Posts written by blaze9

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    Nome: Kameji Ashimizu
    Villaggio: Kirigakure No Sato
    Grado: Genin
    Altezza: 1,83 m
    Età: 17 anni
    Energia: Verde








    Pensato Kameji

    Parlato Kameji

    Avversario












    Il sole continuava a irradiare il cielo in tutta la sua potenza quasi zenitale. Eppure la mia attenzione era rivolta a qualcosa di ben più importante delle forze della natura. I miei colpi erano andati a segno, ma a quanto pare non era bastati a piegare il mio avversario e a impartirgli una sana lezione di buonsenso.
    E’ un tipo tosto…
    Con una smorfia di sofferenza l’energumeno si accinse a dar vita a un clone illusorio.
    La tecnica della moltiplicazione…
    Non ero a conoscenza della variante precisa, ma sta di fatto che ciò che avevo dinnanzi erano ben due persone. Identiche.
    Devo concentrarmi il più possibile sull’originale. Mi sembra la cosa più logica da fare.
    Teoricamente parlando era facile affrontare una tecnica del genere, ma l’avversario avrebbe fatto di tutto per confondersi e mischiare la sua identità a quella dei cloni. Ma non fu quello il caso.
    Vai da Raiga ed avvertilo che Kiri ha manato qualcuno a prenderlo. Deve scappare prima che sia troppo tardi!
    Fu subito noto al sottoscritto il motivo di quella tecnica.
    Merda!! Non devo lasciarlo fuggire!!
    Ed ecco che il clone cominciò a correre via, verso la mia destra. L’avversario non mi lasciò neanche il tempo di iniziare a inseguirlo che subito si gettò a capofitto contro di me nell’ennesimo attacco corpo a corpo.
    Merd…
    Era veloce. Neanche il tempo di imprecare e me lo trovai dietro. Fui in grado di vederlo a malapena sferrare un calcio con la destra, una spazzata a rientrare verso la parte destra del mio addome. Con un movimento istintivo andai verso sinistra ma venni preso al fianco e sbalzato lateralmente. Certo il calcio aveva perso parte della potenza non colpendomi in pieno, ma si trattò comunque di un colpo abbastanza pesante.
    Capitolai a terra un paio di metri indietro e cercai di tornare eretto il prima possibile, ma ecco che il mio avversario imbastì in fretta un kunai allegandoci un sigillo esplosivo.
    NO CAZZO!
    Lo lanciò, ma stavolta feci in tempo a rotolare verso la mia destra ed evitare l’impatto. Nel frattempo anche lui aveva fatto un balzo indietro per evitare di essere colpito dal sigillo esplosivo e dai frammenti taglienti dell’esplosione.
    Bastardo…
    Mi scrutai attorno toccandomi l’addome per poi tornare n posizione eretta. La copia era a circa una decina di metri da me, alla mia destra. Lui era di fronte ai miei occhi, alla metà della distanza. La destra rapida frugò nella sacca sulla natica destra per estrarre un kunai, la controparte fece la mossa speculare per estrarre un sigillo esplosivo. Lo applicai tenendo le mani dietro la schiena e coprendo fino all’ultimo la mia mossa e lo lanciai per terra cominciando a inseguire la copia. Il mio obbiettivo era accecare lo scagnozzo di Kuze per guadagnare del tempo prezioso e attaccare la copia. Cominciai a impastare del chakra correndo e a comporre dei sigilli fino a portarmi a circa cinque metri dalla copia. [Pecora Drago Tigre]
    Aspirai una grande boccata d’aria per risputarla compressa sotto forma di cinque proiettili che direzionai verso la parte centrale della copia in fuga. Mi voltai dunque verso il mio avversario originale, e con un’altra boccata d’aria ne scagliai altri cinque cercando di prendere due piccioni con una fava. Una tecnica da me molto utilizzata ma sempre molto prolifica ed efficace. Uno dei miei piatti forti insomma.
    Indi posizionai nuovamente un sigillo al petto mescolando il chakra per la seconda volta. [Cinghiale]
    Vediamo di farla finita!!
    Urlai in modo da farmi percepire dal mio avversario, indi puntai la mano destra stretta a pugno contro di lui, assicurandomi prima di tutto che l’effetto dell’accecante fosse svanito. Così facendo sarei dovuto riuscire ad ingabbiare vista e udito, ovvero i due sensi più facili da intrappolare per far cadere l’avversario in una illusione. Ed ecco che, se tutto fosse andato a buon fine, il malcapitato avrebbe visto la mia figura con il pugno serrato moltiplicarsi a dismisura e circondarlo con una serie di migliaia di copie pronte a dargli guerra. Mi ero davvero stancato di quello scontro, ed ero deciso a provarle tutte pur di finirlo il prima possibile.







    So che il format fa pena ma appena ho un po' di tempo lo rinnovo :fiore:

    Scheda Kameji
    Riepilogo


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    nmniv8

    Nome: Kameji Ashimizu
    Villaggio: Kirigakure No Sato
    Grado: Genin
    Altezza: 1,83 m
    Età: 17 anni
    Energia: Verde








    Pensato Kameji

    Parlato Kameji

    Gaho

    Kuze

    Nemico Biondo

    Nemico scuro

    Cameriera












    Uff… Iniziamo sto maledetto giro di raccolta informazioni…
    Il tempo trascorreva imperterrito e di indizi per ora non ne avevamo nessuno. Il mistero attorno a Raiga Yuki si stava infittendo sempre di più e ciò che avevamo raccolto finora non serviva a far luce chiaramente sulla faccenda. Ma almeno la scelta di Gaho sul luogo da indagare si era rivelata un minimo proficua anche se in un modo tutto suo: come ogni indagine che si rispetti iniziava la catena di nomi in serie da interrogare per ricomporre il puzzle. E sempre tedioso doverlo fare, ma non vi era altro modo e, quantomeno, vi era una speranza che la pista scelta fosse quella giusta.
    Il capo aveva mandato Gaho e il sottoscritto, due membri del clan Yuki, ad indagare su un membro dell’omonimo clan dalla carriera apparentemente eccellente ma, una volta arrivati nelle Terre dei Fiumi, abbiamo scoperto che sulla sua testa pendeva un mandato di cattura.
    Dopo aver fatto a botte con un paio di senzatetto avevamo ottenuto un luogo e una persona a cui poterci rivolgere per ottenere qualcosa di concreto.
    Tutto quello che dovevamo fare era dirigersi nella parte più a sud della città.

    Ci avviammo senza perdere tempo verso la zona designata. Il sole batteva sulla nostra fronte in maniera abbastanza cocente ma ciò non avrebbe dovuto influire in alcun modo sulle loro indagini. Il paesaggio sembrò radicalmente mutare in un batter d’occhio passando da vecchi palazzi trasandati e “popolari” che si alternavano a capannoni dismessi dimora dei senzatetto, a una serie di ampie villette a schiena di medio-grandi dimensioni. Un vero e proprio salto dai braccianti all’alta borghesia.
    E’ incredibile come due estremità sociali siano così a stretto contatto…
    Laddove prima vi erano fior di pareti scalcinate, ora vi erano ampie varietà di mura colorate, adornate spesso da finestre allegre decorate con fiori dei più svariati colori. I giardini delle case spesso erano nascosti da rampicanti perimetrali ben ordinati, ma lasciavano intravedere conifere e latifogli al suo interno. I giardini pubblici non mancavano e parevano un luogo abbastanza sicuro ove trascorrere del tempo.
    Chi mai intaccherebbe la quiete di una zona così ricercata?!
    Bene Gaho!! Facciamo intanto il punto della situazione… Questo Raiga è ricercato e su di lui pende un mandato di cattura… Ragion per cui probabilmente dovremo presto confrontarci con loschi figuri che sanno “il fatto proprio” nella criminalità organizzata…
    Mimai il gesto delle virgolette in maniera molto accentuata.
    Dal paesaggio deduco che il luogo ove stiamo andando sia di un livello leggermente superiore a quelli che vediamo di solito… Chiaro simbolo che questi essere si annidano nell’alta società, sono estremamente intelligenti e soprattutto sanno nascondere bene le loro tracce in quanto puoi benissimo sospettare di loro, ma non saprai mai come metterli alla porta…
    Alla fine sembra che finiremo comunque nella zona sud!! Così avremo modo di testare la tua ipotesi!
    Credimi… Ne avrei fatto volentieri a meno…
    Magari dover cercare Raiga in un quartiere simile significava che non è psichicamente crollato come pensavamo. Infatti, nel rapporto datoci dal Kage, vi era indicato di come Raiga, durante una missione, avesse perso un suo caro compagno e questo avrebbe potuto influire sul suo status mentale portandolo all’abbandono del villaggio.
    Eppure c’è qualcosa di strano in tutta questa faccenda… Il capo non lo bolla come traditore nonostante sembri che abbia lasciato il villaggio ma ci manda a indagare… Chiaramente non è sicuro delle sue intenzioni e non se la sente di rischiare con una mossa così radicale.
    Eppure il Mizukage era imperscrutabile per noi comuni shinobi e a tratti imprevedibile. Sembrava amichevole ma allo stesso tempo calcolatore, ma la realtà era che non avevamo la benché minima idea di quanto fosse disposto a spingersi oltre per i suoi ideali.
    Beh se è vero che ha perso la sanità mentale tutto potrebbe accadere… Però sai Kameji c’è una cosa che non capisco.
    Ovvero?
    Noi facciamo un mestiere pericoloso… Soprattutto ad alti livelli sappiamo che potremmo andare in contro alla morte in qualsiasi momento… Si è perfettamente consci della possibilità di perdere un compagno ma le missioni con priorità elevate spesso comportano faccende e questioni al di sopra delle vite umane come la sicurezza nazionale e i sottili equilibri di pace.
    Ciò che dici ha senso. Però la mente umana è imprevedibile!
    Ci riversammo dentro la strada principale della zona sud. La strada era ampia e spaziosa e proliferavano i negozi di abbigliamento di un certo livello di classe.
    Mamma mia.
    Gaho volto la testa verso una vetrina. Probabilmente rabbrividì per i prezzi. Molti erano i ristoranti con tavoli all’aperto, tovaglie ricamate a mano, e a volte anche una sorta di gazebo coperto che si affacciava sula strada mediante delle vetrate. Al di fuori di ogni ristorante vi era un leggio con sopra il menù da poter sfogliare.
    Ma guarda te se pure l’aristocratico mi tocca fare…
    Uh eccolo lì!!
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    Mi voltai al richiamo di Gaho per scorger un edifico su due piani, con infissi e persiane in legno pregiato, tinteggiato interamente di bianco. I tavoli fuori posavano su un tappeto verde che si ergeva sopra il selciato ed erano coperti da ombrelloni e perimetrati da una recinzione adornata di rampicanti. Due vasi bianchi con dentro dei gerani rosa erano posti agli angoli della recinzione e a fianco all’entrata. Appoggiato ad uno di essi un cartello con l’insegna del locale.
    Così è questo il Loto del Fiume…
    Più avanti, dopo cinquanta metri di strada, un ponticello scavalcava il fiume principale della città.
    Seduti ai tavoli fuori, poche persone necessariamente altolocate, ma quanto basta per distinguersi dalla gente comune.
    Anche se siamo al Loto del Fiume, la classe non è acqua…
    Avanti entriamo.
    Si!

    Varcammo la soglia e subito una dolce donzella alta e coi capelli castano chiaro, lisci, avvolti in una coda e lasciati ricadere sulle spalle ci accolse. Aveva un vestito elegante rosa con sopra una classica mantella da cameriere bianca. Era semplice ma allo stesso tempo molto ben assemblata e non sfigurava affatto in luogo del genere.
    Benvenuti signori! Come menù del giorno abbiamo ramen di pesce e per secondo…
    Mi scusi ma non siamo qui per pranzare ma per incontrare il signor Kuze. Ci hanno detto di venire qui. Lei sa dirci dove possiamo trovarlo?
    Oh capisco. Certo il signor Kuze…
    Si voltò dunque di scatto.
    Seguitemi ragazzi!
    La sala era molto spaziosa ed abbellita da vasi sospesi a parete. Un colonnato portate che culminava in una serie di arcate divideva il salone in due sottozone. Attraversammo entrambe per giungere ad una porta con scritto sopra la scritta “privato”. La ragazza la aprì con fare svelto e ci invitò a seguirla. Un corridoio stretto e buio, illuminato sporadicamente da lampade segnò la zona che sembrava essere adibita al personale. Entrambi i lati ospitavano ulteriori porte ma in fondo al corridoio era presente una tenda bianca adornata da una sovratenda rossa. Quella stanza era la nostra meta.
    Rimanete qui perfavore.
    Ci arrestammo dinnanzi all’ingresso mentre la ragazza varcò la soglia aiutandosi con la destra per scomparire al di là delle tende. Ricomparve qualche istante dopo.
    Potete entrare!
    Grazie!
    Fu dunque il nostro turno. Gaho fece strada e io lo seguii. Ci trovammo all’interno di una sala molto ben illuminata al cui interno un uomo vestito era intento a bere del liquido con una calma interiore spiazzante. La giacca nera all’esterno si collegava attraverso una catenella dorata al panciotto blu scuro più interno. Entrambe avevano bottoni scintillanti argentei mentre si intravedeva una camicia bianca a righe verticali blu sottili. Un nastro blu più chiaro cingeva il collo e scendeva lungo il petto, cinto sotto al mento da una spilla romboidale. Il viso giovane, pacato, di un rosa pallido. Nessun lineamento fuori posto, occhi gelidi azzurri lasciavano presagire il temperamento calcolatore di quell’uomo. Eppure speravo di sbagliarmi.
    Quest’uomo non mi piace…
    I capelli folti ma corti ricadevano in ciuffi disordinati e neri sulla fronte.
    Kuze-sama…
    Gaho fece un inchino reverenziale.
    Oh…
    Lo seguii a ruota. Il ragazzo era molto più bravo del sottoscritto nelle formalità.
    Ero rimasto incuriosito che due ninja di Kiri si fossero spinti fino a questa città. Ero quasi tentato di fare delle indagini su di voi, ma come sospettavo sareste stati voi a venire da me. Non che la cosa mi stupisca, di questa città io so praticamente tutto!
    Proprio per questo siamo da voi. Vorremmo chiedervi se sa dirci qualcosa riguardo a un certo Raiga Yuki.
    Sappiamo che è stato avvistato da queste parti e che probabilmente ha manifestato qualche segno di squilibrio mentale.
    Lui non è solo qua, nel suo essere così "disturbato" ha una personalità assai magnetica e ci sono un paio di persone che gli gravitano sempre attorno. Per proteggerlo suppongo. La sua mente è così fragile...Sarò franco. Non voglio farmeli nemici, quindi se volete sapere di più dovete parlare con loro. Suppongo che la vostra presenza non sia a loro affatto ignota.
    Capisco… A quanto pare Raiga deve essere molto scomodo se nemmeno Kuze vuole averci a che fare… O forse è davvero troppo potente…
    Furono vani i nostri successivi tentativi di scucirgli altre informazioni, soprattutto riguardanti alla scorta di Raiga. Così alla fine ci rassegnammo.
    Vi ringraziamo della vostra disponibilità.
    Ci congedammo tutti e due e ci precipitammo all’aperto.

    Kameji, sono sicuro che ci nasconda qualcosa di molto importante.
    Anch’io… Ma non siamo nella posizione di poter fare gesti avventati.
    Se come dice Kuze gli uomini di Raiga sanno del nostro arrivo non credi che ci sorveglierebbero?
    Molto probabile.

    Allora dovremmo escogitare qualche stratagemma per farli uscire allo scoperto.
    Non penso siano degli sprovveduti. Sarà molto difficile fare una mossa del genere. E anche rischioso… L’unico modo per farli uscire fuori è lasciare che si scoprino loro…
    E come?
    Andremo in un luogo isolato lungo il fiume… E’ una mossa molto rischiosa ma almeno entrambi saremo in grado di poter utilizzare la nostra innata senza problemi.
    Non mi piace fare l’esca umana ma se sono sorvegliato o sanno le mie mosse non fa alcuna differenza.
    Dici che usciranno allo scoperto?
    Se vogliono dirci qualcosa lo faranno… Sarà per loro una ghiotta occasione.
    Ci avviammo dunque verso il fiume ma dopo pochi metri ci si parò davanti una coppia di uomini: uno alto, biondo e con i capelli corti; il secondo più masso di una spanna e nero di chioma. Cominciarono ad avanzare verso di noi.
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    In guardia Gaho.
    Gli sussurrai.
    I due si fermarono a pochi metri da noi. Il biondo si schiarì la voce.
    Era chiedere troppo a quelli di Kiri che dimenticassero. Questa storia deve finire in un modo o nell'altro. Seguiteci, risolveremo la faccenda dove non rischieremo di fare del male a nessuno.
    Fantastico… Ci hanno risparmiato la fatica di cercarli.
    Cercai uno sguardo d’intesa con Gaho. Annuii dunque col capo: li avremmo seguiti.
    Ora perderemo il vantaggio territoriale.
    Ci stavamo infatti allontanando dalla zona del fiume. Non un gran problema per il sottoscritto, più rilevante per il genin.
    Seguimmo la coppia per una cinquantina di metri sul vialone per poi svoltare a sinistra in un vicolo e dirigerci verso l’estremo della città. Camminammo ancora avanti per circa trecento metri per poi arrivare ad uno spiazzo quadrato di circa 20 metri di lato. I due si fermarono. Io e Gaho prendemmo le relative distanze di sicurezza da essi, circa una decina di metri.
    Il ragazzo con i capelli scuri ruppe il silenzio.
    Siete ancora a tempo ad andarvene. Tornate a casa e nessuno si farà male!
    Spiacente… Piuttosto perché non ci dite cosa avete tanto da nascondere?
    Il segnale di sfida fu abbastanza chiaro. Partirono entrambi all’attacco.

    Il ragazzo coi capelli neri partì all’attacco con uno scatto fulmineo.
    Cazz...
    Neanche il tempo di imprecare e subito cercò di farmi uno sgambetto ma riuscii a vedere l’attacco all’ultimo. Cercai dunque di compiere un balzo con ambo le gambe per schivarlo ma finii preda della spazzata che non mi colpì in pieno, ma mi fece capitombolare all’indietro con la schiena a terra.
    L’energumeno dunque estrasse in seguito un kunai. Cercò dunque di portare un affondo mirato alla gamba destra. Posizionai rapido dei sigilli al petto [Cane - Cavallo – Uccello] e rilasciai una buona quantità di chakra a formar un mulinello protettivo che fece indietreggiare l’energumeno e bloccò il suo attacco.
    Ne approfittai per rialzarmi. Avevo subito una botta, nulla di preoccupante, ma erano già due in una mattinata e la cosa non mi piaceva affatto.
    Ma perché tutti maestri del corpo a corpo devo prendere io?!
    Composi nuovamente dei sigilli al petto [Drago – Tigre].
    Gorgone acquatica.
    Condensai l’umidità dell’aria fino a formare fino a formare un drago deforme per poterlo scagliare contro il mio avversario. Non mi interessava l’estetica, quanto la rapidità di contrattacco. Optai dunque per l’attacco più facile da preparare e più veloce, ma allo stesso tempo meno potente. Mirai al basso ventre sia per prevenire una sua schivata con balzo, sia per colpirgli i gioielli di famiglia che fanno sempre più male del dovuto.
    Estrassi rapido un kunai e in seguito un sigillo esplosivo e lo applicai sopra. Indietreggiai fino ad arrivare a circa sette metri dal mio avversario (l’esperienza mi aveva ormai tarato per gli effetti del sigillo esplosivo) e scagliai il kunai con il sigillo verso le gambe del mio avversario.
    L’intento era dunque quello di costringere il mio avversario ad una schivata che lo avrebbe portato a mezz’aria. A quel punto avrei posizionato una serie di sigilli per eseguire una nuova tecnica. [Pecora - Drago – Tigre]
    Fuuton… Proiettili di vuoto.
    Aspirai dunque una boccata d’aria per poi sparare 5 proiettili fatti di aria compressa e dirigerli verso il nemico.







    E' da tanto che non posto. Chiedo venia per la qualità del post ma mi devo togliere un po' di ruggine. :beer:

    Scheda Kameji
    Riepilogo


  3. .
    nmniv8

    Nome: Kameji Ashimizu
    Villaggio: Kirigakure No Sato
    Grado: Chuunin
    Altezza: 1,83 m
    Età: 17 anni
    Energia: Verde








    Pensato Kameji

    Parlato Kameji

    Gaho

    Vecchio












    Comunque questa storia che ad indagare su uno Yuki il capo mandi altri due Yuki mi puzza…
    Occhi assorti a scrutare il paesaggio circostante, ma la mia era rivolta altrove, a porsi interrogativi che come al solito non avrebbero trovato risposta immediata. Io e Gaho, entrambi appartenenti allo stesso clan, ci trovavamo nelle Terre dei Fiumi per investigare su un promettente shinobi kiriano, appartenente anch’esso al clan Yuki. Raiga era conosciuto a Kiri come un promettente ninja prossimo a diventare jonin mentre, una volta sbarcati in suolo straniero, il mio compagno ed io avevamo trovato un dipinto ben diverso della sua figura. Qui era considerato come un pericoloso fuorilegge. Tutta questa faccenda faceva sorgere non pochi interrogativi, eppure non riuscivo ancora a dare a tutto ciò una spiegazione logica sensata.
    In centrale ci erano poi state proposte quattro possibili zone su dove investigare e Gaho ed io eravamo a lungo rimasti di opinioni contrastanti sul da farsi. Il genin però sembrava poco incline al ragionamento prolungato mentre il sottoscritto cercava di vagliare ogni possibile ipotesi per essere pronto al peggio.
    Alla fine però decisi di acconsentire alla sua richiesta: volevo che il ragazzo si prendesse le sue responsabilità su ciò che accade scegliendo in modo rapido e istintivo come ritenevo tale soluzione presa.
    L’unico mio desiderio era quello di fargli capire che ogni modo di scegliere e ogni scelta in generale porta a delle inevitabili conseguenze di cui poi uno deve fare ammenda. Tutto ciò sarebbe rimasto fra noi due; coi superiori poi ci avrei messo la faccia io.
    Avevo però questa strana sensazione: non ero sicuro che le mie intenzioni fossero state comprese appieno dal ragazzo e spiegarle non era certo facile.
    Gaho aveva dunque deciso, su mio consenso, di indagare nella ex zona industriale ad est, risaputo luogo di ritrovo di senzatetto et similia. Dal centro nevralgico del villaggio dunque ci stavamo dirigendo in una delle periferie più dismesse e malfamate del paese. Man mano che i passi si accumulavano in una successione interminabile, le villette a schiera diventavano via via più rade lasciando intravedere sporadiche palazzine più tetre e grigie. Le finestre diminuivano e comparivano sempre meno balconcini o terrazze rustiche. Più ci avvicinavamo alla periferia, più crescevano in piani le tetre strutture abitative, che diventavano via via sempre più decorate da scalcinature negli elementi portanti che scoprivano i tondini d’armatura più esterni, ricoperti da uno strato di ruggine visibile. Subentrati nella patria dei calcinacci, comparirono infine i primi capannoni; le ville dunque non erano altro che un mero ricordo. Gli spazi verdi e i variegati alberi che costernavano parchi e strada lasciavano ora spazio a campetti o rivestimenti in cemento e clinker per zone adibite a produzione industriale. Il vociare diffuso quasi copriva il rumore dei nostri passi.
    Certo che lo scenario attorno a noi è completamente cambiato... questa deve essere l'altra faccia di questa citta...
    Uffa… Che noia questo paesaggio…
    Sbuffai.
    Credo valga per ogni città... Non ho mai visto finora una città che non abbia un lato più malfamato o tetro.
    Nei grandi spiazzi sporadiche baracche con la copertura in lamiera facevano da abitacolo per la gente che non aveva soldi per permettersi anche una misera stanza.

    ... è da prima che volevo chiedertelo, ma come mai hai cambiato idea così repentinamente prima? Ammetto che mi hai proprio spiazzato... sembrava fossi intento a prendere tutt'altra strada...
    Mi è parso di capire che a te non piace molto metterti al tavolo e ragionare... Purtroppo in missioni simili bisogna fare così e bisogna essere pronti a tutto! Parlo per esperienza... Mi è già capitato di investigare su molteplici casi e ogni volta devi considerare qualsiasi possibilità per essere pronto a tutto.
    Fissai Gaho dritto negli occhi convinto che il mio sguardo potesse dire molte cose, ignaro di avere un’espressione neutra per definizione. Non ero bravo a parlamentare.
    So che è tedioso ma ogni congettura va tenuta a mente... La tua scelta a mio avviso è stata troppo istintiva anche se magari corretta... Io sono molto pragmatico sia per esperienza e sia perchè sono il capoteam e ho la tua responsabilità... Anche se formalmente sarò io a rispondere per qualsiasi cosa succeda tutto ciò che succederà in questa missione sarà conseguenza delle tue scelte.
    Questo è il mio pensiero... Libero di non condividerlo!

    Gaho parve sconsolato da quella risposta. Evidentemente qualcosa era appena andato storto.
    Quanto è complicato…
    In pratica stai dicendo che se qualcosa andrà storto in questa missione sarà tutto per colpa mia...
    Anche se in questo caso può sembrare diversamente, di solito rifletto molto sulle decisioni da intraprendere e sulle conseguenze, e se ci fosse stato anche solo un piccolo spiraglio a suggerire una strada piuttosto che un'altra sarei stato disposto a valutarlo per ore...
    Mi hai appena dimostrato il contrario.
    Peccato che non fosse questo il caso. E poi io non ti ho imposto da dove cominciare le indagini, al contrario mi sono rimesso al ruolo che ti compete in quanto caposquadra... se poi tu mi hai assecondato solo per il futile motivo di accontentarmi, pur essendo in completo disaccordo con me, forse tra i due quello che ha deciso con troppa leggerezza sei stato tu...

    E ci risiamo…
    Dopo una breve pausa Gaho continuò il discorso.
    Per me un buon leader è sì quello che ascolta i suoi subordinati... ma è soprattutto quello che nei momenti di crisi li guida verso la via che ritiene essere la migliore, anche a costo di fare scelte impopolari... Un capo che si lascia trascinare dai suoi uomini è tanto responsabile delle loro scelte quanto loro!
    Non hai torto… Ma non siamo ninja esperti in missioni cruciali… Siamo shinobi agli inizi della propria carriera… Ognuno ha molta strada da fare e ognuno ha ancora tanto da imparare. Se non si cresce ora dopo non ci sarà più tempo per sbagliare…

    Calma... Hai frainteso di nuovo...
    Sospirai abbastanza sconsolato.
    Quello che cercavo di dirti è solamente di prendere le scelte in maniera più ponderata. Io prima non ero affatto in disaccordo con te ma stavo semplicemente cercando di analizzare ogni possibilità ma non me ne hai lasciato il tempo materiale. Non ho mai espresso una forte opinione verso una qualche strada da prendere semplicemente perchè non ci ero ancora arrivato...
    Umettai le labbra.
    So benissimo di essere responsabile delle scelte del team e anche qui non ho mai detto il contrario... Hai ragione anche tu sul fatto che probabilmente un capo deve prendere decisioni importanti senza lasciarsi trascinare troppo dai sottoposti ma... In questo caso avrei preferito che tu imparassi qualcosa che ti sarebbe potuto servire in futuro... Se tu avrai l'umiltà di cogliere tutto ciò...
    Gaho non rispose. Si limitò a proseguire imperterrito per la sua strada senza curarsi minimamente del suo superiore.
    Bene. Se la democrazia non funziona vorrà dire che sarò costretto a creare una dittatura.
    Alla fine ero un ventenne che cercava di insegnare quelle poche cose che aveva capito sul comando ad un preadolescente. Forse era un discorso troppo prematuro ancora per il genin; forse lo avevo battezzato con una mentalità troppo adulta rispetto a ciò che era realmente. Decisi di non indagare ulteriormente sulla questione e di lasciar scorrere gli eventi seguendo l’inerzia del tempo.
    Arrivammo infine nella effettiva zona industriale abbandonata ove anche le palazzine scomparvero lasciando il posto ad un infinita coltre di capannoni. Presentavano vetri rotti o murature parzialmente in frantumi. Falle strutturali erano state rattoppate da lastre di metallo trasandato.
    Che strano… Silenzio…
    Dal vociare della periferia al completo abbandono della zona industriale, si venne a creare un’insolita e sinistra atmosfera. Gaho cominciò a inoltrarsi tra i vari edifici. Lo seguii a ruota senza pormi troppe domande, scrutandomi bene attorno. Tenevo ben alta la soglia d’attenzione: la zona non mi piaceva e non mi sarei stupito se, da un momento all’altro, mi fossero piombati uomini contro intenti a farmi la pelle o gli spiccioli.
    Superati un paio di capannoni, un lieve rivolo di fumo rese meno monotono il paesaggio.
    Persone? Che siano i senzatetto?
    C’era solo un modo per scoprirlo. Ci avvicinammo dunque alla sorgente. Il fumo preferiva da un fusto metallico entro il quale era stato accesso un corposo fuoco. Accanto ad esso una serie di senzatetto se ne stavano appollaiati con l’intento di scaldarsi. Spiccò all’occhio un individuo più robusto, sebbene più anziano, che si trovava proprio nei pressi del fuoco. Fu quest’ultimo a farci gli onori di casa, se di casa si poteva parlare.

    Gentili signori, venite venite!

    Di basso aspetto e di età abbastanza elevata, l’uomo presentava comunque una solida muscolatura effigi di una passata epoca di gloria. Un impermeabile militare rovinato lasciava intravede sotto una canottiera macchiata e sporca, di un bianco oramai trasandato. I pantaloni erano marroncini visibilmente larghi. Ai piedi aveva un paio di infradito verdi, anch’esse scolorite. Al posto della cintura aveva una benda di stoffa grigiastra. Con un cenno ci invitò ad avvicinarci al fuoco. Io e Gaho seguimmo il suo consiglio.
    Che cosa vi porta quaggiù? Vi siete forse persi?
    Buongiorno signore...
    Gaho dunque proferì parola di sua iniziativa. Se l’era presa sul personale il ragazzo. Il genin avvicinò dunque le mani al fuoco per scaldarsi.
    Io sono Gaho, e lui è mio fratello maggiore, Kameji! siamo arrivati oggi in città, e resteremo qui qualche giorno. Volevamo approfittarne per salutare un nostro vecchio amico che vive anche lui in città da qualche anno, così abbiamo pensato di andare in centro e provare a cercarlo... Solo che qualcosa deve essere andato storto e siamo finiti qui!
    Però che attore!
    Gaho si gratto la testa a voler fingere un’aria innocente e sbadata.
    Il vecchio dimostrò subito di essere un tipo molto sveglio e ricostruì il percorso da noi effettivamente transitato dando dimostrazione di un’approfondita conoscenza del borgo. Ci disse che per il centro avremmo dovuto svoltare prima di entrare nella zona industriale. Il vecchio si offrì con fare scherzoso di farci da guida in cambio di una bevuta, il che lasciò intendere il motivo per il quale si trovava ora a patir il freddo senza una casa. Nel contempo anche i suoi compari avevano fiutato l’affare e si erano avvicinati a noi.
    Questa situazione non mi piace…
    Accidenti! Lei è un vero esperto di questa città... Magari può aiutarci a trovare questo nostro amico... Forse le è capitato di vederlo in giro...
    Gaho passò subito al sodo mostrando al vecchio una foto di Raiga.
    Il suo nome è Raiga Yuki...
    Eh che vi posso dire...innanzi tutto io che ci guadagno a raccontarvi queste cose? Ma parliamo di voi...mi sembrate riforniti...quanti soldi avete?
    Gaho cambiò tono e tornò improvvisamente serio.
    Non si preoccupi. Le assicuro che se ci da una mano a trovarlo, verrà debitamente ricompensato...
    I ragazzi qua sono un po' troppo carichi di grano, dategli una mano ad alleggerirsi!
    Il vecchio ci dichiarò guerra. Solo allora notai dietro di noi 4 persone armate di spranghe e bastoni, provenienti dalle baracche circostanti.
    PENSA BENE A QUELLO CHE FAI, VECCHIO! Se ci aiutate potreste guadagnarci qualcosa... al contrario le cose non si metteranno bene per voi...
    Gaho provò a minacciarli in extremis per farli desistere dal proprio intento.
    I 4 uomini si avvicinarono a noi con fare minaccioso mostrando il palese intento di malmenarci al fine di derubarci. Io e Gaho ci ritrovammo subito dopo schiena contro schiena, completamente circondati. Il vecchio dinnanzi a me se la ridacchiava sotto i baffi che non aveva. E partirono all’attacco. Io e Gaho ci ritrovammo a fronteggiarne due a testa, ma fortunatamente il mio sottoposto se la cavava bene nelle arti marziali. Io invece finii presto in difficoltà. Accanto al vecchio, un giovane con l’aspetto trasandato, più snello e alto, fece la prima mossa cercando di colpirmi con una mazzata alla tempia. Mi abbassai di scatto e lo sgambettai con la destra facendogli perdere l’equilibrio. Successivamente gli tirai un gancio sinistro che lo fece capitombolare all’indietro con la schiena sul terreno.
    Ahi!!
    Neanche il tempo di festeggiare che una sprangata mi colpi in piena schiena sbilanciandomi in avanti. D’istinto feci una capriola in avanti e mi voltai ritornando eretto. Avrei dovuto proteggere la schiena a tutti i costi. Il vecchio trionfante pregustava il sapore dei soldi fluire nelle sue tasche e venir tramutati in vino come per miracolo.
    Merda… Non devo sottovalutarlo!!
    Dalle movenze non sembravano essere ninja, o di sicuro non sembravano essere grandi manipolatori di chakra.
    Ora è il momento di dargli una lezione.
    Impastai il chakra e lo convogliai agli occhi fissando il vecchio dinnanzi a me ancora sogghignante. Poi mi scagliai a tutta birra contro di lui. Cercò di colpirli con uno sgualembro diretto alla mia spalla destra ma lo evitai scostandomi verso sinistra per poi poggiargli la destra sullo stomaco e immettergli nel sistema circolatori un flusso di chakra al fine di ingabbiare la sua mente e il suo corpo in una delle mie illusioni. Posizionai le mani nel simbolo del cinghiale ed ecco che nella sua mente una fiamma sarebbe dovuto spuntare da terra e diventare sempre più vigorosa fino ad avvolgerlo col suo caldo e straziante abbraccio. Il vecchio rimase in stato di shock.
    L’uomo alto e snello non rimase con le mani in mano e si lanciò contro Gaho preso dal suo combattimento per cercare di colpirlo alle spalle come una carogna.
    EHI TU!!!
    Riuscii a richiamare per un istante l’attenzione dell’energumeno che mi scrutò per una frazione di secondo prima di continuare il suo attacco imperterrito. Ma quel misero lasso di tempo bastò a me a posizionare nuovamente le mani nel sigillo del cinghiale e a ingabbiare anche il secondo uomo in una delle mie illusioni. Una serie di rami molto spessi spuntò da terra e lo avvolse bloccandogli braccia e gambe e impedendogli di attaccare il mio compagno. Tutto ciò successe nella sua mente. Il suo corpo si fermo di colpo un attimo prima di poter colpire Gaho, mentre stava caricando un fendente di spranga. Gaho si accorse del suo aggressore e lo finì con un rapido colpo alla testa.
    Avevamo vinto, anche abbastanza facilmente sebbene il duello ci aveva riservato qualche ammaccatura, ma nulla di preoccupante. Il vecchio stava pian piano riprendendo colore dopo l’esperienza traumatica della mia illusione. Gaho si avvicinò al vecchio con fare minaccioso sollevando la sua spada d’allenamento fino a lasciar trasparire delle chiare intenzioni di minaccia. Stavolta il senzatetto collaborò senza farsi troppi problemi.
    Ehm ehm...avete detto che cercavate qualcuno vero? Io vi giuro che non ne so niente, tuttavia Kuze è più informato di me.
    Uffa…Adesso iniziamo una catena che non finisce più…
    Chi diavolo sarebbe questo Kuze?
    Chi è Kuze? Bhe lui è uno che "sa le cose" e che trova persone o merci per chi ha tempo e voglia di invertire la cifra giusta...non so se mi spiego...se la persona che cercate è in città lui lo saprà di sicuro!
    Basta che non sia un verme come te!
    Vecchio sai dirci dove trovare questo Kuze?
    Sputai rabbioso. Mi ero stancato di avere a che fare con lui. Volevo soltanto levarmi di torno.
    Il vecchio rispose di cercarlo in un locale chiamato “Il Loto di Fiume”, situato nella parte sud della città. Questo ci avrebbe costretto ad un'altra scampagnata.
    Sarà meglio che tu non ci stia tendendo qualche strano scherzo... O se ce lo stai tendendo spera che ci faccia finire sottoterra perchè altrimenti torno qui e ti spacco le ossa dalla prima all'ultima...
    Ruggii visibilmente seccato. Indi mi avvicinai a lui e lentamente gli portai le labbra all’orecchio e gli sussurrai:
    Ricordati che posso farti vivere l’inferno…
    Chiaro riferimento al genjutsu da me usato in precedenza. Se ancora fosse tentato di giocarci qualche tiro sinistro, magari ciò lo avrebbe convinto del tutto a desistere. Il vecchio tornò nuovamente pallido. Evidentemente aveva compreso il messaggio fin troppo bene.

    Io e Gaho dunque ci rimettemmo in marcia verso il fatidico locale senza perdere tempo.
    Accidenti...le cose non sono andate proprio come immaginavo io... Chissà come sarebbe andata se fossimo andati da un'altra parte...ma almeno abbiamo un punto di partenza adesso!
    Che ti aspettavi che ci offrissero tè e pasticcini?
    Nulla va mai secondo i piani ahah
    Ghignai divertito mentre con la mano cercai di massaggiarmi la legnata presa alla schiena, per quanto anatomicamente possibile.
    Comunque devo ammettere che hai talento diplomatico!
    Gaho scoppiò a ridere. Sembrava tornata la pace fra i due compagni.
    HAHAHA! Hai visto che successo??? Alla fine poteva andare peggio... ci hanno solo preso a bastonate!!!







    Chiedo venia per il ritardo ma sono stato davvero incasinato con gli esami. Scusate ancora :fiore:
    Danni: 2


  4. .
    Io come Roby non gioco a Clash Royale :fiore:
  5. .
    nmniv8

    Nome: Kameji Ashimizu
    Villaggio: Kirigakure No Sato
    Grado: Chuunin
    Altezza: 1,83 m
    Età: 17 anni
    Energia: Verde









    Pensato Kameji

    Parlato Kameji

    Gaho

    Funzionario







    Le procedure d’attracco furono lente e interminabili per me che non amavo particolarmente il viaggio su mezzi simili via mare. Finora alla navigazione avevo sempre preferito camminare sulle acque: aveva un suo stile e una sua certa praticità. Io e Gaho, burrasca a parte, avevamo saggiamente approfittato del comodo viaggio per riposarci ed ora eravamo freschi come due rose per intraprendere al massimo delle energie la nostra prossima missione. I primi chiarori dell’alba tingevano la parte più orientale della volta celeste. Il sole sarebbe sorto a breve e sembrava tutto pronto affinchè la sfera di fuoco percorresse la sua solita traiettoria celeste.
    Appena la barca fermò il suo moto lasciando posto solamente alle oscillazioni di routine dovute al galleggiamento della barca, ci precipitammo verso la passerella di uscita. Salutai con un cenno del capo il comandante della barca per arrivare poi sul pontile del molo. Il molo possedeva un buon numero di pontili paralleli, tutti quasi riempiti da una grande mole di barche di tutti i tipi. La maggior parte delle stesse erano pescherecci di tutte le dimensioni. Mi fermai un secondo e mi guardai attorno: nonostante l’ora precoce il porto era molto popolato e il forte odore di acqua salmastra e pesce appena pescato stuzzicava le narici in maniera pungente. I pescatori reduci da una notte di lavoro erano intenti a snodare le reti e a catalogare in varie casse tutto il pescato e farne il successivo raccolto qualità. Alcune imbarcazioni da pesca ancora si trovavano in alto mare e si riconoscevano in lontananza da una luce rossa a intermittenza tipica del mestiere.
    Certo me la immaginavo più piccola questa cittadina…
    Le abitazioni che si intravedevano fuori dalla zona portuale lasciavano intuire a grandi linee le dimensioni del paese che chiaramente oltrepassavano e non di poco le mie iniziali aspettative.
    Io e Gaho ci avviammo silenziosamente verso la zona residenziale periferica lasciandoci quel portuale frenetico brusio alle spalle. La zona periferica era composta da ampie e sporadiche ville sviluppate su più piani che possedevano tutte un giardino proprio. Le strade erano strutturate in maniera radiale e ogni strada conduceva verso la zona centrale della città. Convergendo verso l’agorà del posto le ampie abitazioni lasciarono il posto ad una serie di villette a schiera sempre sviluppate su più piani.
    E così questo è il Paese dei Fiumi... credevo che la loro città fosse molto più piccola. Sembra un bel posto in cui vivere...
    Si ammetto che è un bel posto... Morfologicamente potrebbe essere simile al Paese dell'Acqua secondo te?
    Anche da noi ci sono montagne discrete, ma sembra che qui l'aria sia molto meno umida rispetto alla nostra.
    Montagne?
    Solo in quel momento mi accorsi che oltre il paesaggio cittadino si ergevano in lontananza delle figure montuose innevate. Sporadici fra le case iniziarono a comparire negozi, alberghi e locali.
    Sembrerebbe inoltre un ambiente molto meno costiero riguardo al nostro... Comunque sembra una buona località turistica…
    E' un peccato che non siamo qui per turismo...
    Utilizzammo la segnaletica per orientarci e raggiungere la stazione di polizia più vicina.

    Quest’ultima si distingueva dal circondario per la sua forma particolare: un semicilindro poggiato a terra sul piano di sezione. Nella parte inferiore della facciata numerose vetrate illuminavano l’interno mentre al centro si ergeva una struttura verticale colma anch’essa di vetrate che lasciavano al suo interno intravedere il vano scala. A separare in due parti quel buffo prospetto una doppia fila di tegole carminio spioventi. Nella parte superiore della facciata due finestre circolari che davano un tocco fiabesco al quadro generale e le effigi delle forze di polizia.
    Entrati ci trovammo subito in un’ampia sala che identificammo esser adibita all’attesa dei richiedenti servigi. Sulla destra un bancone privo di dipendente. Le pareti erano di color giallo scuro tendente all’ocra tappezzate sporadicamente di quadri raffiguranti elementi di spicco passati e presenti dell’istituzione, ritagli di giornali e notiziari in cui la polizia si è distinta come protagonista. Ogni tanto qualche frase poetica che si sposasse con il ruolo da essi rappresentato e piante da interni. Dalla parte opposta al bancone un separé conduceva nella zona delle macchinette.
    Eccolo lì il nostro nullafacente della reception!
    Dinnanzi ad un distributore spiccava un uomo abbastanza giovane che a giudicare dalla mancanza di gradi sulla divisa, dovesse trattarsi di una semplice recluta probabilmente addetta all’accoglienza.
    Lo raggiungemmo in un batter d’occhio. Essendo il più alto in grado procedetti subito con le presentazioni.
    Mi scusi...
    L’uomo ci diede attenzione.
    Gaho Yuki e Kameji Ashimizu. Siamo stati inviati da Kiri per darvi manforte ad indagare su un certo caso...
    Bene, confidavo che a Kiri avrebbero accettato la nostra richiesta di supporto...però...mi aspettavo, senza offesa, due ninja più esperti. Riuscirete a catturare il Raiga?
    Catturare?! Hanno richiesto a Kiri uomini per la sua cattura quindi… Che il capo non si sente sicuro dell’effettiva colpevolezza di Raiga e ci abbia mandato a indagare preliminarmente prima di giungere a drastiche soluzioni?!
    Guardai Gaho. Mi sembrò abbastanza indispettito. Non fa mai piacere essere sminuiti, ma ciò che mi aveva sconvolto di più non era stata la chiara allusione al nostro basso rango di shinobi, ma la presenza di un mandato di cattura sul nostro uomo.
    Autocontrollo Gaho…
    Lo squadrai nuovamente cercando di invitarlo a parlare. Ci sono bocconi amari che spesso bisogna ingoiare senza fare storie e volevo che Gaho lo capisse da solo.
    Non si preoccupi. Siamo più che in grado di svolgere il compito che ci è stato assegnato... che non è la cattura del mukenin. Siamo qui per raccogliere più informazioni possibili su di lui, così che più tardi i nostri colleghi possano occuparsene... definitivamente!
    Bravissimo!
    Lo Yuki dimostrò per l’ennesima volta di sapersi destreggiare abilmente nelle situazioni formali, sicuramente molto meglio del sottoscritto.
    Il mio compagno ha ragione!
    Capisco. Immagino che dovremo farcelo bastare...
    Dovrai fartelo bastare…
    Nonostante si aspettasse di meglio da Kiri, non esitò a darci man forte illustrandoci su una mappa quattro punti cruciali su cui indagare.
    A nord vi era un parco pubblico spesso casa di spacciatori e tipi poco loschi legati al traffico o alla consumazione di droghe.
    Ad est vi era una zona industriale diventata ritrovo da un anno circa di senzatetto e affini.
    A sud, nella parte più aristocratica della città, vi erano una serie di “case di appuntamento” ove si riunivano le persone altolocate e i personaggi più influenti del Paese dei Fiumi, con le rispettive scorte. Essi probabilmente avevano molti agganci con i piani più alti e radicati della malavita.
    Infine vi era il centro dove vi erano stati segnalati alcuni appartamenti sfitti.
    Finita la spiegazione, Gaho ed io ci scambiammo un cenno d’intesa e poi ci congedammo dal poliziotto.
    La ringrazio dell'aiuto.
    Lasciammo dunque la caserma, volti a iniziare le indagini.

    Una volta all’aperto cominciai subito a fare mente locale.
    Dunque Raiga ha cominciato ad accusare seri sintomi di una malattia mentale e questo potrebbe averlo portato a contatto con farmaci o agenti chimici sintetici di un certo livello, che in qualche modo potrebbero collegarlo al narcotraffico. Eppure ha un mandato di cattura a simboleggiare che è un essere veramente pericoloso e il fatto che sia a capo del narcotraffico vista la sua malattia non è da escludere… Ma è una cosa poco probabile…
    Il mandato di cattura sicuramente lo lega a criminalità di un certo calibro quali potrebbero essere traffici di armi, contraffazioni o contrabbando… Oppure anche a rapine piuttosto ingenti… Eppure un ninja con una brillante carriera come la sua che motivo avrebbe di bramare denaro?! Soprattutto una volta vissuta la morte di un compagno?!

    Gaho prese la parola distogliendomi dai miei pensieri.
    Dannazione... E' una mia impressione o le informazioni che ci ha dato quel tizio sono così generiche che potrebbero riferirsi a chiunque? Eppure il mizukage ci aveva detto che Raiga era stato avvistato da qualche parte, ma il poliziotto non ne ha fatto menzione...
    Ottima osservazione!
    Comunque, se questo è tutto quello che abbiamo...
    Per come la vedo io, escluderei la pista degli appartamenti sfitti. Vorrebbe dire mettersi ad aprire porta per porta cercando alla cieca.
    Eppure gli appartamenti sfitti sarebbero un ottimo posto per nascondere qualcuno.
    Per quanto riguarda le case di appuntamenti... Sono allettanti... Difficilmente le persone di spicco del Paese non sono informate di quello che accade... Ma loro sono anche le più difficili da corrompere, ed inoltre non possiamo andar lì, combattere i loro tirapiedi e mettere tutto a soqquadro senza rischiare di finire in guai seri. Siamo pur sempre in un Paese straniero...

    Gaho dunque fece una breve pausa per poi riprendere.
    Secondo me le due piste più promettenti restano il parco pubblico e l'ex zona industriale...
    Cioè rimarrebbero la zona dello spaccio e dei presunti barboni?
    Allora per investigare dobbiamo partire con la peggiore ipotesi ovvero che il nostro Raiga sia invischiato in qualche losca faccenda soprattutto dopo aver notato che in questo Paese su di lui pende un mandato di cattura. Un aspirante jonin che motivo avrebbe di abbassarsi alla criminalità di basso borgo? Racimolare qualche spiccioletto non credo gli cambierebbe la vita.
    Se dovessi cercare una persona simile io tenterei nei luoghi più "galanti" perchè è proprio lì che si annida la peggiore malavita.

    La maggior parte delle mie missioni passate sono stati casi da risolvere e su cui indagare, indi potevo vantare una discreta esperienza nel campo. Scrutai dunque Gaho per captare la sua reazione.
    Però la sua malattia psichica potrebbe mettere tutto in discussione ma... Ammettiamo che sia impazzito e che sia finito per motivi a noi sconosciuti ad avere a che fare con spacciatori o a vivere sotto i ponti, per quale motivo avrebbe un mandato di cattura? Può darsi che la sua malattia psichica sia stata accentuata dall'assunzione di droghe o farmaci proibiti e che quindi sia diventato un boss influente del narcotraffico?
    Gaho assunse dunque un’espressione più sconsolata.
    Umh?
    Mi sa che mi hai frainteso...
    No Gaho… Sei tu che hai fretta… Troppa fretta…
    Io non credo che Raiga sia a capo di una banda di spacciatori, dico solo che se ce ne occupiamo potremmo scoprire se sanno dirci qualcosa sul suo conto... Ma in realtà io andrei nell'ex zona industriale. I senzatetto sono spesso invisibili agli occhi della gente comune, ed in questo modo assistono a molto più di quanto non si pensi. Sono certo che, chiedendo un po' in giro e facendo tintinnare due monete, uscirà fuori qualcuno che ha visto passare il nostro mukenin e saprà dirci dove trovarlo... Invece dai ricchi e potenti sono convinto che non tireremmo fuori un ragno dal buco, semplicemente perché con loro non possiamo nè usare la forza nè abbiamo merce di scambio che possa allettarli ad aiutarci...
    E su questo ci siamo… Ma preferisco fermarmi a ragionare un’ora in più che puntare alla cieca per poi avere spiacevoli sorprese. Sicuramente sarai nuovo del mestiere dell’indagine. Conclusioni affrettate non portano a nulla soprattutto quando le piste sono tante e di eguale importanza.
    Può darsi che tu abbia ragione come può darsi che tu non l'abbia... I senzatetto non possono darci grandi informazioni... Se vogliamo qualcosa di succoso dobbiamo trovare modo di estorcere qualcosa ai potenti...
    Comunque non escluderei nella zona industriale e negli appartamenti sfitti la presenza di sette visto che in passato ne ho avuto a che fare... Meglio passare al vaglio tutte le possibili ipotesi.

    Gaho si grattò la testa, perplesso.
    E' questo il punto... sono solo ipotesi... Non c'è stato detto niente che possa farci propendere per una strada se non le nostre congetture.
    Si ma meglio averne troppe che averne poche e tirare alla cieca.
    Dai senzatetto non ci servono informazioni particolari, solo dove trovare Raiga... e per quello basta che l'abbiano visto per strada. Sotto compenso parlerebbero di certo...
    Mi sembra chiaro che la pensiamo diversamente su come procedere. Io ho detto la mia... ma senza accordo la scelta finale spetta a te, in quanto più anziano.

    Gaho… Hai ancora un po' di strada da fare…
    Posso solo chiederti come pensi ci converrebbe fare per far parlare i pezzi grossi?
    Rimarrebbe anche la zona degli appartamenti sfitti in centro che potrebbero essere adatti per nascondere qualcuno, soprattutto se ricercato...
    Prelevai la borraccia dallo zaino per bere un sorso d’acqua.
    Tutto dipende da quanto vogliamo rischiare... Naturalmente i peggiori criminali sono vestiti da galantuomini e in quell'ambiente potremo ottenere informazioni più succose ma sarà molto più rischioso e complicato e va architettato bene... I barboni possono essere una discreta fonte di informazioni abbastanza sicura ma non so quanto ci porterà lontano...
    Offrii la borraccia al mio compagno. Mi grattai indi la nuca: mi aiutava a ragionare.
    Se non te la senti di rischiare è inutile che prendiamo la strada che a mio avviso è quella più complicata... Per gli appartamenti sfitti invece sono una grande incognita. Tu cosa ne pensi?
    In tutta sincerità, io non ci vedo niente di strano che in una città così grande vi siano degli appartamenti sfitti in zona centrale... Anzi, non capisco nemmeno perchè il poliziotto abbia voluto parlarcene senza aggiungere nessun altro elemento sospetto a contorno. Si, certamente potrebbe nascondersi qualcuno, ma non più che in qualunque altro buco libero in qualsiasi altra parte della città.
    Gaho si strofinò gli occhi prima di riprendere.
    Come ti ho detto, secondo me dovremmo cominciare dalla zona industriale... ma entrambe le nostre teorie si basano su congetture e non fatti, perciò non avremo mai modo di metterci d'accordo sulla strada migliore. E capisco anche se non te la senti di imporre la tua decisione su questi presupposti... E se lasciassimo decidere al caso?
    Scordatelo!
    Se ragioniamo così qualsiasi luogo può essere insidioso... Comunque andremo in zona industriale!! Voglio fare in modo che tu ti senta più a tuo agio... Se ti senti più sicuro ad optare per i senzatetto così faremo!
    Sei il più giovane e il più basso in grado. Non voglio complicarti la vita sin da subito...

    Sei un ottimo genin Gaho… Ma se vorrai diventare chuunin ci sono ancora delle cose che credo tu debba capire…
    La mia reazione meravigliò Gaho.
    Va bene... grazie per la fiducia... Andiamo allora! Non c'é tempo da perdere!
    Al contrario di quanto creda, noi siamo una squadra. Non è importante chi decide e cosa decide perché alla fine sarà sempre il più alto in grado a rimetterci la faccia per gli errori della squadra come è giusto che sia. Ragionare di fretta non serve a nulla. Lasciare le decisioni al più alto in grado appena sorge il minimo dubbio non sempre è la via giusta. Certo è la prima volta che sono a capo di un team ma penso sia questo quello che significa comandare. Proverò a fidarmi della tua scelta. Un comandante deve fidarsi dei membri del proprio team altrimenti la squadra non sta in piedi. Vorrei dirtelo ma… Sono cose che dovrai capire da solo se vorrai un giorno avere persone al tuo seguito.
    Giusto o sbagliato che sia, quello era il mio pensiero più profondo. Gaho nel frattempo aveva preso a fare strada con fierezza verso est. Io lo avevo seguito inconsciamente, immerso nei miei pensieri.







    Mi scuso immensamente per il tempo di pubblicazione del post ma sono stato con l'acqua alla gola queste ultime due settimane, causa università e impegni personali inderogabili :fiore:


  6. .
    nmniv8

    Nome: Kameji Ashimizu
    Villaggio: Kirigakure No Sato
    Grado: Chuunin
    Altezza: 1,83 m
    Età: 17 anni
    Energia: Verde








    Pensato Kameji

    Parlato Kameji

    Gaho

    Capitano

    Menestrello

    Miyu (flashback)












    Passi lenti e ritmici, monotoni scandivano il passare del tempo in mezzo a quella nebbia di fine estate. Dinnanzi ai miei occhi un muro bianco che sarebbe stato fonte di smarrimento per ogni visitatore occasionale, era per me fonte di sicurezza: mi faceva sentire a casa. Sapevo oramai a menadito la conformazione del mio villaggio e sin dalla tenera età ero abituato a orientarmi in quella coltre lattiginosa. Il sommo capo mi aveva convocato nel suo ufficio per spedirmi con urgenza nelle Terre dei Fiumi per indagare su un certo Raiga Yuki, fuggiasco kiriano appartenente al clan Yuki. Il suo cognome probabilmente giustificava la scelta di mandare il sottoscritto e un altro membro giovanile del clan Yuki di nome Gaho, che aveva intrapreso anch’egli la carriera da shinobi. Io sono nato nel clan Yuki, da un membro dello stesso, mio padre. I miei reali genitori scomparvero in circostanze misteriose quando ancora ero molto piccolo e fui dato in adozione agli Ashimizu. Non mi era mai interessato particolarmente fare luce sul mio passato: indagare su un membro del mio stesso clan non mi dava emozioni particolari; al momento era una semplice missione non diversa dalle altre.

    Arrivai al molo dove mi incontrai con Gaho, il mio compagno di squadra. A trasportarci oltre confine sarebbe dovuto essere un brigantino. Non mi entusiasmavano i viaggi in barca e in tutti gli espatri e rimpatri compiuti finora avevo sempre preferito evitare quel tipo di trasporto.
    La nebbia non bastava a coprire quella figura mediamente imponente con due alberi verticali. L’albero centrale, quello maestro, ospitava tre grandi vele auriche, ovvero vele di forma trapezoidale, quasi squadrata. Tutte e tre erano ammainate vista la loro inutilità nelle operazioni di stazionamento in porto dell’imbarcazione. Sulla prua al momento non vi era niente ma, più tardi, sarebbero entrate in azione due grosse vele triangolari, ancorate per un vertice alla sommità dell’albero maestro. A poppa, un’unica grande randa pendeva dal secondo albero. La barca sembrava portare un equipaggio di circa un centinaio di persone. Io e Gaho salimmo dunque sull’imbarcazione premurandoci di incontrare in primis il comandante della stessa per confermare la nostra presenza a bordo. Decidemmo di cercarlo sul ponte, che ci sembrava il luogo più ragionevole per poter ospitare una figura del genere. L’odore salmastro subito penetrò pungente nelle mie narici creando in poco tempo un’atmosfera al quale non ero abituato. Individuammo subito il leader dell’imbarcazione, in quanto essere l’unica persona sul ponte prodiga a impartire gli ordini di continuo e con una certa fermezza.
    Hei voi due! Occhio con quella cassa! c'è scritto FRAGILE, per la miseria! ... Che state facendo con quella vela? Non vedete che la state attorcigliando, dannazione! Fate presto ciurma di smidollati! Salpiamo tra trenta minuti!
    L’uomo sembrava aver già passato il primo giro di boa da un bel pezzo, ma appariva al contempo forte e asciutto. Il suo corpo non tanto alto, ma fortemente muscoloso, testimoniava una vita passata in mare. Indossava una divisa da marinaio molto classica e allo stesso tempo antica, ma tenuta con dedizione. Il cappello sovrastava la faccia rude con il mento prominente e la testa oramai priva di capelli. Sui bicipiti spuntavano feroci due ancore tatuate, una per braccio.
    Non impiegò molto a notarci e a fermare la sua agitazione da comando.
    Ah, voi dovete essere i due ninja di cui mi hanno parlato... Io sono il comandante Masako Tonara, benvenuti a bordo della mia nave...

    Fantastico…
    L’omone aveva un’aria molto severa, ma allo stesso tempo dava sicurezza ai passeggeri. Gli scorci successivi di tempo si tinsero di un silenzio a dir poco imbarazzante. Guardai istintivamente Gaho, che mi ricordò con un cenno del capo che ero io il più alto in grado.
    Merda!!
    Non ero abituato al comando e a compiere le formalità di presentazione.
    Lieto di conoscerla. Io sono Kameji Ashimizu e lui è Gaho Yuki. Siamo a vostra disposizione!
    Piacere. Non esiti a farci sapere se ha bisogno di noi.
    Il capitano scosse lievemente la testa a declinare le nostre premure.
    Piacere mio. Vi ringrazio, ma non credo sarà necessario...
    Rifiuta manodopera gratis?!
    Salvo imprevisti, dovrebbe essere un viaggio tranquillo.
    Eccola la… Affondiamo!
    Vi faccio mostrare i vostri alloggi...
    Dopodichè, con un richiamo sonoro molto secco e assordante, richiamo un marinaio lì vicino e ordinò lui di portaci sotto coperta. Quest’ultimo era un ragazzo quasi dell’età di Gaho, con i capelli rossicci, occhi grandi e scuri e una grande cicatrice coperta parzialmente da una scura bandana. A giudicare dall’età, il suo grado sembrava essere uno dei più bassi. Vestiva un’uniforme bianca con due strisce blu che scorrevano parallele alla parte esterna delle braccia e facevano il giro del colletto tirato su quasi fino al mento.
    Lo schiavo di turno… Capisco…
    normal_kobi1vx3
    Durante il tragitto, per spezzare il silenzio, Gaho chiese al marinaio informazioni sull’imbarcazione che ci mise al corrente sullo status della nave e sulle sue ordinarie mansioni. Questa nave, che ordinariamente svolgeva mansioni di sorveglianza e per esse era famosa, avrebbe ampliato straordinariamente il raggio d’azione per consentire lo scalo nel Paese dei Fiumi. Il viaggio sarebbe dovuto durare all’incirca un paio di giorni. Scendemmo dunque una rampa di scale che ci porto nei piani sottoponte. La nostra camera era composta da un semplice letto a castello in legno chiaro, un mobiletto della stessa tonalità e un piccolo mobiletto squadrato largo circa un metro e profondo la metà. Non vi erano oblò o contatti diretti con l’esterno e i due soliti terminali dell’impianto pneumatico, le ventole di aspirazione e diffusione, garantivano il ricircolo dell’aria in cabina. Potemmo dunque finalmente lasciar giù i bagagli. Gahò sparì dopo qualche minuto mentre io mi sdraiai sul letto superiore e rimasi immobile, guardando il soffitto, perdendomi nei miei pensieri.

    CITAZIONE
    Dissolsi subito il jutsu del velo di nebbia. Dinnanzi ai miei occhi si profilava il corpo di Miyu a terra, singhiozzante, sul punto di perder conoscenza e forse lasciarci le penne.
    Cazzo l'ho proprio steso!!!
    Mi avvicinai quel tanto che basta per guardare i suoi occhi brillare. Per la prima volta li notai, erano azzurri e densi di colore, come il cielo. Le mani che a fatica si muovevano si sciolsero in un tentativo disperato di raggiungermi. Allungò la destra prima di cominciare a singhiozzare, estese il mignolo veros il mio volto, a puntar il sole in quell'umida battaglia.
    Kameji...Non riesco a combattere contro di te. Sei stato l'unico amico che io abbia mai avuto, anche se mi prendevi in giro, non fa niente... Quello che conta è che io ti abbia conosciuto frequentandoti quel tanto che basta per poterti conoscere. Ti auguro una lunga vita... E spero che un giorno tornerai a prendere Shizuka...
    Una lacrima lenta e calda le scolcò il viso, e così a fiotti cominciarono a seguire, mentre il dito lievemente si abbassava, e gli occhi si chiudevano. morto non si poteva dire, fatto sta che perse conoscenza da vero eroe. Con un tonfo in quel tetro silenzio cadde la speranza di una persona che aveva perduto tutto, ma che non perse mai la voglia di amare.
    Fa buon viaggio Miyu-sama...
    Mi commossi anch'io, ma non tanto da piangere.
    Sono un ninja ed ho compiuto la mia scelta!!!
    Sai... Si dice in giro che chi nasca privato della vista e dell'udito, sviluppi poi in maniera sensazionale gli altri sensi del corpo... Tu hai sviluppato anche il senso dell'onore: come relitto sei arrivato ma come eroe hai versato la vita... Ti ricorderò sempre Miyu. E' vero che ti ho preso in giro, ma ora non posso che cambiar quegli insulti in stima. Se non ti fossi schierato contro Kiri, sono sicuro che saremmo diventati ottimi amici... O forse lo siamo già...
    Sorrisi al nulla, preso in controtempo dall'emozione di quegli occhi spenti, di quel viso che ancora emanavi lievi aloni vitali oramai deboli. Il suo futuro incerto rendeva la vita precaria e ogni emozione ancor più forte.
    E poi... Troverò Shizuka, e con lei fuggirò da quella prigione... Tornerò quando sarò più forte... Anche se non puoi sentirmi... Questa è una promessa!!! E non l'ultima presa in giro...

    Mi risvegliai smarrito. Realizzai di essermi appisolato lasciandomi andare ai ricordi.
    Sarà meglio fare un giro… Umh…
    Mi catapultai ancora intontito giù dal letto a castello per poi attraversare l’uscio della cabina. Ci trovavamo nel primo piano “sotto coperta”. La nostra stanza era solamente una di tante porte uguali che adornavano il corridoio su ambo i lati. A distinguerle dalla più totale confusione, un numero identificativo della camera vigeva come effige avvitato su ogni porta.
    Sono circa una trentina di stanze…
    Cominciai a camminare per il corridoio. I numeri scorrevano uno dietro l’altro. Superai anche i servizi in comune posti all’incirca a metà corridoio. Giunsi dunque alla scala che portava al ponte e procedetti ad affacciarmi nuovamente sull’ambiente esterno realizzando di essermi svegliato nel pieno meriggio. Il vociare dei marinai si mischiava con il suono dell’acqua che si infrangeva lungo le paratie dell’imbarcazione in moto e fendeva l’aria di una burrascosa melodia, fine e sottile ma allo stesso tempo pungente.
    Cerchiamo un luogo tranquillo.
    Avevo individuato la zona del comando verso la prua della barca, e l’istinto mi spinse verso il punto radialmente ad essa opposto. Un’occhiata fugace all’immensa desolazione turchese che avvolgeva la nave in tutte le direzione mi diede un grande senso di solitudine, ma lasciai dunque che il mio cervello scacciasse via quei loschi pensieri. Per oggi avevo riflettuto abbastanza. Una lieve e velata melodia scosse quel monotono circondario. Preso dalla curiosità, decisi di seguire la provenienza della musica per trovare a poppa un uomo girato di spalle e seduto per terra con le gambe conserte. Capelli neri ne lasciavano intuire la giovine età e, oltre alla schiena, si scorgeva la figura di una chitarra artigianale. L’uomo suonava con tatto e delicatezza e gli accordi melodiosi venivano sopraffatti poco dopo dal rumore dallo scrosciare dell’acqua. Lo affiancai spinto dalla curiosità. Il volto asciutto e privo di rughe mi confermò che non dovesse avere più di trent’anni. Smise di suonare e mi squadrò attentamente.
    Oh… Mi dispiace avervi disturbato… Non volevo…
    Non si preoccupi! Non vi ho mai visto qui. Siete uno dei due ninja?
    Esattamente!
    Cosa ci fa un marinaio qui isolato da tutti?!
    Siete dannatamente bravo!
    Oh… Ti ringrazio…
    Mi invitò a completar la frase.
    Kameji!
    Ti ringrazio Kameji! Io sono Ren… Molto piacere!
    CbKgdc4XEAAbc3Q
    Vengo qui molto spesso quando sono in pausa. La musica e il rumore del mare spesso trasportano via ogni angustia… E’ come lasciarsi trasportare dalla corrente…
    Capisco!
    Forse dovrei provare anch’io invece che tormentarmi nel sonno…
    Ti piace?
    Mi chiese indicando lo strumento.
    Beh non ci capisco molto di musica… E’ difficile suonarla?
    E’ tutta questione di pratica… La chitarra l’ho prodotta io stesso artigianalmente quindi chiedo sempre pareri a chi mi sente suonare. Basta un complimento per migliorarti la giornata!
    Prodotta artigianalmente?!
    Come si producono questi strumenti? Mi son sempre chiesto come è che vengono prodotti tutti quei suoni che noi chiamiamo musica… Cosa hanno di speciale rispetto ai normali suoni?
    Beh… Questa passione per gli strumenti e per la musica l’ho sviluppata come hobby. In sostanza qualsiasi suono altera la pressione dell’aria e ciò fa oscillare le particelle longitudinalmente. In sostanza produco un’onda…
    Un’onda?! Capisco.
    Non era la prima volta che incontravo un simil concetto. Ho aiutato molte volte mio padre in osservatorio e molti strumenti avevano a che fare con delle onde, anche se in quel caso si trattavano quasi sempre di onde elettromagnetiche.
    Ma un’onda possiamo produrla anche semplicemente facendo vibrare un dato oggetto e parliamo di onde meccaniche. L’oggetto, vibrando nell’aria circostante, sposta le particelle e crea a sua volta un’onda sonora. Banalmente se colpisco un pezzo di metallo con un martello faccio vibrare il metallo che a sua volta sposta le particelle d’aria e produce un suono.
    Tutto chiaro fin qui!
    Se noi prendiamo una corda e la fissiamo in due punti otteniamo delle particolari onde chiamate onde stazionarie. Semplicemente sono delle onde che vibrano con una certa frequenza che è molto legata alla distanza fra i due vincoli. Se vario questa distanza quindi posso cambiare la frequenza di oscillazione della corda.
    E cambiando la frequenza della corda ottengo suoni diversi che sarebbero le diverse note musicali giusto?
    Esattamente. Un dito dunque fa da primo perno, mentre l’ancoraggio dopo la cassa armonica fa da secondo perno. In realtà i modi di vibrare di una corda sono molto complessi però più o meno ci siamo.
    E la cassa armonica come funziona?
    Semplicemente se io suonando una nota il suono, che è un’onda di particelle d’aria, entra nella cassa armonica e inizia a rimbalzare al suo interno in tutte le direzioni propagandosi in tutta la cassa. Suonando una nota io non faccio altro che far oscillare l’aria di continuo, quindi produrre suoni di continuo. Così facendo il suono in arrivo nella cassa incontra l’onda sonora precedente che nel frattempo si è propagata ed essendo le onde alla stessa frequenza avviene una risonanza. Una piccola parte della seconda onda entrerà nella cassa armonica per ripetere il processo, mentre la parte rimanente “acquista energia” dalla prima onda e si propaga nell’ambiente circostante a intensità maggiore.
    Non pensavo che la musica potesse essere così complessa…
    Si… Stupisce a volte il fatto come qualcosa alla portata di tutti sia in realtà un meccanismo tanto complicato.
    Mi grattai la nuca.
    Ammetto che fa uno strano effetto… Vi lascio alle vostre sonate signor menestrello…
    Sorrisi per un istante. Il ragazzo ricambiò con un cenno della mano.
    Fate buon viaggio!
    MI allontanai, intenzionato a rimanere in giro ancora per un po’, altrimenti non avrei avuto altro da fare se non stendermi sul letto. Era quasi ora di cena, ma non avevo proprio fame. Volevo semplicemente concludere al più presto quella noiosa e monotona giornata nel modo più rapido possibile. Girovagai senza meta visitando tutti i ponti almeno un paio di volte, tranne quelli riservati al personale, perdendo l’orientamento non poche volte. Preferii evitare la sala mensa e il suo baccano all’ora di cena e mi avviai nuovamente verso la stanza.
    Entrai e notai Gaho che stava disfando pian piano il suo bagaglio.
    Uh… Dovrei fare la stessa cosa anch’io…
    Me ne fregai altamente, e mi sedetti sul comodino senza alcuna ragione.
    Kameji…
    Uh?
    La conversazione tra di noi si era fatta piuttosto delicata stamattina, prima che il Mizukage ci interrompesse... Ti confesso che ero un po' a disagio a parlare di cose così personali, avendoti appena conosciuto...
    Guardai lo Yuki perplesso. Non comprendevo ancora il disagio altrui.
    Vedi, anche se è vero che in famiglia non mi è mai mancato niente, ho passato praticamente tutta la vita da solo... isolato da tutti per la paura che il nostro cognome incute alla gente del nostro villaggio. Solo di recente sono riuscito a superare questa diffidenza almeno nei miei coetanei, ed a farmi degli amici, ma non è stato per niente facile. Per te è stato lo stesso? i tuoi genitori adottivi sanno delle tue origini?
    Umh… Forse non ho avuto abbastanza tatto.
    Capisco.. Perdonami... E' che io non do molta importanza al passato... Quello che è successo oramai è successo... Io vivo e lotto ogni giorno per la mia patria e per i miei genitori adottivi...
    Sospirai.
    Mi dispiace che tu abbia patito la solitudine. Sotto questo punto di vista io son stato più fortunato.. I miei genitori erano al corrente delle mie origini perchè sono state indicate nelle pratiche di adozione... Nonostante ciò io ho sempre vissuto come un Ashimizu e non come uno Yuki...
    Eppure il giovin Gaho aveva instillato in me una sorgente di dubbio e curiosità.
    Come mai il cognome Yuki è un fardello così pesante da portare? Cos'è che incute timore agli abitanti del villaggio?
    Proprio non lo so... Forse è paura per il nostro potere innato... oppure qualcosa che il nostro clan ha fatto in passato... A casa vige il più assoluto silenzio sull'argomento: tutte le volte che ho provato a sollevare la questione, sono stato bellamente ignorato. Alla fine mi sono semplicemente fatto forza ed ho cercato di conviverci, sforzandomi di convincere tutti quelli attorno a me che non sono un mostro!
    Brutta storia…
    Gaho si bloccò per un attimo. Smise di ripiegare la maglietta e rimase immobile a fissarla. Poi si voltò e mi sorrise abbastanza forzatamente.
    Non sono mai stato empatico con le persone… Ma scommetto che Gaho ha qualcuno di speciale e ha rischiato di perderlo…
    Bene... non so te ma io sono sfinito! Deve essere il rollio della barca che mi fa uno strano effetto! Provo a chiudere occhio, è la prima volta che dormo in mare!
    ...e non vuole che succeda di nuovo.
    Notai il repentino cambio di discorso. Certe situazioni sono difficili da affrontare.
    Beh dai... Diciamo che passare la notte in barca mi da una certa sicurezza... Ne ho passate di peggiori... In confronto all'ultima missione questo alloggio è oro colato... Comunque riposati che dobbiamo essere in forze sempre e per qualsiasi evenienza.
    Gaho… Vorrei tanto dirti che qualsiasi cosa tu abbia passato non è altro che il biglietto di ingresso per il mondo dei ninja… Più si andrà avanti e più sarà peggio.
    Nella mia prima missione ero stato costretto ad infiltrarmi in un’organizzazione criminale a cui faceva capo un tizio di nome Zeref. Commisi un unico grande errore: creare dei legami. Mi affezionai molto ad un ragazzo cieco di nome Miyu e mi innamorai di una shinobi alle prime armi come il sottoscritto di nome Shizuka. Creare dei legami nel mondo dei ninja è davvero pericoloso, soprattutto in certe situazioni. Venni scoperto e fui costretto ad uccidere Miyu. Rimpatriai a Kiri e da quel giorno non ebbi più notizie né di Zeref, né dell’organizzazione, ma soprattutto non ebbi notizie di Shizuka.
    Sarà meglio lasciarlo tranquillo…
    Uscii dalla stanza. Avrei voluto dirgli tutto, disilluderlo sulle aspettative che si fosse fatto della vita ma alla fine decisi di lasciar perdere. Ero certo che un giorno lo avrebbe capito da solo.
    Passai la serata sul ponte a veder le stelle, quando sentii verso le undici un buco nello stomaco. Comprensibile visto che era tutto il giorno che non mangiavo, indi scesi nella mensa deserta e mi cibai degli avanzi lasciati lì per i marinai che avevano il turno di notte. Cenai principalmente con formaggio e stufato freddo, ma vista la gran fame mi interessò poco la qualità del cibo. Ritornai dunque in stanza con Gaho che dormiva come un sasso. Giunse al termine dunque anche la mia giornata.

    Un rollio di eccessiva potenza mi scosse riportandomi al mondo reale dal mio sonno profondo.
    UH?!
    Seguirono una serie di schiamazzi che identificai esser voci esterne di marinai. Anche Gaho si svegliò urlando e si precipitò giù dal letto di corsa.
    MA CHE CAZZO... SPERIAMO DI NON ESSERE SOTTO ATTACCO!
    Mi lanciai giù dal letto superiore con uno scatto felino e presi a vestirmi in fretta e furia per precipitarmi poi fuori dalla stanza seguendo Gaho.
    Una volta percorse le scale che conducevano all’aperto subito una ventata furiosa scompigliò all’indietro i miei corti capelli neri. Quello schiaffo gelido mi svegliò del tutto. Il continuo rollio della barca aveva difficile salire le scale, e ora rendeva altrettanto complicato rimanere in equilibrio senza appoggiarsi a qualcosa. Fuori il mare si ripercuoteva sulla nave con apie ondate che arrivavano da tutte le parti. Le vele non erano state tutte smontate e c’era un genoa ancora su che dava problemi e rischiava, incanalando la forza del vento, di ribaltare la nave. La gente cercava disperatamente di svolgere le più disparate mansioni ancorandosi a tutti gli appigli possibili. Tutti i marinai si erano dunque legati ad una serie di corde che avevano ancorato all’albero maestro. Sul pavimento l’acqua portata dalle onde lavava il vomito lasciato dalla gente che aveva lo stomaco più debole, senza però riuscire a cancellare il disgustoso e nauseabondo odore ad esso collegato. Gaho dunque si ancorò come i marinai e mi porse a sua volta una corda.
    QUI KAMEJI! LEGATI A QUESTA CORDA PRIMA CHE CI SPAZZINO VIA LE ONDE!
    Lo sferzare del vento e il rumore della burrasca rendevano difficoltoso anche parlare e bisognava alzare non poco il tono di voce per sovrastare l’ambiente circostante.
    GRAZIE!
    Afferrai dunque la corda e me la legai in vita divenendo parte integrante dell’ammasso di canapa presente su tutto il ponte.
    DI QUESTO PASSO FINIREMO A PICCO! DOBBIAMO FARE QUALCOSA!
    Ma non mi dire… E io che pensavo di mettermi a produrre onigiri…
    Diedi una fugace occhiata al genoa per avere un quadro sommario della situazione.
    QUESTA VELA COMPLICA TUTTO... E' ANCORATA IN DUE PUNTI ALL'ALBERO STESSO E LO MANDA ANCORA DI PIU' IN FLESSIONE... DI QUESTO PASSO RISCHIA DI SPACCARLO! GAHO HAI QUALCHE IDEA?
    DOBBIAMO CERCARE DI AMMAINARLA! IO CERCO DI SALTARE E AFFERRARE LA VELA, TU TAGLIA LE CIME E POI AIUTAMI A SCHIACCIARLA PER TERRA PRIMA CHE SI RIGONFI!
    RICEVUTO!!! LANCIATI E AFFERRA LA CIMA SUPERIORE... IO AFFERRO QUELLA INFERIORE! POI AL MIO VIA LE TAGLIAMO ASSIEME E CI LANCIAMO VERSO TERRA!!
    QUELLO STRONZO DI CAPITANO CE L’HA GUFATA…
    Gaho dunque guardò verso l’alto dell’albero maestro.
    VA BENE! ASPETTA CHE PROVO A SALIRE!
    Il genin dunque slegò il nodo dalla parte dell’albero e cominciò a salire seguendo una serie di appigli in legno posti sullo stesso adatti allo scopo. Il continuo ondeggiare della barca complicava dannatamente il tutto.
    Sarà un compito troppo rischioso per un genin?!
    Avevo un controllo del chakra superiore e avrei potuto rischiarmi anche una scalata verticale.
    Ma si… se la caverà.
    Intanto estrassi un volgare kunai precipitandomi verso l’estremità della prua ove era presente l’altro appiglio del genoa. Tolti questi due appigli la vela si sarebbe dovuta sganciare. Ripiegarla infine non gli avrebbe permesso più di incanalare anche il minimo vento o di cominciare a svolazzare per tutto il ponte in quanto rimaneva un terzo ancoraggio alla parte bassa dell’albero maestro.
    Con il vento laterale, ma con le gambe ben ancorate al pavimento da una patina di chakra, raggiunsi la punta della prua.
    OK ORA!!!
    Urlai con tutto il fiato che avevo in corpo per poi procedere a tagliare la corda che teneva la vela ancorata. Tenni stretto fra le dita il lembo del genoa. Una raffica di vento contrario impennò la vela spedendola verso la poppa trascinandomi con sé. Incapace di reggere la forte spinta del vento cominciai a strisciare i piedi sul pavimento fino a quando non decisi di assecondare la natura e mi lanciai con l’estremità della vela verso l’albero maestro. Mi trovai a fluttuare a mezz’aria seppur sollevato da terra di pochi centimetri mentre la parte alta del genoa precipitava a picco seguendo il vento e la gravita. Gaho aveva svolto correttamente il suo lavoro.
    Ugh…
    Ripresi contatto con il terreno dando una schienata pazzesca ma riuscii ad afferrare nel contempo la vela che stava cadendo dall’alto.
    E questa dovrebbe essere fatta!!
    Una volta arrivato al culmine del moto, la tenda si tese per l’azione del vento e io feci baciare i due lembi che tenevo in mano riducendo la vela ad una treccia scombinata di tessuto, ma che non era dunque più in grado di incanalare abilmente le forze aerodinamiche. Mi rimisi in piedi e convogliai il chakra ai piedi. Cominciai dunque a risalire il ponte verso l’albero maestro piegando nel contempo la vela.
    KAMEJI! LA PROSSIMA VOLTA CI SALI TU SU QUELLA TRAPPOLA INFERNALE! SONO VIVO PER MIRACOLO!!!
    Gaho, rimessosi nuovamente in sicurezza sbraitava. Come dargli torto. Ridacchiai di gusto.
    SONO SOLO DUE ONDINE DAI!! CERTO QUESTA TEMPESTA E' ARRIVATA PROPRIO IN UN BATTER D'OCCHIO SE I MARINAI NON HANNO AVUTO IL TEMPO DI TOGLIERE LE VELE PRIMA.
    Placati gli ondeggiamenti, la nave rimase in balia delle onde che imperterrite continuavano a buttare salsedine sul ponte. La tempesta durò per circa un’ora ancora ma non fu più pericolosa. Terminata la burrasca, Gaho e Kameji sciolsero le corde che li tenevano legati all’albero e tornarono a dormire mentre le prime luci che precedevano l’alba stavano cominciando a schiarire il cielo d’oriente.
    Finalmente… Non ne potevo più…

    Gaho ed io ci svegliammo quindi in tarda mattinata, entrambi sollecitati dal richiamo della fame. Ci dirigemmo quindi in cambusa ancora sotto l’effetto narcotico del sonno, per consumare un brunch a base di biscotti secchi e talmente duri che non si scioglievano neanche se immersi nel latte.
    Oggi è l'ultimo giorno di viaggio... E abbiamo ancora il dossier da leggere... Direi che sarebbe furbo sbarcare con già la situazione ben chiara!
    Una volta rifocillato mi tornarono subito le forze. Gaho annuì.
    Hai ragione. Dedichiamoci al fascicolo. Al momento non sappiamo nulla di questo tizio a parte il suo nome.
    Andai dunque in cabina a prendere il dossier datoci dal Mizukage con tutte le informazioni su Raiga Yuki e sul caso su cui ci apprestavamo ad indagare. Indi leggemmo prima tutta la parte del fascicolo riguardante le informazioni varie. Raiga era un promettente shinobi del villaggio e destinato, per via della sua carriera brillante, a diventare jonin. Prima di diventarlo, circa cinque anni prima, Raiga Yuki aveva abbandonato il villaggio per ragioni ignote. Nell’ultimo anno della sua permanenza aveva mostrato forti segni di uno squilibrio psichico identificato dai dottori kiriani come sindrome post-traumatica da stress. La causa della stessa era la morte di un compagno avvenuta nell’ultima missione svolta da Raiga.
    Il dossier conteneva in allegato anche un ulteriore foglio scritto con termini forse troppo tecnici per essere accessibili ai comuni mortali. Lo estrassi e lo scrutai per pochi secondi.
    C'è un allegato al rapporto... Sembra un referto medico...
    Sarà meglio leggerlo!
    In ottemperanza a quanto richiesto, si provvede alla valutazione psicologica del soggetto "Raiga Yuki"...
    In seguito ai fatti che lo hanno visto coinvolto relativamente allo shinobi *omissis*, il paziente riferisce il presentarsi di sintomi che comprendono: difficoltà ad addormentarsi o a mantenere il sonno, problemi di concentrazione, estrema irritabilità e frequenti attacchi di collera, ipervigilanza e forti risposte di allarme.
    Presenta inoltre ricorrenti pensieri intrusivi, tra cui involontari ricordi spiacevoli dell'evento traumatico, incubi o flashback in cui il soggetto sente o agisce come se il suddetto si stesse ripresentando, provocandogli forti sensi di colpa.
    In relazione al quadro sintomatologico si formula una diagnosi di Disturbo Post Traumatico da Stress. Si suggerisce l'allontanamento del paziente dalla vita operativa e l'accompagnamento di un supporto psicologico per agevolarne il recupero.

    Mi focalizzai in seguito su una firma stranamente nitida e ben leggibile per appartenere ad un dottore.
    Dr. Hasegawa-Miura.
    Rimisi il foglio nel dossier cominciando a raggruppare e a sistemare i fogli in loco.
    Okay... Sembrerebbe un caso da trattare con molta cautela...
    Questo tizio... Aveva bisogno di aiuto! Il dottore lo ha scritto chiaramente... Eppure sembra che nessuno l'abbia preso sul serio. Per un intero anno nessuno ha fatto niente! Cosa pensi sia successo?
    Scrutai Gaho un’istante per notare il suo sguardo piuttosto assente.
    Capisco dove vuoi andare a parare… Essendo uno Yuki pensi che anche lui abbia subito una sorta di indifferenza da parte del villaggio…
    Questo noi non possiamo saperlo a priori... Direi che molte risposte le avremo quando arriveremo a destinazione... Magari ha molti alleati... Magari invece è stato etichettato come un pazzo e lasciato a marcire... Sai l'indifferenza delle persone a volte quanto può fare male!
    Potresti avere ragione come potresti non averla… Fatto sta che il referto non menziona assolutamente nulla di simile e a ciò che è scritto lì dobbiamo dare la precedenza…
    Già... Ma chiunque poteva trovarsi al posto suo...
    Il mio sguardo e quello del genin si incrociarono per un istante.
    Come intendiamo procedere una volta nel Paese dei Fiumi?
    Cambiare discorso non ti aiuterà ad affrontare la realtà!
    Beh... Direi che una cosa saggia da fare è consultare le forze dell'ordine del luogo visto che il sommo Mizukage ci ha detto che ci avrebbero fornito aiuto!
    E' un inizio. Poi secondo me converrebbe battere le locande principali e mostrare un po' la sua foto in giro. Non c'è lingua che un po' di ryo non possano sciogliere in posti del genere.Sconsiglio di separarci, se non è assolutamente necessario. Il tizio era quasi un Jonin, ed è sicuramente fuori dalla mia portata, ma penso anche della tua. Perdipiù conosce i segreti del clan Yuki... E non è neanche detto che sia solo! Dividerci sarebbe un rischio inutile...
    Assolutamente... Non a caso la nostra missione è soltanto quella di indagare e non di combatterlo... In generale evitare qualsiasi scontro fisico sarà per noi prioritario!!
    Mi fermai per un attimo a riflettere sull’idea di Gaho.
    Direi che il tuo è un piano assai sensato!
    Sbadigliai portandomi vistosamente una mano alla bocca.
    Ok siamo daccordo...
    Anche Gaho cominciò a sbadigliare a sua volta.
    Ahhhhhhhhhh... Bella nottataccia abbiamo passato... Sono a pezzi!! Che ne dici di scioglierci un po' e fare due scambi all'aperto?
    Uh?!
    Direi che è un'ottima idea... Un po' di movimento fa sempre bene...
    Ne avrebbero giovato strategia e coordinazione. Allenarsi fa sempre bene.
    Il genin dunque raccolse la spada di legno sulla panca adiacente.
    Bene! direi di andare all'aperto...
    Si alzò e cominciò a camminare verso l’esterno. Mi premurai di seguirlo. Ci dirigemmo verso uno spazio a prua della nave ove vi era abbastanza spazio per fare qualche scambio.
    A giudicare dalla spada di addestramento che porti sempre direi che il tuo pezzo forte siano le arti marziali... Confermi?
    Hai visto giusto! Penso di essere discretamente agile nel corpo a corpo, e me la cavo anche con le armi da lancio. Tu? Non usi armi?
    Il mio punto debole è proprio la forza... Non essendone fisicamente molto dotato sono più abile nell'utilizzo delle arti magiche e illusorie... Questo può tornare a nostro vantaggio perchè in un ipotetico combattimento potremmo utilizzare una strategia differenziata che spazia su tutte le arti.
    Bene... abbiamo parlato abbastanza! Ora vediamo veramente di cosa siamo capaci!
    Gaho dunque impugnò la spada con ambo le mani e subito si gettò all’attacco compiendo un fendente dall’alto verso il basso, mirato alla mia spalla sinistra. Evitai il colpo scansandomi verso destra. Questo attacco mi diede una vaga idea sulle possibili doti fisiche della controparte.
    Ragazzino il fegato non ti manca!
    Gaho dunque, una volta fallito il colpo, indietreggiò fino a circa due metri da me, assumendo una posizione di guardia.
    Ed io non mi aspettavo niente di meno da un Chunin!
    Stai tranquillo… Sulle arti marziali mi sei superiore… Sarebbe uno spreco attaccarti a mani nude.
    Dunque se siamo entrambi dello stesso clan dovremmo avere la stessa abilità giusto? Anche tu controlli il Fuuton e il Suiton?
    Si, è esatto. Anche se ho appreso le abilità del nostro clan solo da poco, e non le controllo molto bene... Tu, invece, pensavo che avessi scelto di non avere niente a che fare con le origini di tuo padre...
    Beh sai... Penso che il nostro sia un potere sopito che noi non scegliamo di possedere...
    Presi le dovute distanze portandomi a circa una decina di metri dal mio avversario e compagno di missione. Un ninjutsu ravvicinato, altrimenti, lo avrebbe sicuramente danneggiato eccessivamente.
    Mutai la natura del chakra insito nel mio corpo e un brivido travolse le mie membra. Attivai la mia innata e dunque la utilizzai per scagliare degli aculei di ghiaccio, ottenuti ghiacciando l’acqua del mare, e li scagliai verso Gaho. Ne ridussi la potenza di mia spontanea volontà. Ero interessato a testare le doti fisiche dello Yuki, non a fargli del male.
    Odio quando devo ricorrere a questo potere...
    Gaho rispose a dovere creando un muro di ghiaccio. Gli aculei dunque si stamparono tutti su quella barriera. Il muro poi si scagliò verso il sottoscritto imponente come pochi.
    Troppo lento… Ma buono assai per un genin…
    Lo schivai con una capriola laterale.
    Ci sai fare!! Lo odierai pure... Ma questo potere ti salverà il culo molte volte!!
    Chissà... comunque non mi hai ancora mostrato il tuo punto di forza... Non sono mai stato dentro un Genjutsu...
    Vuoi finire dentro un Genjutsu?! Che illusione sarebbe se te l’aspetti?! I nemici non ti avvertiranno quando decideranno di usare questo tipo di arte.
    Sarebbe un inutile spreco... I genjutsu sono molto impegnativi da utilizzare... In ogni caso non ti devi preoccupare perchè nel caso ci sarò io a iniettarti del chakra per toglierti dall'illusione!!
    Mi grattai la nuca.
    Riconoscere un'illusione molte volte può essere difficile soprattutto se chi la utilizza è in grado di mescolarla con la realtà che ti circonda...
    Sarà meglio... Perchè io non credo di esserne troppo in grado!
    Dovrai esserlo… Se vorrai campare a lungo nel mondo shinobi…

    L’allenamento proseguì per più di metà pomeriggio prima che Gaho decise di ritornare in camera. Rimasi a scrutare il mare sul ponte ancora per un po’ e poi feci ritorno in cabina per passare l’ultima parte della giornata in totale relax. Concordai con il mio socio la sveglia alle prime luci dell’alba per trovarci già in piena condizione mentale al nostro sbarco.
    Rispettammo quanto concordato e ci levammo prima dell’alba con i bagagli quasi completi dalla sera prima. Lasciammo dunque la stanza poco dopo e ci recammo a far colazione. La tazza di latte era stata solo vuotata quando entrò il mozzo che ci aveva accompagnato il primo giorno sotto coperta, per avvisarci dell’imminente scalo nelle Terre dei Fiumi.
    Di già?! Capisco… Pianificando l’arrivo a quest’ora del mattino vogliono rendere l’operazione più furtiva possibile…
    La tempistica di arrivo all’inizio mi lasciò un po’ perplesso, ma pian piano tutto acquistò un senso irrisorio nella mia testa. Raccolsi il mio zaino e abbandonai la colazione sul tavolo. Gaho fece lo stesso. Oramai eravamo giunti a destinazione.







    Scusa per il ritardo :beer:




    Edited by blaze9 - 16/9/2018, 12:51
  7. .
    nmniv8

    Nome: Kameji Ashimizu
    Villaggio: Kirigakure No Sato
    Grado: Genin
    Altezza: 1,83 m
    Età: 17 anni
    Energia: Verde








    Pensato Kameji

    Parlato Kameji

    Gaho

    Mamma

    Mizukage-sama

    Nakata

    Chuunin messaggero










    FRUUUUSHHHH
    La lieve brezza di fine estate agitava le creste della radura dove mi trovavo, creando una sinfonia di dolci fruscii nel circondario, ma la fitta nebbia circostante mi nascondeva tale spettacolo. Mi ero recato in un piccolo boschetto poco fuori Kiri all’alba particolarmente determinato a diventare più forte.
    Nell’ultima missione un team di cinque chuunin, incluso il sottoscritto, era stato inviato a recuperare una donna kiriata rapita da degli shinobi di Oto. Il tutto sarebbe dovuto concludersi prima del loro ingresso nel Paese delle Risaie, che avrebbe quasi sicuramente fatto scaturire dunque una scaramuccia a livello internazionale fra i due paesi. Durante l’inseguimento gli otiani sono però riusciti a separarci attraverso una serie di trappole e sotterfugi. Ci siamo ritrovati infine io e un mio compagno, di nome Nakata, oramai nei pressi dei confini di Oto, a cercare a tutti i costi di bloccare i rapitori. Quasi giunti ad averli a tiro però, l’ennesima trappola, causò una serie di esplosione in cui Nakata rimase pienamente coinvolto.
    In quel momento mi vidi costretto ad abbandonare un compagno alla morte. Più tardi scoprii che era sopravvissuto all’esplosione, recuperammo insieme la ragazza ma ne trovammo solamente il cadavere, che riportammo indietro alle forze speciali. Nei giorni seguenti tornarono a casa anche i tre membri rimanenti del gruppo, ma uno dei tre versava in condizione critiche e fu ricoverato d’urgenza all’ospedale di Kiri. Era comunque un sollievo sapere che tutti e cinque eravamo salvi.
    Il fatto che Nakata fose vivo non cancellò i ricordi di ciò che provai negli istanti dell’esplosione e ciò mi diede un buon motivo per allenarmi: avrei voluto evitare a tutti i costi di rivivere quella scena e per questo sarei dovuto diventare più forte. Nella nebbia sostava quel compagno che mi aveva spinto a voler diventare più forte: mi sentii in dovere di chiedergli se volesse allenarsi col sottoscritto, e la mia richiesta fu accolta.
    Eravamo entrambi convinti che allenarsi nella nebbia avremme aumentato ulteriormente le nostre percezioni uditive.
    Uh…
    Balenò un sibilo nell’aria, come qualcosa che la fendesse. Impastai dunque del chakra al petto posizionando i sigilli per una tecnica di recente apprensione, che ero intenzionato a migliorare.
    Tre puntini neri si materializzarono nella nebbia fino a diventare sempre più grandi e ad assumere infine la forma definitiva di tre kunai, ma io avevo già pronta la mia difesa.
    [Cane – Cavallo – Uccello]
    Fuuton Toppa!!
    Si sollevo un piccolo turbine attorno al sottoscritto che cominciò a roteare, e con la sua rapida rotazione impattò con i kunai in arrivo e li sbalzò via verso direzioni casuali, facendomi da scudo per sparire infine nel nulla. Era una tecnica che avevo visto utilizzare da un avversario durante l’ultima missione, e ho pensato potesse ritornarmi utile. Mi sono messo di impegno per ricrearla e sembravo esserci riuscito, anche se ancora vi era qualche dettaglio che non mi convinceva appieno.
    Bene… Riproviamo!!
    Lanciai un grido al muro bianco, ed egli mi rispose.
    D’accordo!!
    La cantilena andò avanti per un po’ di tempo fino a che, nell’ennesimo tentativo di difesa dalle armi nella nebbia, sollevai per l’ennesima volta il turbine che mi nascose per pochi istanti il monotono paesaggio alla vista. Appena scomparve, mi ritrovai a pochi metri da me di colpo una persona sulla trentina, con i capelli castani, il coprifronte ben in vista sulla fronte recante le effigi del villaggio e una giubba da chuunin.
    La sua comparsa improvvisa mi fece sobbalzare e per istinto arretrai di un paio di metri mettendomi sulla difensiva.
    099dff285073d4044764caa54f80e1987d706500_500
    E tu chi cazzo sei?!
    Uh…
    L’uomo aveva una lunga spada piatta poggiata di traverso dietro la schiena, che lasciava intravedere al sottoscritto il manico della stessa, e la parte terminale della lama, molto più piatta e larga di una spada normale. Aveva le guance scavate e una bocca minuta. Alla vista del coprifronte rilassai i muscoli e tornai neutro.
    Il chuunin dunque tirò fuori una missiva da una tasca della giubba e allungò la mano per porgermela mettendo in bella vista lo stessa del villaggio presente su di essa.
    Una convocazione dal Kage?!
    Il timbro della stessa era solito esser utilizzato solamente dalle massime autorità del villaggio.
    Signor Kameji… Ho una lettera per lei…
    Grazie!
    Mi avvicinai e presi il tutto dalle mani del mio parigrado. Senza aggiungere altro il ninja si volatilizzò con un balzo e scomparve nel paesaggio circostante. L’ombra di Nakata comparve in quella nube lattiginosa fino a materializzarsi fisicamente.
    Scrutò la lettera che tenevo in mano per poi riconoscere anch’egli le effigi della Nebbia.
    Una convocazione dal Kage eh?! Chissà che vora mai da te eh.
    Anche lui era un chuunin e anche lui sapeva il significato di quelle convocazioni.
    Chi lo sa…
    Aprii la busta senza alcuna fretta nonostante la suspance si facesse sempre più intensa. Lessi il contenuto della lettera che era molto esaustivo.
    E’ una convocazione del Mizukage… Devo andare nel suo ufficio…
    Missione?!
    Non lo saprò fino a quando non ce l’avrò di fronte…
    Ripiegai la lettera reinserendola nell’apposita busta, per poi piegarla e inserirla in una delle tasche della mia nuova giubba da chuunin di zecca che indossavo. Non vi era esplicitata nessuna urgenza nella missiva, a significare che potevo prendermela con la dovuta, ma non eccessiva, calma.
    Io mi incammino verso il palazzo del Kage!! Continueremo la prossima volta…
    Faccio un tratto di strada con te!
    La dimora di Nakata si trovava lungo il percorso. Ci incamminammo entrambi chiacchierando delle più svariate cose con passo abbastanza tranquillo. Oltrepassata la sua dimora, non mi rimase che completare il tragitto in solitario.

    Arrivai nella sala d’attesa che precede l’ufficio del Kage: caratterizzata da muri bianco latte e una decina di sedie per sedersi, l’aula era piuttosto piccola ma più che adatta a svolgere la sua destinazione d’uso.
    Bene… Aspetterò che mi chiami…
    Mi recai verso il muro opposto all’ufficio del kage e appoggiai la schiena allo stesso incrociando le braccia al petto. Chiusi infine gli occhi rimanendo in silente attesa.
    Pochi minuti dopo dei passi in lontananza la interruppero fino a farsi sempre più intensi e mi costrinse a riaprirli. Un giovane ragazzo coi capelli bianchi e mediamente corti, sopracciglia fini, naso sottile e occhi scuri si palesò dinnanzi a me. Portava sulla schiena una spada di allenamento fatta di legno. Si fermò a qualche metro di distanza, di fronte al sottoscritto, con le mani lungo i fianchi e il mento alto, sull’attenti.
    Uh… Che vuole sto qua?!
    Non era abituato ai formalismi: essendo da poco stato promosso a chuunin era la prima volta che Kameji si ritrovava ad essere il più alto in grado.
    Buongiorno signore, Genin Gaho Yuki. Piacere di conoscerla.
    Yuki?!
    Kameji… Piacere mio…
    Per una frazione di secondo storsi il naso a sentir il suo cognome. Era lo stesso di mio padre: quella persona a cui ero grato per avermi dato la vita, ma che morì in circostanze misteriose. Entrambi i miei genitori scomparvero in quel misterioso incidente. Fui presto affidato alle cure di un orfanotrofio. Venni poi, sempre in tenera età, affidato agli Ashimizu. Una volta raggiunta l’adolescenza venni messo al corrente delle mie origini dai miei genitori adottivi: l’orfanotrofio aveva, giustamente, dato loro tutti i dati relativi ai miei reali genitori nelle pratiche di adozione. In realtà, una situazione che per molti può rivelarsi catastrofica o dare un nuovo impeto di curiosità, mi rimase indifferente: tutto ciò che ero diventato era merito degli Ashimizu e a loro solo sentivo di render conto. Nonostante mi rimasero impressi quei due nomi fautori di avermi messo al mondo, non sentii mai il bisogno di dare luce a ciò che era sommerso dal mistero.
    Passarono attimi di silenzio dove Gaho si limitò a tornare in posizione neutra, per poi rompere nuovamente la quiete.
    Scusi il disturbo, anche lei è qui per vedere il mizukage?
    No… Sono il netturbino incaricato di raccogliere la spazzatura…
    Si… Mi sa che entrambi avremo i prossimi giorni un po’ impegnati!
    Entrambi molto probabilmente eravamo stati convocati per qualche motivo particolare, molto probabilmente una missione o qualche scartoffia burocratica. Una cosa era certa: avremmo ottenuto un qualche laborioso incarico che ci avrebbe tenuto impegnati per i successivi giorni.
    Il ragazzo dunque, forse stupido dal freddo tono del sottoscritto, si sedette su una delle sedie in attesa della fatidica chiamata.
    Perché devo essere così ostile… In fondo questo ragazzo non mi ha fatto nulla…
    Era un kiriano come me, e lo dimostrava il coprifronte che portava in bella vista sulla fronte. A volte i miei freddi modi di fare potevano dar fastidio ai più sensibili. Col tempo mi sarei ammorbidito, ma allora perché non cominciare a mostrare un po’ di gentilezza sin da subito? Era difficile per me, ma volevo dimostrare di saperlo fare.
    Scusa…
    Cercai di richiamare la sua attenzione. Gaho dunque voltò la testa, quasi turbato.
    Mi potresti ripetere ancora una volta il tuo cognome?
    Certo… E’ Yuki. Appartengo al Clan Yuki.
    Allora ho sentito bene.
    Chiusi le palpebre cercando di visualizzare quel nome ben scritto nella mente per un istante: Inukichi Yuki. Un nome che però non aveva un volto. Le riaprii.
    Anche mio padre apparteneva a quel clan.
    Lo Yuki sgranò gli occhi.
    Oh… Mi dispiace tanto… Ma lei non fa parte del clan? E’ strano che non l’abbia mai vista prima d’ora…
    In che senso ti dispiace?!
    Lo squadrai in maniera sospetta.
    Che appartenere al clan Yuki è una disgrazia?!
    No, No, Mi scusi!!!
    Gaho protese le mani a scuoterle a volersi scusare dopo una gaffe.
    Da come l’aveva detto avevo intuito che non fosse più tra noi…
    Ah… Ci ha visto lungo questo ragazzino.
    Perciò ho detto che mi dispiaceva! Kameji-san, non volevo mancare di rispetto…
    Non preoccuparti… Anch’io ho frainteso…In effetti mio padre è morto in circostanze ancora a me ignote… Pensavo ti dispiacessi per la sua appartenenza al clan…
    Sospirai. Non mi piaceva la gente che mi dava del lei. Mi faceva sentire più anziano del dovuto.
    Comunque dammi pure del tu. Non sono molto più anziano di te e ho solo un grado in più…
    Gaho sospirò sollevato probabilmente dal fatto che il malinteso si fosse chiarito.
    Ok, sign... Kameji! Dicevo, ma come mai tu non fai parte del clan? E' un diritto che ti spetta di nascita...
    In realtà non me ne frega un cazzo…
    Quando ciò successe ero molto piccolo... Sono stato cresciuto da due genitori adottivi e non mi è mai interessato più di tanto scavare nel passato!
    Le mie parole spiegarono all’istante il mio pensiero.
    Staccai dunque la schiena dal muro e distesi le braccia lungo i fianchi per avvicinarmi al mio interlocutore e prendere posto in una delle sedie ad egli adiacenti. In compagnia il tempo d’attesa sarebbe potuto passare più in fretta, o almeno questo è quello che speravo.
    Mi auguro che tu non abbia avuto disgrazie simili…
    Con il tatto di un elefante, ignaro di addentrarmi forse in un discorso troppo intimo per la gente comune, pronunziai parola. Della morte dei miei genitori me ne ero sempre fatto una ragione visto che la presenza di quelli adottivi aveva sempre supplito alla loro mancanza in maniera eccellente. Era successo e basta, non era nulla di così speciale su cui fare i timidi e riservati. Ebbi dunque l’impressione di veder Gaho un po’ irrequieto per un attimo, ma forse fu solo un’illusione.
    Mi dispiace per la tua perdita… Io, invece, ho sempre vissuto a Kiri con entrambi i miei genitori, ma comunque non è stato facile. Qui al villaggio nessuno vede di buon occhio il nostro clan... Un po' lo capisco se non hai mai voluto averci a che fare...
    Umh... Il clan non è visto di buon occhio?! Non me ne ero mai accorto…
    La porta di scatto si aprì destando ambo le nostre attenzioni. L’uomo che dall’alto comandava la scala gerarchica. Statuario, dalla lunga e folta chioma carminio, raccolta in una coda, e lo sguardo imperscrutabile e severo, lo facevano apparire più imponente di quanto già non lo fosse di suo.
    Ci invitò ad accedere al suo ufficio nel quale già si intravedevano due pile di scartoffie molto alte sulla scrivania.
    Uh… Quindi anche lui è stato convocato con me?!
    Una semplice osservazione, non che la cosa mi turbasse.
    Scusate l'attesa, ma con il sopraggiungere dell'estate cala il personale in servizio, ma non le pratiche da sbrigare.
    Mizukage-sama…
    Accompagnai il saluto con un piccolo inchino di riverenza.
    Seguii con lo sguardo l’uomo mentre si accomodò dietro quella scrivania cominciando a sorseggiare limonata. Il capo ci invitò ci chiese con un gesto se avessimo voluto favorire anche noi.
    No grazie.
    Rifiutai pacatamente. Il Mizukage era uno dei pochi elementi in grado di mettermi in soggezione e in quel momento ne stavo provando molta.
    Finito di bere il Mizukage ci illustrò finalmente il motivo della convocazione.
    Vi devo mandare in missione nel Paese dei Fiumi, ho preso già accordi con le autorità locali che non si intrometteranno nelle vostre indagini se non per darvi supporto se lo richiederete.
    Una missione! Fantastico!
    Deglutii e annuii in risposta.
    Quindi ci consegno a testa una busta rettangolare col lato minore di 21 centimetri, e quello maggiore di quasi 30, formato standard più utilizzato nelle scartoffie burocratiche. La aprii per notare che dentro aveva una serie di fogli, e una foto recante il volto di un uomo recante folte sopracciglia, capelli grigio-verdastri, labbra larghe e carnose e occhi blu circondati da matita nerastra.
    Che faccia da cazzo!!
    Il suo nome è Raiga Yuki, un fuggiasco dell'omonimo clan...
    Eh?!
    Sollevai gli occhi dalla foto aggrottando le sopracciglia nel sentire per l’ennesima volta il nome di quel clan. Solo questa mattinata era uscito fuori già troppe volte, ma forse non era solo una coincidenza.
    Quindi ecco perché siamo stati convocati io e Gaho…
    Fonti del Paese dei Fiumi dicono che un uomo che potrebbe corrispondere alla descrizione è stato visto dalle loro parti. Voglio che andiate a raccogliere informazioni.
    Chi può raccogliere informazioni su uno Yuki meglio di uno Yuki?! Il capo è scaltro come una faina…
    Non vi chiedo una missione di cattura, voglio però che raccogliate più informazioni possibile sul suo conto.
    Rimisi dunque i fogli nella busta. Gaho ed io ci congedammo infine dal superiore con le solite formalità e ci demmo appuntamento due ore dopo al molo per salpare, dandoci quindi tempo di ultimare i preparativi.

    Decisi di tornare a casa e di farmi una doccia rinfrescante. Varcata la soglia, mia madre, intenta a cucinare il pranzo, sollevò gli occhi dalle sue occupazioni e mi sorrise, per poi tornare a fissare il pentolino mescolando il contenuto che vi era dentro.

    Allora come è andato l’allenamento?
    Umh… Sono stato convocato dal capo… Devo partire per una missione!
    EH?!?
    Mia madre si voltò di scatto abbastanza indispettita.
    SEI TORNATO DUE GIORNI FA CON UNA FERITA GROSSA COME UNA CASA E QUEL TIZIO TI RIMANDA SUBITO IN MISSIONE?!?
    Durante l’ultimo scontro riportai una ferita a X sul petto abbastanza profonda e fui costretto a dargli una prima medicazione improvvisata per tutto il viaggio di ritorno. Per volere di non so quale Dio, la ferita non si era infettata. All’ospedale di Kiri dunque me l’avevano medicata per bene e mi avevano dato una sorta di crema antibiotica da spalmarci ripetutamente. Ancora non si era finita di cicatrizzare del tutto, ma era sulla buona strada per farlo.
    Mamma…
    GIA’ MI AVEVI PROMESSO CHE NELL’ALLENAMENTO NON AVRESTI FATTO TANTO SFORZO FISICO… ORA PURE QUESTA… MO CI PARLO IO CON QUELLO!!!
    MAMMA!
    Alzai il tono di voce. I miei genitori adottivi erano ciò che avevo di più prezioso, e lo stesso valeva per loro con me. Essendo normali civili, hanno sempre guardato al mestiere di shinobi come un mestiere altamente pericoloso e lo demonizzarono sempre di più col passare del tempo. Sebbene quello fosse il mio destino, facevano ancora fatica ad accettarlo.
    E NON ALZARE LA VOCE CON ME!!!
    Con un movimento della gamba destra sollevò in aria uno degli zoccoli di legno che portava ai piedi e lo afferrò a mezz’aria con la mano per poi scagliarlo verso il sottoscritto.
    Ma non mi colpirai mai con quella roba…
    Futon… Toppa!!!
    E NON USARE TECNICHE NINJA PER DIFENDERTI QUANDO TI RIMPROVERO!!
    Sollevai un piccolo mulinello in casa, attorno al corpo, in modo che non causasse danni alla mobilia e respingesse lo zoccolo in arrivo. L’arma letale si scontrò con la mia tecnica e schizzo via verso un soprammobile di ceramica, una teiera variopinta, che dunque venne colpito e cadde sul terreno frantumandosi in mille pezzi.
    Mamma!! Questa è la strada che ho scelto… E la percorrerò per quanto in salita possa essere.
    Mi avvicinai al soprammobile rotto e cominciai a chinarmi per raccogliere i pezzi. Pensavo avesse colto il messaggio, ma poi notai sulla parte superiore della fronte una vena pulsare.
    Oh-oh…
    La… Teiera… Della… Nonna…
    Le parole furono come trattenute dalla rabbia.
    E che cazzo però… Questo è della nonna… Quello è della prozia… Ma c’è qualche soprammobile che posso rompere in questa casa?!
    SPARISCI!!!
    Accettai il consiglio e filai sotto la doccia e a cambiare medicazione alla ferita.

    Quando tornai sulla soglia, provvisto di tutto l’equipaggiamento necessario, lei si era calmata, e sembrava essere assorta in una velata malinconia.
    Sarà pericoloso?
    Non posso dirlo con certezza… La missione non è di alto grado ma… Gli imprevisti possono capitare…
    Vedi di non morire.
    Contaci! E saluta anche papà!
    La abbracciai calorosamente.
    Il dovere però chiama e noi dobbiamo rispondere con prontezza. Mi fiondai dunque fuori dalla casa, per passare in armeria a fare le ultime compere e dirigermi in seguito al molo, ove il mio glaciale compagno non sarebbe mancato all’appuntamento.






    Riepilogo acquisti
    4 kunai (nel portakunai)--->80 ryo
    2 palle di luce (nel portakunai)--->40 ryo
    3 sigilli esplosivi (1 nel portakunai e 2 nella giubba chuunin)--->150 ryo
    10 spiedi (giubba chuunin)--->50 ryo
    5 metri di bende (giubba chuunin)--->25 ryo
    10 metri corda (zaino)--->50 ryo
    Auricolare --->200 ryo

    Totale= 595 ryo (300 buono+295 di tasca di Kameji)



  8. .
    CITAZIONE (¬Light L• @ 15/7/2018, 15:30) 
    Avete letto l'ultimo capitolo? :mog: :faccinachesbavachenontrovo:

    Io sto aspettando con ansia i due nuovi capitoli... Non vedo l'ora di scoprire le prossime mosse dell'esercito rivoluzionario :ice:
  9. .
    nmniv8

    Nome: Kameji Ashimizu
    Villaggio: Kirigakure No Sato
    Grado: Genin
    Altezza: 1,83 m
    Età: 17 anni
    Energia: Verde








    Pensato Kameji

    Parlato Kameji

    Nakata

    Guardia

    Segretario Squadre Speciali










    OLTRE LA MORTE




    Ti farò conoscere il vero terrore…

    La ragazza dinnanzi a me rimaneva immobile, attonita e in posizione eretta, con occhi spenti e privi di qualsiasi accenno di luce. Alla fine la mia arte illusoria sembrava esser andata a buon fine, o forse era questo che la donna voleva che io credessi.
    Devo stare attento… Potrebbe essere una trappola…
    Mi balenò rapido nella mente il ricordo di tutte le volte che ero cascato in strani tranelli durante questa missione. La ragazza di fronte a me era stata rapida da degli shinobi di Oto e il Mizukage aveva incaricato il sottoscritto e altri quattro chuunin di inseguirla prima che fosse entrata nel Paese delle Risaie, e fosse quindi diventata una questione fra nazioni. Dovevamo evitare qualsiasi scaramuccia ai piani alti. Durante la missione però, fummo separati con una serie di trappole fino a quanto non rimasi solamente io all’inseguimento della ragazza. Una volta trovata, stranamente sola, avevamo però ingaggiato battaglia, chiara spiegazione che forse vi era qualcosa di sinistro che non quadrava.
    Messo alle strette, ero stato costretto ad utilizzare un’arte illusoria. Mi trovato accovacciato a terra con le gambe al suolo, a scrutare immobile la scena. Le mani, appoggiate alle gambe, grondavano di sangue e sudore. Il petto, recante una ferita ad “X” dovuta agli attacchi precedenti, doleva non poco. Ero inoltre a corto di chakra.
    Trappola o no sono comunque alle strette…
    Dovevo cercare di concludere il duello ora, con le poche forze rimastemi, sperando di non incappare nell’ennesimo sotterfugio, a cui probabilmente, viste le condizioni fisiche in cui versavo, non sarei riuscito a scampare. Il cuore cominciò a batteri all’impazzata. La situazione sembrava essersi capovolta a mio vantaggio ma sentivo ancora nell’aria il tanfo di morte. Facendo leva con le mani sul terreno, mi feci forza e ritornai in posizione eretta compiendo uno sforzo disumano.
    OOOOOHHHH
    Barcollai per circa un secondo prima di assestarmi ed estrarre dunque un kunai con la destra dal portakunai e porre la mano in orizzontale davanti al plesso solare ferito. La sinistra scivolò lungo il fianco. Le gambe cominciarono a tremare. La ragazza però continuava a rimanere statuaria.
    Appena mi decisi ad andare all’attacco mi si annebbiò per un attimo la vista. Viste le condizioni in cui versavo stavo cercando di forzare il mio corpo oltre le possibilità.
    Kenpo: Hadan!
    Un lampo di luce svegliò il mio cervello confuso. La ragazza dunque venne sbalzata all’indietro di circa due metri cadendo di schiena, senza aver il tempo di reagire. Realizzai dunque solo in quel momento la provenienza dell’attacco. Il panico bussò nuovamente alla porta della mia gola: odiavo questi repentini cambi di scenario.
    Questa volta andò bene.
    Mi voltai per veder l’artefice di ciò e notai una faccia conosciuta, con i vestiti strappati e laceri, sporchi di terra e di sangue che si mescolavano in una macabra danza lungo tutto il corpo.
    Nakata!!! Allora stai bene!!
    Nakata fu l’ultimo compagno a separarsi da me. Eravamo rimasti in due a inseguire la ragazza quando Nakata cadde in una buca e rimase coinvolto in un’esplosione di carte-bomba. Non riuscii a fare nulla per salvarlo, e la sua morte mi scosse non poco anche se trovai comunque le motivazioni per lottare. Quelle sensazioni mi fecero crescere, e in pochi istanti mi fecero capire molte cose della guerra. Sicuramente, le notti a seguire, sarei tornato a rivivere quella scena shockante.
    C-Come hai fatto a scampare all’esplosione?
    Sono riuscito a scavare nel terreno con la stessa tecnica che ho usato poco fa…
    Capii che avrei rimandato a posteri tutti quei marasmi psicologici. Rimase solo l’amaro sapore di averlo abbandonato in una buca a morire. Certo non vie era altra soluzione in quel momento e non avrei avuto alcuna chance di tirarlo fuori da quella buca e probabilmente sarei finito con il nome inciso in una lapide. Ma le emozioni si sa, sono irrazionali, e vederlo vivo in questo momento da una parte mi riempiva di gioia, ma dall’altra mi dava un enorme senso di colpa.
    Capisco… Quindi era una specie di onda di chakra…
    L’esplosione mi ha coinvolto… Per fortuna solo parzialmente…
    A-Ah… S-sono contento…
    Lo stupore e la felicità al contempo mi strozzarono ogni altra possibile parola.
    Devo metterlo in guardia dal suo potere…
    Ehi… Kameji…
    La destra di Nakata indicò le mie spalle ove, pochi istanti prima, era stato scaraventato il nostro nemico. Mi voltai verso la ragazza.
    G-Guarda…
    Immobile, giaceva ancora a terra dopo l’ultimo colpo ricevuto. Ma il fatto strano, è che cominciò a perdere lembi di pelle, minuscoli, a poco a poco. Si liberarono in aria una miriade di strani corpuscoli, simili a pezzi di carta, che cominciarono a levitare e si sollevarono come un fiume di carta verso l’alto.
    E mo’ che cazzo sta succedendo…
    Ero stanco delle sorprese. Questi ultimi attimi mi parvero infiniti. Fui completamente preso dal turbinio di materia in ascensione che non mi resi conto di ciò che accadde alla ragazza. Nakata dunque si affiancò a me, anch’esso rapito dalla mia stessa visione.
    Uh… Guarda Nakata…
    Stavolta fui io a indicare con la destra la ragazza. Ma ora non vi era altro che una grande massa di carta sminuzzata a terra, da cui si intravedeva un volto completamente pallido. Indi ci avvicinammo con cautela. Mi appoggiai con la destra alla spalla medesima del mio compagno, facendogli passare il braccio dietro alla nuca, per aiutarmi a camminare. Nakata era malconcio, ma non quanto il sottoscritto.
    Ma cosa…
    Kameji dimmi che ho le allucinazioni…
    Dinnanzi a noi, avvolta in una sottile mangiatoia di carta lacera, un cadavere disteso con la giubba da chuunin riposava eternamente con una smorfia di dolore dipinta sul volto.
    No purtroppo…
    Si trattava sempre della ragazza che stavamo inseguendo con cui poi ho dovuto lottare, ma questa volta era morta e avvolta in sinistro letto bianco e con abiti diversi.
    Quindi non è stata la tua tecnica?
    Direi di no…
    Vi erano molte ferite sul corpo della stessa che grondavano sangue, di cui una all’altezza dello stomaco, sembrava averne portato alla morte. Non vi era equipaggiamento. Questo la diceva lunga sul fatto che fosse stata depredata visto che è una mossa poco scaltra scendere in battaglia senza armi.
    Ora che ci penso… Le ferite sono molto inusuali per gli attacchi che ha subito da noi…
    Nakata… Può darsi che non l’abbia uccisa tu…
    Di fianco al corpo notai due oggetti scintillare. Li misi a fuoco per bene e notai che erano delle lenti a contatto.
    Tutto ciò è davvero strano… Se non l’abbiamo uccisa noi come mai stava combattendo?
    Che qualcuno la usasse come burattino? Pazzesco… Significherebbe essere in grado di utilizzare i morti…
    La mia mente non si dava pace.
    In ogni caso solo la squadra speciale potrà far luce sul mistero… Direi di portare il corpo a loro…
    Concordo…
    Ma allora la carta che ruolo ha in tutta questa faccenda?
    Dobbiamo però toglierci da qui al più presto… Potrebbe tornare l’artefice di questo abominio…Riesci a camminare?!
    Ce la farò in qualche modo…
    Non avevo danni alle gambe. Ero semplicemente spossato per la gran perdita di sangue. Necessitavo al più presto di dovermi medicare le ferite. Inoltre avevamo un cadavere da portare fino a Kiri attraversando ben due Paesi interi. La situazione all’improvviso non fu delle più rosee. Facendomi forza mi staccai da Nakata e cominciai a incamminarmi cercando di mantenere l’equilibrio verso il margine di quell’immensa radura circolare in cui ci trovavamo. Al centro della stessa vi era una piccola casa ma ripararsi in essa ci avrebbe esposto inutilmente. Nakata si chinò, prese il corpo e se lo issò sulle spalle, raccogliendo con l’altra mano anche le lenti e un campione di carta. Poi mi seguii nella radura.
    Contrariamente a quanto pensavamo, ci addentrammo per una decina di metri, giusto per essere al sicuro da occhi indiscreti, ma nessuno si palesò.
    Dobbiamo pensare a un modo per trasportare questo sberlone…
    Hai idee?! Io direi a mano…
    Ma così non sarei molto di aiuto…
    Prima mettiamoci al sicuro… Poi pensiamo alla logistica!
    Avevamo delle priorità in quel momento e Nakata si premurò di ricordarmelo.
    Macinammo circa un chilometro ad andatura lenta visto il nostro stato, circumnavigando la radura fino a imboccare la direzione da cui eravamo venuti, ovvero quella che costeggia il confine del Paese del Fuoco con quello delle Risaie, per poi sbucare sulla costa di fronte al Paese del Vortice.

    Cazzo! Detesto perdere le cose!
    Avevo perso il mio zaino e lo realizzai soltanto in quel momento.
    Devo averlo lanciato via istintivamente durante l’esplosione… Oppure l’ho lasciato senza volerlo nella casa…
    Mi sentivo così idiota. Non commettevo errori simili da tempo. Probabilmente qualche movimento istintivo me lo aveva fatto gettare via nel marasma del combattimento e nei vari tranelli in cui ero incappato.
    Pazienza Kameji… Quel che è perso è perso… Non possiamo mica tornare indietro…
    Ci fermammo dunque per medicarci le ferite, il che mi fece utilizzare tutte le bende che fortunatamente tenevo nel portakunai. Dovetti fare tutto il giro del busto per bendare le ferite, il che mi fece usare quasi tutto il tessuto a mia disposizione. L’emorragia per mia fortuna si era fermata, il sangue sulla ferita era coagulato e aveva formato un tappo sul circondario impedendo al mio corpo di perderne ulteriore. A disinfettare il tutto ci avrei pensato una volta tornato a Kiri, anche correndo il rischio di avere un’infezione. Quel corpo aveva la massima priorità, noi shinobi contavamo molto meno.
    Fantastico… Sono a corto di cibo, acqua e vestiti…
    Il viaggio di ritorno improvvisamente diventò una gran rogna. Anche Nakata finì di medicarsi le proprie ferite.
    Direi di cercare del cibo… Possibilmente selvaggina visto il sangue che abbiamo perso…
    Dobbiamo anche cercare un fiume per sciacquare le nostre ferite e per rifarci le scorte d’acqua…
    Ti presterò io una delle mie borracce…
    Grazie tante! Ti sono debitore…
    Entrambi però sapevamo che mancava un grande dettaglio, ma non avevamo il coraggio di dirlo.
    E poi…
    Ruppi gli indugi.
    Essendo entrambi feriti non possiamo dividerci…
    Già… I nostri compagni dovranno aspettare…
    Non possiamo fare altro in queste condizioni!
    Parliamoci chiaro… Questo corpo è troppo importante… Dobbiamo portarlo immediatamente alla squadra speciale di Kiri!!
    Rimanere razionali in queste situazioni, con queste scelte da fare non era semplice. Io avevo ancora molto da imparare rispetto al mio compagno.
    Avremmo organizzato una volta al villaggio una missione di recupero. Contavamo comunque sul fegato degli stessi. In qualche modo sapevamo che ognuno aveva chance di cavarsela, ma non potevamo lasciare messaggi in giro, non su territorio straniero, e non alle prese con un gruppo di otiani.

    Impiegammo due giorni per ritornare nel Paese del Vortice. Nakata si premurò di portare il cadavere, in quanto possedeva una maggior forza fisica al momento, ma anche in generale. Il Paese del Fuoco possedeva grandi specie di selvaggina il che ci ha permesso di tenerci sempre rigorosamente alimentati a base di carne. Le forze pian paino tornarono a entrambi, mentre il petto ancora continuava a bruciare. Decidemmo di non costruire accampamenti: essendo in due, trovammo ogni sera un luogo nascosto dove uno poteva dormire e l’altro fare la guardia, e ci alternammo per tutta notte. Non mancarono soste ai fiumi o piccoli laghetti per poter dare una lavata alle ferite e una anche ai bendaggi, riducendo così le possibilità di infezione che rimanevano ancora molto alte. Decidemmo di aspettare la notte del secondo giorno per varcare lo stretto che separava i due paesi: preferivamo non rischiare alcun contatto. Per ammazzare le ultime ore, decidemmo di farci un bagno in mare, in una zona desolata, per lavarci un po’ di quell’odore nauseabondo che trasportavamo che mischiava sangue, sudore, sporcizia e cadavere. Non ottenemmo molto, ma riuscimmo a dare una bella disinfettata alle piaghe perché si sa, l’acqua salina del mare è sempre un buon rimedio. Quella sera pescammo e mangiammo pesce.

    Il giorno seguente lo passammo ad attraversare il Paese del Vortice sempre cercando di mantenere un basso profilo viaggiando nella parte più fitta delle radure del territorio. La routine era sempre uguale, se non per il fatto che provai a portare il cadavere sulle spalle, ma non ottenni altro che una fitta acuta al regalino sul petto lasciatomi dal cadavere stesso. Mi dispiaceva lasciare il lavoro sporco interamente al mio compagno, ma non potevo fare altrimenti. Sempre col favore della notte, varcammo nella medesima maniera il confine fra il Paese del Vortice e quello dell’Acqua, ovvero camminando sul mare. Era la seconda notte di fila che non dormivamo, viste le traversate notturne che la geografia del territorio ci aveva costretti a fare. Una volta rientrati nel nostro territorio di casa, rinfilammo i coprifronte e facemmo una sostanziosa sosta a riprendere energie, sempre con le dovute precauzioni.
    Il viaggio durò un giorno ulteriore, sempre per radure visto che trasportare un cadavere non è mai una bella attività da mostrare in pubblico. Arrivati alle mura di Kiri entrammo da una delle porte secondarie da cui si usciva prevalentemente per andare in missione.

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    Documenti prego?
    Sulla soglia ci avevano fermato due guardie: una abbastanza giovane, sulla trentina, con capelli folti neri, bocca carnosa, naso grosso come un macigno e voce un po’ effeminata, che si occupo’ di fare i dovuti controlli; il secondo, un po’ più anzianotto e pacato, ci scrutava silente con le braccia incrociate al petto.
    E con quello che volete fare?
    La guardia notò il cadavere, poi vece l’ennesima smorfia di disgusto. L’odore pungente dello stesso, sommato ai nostri olezzi rendeva quegli attimi infernali ai due. Il nostro aspetto trasandato e spettinato, ne era la conferma. In missione però l’igiene era trascurabile, soprattutto quando in gioco c’è qualcosa di più grande.
    Lo dobbiamo portare alla Squadra Speciale… E’ di grande importanza…
    La guardia esaminò i documenti e poi ce li riconsegno togliendosi dal percorso.
    Perfetto! Bentornati a Kiri!
    Mi grattai i corti capelli scuri sudati lasciandomi alle spalle la porta del Villaggio, felice di poter finalmente respirare aria di casa. Ne sentivo la mancanza, ma soprattutto, era chiaro indice che quell’estenuante missione era giunta al termine.

    La sede del Corpo della Squadra Speciale distanza pochi minuti di cammino. Inutile dire che la posizione era del tutto strategica vista la vicinanza ad un’entrata secondaria solcata prevalentemente da shinobi. L’edificio era un grande palazzo bianco di forma circolare, con inciso l’effige della squadra in dimensioni mastodontiche sulla facciata principale. Entrammo in un ampio atrio scuro, la cui unica parte illuminata era quella diametralmente opposta all’ingresso, da due misere luce di candela.
    Quest’atmosfera rimane sempre spettrale.
    Le due candele erano situate su un bancone di legno, dietro cui sostava uno shinobi avvolto in un bianco mantello, con sul volto una maschera bianca raffigurante un orso. La Squadra Speciale era famosa per essere il corpo d’elite comandato direttamente dal Mizukage, che si occupava quindi delle questioni più importanti per il villaggio, molto spesso nella maniera più sporca possibile. All’interno di essa vi erano numerose divisioni tra cui interrogatori, torturatori, sensitivi, crittografi e anche medici responsabili delle autopsie.

    Vi aspettavo…
    Tuonò la voce neutra dietro al bancone, probabilmente distorta da un aggeggio situato dietro alla maschera. Ci facemmo avanti fino a sostare a circa un paio di metri da lui. Nakata appoggiò il cadavere sul bancone, e estrasse dalla tasca della sua giubba i frammenti di carta e le due lenti a contatto per porli di fianco al cadavere.
    Il mio capo mi ha raccontato della vostra missione… Ma mancano persone all’appello vedo…
    Si sono perse strada facendo…
    Era prioritario farvi ottenere questo cadavere…
    Non lo metto in dubbio… Vedo a mio dispiacere che la donna è trapassata… Raccontate pure a me… Io riferirò tutto a chi di dovere… Naturalmente ciò non vi esenta dallo scrivere un rapporto formale…
    Annuii in risposta.
    Abbiamo inseguito in ninja di Oto fino a quasi il confine… Una di loro ha tentato di rallentarci ma è rimasto Jeral a fronteggiarla e l’esito della battaglia è incerto…
    Poi siamo stati intrappolati in una sorta di ragnatela… Non abbiamo scovato l’artefice ma Loki e Thorne sono rimasti per scovarlo e occuparsi di lui…
    Infine siamo stati costretti a combattere con questa ragazza che a quanto pare utilizzava delle ossa per attaccare ma…
    Ma?!
    Quando l’abbiamo messa fuori gioco si è come volatilizzata in tanti pezzetti di carta e ha lasciato questo cadavere al suo posto…
    Ci terrei a precisare che le ferite sul corpo della ragazza non le abbiamo causate noi quindi probabilmente è stata manipolata da morta… Non sappiamo come e oltretutto è solamente un’ipotesi…
    Perfetto! Ottimo lavoro ragazzi! Ora andatevi pure a riposare!!
    Oh finalmente!
    Arrivederci!
    Buon proseguimento!
    Ci congedammo dall'ANBU e uscimmo allo scoperto.

    Mi dispiace di averti abbandonato nella buca ma credimi…
    Io avrei fatto lo stesso al tuo posto. Non è cattiveria… Solamente è inutile morire in due…
    Umpf…
    Tirai un sospiro di sollievo. Mi ero liberato di un peso, seppur in questi ultimi giorni avevo avuto priorità superiori.
    Grazie… Ti devo un favore…
    Alla prossima e stammi bene!
    Altrettanto!
    Alzai la destra in un pigro gesto di saluto. Nakata ricambiò prima di voltarsi e scomparire in quella serena giornata di fine estate. Mi incamminai quindi verso l’ospedale, pronto a metter la parola fine a questo capitolo della mia storia.







    Ho perso lo zaino (per una questione ruolistica) e il contenuto e ho usato 5 metri di bende che erano nel portakunai :ice:


  10. .
    nmniv8

    Nome: Kameji Ashimizu
    Villaggio: Kirigakure No Sato
    Grado: Genin
    Altezza: 1,83 m
    Età: 17 anni
    Energia: Verde








    Pensato Kameji

    Parlato Kameji

    Shinobi delle ossa










    L'OMBRA DELLA MORTE




    Lancia di ghiaccio mortale!!!
    Delle bianche saette fendettero l’etere che si interponeva fra me e la donna per poi arrivare a destinazione conficcandosi nella carne della stessa. Gelidi armi si fecero strada fra pelle e vestiti lasciando su questi ultimi un alone carminio, effige del loro passaggio. Si sommarono quindi alla miriade di spiedi che la stessa donna aveva in diverse parti del corpo, anch’essi ad opera del sottoscritto.
    Bingo puttana!!
    Cominciavo ad odiare quella donna. Si trattava di una kiriana che si presumeva fosse stata rapita da un gruppo di shinobi di Oto che un gruppo di cinque chunin, tra cui me, si era curato di inseguire. Più questa follia andava avanti, più sorgeva forte il presentimento che la stessa si sia allontanata da Kiri di sua spontanea volontà. Che motivo avrebbe altrimenti di attaccare un suo salvatore?
    Rilascio!!
    Non volli consumare più chakra del dovuto, indi sciolsi la mia abilità innata. Tutto ciò che si era solidificato per mano mia si liquefece all’istante cadendo imperterrito sul terreno sottostante. Le lance e gli aculei si tolsero quindi di scena.

    Anf… Anf…
    La fatica del combattimento si cominciava a far sentire, vista soprattutto la velocità con cui consumai gran parte delle mie scorte di chakra. Ciò che però mi lasciava sbigottito, era la sinistra noncuranza con la quale la ragazza incassava i colpi. Perfettamente immobile, statuaria, senza un minimo cenno di smorfia o di dolore, nonostante i segni del mio attacco fossero ancora visibili sul suo corpo. La cosa cominciò a spaventarmi non poco, anche perché avevo quasi finito le carte da giocare.
    Sai fare male… Lo devo riconoscere…
    La ragazza dunque cominciò a ridere in maniera un tantino sinistra: una via di mezzo fra il sadismo e il divertimento, mantenendo però alquanto basso il tono di voce.
    Eheheh…
    Ti farò passare io la voglia di ridere.
    La ragazza dunque cominciò a toccarsi le pupille con cautela e con fare apparentemente delicato. Il che aggiunse un velo di mistero sulla sua figura e sul suo modo di percepire il dolore.
    Vanta numerose ferite… E si tocca gli occhi…
    Il mio sesto senso mi suggerì di stare particolarmente all’erta. La donna dunque sputò sul terreno ancora umido sia per la pioggia passata, che per i miei jutsu di ghiaccio scioltisi da pochi istanti. La saliva si aggiunse soltanto alla grande quantità d’acqua presente nel circondario. Il gesto non mi piacque per niente.
    Tsk…
    Che ne dici se facciamo una gara?
    Uh?!
    Di cosa parli?
    Il primo che fa cadere a terra l’avversario vince…
    Queste ultime parole siglarono l’inizio della sua offensiva. In quel momento mi maledissi per non aver preso le dovute distanze, soprattutto sapendo che sono vulnerabile agli attacchi ravvicinati. Distese ambo le braccia in avanti con i palmi rivolti verso di me, con il busto leggermente chinato verso il basso. Dal centro delle stesse spuntarono ossa lunghe e sottili, che uscirono come sciabole dal fodero. Entrambe erano ulne, l’osso fra i due dell’avambraccio più sottile e più predisposto all’attacco se dotato della giusta resistenza.
    Ma cosa…
    I radio invece si fecero strada in maniera opposta rispetto ai loro compagni di stanza e uscirono da dietro i gomiti della kiriana.
    Cominciai a rimanere un filo inquietato. Una morsa mi strinse lo stomaco come fosse una tenaglia. Gocce di sudore cominciarono a scendere e solcare la parte posteriore del busto. Paura?! Forse…
    Le ginocchia della ragazza sputarono fuori i due femori protendendoli verso il basso come fossero mazzette di legno. Le spalle chiusero quella sinistra scomposizione corporea con gli omeri. Più la scena si protraeva, più aumentava il mio sconcerto. Una vista non proprio piacevole. Indi abbassai il busto e assunsi una posizione di guardia con ambo le mani davanti al busto, la sinistra orizzontalmente all’altezza della mezzeria della cassa toracica, la destra posta obliquamente verso l’alto a proteggere il volto. Ciò a poco servì. La donna scattò fino a giungere a portata di affondo.
    AAAAHHHH!!!
    Sentii una fitta alla parte superiore sinistra del plesso solare protrarsi rapidamente verso l’estremo radialmente opposto della stessa. Le guardia si sciolse involontariamente. La figura lattiginosa della kiriana ora era a pochi centimetri dal sottoscritto, ma soprattutto, mi aveva ferito senza nemmeno che io riuscissi a vedere l’attacco.
    Cos…
    UGHHHHH!!!
    Con la guardia scoperta, fu libera di colpirmi in sequenza una seconda volta. Non vidi nemmeno questo attacco, ma sentii solamente il suo impatto sul mio corpo che mi fece crollare a terra di schiena.
    Con uno sforzo addominale notevole, viste le ferite subite sulla zona pettorale che formavano una macabra X, ritornai in posizione eretta barcollando un poco prima di trovare la stabilità. La ragazza aveva preso le distanze da me e si era messa in una posizione di guardia simile a quella assunta da me in precedenza.
    Allora ti costa usare questa tecnica eh… Hai un limite di due colpi…
    Altrimenti perché interrompere un’offensiva che mi stava procurando non pochi danni.
    Ughhhh…
    Una fitta di dolore mi fece poggiare la sinistra al petto. Si impregnò di sangue. Mi accorsi dunque che il mio corpo grondava liquido rosso dalla parte superiore.
    Uaaaahhh…
    Di nuovo le ferite, mi fecero crollare sulle ginocchia; gli arti superiori protesi in vanti a tastare il terreno. Mi sentivo impotente, mi sentivo debole, avevo paura di ciò che sarebbe potuto succedere. Il cuore cominciò a battere velocemente, e battendo più velocemente la cassa toracica fece ancora più male.
    Eh… Così è questo che significa…
    Avevo paura di morire. Per la prima volta, mi trovai faccia a faccia con l’ombra del mietitore. Ma solo superando questo sarei potuto diventare a tutti gli effetti un ninja. Rischiare la vita senza conoscere la morte ti può far sembrare coraggioso; rischiare la vita conoscendo la morte ti fa crescere.
    Questa è l’ultima spiaggia…
    Impastai quel poco chakra rimastomi in corpo con le mani tremolanti e sudicie per il sangue e il sudore avvolte nella posizione del cinghiale. Sembravano non volersi staccare più.
    Nakata… Mi dispiace… Ma potrei aver fallito…
    Indirizzai il chakra alle mani e alla bocca e cercai indi un contatto visivo con la ragazza, che avrebbe dovuto esser ragionevolmente intenta a scrutarmi per cercare di anticipare le mie prossime mosse. Una volta ottenuta la sua attenzione, avrei staccato le mani da quella ferrea posizione per schioccare l’indice e il pollice della mano destra, e ingabbiare così la vista del mio avversario attraverso il mio chakra.
    Non ti lascerò prenderti gioco di Kiri…
    La mia patria natia era fra le cose che più amavo al mondo, e avrei fatto di tutto per proteggerla. Un disertore era il più grande pericolo che essa potesse correre. Il solo pensiero mi diede una rinnovata, ma effimera, forza.
    OOOHHHHHHHHHH!!
    Le mie corde vocali si esibirono in un suono gutturale impregnato di chakra che avrebbe dovuto ingabbiare anche l’udito della ragazza, oltre alla vista, nella mia illusione. Una sorta di urlo disperato. Non mi rimaneva che usare la terza arte.
    La shinobi delle ossa avrebbe dovuto vedere il suo corpo iniziare a sciogliersi, le sue ossa esterne iniziare a scomporsi piano piano in pezzi sempre più piccoli. Avrebbe sentito le stesse scricchiolare per tutto il tempo: si sarebbero aperte in esse piccole crepe che sarebbero poi sfociate in un puzzle di spaccature. Ciò che era la sua fonte di forza, sarebbe dovuta diventare la sua più grande debolezza. L’ambiente rimase immutato, per conservare quel poco di realismo. In seguito avrebbe dovuto sentire continue fitte provenire dall’interno, e vedere le ossa interne cominciare a uscire a casaccio dal corpo, senza controllo. Anelavano la libertà, ma erano destinate a sgretolarsi anch’esse sotto il ticchettio inesorabile del tempo. Per ultimo, per piacere del sottoscritto, gli sarebbe uscita l’intera spina dorsale dalla fessura anale, scomponendosi nelle tante vertebre e subendo lo stesso inevitabile destino.
    In quella dimensione io sarei stato il padrone del tempo, della vista, del suono e delle percezioni del dolore. Avrei cercato di sfruttarle a dovere per gettare la donna nel terrore più totale.







    Ho finito tutti i gemiti di dolore che conoscevo :asd:
    Riepilogo


  11. .
    nmniv8

    Nome: Kameji Ashimizu
    Villaggio: Kirigakure No Sato
    Grado: Genin
    Altezza: 1,83 m
    Età: 17 anni
    Energia: Verde








    Pensato Kameji

    Parlato Kameji

    Shinobi delle ossa










    L'ERA DELLA GLACIAZIONE




    Attimi intensi trascorrevano lenti come fossi una particella sparata a velocità relativistiche. Mi trovavo nel bel mezzo di un combattimento in cui io stesso avevo preso l’iniziativa offensiva. La missione del mio gruppo si trattava di inseguire un gruppo di otiani ritenuti responsabili del rapimento di una kiriana, mentre cercavano di rimpatriare. Con il tempo, vittime di trappole e sotterfugi, il gruppo si è diviso a poco a poco fino a quando sono rimasto da solo. Ritrovai dunque la ragazza dispersa, ma quest’ultima aveva un aspetto un tantino sinistro. Così cominciò la battaglia.
    La prima cosa che feci è lanciargli un kunai con carta bomba che quest’ultima respinse con una tecnica di tipo fuuton mai vista prima.
    Davvero molto interessante…
    Poi la attaccai con una sequenza di ninjutsu. La kiriana cercò di evitarli ma non ci riuscì e venne travolta da un’ondata d’acqua a tutta velocità e da dei proiettili di aria compressa che la colpirono in pieno.
    Ma cosa…
    Avevo fatto centro e, a meno che non si fosse esposta apposta agli attacchi per chissà quale motivo, le mie arti magiche sembravano più veloci delle sue abilità fisiche. D’altro canto non aveva riportato un graffio indice che forse non erano sufficientemente potenti o, che la stessa, possedesse una grande resistenza. Era rimasta semplicemente impassibile, senza compiere smorfia alcuna.
    Un ghignò dunque comparì sul suo volto neutro come d’incanto, improvvisamente. Ebbi un tremolio lungo la schiena.
    Ho un brutto presentimento…
    Interessante… Sai fare di meglio percaso?
    Non sottovalutarmi…
    Io sì…
    Compì dunque uno scatto felino nella mia direzione. Sapevo di dover evitare a tutti i costi uno scontro fisico in quanto forte le arti marziali non erano il mio, ma non feci in tempo a pensare che subito si ritrovo a circa un metro dalla mia figura. Si abbassò dunque di colpo sorprendendomi del tutto.
    Cazzo!!
    Notai abbastanza in tempo che dalla sua schiena, posizionata esattamente sotto di me, spuntarono fuori delle protuberanze bianche che, istintivamente, etichettai come ossa.
    Spiccai dunque un balzo laterale verso destra, cercando di evitare il colpo. Le ossa dunque si espansero per circa un metro e mezzo in lunghezza e non riuscii da quella distanza ad evitarle tutte. Un paio di esse mi colpirono di striscio sulla coscia sinistra facendomi perdere l’equilibrio durante il balzo. Rimediai qualche graffio di battaglia, ma nulla di preoccupante per ora.
    Venni dunque scaraventato all’indietro fino ad impattare con la schiena con il terreno, parzialmente ammorbidito dalla pioggia dopo esser volato per circa tre metri. La ragazza prese le distanze dal sottoscritto con una serie di balzi.
    Si sta preparando ad un attacco a distanza… Maledetta…
    Punto poi ambo le mani col palmo rivolto verso terra. Protese le dita verso di me e sparò dieci masse bianche simili a proiettili che cominciarono ad avvicinarsi inesorabilmente.
    Indi composi una serie di sigilli al petto [Cavallo – Pecora - Bue – Drago] per poi impastare del chakra al plesso solare e sputarlo in seguito sotto forma di una massa d’acqua verso il terreno.
    Suiton… Muro d’acqua!!
    L’acqua dunque si innalzo attorno a me fino a formare una barriera circolare, di raggio circa un metro, che mi protesse dall’impatto con quegli strani proiettili.
    Bah… Che potere strano…
    Singolare! Non mi era mai capitato di aver a che fare con delle ossa umane in questa maniera. Il che mi lasciava sconcertato.
    Il muro scomparve dopo aver compiuto la sua mansione. Tramutai dunque il mio chakra mescolando i suoi due elementi principali, il Fuuton e il Suiton, fino a creare un nuovo elemento molto più freddo e pesante: l’Arte del Ghiaccio. Indi mi lanciai al contrattacco scattando verso la mia avversaria fino ad arrivare a circa cinque metri da quest’ultima. Composi nuovamente dei sigilli [Tigre-Seprente-Cane], per condensare l’acqua attorno a me fino a renderla gelida, solida, a formare una serie di minuscoli aculei di ghiaccio.
    Aculei di ghiaccio!
    Scagliai dunque questi ultimi verso la manipolatrice di ossa fino a farli aprire a cono con un raggio di base di circa tre metri ad una distanza di quindici metri. Trovandomi dunque ad un terzo della distanza, il raggio di base del cono avrebbe dovuto essere di circa un metro. Un attacco a raggio più ampio aumenta le probabilità di colpire il bersaglio, ma allo stesso tempo diminuisce i danni da esso provocati. Al contrario, io optai per la massima potenza distruttiva, contando sul fatto che le mie arti magiche non è stata in grado di evitarle in precedenza.
    Vediamo di ingrandirli un po’.
    Cercai di mantenere l’avversario sempre ad una distanza di circa cinque metri assecondando eventuali suoi movimenti. Posizionai per la terza volta in pochi secondi le mani in sequenza [Tigre - Cavallo - Cinghiale - Topo – Serpente] sfruttando per l’ennesima volta l’umidità ancora presente nell’aria per farla condensare in acqua allo stato liquido e poi ghiacciarla. Creai dunque dei giganteschi spiedi di ghiaccio, fisicamente molto più visibili dei precedenti, che scagliai contro la dolce donzella.
    Lancia di ghiaccio mortale!
    Ammetto di non avere molta fantasia…
    Conclusi disattivando l’innata per non sprecare inutilmente altro chakra.
    Ora sarebbe stato il fato a decidere la mia sorte.







    Riepilogo Blaze


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    Nome: Kameji Ashimizu
    Villaggio: Kirigakure No Sato
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    Altezza: 1,83 m
    Età: 17 anni
    Energia: Verde








    Pensato Kameji

    Parlato Kameji

    Nakata










    OCCHIO PER OCCHIO, OSSO PER OSSO




    Tacita la radura nelle prime ore del meriggio, talmente silenziosa da sembrare alquanto sinistra. Era in momenti come questi che il sottoscritto e Nakata, gli ultimi due rimasti del team, ci guardavamo semplicemente negli occhi, senza proferire parola alcuna. Bastava questo per intenderci, per scambiare le nostre emozioni al momento. Provavamo le stesse angosce, le stesse incertezze, le stesse certezze e gli stessi presagi. Eravamo due compagni sulla stessa barca abbandonata alle correnti del mare.
    Quattro otiani avevano messo le mani su una ragazza kiriana qualche giorno addietro, ed ora stavano fuggendo cercando di portarla nella loro patria natia. Il Mizukage indi aveva incaricato ad un team di cinque chuunin, tra cui il sottoscritto, di inseguirla e di riportarla in patria. Ci eravamo addentrati nel Paese del Fuoco e del Vortice, entrambi sotto la giurisdizione di Konoha, per poi proseguire nell’entroterra verso il Paese delle Risaie. Durante il cammino però, i nemici avevano fatto le loro mosse ed erano riusciti a separarci con qualche espediente. A inseguirli dunque, eravamo rimasti solo in due, oramai prossimi al confine col Paese delle Risaie.
    Nakata sentì uno strano odore trasportato dal vento.
    Cos’è questa puzza.
    Facemmo una piccola deviazione addentrandoci nella radura per un centinaio di metri circa seguendo la direzione del tanfo acre e pungente, per poi realizzare la causa.
    Urina!!
    Dall’odore forte sembra umana…
    Perfetto… Vuoldire che siamo sulla buona strada.
    Ci rimettemmo dunque in cammino attraverso quei boschi sconfinati.
    rimasti in due… Questo non è rassicurante però… Dobbiamo stare all’erta per evitare di esser divisi di nuovo.
    Come dagli torto. D'altronde con tutta l’allerta di sto mondo son già riusciti a dividerci due volte… Non vedo come non possano riuscirci una terza.
    Hai ragione ma…
    Nakata si voltò verso di me.
    Uh... Qualcosa ti turba?
    In realtà il fatto che ci abbiano divisi è una lama a doppio taglio… Da una parte diminuisce le nostre chance di inseguirli…
    Ma dall’altra vuoldire che gli stiamo alle costole… Vero?
    Esattamente!
    Piuttosto c’è un’altra cosa che mi preoccupa…
    Ovvero?
    Siamo vicini al confine col Paese delle Risaie.
    Capisco… Una volta superato suddetto confine poi rischia di diventare una questione fra grandi nazioni…
    Evitare ciò è proprio l’obbiettivo massimo della nostra missione…
    Esatto… Ciò vuoldire che dobbiamo affrettare il passo e cercare di prenderli ora…
    Potrebbe essere estremamente pericoloso ma…
    Non abbiamo altra scelta!!
    Significherebbe finire in bocca a un leone... Saremmo esposti a qualsiasi loro sotterfugio ma tanto… Non mi sembra che in questo ultimo giorno ci sia toccata una sorte migliore.
    Rallentammo il passo repentinamente, camminando a terra con fare felpato. Oramai eravamo sicuri di averli a tiro e sarebbe stato inutile essere avventati: avrebbe semplicemente ridotto le nostre percentuali di vittoria e ci avrebbe esposti bellamente alle tattiche nemiche. Volevamo ricongiungerci il prima possibile con le nostre prede. Eravamo sicuri della direzione, ma eravamo altrettanto convinti che, una volta vicini, loro stessi si sarebbero palesati come già successo in precedenza.
    A conferma delle nostre teorie un ramo spezzato dal peso umano, un’impronta nel fango ancora fresco e un’altra serie di indizi umani lasciati lungo il cammino.
    A quanto pare anche loro stanno procedendo senza curarsi di cancellare tracce…
    Vuoldire che hanno poco tempo a disposizione!
    Potrebbe essere anche un diversivo ma… Oramai non abbiamo più il tempo di pensare ad ogni evenienza e perderci in pensieri inutili…
    Pochi minuti dopo, si intravide una luce molto forte. Ci addentrammo mantenendo al stessa andatura per capitombolare in una radura circolare: uno spiazzo libero da alberi dal diametro di circa una cinquantina di metri. Rivedemmo dopo giorni il cielo azzurro e limpido, maestoso, che vegliava sopra di noi.
    Ehi Kameji guarda là!!
    Con l’indice mancino Nakata evidenzio una piccola casupola al centro della radura, di modeste dimensioni.
    Che dici… Andiamo a dargli un’occhiata?!
    Beh… Sarebbe un bel riparo visto che adesso siamo completamente esposti ad attacchi… Una volta dentro potremmo fare il punto della situazione.
    Ci avviammo sempre con la massima allerta ma a poco servì.
    Alzai lo sguardo al cielo per vedere se avessi notato qualcosa di strano, che avrebbe potuto darmi qualche tipo di presagio. Lo riabbassai.
    Uh?!
    Nakata sembrava scomparso. Era un attimo prima a camminare al mio fianco e ora non lo vedevo più.
    Ehi Nakata!!
    Mi voltai a destra e sinistra repentinamente ma non lo vidi ancora.
    Dove cazzo sei finito?!
    Fu allora che la notai: alle mie spalle la comparsa dal terreno di una buca. Il mio compagno ci era caduto dentro.
    Merda… Che sia una trappola anche questa!!
    Sembrava chiaro e logico che l’artefice fosse uno degli energumeni che stavamo inseguendo. Si trattava di una mossa premeditata e poi nascosta con qualche stratagemma ad arte.
    Ehi stai bene?!
    Mi avvicinai all’orlo della buca per sincerarmi delle condizioni di Nakata e cercare di tirarlo fuori. Non avevo la minima intenzione di perdere anche l’ultimo compagno che mi era rimasto.
    Una volta giunto nei pressi della stessa, riuscii a scorgere l’inizio della figura del mio compagno.
    E ora come lo tiro fuori?!
    Non avanzai un centimetro in più che subito sotto i miei piedi spuntò un foglio di carta dall’aspetto familiare.
    Merda!! Una carta bomba!!
    Il tempo si fermò.

    E ora?! E’ finita? Che faccio?
    Ero impotente. Completamente impotente.
    Realizzai che non avrei potuto salvarlo nello stesso istante in cui cominciai a scorgere un bagliore sottile provenire dalle scritte locate sulla carta bomba.
    Spiccai un balzo furioso all’indietro voltandomi e dando le spalle al mio compagno.
    BOOOOOOOOOOOOOMMMMMMM!!!
    Un fragore alle mie spalle squarciò l’aria circostante mentre incurante continuai a correre verso quella casa che ora rappresentava per me un punto dove poter rifiatare. Continuai senza voltarmi, forse perché non ne avevo nemmeno il coraggio.
    Sentii un calore partire dalla frontiera degli occhi ed espandersi per tutto il volto.
    Ghhh… Nakata…
    Cercai di sopprimere qualsiasi gemito ma qualcuno ne uscì spontaneo. Realizzai indi che stavo piangendo. Io, Kameji, che avevo sempre potuto contare su un aspetto freddo e assente stavo piangendo. Avevo appena abbandonato un mio compagno di squadra.
    In cuor mio sapevo di non aver altra scelta. L’istinto mi aveva fatto prontamente salvare la pelle. Se avessi cercato di soccorrerlo saremmo morti in due e non avrebbe avuto più senso tutto ciò eppure…
    Non potevo fermarmi a pensare. Continuai a correre a tutta velocità fino ad arrivare alla casa. L’aspetto esterno, da vicino, era quello di una banale cascina agricola, intonacata bianca e con infissi a persiane marrone chiaro e logori. Alcuni tratti della stabilitura civile erano stati rimossi, e si intravedevano i mattoni sottostanti rosso spento.
    Mi precipitai dentro aprendo la porta con un calcio e richiudendola in fretta subito dopo. Mi ritrovai in una piccola stanza, deserta, con un tavolo di legno scuro al centro con delle sedie nel circondario. Notai infine che quella sala di una trentina di metri quadri aveva un angolo cottura.
    Dunque… Non devo avvicinarmi assolutamente alle finestre.
    Alla mia sinistra si intravedeva l’ingresso di un vano scala, che raggiunsi con fare furtivo. Mi assicurai che lungo la scala non ci fosse nessuno prima di percorrerla: i gradini sempre dello stesso materiale di infissi e mobili però scricchiolavano e rendevano difficile persino ad un ninja mantenere la furtività. Sbucai indi al piano superiore, su un piccolo disimpegno quadrato con tre porte.
    Dunque potrebbero essere due camere ed un bagno…
    Le controllai sempre con la massima attenzione. Tutti e tre i locali erano di modiche dimensioni. Ambo le camere avevano un materasso per terra per dormire e un piccolo guardaroba. Il bagno aveva uno specchio sporco e dei sanitari bianco smaltato abbastanza comuni.
    Vuota! Questa casa è fottutamente vuota!!
    Potevo dunque fermarmi a fare mente locale.
    Bene ora sono da solo.
    Gli occhi ancora lucidi mi bruciavano. Ancora scosso mi asciugai le lacrime col palmo. La prima morte sul campo di battaglia traumatizza tutti, e non so per quante altre volte avrei rivissuto quella scena durante la notte. Mi sentivo trafitto da una lancia allo stomaco, eppure non vi era nulla che mi avesse sfiorato.
    Sono cose che capitano nella vita di un ninja… Kameji tu non avevi altra scelta…
    Cercai di autoconvincermi che fosse vero, e in effetti era vero, ma spesso la ragione non riesce a prevalere sulle sensazioni umane.
    In ogni caso non devo dimenticare che sono qui per una ragione.
    Iniziai a guardarmi intorno.
    Dunque una casa come questa non è proprio un ottimo punto strategico ma è un buon punto dove poter spezzare il fiato e riposare almeno in sicurezza. Quindi ci sono buone probabilità che gli otiani e la ragazza siano passati di qui. Ma dove possono essere usciti?!
    Sapevo di essere loro alle calcagna, se fossero usciti dalla porta principale avrei avuto molte chance di vederli almeno in lontananza.
    Devono essere usciti dal retro…
    Mi avvicinai dunque alla finestra della camera che dava sul retro e la controllai per bene senza espormi troppo. Non notai nulla di strano nel circondario. Presi dunque un grosso respiro, e mi lanciai giù attraverso di essa atterrando da circa quattro metri d’altezza con il busto piegato in avanti ed aiutandomi poggiando il braccio destro chiuso a pugno per terra. Indi mi rialzai di scatto e cominciai a correre verso l’altro estremo della radura per arrestarmi poco dopo.
    Ma cosa?!
    Ai miei occhi ancora lucidi e sorpresi, si palesò la figura giovane e smarrita della ragazza che era stata rapita. Visto che già in passato avevano sfruttato la sua figura per tenderci una trappola e dividerci, mi limitai a rimanere in allerta sulla difensiva.
    Probabilmente è un’altra trappola.
    La ragazza stava in piedi ferma, di fronte a me, con le mani lungo i fianchi, e mi stava fissando intensamente ma tenendo ancora la bocca chiusa.
    Mi sbagliavo.
    La mia attenzione venne dunque catturata dalla punta delle dita di lei che cominciarono a poco a poco a colorarsi di un bianco lattiginoso, dando l’impressione quasi di solidificarsi.
    Ehh?!
    Osservai impietrito la scena.
    Ma quelle sono…
    Ebbi come l’impressione di sapere la risposta. Ma il grande interrogativo ora non era il sapere quello che stesse facendo, ma il perché lo stesse facendo.
    Quelle… Sono ossa!!!

    Per l’ennesima volta quella sensazione, quella sensazione di trappola.
    Sono stanco di questi trucchetti!!
    Pur non conoscendo nulla della mia avversaria, non l’avrei mai lasciata far la prima mossa. Ero stanco di tutte quelle iniziative, ero stanco di tutti quei sporchi trucchetti. Avevo già perso un compagno e non volevo fare la stessa fine di Nakata.
    Con una buona dose di frustrazione infilai ambo le mani nel porta kunai e estrassi prima un kunai con la destra, e in seguito un sigillo esplosivo con la sinistra, e lo innestai in seguito sulla mia arma di lancio. Indi non feci complimenti e subito, con un rapido cenno della mano stessa che lo impugnava, lo scagliai mirando al basso addome del mio avversario. Non possedevo molta forza fisica, ragion per cui si trattava chiaramente di un diversivo. Feci detonare dunque la cartabomba per costringere la mia avversaria ad una sontuosa schivata. Posizionai subito dopo le mani in una sequenza precisa di sigilli impastando del chakra. [Drago-Tigre]
    Suiton!!! Gorgone acquatica!!!
    Modificai dunque l’umidità presente nell’aria, merito delle grandi piogge del giorno antecedente, fino a dargli rapidamente una forma che ricordasse vagamente un drago acquatico. Non mi curai dell’estetica, in quanto mi premeva realizzare una tecnica in maniera veloce. Indi lo lanciai cercando di cogliere l’energumena nel momento in cui avesse evitato l’esplosione per cercare di colpirla a mezz’aria o, in ogni caso, in una situazione in cui i suoi movimenti sarebbero stati limitati.
    Mi cimentai poi in una capriola a ore dieci per ritornare eretto circa cinque metri dopo e comporre una nuova serie di sigilli, attaccando stavolta da un’angolazione diversa. [Pecora-Drago-Tigre]
    Aprii la bocca e presi un grande respiro.
    Fuuton… Proiettili di vuoto!!!
    Sparai dalla bocca cinque proiettili ad aria compressa cercando ancora una volta di sorprenderla in una schivata di un qualche attacco precedente o, meglio ancora, di colpirla in sequenza alla gorgone.
    Cercai dunque di prendere più informazioni possibili sulle sue doti fisiche, ma soprattutto su eventuali difese contro attacchi di tipologia e di elemento differenziati. Silente rimasi in attesa.







    Da oggi dovrei riuscire a postare in tempi molto rapidi :ice: Chiedo scusa ma mi era sfuggita la frase dove mi chiedevi di attaccare per primo. Perdona la mia svista :beer:




    Edited by blaze9 - 22/7/2018, 19:44
  13. .
    nmniv8

    Nome: Kameji Ashimizu
    Villaggio: Kirigakure No Sato
    Grado: Genin
    Altezza: 1,83 m
    Età: 17 anni
    Energia: Verde








    Pensato Kameji

    Parlato Kameji

    Thorne

    Loki

    Nakata










    "QUESTA GIUNGLA MI DISTRUGGE..."




    La pioggia incessante si accompagnava alla solitudine di una sera temporalesca estiva. Nella mia mente contorta aleggiavano solo pensieri rivolti a Jeral, quel compagno che era rimasto indietro rispetto al gruppo. Eravamo stati mandati dal Kage verso il Paese delle Risaie a recuperare una nostra compaesana che si credeva esser stata rapita. Una volta giunti in pieno territorio del Paese del Fuoco, siamo dunque stati fermati da una figura femminile incappucciata. Il nostro team, dapprima composto da cinque chuunin, ha si è visto costretto ad abbandonare un membro, Jeral, che è rimasto a fronteggiare da solo la shinobi permettendoci di proseguire nella nostra missione senza perdere tempo. Lo scontro probabilmente era ancora in corso, e destava al sottoscritto non pochi pensieri per la testa, soprattutto il suo esito potenzialmente incerto. Ci eravamo indi fermati sotto il riparo di alcuni cespugli per cercare di passare la notte sotto quel diluvio che rendeva ostica ogni attività di ricerca.
    E’ incredibile…
    Era la prima volta che in una missione rischiavo seriamente di perdere un compagno di squadra. Fino ad ora mi era sempre andata di lusso. Questa volta era diverso e sperimentare quella sensazione sulla propria pelle era un bel fardello.
    Mentre la mia mente si trovava assorta in tali fuorvianti pensieri, le mie mani slegavano i fili intrecciati di una tenda da campeggio portatile. Stavamo preparando l’accampamento per pernottare sotto il riparo d due ampi cespugli che fungevano da tettoia, mentre attorno a noi il cupo e tetro sottobosco non smetteva di filtrare acqua. Oramai indossavamo tutti l’impermeabile.
    Bene io mi occupo delle trappole…
    Loki si allontano con un balzo cominciando dunque la sua mansione. Lo scrosciare della pioggia copriva qualsiasi rumore e l’odore presente nell’aria era oramai solamente quello di bagnato.
    Io farò il primo turno di guardia…
    Thorne si prese codesta responsabilità e scomparve verso l’alto per arrivare sulla cima del cespuglio e trovare indi un posto da dove poter sorvegliare, anche appartenente alla vegetazione circostante.
    Buonanotte!
    Nakata, si coricò dunque nella sua stuoia, mentre io oramai avevo quasi finito di montare la mia piccola tenda da campeggio portatile, monoposto. Non gli risposi neanche. Le parole lo avrebbero raggiunto a fatica date le circostanze e avrei sprecato fiato inutilmente. Entrai dunque nella tenda e tenni l’uscio della stessa aperto con la destra per avere ancora contatto visivo con l’esterno. Non avevo sonno, indi mi misi a fissare il sottobosco percosso dall’acqua con fare annoiato. Dopo pochi minuti si balenò dinnanzi alle mie gelidi iridi la figura di Loki.
    Ehi…
    Ora dovremmo essere al sicuro…
    Con sua solita mania di protagonismo mi riferì che le trappole erano state piazzate. Lui era fiducioso nelle stesse, io ero titubante e mi chiedevo quanto avessero funzionato effettivamente con la pioggia.
    Bah… Non ci resta che incrociare le dita… Mi convince di più il fatto che con questa pioggia dubito che gli avversari possano tenderci un agguato…
    Buonanotte Loki!!
    Mi coricai dopo che queste ultime parole echeggiarono nel nulla.

    BOOOOOM!!!!
    Mi svegliai di soprassalto richiamato dal tagliente suono di un esplosione.
    Che cosa è stato!?!
    BOOOOMMM!!!!
    Neanche il tempo di imprecare per lo stupore e subito una seconda esplosione segui la prima. Loki e Thorne erano di fianco a me in piedi.
    BOOOOOOOOMMMMM!!!!
    Mentre uscii dalla tenda con fare veloce e impacciato avvenne la terza esplosione. La situazione stava decisamente diventando preoccupante.
    Dirigiamoci verso il rumore prendendo direzioni differenti… Nakata era di guardia ed è appena andato in avanscoperta…
    Io e Loki annuimmo con perfetto sincronismo.
    Che reattività…
    BOOOOMMM!!!
    Ricevuto!
    Fermiamoci a circa cinquanta metri dal bersaglio… Aspettate il mio segnale per andare… Farò il verso del gufo tre volte in modo tale che si possa confondere con l’ambiente circostante…
    Il cuore mi salì in gola e cominciò a battere all’impazzata mentre spiccai un balzo verso est per compiere una traiettoria parabolica verso l’esplosione, localizzata verso nord.
    BOOOOOMMMMM!!!
    Nella notte soltanto il lampo delle detonazioni sembrava esser fonte di luce. Contai indi i secondi che intercorsero fra esso ed il suono.
    Tre secondi… A poco più di mille metri…
    Il suono viaggia infatti nell’aria ad una velocità di circa 340 metri al secondo. Questo vale ad una temperatura di circa quindici gradi centigradi, e la pioggia aveva contribuito ad abbassare la temperatura estiva, mantenendola però qualche grado in più rispetto al valore che io presi di riferimento per la velocità. Come approssimazione sembrava più che accettabile.
    BOOOOMMMMMM!!!!
    La direzione delle esplosioni non cambia… E’ possibile che sia un combattimento?!
    Preso da pensieri più profondi notai solamente in quel momento che aveva smesso di piovere.
    Maledizione!!!
    Il panico si stava facendo sentire stringendomi lo stomaco in una stretta morsa idraulica.
    Calma… Devo rimanere concentrato!! Potrebbe essere anche un diversivo…
    BOOOOOMMM!! BOOOOOOMMM!!!
    Le esplosioni intanto non sembravano volerne sapere di smettere.
    Mi guardai alla sinistra, per tentare di scorgere la figura di Thorne, che aveva seguito la direzione in linea d’aria più diretta, ma l’ora incomoda mi impediva di vedere nitidamente il circondario.
    Questa distanza dovrebbe andare bene….
    Mi arrestai, come tacquero le esplosioni di colpo. Fatto davvero molto strano che aggiunse un pizzico di spettralità alla già tetra situazione.
    EHI!!!
    L’urlo di Nakata fendette il cielo.
    Diamine!!!
    Subito dopo un gufo risuonò nel circondario per tre volte. Scattai indi in avanti per ritrovarmi dopo pochi metri una scena agghiacciante sotto il naso. Nakata era chinato su una figura femminile.
    Ma quella…
    Era proprio la donna che stavamo cercando, ma era inginocchiata a terra, ricoperta di lividi sulla parte terminale delle braccia, con tutti i vestiti laceri e sporchi di sangue. Lo stesso colava anche sul volto dalla parte alta della fronte. Le mani della ragazza a coprir il viso per la vergogna o forse per il dolore. Indi spiccai un balzo dall’albero su cui mi trovavo e atterai. Subito dopo arrivarono alle mie spalle anche Loki e Thorne.
    Pazzesco… Non avrei mai immaginato potesse succedere questo…
    EHI!!! RISPONDI!!!
    Nakata cercò disperatamente di parlargli. Indi io e lui ci avvicinammo alla ragazza.
    Siamo tuoi compagni… Hai bisogno di cure mediche?!
    Nessuna risposta. La ragazza rimaneva immobile.

    Ehi puoi anche risponderci pero?! Siamo venuti qui per te cazzo!!!
    Sei rimasta ferita nelle esplosioni?! Ti hanno attaccato?! Ti hanno tagliato la lingua?!
    Ad un tratto la ragazza cominciò a singhiozzare sempre con un ritmo più elevato fino a trasformare quella serie di suoni sconnessi in una sadica e psicopatica risata.
    Ma cosa?!
    La ragazza cominciò a liquefarsi improvvisamente fino a diventare una pozza trasparente ed essere assorbita dal terreno già bagnato per il diluvio precedente.
    EHI RAGAZZI ATTENTI!!
    ragnatele
    Mi voltai verso Loki e notai delle macchie bianche saettare nell’aria, talmente veloci da non poterne distinguere una forma precisa. Spiccai con le leve inferiori un balzo laterale alla mia destra, compiendo una capriola e ritornando infine in posizione retta. Una mera reazione istintiva. Notai che Nakata aveva fatto lo stesso.
    MERDA!!
    Loki e Thorne erano stati più sfortunati di noi e crollarono a terra avvolti in quella che sembrava una massa bianca gommosa e appiccicosa. Rapidamente vennero avvolti da quella sostanza come due meri insaccati fino a diventare molto simili a due bozzoli, il che limitò notevolmente i loro movimenti possibili.
    Cos’è quello schifo?!
    Mi misi in posizione di guardia.
    Sembra una ragnatela…
    Merda… Ci hanno fregati…
    A quanto pare le esplosioni erano veramente un diversivo… Però la ragazza… Saremmo dovuti stare più attenti a lei…
    Inutile piangere sul latte versato. Oramai eravamo finiti in trappola e dovevamo trovare un modo per uscirne limitando il più possibile i danni.
    La ragazza sicuramente non è qua…
    Dobbiamo trovarla senza dubbio… Ma prima dobbiamo trovare un modo per liberare Thorne e Loki…
    Però in questo modo sarà difficile evitare lo scontro con l’artefice di questo schifo… Dannazione… Che situazione di merda!!
    Certo non avrei mai pensato che Thorne potesse farsi uccellare in quel modo…
    Umpf… Voi non dovete scontrarvi proprio con nessuno…
    Quella voce mi rincuorò. Thorne si stava liberando dal bozzolo in cui era avvolto: lo aveva parzialmente strappato probabilmente con la forza bruta aiutandosi con un kunai. Anche Loki era riuscito a liberarsi.
    Occupatevi pure della ragazza… Al bastardo che ci ha teso la trappola ci penso io!!!
    Ecco questo è un modo sicuro per finire dentro una bara… Già rischiamo di perdere Jeral… Evitiamo altri scontri dall’esito incerto!
    Thorne ha ragione!
    In effetti come dargli torto…
    Stavo imparando molto da quella missione, anche se dall’esterno poteva non sembrare così ovvia la cosa.
    Soprattutto lui, il rude Thorne, sembrava però possedere un’esperienza infinita. Seppur eravamo tutti dello stesso grado, ero sicuro che ci fosse un abisso tra noi e lui.
    Umpf… Aiuto io il damerino… Voi pensate a trovare la ragazza…
    Ricevuto!
    E vedete di trovarla…
    Voi vedete di non diventare il pranzo di qualche ragno di nuovo…
    Umpf…
    Potete contarci!!
    Buona fortuna!!
    La fortuna non serve…
    Su forza andiamo!!
    Nakata ed il sottoscritto ci dileguammo dagli altri due che intrapresero la ricerca del responsabile di quel diversivo. Eravamo rimasti solo noi due.
    Incredibile come un team possa essere facilmente diviso… Eppure non abbiamo potuto fare niente…
    Ancora non riuscivo a crederci.
    Stiamo facendo il loro gioco probabilmente… E non possiamo evitarlo…
    Oramai si sentiva puzza di Oto ovunque, o forse era solo un nostro giudizio condizionato.

    Ritornammo all’accampamento per prendere gli zaini con le provviste e le tende, per poi ripartire subito verso la nostra destinazione, ovvero il Paese delle Risaie. La deviazione non ci rubò tanto tempo e fummo quasi subito in marcia verso il confine. Andammo avanti a cercare per tutta la nottata, anche se oramai c’era ben poco da trovare vista la scarsa illuminazione. Stavamo sempre attenti a qualsiasi rumore fosse presente nel circondario, dati i precedenti dell’ultima manciata di ore. Probabilmente un’ulteriore separazione sarebbe stata eccessiva, ma soprattutto pericolosa, e volevamo evitare a tutti i costi che accadesse. Venne poi l’alba: i primi spiragli di sole filtravano da quella foresta facilitando il nostro orientamento, indicando la direzione dell’Est. Dopo il temporale, il cielo sembrava essersi aperto, ma noi da quella coltre di alberi non potevamo che vederne alcuni miseri lembi.
    Cercare delle tracce in queste condizioni purtroppo non aiuta eh…
    Come darti torto…
    Gli odori erano sopraffatti dal sottobosco ancora bagnato, la luce non era ancora sufficiente per distinguere nitidamente tutti i dettagli della foresta.
    Oramai non dovrebbe mancare tanto al confine con il Paese delle Risaie…
    Non avevamo trovato ulteriori indizi che confermassero la nostra teoria ma per noi era più che sufficiente la nottata appena trascorsa per dare sostegno alle nostre tesi. Sentivamo il pericolo incombere su di noi, ma allo stesso tempo sentivamo di essere vicini alla verità. La mattinata trascorse monotona, senza particolari avvistamenti o scocciature. Mangiammo dunque in viaggio usufruendo delle nostre provviste che erano quasi agli sgoccioli, ma al cibo avremmo pensato poi, in un secondo momento.
    Le orecchie sempre attente a captare ogni suono emesso dal circondario nella ricerca di qualsiasi fruscio strano emesso dalla vegetazione, peti mattutini e in generale qualsiasi rumore di natura artificiale. Non trovammo nient’altro se non versi di animali nella stagione degli amori e la brezza che si infrangeva sulla parte alta della foresta scuotendo le foglie degli alberi più alti.

    Questa giungla mi distrugge… E’ sempre il solito tran-tran…
    Era il retroscena di una missione che a primo impatto può sembrare una gran figata, ma che in realtà cela molti lati pratici a cui uno spesso non pensa.
    Kameji facciamo una piccola sosta…
    D’accordo…
    Arrestammo dunque il nostro moto rimanendo però sempre ben in equilibrio sui rami degli alberi, aiutandoci col chakra, mentre Nakata tirò fuori una piccola mappa dallo zaino e la spiegò assumendo poi un’espressione riflessiva.
    Mhhh…
    Dove ci troviamo?!
    Siamo oramai prossimi al confine… Tra pochi chilometri dovremmo entrare nel cuore del loro territorio…
    Capisco… Quindi ora si comincia a fare sul serio.
    Ci siamo… Finalmente…
    Attorno a noi soltanto foresta e solitudine.







    -Si, ammetto di essermi divertito a parlare in dialetto :asd:


  14. .
    Benvenuto :beer:
  15. .
    nmniv8

    Nome: Kameji Ashimizu
    Villaggio: Kirigakure No Sato
    Grado: Chuunin
    Altezza: 1,83 m
    Età: 17 anni
    Energia: Verde








    Pensato Kameji

    Parlato Kameji

    Thorne

    Loki

    Jeral

    Nakata

    Viandante

    Pensionato 1

    Pensionato 2

    Pensionato 3

    Casalinga

    Shinobi










    SUL CONFINE




    Yawn…
    Sbadigliai vistosamente in preda al sonno e alla noia notturna del turno di guardia. Mi trovavo seduto su un alto ramo di un albero perimetrale dell’accampamento: i punti di osservazione più alti sono i migliori per le sentinelle.
    Devo rimanere concentrato… Se fossi un nemico non attenderei altro che uno sbadiglio avversario per coglierlo di sorpresa…
    Mi rimproverai, anche se la giornata appena conclusa non era certo stata delle più leggere. La notte indi trascorreva lenta e tacita, donando al circondario un pizzico di atmosfera spettrale. Non mi trovavo più nella mia patria natia o nei suoi pressi, e lo si poteva notare osservando semplicemente la vegetazione e la fauna locale, soprattutto quella notturna. Il frinito di una particolare cicala kiriana rendeva la notte un po’ meno tetra. Al contrario, il Paese del Vortice era popolato da un numero sporadico di gufi che ogni tanto si facevano sentire, rompendo quel monotono silenzio.
    CLANG!!!
    Cosa?!
    Estrassi un kunai e lo impugnai con un rapido movimento della destra mentre i miei occhi si sincronizzarono col mio udito puntando nella direzione da dove era giunto il disturbo.
    Chiaramente è scattata una trappola…
    Mi diressi dunque, cercando di rimanere nascosto nella parte alta delle fronde della vegetazione, ad appurare la natura del disturbo. Se avessi svegliato i miei compagni per niente, non avrei fatto una bellissima figura, soprattutto agli occhi di quel Thorne che aveva decisamente un’aria molto rude.
    Ho compiuto un paio di balzi il più silenziosamente possibile per scorgere una reta sollevata da terra e chiusa a mo’ di sacchetto attorno ad un piccolo volpino.
    Ah… Maledetto… Vabè almeno abbiamo il pranzo per domani!!
    Rinfoderai il kunai. Il resto del turno di guardia trascorse senza altre particolari emozioni. Riuscii in seguito a dormire per un paio d’ore prima del sopraggiunger dell’alba e della nostra levata.

    Alzatevi scansafatiche!!
    Il suono gracchiante della voce di Thorne era già fastidioso di suo, figuriamoci col cervello ancora in fase REM.
    Su muovetevi!!
    Abbiamo capito!!
    Tappati quella cazzo di bocca!!
    C’è simpatia fra Jeral e Thorne a quanto vedo…
    Umpf… Moccioso…
    Smettetela di baccaiare voi due… Litigare non serve a nulla.
    La convivenza civile era molto difficile.
    Ce la faremo mai a completare la missione?!
    Non era il momento di porsi queste domande. Bisognava restare solamente concentrati e fare il proprio dovere. Passò poco tempo prima che ci ritrovammo tutti uno di fronte all’altro, disposti in circolo.
    Bene ragazzi… Io suggerisco di proseguire verso l’interno del Paese del Vortice.
    Umpf.
    Mettiamoci al lavoro…

    Con un balzo sincrono ci mettemmo in moto in direzione del cuore di quella grande isola che rappresentava il Paese del Vortice, assicurandoci di aver ben coperti i coprifronte di Kiri: in quanto temporanei infiltrati non era saggio annunciare il nostro arrivo a occhi indiscreti mediante delle effigi metalliche. La mattinata di ricerca trascorse quindi in maniera monotona e ripetitiva. Ci immettemmo in un sentiero secondario, giusto per aver la possibilità di incontrare qualche viandante a cui fare domande ma di evitare il maggior afflusso di gente. La nostra prima vittima fu un giovane sulla quarantina che trasportava due assi di legno sulle spalle.
    Salve buonuomo!!
    Il solito spirito di Jeral si contraddistinse. Lui era il più diplomatico di tutti.
    Ha percaso visto in giro questa donna?
    Gli mostrò direttamente la foto: una persona sulla trentina con un viso chiaro e pulito, occhi chiari e una chioma bionda e liscia.
    No… Mi spiace…
    Umpf…
    Buona giornata e ci scusi per il disturbo…
    Ci rimettemmo in viaggio costeggiando il sentiero sugli alberi al fine di rimanere nascosti da occhi indiscreti, intervenendo per brevi periodi nei momenti in cui si palesava una qualsiasi figura umana. Fermammo una famiglia e un gruppo di tre donne sulla trentina senza ottenere successo alcuno.
    Importunammo infine tre anziani che camminavano all’unisono con le mani congiunte dietro la schiena, avanzando a passi corti e lenti. Tutti e tre erano piuttosto bassi di statura ma di corporatura robusta e avevano i capelli bianchi che giacevano oramai a ciocche rade principalmente sulla parte laterale del cranio. Uno dei tre si distingueva per un giacchetto blu sopra la consueta canottiera bianca che li accomunava.
    Buongiorno signori!!
    Si presentò Jeral mentre noi altri assistemmo alla scena coperti dalla vegetazione.
    Ti se giovanotto?
    Ma che cazzo di lingua parlano?!
    Loki mi sussurrò con tono interrogativo.
    E’ un antico dialetto del posto… Credo…
    Non ho capito mi scusi…
    Chi sei tu?
    Sono in cerca di questa ragazza… E’ una mia amica!!
    Se ghè… Sta tusa chi?!
    Orca che vaca… The ghe mia un bel piffero la sotto né?!
    L’uomo di sinistra diede ridendo un buffetto sulla guancia a Jeral.
    Questa frase si è capita benissimo invece…
    Mi sapete dire se l’avete vista in giro?
    Sta freta chi… Prova più avanti… L’ghè un paes…
    Tromba men e lavura di più…
    Ma in realtà io…
    Te ghe se un cacciaball!! To’ fatti un goccetto!!
    Il vecchio col giacchetto gli porse un fiasco il cui contenuto era sconosciuto.
    No grazie vado di corsa… Grazie mille!!
    Andammo avanti ancora per qualche chilometro prima di optare all’unisono per una sosta. Ci dividemmo quindi quel leprotto che era rimasto intrappolato durante il mio turno di guardia.

    Bene ragazzi… E’ imperativo organizzarci ora per proseguire le ricerche!!
    Concordo…
    Direi che la scelta più logica a mio parere è quella di dividerci in gruppi… L’ideale sarebbe due visto che rimanere da soli potrebbe essere sconveniente per chiunque… Ma se restassimo uniti tutti e cinque potremmo impiegare troppo tempo…
    Concordo con Kameji!!
    Direi anche di decidere una catena di comando perché questa democrazia ci porta a litigare…
    A me piace l’idea di essere tutti egualmente responsabili di ciò che accade in missione...
    Avere un capo però ci eviterebbe queste pallose consulte ogni volta.
    Ehi Loki-kun… Qualcuno qui vuole assumere il comando!!
    L’unico modo per farvi rigare dritto è trasformare questa democrazia del cazzo in una dittatura illuminata… La mia!!
    Se ognuno è libero di esprimere il suo parere a me va bene sottostare a un capo…
    Eravamo tutti di egual grado, sarebbe scoppiata una guerra.
    Kameji chiunque comandi non ti darà mai ascolto…
    Chi compromette l’esito della missione per l’orgoglio del comando non è degno di comandare…
    Ne vedi qualcuno?!
    Thorne… Ma meglio non dirlo… Potrei scatenare litigi inutili…
    Ragazzi litighiamo per stronzate… Secondo voi riusciremmo a decidere un capo?! Assurdo…
    Concordo… E’ tempo sprecato…
    Ora ci resta da decidere i gruppi di ricerca!!
    Che palle questo comizio…
    Io direi di fare miscela…
    Sempre idee del cazzo hai tu… Umpf…
    Però è democratica e casuale…
    Vada per miscela…
    Già tre voti a favore… Mi piace questa democrazia.
    Decidemmo i gruppi in modo arcaico, mettendo giù la mano all’unisono rivolta verso il cielo con il palmo o con il dorso. Le persone che l’avessero messa uguale, si sarebbero trovati nello stesso gruppo. In caso di combinazioni inutili al caso, come ad esempio quattro da una parte e uno dall’altra, si sarebbe escluso il singolo e per decidere i suoi compagni si sarebbe ripetuto il metodo una seconda volta.
    MIIISCEEEELAAA!!!
    MIIISCEEEELAAA!!!
    MIIISCEEEELAAA!!!
    MIIISCEEEELAAA!!!
    Upf…
    Bene… Loki e Thorne entrambi col palmo rivolto verso terra quindi formerete un gruppo… Io, Kameji e Jeral l’altro…
    Ci rivediamo all’ora di cena dove stamattina avevamo l'accampamento.
    Un gruppo può andare verso il paese più avanti. L’altro può esplorare la zona più perimetrale del Paese del Vortice…
    Si direi che è una buona idea.
    Mpf… Noi ci dirigiamo in città…
    Thorne estrasse una carta ninja e impresse col chakra la foto della ragazza e consegno in seguito l’originale a Jeral, in modo tale che e avessimo una copia per gruppo.
    Tieni damerino…
    Si… Sempre più convinto che lui abbia la stoffa del capo… Pero anche Loki sembra voler emergere… Uhuhuh sarà una bella sfida… Peccato non esser capitato con loro…
    Allora noi ci dirigeremo verso la costa!!
    Ci separammo indi per proseguire con la nostra monotona e poco fruttuosa attività.

    Quando finirà questa schifo di ricerca…
    Bramavo l’azione, pur sapendo che avrebbe potuto significare problemi, anche enormi. La noia si mescolò con le poche ore di sonno maturate in questi ultimi giorni creando un mix potenzialmente problematico. Mi trattenni nuovamente e per l’ennesima volta dallo sbadigliare mentre per inerzia saltavo di ramo in ramo. Erano le prime ore del pomeriggio, e il sole picchiava rendendo il tutto più complicato. Dovetti quindi procedere a bagnarmi il viso e i capelli usando quanta meno acqua possibile dalle mie riserve.
    Arrivammo in vista della costa più o meno verso le tre e mezza, in una zona con qualche sporadica abitazione distanti l’una dall’altra qualche chilometro.
    Tanto vale provare…
    Annuii in risposta.
    Ci dirigemmo quindi verso la prima struttura abitativa a poco più di cinque minuti da noi. Era una villetta classica, umile, su due piani e un ampio giardino con un grosso ombrellone e delle sdraiette per prendere il sole. L’intonaco era di un bianco pallido, gli infissi di un verde acceso.
    Che colori di merda…
    Il contrasto mi dava un po’ fastidio.
    Atterrammo a circa un centinaio di metri proseguendo a passo d’uomo per l’ultimo tratto prima di arrivare al portone della casa: un umile infisso di legno di noce usurato dal tempo, con un battente classico formato da un anello di ottone smaltato ocra.
    Il cortese Jeral busso utilizzando quest’ultimo. Sentimmo dopo pochi istanti il rumore di molteplici chiavistelli che ci fece attendere non poco. Ci aprì dunque una signora sulla quarantina, castana con occhi chiari e capelli corti, con indosso un grembiule da cucina.
    Buonasera signorina…
    Che volete da me?!
    Volemmo chiederle semplicemente se ha sentito voci su un gruppo di gente sospetta da queste parti…
    Sospetta dite? Umh… Devo dire che ho sentito parlare di alcuni tizi incappucciati… Ma non saprei se darci credito visto che sono solo voci…
    Persone incappucciate?! Potrebbe esserci anche il nostro obiettivo…
    Sa dirci quante sono?!
    Umh… Cinque mi pare…
    Corrisponde… Quattro rapitori più la nostra ninja…
    E andavano in giro normalmente? Ha sentito qualche dettaglio particolare?
    Non che io sappia… E ora gentilmente mi potreste lasciare alle mie faccende?!
    Acidina la signorina…
    Cinque persone che girano incappucciate… O la tengono sotto minaccia eventualmente… Oppure lei è davvero accondiscendente… Oppure sono cinque rapitori e la nostra ragazza è rinchiusa da qualche parte o nascosta… Non bisogna escludere la possibilità che abbiano dei rinforzi soprattutto se ci avviciniamo al loro territorio.
    Ultima domanda… Sa dirci dove trovarli?!
    No… Ma le voci le ho sentite andando a fare compere a un paesino verso il mare settentrionale se vi può interessare… E adesso smammate!!
    Ci chiuse la porta in faccia.
    Paese del Fuoco?! Bisogna passare per forza da lì per arrivare al Paese delle Risaie. O dal Paese delle Calde Primavere ma è molto più scomodo!
    Il mare a nord del Paese del Vortice si affacciava sulle sponde dei due paesi sopra citati: quello del Fuoco e quello delle Calde Primavere.
    Si ma non abbiamo la certezza matematica che siano loro per quanto tutto questo fottutamente sembra coincidere... Dovremmo cercare di raccogliere più informazioni possibili sul loro moto per capire anche come intervenire nel caso…
    Direi che lo scopriremo solamente puntando quella cittadina sul confine!
    Per me è troppo rischioso e anche troppo lontano considerando il luogo del ritrovo… Finiremo dall’altra parte del paese…
    Concordo… Dovremmo in ogni modo prima condividere le informazioni in nostro possesso con Thorne e Loki!
    La ricerca prosegui per una decina di miglia lungo la costa ma le informazioni ottenute furono le stesse. Tornammo dunque indietro a ricompattare il gruppo per consumare una frugale cena e condividere le relative scoperte, sperando nella prematura fine di questa giornata monotona e stancante.

    Il sole stava per tramontare lasciando spazio alla diffusione delle frequenze più basse della luce visibile di colorare il cielo di rosso. Avevamo da poco finito di mangiare e ci accingevamo a compiere il solito comizio per decidere il da farsi.
    Umh… Dunque io e Loki abbiamo sentito voci su cinque figure incappucciate avvistate verso il Paese del Fuoco…
    Anche noi. Nessuna informazione ulteriore però…
    Non abbiamo quindi la certezza che siano dei rapitori… E soprattutto non abbiamo la certezza che sia un rapimento…
    Però mi sembra sia l’unica pista da seguire. Altre voci sospette non ne abbiamo sentite…
    E se fosse un diversivo?![/color]
    Vuoldire che siamo stati scoperti?! Dopo tutta questa fatica…
    In effetti questo implica il coinvolgimento obbligato di una delle persone da noi visitate visto che non abbiamo effigi che attestino la nostra provenienza…
    Umpf… Tanto vale rischiare in ogni caso… E’ difficile tendere una trappola a cinque persone… Anche volendo per ora abbiamo solamente una direzione obbligata… Devono senz’altro architettare qualcosa di più!
    Direi che è deciso… Rotta verso Oto!! Bene smontiamo e partiamo.
    Col cazzo!! E’ da due giorni che non dormo… Mi vuoi far forse svenire?!
    Pff… Signorina…
    Concordo con Jeral… In qualsiasi caso che sia seguire tracce o combattere dobbiamo essere sempre al massimo delle forze…
    Io anche necessito di dormire...
    Allora è deciso… Partiremo domattina!

    E così fu. Thorne si dovette arrendere alla democrazia ma decise di fare gran parte del turno di notte con suo solito fare scontroso e risolutivo. Quella sera ero talmente stanco che crollai nel giro di pochi secondi per poi svegliarmi in coincidenza con l’inizio del mio turno di guardia: avevo avuto fortuna e mi era capitato l’ultimo turno prima dell’alba che mi aveva permesso di non spezzare il sonno.
    Ci mettemmo subito in marcia all’aurora dopo aver smontato rapidamente l’accampamento e aver rimosso le trappole nel circondario camminando per le foreste fino a giungere al confine con il mare che dava verso il Paese del Fuoco cercando di mantenere un basso profilo: ora che avevamo una destinazione non vi era altro motivo per chiedere informazioni o mostrarci inutilmente in giro. Nelle ultime ore della mattinata ci occupammo di eseguire l’espatrio del Paese del Vortice alla nostra solita maniera: senza imbarco. Come già fatto in precedenza selezionammo una zona poco abitata piena di scogliere per poter dunque camminare sulle acque indisturbati. Fortunatamente il Paese del Vortice era praticamente attaccato al Paese del Fuoco e il viaggio fu molto breve e ci fermammo a pranzare appena giunti sulle coste del Paese del Fuoco, prima di inoltrarci nelle foreste dello stesso. La vegetazione non cambio molto rispetto alla nazione precedente.
    Ci indirizzammo subito verso Oto cercando di tenerci a distanza adeguata dal confine col Paese delle Calde Primavere, zona probabilmente pattugliata.
    Verso le tre di pomeriggio, nel giro di una mezzora circa, ci fu un repentino cambio di meteo che portò la pioggia farci visita.
    Cazzo ci mancava anche questa…
    Siamo di Kiri… Dovremmo essere felici di vedere la pioggia…
    Uh… Qualcuno qua sa ragionare…
    La pioggia era un toccasana per i possessori di Suiton, ovvero gran parte della nostra patria natia, tra cui il sottoscritto. Per me in particolare era di buon auspicio vista la mia abilità innata.
    A interrompere il suono incessante del temporale una figura fulminea. Ci fermammo tutti di scatto.
    E tu chi saresti?
    Cosa?!
    Si mette male… Chissà perché non ho un buon presagio…
    La figura era incappucciata, ma si riusciva a scorgere il viso: lineamenti femminili con occhi scuri e un’aria estremamente aggressiva. In particolare spiccava un ciuffo di capelli rossi che cadeva sulla punta del naso.
    Mi sembra stiate ficcanasando un po’ troppo il naso nei nostri affari... Non vi farò andare oltre...
    La ragazza dunque si mise in posizione di guardia, pronta per combattere.
    Cazzo… Questa cerca rogne…
    Umpf…
    Andate pure ragazzi… Mi fermo io!!
    Jeral ruppe il silenzio con schiacciante maestria e totale sicurezza di sé.
    Ma se restiamo uniti abbiamo molte più probabilità di farcela…
    E’ giusto che rimanga io… Se combattiamo tutti assieme finiamo per consumare energie inutili… Inoltre io sono il più adatto al momento…
    Ma che cosa stai dicendo?!
    Probabilmente ha ragione…
    E’ tutto abbastanza evidente… Per quanto mi scocci ammetterlo Thorne è quello tra di noi che sembra avere più esperienza… Kameji è un analista e può ritornare utile in seguito soprattutto a livello strategico… Nakata è il più silenzioso ma è quello che si presta di più alla collaborazione e quindi sarebbe uno spreco mandarlo da solo…
    Ha ragione… Nella convivenza civile ha sempre fatto il suo sporco lavoro senza mai lamentarsi o aprire bocca…
    E tu Loki… Beh non so di cosa tu sia capace ma il fatto che non hai apprezzato la pioggia mi fa pensare che forse non ti piaccia combattere in queste condizioni.
    Damerino… Vedi di non perdere…
    Jeral annui.
    Buona fortuna Jeral!
    Vedrete che vincerò!!!
    Ci congedammo fulminei lasciando il nostro compagno dai capelli turchesi a sfidare il gentil sesso.

    Aveva l’aria di una persona molto forte… Non sappiamo se sapesse il nostro numero… Nonostante ciò ci ha sfidato da sola...
    A quanto pare sanno che li stiamo inseguendo… Però la cosa che mi turba è la seguente… Se sanno il nostro numero come mai hanno mandato un uomo solo?! O ci sottovalutano oppure hanno informazioni limitate su di noi…
    Uh… In ogni caso è meglio stare attenti.
    Ehi guardate!!!
    Loki indicò con la destra un paio di orme sul terreno. La pioggia aveva generato uno strato di fanghiglia come pavimento uniforme per la folta foresta.
    Calzatura classica da abbigliamento ninja… Come le nostre… Ad occhi più o meno trenta centimetri di lunghezza…
    A questo punto non escluderei l’idea di un diversivo… Non penso siano così idioti da lasciare una traccia evidente soprattutto se sanno di essere inseguiti…
    Da quanto ho capito la tizia contava di affrontarci tutti quindi magari credono di aver scongiurato il problema… E’ comunque con questa pioggia e in questa foresta è di per sé difficile trovare delle tracce…
    Il ragazzo ha ragione…
    Direi che siamo stati fortunati.
    Naturalmente le orme puntavano la nostra stessa direzione, ovvero il confine con il Paese delle Risaie. La faccenda si stava intrigando sempre più.
    Rapimento o no… Sembra proprio di essere sulla giusta strada…
    La pioggia continuava ad aumentare imperterrita arrivando ora a sopprimere ogni suono del circondario. Riuscivamo a malapena a sentire le nostre voci propagarsi.
    Direi che a questo punto è difficile trovare tracce!!!
    Tenni alto il tono nonostante questo venne smorzato ugualmente dal ticchettio furente della precipitazione.
    Umpf… Fermiamoci!!
    Saggia scelta… Penso che anche loro abbiano i nostri stessi inconvenienti…
    Esatto!! Sfido chiunque a proseguire con questo schifo di meteo!!!
    Era tardo pomeriggio, ma il maltempo rendeva difficile decifrare l’ora esatta. Il cielo era più tetro e cupo del normale, e la luce, sotto quelle fronde rigogliose, stava cominciando a venire meno. Iniziammo per l’ennesima volta la solita routine di costruzione dell’accampamento con trappole e sistemi difensivi annessi, per quanto la pioggia complicò decisamente le cose: bagnò le carta bombe e fummo costretti comunque a trovare un luogo abbastanza riparato nella vegetazione, creò una fanghiglia ne sottobosco e infine metteva in evidenza i fili di nylon delle nostre trappole attraverso la capillarità delle gocce d’acqua rendendole molto più facili da individuare.
    Uff…
    Sbuffai. Il tempo avverso rendeva si tutto più complicato, ma al contempo toglieva quella vivacità e quella frenesia che la natura aveva quando la nostra stella era padrona assoluta del cielo.
    E dire che pensavo che una missione di ricerca e inseguimento potesse essere divertente…
    Mi scontrai semplicemente con la logistica e con la realtà, mentre un’altra anonima giornata giungeva al termine.







    Perdona il ritardo ma sono stato impegnato con gli esami :beer:


56 replies since 21/3/2011
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