silenzio, scandito dal ritmo di tanti piccoli cristalli di vetro che, come dotati di vita propria, tintinnavano ritmicamente ad ogni loro scontro.
    Per qualche lungo, imbarazzato secondo, Saya si dimenticò di respirare. Smise di stringere gli arti dell'assalitore non solo perché aveva ormai capito la sua inutilità, ma anche perché aveva di colpo perso l'istinto vendicativo che l'aveva spinta a reagire con tanta risolutezza. Si limitò a sorreggere quella figura lì a mezz'aria, sorpresa e confusa allo stesso tempo, mentre cercava di coglierne ogni dettaglio del suo insolito aspetto. Ad attaccarla, infatti, era stata una bambina esattamente come lei. Vestiva elegantemente, con il suo abitino rosso e bianco con le corte maniche a sbuffo che la faceva apparire proprio come una bambola in stile vittoriano, intonandosi alla perfezione con i capelli biondi lunghi solo fino alla nuca ed il cappellino adagiato deliziosamente sul suo capo. Quegli stessi abiti, eppure, parevano anche fuori posto: sporchi, segnati da strappi qua e là, come se la loro proprietaria avesse viaggiato molto senza trovare il tempo o l'interesse di curare se stessa. Ben altro, tuttavia, era degno di attenzione, e con sospetto la Heartless si concesse qualche secondo per squadrare le ali diafane che pendevano dalle sue scapole, atrofizzate al punto da non sembrare nulla più che rami secchi conficcati nel suo corpo; da esse pendevano numerosi gioielli dai colori dell'arcobaleno, gemme che Saya, annuendo tra sé e sé, riconobbe come gli strumenti che aveva udito tintinnare poco prima, nonché coloro che l'avevano salvata da un grande pericolo. Fissò persa quelle appendici, incapace di decifrarne il significato, finché non si accorse dell'innocente sorriso comparso sul volto della ragazza, che la fece rabbrividire da capo a piedi di un momentaneo timore viscerale. Fu rapita dai canini appuntiti e sporgenti che sbucarono oltre le sue labbra ghignanti e dagli occhi scarlatti come la più calda delle fiamme. Tutti quei dettagli erano sufficienti per Saya a sviluppare qualche teoria e, sebbene lontana dalle stereotipiche forme a cui era abituata, la prima intuizione fu quella di accomunarla ad un vampiro. E infine, ciò che la preoccupava più di tutto, era il dolce profumo che aleggiava come un'aura sinistra attorno alla piccola: sapeva di sangue, le sue vesti ed il suo corpo erano pregni della linfa vitale di innumerevoli esseri umani. Compagne in uno stesso passatempo, quindi, un motivo più che valido per essere come minimo guardinga.
    -Tu che diavolo...- bofonchiò con titubanza e fastidio, ma la sconosciuta si dimostrò totalmente ignara al suo tono.
    -Mi piaci anche più di prima!- esultò la bambina, che scalciava giocosamente e sorrideva con quel suo viso entusiasta tanto da essere rivoltante. Saya riuscì solo ad inarcare un sopracciglio a quelle parole, così perplessa da non sapere nemmeno lei cosa stesse provando in quel momento. Mentalmente, però, rivalutò il suo pensiero di avere a che fare con un vampiro: più che il sovrano della notte, infatti, quel mostro di allegria le ricordava un pulcino. L'idea non la rendeva entusiasta.
    Saya indugiò un'istante sull'idea di lasciarla andare, ma prima che la sua ragione arrivasse ad una conclusione furono le sue braccia a cedere e, quasi inconsciamente, i suoi arti si abbassarono appena abbastanza da permettere alla vampira di toccare terra con i suoi piedi. Solo allora, con un sospiro, quella lasciò cadere le mani ai suoi fianchi, confusa lei stessa da quella sua scelta. Gli eventi si erano susseguiti semplicemente troppo in fretta, si disse per giustificarsi, e la cosa più importante era cominciare con il mettere la giusta distanza tra di loro, in attesa di decidere quale sorte riservare a quel piccolo animale.
    Come ella la accompagnò a terra, la bambolina si sfilò via dalla sua presa, come se persino quello fosse un gioco per lei. La Heartless aggrottò la fronte, ma non disse una parola, si limitò a continuare la sua osservazione: la sconosciuta si accucciò a terra, gambe divaricate e braccia appoggiate al selciato di fronte a lei, sorriso enorme sul suo volto alzato verso di lei che stava ancora in piedi. Di nuovo, sembrava aver cambiato animale a cui ispirarsi e quel suo nuovo atteggiamento era identico a quello di un fedelissimo cagnolino.
    -Senti...- insistette Saya, nel tentativo di domare l'irruenza della sua controparte. Non voleva lasciare il controllo della situazione in mano a quella ritardata, fin troppo imprevedibile per i suoi gusti, e al tempo stesso c'erano veramente troppe domande che necessitavano risposte, prima fa tutte che cosa volesse quella da lei.
    Mosse un passo avanti, con la sola e semplice intenzione di instaurare finalmente un dialogo almeno dalla parvenza logica, ma non appena la vampira spalancò di nuovo la sua bocca con aria sorniona, Saya comprese di aver fatto la scelta sbagliata e portò le mani avanti a sé, per difendersi dall'assalto. Uno sforzo inutile.
    La piccola fletté le gambe, piegò i gomiti e si spinse con quanta forza possedeva in corpo addosso a lei. Saya incespicò per un istante, portò le braccia ai fianchi là dove la sconosciuta l'aveva afferrata, cercando di scrollarsela, ma prima di avere successo si ritrovò con la schiena a terra contro il freddo selciato. Un mugolio dolorante sfuggì alle labbra di Saya, che mostrò feroce i denti, già pronta a rispondere ad un tale affronto. Il suo braccio scattò subito, si alzò alle spalle della bambina e, prese ancora le stesse sembianze disumane, calò come una tenaglia verso il collo della ragazzina, con la convinzione di Saya che, a differenza della volta precedente, non ci sarebbe più andata così piano.
    Il suo movimento si fermò tuttavia a mezz'aria, perché l'altra fu più rapida a comportarsi secondo i suoi desideri, sorprendendo la Heartless al punto da renderla completamente incapace di reagire, immobile quasi quanto i cadaveri che si era lasciata attorno.
    Dapprima, la ragazza credette di essere stata baciata. Vide il volto della più piccola avvicinarsi pericolosamente, sentì il calore del suo respiro solleticarle la guancia e poi un tepore umido accarezzarla. Spalancò la bocca, basita, e cercò di spostare gli occhi verso destra, per capire meglio cosa stesse accadendo: trovò la ragazzina che, a occhi chiusi, passava diligentemente la lingua sulla sua pelle, prima timidamente poi con maggior foga ogni volta che ripassava su quello stesso punto. Per qualche istante, Saya rimase immobile, intenta a fissare con un misto di curiosità e perplessità l'attività della giovane: non c'era imbarazzo, non vedeva nulla di equivoco in quello strano gesto, così fuori dall'ordinario.
    Si era quasi decisa a parlare, ma la bambina si separò da lei e, rotolandosi quasi su se stessa, scese verso i lembi del suo abito bianco, lordi di sangue scuro. Con la stessa serietà con cui si era dedicata a lei, la creatura chiuse tra i denti la stoffa e prese a succhiare. Subito un verso di disappunto sfuggì a Saya, che tirò con le mani l'abito per toglierglielo dalla bocca. Se da un lato, però, temeva di strapparlo agendo troppo bruscamente, dall'altro si tolse ogni dubbio, la piccolina mirava alla linfa vitale di cui era pregno come una spugna. Beveva inginocchiata sulle sue gambe di fanciulla, reggendo la gonna con entrambe le mani quasi in venerazione, con espressione estatica. La Heartless si chiese se ella non si fosse dimenticata di lei, così rapita dal suo... spuntino, concluse Saya, per quanto non totalmente convinta della risposta.
    Contro le sue aspettative, però, la vide alzare lo sguardo, i suoi enormi rubini splendenti erano rivolti all'assassina. Erano in attesa, si aspettavano qualcosa che ella non riusciva a decifrare. Tuttavia, pur non comprendendo il comportamento di quella creatura, una risata compiaciuta nacque dal profondo della sua gola, una risata che discretamente regolò con la mano, portata a nasconderle la bocca. Era tutto troppo strano e, tutto sommato, non si sentiva nemmeno troppo infastidita da ciò. Era abituata a suscitare il terrore nella gente, era con esso che amava far riconoscere la propria superiorità. Dell'ammirazione e della lealtà non si era mai molto preoccupata, né aveva mai sprecato tempo a costruirle: trovare qualcuno che condividesse la sua scala di valori, dopotutto, era alquanto difficile e, anche se esistesse, sarebbe stato più facile che diventassero nemici anziché alleati. Eppure, l'atteggiamento di quel piccolo animaletto non lasciava quasi dubbio alcuno: non ne capiva la ragione né se esistesse, tale ragione, ma di certo ella non aveva occhi che per lei, pur non conoscendola nemmeno.
    -Lo so fare anch'io!- esultò quella, aggrappandosi ancora di più al suo vestito con le mani. Saya si fece indietro con il capo, confusa da quell'affermazione improvvisa. -Posso trasformarmi anch'io!-
    La ragazza spalancò gli occhi e alzò le sopracciglia. Mostrò sorpresa solo per un istante, tuttavia, prima di mostrare un ghigno compiaciuto che coprì con le dita della mano destra, accarezzandosi le labbra. Era compiaciuta dal suo stesso giudizio, poiché pareva non si fosse sbagliata a studiare per bene la situazione prima di compiere azioni troppo definitive. Per un istante si massaggiò il mento, squadrando da capo a piedi quella bambina che trotterellava a quattro zampe verso quelli che, fino a pochi minuti prima, erano suoi coetanei. Annuendo tra sé e sé, giunse subito alla conclusione che poteva fidarsi di quelle parole: così sciocca ed estroversa, faticava ad immaginare che tutto quel teatrino fosse stata solo una esperta messinscena e, partendo da tale presupposto, non riusciva proprio ad immaginare la piccola a dire una menzogna.
    “E se così fosse.” proseguì, avvicinandosi di qualche passo alla fanciulla, che le voltava le spalle. “Potrei supporre che sia un Heartless come me, o qualcosa di molto simile.”
    La ragazza chiuse gli occhi e si estraniò una seconda volta dal mondo attorno a lei. Esattamente come prima lo udiva: lento e più debole del normale, ma c'era senza dubbio un cuore che pulsava di energia dentro di lei, ma energia oscura, ben poco appetibile come ammazza-fame.
    Entrare nell'Ordine degli Oscuri era stata una scelta di cui era fiera ed era certa che i vantaggi non avrebbero tardato ad arrivare, ma al tempo stesso era estremamente fastidioso come, in quanto ultima arrivata all'interno di un gruppo di Heartless tanto potenti da mantenere forma umana, nessuno si rivolgesse a lei con anche solo un'oncia del rispetto che avrebbe meritato. Certo, battibeccare con Rei poteva essere divertente, ma dover intrattenere relazioni umane paritarie era qualcosa a cui, semplicemente, non era abituata e di cui avrebbe fatto volentieri a meno. Si domandò allora, scuotendo il capo con un mezzo sorriso, se non potesse essere quella la ragione per cui aveva sopportato così docilmente l'invadenza di quella creatura.
    -Però tu sei più bella. E controllata.-
    Altre parole di ammirazione, per l'ennesima volta Saya si concesse di ridacchiare e si lasciò sentire nel farlo. Come un cucciolo che ha ancora tanto da scoprire del mondo, la piccola annusava i corpi, tastava con stupore le ferite, giocherellava curiosa con i loro pesanti arti e con le ossa che scricchiolavano dentro quegli ammassi di carne. Tastava, provava il terreno, eppure si ritraeva subito dopo; le sue intenzioni erano più che evidenti agli occhi di smeraldo della ragazza.
    -Mmmh...- mugolò rumorosamente, incrociando le braccia e volgendo gli occhi al cielo così da attirare l'attenzione della piccola: data la sua insistenza, Saya aveva deciso di stare al gioco, almeno per il momento. Dopotutto, si era già divertita con quei bambini e non era così ingorda da andare a cercare subito altre vittime; come se non bastasse, poi, dubitava avrebbe trovato qualcosa di più interessante di quanto aveva davanti in quel momento, non facilmente almeno.
    Fece infine un passo avanti, mettendosi affianco alla creatura. Si piegò sulle ginocchia e afferrò il corpo più vicino, quello del bambino mascherato da spettro. Lo spogliò del costume e degli abiti sottostanti con l'abilità di chi, schizzinosa sul proprio cibo, aveva compiuto quel gesto non poche volte. Lo strattonò poco sotto l'ascella con una mano trasformata in abominio, mentre l'altra affondava gli artigli appena sopra la vita. Inspirò a fondo, avvicinò il viso al suo fianco e spalancò le fauci. Prima tastò la carne morbida, punzecchiandola appena con i denti affilati, poi conficcò le sue zanne nei muscoli e strappò con un unico, possente tiro. Un grosso pezzo di carne si strappò filaccioso dal resto del corpo, le costole apparvero bagnate di sangue, ma completamente pulite se non per qualche sporadico pezzetto di carne ancora aggrappato ad esse. Con le sue mani uncinate afferrò i due lembi opposti e tirò con forza finché quel piatto squisito non fu diviso in due porzioni, una molto più abbondante dell'altra.
    -Mi sono lasciata trasportare, non sarei certo in grado di mangiare tanta carne in una volta sola. Puoi favorire, se vuoi.- Senza tante cerimonie, anche perché si aspettava che l'altra avrebbe apprezzato di più in quel modo, le gettò il pezzo più grosso e succulento con naturalezza come se le stesse passando una palla. Quello che le era rimasto in mano, invece, lo annusò una volta, portandolo vicino al viso, quindi ne strappò un boccone e masticò soddisfatta, lasciando scendere la mano e il resto accanto a lei.
    Si fece allora un po' indietro, tastando con la mano libera dietro di sé. Quando trovò la fontana, si spinse in su con l'arto e vi si sedette, prima di dare un altro morso e osservare dall'alto, con la fronte corrugata e con una buona dose di attenzione, la sua commensale.
    -Dì, come ti chiami?- domandò perentoria, deglutendo il boccone, ma senza addolcire l'espressione. -E che razza di creatura sei? Non un Heartless, o sbaglio?-

  14. .
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  15. .





    Un sorriso compiaciuto spazzò via l'espressione tetra che da più di un giorno dominava il volto di Saya. Si fermò ed allungò verso la vetrina fino a sfiorare quasi la parete con la punta del naso: trattenne il respiro e, stringendo gli occhi sorniona, studiò con più attenzione il tesoro che aveva adocchiato: in mostra nel suo contenitore rivestito di velluto vi era un preziosissimo anello d'argento che circondava come un alveo il piccolo cuore di diamante rosa. Era discreto ed elegante ma, soprattutto, aveva un meraviglioso numero scritto in grossi caratteri nella targhetta del prezzo: dodicimila munny.
    -Oh, sì...- mormorò la bambina, soffocando una risata. Portò l'indice ad accarezzarsi le labbra, accompagnando con quel gesto il filo dei suoi pensieri fino alla festa di due sere prima. -È perfetto, semplicemente perfetto.-
    -Cos'hai visto?- una voce squillante risuonò al suo fianco. La bambina chiuse gli occhi ed inspirò a fondo per spingere giù nel petto il disappunto, ma con un guizzo astuto rialzò subito le palpebre, mentre le pupille si spostavano verso la sua interlocutrice.
    -La rivincita perfetta.- rispose, spostandosi di mezzo passo: si avvicinò alla ragazzina che le stava accanto, strusciandosi appena contro il suo vestito bianco pieno di pizzi e la gonna ampia e lunga da cui spuntavano solo le scarpette. -Non sei d'accordo con me, Karin?-
    La giovane indietreggiò appena e, con movimenti bruschi e tesi, portò la mano destra ad arricciare i boccoli biondi: Saya soppresse un ghigno nel riconoscere la tensione della “amica” dai soliti gesti inconsci; si avvicinò alla coetanea, le strinse con delicatezza le mani, mostrandole un volto quasi supplichevole, per non permetterle più di sfuggire. -Non fa rabbia anche a te?-
    La bionda deglutì, le sue iridi agitate correvano da un lato all'altro della sclera, ma ogni volta il viso di Saya era di nuovo lì, di fronte a lei, i suoi occhi a fissarla con fare dolce e tentatore. -Ecco, in realtà a me non ha dato molto fastidio, era bello ma...-
    -Non è giusto!- asserì lapidaria l'erede della famiglia Sakisaka, premendo il piede a terra con rabbia. -Hai vista come quella civetta si è comportata, no? Non era nemmeno la sua, di festa, e si è vantata con superbia tutto il tempo del suo stupido “anello da novemila munny”. Era il suo compleanno, ma ha fatto addirittura piangere Ran. Non lo trovi orribile?- esclamò indignata. In realtà delle altre sue coetanee le importava ben poco, ma che una troietta la guardasse tronfia dall'alto in basso solo perché aveva dei genitori, pur se meno ricchi dei suoi, tanto spendaccioni... non era soltanto orribile, era inconcepibile.
    Karin titubò, tirando le sue ciocche di capelli con ancora più forza, Saya si accorse di come l'altra stesse cedendo alle sue moine.
    -Io non capisco però come questo potrebbe...-
    -Si tratta di rimettere l'antipatica al suo posto.- rispose ridacchiando con voce limpida e amichevole. -E poi nessuno si accorgerà di nulla, fidati di me.-

    -Mi scusi signore!- tono acuto, mani intrecciate al grembo, piedi sulle punte e sguardo bisognoso rivolto verso l'alto: a Saya non servì che un secondo per mettere in atto tutti i piccoli gesti con cui doveva agghindarsi per attirare l'attenzione del proprietario della gioielleria. Mostrò gli occhi più grandi e puri e accolse il suo sguardo con un sorriso timido per attirarlo a sé.
    L'uomo dal bancone si sporse verso di lei e rispose con benevolenza: -Hai bisogno, piccola?-
    Saya gonfiò il petto con un respiro. Con la coda dell'occhio gettò un rapido sguardo allesue spalle, verso la compagna che, come se nulla fosse, osservava i gioielli nelle teche, voltandosi talvolta verso di loro con il viso pallido ed un'ansia malcelata addosso.
    -Vorrei provare quella collana!- spiegò, indicando un angolo del negozio, lontano dalla vetrina e da ciò che vi era esposto quasi incustodito.
    -Ma hai i soldi per comprarla?- la incalzò l'uomo, passandosi una mano tra i capelli color paglia. La bambina digrignò i denti: si aspettava quel tipo di insistenza, ma sperava comunque di evitarla.
    -Voglio provarla! Voglio provarla!- insistette, stringendo i pugni infantile e battendo un piede a terra. Chinò il capo, nascondendosi dietro la selva di capelli, si rialzò e supplichevole, con le labbra spinte in avanti, chiese ancora a voce tanto bassa da essere quasi un sussurro.
    Quello arrossì appena. Preoccupato si guardò attorno, verificò che non c'era nessuno, a parte l'altra bambina e sospirò abbandonando le braccia ai fianchi. -Va bene, fammi vedere quale...-
    Saya si esibì in un gridolino eccitato che non le apparteneva davvero, strinse la mano al negoziante e lo trascinò verso il fondo del negozio.
    -Ecco, è questa!- annunciò puntando il dito verso la teca di vetro: l'uomo aprì la serratura e spostò di lato il cristallo. Saya si tuffò sul gioiello: lo strinse tra le mani, lo sollevò sopra di lei con finto stupore e ripeté più volte “grazie, grazie”, roteando eccitata su se stessa. Guadagnò numerosi, lunghi secondi con quell'atto. Alla fine si voltò ancora verso l'uomo, con le mani tese in alto di fronte a lei gli porse i due anelli con cui terminava la collana, brillante e preziosa. -Mi aiuti a metterla?- insistette, muovendo un passo avanti per fissarlo più da vicino: il negoziante calò sulle ginocchia per aiutarla e lei, guardando oltre le sue spalle, trovò ancora l'amica che si piegava in avanti, sporgendosi oltre la prima fila di gioielli, per raggiungere la coppia di anelli che avevano adocchiato. Si voltò verso il muro, guidò l'uomo alle sue spalle, così da azzerare le possibilità che vedesse ciò che stava accadendo dietro di lui. Si lasciò cingere il collo dal metallo ed ebbe un fremito nel sentirsi chiudere la preziosa collana attorno.
    -Wow...- esclamò con accurata enfasi. Giocosa, piroettò con le braccia aperte, mostrandosi per bene al proprietario. -Come mi sta?- lo incalzò, volgendosi infine verso di lui con un largo sorriso stampato sulla faccia e gli occhi chiusi, in attesa.
    Quello titubò ed inclinò appena la testa, perdendosi in qualche verso perplesso come se non sapesse cosa rispondere. -Stai... molto bene.- concesse, alzando gli occhi al cielo. -Ora però rimettiamola a posto, ok?-
    Saya ridacchiò, coprendosi la bocca con la mano. Spiò Karin, che la aspettava affianco all'entrata con aria apprensiva, spostando il peso da un piede all'altro ogni pochi secondi. -Ok!- esclamò la bambina, che si porse di nuovo verso il gioielliere per farsi aprire il gancio della collana, come se non fosse pienamente capace di farlo da sola. Appena udito il click, corse allegramente verso l'entrata, saltellando con naturalezza. Si fermò un solo istante a scuotere la mano davanti alla porta e, portando la sinistra accanto alla bocca, prese fiato e gridò un'ultima volta: -Grazie mille, signore!- e si dileguò fuori, verso l'amica che già la aspettava.
    Il campanello della porta risuonò. Saya rallentò e si fermò nel mezzo del marciapiede. Chiuse gli occhi, inspirò, attese per qualche secondo svuotando la mente ed infine sospirò, liberandosi della persona melensa e stupida a cui aveva concesso il suo corpo per fin troppo tempo.
    Con cipiglio avido, si voltò verso Karin e la squadrò da capo a piedi. Con un gesto rapido e violento, scavò con la mano nella tasca della ragazza. -Dà qua!- grugnì, rubandole il premio del loro impegno: si sorprese di trovare solo i due piccoli anelli: la stupida aveva avuto la buona idea di lasciare indietro il contenitore e limitarsi al bottino. Saya rimase sorpresa per un istante da tanta sagacia. Li soppesò per qualche istante e sorrise tra sé e sé: era stato troppo semplice, non si era quasi divertita; d'altra parte, il meglio sarebbe giunto con l'occasione di mostrare quei veri gioielli all'altra puttanella con manie di egocentrismo e, chissà, se ne avesse avuto l'occasione magari le avrebbe ficcato giù per la gola il suo anello da soli novemila munny. Quello sarebbe stato divertente.
    -Hai fatto un buon lavoro.- concluse con una scrollata di spalle. Fece scivolare il suo tesoro nella tasca del vestito bianco e poi si volse verso l'amica: le strinse il polso, le aprì a forza la mano e vi lasciò cadere il secondo gioiello. Non la lasciò andare, tuttavia, e con piacere godette dell'espressione spaventata e ubbidiente con cui la sciocca rispose al suo viso serio e crudele. -Se ne parli con qualcuno sei morta: te lo dirò io se e quando potrai mostrarlo in giro e soprattutto nessuno dovrà mai sapere come ce li siamo procurati, sono stata chiara?-
    Attese che Karin annuisse. Appena giunse la sua risposta, strinse con ancora più forza il polso alla bambina fino ad udire un lamento addolorato: quello era l'ultimo monito. Lasciò andare soddisfatta e, per un ultima volta, mentre si allontanava dal negozio, portò in alto verso il cielo l'anello, esponendolo alla luce del sole: mille bagliori rosa brillarono sul suo volto e Saya seppe con certezza che sì, si sarebbe divertita moltissimo nel prossimo futuro.

    -Spiegami, cosa significa una cosa simile?-
    Saya inspirò a pieni polmoni, trattenne il fiato e lo fece poi uscire lentamente: doveva controllare il suo respiro, doveva essere impassibile o, almeno, apparirlo. Seduta sul letto, accavallò le gambe ed incrociò le braccia al petto. -Sono menzogne. Quella ragazzina vuole scaricare la colpa su di me per essere graziata dai suoi genitori.- chiuse gli occhi e alzò le spalle, come se la faccenda non la toccasse, ma senza farsi notare aprì appena le palpebre e spiò il volto dell'uomo in piedi di fronte a lei: vide le sue ciglia piegarsi e nuove rughe apparire sulla fronte già segnata dai primi segni dell'età, mentre il suo colorito si faceva ancora più paonazzo.
    -Mi prendi per stupido?- gridò l'uomo, sputacchiando in maniera tutt'altro che aggraziata. Infilò la mano tremante dalla rabbia nella tasca del gilet e, con il pugno stretto come un maglio, prese ad agitare a centimetri dal suo naso l'anello d'argento sormontato dal diamante rosa che Saya era certa di aver nascosto in camera sua lontano da occhi indiscreti. -Che cos'è questo, allora?-
    Subito la bambina impallidì e spalancò la bocca per lo stupore. Non si sforzò di cercare parole, sapeva che non ne sarebbe stata capace: suo padre era troppo onesto per un uomo con tutto il suo potere, fastidioso ed insistente, ma non era uno stupido, nessuna scusa avrebbe funzionato. Si morse le labbra e strinse gli occhi fino a sentirli pulsare pur di obbedire al suo orgoglio ed imporsi il giusto contegno, ma nella mente la sua voce ruggiva forte e iraconda, maledicendo prima il vecchio, che si era permesso di frugare nella sua stanza senza alcun diritto, ma soprattutto quella puttana, quella stronza codarda che aveva osato fare il suo nome.
    -Nemmeno immagini quanto mi abbia addolorato dubitare di te... trovare questo nella tua stanza!- la aggredì l'uomo, sbattendo l'altra mano sul comodino: la lampada traballò e, con un suono stridente, cadde a terra. Saya non distolse lo sguardo: accigliata, mantenne il capo alto e gli occhi fissi in quelli scuri del padre. Le sue sopracciglia ebbero un fremito e, sospirando lentamente, la bambina trattenne a stento una risata. Il vecchio non era l'unico ad essere deluso. Lei, dopotutto, era convinta di aver fatto i calcoli alla perfezione: anche se uno dei suoi genitori lo fosse venuto a sapere, era certa che si sarebbe confrontato con lei per prima, dandole un'occasione per disfarsi delle prove, uscirne pulita e, magari, far passare per bugiardo chiunque l'avesse accusata. Era lei ad essere delusa, delusa nello scoprire di avere un padre tanto sospettoso quando mai gli aveva dato ragione di esserlo: lei non aveva sbagliato, era stato quel bastardo ad essersi comportato in modo illogico.
    -Non ti ho educato per diventare una ladra, non ti ho cresciuta per guardarti mentre ti copri di disonore.-
    Saya schioccò la lingua e alzò un sopracciglio; scosse la testa esasperata, sbuffando a denti stretti. -Ci mancherebbe altro!- rispose, furente e sull'orlo dei nervi quanto e più del genitore. -Cosa sarà mai stato? Merito più io quell'anello di qualsiasi zotico spendaccione che se lo sarebbe potuto...-
    Si fermò nel mezzo della frase appena le sue iridi smeraldine, rivolte prima al soffitto, scesero di nuovo ad incontrare la figura del padre: era a bocca aperta, mentre lei stava invece chiudendo lentamente la sua. Abbassò le palpebre imprecando mentalmente, mentre l'uomo la fissava basito e furente.
    -Ah, è così...- mormorò con voce tremante, incespicando sulle parole. Saya strinse il pugno e premette con forza contro il materasso, sfogando sulle coperte la rabbia.
    Il vecchio si avvicinò di un passo, divaricò le gambe e portò le mani alla cintura: si muoveva con scatti scomposti, gli sfuggì la fibbia più volte nel tentativo di aprirla, pareva a malapena in controllo del suo corpo. Sfilò la cintura dai pantaloni, la passò nell'altra mano e la piegò in due.
    La piccola soffiò ferina, ma scosse subito la testa, rilassò i lineamenti dando loro una forma più dolce. -Papà...- mormorò, pentita e addolorata; Schiuse le labbra per supplicarlo, ma le vene della sua fronte si fecero ancora più pronunciate, mentre il volto diventava sempre più simile ad un pomodoro, in maniera quasi comica. Rinunciò allora ad ogni finzione, alla maschera da bambina indifesa ed innocente che, comunque, la rivoltava e mostrò al genitore se stessa ed il suo ghigno sarcastico. -Davvero?- aggiunse soltanto.
    -Girati a pancia in giù.-
    “Bene.” pensò, quasi divertita dall'idea. Sarebbe stata una nuova esperienza, se non altro, una che non avrebbe dimenticato molto facilmente. Obbedì al comando, si appoggiò sul letto con le gambe distese a sfiorare il pavimento. Intrecciò le dita e appoggiò la testa sul dorso delle mani, ostentando la calma e il disinteresse che sapeva di avere.
    -Alza il vestito.-
    Soffocando sulle coperte un nuovo sbuffo, la bambina allungò le braccia dietro la schiena, strinse i lembi dell'abito bianco e alzò abbastanza da scoprire le gambe cerulee e le natiche coperte solo da uno strato di stoffa.
    Rapida e violenta, una mano la tirò e spinse giù le mutandine, sfregando l'elastico sulla sua pelle.
    “Addirittura?” si disse, mordendosi il labbro: oltre alla punizione corporale, anche l'umiliazione doveva subire? Non poté resistere dal domandarsi se tutto ciò dovesse davvero servire a riformarla o se non fosse solo un sistema per sfogare la rabbia.
    Il suono di un altro passo suscitò un fremito nel suo corpo; la bambina si risistemò sul letto scuotendosi appena. Inspirò, chiuse gli occhi e attese immobile, i secondi si dilatavano come per prendersi gioco di lei. Infine, arrivò lo schiocco.
    Prima il colpo di frusta marchiò con fiamme invisibili la sua pelle, poi un lamento. -Ngh!-
    Saya affondò la testa nel letto, strinse tra i denti le coperte per sopprimere un guaito di dolore. Morse forte, marchiando la seta con gli incisivi e bagnandola di saliva, le sue labbra si deformarono in un ghigno derisorio: “Non si trattiene per nulla, il bastardo...” le sue spalle si alzavano appena a rapidi intervalli, resti di una risata che soffocò in fondo alla gola. “Ma non basta di...”
    Una seconda scudisciata, la bambina percosse il materasso con la fronte, le gambe sobbalzarono e si strinsero per proteggere il suo corpo da ulteriori abusi: la stessa mano spinse via i calcagni, per lasciare di nuovo ben in vista il suo sedere. Le sue cosce bruciavano come su di una graticola e, dove la cinghia colpiva, era come se mille aghi fossero spinti nella sua pelle. Doveva essere già paonazza senza alcun dubbio.
    La sua espressione si indurì, prese a soffiare ed inspirare come una belva, serrò i denti e spalancò gli occhi, fissi di fronte a sé ma incapaci di vedere nulla.
    Al terzo colpo, una terza convulsione, Saya combatté contro i suoi istinti e forzò il collo a rimanere immobile, la testa alta. Una lacrima traditrice si formò all'angolo del suo occhio ed ella la spazzò via con un pugno.
    “Tre...quattro!” contò, segnando nella sua mente anche la quarta frustata. Impresse a fuoco il dolore, l'umiliazione e la rabbia che coceva nel suo petto. Non avrebbe dimenticato nemmeno un secondo, perché quella punizione faceva male, ma non era nulla in confronto a quello che avrebbe fatto lei. Si chiese come se la stesse passando Karin, se anche lei avesse subito una simile pena. Poco le importava, in fondo, perché loro due non erano equiparabili. Saya avrebbe sopportato volentieri, quasi con gioia quel dolore, perché alla sua cara amica avrebbe restituito il doppio, anzi il triplo. Si sarebbe divertita così tanto da dimenticare la vergogna che provava e che sarebbe riapparsa nel tornare davanti a tutti a mani vuote. L'avrebbe punita finché non avesse dimenticato l'onta, perché al solo pensiero la voglia di vendicarsi si faceva più forte.
    “Io non ho sbagliato, non ho commesso nessun errore!” la bambina ripeté all'infinito quell'unica verità. “Ma i peccati di quella sgualdrina... glieli farò pagare personalmente.”

    Saya scosse la testa, inclinando le labbra in un sorriso sghembo. I ricordi suscitavano in lei ilarità e rabbia, senza che nessuna trovasse il sopravvento, lasciandola così incerta su cosa dovesse provare.
    “Poco importa.” concluse, facendo scivolare da un dito all'altro il piccolo anello che aveva trovato al medio dell'ultima ultima vittima. Le immagini, i ricordi che riaffioravano alla sua mente non le appartenevano davvero: erano le memorie di una vita ormai conclusa, di un'epoca che non aveva più alcun significato. L'unica cosa importante era quell'anello d'argento con incastonata una gemma dai riflessi rosati, il più raro e prezioso dei diamanti. Una finezza adatta a lei, non certo a chiunque fosse la donna che giaceva ai suoi piedi. Picchiettò con la punta del piede il cadavere, annoiata dalla sua presenza: con un sottile crepitio, il sangue divenne polvere, mentre la pelle si scioglieva in un'ombra che, come assorbita dal terreno, cessò di esistere. Il suo stomaco era pieno e persino la fame di violenza era stata appagata: certo, la sofferenza e la disperazione non la stancavano mai davvero e, finché fosse rimasta in vita anche solo una persona, non si sarebbe sentita soddisfatta dell'operato.
    “D'altro canto, la conquista sistematica dei mondi alla lunga è così svilente.”
    Sapeva già di essere più forte, il tempo che aveva da dedicare ad ogni vittima era limitato, un alienante sterminio di massa privo della giocosità che tanto amava, ridotto ad un mero lavoro. “Ci credo che vado a perdermi in pensieri idioti.”
    Camminando a lenti passi sul tappeto che ricopriva il pavimento dell'attico, la Heartless si sporse dalla finestra e, con aria annoiata, spiò le rovine del mondo di fronte a lei: come un fiume di pece, le ombre divoravano ogni cosa, uccidendo con il loro nero ogni altro colore. L'unica luce ancora viva e potente era quella delle fiamme, mostri di fuoco che ruggivano crepitanti e davano solo più risalto alle creature della notte che le accompagnavano. In mezzo a loro, da qualche parte, c'era la sua compagna.
    “Spero che Hanako si stia divertendo.” si disse con uno sbuffo. “Se facesse anche la mia parte, sarei solo contenta.”
    Alzò le braccia al cielo e si stiracchiò per bene, esorcizzando la stanchezza. Cercò il sole nel cielo: era ancora alto, nascosto come un codardo dietro una coltre di nubi. Nonostante il gelo che attanagliava quella terra, la notte, la vera notte, doveva ancora giungere. Non c'era fretta. Dando le spalle al suo operato, la bambina fischiettò un motivetto nostalgico, una canzone che ancora ricordava dalla vita precedente. Prendendo le scale, si avviò verso l'entrata.

    Priva di elettricità, la porta scorrevole del grattacielo non poteva più aprirsi. Saya impose la mano di fronte a sé: la sua pelle si fece ruvida ed inspessita, i suoi muscoli si contrassero ed ingrandirono finché un grosso e squamoso artiglio non si sostituì all'arto umano. Bastò appena una spinta e l'ostacolo crollò con il tintinnio di mille vetri rotti. La bambina si scostò di lato, saltellando sulle punte per evitare i cocci nel timore di graffiare quelle scarpette bianche tanto “guadagnato” durante quella missione. Soddisfatta, chiuse gli occhi e respirò l'odore della cenere e del sangue. Riaprì le palpebre allora, pronta ad accogliere di nuovo l'emblema di fuoco e oscurità lasciato dalla sua razza.
    La sua attenzione fu invece rapita da una rapsodia di magia azzurro ghiaccio: un'esplosione gelida punse la sua pelle e lo stormo di Shadow che imperversava sul sentiero di fronte a lei fu decimato in un istante. La bambina batté le palpebre, scrutò davanti a sé: l'asfalto crepato era percorso da una patina biancastra, il ghiaccio si infiltrava nel terreno azzannandolo, degli Heartless più deboli non restava che fumo nero. In piedi al centro della strada, con lo sguardo abbassato come a specchiarla, c'era un'altra donna: i suoi occhi erano nascosti da lisce frange di capelli violacei. Ciò che Saya vedeva perfettamente, invece, era l'arma puntata verso di lei: una spada sottile, decorata dai flutti di mille onde, dall'inconfondibile forma di chiave.
    Non seppe resistere, ridacchiò tra sé e sé, mascherando il volto con un gesto aggraziato. -Salve, signorina Custode.- salutò educata. Strinse i lembi dell'abito candido, chinò il capo e si inchinò di fronte a lei. -Non mi aspettavo di incontrare un'ospite tanto importante a questo parco banchetto.-
    Spiò con un sorriso sardonico la donna, ma ella non mostrò risposta alcuna: abbassò il Keyblade e si voltò prima verso destra, poi verso sinistra. -Hai fatto tu tutto questo?- inquisì lapidaria con i pugni tremanti stretti e abbandonati al loro peso.
    La bambina alzò le spalle, inclinando la testa con disinteresse. -In realtà buona parte del lavoro l'hanno fatta gli Heartless inferiori. Sai com'è, già così è un processo non poco dispendioso di tempo.- si interruppe per un istante, si pettinò all'indietro i capelli ed accarezzò le proprie labbra tra pollice ed indice. -Ma immagino non sia questo ciò che volevi sapere, giusto?-
    La custode sputò a terra, Saya osservò accigliata quel gesto. -Mi hai già detto tutto ciò di cui avevo bisogno, invece.- rispose secca la donna, e subito la sua arma tornò ad essere rivolta contro la ragazza delle tenebre.
    Saya puntò i piedi e sollevò le braccia a difendersi, con lo scoppio di uno sparo un globo traslucido illuminato di bianco fendette l'aria, roteando addosso a lei. La Heartless scartò di lato con un rapido salto, la magia le soffiò accanto congelando l'aria, con un esplosione si frantumò in mille cristalli di ghiaccio che scossero l'ingresso del palazzo alle sue spalle.
    La giovane si rimise in piedi, con aria annoiata studiò il nuovo scompiglio alle sue spalle. Grattandosi la nuca infastidita si rivolse di nuovo all'altra: -Cos'è, troppo impegnati a menar di spada per imparare le buone maniere?-
    -Risparmiami le chiacchiere!- gridò la spadaccina: menò il Keyblade di fronte a sé colpendo l'aria per scacciare la voce di Saya. -Voi Heartless siete solo capaci di distruggere ogni cosa senza remore per il semplice gusto di farlo. Feccia come voi dovrebbe morire in silenzio!-
    Saya strinse i pugni fino a farsi sbiancare le nocche, l'oscurità dentro di lei brillò e, in un solo istante, il suo corpo cominciò a mutare. La Custode distese il braccio e agitò la spada come una sbandieratrice dal basso verso l'alto: una colonna d'acqua esplose dal terreno, divellendo la terra. L'arto di Saya mutò in uno spesso scudo di carne pulsante e sanguinolenta, tinto di rosso vermiglio. La bambina puntò i piedi, resistette alla pressione del colpo e, grugnendo adirata, si mosse in avanti, spingendo via il getto e restando in piedi.
    Per lunghissimi secondi, non fecero che fissarsi negli occhi a vicenda. Saya fece schioccare la lingua e, con un movimento brusco del capo, spostò indietro i suoi capelli. -Tanta faccia tosta da risultare patetica.-
    La sconosciuta non rispose, con viso tetro si limito a sorreggere il suo sguardo con la bocca serrata. Andava bene, perché era altro che voleva sentire dalla sua bocca. -Com'è che hai detto? Mi hai dato della feccia? Tu, un imbarazzante essere umano?- scoppiò a ridere, rivolta verso il cielo. Alzò il braccio sopra la testa, l'Oscurità lo ingrossò in un pesante artiglio e come un maglio la bambina lo mulinò a terra, divellendo l'asfalto.
    L'avversaria sogghignò soltanto e mosse un passo avanti. -Ti credi davvero superiore? Quelli come te, gli Heartless dell'Ordine... imitate noi umani, ci copiate le sembianze, ma dentro non avete che un pozzo nero senza fine. Siete rivoltanti.-
    -Oh, grazie, grazie, grazie- esclamò la bambina, accompagnando ogni parola con un nuovo passo avanti. -Mi stavo giusto annoiando ed ecco che vieni a risollevarmi la giornata!- fece scrocchiare le dita e si piegò appena sulle ginocchia. -E una volta che sarai a terra a supplicare pietà, chissà: forse capirai quanto il potere e l'ambizione della razza perfetta siano ben più reali delle tue fantasie da eroina tragica.-

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    Crollò in avanti, sopraffatta dalla fatica. Tutto ciò che poté fare per proteggersi fu portare avanti le mani ed attutire l'impatto con il terreno. In ginocchio, Saya tentò di recuperare fiato, annaspando tra i colpi di tosse che spargevano attorno a lei grumi di sangue scuro.
    -Mi state prendendo per il culo...- imprecò la Heartless, stringendo la mano deforme con tanta forza da ferirsi coi suoi stessi artigli e sradicare persino l'asfalto. -Una cosa del genere non è possibile!-
    -È naturale, invece.-
    Saya udì la voce della rivale, la sentì parlare vicina, ma non riusciva ad alzare abbastanza il capo da incontrare la sua figura: tremiti percorrevano il suo corpo, gocce di sudore imperlavano la sua fronte e ungevano i capelli scivolati sul suo viso.
    -Non posso assolutamente permettere a un mostro come te di vincere, per questo non puoi battermi.-
    -Non scherziamo!- Saya si spinse indietro con tutta la forza rimasta nelle sue braccia. Sforzando ogni muscolo si rimise in piedi, il suo corpo barcollò all'indietro, la schiena si piegò in maniera innaturale. Le viscere nel suo corpo si gonfiarono, tutta la bile le risalì lungo la gola assieme alla rabbia; la ragazza lanciò contro la sporca umana il suo attacco venefico. Dalla terra sgorgò però una nuova barriera d'acqua, le due forze si scontrarono ed annullarono in un istante.
    -Cazzo, cazzo... CAZZO!- batté il piede a terra, artigliò l'aria, ma per quanto scatenasse la sua ira la Custode non svaniva da davanti a lei: era ancora lì, ferita ma ben più composta di lei, e la scrutava dall'alto della superiorità che si era illusa di avere, con occhi pietosi e sprezzanti.
    -Cosa significa... Cosa cazzo significa quello sguardo?!- ululò la bambina, scuotendo la testa rabbiosa. Non poteva accettare quell'umiliazione, non era giusta. -Ti credi forte? Ti credi tanto superiore? Svegliati, puttana! Tu non sei nessuno, hai vinto solo perché sei arrivata ora, dopo ore che combattevo e sterminavo chiunque mi capitasse a tiro. Facile così, eh?-
    Per un attimo, Saya poté giurare di aver visto le labbra della donna inarcarsi verso l'alto in un sorriso di scherno, prima che l'espressione gelida tornasse a dominare quei lineamenti da scrofa.
    -Neppure dopo aver perso non lo capisci?- la provocò la donna. La Heartless scosse la testa: non aveva perso, quella non era una vera sconfitta. -Tu non sei speciale, tu non sei superiore. Heartless o meno, resti una persona qualunque. E hai sbagliato a sfidarmi.-
    La giovane rimase a lungo in silenzio, con le sopracciglia alzate e la bocca semiaperta. -Io... avrei sbagliato?- abbassò lo sguardo, ponderò per un istante quelle parole. Poi la sua schiena sussultò, il suo corpo fu scosso da una debole risata che si fece sempre più forte, sempre più sguaiata, tanto che neppure i colpi di tosse potevano interromperla. Lei era perfetta in tutto, come poteva una così commettere degli sbagli? Erano gli altri ad essere sbagliati, era la custode, quella stronza di cui nemmeno sapeva il nome, ad essere sbagliata, era il combattimento ad essere sbagliato. Era solo capitato nel momento peggiore, senza contare che avrebbe potuto ordinare a tutti gli Heartless di intervenire in qualsiasi momento, se lo avesse desiderato. Sì, aveva perso solo perché ci era andata piano, perché non era al pieno delle sue forze, aveva poco da vantarsi o sentirsi orgogliosa quella chimera con la faccia da scrofa ed il seno da vacca.
    La custode si avvicinò, un passo dopo l'altro inesorabilmente. -E ora, spiacente...- la provocò un'ultima volta, alzando il Keyblade alto sopra la sua testa. -... ma dovrai pagare caro i tuoi erro...-
    Il frastuono di un'esplosione e un arido tifone di calore cancellarono ogni cosa per qualche istante. Abbagliata, Saya chiuse gli occhi; quando li riaprì, vide la donna piegata di fronte a lei ed un'altra, vestita di stracci consunti, alle sue spalle.
    -Hanako!-
    La compagna fece un debole cenno, i suoi capelli scuri si mossero appena, facendo brillare alla luce del sole morente il reticolo di cicatrici sul suo volto. La giovane annuì e, incespicando sui suoi passi, corse al suo fianco. Era deprecabile, era imbarazzante, ma in quel momento aveva poche altre scelte. La Maestra dell'Ordine non disse nulla: sospirò appena, ma mantenne il vuoto nel suo sguardo. -Possiamo andare: gli Heartless hanno raggiunto il Cuore del Mondo, presto questo luogo non esisterà più.- spiegò pacata e con voce sommessa.
    Saya fece per rispondere pilotata dalla rabbia, ma si fermò prima, mordendosi le labbra. -Hai sentito, feccia?-fece il mimo, voltandosi tronfia verso la custode, che si sforzava di rialzarsi con l'aiuto della sua arma dopo aver incassato il colpo alle spalle. -A quanto pare tu non pagherai per l'errore di avermi sfidata, invece. Non oggi, almeno.-
    Hanako alzò un braccio ed aprì un varco oscuro.
    -Ma non avere paura, io non dimentico i peccati altrui.- portò una mano alla bocca e le schioccò un bacio. -Ti darò quello che ti spetta, e mi divertirò immensamente a farlo.-
    Il portale si chiuse dietro di loro e Saya svanì nelle tenebre. Ma, abbandonando le braccia lungo i fianchi, mentre il mondo le spariva attorno, realizzò una cosa. Tastò nelle sue tasche, premette tutto il suo vestito, ma nulla: non aveva più l'anello, era andato perso. Come in passato, si era macchiata di disonore, come in passato non ne aveva ricavato nulla. E, come in passato, la colpa era solo degli altri.






    FUCK YOU FRENZ

    Because fuck you, that's why
28 replies since 13/9/2013
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