Buddhismo Italia Forum

Posts written by Jonny2391

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    Siete a conoscenza di storie nelle quali il Buddha o un altro maestro illuminato adottano una strategia in particolare per provare ad aiutare un/una narcisista?

    O comunque vi viene in mente qualche insegnamento specifico del buddhismo che potrebbe essere applicato a un tentativo del genere?

    Grazie!
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    CITAZIONE (Rinchen Dorje @ 11/1/2019, 09:44) 
    CITAZIONE
    Prendiamo l'esempio di un bambino "viziato" di complimenti dai genitori.
    Quando cresce non soffrirà per il fatto che gli altri non riconoscono questa sua importanza?
    Cioè, se i genitori gli hanno detto sempre "bravo" anche quando faceva cose per cui non era portato
    non soffrirà quando qualcuno un pò più obiettivamente gli farà notare che non è un granché a fare certe cose?

    Ma questo non è Dharma bensì stupidità di nonni e genitori millennials (non ho mai nascosto il mio disappunto verso questa generazione, senza generalizzare ovviamente). Ci sono molti articoli sull’argomento e stiamo creando una generazione di bambini che avranno problemi non indifferenti il giorno che scopriranno che non sono i migliori, non sono gli unici, non tutto è dovuto, non hanno nulla di speciale rispetto al vicino; forse sarà la generazione più fallita di sempre ai sopra citati millennials.
    Non è raro sentire questi genitori dire: “mio figlio studierà questo, farà questo, ecc ecc”... si ma già fuori dall’asilo o dalle elemnetari ahahahah con genitori cosi stupidi posso crescere solo bambini stupidi.
    Oppure: “che sport, ah guarda o equitazione o golf e nuoto perchè completo”... poi non arrivano a pagare la bolletta dell’acqua e la rata dell’audi... e i bamini crescono cosi, nell’illusione di essere superiori, bravi, degli dei, dei privilegiati.... ma poi arriverà la vita, quella vera.

    CITAZIONE
    Ma la mia domanda è proprio questa (forse l'hai letta un pò frettolosamente): davvero facciamo del bene a qualcuno facendolo sentire importante?
    La felicità che gli provochiamo in questo modo non gli creerà problemi più tardi?

    Non è felicità, è illusione, creiamo illusione...una sorta di anestesia per quei poveri bambini.


    Quindi senza giri di parole, io padre di 2 figlie ti dico IMHO NO, far sentire importanti in questo modo i bambini non ha nulla a che vedere ne col Dharma ne con la felicità.

    Sono d'accordo! E credo che questo valga anche nelle relazioni di coppia.

    In effetti è facile cadere nell'errore di credere di fare del bene illudendo qualcuno.
    Lo dico perché a me è capitato più di una volta, e al contrario, faccio molta difficoltà
    a fare a qualcuno critiche che credo sarebbero costruttive (ovviamente non è detto
    che quelle che io credo sarebbero critiche costruttive lo sarebbero davvero!)
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    CITAZIONE (swami chandraramabubu sfigananda @ 11/1/2019, 09:35) 
    Sì ma nel classico caso su mille... Solo grandi maestri riescono a capire se e quando ci vuole il pugno in faccia metaforico, almeno io per questo motivo tento sempre di tenere un profilo normale e defilato.

    Giusto, anche perché sennò si rischia di fare cazzate dannose per se e per gli altri illudendosi di agire in maniera illuminata;
    Se uno deve proprio fare cazzate dannose per se e per gli altri, che almeno non si illuda di fare del bene!
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    Come non detto; mi rendo conto che può fare bene tutto e il contrario di tutto.

    Ad esempio lo shock creato dalla differenza tra come ci ha fatto sentire importanti una persona in un certo momento,
    e come in un secondo momento ci faccia sentire insignificanti può essere molto positivo per l'evoluzione spirituale.
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    CITAZIONE (Q. Aurelio @ 10/1/2019, 17:22) 
    Ragazzi, ma non vi introiate in queste elucubrazioni. Il bene che si fa agli altri è sempre di giovamento per la crescita coscienziale ed esperienziale dell'altro, oltre che della propria. L'ego non c'entra nulla, in questi casi. L'attaccamento all'ego è ciò a cui si cerca di mettere fine, che è un'altra cosa, e non dipende da ciò che di positivo o negativo ci accade, ma da come ci rapportiamo con gli eventi, se con senso di possesso o comprendendone il valore e accettandone la transitorietà.

    Sega mentale personale:
    E' interessante come a volte ci si rivolga ai molti quando a chiedere è solo uno (a quali ragazzi ti rivolgi? Io sono uno! XD).
    Mi sembra una sorta di risposta di un insegnante (che sa di avere più conoscenza) agli alunni (ragazzi) che hanno solo da imparare.

    Come a dire: voi moltitudine (che fate certi errori), ascoltate i miei consigli (che ne so più di voi).

    Ci tengo a sottolineare che questa è solo una mia sega mentale. E potrei aver colto l'atteggiamento mentale con il quale hai risposto alla domanda oppure no.


    Sono d'accordo che fare del bene a qualcuno è di giovamento.

    Ma la mia domanda è proprio questa (forse l'hai letta un pò frettolosamente): davvero facciamo del bene a qualcuno facendolo sentire importante?
    La felicità che gli provochiamo in questo modo non gli creerà problemi più tardi?

    Prendiamo l'esempio di un bambino "viziato" di complimenti dai genitori.
    Quando cresce non soffrirà per il fatto che gli altri non riconoscono questa sua importanza?
    Cioè, se i genitori gli hanno detto sempre "bravo" anche quando faceva cose per cui non era portato
    non soffrirà quando qualcuno un pò più obiettivamente gli farà notare che non è un granché a fare certe cose?

    CITAZIONE
    Non ricordo come si fanno le citazioni multiple!!! :unsure:

    swami chandraramabubu sfigananda:
    Credo che sia importante non mentire o esagerare e lo vedo come il solo problema da valutare. E' chiaro che più in alto si vola da più alto si cade quindi buone parole senza esagerare o peggio mentire non possono certo fare un soldo di danno. Penso invece che esagerare o peggio illudere sì, sia da evitare e potrebbe trasformare la buona intenzione in un effetto dannoso.

    Vedo che hai colto il punto, e in effetti pensandoci il succo e tutto li: fare complimenti va bene, se questi rispecchiano la realtà. Anche perché se si "loda" qualcuno per qualche "sana" qualità non c'è assolutamente nessun problema. Tornando all'esempio del bambino, però, si sta lodando una qualità che necessariamente non possiede: quella di fare tutto bene. Non sarebbe meglio spiegargli che è normale che non riesca a fare tutto benissimo?

    La mia domanda nasce dal fatto che mi sono accorto sulla mia pelle che a volte ci piace talmente tanto provocare la felicità di una persona facendogli complimenti che a volte andiamo a cavare sangue dalle rape, ovvero (almeno per quanto riguarda me) ci viene talmente la smania di fare complimenti che ci impegniamo al massimo ad andare a scovare qualità che poi ci accorgiamo molto dopo che in realtà non esistono in quella specifica persona.
    Ci piace talmente tanto vedere quella persona felice che la verità su di lei passa in secondo piano. Cioè, invece di cercare di conoscere meglio quella persona e poi fare i complimenti che ci vengono spontaneamente dall'osservazione diamo per scontato che dato che quella persona ci provoca certe sensazioni piacevoli deve avere qualcosa di speciale, e iniziamo a cercarlo e spesso lo troviamo anche se non c'è perché ce lo siamo creati noi!
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    Nelle relazioni di coppia spesso si enfatizza molto l'importanza di far sentire importante l'altra persona.
    E devo riconoscere che è molto piacevole godere della felicità che l'altra persona manifesta
    quando le nostre azioni la fanno sentire importante.

    Considerando che (come credo anch'io) il buddhismo individua nell'ego e nel senso di importanza personale le cause della sofferenza non è una sorta di egoismo cercare di rendere l'altra persona felice facendola sentire importante sapendo che proprio questo in fuguro le causerà sofferenza?

    Non credo di essere stato precisissimo con le parole, ma spero che chi vorrà commentare non si soffermerà su queste e che commenti il concetto che spero sia chiaro

    Grazie
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    Mi è venuto un dubbio in seguito alla lettura di questo frammento dell'Astavakrasamhita presa dal qui https://conotra.files.wordpress.com/2017/1...akrasamhita.pdf:

    CITAZIONE
    La particolare condizione di colui che, privo interiormente di [qualsiasi] rappresentazione [mentale], si comporta esteriormente secondo la propria disposizione in modo simile a colui che è in preda a confusione, la comprende soltanto quegli che si trova in una condizione analoga.

    Nel testo si insiste molto sul fatto che nel Saggio/Illuminato sarebbe assente uno schema mentale (perdonatemi l'approssimazione) che lo porti a dare valore (o addirittura a percepire) le coppie di opposti (bene/male, liberazione/schiavitù ecc.).

    Detto questo, spesso ho letto riguardo a questa folle saggezza, che i suoi esponenti sono di beneficio agli altri anche quando sembra che gli facciano del male.

    Può essere che questa sia un'idea romantica dettata dal fatto che secondo molti (forse la quasi totalità delle persone) l'illuminazione e la saggezza hanno a che fare con il bene, mentre in realtà un saggio può anche creare sofferenza mentre si gode la vita senza essere mai toccato da niente?

    Grazie dell'attenzione
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    CITAZIONE (eizo @ 11/9/2017, 20:10) 
    perché, non ti era ancora chiaro? :lol: ;)

    :cheers:
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    CITAZIONE (eizo @ 11/9/2017, 20:02) 
    il più delle volte sì.
    inseguiamo tante terre pure illusorie ignorando che l'unica vera terra pura reale è quella che abbiamo sotto i piedi.
    ma che evidentemente non ci soddisfa mai abbastanza

    In pratica la pensi come me? :D
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    CITAZIONE (eizo @ 11/9/2017, 17:30)
    CITAZIONE
    Per questo mi chiedevo com'è possibile cercare di eliminare questa sofferenza "irrilevante" mentre ci sono sensazioni spiacevoli dalle quali per la maggior parte del tempo non riusciamo a distogliere l'attenzione.
    Per fare una metafora, fare questo non è come preoccuparci di tagliarci i capelli (per avere un aspetto migliore) mentre abbiamo una trave di ferro conficcata in una gamba? E' davvero possibile una cosa del genere?

    sì, perché siamo uomini.
    e il nostro mondo è questo

    Sono d'accordo; in questo caso si può dire che seguiamo il buddhismo per realizzare uno scopo diverso da quello per il quale il Buddha ha insegnato il Dharma?

    CITAZIONE (guest9438 @ 11/9/2017, 17:36)
    Ma io sospetto che non è ancora quello che volevi, me lo dicono piccole spie di linguaggio che non so rendere esplicite ma che percepisco. Forse parlandone ancora ci potremmo tutti avvicinare a delimitare ancor meglio il problema.

    Credo che ti sbagli, cioè che hai colto in pieno quello che volevo dire! Ma forse inizialmente avevo espresso in maniera inutilmente complicata quello che hai detto ora tu in maniera più concisa :P
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    Benvenuto

    Non credere a nulla, semplicemente per sentito dire, non importa dove l'hai letta o chi l'ha detto, neppure se l'ho detto io, a meno che non sia affine alla tua ragione e al tuo buon senso.
    Non credere nelle tradizioni, perché sono state tramandate per molte generazioni.
    Non credere in niente, solo perché se ne parla tanto, o è sostenuto dalla stragrande maggioranza degli uomini.
    Non credere semplicemente perché è scritto nei tuoi libri religiosi.
    Non credere solo per l’autorità dei tuoi insegnanti e degli anziani.
    Ma se dopo l’osservazione e l’analisi personale, scopri che è d’accordo con la ragione, ed è favorevole al bene e beneficio di tutti, allora accettala e vivi per essa. (BUDDHA)
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    Esattamente, però non considerando le questioni esteriori;
    Cioè dato che ho definito la sofferenza come un insieme di sensazioni spiacevoli, e le sensazioni sono soggettive rispetto alle situazioni esteriori, potrebbe essere che il fatto di essere povero, di avere una malattia che ci porterà sicuramente alla morte e altre cose del genere non ci provochi così tanta sofferenza.
    Però considerando le sensazioni che di solito si provano a vivere queste situazioni, posso dirti che si, hai colto quello che volevo dire :cheers:
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    CITAZIONE (zoq @ 29/8/2017, 13:57) 
    Oggi mi son liberato.

    Io mi sono liberato il 28/08! Tiè!
    Un giorno prima!
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    CITAZIONE (guest9438 @ 11/9/2017, 16:21) 
    La mia impressione è che non tutti concordiamo su cosa significa sofferenza, quindi ho paura che tutto sia viziato in partenza.

    Penso tu abbia ragione: Io inizialmente parlavo di avere altri scopi (rispetto all'eliminazione della sofferenza) mentre si soffre in maniera rilevante (Voi come definite la sofferenza? Io con sofferenza "rilevante" intendo un'insieme di sensazioni spiacevoli dalle quali per la maggior parte del tempo non riusciamo a distogliere l'attenzione)

    Detto questo, per me ciò che spinge a ricercare un miglioramento personale, o a cercare di debellare l'ignoranza, o a cercare di raggiungere l'illuminazione, o a cercare di beneficiare gli altri è una sofferenza che possiamo magari ritenere "irrilevante".
    Per questo mi chiedevo com'è possibile cercare di eliminare questa sofferenza "irrilevante" mentre ci sono sensazioni spiacevoli dalle quali per la maggior parte del tempo non riusciamo a distogliere l'attenzione.
    Per fare una metafora, fare questo non è come preoccuparci di tagliarci i capelli (per avere un aspetto migliore) mentre abbiamo una trave di ferro conficcata in una gamba? E' davvero possibile una cosa del genere?
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    CITAZIONE (Rinchen Dorje @ 11/9/2017, 14:19)
    CITAZIONE (Jonny2391 @ 9/9/2017, 15:43) 
    detto questo c'è gente che soffre e che contemporaneamente segue il dharma senza avere tra i suoi scopi la fine della sofferenza? Mi puoi fare un esempio?

    Io, e l'ho sempre sostenuto da quando sono iscritto in questo forum. Chi di buddhismo Italia mi conosce nella realtà o telefonicamente o via Fb lo può confermare. Pratico per fede e per le vite future, per non sprecare del tutto questa rara rinascita umana

    In che senso pratichi per le vite future? Il tuo scopo è avere una vita futura migliore? E con una vita migliore cosa intendi? Una vita con meno sofferenza?

    CITAZIONE (Mjölnir @ 11/9/2017, 14:37)
    CITAZIONE (Jonny2391 @ 9/9/2017, 15:43) 
    detto questo c'è gente che soffre e che contemporaneamente segue il dharma senza avere tra i suoi scopi la fine della sofferenza? Mi puoi fare un esempio?

    C'è chi pratica per superare la propria sofferenza, in un'ottica tipicamente hinayana, chi per fede e miglioramento personale graduale nelle vite future, come ha scritto Rinchen Dorje, chi per debellare l'ignoranza e provare ad avvicinarsi all'illuminazione, chi per il beneficio degli esseri senzienti.

    Le motivazioni sono varie.

    Quando dici per miglioramento personale, per migliorare cosa di se stessi?
    Cos'è che spinge a cercare di debellare l'ignoranza?
    E perché si vuole raggiungere l'illuminazione? Cos'è che vogliamo cambiare del fatto di non essere illuminati?
    E perché si vogliono beneficiare gli esseri senzienti? cosa ci spinge a farlo?
327 replies since 22/12/2008
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