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Posts written by PatriziaTeresa

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    Edited by PatriziaTeresa - 5/12/2016, 17:14
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    Per il mese di GIUGNO il forum è al numero 165 votatelo QUI :)

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    Votato
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    Parcines

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    - Info -

    Parcines è un comune italiano di 3.523 abitanti della provincia autonoma di Bolzano in Trentino-Alto Adige.

    Descrizione e geografia

    Comune di montagna nato nel medioevo su un insediamento di antica origine, ha un’economia che si regge prevalentemente ma non esclusivamente sulle attività turistiche. La comunità dei parcinesi o Partschinser, a maggioranza demografica tedesca, fa registrare un indice di vecchiaia inferiore alla media; meno di un terzo vive nel capoluogo comunale, una parte maggiore a Rablà-Rabland e la rimanente parte a Tel-Töll nonché in agglomerati minori e in numerose case sparse. Il territorio presenta il profilo tipico della zona, con escursioni altimetriche molto elevate, che vanno dai 500 metri del fondo valle, ricoperto di campi e frutteti, ai 3.337 della Giogaia di Tessa-Texelgruppe, con le sue rocce maestose. Il capoluogo comunale, su un lieve pendio, mostra i segni di una forte espansione edilizia; il paesaggio è dominato dallo spettacolo della Cascata di Parcines-Partschins Wasserfalle che, con il suo salto di 98 metri, a quota 1.019, è la più alta dell’Alto Adige.
    Ubicata nella parte centro-occidentale del territorio provinciale, all’ingresso della Val Venosta e allo sbocco della Val di Tel, sulle propaggini meridionali della Giogaia di Tessa-Texelgruppe, confina con Moso in Passiria-Moos in Passeier, Tirolo-Tirol, Lagundo-Algund, Marlengo-Marling, Riolagundo (isola amministrativa di Lagundo-Algund), Plaus-Plaus, Naturno-Naturns, Senales-Schnals. Attraversata dalla strada statale n. 38 dello Stelvio, fondamentale arteria dei flussi turistici e commerciali del Tirolo occidentale, dista solo 7 km dallo scalo sulla linea ferroviaria Bolzano-Merano e 35 km dal varco autostradale di Bolzano Sud dell’autostrada A22 Brennero-Modena. Più distanti sono i terminali per il traffico aereo e marittimo: l’aeroscalo internazionale di riferimento, quello intercontinentale di Milano/Malpensa, quello di Verona/Villafranca e il sistema portuale si trovano rispettivamente a 106, 346, 187 e 298 km. È considerata la porta del Parco naturale Gruppo di Tessa-Naturpark Texelgruppe, nel cui ambito rientra il suo territorio. Inserita nella Comunità comprensoriale “Burgraviato”, gravita su Merano-Meran anzitutto per i rapporti con le istituzioni.


    Storia

    Il toponimo, di origine preromana, è documentato già dal 1087 come Parzins. Il primo insediamento risale a un castelliere reto; con l’arrivo dei romani, poi, vi passò la Via Claudia Augusta, come testimonia il cippo trovato a Rablà-Rabland; proprio alla provincia romana Rezia, del resto, dava accesso il posto di dogana che già all’epoca si trovava a Tel-Töll come, successivamente, nel medioevo e in età moderna. Restò reto-romana per quattro secoli, fino alla fine dell’impero romano, quando incominciarono ad arrivare gli ostrogoti e altre popolazioni germaniche, tra le quali, in particolare, i baiuvari; nel 591 ci fu la cosiddetta occupazione bavarese e nel 680 il territorio era completamente germanizzato. Per la sua posizione strategica, nel medioevo vi sorgeva il castello rimasto nelle mani dei von Partschins fino al 1360; ma proprio per la sua posizione Rablà-Rabland subì i danni causati dal continuo passaggio di eserciti durante la guerra di successione spagnola.

    Monumenti e luoghi di interesse
    • Chiesa dei SS. Pietro e Paolo
    • Chiesa di Cristo Re
    • Chiesetta di Sant’Elena
    • Castel Stachelburg
    • Castello Spauregg
    • Museo del treno “Mondotreno”
    • Museo della Macchina da scrivere
    • Cascata di Parcines

    Eventi
    • Festa patronale dei SS. Pietro e Paolo, 29 giugno
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    Rosolina

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    - Info -

    Rosolina è un comune italiano di 6.533 abitanti in provincia di Rovigo, in Veneto.

    Descrizione e geografia

    Centro di pianura, di origine recente tranne che per la parte del litorale, che risale ad epoca romana come hanno recentemente dimostrato alcuni scavi; la sua economia è di tipo agricolo ma con una buona presenza di attività industriali. I rosolinesi presentano un indice di vecchiaia nella media e si distribuiscono, oltre che nel capoluogo comunale, nelle località Isola Albarella e Rosolina mare nonché in un rilevante numero di case sparse. Il profilo geometrico del territorio si presenta omogeneo, estendendosi in modo pianeggiante, con variazioni altimetriche quasi irrilevanti. Il paesaggio è caratterizzato dalla vicinanza della laguna del maggior fiume italiano, dal mare e da una buona e curata vegetazione interrotta dalla costruzione di valli piscatorie e laghetti d’acqua dolce. L’andamento plano-altimetrico dell’abitato appare lineare. Lo sfondo argentato dello stemma comunale, concesso con Decreto del Presidente della Repubblica, è attraversato da una banda rossa.
    Posta tra la foce dell’Adige e quella del Po di Levante, in prossimità della laguna del Po di Tramontana, presentandosi come una specie di isola nel complesso deltizio del Po, è collocata nella parte orientale della provincia, a confine con quella di Venezia, sul mare Adriatico, tra Porto Viro, Loreo e Cavarzene (VE). È attraversata dalla strada statale n. 309 Romea, ma può essere raggiunta anche con l’autostrada A13 Bologna-Padova, tramite il casello di Rovigo, distante 42 km dall’abitato. Ha una propria stazione ferroviaria lungo la linea Rovigo-Chioggia. L’aeroporto di riferimento dista 68 km, mentre per le linee intercontinentali dirette si utilizza quello di Milano/Malpensa a 331 km. Il porto commerciale e turistico, a 18 km, sono ambedue dello stesso comune fuori provincia; quello turistico a Porto Tolle, dista 22 km. Per quanto riguarda il flusso delle comunicazioni è ben inserita nel circuito turistico balneare. Per i servizi, per il commercio e per le strutture burocratico-amministrative gravita su Adria e Porto Viro.

    Storia

    E' comune dal 1835. Il toponimo deriva dal nome della famiglia nobile veneta dei Rosolino che avevano ampi possedimenti sulla riva destra dell’Adige. Recenti scavi hanno portato alla luce un tratto della via Popilia (la vecchia via Romea) e le fondamenta di una grande villa di origine romana nei pressi del ponte Rantin, ma la maggior parte delle sue terre sono emerse dopo la rotta del Po a Ficarolo avvenuta nel 1152. Nel 1835 viene incorporata al Lombardo-Veneto e si affranca dal vicino comune di Loreo. La sua storia seguente non segnala avvenimenti di particolare rilievo e segue quella del resto della provincia.

    Monumenti e luoghi di interesse
    • Chiesa di Sant’Antonio e San Rocco
    • Chiesetta di Moceniga dedicata a San Marco (oggi chiusa)
    • Isola di Albarella, oasi naturalistica
    • Giardino Litoraneo Botanico

    Eventi
    • Festa patronale di San Rocco, 16 agosto
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    Villanova Marchesana

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    Villanova Marchesana è un comune italiano di 1.056 abitanti della provincia di Rovigo, in Veneto, situato a sud-est del capoluogo.

    Descrizione e geografia

    Comune di pianura, di origine medievale, che alle tradizionali attività agricole ha affiancato quelle industriali. I villanovesi, che presentano un indice di vecchiaia piuttosto elevato, sono concentrati quasi esclusivamente nel capoluogo comunale e nella località di Canalnuovo. Il territorio, lambito dal corso del fiume Po, presenta un profilo geometrico regolare, con variazioni altimetriche quasi irrilevanti, che vanno da un minimo di 2 metri sul livello del mare ad un massimo di 9 metri; l’abitato ha, conseguentemente, un andamento plano-altimetrico pianeggiante. Sullo sfondo azzurro dello stemma comunale, concesso con Decreto del Presidente della Repubblica, sono raffigurate tre torri dorate, merlate alla guelfa e sormontate da una corona marchionale.
    Sorge lungo gli argini del fiume Po, nella parte centrale della provincia, a confine con quella di Ferrara, tra Crespino, Gavello, Adria, Papozze e Berra (FE). A soli 15 km corre la strada statale n. 443 di Adria; il più vicino tracciato autostradale è quello dell’A13 Bologna-Padova, cui si accede dal casello di Rovigo, posto a 26 km. La rete ferroviaria si raggiunge con facilità: la stazione di riferimento, lungo la linea Rovigo-Chioggia, dista appena 10 km. Il collegamento con la rete di traffico aereo è garantito dall’aeroporto più vicino che dista 77 km, per le linee intercontinentali dirette si fa riferimento all’aerostazione di Milano/Malpensa, a 299 km. Il porto commerciale è posto a 47 km, mentre quello turistico di Porto Tolle è a 37 km. Fa capo a Rovigo e Adria per il commercio, le strutture burocratico-amministrative e i servizi non disponibili sul posto.

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    La chiesa parrocchiale
    di Santa Maria Assunta
    vista dall'argine del Po
    Storia
    Il toponimo ha chiara etimologia da villa; la specificazione Marchesana si collega al fatto che il territorio un tempo apparteneva agli Estensi, signori di Ferrara, che furono prima marchesi, poi duchi. Le sue origini sono posteriori all’anno Mille quando si verificò il fenomeno dell’incastellamento, ossia l’aggregazione di gruppi umani intorno a castelli o monasteri. Inizialmente possedimento dei frati Certosini, che avevano qui il loro monastero, fu oggetto di insediamento di alcune famiglie che, in accordo con i frati, si dedicarono alla coltivazione dei terreni circostanti il monastero stesso. Dopo l’alluvione del Po, del XII secolo anche i benedettini dell’abbazia di Gavello si stabilirono in questa zona. Nel XIII secolo divenne possedimento dei ferraresi, quindi comune con il nome di “Villanova dei Burzelli o dei Burgelli”, dal nome della famiglia ferrarese che qui, con gli estensi, possedeva parte del territorio. Il controllo amministrativo era però solo degli estensi: a loro spettava, infatti, la nomina del podestà. Nel XV secolo alcuni possedimenti della famiglia Burgelli vennero ceduti al marchese Nicolò III, signore di Ferrara. Nel XVI secolo la zona con la sua amministrazione entrò in crisi tanto che, verso la fine dello stesso secolo, divenne parte dello Stato Pontificio. Durante la dominazione napoleonica fu scissa dallo Stato della Chiesa e annessa prima alla Repubblica Cisalpina. Con il dominio austriaco fece parte del Polesine di Rovigo e divenne definitivamente italiana con la terza guerra d’indipendenza.

    Monumenti e luoghi di interesse
    • Chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta
    • Chiesa di San Lorenzo, nella frazione di Canalnovo.
    • Villa Camerini, Brogiato (XVII secolo).
    • Scuderie di villa Luisa
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    San Martino di Venezze

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    - Info -

    San Martino di Venezze è un comune italiano di oltre 4.065 abitanti della provincia di Rovigo, in Veneto, situato ad est del capoluogo. Situato a nord-est di Rovigo, il territorio è completamente pianeggiante. A nord il comune è delimitato dall'Adige ed è collegato ad Anguillara Veneta da un ponte che attraversa il fiume.

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    Il fiume Adige visto
    da San Martino
    di Venezze, località Penisola
    Storia
    Ritrovamenti archeologici dimostrano che il territorio di San Martino era già colonizzato fin dall'epoca romana. Nel 1484 San Martino fu ceduta dagli Estensi alla Repubblica di Venezia, a cui appartenne fino alla caduta avvenuta nel 1797. Nel 1844 e nel 1882 San Martino fu soggetta a due rovinose alluvioni dell'Adige. Dopo il passaggio al Regno d'Italia, avvenuto nel 1866, al comune di San Martino fu aggiunta la denominazione di Venezze.
    Alla rotta dell'Adige del 1882 segui un processo migratorio verso il Sud America che ebbe termine solo agli inizi degli anni venti. Nel 1951, dopo l'alluvione del Po, iniziò un nuovo processo migratorio verso le regioni del Triangolo Industriale ed un progressivo spopolamento del comune.

    Monumenti e luoghi d'interesse
    • Chiesa arcipretale di San Martino vescovo (XVIII secolo)
    • Chiesa di Santa Maria Assunta in località Beverare.
    • Corte Barbariga (XVIII secolo).
    • Palazzo Corni (XVII secolo) sito nell'omonima frazione.
    • Palazzo Mangili-Valmarana (XIX secolo) è l'attuale sede municipale e sito nel centro della cittadina polesana.
    • Villa Giustiniani detta "Ca' Venezze" (XVI secolo) sita in località Saline.

    Eventi
    • Festa patronale di San Martino, 11 novembre
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    Zimella

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    - Info -

    Zimella è un comune sparso italiano di 4.947 abitanti della provincia di Verona, in Veneto. Zimella dista circa 39 chilometri da Verona, nella parte orientale della provincia.

    Storia

    I reperti archeologici più antichi rinvenuti nel territorio comunale sono le steli funerarie riscoperte grazie a degli scavi intorno alla chiesa di Zimella. Questi cippi funerari sono posteriori alla romanizzazione, susseguente alla battaglia di Azio, e le scritte sopra riportate sono riconducibili alla tribù Romilia che fu premiata da Augusto con l'attribuzione di colonie nell'agro atestino, che aveva il suo centro ad Este e comprendeva Monselice.
    Il museo archeologico di Verona conserva molti altri reperti del periodo romano (tra cui un'urna di pietra cilindrica con una scena di caccia e l'iscrizione Attici Priami Praiconis) , ritrovati in zona prevalentemente nel 1800, mentre altri reperti minori, riferibili all'epoca romana (come sei anfore) e a quella medievale (pugnali e spade), sono custoditi nel museo civico di Cologna Veneta.
    Nel 1982, con la legge regionale 2 aprile 1981 n. 12, la frazione di Bonaldo, prima ricompresa nei territori di Zimella, Arcole e Veronella, è stata interamente aggregata al comune di Zimella.

    Luoghi d'interesse
    • Necropoli romana in località Moranda - III secolo
    • Fondazioni di edifici romani con pavimenti in mosaico in prossimità di via Caldamura a Zimella - III secolo
    • Tomba romana con epigrafe presso la chiesa parrocchiale di S. Stefano di Zimella - III secolo
    • Grotta di Lourdes progettata dal Beato Fra Claudio Granzotto nei pressi della chiesa parrocchiale di Zimella

    Eventi
    • Sagra di Santo Stefano
    • In agosto
    • L'8 settembre si celebra la festività civile del comune, avendo questo lasciato alle singole frazioni la libertà di festeggiare i singoli santi patroni.
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    Affi

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    Affi è un comune italiano di 2.319 abitanti della provincia di Verona, in Veneto.

    Geografia

    Affi dista circa 30 chilometri a nord-ovest dal capoluogo. Il paese è situato a 191 metri sul livello del mare e sorge ai piedi del Monte Moscal che con i suoi 427 metri di altitudine domina la parte sud del Lago di Garda ed è il massiccio che si pone in contrapposizione al Monte Baldo; è lambito dal torrente Tasso, un affluente di destra del fiume Adige. È da sempre chiave di accesso alla parte centrale del lago di Garda. Una volta era stazione della dismessa linea ferroviaria Verona-Caprino ed ora è uscita del casello dell'Autostrada A22 Modena- Brennero che permette l'accesso al lago di Garda, inserendosi direttamente a Garda, per i turisti tedeschi e del nord Europa.

    Storia

    Il nome deriva dal longobardo o dal germanico Affa forse indicante la costituzione di una arimannia. I primi documenti che citano il paese sono del IX secolo. In quel periodo venne costruita una torre in pietra da difesa durante le invasioni degli Ungari.
    Nell'XI-XII secolo la zona divenne feudo dell'abbazia di San Zeno di Verona con il nome di Castelnuovo dell'Abate, così chiamato per un castello appena costruito nei pressi di Incaffi. In quel periodo fu costruita una pieve. Nel 1260 il Comune si diede uno Statuto rurale, il cui documento, composto di 92 articoli che regolamentavano la vita di quel periodo, è giunto integralmente fino a noi. Sul luogo dell'antica chiesetta dell'XI secolo fu costruita nel 1761 l'attuale chiesa parrocchiale su disegno dell'architetto Lodovito Perini.
    Il nucleo antico del borgo è caratterizzato dalla presenza di piccole case costruite con i seregni, dei ciottoli arrotondati col passar del tempo dal ghiacciaio dell'Adige.
    Dopo la fine della seconda guerra mondiale, nell'ambito della guerra fredda, si decise di scavare una "cittadella sotterranea" nel monte Moscal, la West Star.

    Monumenti e luoghi d'interesse
    • Chiesa di S.Andrea - XII secolo
    • Chiesa parrocchiale San Pietro in Vincoli - XVIII secolo
    • Chiesa di S.Bartolomeo alla Caorsa - XIX secolo
    • Villa Fracastoro - XVI secolo
    • Villa Poggi - XVII secolo
    • Villa da Persico - XVIII secolo
    • Villa del XVIII secolo
    • Castello Incaffi
    • Il Sito West Star

    Eventi
    • Festa patronale di San Pietro in Vincoli, 29 giugno

    Persone legate a Affi
    • Girolamo Fracastoro, medico, astronomo e letterato
    • Elena Da Persico, giornalista
    • Andrea Benvenuti, sportivo
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    Lozzo di Cadore

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    Lozzo di Cadore è un comune italiano di 1.432 abitanti della provincia di Belluno in Veneto.

    Geografia fisica

    Situato geograficamente al centro del Cadore, nell'alta valle del Piave, il suo territorio è caratterizzato dalla presenza della splendida terrazza naturale di Pian dei Buoi (detto anche la Monte de Sovergna o semplicemente la Monte), alpeggio a quota 1800 m che costituiva anticamente la principale fonte di sostentamento della popolazione.

    Le origini del nome

    Le origini del toponimo sono ancora molto discusse. Giuseppe Ciani lo legò al nome romano Lucius, in riferimento a un'antica personalità che si era stabilita sul colle sovrastante l'attuale paese. A conferma di ciò, lo storico affermava che, ai suoi tempi, qui sussistevano ancora i resti di una torre (la residenza del romano) e che un documento del 1234 prova l'esistenza di un villaggio detto Colle de Lucia.
    Secondo altri, avrebbe la stessa radice di "luce", ricordando i segnali luminosi che, in passato, servivano per avvisare dell'arrivo di invasori. Per Antonio Ronzon, invece, il nome deriverebbe da luteum "luogo paludoso". Un'ultima ipotesi, infine, la lega a lucus "bosco sacro".

    Storia

    Nella seconda metà dell'Ottocento furono rinvenuti numerosissimi reperti, tanto che Giovan Battista Pellegrini e altri studiosi, hanno concluso che Lozzo rappresentasse un centro protostorico e storico di importanza fondamentale. Presso la riva de Brodevin furono rinvenuti resti di tombe e ossari (contenenti ossa combuste), elmi, spade, fibule e monete romane. Altre sepolture, disposte su due strati, uno preromano e l'altro romano, sono state individuate a nordest dell'abitato. Da questo stesso sito proviene anche un cippo funerario di ardesia con un'iscrizione in lingua venetica. Altri oggetti preromani emersero a piazza della Croce e sul colle di Tamber, assieme a un denaro della famiglia Baebia (II secolo a.C.) e alle mura di una torre romana.
    Il tutto fa pensare a una località strategica dal punto di vista militare, vista anche la presenza di importanti vie di comunicazione. A nord del paese, vicino al santuario della Madonna di Loreto, sono visibili tracce di strada romana mentre presso la chiusa, in località Treponti, doveva iniziare l'antichissima strada che metteva in comunicazione il Cadore con la Carnia attraverso passo della Mauria.
    L'insediamento fu favorito dalla natura del territorio, ricco di risorse idriche e fertile, con un clima meno rigido che nel resto del Cadore.

    Monumenti e luoghi d'interesse
    • Tracce di strada romana nei pressi del Santuario della Madonna di Loreto
    • la Roggia dei Mulini: lungo la roggia del rio Rin è possibile osservare i resti, in parte recuperati, di antichi mulini ad acqua (che alimentavano numerosi opifici funzionanti fino ai primi anni del Novecento);
    • il Museo della Latteria, che documenta le attrezzature e le attività legate alla filiera del latte;
    • il Museo Ladino Diffuso;
    • gli antichi e silenziosi percorsi, attrezzati con indicazioni naturalistiche, che si snodano attraverso i boschi del paese;
    l'altopiano di Pian dei Buoi, le vie alpinistiche sulle Marmarole, i ruderi delle fortificazioni della Grande Guerra e una malga ancora attiva.
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    Domegge di Cadore

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    - Info -

    Domegge di Cadore è un comune italiano di 2.488 abitanti della provincia di Belluno in Veneto.

    Geografia

    Il paese è situato nelle Dolomiti dell'alta valle del Piave, sulla sponda destra del fiume e ad un'altitudine che varia dai 655 m s.l.m. della parte vecchia della frazione di Vallesella, fino ai 900 della frazione di Grea.
    I gruppi montuosi sui quali si estende il territorio sono Monfalconi, Spalti di Toro ad est; Marmarole ad ovest. Tra le cime più rappresentative il Monte Montanello (2.441 m) del Gruppo del Monte Cridola.
    Il comune è attraversato dal fiume Piave, imbrigliato dalla diga di Pieve di Cadore a costituire il lago di Centro Cadore. Sul suo territorio, a costituire confine con l'adiacente comune di Calalzo di Cadore, i torrenti Molinà e Talagona, mentre lo separa solo amministrativamente dal comune di Lorenzago di Cadore il torrente Cridola, tutti affluenti del sopracitato Piave. Da oltre 120 anni questi luoghi sono famosi per la produzione di montature per occhiali e ancor oggi meta ambita per acquistare i prodotti ottici.

    Storia

    Dall'età del bronzo ai Romani

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    Eremo dei Romiti

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    Chiesa di san Rocco
    e casa Barnabò
    Il rinvenimento in una cava in località Crodola (m.801) di un falcetto e un'ascia ad alette bronzei datati al XIII-XII secolo a.C. è il più antico segno di frequentazione umana in Centro Cadore. Un altro reperto molto interessante è l'elmo in ferro trovato a Pegnola (Vallesella) datato al IV-III secolo a.C.; uno studio della dottoressa Gambacurta fa una comparazione con le notizie sugli elmi trovati a Lozzo, Calalzo e Pozzale per affermare che si tratta di una tipologia unitaria. Mettendoli a confronto con elmi del nord Italia e d'oltralpe conclude che, pur avendo molte affinità con reperti celtici della valle del Gail[3], si tratta di oggetti di fattura locale. Sono state trovate monete che vanno da Vespasiano (69-79 d.C.) a Marco Aurelio (161-180 d.C.) in varie località; Col de Medol, Vince, Casa De Bernardo. Infine nel centro di Domegge è stata rinvenuta una sepoltura di tre inumati (due adulti e un giovane), supini con il capo rivolto a nord. Il corredo era composto da una collana con perle in pasta vitrea, orecchino d'argento, armilla e catenina bronzee; il materiale è stato datato al VI-VII secolo d.C.. Durante lo scavo sulla statale per la posa del metano è stato rinvenuto un teschio umano molto vicino al precedente sito; perciò si potrebbe ipotizzare una necropoli. Lavori edili nel 2004 hanno consentito, grazie all'attenzione del Gruppo del funzionario della Soprintendenza Padovan, di confermare la presenza dell'area sepolcrale. Un'altra necropoli era probabilmente situata nell'area posta a est della chiesa; ai primi del Novecento in località Le Cioupe furono rinvenute due scheletri con parti in bronzo, forse di armature. Durante dei lavori in via Trieste 6 erano stati ritrovati due o tre scheletri con dei vasi in terracotta rossi e gialli, ossa animali e una catena con collare. Nel 1865 venne trovato un cranio con un corredo di uno spillone e una piastra circolare. Questo reperto aveva dieci raggi segnati da pallottoline che erano distribuite su tutta la circonferenza; un filo attorcigliato alla piastra aveva un pendente di vetro bianco e celeste. L'area è vicina a Col de Medol, dove oltre alle monete sembra ci fossero dei muri sul luogo del rinvenimento. Dal versante del colle che guarda la chiesa sgorgava una sorgente di acqua puzzolente (solforosa?) che attraversava i prati di Le Cioupe per poi confluire nel Piave. Va anche citata l'area di Facen, sul lato opposto del lago, dove Alessio De Bon aveva avuto notizie del rinvenimento di sepolture ad inumazione senza corredo, che attribuiva al Medioevo. L'area è ad ampi terrazzi e soleggiata, il toponimo è forse di origine retica, il che ripropone la questione delle culture presenti in Cadore nel periodo preromano.

    Storia recente

    All'inizio del XX secolo la comunità domeggese fu coinvolta nei fenomeni migratori che interessarono il cadorino e in generale l'intera penisola: un emigrante proveniente da Vallesella è censito fra le vittime della più grave sciagura mineraria che la storia degli Stati Uniti ricordi, avvenuta il 6 dicembre 1907 a Monongah, nella Virginia Occidentale.
    Nella seconda metà del XX secolo l'intera area del Cadore è stata interessata da un improvviso miglioramento delle condizioni di vita dovuto allo sviluppo dell'industria dell'occhiale e conseguentemente dall'abbandono delle attività agro-silvo-pastorali. Fra le realtà più importanti da ricordare l'azienda Giorgio Fedon. Nell'agosto del 1992 balzò alla ribalta della cronaca nera nazionale per essere stata teatro del misterioso suicidio di don Mario Bisaglia fratello del senatore Antonio Bisaglia, il quale fu ritrovato cadavere nel lago di Centro Cadore.

    Monumenti e luoghi di interesse
    • Chiesa di San Giorgio
    • Chiesa di San Rocco
    • Chiesa di San Giuseppe

    Eventi
    • Festa patronale

    Persone legate a Domegge
    • Giuseppe Ciani (1793-1867), presbitero e storico italiano autore della Storia del popolo cadorino.
    • Giorgio Fedon, imprenditore fondatore dell'omonima azienda nel 1919.
    • Giovanni Marcolin Coffen (1931-2014), imprenditore fondatore della Marcolin.
    • Gina Fedon, astronoma scopritrice dell'asteroide 18883 Domegge.
    • Caterina Da Vià, l'eroina di Monongah.
    • Dino Meneghin, ex cestista della nazionale italiana.
    • Marco Barnabò (1886-1971)[4], imprenditore fondatore nel 1927 della S.A.V.A. (Società Anonima Veneto Alluminio) di Porto Marghera e realizzatore del Lago di Auronzo.
    • Adriano Costantini (1933- 1992), progettista il cui stile ha caratterizzato l'architettura del territorio cadorino.
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    Danta di Cadore

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    - Info -

    Danta di Cadore è un comune italiano di 489 abitanti della provincia di Belluno, in Veneto.

    Descrizione e geografia

    Comune di montagna, di antiche origini, che mostra un quadro economico essenzialmente industriale. I dantini, con un indice di vecchiaia nella media, sono quasi completamente concentrati nel capoluogo comunale, tranne alcuni nuclei familiari che risiedono nella località di Case Nuove. L’aspetto orografico del territorio presenta notevoli variazioni altimetriche con un’alternanza di impervie valli laterali, di dolci rilievi collinari e di pianori. Alle spalle di quest’area si ergono le cime maestose delle Dolomiti che dominano sull’abitato. La maggior parte della superficie territoriale è ricoperta da boschi di conifere, tipici delle zone alpine. Il nucleo urbano è interessato da una forte espansione edilizia ma conserva in maniera abbastanza integra il volto rustico e antico dell’originario borgo, composto da abitazioni piuttosto piccole e compatte. Nello stemma comunale, partito, concesso con Decreto del Presidente della Repubblica, si raffigura, nella prima sezione, azzurra, un pino silvestre il cui tronco è incatenato a due torrioni di pietra, merlati alla guelfa; sullo sfondo rosso della seconda partizione campeggia un cervo aureo, posto sulla sommità di un monte a sei colli, anch’esso dorato.
    Sorge nel punto di confluenza del torrente Padola nel fiume Piave, nella parte nord-orientale della provincia, tra Comelico Superioe, Auronzo di Cadore, Santo Stefano di Cadore e San Nicolò di Comelico. A soli 4 km dall’abitato si snoda il tracciato della strada statale n. 52 Carnica, mentre il casello autostradale di Belluno dista 66 km e permette l’accesso all’autostrada A27 Mestre-Vittorio Veneto-Pian di Vedoia. La più vicina stazione ferroviaria si trova a 25 km di distanza ed è interessata dalla tratta Padova-Calalzo-Pieve di Cadore. L’aeroporto di riferimento è situato a 150 km di distanza ma è utilizzabile normalmente anche l’aeroporto di Treviso/San Giuseppe a 133 km; per le linee intercontinentali dirette si utilizza quello di Milano/Malpensa, a 445 km. Il terminale del traffico marittimo dista 159 km. Fa parte della Comunità montana “Comelico e Sappada” e del circuito turistico delle Dolomiti; gravita sul capoluogo di provincia per ogni genere di necessità.

    Storia

    Non vi sono testimonianze risalenti al periodo preromano come è accaduto per gli altri centri del Cadore e si suppone che essa sia rimasta ai margini anche dell’influenza romana. Le prime notizie riguardanti la presenza di una stabile comunità nella zona risalgono al VII-VIII secolo, quando l’intera area cadorina fu annessa alla Diocesi di Zuglio e in seguito a quella di Aquileia. Il territorio seguì le sorti del Cadore e fu sottoposto prima alle invasioni longobarde e poi alla conquista dei duchi di Carinzia. Al X secolo risale la donazione fatta dall’imperatore Enrico e dal figlio Ottone di tali possedimenti al convento di San Candido nella Pusteria. Quindi la zona entrò a far parte delle proprietà feudali del vescovo-conte di Aquileia, fino agli inizi del ‘300, quando intervenne la signoria dei Caminesi. In seguito vi fu approntata la divisione territoriale delle regole con i relativi “laudi” e fu annessa alla regola di Casada. Nel ‘400 subentrò la dominazione veneta che approfittò della ricchezza boschiva del territorio per trarvi una grande quantità di legname. In questo periodo la località fu divisa in Danta di Sopra e Danta di Sotto, con conseguenti dissidi campanilistici. Agli inizi del secolo scorso, dopo la parentesi napoleonica, appartenne alternatamente all’amministrazione comunale di Candide e di San Nicolò, prima di ottenere l’indipendenza nel 1843.

    Monumenti e luoghi di interesse
    • Chiesa di Santa Barbara
    • Museo paleontologico "Le Radici della Vita"
    • Chiesa parrocchiale dei Santi Rocco e Sebastiano

    Eventi
    • Festa patronale
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    Cibiana di Cadore

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    Cibiana di Cadore è un comune italiano di 408 abitanti della provincia di Belluno in Veneto.

    - Info -

    Descrizione e geografia

    Comune di montagna, di origine medievale, che mostra un quadro economico fondamentalmente industriale. La comunità dei cibianesi presenta un indice di vecchiaia particolarmente superiore alla media e oltre a risiedere nel capoluogo comunale vive anche nella località di Masariè. L’aspetto del territorio è quello tipico delle località di montagna con accentuate variazioni altimetriche che danno l’idea di un paesaggio sostanzialmente vario ed irregolare. Gran parte dell’area territoriale è occupata da fitti boschi di conifere e di faggio, la vegetazione caratteristica della zona prealpina che prelude agli imponenti rilievi dolomitici. L’abitato si distribuisce su varie alture in posizione ben esposta al sole, oppure si distendono costeggiando le vie di comunicazione più interne. Nella parte più antica è possibile scorgere ancora alcune costruzioni più vetuste che mostrano le caratteristiche dei centri cadorini, dove prevale l’uso del legno che in alcuni casi si alterna alle pietre spesso a vista. A questi edifici che rispondevano nella struttura più ad esigenze di utilità che a motivi di estetica, si affiancano costruzioni più moderne frutto di un’incessante espansione edilizia.
    Situata nelle vicinanze del lago di Lodo e del lago di Centro Cadore, nella parte centro-settentrionale della provincia, tra Ospitale di Cadore, Valle di Cadore, Vodo Cadore e Forno di Zoldo. Il territorio è attraversato dalla strada statale n. 347 del Passo Cereda e del Passo Duran, mentre il casello autostradale di Belluno, che immette sull’autostrada A27 Mestre-Vittorio Veneto-Pian di Vedoia, si trova a 49 km di distanza. La più vicina stazione ferroviaria, lungo la linea Padova-Calalzo-Pieve di Cadore, dista 16 km. A 134 km di distanza è situato l’aeroporto di riferimento, mentre 116 km separano il comune dell’aeroporto di Treviso/San Giuseppe; per le linee intercontinentali dirette si utilizza quello di Milano/Malpensa, a 430 km. Il terminale del traffico marittimo dista 134 km. È inserita nell’ambito territoriale della Comunità montana “Valle del Boite” e nel circuito turistico delle Dolomiti; gravita su Pieve di Cadore per i sewrvizi e le strutture burocratico-amministrative non disponibili sul posto.

    Storia

    La completa assenza di notizie e testimonianze riguardanti la sua storia più remota non permette di stabilire con certezza le sue origini. Si può azzardare l’ipotesi che la prima comunità sia sorta all’incirca nell’alto Medioevo, ossia intorno all’anno Mille. Esistono invece documenti che riportano dell’esistenza di uno stabile insediamento nel ‘300. Un secolo dopo, seguendo l’intera zona del Cadore, entrò a far parte dei possedimenti di Venezia. Trovandosi in una posizione particolarmente strategica, all’incrocio di importanti vie di comunicazione, è stata esposta al passaggio delle truppe e degli eserciti dei vari dominatori che tentavano di penetrare nel Cadore impadronendosene. In particolare fu spettatrice dello scontro tra le milizie dell’imperatore Massimiliano I d’Austria e l’esercito della repubblica di Venezia che inflisse una sconfitta memorabile alle truppe avversarie. L’anno successivo fu protagonista della battaglia tra i soldati tedeschi del principe d’Anhalt e le truppe veneziano-cadorine. Lo scontro si concluse con la tragica sconfitta dei veneziani di numero estremamente inferiore rispetto ai tedeschi. Gli anni che seguirono furono caratterizzati dallo sfruttamento delle miniere di ferro e dalla nascita di un particolare tipo di artigianato legato alla creazione di chiavi in ferro che venivano immesse sul mercato veneto e in seguito esportate fin nell’Asia Minore.

    Turismo

    L'impulso turistico è dato al paese, oltre che dalla posizione nel cuore delle Dolomiti e vicina alla celebre Cortina d'Ampezzo, dai murales, affreschi sui muri delle antiche case a sasso e dal Museo nelle Nuvole, una delle sedi del Messner Mountain Museum.

    I Murales

    I Murales, come detto sopra, sono affreschi di grandi dimensioni dipinti sulle pareti delle case di Cibiana, che è stata per questo denominata "Paese dei Murales". L'insieme di queste opere costituisce un museo all'aperto che annualmente viene arricchito con nuovi soggetti, alla cui realizzazione hanno contribuito artisti italiani e stranieri giunti anche dal Giappone e dall'ex URSS. Rappresentano una stretta simbiosi tra arte, assetto urbanistico ed architettonico. Questa iniziativa nasce nel 1980 fa a Cibiana allo scopo di recuperare tradizioni, mestieri e storie del patrimonio culturale del paese per riproporle in chiave di memoria collettiva di pubblico accesso grazie alle arti figurative valorizzando in questa maniera originale il patrimonio abitativo e allo stesso tempo abbellendo l'abitato come era d'uso nelle città medievali d'Italia.
    Non a caso negli affreschi e negli altri dipinti realizzati, una componente fondamentale è quella del recupero e della vivificazione dei mestieri e della storia che hanno contrassegnato il paese e la famiglia abitante quella casa. Le frazioni di Masariè, Cibiana di Sotto e Pianezze ospitano altrettanti cicli di opere.

    Il Museo nelle nuvole
    Nel 2002 è stato aperto sul Monte Rite (2180 m s.l.m.) un Museo nelle Nuvole dedicato alla storia delle Dolomiti, parte del progetto Messner Mountain Museum, curato dal celebre alpinista altoatesino Reinhold Messner.


    Monumenti e luoghi di interesse
    • Chiesa di San Nicolò
    • Chiesa di Sant’Osvaldo
    • Chiesa di Santa Maria del Carmine

    Eventi
    • Festa di San Lorenzo Martire, 10 agosto

    Persone legate a Cibiana di Cadore
    • Bartolomeo d'Alviano (1455 - 1515), condottiero mercenario protagonista di un fatto d'armi a Cibiana
    • Nilo Zandanel (Cibiana di Cadore, 1937 - Pieve di Cadore, 2015), saltatore con gli sci primatista mondiale nel 1964
    • Nevio De Zordo (Cibiana di Cadore, 1943 - Colonia, 2014), bobbista
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    Calalzo di Cadore

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    - Info -

    Calalzo di Cadore è un comune italiano di 2.113 abitanti della provincia di Belluno in Veneto.

    Descrizione e geografia

    Comune di montagna, di antica origine, che fonda la propria economia essenzialmente sull’industria e sul commercio. I calaltini, con un indice di vecchiaia superiore alla media, si distribuiscono nel capoluogo comunale e nelle località di Rizzios, Molinà e San Francesco. Il profilo geometrico del territorio è alquanto vario e irregolare con forti variazioni altimetriche, tanto che si passa dai quasi 700 metri agli oltre 3.000 metri di altitudine. Il paesaggio è caratterizzato da un vasto fondovalle e da ripide vallate esposte al sole. A fare da sfondo a tutto ciò intervengono le catene montuose delle Dolomiti tra le quali spiccano le vette dell’Antelao e delle Marmarole. L’abitato, interessato da una forte espansione edilizia, conserva solo in parte l’antica struttura architettonica individuabile nelle abitazioni più vetuste ma i continui cambiamenti verificatisi nel corso dei secoli, soprattutto in seguito agli incendi, ne hanno modificato la fisionomia. Lo stemma comunale, concesso con Decreto del Presidente della Repubblica, raffigura, in campo azzurro, un pino silvestre il cui tronco è incatenato a due torrioni quadrati, rossi, merlati alla guelfa e fondati su una verde campagna; in cima alle torri spiccano due bandiere nazionali svolazzanti.
    Sorge nelle vicinanze del lago di Centro Cadore, nella parte settentrionale della provincia, tra Pieve di Cadore, Domegge di Cadore, San Vito di Cadore, Vado Cadore, Borca di Cadore e Auronzo di Cadore. È attraversata dalla strada statale n. 51 bis di Alemagna e dista 39 km dal più vicino casello autostradale, quello di Belluno che permette di accedere all’autostrada A27 Mestre-Vittorio Veneto-Pian di Vedoia. Ha una proproa stazione ferroviaria lungo la linea Padova-Calalzo-Pieve di Cadore. Per utilizzare l’aeroporto di riferimento si devono percorrere 124 km, mentre l’aeroporto di Treviso/San Giuseppe dista 106 km; per le linee intercontinentali dirette si utilizza quello di Milano/Malpensa, a 422 km. Il porto è situato a 128 km di distanza. È inserita nell’ambito territoriale della Comunità montana “Centro Cadore” e fa parte del circuito turistico delle Dolomiti; si rivolge per ogni tipo di esigenza a Belluno e a Pieve di Cadore.

    Storia

    Il territorio fu sicuramente abitato fin dal periodo precedente la dominazione romana che corrisponde all’epoca paloveneta, della cui cultura rappresentano un’importante testimonianza archeologica le numerose piastrine incise nella lingua pre-latina parlata in questa zona, ritrovate in particolare nell’area di Lagole, famosa per la sua acqua “miracolosa”. Alla cultura paleoveneta subentrò la dominazione romana che si diffuse a partire dal II secolo d.C. Con la caduta dell’impero romano fu meta di continue invasioni da parte delle popolazioni transalpine, come i franchi e i longobardi. Quindi fu la volta del governo dei vescovi-conti tra i quali emerse il patriarca di Aquileia che suddivise l’intero territorio in vari feudi assegnandoli a diversi vassalli. In seguito, si diede una propria organizzazione amministrativa fondata sul sistema delle “regole” e dei “laudi”, gli statuti approvati dall’assemblea dei maggiori esponenti delle famiglie più importanti. A partire dal 1420 la località entrò a far parte dei possedimenti delle repubblica di Venezia verso la quale dimostrò sempre grande fedeltà. Fu questo un periodo abbastanza turbolento caratterizzato dai continui scontri tra Venezia e Massimiliano I d’Austria che tentava di impossessarsi di queste terre ricche di legname e particolarmente strategiche. Con l’avvento di Napoleone ebbe fine il dominio di Venezia e cominciò un periodo di continui passaggi da un governo all’altro, fino al 1866 quando entrò a far parte del Regno d’Italia.

    Monumenti e luoghi di interesse
    • Chiesetta della Madonna di Caravaggio
    • Chiesetta di S. Giovanni Battista
    • Chiesa di San Biagio
    • Casa Valmassoni
    • Rifugio Dino e Giovanni Chiggiato

    Eventi
    • Fiera di San Nicolò, 8 dicembre

    Persone legate a Calalzo di Cadore
    • Alessio De Bon (1898 – 1957), archeologo
    • Angelo Frescura (Rizzios 1841 - 1886), promotore dell'occhialeria in Cadore, creò la prima fabbrica italiana di occhiali nel 1878
    • Attilio Frescura (1881 - 1943), scrittore e giornalista
    • Giovanni Battista Frescura (1921 – 1993), archeologo
    • Lucio e Giuseppe Lozza fondatori dell'omonima industria
    • Guglielmo Tabacchi (1900 – 1974), imprenditore
    • Bartolomeo Toffoli (1755 - 1834), sacerdote e scienziato, produsse macchinari di ogni genere, un microscopio tascabile e un macchinario per costruire lenti piccolissime
    • Giorgio Valmassoi (1951), ex calciatore
    • Aldo Vascellari (1926), ex calciatore
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    Borca di Cadore

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    - Info -

    Borca di Cadore è un comune italiano di 768 abitanti della provincia di Belluno in Veneto.

    Descrizione e geografia

    Comune di montagna, di antica origine, le cui maggiori risorse economiche sono costituite dall’industria e dal commercio. I borcesi, con un indice di vecchiaia chiaramente superiore alla media, risiedono nel capoluogo comunale e nelle località di Cancia, Corte e Villanova. L’andamento plano-altimetrico del territorio è decisamente vario e irregolare per la presenza di notevoli differenze di quota. L’intera area è infatti circondata dalle imponenti vette dolomitiche del Pelmo e dell’Antelao. Proprio dal versante di questa montagna si staccarono durante i secoli e con una cadenza periodica alcune ingenti frane che modificarono inevitabilmente nel tempo la morfologia del territorio. L’abitato si concentra nella parte alta del fondovalle e si mostra con il caratteristico aspetto dei centri di montagna raggruppati attorno alla chiesa. Si registra una forte espansione edilizia grazie all’intervento del turismo a grande scala. Lo stemma comunale, partito, è stato concesso con Decreto del Presidente della Repubblica. Sullo sfondo azzurro della prima sezione è raffigurato un abete il cui tronco è incatenato a due torri di pietra, merlate alla guelfa e poste su una verde campagna; nella seconda partizione un corso d’acqua d’argento reca una folgore rossa.
    È immersa nella riserva naturale del monte Pelmo, nella parte settentrionale della provincia, tra Vodo Cadore, San Vito di Cadore, Selva di Cadore, Calalzo di Cadore e Zoldo Alto. A poca distanza dall’abitato corre il tracciato della strada statale n. 51 di Alemagna. L’autostrada più vicina è la A27 Mestre-Vittorio Veneto-Pian di Vedoia, cui si accede dal casello di Belluno situato a 50 km di distanza. La stazione ferroviaria di riferimento è a 16 km lungo la linea Padova-Calalzo-Pieve di Cadore. L’aeroporto più vicino si trova a 135 km ma è utilizzabile anche l’aeroporto di Treviso/San Giuseppe, che dista 117 km; per le linee intercontinentali dirette si utilizza, a 433 km, l’aerostazione di Milano/Malpensa. Il terminale del traffico marittimo dista 142 km. Inserita nel circuito turistico delle Dolomiti, fa parte della Comunità montana “Valle del Boite” e gravita su Belluno e Pieve di Cadore per ogni genere di necessità.

    Storia

    L’importanza strategica dell’intera area del Cadore fu intuita fin dall’epoca dei romani, alla quale risalgono i primi insediamenti stabili di questa zona, che assecondavano soprattutto un intento difensivo, visto che queste terre di confine rappresentavano un ottimo baluardo contro i tentativi di invasione delle popolazioni barbariche. Fin dal II secolo d.C. il territorio fu sfruttato soprattutto per le sue risorse boschive. Poi ebbe inizio l’attività estrattiva delle miniere che furono oggetto di contesa tra i vari signori dell’epoca. Dopo la caduta dell’impero romano entrò a far parte dei possedimenti del Patriarca di Aquileia che concesse nel XIV secolo l’uso delle miniere e dei boschi a Gabriele della Torre di Pescul. Nel ‘400 subentrò la dominazione della Serenissima Repubblica di Venezia, durante la quale subì più volte le drammatiche conseguenze degli scontri tra Venezia e i tirolesi o gli austriaci che tentavano di impossessarsi delle ricchezze minerarie. Poi fu la volta dei tentativi espansionistici dell’imperatore Massimiliano I, durante i quali fu coinvolta nelle frequenti scorribande delle truppe imperiali. In seguito vide alternarsi più volte i governi francese e austriaco, finché nel 1866 fu annesso definitivamente al Regno d’Italia. Questa conclusione fu il risultato di uno strenuo tentativo di difesa dei confini organizzato dal movimento indipendentista di Pier Fortunato Calvi, che fece seguito ai moti risorgimentali del 1848.

    Monumenti e luoghi di interesse
    • Chiesa principale intitolata a S. Simone e S. Taddeo
    • Cappelle di S. Rocco, di S. Lorenzo e di Nostra Signora del Cadore.
    • Museo Naturalistico Petrini

    Eventi
    • Festa Patronale

    Persone legate a Borca di Cadore
    • Enrico Mattei (1906 - 1962), fondatore ENI ed ideatore villaggio Corte
    • Giovanni Sala (1883 - 1965), capitano degli alpini comandò il reparto Mascabroni alla conquista del Passo della Sentinella.
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    Auronzo di Cadore

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    - Info -

    « Auronzo bella al piano stendentesi lunga tra l'acque. Sotto la fosca Ajàrnola »
    (Giosuè Carducci, Ode Cadore)

    Auronzo di Cadore è un comune italiano di 3.388 abitanti della provincia di Belluno in Veneto.

    Geografia fisica

    Il Comune di Auronzo si estende su un'area molto vasta, che comprende anche Misurina col suo lago, nonché le Tre Cime di Lavaredo.
    L'area è attraversata dal fiume Ansiei che, grazie allo sbarramento dell'antica diga, forma il lago artificiale di Santa Caterina o più conosciuto come il lago di Auronzo. Il bacino artificiale, con i suoi 3 km di lunghezza, bagna anche il centro abitato. Attraversato il lago, l'Ansiei continua il suo percorso fino alla località di Treponti presso la frazione auronzana di Cima Gogna, dove si immette nel fiume Piave.

    Auronzo è uno dei comuni delle Tre Cime di Lavaredo. Infatti, se la famosa parete settentrionale è situata nel territorio di competenza del comune di Dobbiaco, le Tre Cime di Lavaredo sono state da tempo immemorabile nel territorio di Auronzo, infatti solo dal 1752 il confine corre giusto sopra le cime, e 3/4 del massiccio sono rimaste nel Comune di Auronzo.

    Le origini del nome

    L'origine del toponimo è ancora incerta. Un'ipotesi lo ritiene vicino ad aurum "oro", richiamo alla miniera d'argento posta lungo la strada per Misurina, mentre un'altra teoria lo avvicina agli Eboruntii o Aboruntii, che sarebbero stati gli antichi abitanti del Cadore.

    Storia

    Dai Veneti ai Romani

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    Vista del lago di Auronzo.
    Le prime evidenze archeologiche in Val d'Ansiei che potessero far pensare ad un popolamento in età romana furono scoperte negli ultimi anni del XX secolo, benché uno storico, Giovanni Candido, avesse già scritto nel resoconto di un suo viaggio tra il Friuli e il Cadore avvenuto trecento anni prima, di un luogo chiamato "Auronzo, dove molte vestigia d'antichità veggonsi".
    Nei secoli erano state ritrovate soltanto poche monete di fattura romana, raffiguranti il console Manlio Aquilio (129 a.C.) e l'imperatore Gallieno (260 d.C.-268 d.C.), senza però alcun contesto né informazioni aggiuntive. Grazie anche alla benevolenza del proprietario, negli anni novanta presso la casa Molin in via Tarin si trovarono le prime strutture di età romana. Da quel momento le scoperte si susseguirono con ritmo incalzante, fino a delineare un quadro assolutamente inedito: la val d'Ansiei è abitata sicuramente fin dal II secolo a.C. Sul monte Calvario, dietro la chiesa di Santa Giustina a Villagrande, è in corso di scavo uno dei siti archeologici più importanti del Veneto; un luogo di culto attivo dal II secolo a.C. al IV secolo d.C. Le iscrizioni del sito dimostrano l'uso della scrittura venetica fino almeno a tutto il I secolo d.C., molto più tardi che in pianura, diventando l'anello mancante per la nascita della scrittura runica. Il sito è già stato presentato a Roma in una manifestazione nazionale sull'archeologia. Peraltro, il rinvenimento di alcuni frammenti di terracotta, probabilmente cocci di vasi risalenti a età preromana, hanno dato un senso ai racconti popolari che parlavano del porteà (cimitero) dei pagane in frazione Malon (1300 metri s.l.m.). Qui sono visibili imponenti muri a secco, a dominare le scarpate sottostanti, mentre su un lato si presentano imponenti terrazzamenti (anche di 3 metri di altezza), chiamati dai valligiani i altare dei pagane.

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    Chiesa di Santa Caterina
    In frazione Villapiccola furono poi trovate, nei pressi della chiesa, 6 monete di bronzo che coprono tre secoli (27 a.C.-211 d.C.), indizio di un tesoretto o di un abitato. Quasi di fronte alla chiesa, dall'altra parte del lago, venne ritrovata una moneta di Augusto durante i lavori di costruzione della strada che costeggia il bacino.

    Rilevanti anche i reperti scoperti a Cima Gogna che, ancora secondo le leggende locali, ospitava anticamente un centro abitato di notevoli dimensioni. Il patrimonio ambientale è proprietà delle Magnifiche Regole di Villagrande e Villapiccola, antichissime forme di gestione dei beni di proprietà collettiva dei "regolieri" titolari di un patrimonio inalienabile, indivisibile ed inusucapibile. Tale patrimonio ereditato dai nostri progenitori deve essere salvaguardato, migliorato e trasferito alle future generazioni. Con la venuta di Napoleone, nel 1806, tale patrimonio fu, con la scomparsa delle "regole" dato in amministrazione ai nascenti comuni.

    Monumenti e luoghi di interesse
    • Chiesa di Santa Giustina
    • Museo della Flora, Fauna e Mineralogia
    • Chiesa delle Grazie

    Eventi
    • Fiera del Carmine, 19 luglio
    • Fiera di Santa Giustina, 17 ottobre

    Persone legate ad Auronzo
    • Renato Del Din, alpino e partigiano Medaglia d'oro al valor militare
2759 replies since 10/6/2010
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