Posts written by Kyran

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    Quel giorno di tre lustri prima, non sapevo ancora cosa avrebbe comportato trascinare Rosie Maguire nella mia solitaria esistenza. Non ho mai avuto bisogno di compagnia alcuna e tanto meno condividere con nessuno i miei spazi vitali. Dacché sono confinato in questa forma, prevalgono in me comportamenti che qualche specialista moderno definirebbe asociali, accompagnati da una serie di effetti che mi inquadrano come subdolo, manipolativo ed approfittatore. Io preferisco definirmi un misantropo nell'accezione più felice, quella secondo la quale tendo a non mescolarmi con qualunque marmaglia se non di pari levatura, perchè sono in molti casi superiore.
    Rosie è stata una debolezza, un'inqualificabile svista e una deroga alle mie abitudini. L' ho assecondata nel suo progetto di eternità, coltivando la falsa speme di farne un'adepta obbediente. Farle da Maestro era, all'inizio, una prospettiva decisamente allettante. Avrei creato la mia Creatura, forgiato il suo destino, tessuto trame per suo conto e l'avrei resa unica e perfetta tra i Vampiri. Chissà che non sarebbe diventata la mia compagna, quella davvero degna di stare al mio fianco. Lungi da me la volontà di soddisfare il desiderio di un'anima afflitta dal tormento di lasciare la sua vita terrena ed i suoi affetti. Avevo guardato con indifferenza le sue afflizioni, mentre si contorceva nel parossismo di un'agonia fatale e chiedeva al contempo che le fosse risparmiato l'oblio. Accontentarla soddisfaceva semplicemente le mie aspettative e nel contempo mi permetteva di deliziarmi del suo sangue fino ad estinguere le mie voglie.
    Eppure, mi duole persino ammetterlo con me stesso, ho compiuto un errore madornale nel ritenere che fosse degna di una tale attenzione da parte mia.
    Un tale spreco di energie non ha portato nemmeno ad un risultato parziale. Inutile femmina! Se estrapolo i momenti di buon e sfrenato sesso che ci ha visti partecipi in questi anni, ciò che resta è una desolante convivenza, in cui la mia sopportazione ha superato ogni limite. Rosie è una detestabile curiosa che ha messo a soqquadro la mia vita e la mia abitazione, seguendo l'inclinazione malsana dei suoi capricci infantili. Le ho messo a disposizione un Maniero, in cui sono conservati suppellettili a retaggio della mia grandezza umana e altresì ogni sorta di artefici magici o meno che ho raccolto in tre secoli. Ha avuto accesso alla mia immensa biblioteca, che ancor oggi guarda con stupita insofferenza e ogni strumento atto ad elevare la sua piccola mente provinciale. In cambio le ho chiesto soltanto di consegnarsi a me, di farsi creta nelle mie capaci mani. Invece mi ha ripagato con la sua noiosa e lamentosa tendenza ad essere indipendente, insofferente a qualsiasi guida. E' capricciosa come una marmocchia e nello stesso modo viziata e pretenziosa.
    Ci sopportiamo. Non nego che ormai faccia parte delle mie quotidiane abitudini e che pur augurandomi di liberarmene un giorno, sentirei il vuoto che lascerebbe tra quelle mura.
    E' raro che ascolti un mio suggerimento e che invece corra poi a lamentarsi per le sue scelte sbagliate. Io ascolto, non potendo esimermi dal farlo.
    Mi ha raggiunto anche questa volta, con l'arruffata immagine del gufo che le ho regalato per impedirle di seguirmi in ogni dove. Supplizio infinito che mi fa srotolare la pergamena con un ciglio sollevato e chiedendomi cosa le sia capitato questa volta.
    E' con adeguata circospezione che varco la soglia del Pandemonium nel mio lungo pastrano dal bavero alto che mi copre metà viso. Un cappello con tesa rigida completa il mio occultamento agli occhi ignari dei presenti nel sordido locale. Un altro vezzo della bambina che mal tollera la sua reclusione forzata, nella mia splendida magione. Devo ammettere però che è sempre un piacere per le mie pupille . Il suo corpo così ben esibito, vale molte delle grane con cui di solito riempe le mie giornate
    Le sorrido mio malgrado, ispezionando ogni centimetro della sua sinuosa figura.
    Hai detto bene,mia cara, le signore. Ad ogni modo sono arrivato non appena conclusi degli affari importanti, dovresti esserne lieta. Cos'è capitato questa volta? aggiungo accomodandomi di fronte a lei ed incrociando le nocche in una posa di ascolto condiscendente. Poco istanti prima mi ha porto degli strani oggetti tra cui un paio di occhiali dalla foggia particolare e un boa di struzzo dal discutibile colore rosa scintillante. Mi ha quindi preceduto verso il nostro tavolo lasciandomi a rimirare basito siffatta chincaglieria, intimandomi tra l'altro di indossarla.
    Preferisco credere che tu voglia prenderti gioco di me, piuttosto che ritenerti completamente idiota, tesoro. Questa roba attirerebbe un erumpent in amore, figuriamoci lo sguardo dell'intera compagnia. Con un gesto poco cordiale lo getto sul tavolo di due che a prima vista avrebbero di certo apprezzato. Per l'apparecchio vedremo. Comunque riesci sempre a contattarmi no? A volte non ti vorrei così precisa nella mia localizzazione.
    Finalmente posso libare il mio whiskey comodamente assiso Esiste forse un'alternativa al tuo disporre dei miei galeoni? Ormai lo considero un necessario pedaggio alla mia superficialità e predispormi con la necessaria benevolenza a farmi carico delle sue piccole necessità.
    Immagino che a questo punto, sia sulla bocca di tutti o quasi. Forse ne sarà esclusa l'Irlanda del Nord continuo con fare pacato, quando vorrei solo torcerle quel delizioso collo da cigno. Ho fatto così tanto per nasconderti dalla curiosità di certi meccanismi persecutori, ma come vedo non è servito. Inspiro e allungo le labbra in un sorriso che escluda ogni simpatia. Non hai saputo resistere eh o almeno consigliarti con me prima di compiere questa enorme scempiaggine. Bene. Che cosa ti ha detto?

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    Inesplicabili dinamiche evolvono intorno ad un tavolo, liberamente indotte dallo strano connubio di intenti che avvicina due sentire cosi simili, pur nella loro antitetica diversità. Assento con un veloce e pacato cenno del capo. Non ho nulla da confidarle in merito alla sparizione del marchio, non ne ho quasi più il ricordo dal momento che non mi ha lasciato che un tristo compendio della vacuità di cui sono avvezzo da molteplici anni. Indifferenza per la creatura generata e altrettanto distacco per quello che dovrebbe essere un monito. L'unico avvertimento che mi sento di seguire è il non impelagarmi più in questioni squisitamente umane, guidate da una ragione schiettamente impreparata alle conseguenze di una tale missione. Il potere è destinate alle menti elette e queste non albergano certo fra gli uomini, passibili di farsi dominare dalle proprie passioni, prima ancora che da un raziocinio fermo e scevro da condizionamenti. So già però che non seguirò certi buoni propositi, poichè sono ammaliato da queste piccole, fragili creature che si dibattono con tale accanimento per una vita che ha le ore contate. Mi ricordano la mia esistenza umana, il medesimo affanno per divenire l'arbitro di scelte che non sono state mai davvero mie.
    Ho sempre saputo che fossi più forte di quanto il tuo etereo corpicino lasciasse presumere. La incalzo senza esprimere sentore di rimprovero nelle mie parole. Trattasi di un presupposto insito nella sua natura, che l'ha fatta aggraziata e delicata nell'aspetto e con l'indole di una guerriera nella sua essenza più vera. Come spiegarle altresì che non l'ho mai persa veramente di vista, che ho vissuto attraverso l'intervento di altri , ogni suo tormento senza darle l'illusione di una mia empatica vicinanza? Eppure, in qualche modo, sono rimasto nell'ombra, preparato ad intervenire se la sua preziosa vita fosse stata davvero in pericolo.
    Una Spencer non cede, una Spencer combatte fino all'ultimo respiro e notoriamente vince. Tu lo sei nonostante ti ostini a voler preservare il legame con quell'insignificante omuncolo che si è assunto la tua paternità. Allargo le braccia in un gesto di resa implicita ma sono certo che un giorno rivedrai questa assurda posizione. Non ho fretta.
    E' comunque una donna in cui il cuore domina sull'intelletto. Rifletto con sconsolato disappunto mentre sciorina la sua piccola, povera e pallida attrazione per il soggetto che sta per renderla madre. Fremo all'idea di trovarmelo di fronte per erudirlo a mio modo sulle conseguenze di tale misfatto, anche se la pregnanza, devo ammetterlo, le si addice. Un copioso afflusso di sangue le imporpora le gote e quel piccolo bastardo che alberga nelle sue viscere potrebbe addirittura essere un vanto per la mia esigua discendenza. Se sopravviverà alla mia incipiente arsura, potrei addirittura farne un degno erede.
    Immagino che questo sia il risultato di una disposizione al sentimentalismo che non posso condividere Tamburello astiosamente con le dita sul legno, ma provo ad imbastire un melenso sorriso comprensivo Nondimeno però apprezzo la sua premura, anche se chiaramente dettata da uno scopo deprecabile.
    Ritengo di aver dimostrato fin troppa benevolenza nei confronti di un individuo che chiaramente disprezzo a prescindere.
    Americano? Il mio è un singulto di puro disprezzo che non tengo nemmeno a mascherare. Questo è davvero troppo! Nemmeno la giustificazione di aver scelto un connazionale che dimostri almeno una creanza invitta a certi mammiferi di mugghiante personalità. Temo di non potermi esimermi, naturalmente, dal conoscere il parentado del tuo uomo Altro alimento gratuito, in caso.
    Con mia grande sorpresa la vedo alzarsi lesta, con uno dei suoi grandi sorrisi radiosi e accostarsi al mio fianco. Il mio essero è in fermento per la vicinanza allettante, ogni mio senso si acuisce e brama quell'involto succulento, ma resto immobile al mio posto. Almeno finchè la mia improvvida figliola non raccoglie la mia mano nel suo palmo e la posa sulla cresta del suo ventre. La mocciosa avverte il mio tocco e improvvisa delle capriole detestabili, scalciando come se fosse assolutamente lieta di conoscere il suo nuovo parente. Vorrei ritirarmi, ma è una sensazione stranamente piacevole, del tutto nuova e sento la piccola Charlotte. La vedo sorridere e stendere le sue goffe braccine verso di me. Raggruppo le dita a pugno nel lasciare quasi con rammarico quella superficie.
    Ti somiglia per fortuna. Non aggiungo altro, è già di per se un'esperienza difficile da comprendere.
    E' allora che lo vedo. Me ne accorgo dalla familiarità con cui si appresta per discutere di insulse questioni da bottegaio. La furia non è mai una buona consigliera, soprattutto se nelle immediate vicinanze staziona una figlia gravida, per cui tendo a dissiparne gli effetti con magistrale tempismo.
    Louise mi trova straordinariamente d'accordo con le sue scelte che d'altronde sono ampiamente acclarate da comportamenti discutibili. Non sono affatto un suo amico Gli riservo un'occhiata di pura indifferenza, prima di rivolgermi a Caterina. Vuoi spiegargli, con parole tue, chi ha di fronte?

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    Benvenuto 😉
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    Degna di essere mia figlia, indubbiamente. Scevra da ogni insulsa e patetica frivolezza come si conviene ad una fanciulla di alto lignaggio, nonostante sia stata educata da una piccola donna isterica e per nulla adeguata e da un infimo essere umano di cui non vale la penna neppure ricordare i natali. In Caterina e il sangue che conta, stillato nel suo corpo da secoli di storia e affinato da una classe innata, che non è possibile imparare. Ha l'ardire di rivolgersi a me con nobile slancio, una passione atavica che sfida le generazioni per ricomporsi nel suo corpo deformato da un'incipiente gravidanza. Non ha perso smalto però, ne quella particolare grazia di cui mi sono infatuato, ancor prima di sapermi suo padre.
    Le notizie viaggiano veloci in questo mondo indifferente.
    Mi osservo l'arto fasciato nel tessuto di fine lana nera, che non porto per proteggermi dal freddo, ma per una questione di eleganza, di cui non intendo privarmi. Il marchio è sparito, rendendomi libero di non soggiacere ai capricci di chicchessia. Sebbene mi pregi di essere mai sottostato che agli ordini del mio tornaconto, ammetto che il fregio mi ricordava costantemente che servire il male ha un suo prezzo, una gabella che ho sempre pagato piuttosto di malavoglia. Nessuna sofferenza fisica nell'esserne privato, nessuna stolida nostalgia da deprivazione di appartenenza a qualcosa, solo una sorta di stupore per la discutibile eredità che mi ha lasciato.
    Pertanto sollevo le spalle in un linguaggio a lei familiare per esprimere con maggiore chiarezza il completo disinteresse sulla questione che appena sollevato.
    Sempre dalla mia, come è logico che sia. La storia di cui mi pregio essere da lungo tempo spettatore oculare insegna che, ad intervalli regolari, qualcuno si erga sulle disgrazie della massa e faccia tuonare qualche miserevole promessa. E' una condizione da cui praticamente non c'è scampo ed è ciò che sta per accadere di nuovo. Con il liquido ambrato che ondeggia pigramente nel bicchiere, la seguo verso un luogo più appartato in cui si possa discorrere senza essere tediati dall'attenzione di qualche cliente troppo curioso. Quindi attenderò gli eventi senza particolare trepidazione, soprattutto se si tratta di deja vu come molti ritengono. C'è però da considerare che Micheal è l'unico umano per cui nutro una certa stima, quindi vedremo se le nostre aspirazioni troveranno, ancora una volta, un punto di contatto.
    Moon è certamente secondo all'avvenente fanciulla che beve il suo succo tranquillamente seduta di fronte a me, ma lei èun caso del tutto anomalo nelle mie priorità.
    E il tuo sorriso mi compensa di mesi di colpevole esilio. Provo ad abbozzarne un altro che non sia una pallida imitazione, prima di riprendere il discorso sulla paternità di quella aliena creaturina che le galleggia nel ventre.
    Suppongo che un cinghiale avrebbe fatto danni meno permanenti al tuo portamento, sempre che il tizio che li ha causati non sia un parente stretto, cosa di cui non dubito affatto. Ma ti prego, racconta, educimi su cotanta formidabile persona, che ha pensato bene di approfittare di una ragazzina pur avendo già sparso i suoi geni. Sono davvero curioso.
    Almeno ne saprò a sufficienza quando mi toccherà ucciderlo per evitare che perpetri impunemente nei suoi errori.
    Per quanto deprecabile sia, tu un padre lo hai e ti garantisco molto interessato al tuo benessere. Sai che puoi contare su di me per qualsiasi tuo bisogno non ultimo quello di liberarti di un vecchio satiro che si gode le tue grazie.
    Quindi come lo hai conosciuto questo attempato signore, chi è, da dove giunge?
    Avverto una specie di latente preoccupazione. Sebbene non sappia come comunicarglielo, se non con una rigidità nello sguardo che esprime disapprovazione, Cate è mia in senso biblico, mi appartiene in qualche modo e devo sapere tutto sullo stolto che ne ha conquistato i sentimenti.
    Per mia fortuna sembra propensa a confidarsi, anche su altre questioni e ciò mi induce a ritenere che il nostro rapporto non si sia disgregato.
    E' possibile che tu sia influenzata dal bigottismo trasmesso dalla linea materna e dalla casata in cui hai militato ad Hogwards. Come serpeverde avresti sicuramente avuto un'attenzione diversa per certi argomenti. Ma è inutile recriminare. Probabilmente Moon è stato solo un pessimo insegnante, in lui a volte prevalgano emozioni devianti. Ma se vuoi, posso sempre provare io, potremo riprendere certe belle consuetudini. Guardao in basso e sorseggio il mio whiskey. A tempo debito, naturalmente.
    Non è necessario che le legga nel pensiero. E' fin troppo intuitivo il motivo che la spinge a pormi quella domanda. Forse teme un'interferenza nella sua nuova vita o magari solo la perturbante presenza di questo padre anomalo. Resterò nei paraggi, a breve avrò qualcuno da conoscere. Il pargolo è solo uno dei due a cui mi riferisco.

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    Figlia
    Il distacco con cui spolvero quell'ovvia asserzione, precede appena il mio incidere nella fumosa e densa atmosfera del locale, pregna di profumi sin troppo concentrati. Gli astanti, pochi per mia fortuna, emano effluvi decisamente invitanti, ai quali soprassiedo con il mio abituale controllo. E' lei l'unica umana a cui sono veramente interessato, malgrado non riesca a manifestare nessuna intima o apparente emotività e nonostante la limpida intenzione di provare quell'attaccamento che ogni nostro incontro meriterebbe.
    Le squadro il bel volto quando mi appresso al bancone e cerco nella memoria quella sensazione così tipicamente contingente, quasi che potessi afferrarne il senso e solo perchè a separarci c'è il legno lustro di un bancone da bar.
    Se per vivo intendi che mi elevo al di sopra di certa discutibile marmaglia che vagabonda senza un preciso scopo fuori e dentro la tua locanda, allora si lo sono. Non prescindo mai dalla verità, neppure quando si tratta di alleggerire l'altrui tensione con una delle mie arguzie: è una delle prerogative che il mio stato mi concede e di cui abbondo senza preoccuparmi minimamente delle possibili reazioni. Cate però ha ereditato quello stesso spirito sagace, quella fine ironia che non appartiene a sua madre e di cui continuo a compiacermi. Se fossi incline ad esprimere dei desideri, potrei sicuramente vantarmi di averne realizzato uno nella forma e nelle fattezze della giovane donna che mi circuisce con un sorriso amabile, senza remora di dover apparire sorpresa. Quello stesso sangue che le scorre copioso nelle vene mi appartiene, non tanto per l'uso che potrei farne, ma soprattutto per un beffardo scherzo del destino che ha rigenerato il mio donandomi un'inaspettata progenie.
    In ogni caso accetto il tuo implicito rimprovero, come si conviene ad un padre fin troppo assente. Allungo uno degli angoli fra le mie labbra, concedendomi un'occhiata più ampia alla sua figura, di cui ho subito notate le leziose variazioni. Per quanto futili e seccanti motivi mi abbiano tenuto lontano dalla tua vita, non credere che io me ne sia completamente dissociato. So praticamente tutto quello che è successo. Quasi Il caso vuole che non sia del tutto vero. La visione d'insieme smentisce ogni asserzione precedente, rendendomi colpevolmente ignaro dell'informazione più importante di tutte. Mi soffermo sulla rotondità sospetta e soverchiante con un leggero inarcare di sopracciglio.
    Sei imbolsita Non è affatto vero che nulla cambia. Qualcosa dentro quell'involucro ingombrante pulsa con una tale velocità da potenziare ogni mio istinto. Il battito furioso e prorompente della vita ha li il suo acme e posso quasi vederlo contrarsi e spillare un getto vermiglio senza fine. Devo riprendermi, riappropriarmi delle mie facoltà, fortemente turbate dal corrusco balenato nel mio cielo notturno.
    Così quell'uomo ti ha ingravidata con il suo misero seme. Non pago di averti nel suo letto, ha voluto strafare per assicurarsi una discendenza. Deve essere un essere eccezionale, come minimo, per aver fatto questo a mia figlia. Di quali pregi può vantarsi?







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    VAMPIRO






    DATI ANAGRAFICI:

    Nome: Kyran Michael
    Cognome:Spencer
    Data di Nascita: 18 Maggio 1771
    Nato a:Londra
    Residente a: Stoccolma
    Stato civile: Celibe









    DATI CREATURA:

    Razza: Vampiro
    Descrizione fisica: Età indefinita, conserva tuttavia un aspetto giovanile, atletico e moderatamente retrò nel portamento: molto alto, capelli neri, occhi blu cobalto.
    Segni particolari: il colore dei sui occhi vira progressivamente in un grigio molto chiaro in condizioni di pericolo o quando si espone ai raggi solari, che sopporta agevolmente per un breve lasso di tempo.





    ALBERO GENEALOGICO:

    Caterina de Masi (Spencer): ^ Caterina ^
    Grado di parentela: Figlia








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    Nulla muta così in fretta, sono le minuzie che decretano quanto il tempo abbia operato nel tessere nuove condizioni. Spesso queste passano inosservate e ci si accorge, forse troppo tardi, di essere rimasto indietro, affabulato dalle storie che ci si racconta per rimanere nel proprio piccolo e confortevole presente.
    Nel ritornare a Bergernwiz, constato con evidente indifferenza che il ridente villaggio conserva quel suo fascino retrogrado, quasi fiabesco, con i suoi tetti a punta dai colori accesi e una cortina di nebbia che ne avvolge i profili, rendendolo caratteristica e insulsa allo stesso tempo. Anche se ormai la luna ha ampiamente preso possesso del cielo, il mio sguardo continua a puntare verso la sola direzione che mi interessa raggiungere da queste parti, ignorando l'intirizzita umanità che si affretta verso i propri giacigli, imbacuccata fino all'inverosimile, in una perfetta atmosfera da caccia grossa. Mi è mancata questa aria fine, non contaminata troppo a lungo dai raggi confondenti di un sole impietoso.
    Del resto mi sento satollo e ampiamente soddisfatto di aver degustato una disponibile signora, perche' inopinatamente immersa nel sonno proprio nella cabina accanto alla mia. Una piacevole e proficua conoscenza del tutto unilaterale di cui lei ricorderà solo l'ineffabile soddisfazione dei suoi sensi, quando si sarà ripresa.
    Attraverso l'ultimo tratto di strada e mi fermo davanti all'entrata della locanda, risalendo con lo sguardo verso i piani superiori. Non ho la certezza di che Caterina sia all'interno o in un altro qualunque posto di questo territorio, ma in tutto questo periodo di assenza, mi sono tenuto costantemente informato sulla sua vita e sul suo recente matrimonio. Mi attendo quindi di conoscere anche il fortunato umano che l'ha conquistata, ma per il momento mi preme il rivederla. E' pur vero che non ci sia nulla di tradizionale nel nostro rapporto e che io non sia esattamente il tipo di padre che renda omaggio a tutte le date di una certa umana importanza. Lei per contro, avrà digerito da non molto tempo la pleonastica eredità che le compete nell'avermi come genitore. Pertanto sono quasi certo che la sua accoglienza sarà in parte esacerbata da ciò che non può cambiare, malgrado tutto.
    Mi appresto all'uscio, rilevando il discrepante contrasto di temperatura tra l'esterno e l'interno e inquadro il bancone. Più tardi chiederò una stanza, ma ora ho l'indicibile bisogno di ritrovare il suo sorriso.






    Edited by Kyran - 20/10/2019, 11:44
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    Propizie sono le tenebre che mi hanno condotto in questa rutilante metropoli. New York non dorme mai, accecata dalle luci di un'ingannevole modernità. Sfolgora nella notte come una meretrice in cerca di attenzioni e allo stesso modo vende se stessa in uno sfavillante caleidoscopio di colori che ne tracciano i contorni e nascondono le rughe della sua incipiente e trasandata maturità. La osservo dall'alto, ne scorgo i dettagli di vita frenetica che scorre su lingue vermiglie. Da quassù è quasi bella e non si avverte l'olezzo rancido, sotto tutto quel belletto, delle strade in cui marcisce tanta vita inutile se non ha scopo se non quello di farne incetta. Il sangue è comunque prezioso e io non sono così schizzinoso da non apprezzarlo, a prescindere dalla fonte.
    Ma stanotte ho altro di cui occuparmi e mi distolgo dall'idea seppure con una certa inquieta mestizia. Non ho appigli, ne strategie da attuare, ma vago in una ignoranza melmosa che non mi è congeniale. Mancanza di informazioni, certo, ma soprattutto lacune da colmare nello stratificato universo delle mie possibilità. Mi sono sempre pregiato di avere un certo controllo sugli avvenimenti, di prevenirli in molte circostanze. Ciò che non posso cambiare, lo adatto a necessità contingenti. A cosa servirebbe tutta la mia esperienza se non potessi trarne un profitto? Ed è quanto ho in mente di fare, proprio qui ad un solo salto dal Woolworth Buiilding, la sede del MACUSA.
    Ho pensato a questo momento per settimane, da quando quella infida Creatura si è formata dal mio braccio. Strano e ambiguo il poter creare dal mio corpo qualcosa che è ancora più freddo di quanto io sia. Ho immediatamente realizzato però che non fosse un dono del Destino, bensì un pericoloso rilevatore della mia posizione. Che fosse questo il suo intendimento primario? Le notizie a Londra sono frammentarie in proposito. Di lampante c'è solo che alcuni dei miei ex compagni di scorribande sono stati rintracciati e che i loro oscuri prodotti sono stati prelevati dagli Auror. Non mi sono però chiare le intenzioni di Ares e forse qui, fuori dalla portata del Ministero, troverò qualche risposta.
    Non conosco l'uomo che andrò ad incontrare, non che abbia importanza del resto: ho qualche idea su come convincerlo a collaborare. Guardo in direzione dei suoi uffici e non mi sorprendo nel vedere una tale attività, nonostante l'ora tarda. E' un personaggio importante e sicuramente ligio al dovere. L'occasione non potrebbe essere più favorevole ad un incontro non programmato. Del resto abbiamo servito gli stessi ideali, sottoscritto lo stesso patto e questo fa di lui un prezioso interlocutore, oltre che un occhio privilegiato sugli avvenimenti che mi sono ignoti. Deploro la disarmonia del sapere a metà, ma a questo sto per porre fine.
    Nel momento in cui sollevo la bacchetta e mi dissolvo per ricomparire ai piedi del Gigante di pietra e vetro, compio la scelta di non soccombere agli istinti della mia natura e tentare di superare le protezione che circondano la parte magica del grattacielo. Decido quindi di puntare la bacchetta verso l'insegna con il gufo, sufficientemente scettico di ottenere un permesso. Ed invece ecco comparire la porta girevole a cui mi appresso dopo aver controllato che nessun occhio babbano mi scruti nell'ampio piazzale antistante l'edificio. La fortuna mi arride, constato con un innato scetticismo, perchè sono preparato a dover ricorrere a tutte le mie doti, una volta all'ingresso. Invece devo ricredermi ancora e riesco persino ad apprezzare l'imponente altezza del soffitto, le scale, i soppalchi e le opere d'arte, fenici soprattutto. Nessuno mi ferma, nessuno chiede le mie credenziali. Sembro invisibile a questo sparuto corteo di umani le cui falcate echeggiano in un ambito di così ampio respiro, familiare agli agenti che sussiegosi mi fanno un cenno del capo. Dovrei allarmarmi, ma continuo nella mia ascesa.
    Signore....ha bisogno di qualcosa? Una vocina affannata mi costringe a fermarmi. Si leva da un sottobosco di scrivanie tutte uguali su cui piume incantate svolazzano tra i papiri che si sollevano in volo per poi planare in una pila ordinata. Posso farle portare del te nel suo ufficio? Scuoto la testa regalandole un mezzo sorriso. Alla luce delle fiaccole sospese, deve avermi scambiato per qualcun altro. Tanto meglio. Proseguo nel dedalo di scale e piattaforme, il lungo corridoio protetto ancora da fenici e finalmente approdo davanti alla porta con il suo nome incorniciato dall'altisonante titolo.
    Beh Sebastian Winckelmann è stato tutto più semplice del previsto.
    Lo spiraglio illumina un interno sobrio ed elegante. Le dita saggiano il legno prezioso e penetro nella stanza trovandola vuota. Mi guardo intorno e poi liscio con i polpastrelli la superficie lucida della sua scrivania, prima di accomodarmici, le braccia incrociate sul petto, poi un'occhiata d'insieme alle scartoffie che la ingombrano e qualche ritratto di famiglia alle pareti. Sono colto da una strana sensazione. Quella stanza emana qualcosa di indefinito, una minaccia forse, che ogni singolo suppellettile continua a trasmettermi. Poco prima che la sagoma invada lo spazio fra gli stipiti, ne capisco la ragione. Ci affrontiamo con un unico lunghissimo sguardo, che potrebbe essere una rifrazione, uno sdoppiamento in uno specchio a due facce.



    Edited by Kyran - 7/9/2019, 08:22
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    Stantio e nauseabondo è l'odore che mi assale le narici. Questo posto emana lo stesso fetore di molteplici corpi in putrefazione, il tanfo stesso della Morte, come se lo avesse sublimato a sua dimora. Lo riconosco pur nella quasi totale oscurità, poiché ne sono io stesso impregnato fino al midollo. Si narra delle indicibili nefandezze di cui è testimone, abomini che una natura oscura, si diverte ad animare per il suo stesso sollazzo, seminando il panico nei pochi temerari che visi sono spinti, invogliati da una curiosità macabra che hanno pagato a caro prezzo. Spettrali presenze fragili come il gioco di ombre che muta ad ogni passo, quando le mie pupille intercettano uno spiraglio di luce. Eppure mai così incisive nel richiedere un pedaggio per soddisfare gli appetiti della Nera Mietitrice. Ma nel mio vagare, in questo Dedalo di gallerie dismesse, non ne ho incontrata neppure una. Forse mi temono o più probabilmente mi hanno riconosciuto come uno di loro. Ci si annusa fra simili, consapevoli di non poter reclamare altro che un orrifico gioco di specchi in cui ritrovare la propria immane e perpetua condanna. Ma i miei passi non sono affatto eterei: scricchiolano rumorosamente sui detriti che il tempo accumula fra i binari ciechi, tintinnano sul ferro polveroso e rimbombano nella vastità del vuoto che mi circonda. Il mio corpo continua a ricordarmi quanto io sia al suo servizio e ingabbiato in un involucro esiziale, pur di preservarne la innaturale immortalità. Tutto tace, eccetto lo squittire dei laidi frequentatori dei sotterranei. La vita si infila ovunque come erba infestante e prolifica nella sua forma più abbietta. Di tanto in tanto, oltre il soffitto a volta, giunge lo sferragliare dei vagoni e poi il silenzio torna con la sua fumosa consistenza a perpetrare il nulla, a gonfiarlo di inaccettabile ineluttabilità. Sono mesi che peregrino in questo enorme buco, nascondendomi al mondo e alla sua meschina rigogliosità. Sono un'ombra inquieta che sfugge al giorno, inviso ai mortali, perseguitato per la mia essenza che ho assecondato, non potendo più prescinderne.
    Di notte mi spingo fuori dai recessi della metropolitana e spengo vite, le risucchio, ne inalo la quintessenza. Non sono mai stato così forte e in salute, oserei dire, eppure il mio aspetto non è così florido come dovrebbe. Sembro invecchiato e bande di capelli, ormai lunghi, mi si appiattiscono sulle guance scarne. Non avendo altri segni che possano inficiare l'unica teoria a conclusione di questa stranezza, sono portato a concludere che stia per succedere qualcosa. Le illazioni poi, hanno fatto il resto.
    “Non è la più forte delle specie che sopravvive, né la più intelligente, ma quella più reattiva ai cambiamenti.”
    Mi tocca dargli ragione al piccolo assertore della mutevolezza della specie umana. Sopravvivere.
    Ne ho vissuti così tanti di cambiamenti, che ne avverto l'odore a distanza. Li ho visti passare gli illusi con manie di grandezza. Ne ho scrutato intenzioni e progetti e li ho visti immancabilmente fallire. Tutti. Cadere come foglie in una giornata ventosa. Maghi o uomini comuni che siano, hanno le ore contate. Tic tac. La gloria è effimera come le loro inutili vite.
    Io sono ancora qui, invece e sopravvivo.
    Avrei potuto ritornare al Nord, certo e discuterne con Michael e non è detto che io non la faccia. Siamo sulla stessa barca, per ironia della sorte lo siamo sempre stati, malgrado qualche innocua divergenza. Ma non è ancora il momento. Prima vorrei vagliare le mie possibilità e soprattutto scoprire cosa vuole Ares, l'omuncolo dalle mille trasformazioni, la puttana per eccellenza di qualunque sovrano dell'oscurità. Sono certo che servirà anche il prossimo.
    Mi fermo.
    E' da giorni che quel maledetto marchio pulsa sul mio avambraccio. Inizialmente mi ero quasi convinto che fosse un ameno invito di Moon a rientrare nei ranghi. Il teschio con i serpenti fu un suo capriccio, a cui acconsentii. Ma poi i sussurri di altri Mangiamorte ribelli mi indussero a ritenere che qualcun altro tirasse le fila ed ora qualcosa si muove lungo il tatuaggio. Lo scopro e sembra che un nugolo di piccole creature striscianti si muovano sottopelle. Mi afferro il polso con l'altra mano, nel tentativo di bloccare il tremito convulso dell'arto. Il teschio si contorce in una macabra danza, ribolle, si gonfia. Scivolo a terra strisciando la schiena contro una parete infiltrata d'acqua. So cosa fare. Afferro la bacchetta e le dita che la stringono tremano. Non ho coscienza di nessun dolore, ma so che devo agire ed estirpare la maledizione.
    Diffindo! Il taglio è netto preciso, chirurgico. Trapasso il Marchio da parte a parte e dai lembi aperti sgorga qualche goccia di sangue. La tensione si dilegua per un istante, ma poi lo squarcio si allarga e un grumo nero e schiumoso scivola copioso dai margini: freddo e incoerente si addensa in un angolo e rimane sospeso, gramo e funesto contro l'oscurità incombente.
    Mi trovo nei cunicoli abbandonati sotto la Metropolitana di Londra. Sono un vampiro per cui non avverto nessun dolore fisico e tanto meno morale, visto che non possiedo un'anima. Ma se ho sbagliato qualcosa, sono pronta a correggere. Perdonate me, Kyran è un po' arrugginito e forse non è incisivo come dovrebbe. Ma è tornato, spero non vi dispiaccia.
    tenor


    Edited by Kyran - 29/7/2019, 16:31
  10. .

    Maggie-Kyran



    Il Tempo è una costante con cui non ho più dimestichezza. Srotola i suoi ingranaggi oliati con una tale pedestre monotonia, da rendermi intonso ai suoi dettami. Navigo in acque parallele alle sue o meglio le sorvolo da secoli ormai,avvezzo ai mutamenti e alle perdite inevitabili, indifferente al pigro disfacimento di corpi in corsa verso la putrefazione. La maggior parte di essi sono destinati a nutrire una terra famelica che non ne conserverà neppure il ricordo. Eppure, questi agglomerati di sangue e carne, si affannano come fossero eterni, si spendono e offrono nuovi moventi al tristo mietitore. Irretiti della Morte, ne bramano le scheletriche braccia, attratti da un amplesso devastante, l'ultimo e il più frenetico prima di un lungo definitivo riposo.
    Deve essere questo il motivo che li spinge ad affollare questa sala e a prestarsi a trastulli perigliosi senza nessun motivo apparente. Li chiamano corsi di approfondimento , sollazzi per temprare fragili membra, scappatoie eroiche che movimentino un destino già segnato, forse per accelerarlo o invocarlo, chissà.
    Appronto il mio ingresso in questo luogo chiassoso, brulicante di vita pulsante che scorre a fiotti tra gote arrossate, calde, superandone il laido richiamo. Con sorpresa, constato che il numero dei partecipanti è decisamente superiore alle aspettative, in un pregnante convivio pieno di succose promesse. Fisionomie note e nuove probabilità si alternano, ridestando un interesse scarno e appannato dal dovere.
    Deve essere uno dei ultimi trastulli di un annoiato Moon,ormai appagato nella sua sete di potere. Scombinare un po' gli equilibri, far pendere l'ago di una bilancia, apponendo nuovi mattoni sul piatto, per ovviare al tedio di un presente senza particolari imprevisti. Ci usa come pedine della sua personale scacchiera per movimentare un tranquillo e stabile scenario e affida le nostre capacità agli ultimi arrivati. Perchè valutino? A guardarli bene, questi Auror non sembrano aver molto da insegnarci. Il primo affida la sua presentazione ad una creatura strisciante che ha forse il compito di impressionare qualche delicata fanciulla presente. Ne ha ben donde se vuole scatenare una scintilla di partecipazione nella platea. Il suo scarno discorsetto introduttivo merita un rincalzo pirotecnico, da giocoliere, nella triste rappresentazione di un Ardemonio,il più nobile degli incanti.
    Il suo compare appare più vivace, nonostante la giovinezza gli macchi ancora il viso di lattea tenerezza. Probabilmente sono preda di uno scetticismo cronicizzato dalle tante epoche attraversate. Quanto meno i due offrono materiale di sollazzo, lieve distrazione alla monotonia delle armi deposte in nome di un bene superiore. Lo stesso, magari, ci indurrà a riprenderle presto.
    Saluto con cordiale distacco mia figlia e un Ezekiel in odore di promozione. E poi in una litania rodata, tutti gli altri a cominciare dai McAdams, per poi indagare con indifferenza su tutti gli altri. Bisogna scegliere un compagno di sventura su cui esercitare le proprie abilità. Sembra quasi un insulto,prestarmi ad un gioco tanto scellerato che mi appiana le labbra,le tende mentre saggio la consistenza del mio legno che scorre tra il pollice e l'indice della mano destra.
    Credo di aver appena trovato la mia partner ideale nell'eterea figura che spicca fra le altre per il candore della sua pelle e l'aria sperduta. Per certo so che sotto le sembianze remissive si nasconde un temperamento tutto da scoprire. O meglio nutro la speranza che nel suo sangue scorra fiero quello di sua madre e che si impenni al momento giusto per imporporarle quanto meno le guance
    E' un grandissimo piacere rivederti, oltre che una sorpresa inaspettata snocciolo con calma nell'avvicinarmi. E' proprio in quel momento che i miei polsi vengono stretti in una morsa di lurida ferraglia e nel contempo una bolla d'acqua avvolge tremula il corpo della ragazza attirando anche me nelle sue onde tiepide.
    A questo punto mi rimane soltanto di sperare che tu voglia condividere questo liquido tête-à-tête. Sempre che tu non sia troppo intimidita. Non fatico a crederlo, se la conosco abbastanza. La blandisco con ironica condiscendenza seppur mista a un'evidente benevolenza. Ma possiamo sempre dare una scossa a questo piacevole incontro e saltare i convenevoli.
    In quella scomoda posizione, punto il legno verso il pelo dell'acqua, dosando con parsimonia e saggezza questo primo assaggio di idillio acquatico, tanto per saggiare un terreno ancora inesplorato. Elettro.
    Ne avverto il lieve effetto che su Margareth potrebbe sortire effetti sorprendenti.
    Nominati e salutati: Caterina Ezekiek, McAdams
    Scagliato un Elettro sull'acqua
  11. .
    2000
    Ribatto serafico, se il termine mi fosse concesso, ovviamente. A questo punto posso senz'altro confermare che si tratti di una questione di principio. L'anonimo vampiretto mi sembra piuttosto innervosito dalla faccenda. La sua mascella volitiva denuncia un possibile decdimento dell'aplomb che un qualsiasi figlio della notte non avrebbe nessun problema a mantenere. Lui be....non è classificabile come tale, fa troppa "luce".
    Lo guardo con un sorriso di compiacimento. ben stampato sulle labbra e sollevo il bicchiere al suo indirizzo. Se dovesse finire come è facile prevedere non mi sottrarrò al piacere di offrirgli il bicchiere della staffa e gli suggerirò di cambiare settore. L'asta maschile ha ancora qualche pezzo che potrebbe interessargli. La ragazzina è mia.
  12. .
    800
    Non so se la ragazza valga lo sperpero di galeoni di cui per altro dispongo in abbondanza. A vederla impallidire ben oltre il consueto candore della pelle, temo che non non sia utile nemmeno come aperitivo , in caso avessi l'intenzione di assaggiarla, per così dire, prima di qualcosa di più consistente. Per il resto...non vorrei fare un torto alla donna che l'ha generata, ma dovrà pure ricompensarmi per il disturbo arrecatomi. Non lei in prima persona, ma quella specie di lacchè platinato che è una vergogna per la nostra rispettosa stirpe. Chissà che in caso di vincita - che ritengo del tutto improbabile - non le chieda di disegnargli un abito che metta in risalto l'oro dei suoi capelli. Già lo vedo tutto eccitato dalla possibilità del confronto delle loro chiome. Ne discuteranno e magari lei gli darà l'indirizzo del suo parrucchiere. Non vedo che altro utilizzo potrebbe fare di una femmina, costui.
    Sorseggio il mio wiskey incendiario concentrandomi sul mio acquisto. Probabilmente a fine serata perderà quell'aria smarrita e timorosa e i ogni caso sarà un ricordo che l'accompagnerà per molti anni a venire. Mi sento quasi un benefattore.
  13. .
    300
    Mi concedo un laconico bentornato, rivelando la mia presenza a favore dell'algida figurina stagliata sul fondo del palco. Maggie Harrison merita tutta la mia considerazione e vale l'attenzione che le sto dedicando, sorpreso per la sua esposizione in questo mercato di grazie grossolanamente esibite. Quella che ricordo io è una ragazzina esangue, schiva, smarrita nelle sue fantasie, fuori luogo in ogni ambito che non fosse la sua casa o l'ambiente circostante, altrettanto vago e indistinto e fedelmente riprodotto in disegni di un certo pregio artistico. Le cose cambiano constato ammirandone le forme squisitamente femminili che il tempo le ha concesso. Dietro i grandi occhi spalancati permane però la sua inadeguatezza, sottile sfumatura che insieme al resto forma un intrigante mistero tutto da svelare. Chissà cosa l'ha convinta a mettersi in mostra, lei piccola creatura votata all'invisibilità. Un eterno cruccio per la sua avvenente madre che al contrario brillava di un spirito indomabile che non passava certo inosservato ogni qualvolta mi recavo nel negozio di Diagon Alley per motivi tutt'altro che impellenti. La signora era però un'abile intrattenitrice e sapeva vendere con classe il suo talento di sarta.
    Se avesse almeno una delle doti materne...
    Soppeso con una certa curiosità il suo fisico minuto, la delicatezza dei suoi tratti e mi ritrovo pronto a rilanciare contro il collega che sembra apprezzare quanto me la bellezza dell'inconsapevolezza. Ci sono donne che usano il proprio corpo come un'arma e altre che non sembrano nemmeno avere cognizione di possederne uno.
    Maggie appartiene sicuramente alla seconda categoria.

    Edited by Kyran - 13/10/2016, 11:48
  14. .
    E così il vecchio De Masi aveva risolto l'annosa questione, in modo pulito e senza ulteriori ripensamenti. Uomo integerrimo e di solidi principi morali, mi era caduto su un cavillo a dir poco disdicevole. Come non comprendere la sua delusione..Doveva essere stato un colpo durissimo, nonostante l'attaccamento che aveva sempre dimostrato nei confronti di Caterina. Ma questo ovviamente non era stato sufficiente a farlo regredire dai suoi meschini propositi. Non che lo biasimassi, non potevo certo competere con lui su questioni di dirittura morale, ma era certo che l'amore fosse un genere tremendamente sopravvalutato, se bastava un niente per vederlo scomparire in una montagna di carte bollate.
    Come risultato quindi, la mia adorata bambina era rimasta senza un cognome e l'altrettanto a me cara sua genitrice, si era ritrovata nella situazione di dover arginare uno scandalo che avrebbe leso il suo buon nome, ormai decisamente noto negli ambienti di un certo livello. In tutto questo io avrei potuto approfittare magnanimamente della situazione, se solo mi avesse garantito una certa soddisfazione. Tuttavia , nonostante gli screzi del passato e del presente, avevo ragioni tutt'altro che speculative per desiderare che una simile circostanza si realizzasse. Volevo che Caterina si riconoscesse come mia discendente e auspicavo che l'adorabile Carlotta di piegasse di buon grado a questa possibilità, nonostante le nostre futili incomprensioni. Una donna testarda e senza un minimo di discernimento nel considerare la possibilità di una nostra amicizia, ma tutto sommato non l'avrei voluta meno combattiva nel tenermi testa. Uno dei suoi miglior pregi, oltre alla sua indubbia fantasia tra le lenzuola, di cui conservavo un ricordo piuttosto vivace. Potevo definirmi un nostalgico,insomma . E se gli anni non le avevano sottratto bellezza e fascino, immaginavo che anche le sue arti si fossero affinate con pari magnificenza.
    Deve averti fatto qualcosa di orribile, chiunque esso sia.
    Sollevai un angolo della bocca, nel sorprenderla così assorta a distruggere frammenti di chissà quale misfatto. Roba di un certo spessore, se la costringeva a gelare nell'aria umida del crepuscolo, invece di servirsi del camino di cui disponeva nel locale.
    E' qualche nuovo rito di cui non sono a conoscenza? prosegui accomodandomi tranquillamente nella poltrona vuota accanto alla sua. Posso vero? chiesi poi, quando ormai era decisamente inutile. Mi mancava terribilmente, inutile negarlo anche se era possibile che di li a poco avrei deciso di strozzarla per l'ennesima volta.
  15. .
    Al crespuscolo anche la Spagna diventa un luogo sommariamente civile e abbordabile per una creatura con le mie particolari esigenze. Ho scelto di raggiungerla quando il sole decrementa la sua forza rivelatrice, non sopportando la sua umanità variopinta e la volgare promiscuità delle sue strade allagate di vita pulsante. La notte rende questo carnaio greve e chiassoso appena più tollerabile e mi confonde dalla curiosità degli sguardi e perchè no, fornisce materia prima ai miei appetiti, in modo del tutto gratuito.
    Ma penserò a questo una volta terminata l'incombenza a cui mi appresto a dare seguito. Trascorrere una serata con Michael è un privilegio che mi è negato da troppo tempo. Benchè gli impegni e le vicissitudine che la nostra nuova vita ci impone siano più pressanti che in passato, esiste anche un allontanamento volontario, di cui mi sfuggono ancora i motivi. E' certo che il Ministro abbia attualmente priorità tali, che lo sottraggono alla compagnia degli amici e di cui purtroppo non sono del tutto informato. Dipende anche da me, tuttavia, dal mio isolamento forzato. Ho dovuto riconsiderare me stesso sulla base dei sostanziali cambiamenti che alle lunghe hanno scavato profondi solchi nella mia indifferenza, presentandomi il conto in un'unica stordente soluzione. E sono legati tutti a mia figlia. Caterina sembra non aver ancora trovato la sua strada o meglio il posto che le spetta nel mondo. A volte mi domando se non sia totalmente mia la colpa, anche dei suoi errori e delle sue incertezze. Vorrei darle molto di più di un cognome, a cui pure tengo in modo particolare. Vorrei darle una soluzione ai suoi problemi, nello stesso modo in cui gliene ho creati. E vorrei vederla lontana da tutte le persone che consapevolmente o meno le hanno fatto del male.
    Ma il pensiero che un piccolo passo nella direzione giusta lo stiamo compiendo, mi conforta.
    Sembra lontano il tempo del rifiuto e di questo non posso che esserne lieto. Probabilmente la incontrerò stasera allo stadio, che mi appresto a raggiungere con Michael.
    Una finale che vede esclusa la cara vecchia Inghilterra , soppiantata da una compagine fin troppo sopravvaluta. Ma il buon gioco è assicurato, quindi non sarà una serata del tutto sprecata.
    Sono lieto della scelta di non portarti zavorra femminile al seguito. E' certo che dovremmo sopportarne a sufficienza tra gli spalti.
    Ci siamo salutati con un fraterno abbraccio, come conviene a due amici che si ricongiungono dopo tanto tempo.
    Proseguiamo a piedi i pochi metri che ci separano dalla tribuna d'onore in cui Moon ha due posti riservati per l'occasione. Siamo insolitamente confusi tra una folla variegata, che sciama all'interno. A breve la partita Irlanda - Transilvania decreterà la vincitrice della 427° edizione della coppa del Mondo di Quidditch e noi saremo li a godercela come due protagonisti.
    Contengo in uno sguardo l'intero ovale che comprende il campo e gli spalti assiepati di gente, che manifesta il suo umano entusiasmo.
    Marmaglia...mastico tra i denti, fino a quando incontro il profilo delicato di Caterina, animato da un rossore insolito e posto a paio di file di distanza da dove mi trovo.
    I miei migliori sentimenti vengono scossi dalla constatazione che nonostante tutto, continua a perseverare nell'errore, accompagnandosi a individui da cui dovrebbe tenersi lontana. Russel Carter si piega verso di lei per sussurrarle qualcosa all'orecchio e io mi sento fremere al punto che cancellerei con un'esplosione quella porzione di gradinata che occupa con la sua indegna persona. La sorella non mi suscita concetti più positivi, ma ha per lo meno ha la decenza di farlo con un aspetto gradevole che smorza in parte il mio livore.
    La Spagna ha un Ministero straordinariamente democratico per i miei gusti . Indico con il mento al mio illustre ospite il terzetto. Caterina dovrebbe avere la decenza di mostrare un po di rispetto per se stessa, almeno. Spero che i tuoi insegnamenti siano utili allo scopo.
    Sono decisamente di cattivo umore adesso.
    I figli...E' questo che dobbiamo aspettarci da loro? Spero per te che tu abbia meno problemi.
140 replies since 9/3/2010
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