Paura. Kaori non sapeva come avrebbe potuto descrivere altrimenti quella strana sensazione che le pervadeva le membra. Mentre il Demone davanti a lei si staccava un dente e glielo piantava dritto in testa, non poté far altro che rimanere immobile e tremante.
"Hey, ragazzina! Tutto bene?"
Il Sanbi dentro di lei cercò di capire cosa fosse successo, ma non ricevette nessuna risposta.
Ora che marciava verso nord con i suoi nuovi compagni, seguire fedelmente gli ordini affidati dal Padre le sembrava la cosa più naturale del mondo. Tutto attorno a lei era come innaturale e ovattato, faticava ad attingere ai propri ricordi e la voce lontana che cercava disperata di entrare in contatto con lei non era altro che un sussurro portato dal vento. Un persistente filo di mal di testa che non sembrava volerle dare tregua. La coscienza del Moryou aveva rinchiuso nuovamente quello scomodo passeggero nella gabbia situata nel profondo della sua coscienza.
Per qualche motivo nulla di ciò che l'aveva mossa fino a quel momento sembrava più rappresentare un interesse. Tutta la sua concentrazione era dedita unicamente alla Tartaruga di Giada e al suo recupero. A dirla tutta non aveva bene idea di cosa fosse esattamente, ma nemmeno le importava. Doveva riportare quell'artefatto al Padre.
Avevano ormai raggiunto il limitare dell'isola che era stata il Paese della Luna e l'idea di attraversare il mare sfruttando il controllo del chakra era seppur attuabile, non di certo la più rapida.
"Volerò con Kumari, sarà più veloce che a piedi!"
Un sorriso si dipinse sul volto all'idea di compiacere il Moryou e subito dopo un'aura violacea andò ad avvamparle attorno assumendo la forma di più code, che si unirono a formare delle ali, permettendole così di spiccare il volo.

Non aveva aspettato che gli altri potessero in qualche maniera controbattere alla sua proposta e agganciando dalle spalle quello che era stato un uomo di Maguma, partì verso il continente. Fino a poche ore prima avrebbe probabilmente lottato fino alla morte con quello sgherro del Kaguya che rappresentava uno dei pilastri della sua vendetta. Adesso invece non aveva problemi a portarlo a spasso con sé, preferito a Supaku poiché lo riteneva di gran lunga più debole e quindi più controllabile. Se fosse arrivata per prima a destinazione avrebbe potuto eventualmente anche eliminarlo per prendersi tutta la gloria del successo e la gratitudine del Moryou.
"Anche noi volare!"
Purtroppo per lei la sua idea non si era rivelata risolutiva dato che Kone aveva estratto dalla borsa un pennello e disegnato su un rotolo due specie di grossi uccelli mal fatti, subito i due presero vita per trasportare lui e l'albino. Kaori non capiva come facessero quelle due cose a volare, erano i peggiori disegni di animale che avesse mai visto.

Lei non aveva bisogno di mangiare, non aveva bisogno di dormire, era convinta di essere la migliore dei quattro e di certo quella che avrebbe fatto il possibile per ricevere più onori per il compimento di quella missione. Purtroppo non avrebbe potuto puntare direttamente al suo obiettivo, dato che gli altri suoi compagni non godevano dei suoi stessi privilegi e dunque ci vollero due giorni ininterrotti di volo per raggiungere la terra ferma all'altezza del Paese delle Valli. A dirla tutta i segni sul corpo stavano iniziando a brillare a dimostrazione del fatto che aveva bisogno di un po' di riposo per continuare a sfruttare l'abilità rubata ad Hoshi senza subirne ripercussioni.
Atterrò nel bel mezzo di un paesino rurale sul limitare di un altopiano, nello sgomento generale della popolazione che ormai al tramonto rientrava dai campi.
La sua bussola morale era definitivamente andata in frantumi, osservò Kumari saltare alla gola di una donna e squarciarne la carotide con le fauci. Il sangue cominciò a sgorgare e le grida si sparsero per tutto il villaggio, mentre i suoi compagni compivano la loro carneficina.
Un riflesso la colpì negli occhi e notò come le pioggie dei giorni precedenti avessero lasciato una grossa pozzanghera a terra, in cui adesso si riflettevano gli ultimi raggi di sole. Avvicinandosi ebbe modo di scorgere il proprio riflesso e con il volto impassibile osservò il modo in cui appariva al mondo. Qualcosa come un fremito dentro di lei la bloccò per un istante era come se il volto riflesso nell'acqua le volesse parlare, la volesse fermare, fu come se una sorta di senso di colpa tentasse di pervadere il suo corpo per quello che stavano facendo. Per un attimo le parve di vedere il volto differente, così com'era stato 'prima', ma fu questione di un battito di ciglia e nuovamente le sclere degli occhi le apparvero nere, i canini allungati e le unghie trasformate in artigli. Le grida intorno a lei erano ormai cessate a significare che gli altri avevano finito di divertirsi. Irrorando i propri sensi di chakra andò ad attivare la Muon per assicurarsi di non lasciare nessun testimone.

Un lieve pianto sommesso colpì le sue orecchie insieme al battito accelerato tipico di chi sta morendo di paura. Si avviò a passo lento verso il fienile da cui provenivano i suoni, il puzzo di sangue che le riempiva le narici. Trovava disgustoso quell'odore ferroso e nauseabondo, proprio non capiva come facessero gli altri ad andarne ghiotti. Improvvisamente sollevò una balla di fieno e si trovò davanti al bambino nascosto sotto di essa. L'odore angusto degli escrementi si mischiò a quello del sangue, mentre andava a chiudere la mano destra sul collo per poi sollevarlo da terra.
"N-no... T-ti prego..."
Le iridi erano nere, i canini allungati e le unghie artigli, non una traccia di senso di colpa la attraversò, mentre un crack secco accompagnava l'interrompersi di ogni piagnucolio.
Interruppe la Muon ed uscì all'aperto, Kumari era in ginocchio, intento a divorare i resti di un'umana piuttosto in carne. Per un attimo osservò il modo ferale in cui il demone si nutriva, il suo volto era stato completamente deformato dal passaggio del chakra del Padre, così come quello di Kone. Lei e Seiryu invece mostravano molto meno il passaggio del chakra demoniaco. Probabilmente aveva fatto più fatica a corromperli e non era riuscito ad essere così incisivo come negli altri due. Il rovescio della medaglia era che mentre loro due sembravano aver mantenuto intatte le funzioni cerebrali, gli altri erano ferali non soltanto nei modi di fare, ma anche nelle espressioni. Poco male, per quello cui servivano sarebbe andato benissimo così, due cervelli in grado di prendere decisioni in quella missione erano già un cervello di troppo. Facendo nuovamente avvampare il chakra del Pavone tornò a prepararsi a volare.
"Basta giocare, abbiamo perso fin troppo tempo. Si riparte!"

Ci vollero altri quattro giorni per poter finalmente raggiungere il Paese dei Demoni e una volta lì finalmente ebbero modo di entrare in azione.
Il tempio in cui si trovava il nuovo capo dei monaci era sulla cima di una colonna di conglomerato e arenaria. La strana conformazione del territorio faceva sì che questi giganteschi massi erratici formassero una sorta di semicerchio in cui un qualunque passante avrebbe potuto facilmente perdersi. Dalla base delle colonne sarebbe stato impossibile accorgersi dell'esistenza del tempio, ma arrivando dall'alto e con l'occhio psichico aperto, per Kaori fu un gioco da ragazzi riuscire a guidare il quartetto.

"Quattro special jounin e otto monaci oltre al nostro bersaglio!"
Aveva subito riconosciuto il chakra del nuovo capo dei monaci, in passato quando aveva per la prima volta analizzato il chakra del Moryou da quel minuscolo frammento aveva avuto modo di entrarvi in contatto ed ora non lo avrebbe certo confuso con quello degli altri presenti.
"Occupatevi di loro, io scopro dove si trova la Tartaruga!"
Con quelle parole calò in picchiata sfondando una porzione di tetto e lanciò il suo passeggero contro a uno dei ninja. Il loro ingresso mandò in fibrillazione tutti i presenti, che di certo non sembravano aspettarsi un attacco.
Mentre Kumari impattava contro lo shinobi e iniziava la zuffa, lei atterrò richiamando il potere del pavone. A passo lento si avviò verso il capo dei monaci, che immobile la fissava con uno sguardo duro.
"Ti ha mandato lui, vero? Ormai è troppo tardi!"
"Dimmi dov'è e morirai in fretta!"
"Abbiamo giurato di proteggere la Tartaruga di Giada! Per secoli il nostro ordine ha perseguito questo scopo, già una volta abbiamo sconfitto il tuo padrone impedendogli di realizzare i suoi scopi, non abbiamo certo paura di voi!"
Con quelle parole l'uomo estrasse una corta lama dall'abito e le si avventò addosso nel vano tentativo di pugnalarla. La creatura che una volta era stata Kaori Mitarashi non dovette nemmeno fare ricorso al chakra per avere la meglio su di lui scartando di lato e rispondendo con una testata dritta sul naso, che mandò il monaco gambe all'aria.
"Speravo tanto che opponessi resistenza. Per secoli avete messo i bastoni tra le ruote al Padre, oggi finalmente metteremo la parola fine a questo capitolo..."
"Bestia immonda! Non ci piegheremo mai a voi, forse potrete ucciderci, ma non avrete mai le risposte che cercate! Fratelli fuggite!"
Il vano ordine lanciato agli altri monaci fece scoppiare la demone in una risata maligna e fragorosa, il labbro superiore sinistro si sollevò leggermente e lei non si disturbò neanche a dire ai suoi compagni che tutti quelli lì dentro dovevano morire.
"Oh, su una cosa hai ragione, voi oggi morirete tutti... Ma prima di allora mi direte dove si trova la Tartaruga di Giada!"
Il volto del monaco era una maschera di sangue, rialzandosi in piedi scattò in avanti nel tentativo di sferrarle un gancio destro al volto. Il gomito di Byakko si sollevo con eleganza andando ad intercettare il colpo, poi il suo braccio fasciò quello avversario per poi romperlo ad altezza del gomito con un secco strattone. La forza del colpo gu sufficiente a far sì che l'osso spezzato lacerasse la carne facendo sgorgare un fiotto di sangue. Le grida dell'uomo riempirono l'aria, aveva perso tutta la baldanza e strillava ora come un maialino appena sgozzato. Con il corpo stravolto dai tremiti si accasciò in ginocchio, lacrime e sangue che si mescolavano sul volto.
"Che tu sia maledetto abominio! L'informazione che cerchi se ne andrà con me!"
Estraendo un pugnale dalla veste l'uomo decise di ricorrere all'estremo sacrificio, pugnalandosi alla gola.
"Non ci piegheremo mai a voi..."
Scimiottando le parole dette poco prima dal capo dei monaci, Byakko scoppiò in una cruda risata, indice e medio destri erano alle tempie e l'uomo aveva fermato il pugnale quando già aveva iniziato a mordere la carne. Gridando disperato l'uomo osservò il suo corpo gettare il coltello a terra e poi cominciare a prendere a pugni il pavimento con sempre maggior forza, fino che della sua mano non rimase che una poltiglia sanguinolenta.
"Io sono Byakko, il Demone della Tigre Bianca! Piegherò ai miei piedi il mondo intero e di certo non ho problemi a piegare te, insulso umano! Ora dimmi quello che voglio sapere!"

Voleva che l'altro sapesse quello che stava facendo, che sapesse di aver rivelato ogni sua conoscenza, che soffrisse al massimo prima che lei ponesse fine alla sua miserabile vita.
Poggiò la mano destra sul suo capo e la strinse con forza, mentre entrava prepotentemente nel suo cervello attingendone le informazioni. Ci vollero pochi minuti perché fosse soddisfatta e poi quasi più per abituadine di un tempo passato che per altro, andò ad assorbire il suo chakra. Visto quello che aveva scrutato nella sua mente, probabilmente le sarebbe potuto tornare utile.

Sedendosi con le ginocchia sull'addome del medico estrasse un tirapugni e sfruttò la lama per cominciare a colpire con forza l'uomo sul costato.
"So dove andare! Le rovine di un tempio a Est... Kisuke Momochi e Kyoshiro Tsuuya sono diretti lì, non possiamo lasciare che se ne impossessino!"
Avevano una meta e avevano dei nemici, ma quello che non aveva detto loro era che adesso sapeva anche cosa fosse esattamente la Tartaruga. Quell'artefatto era in grado di donare un potere tale da rendere il Padre l'essere più forte dell'universo, nessuno avrebbe più potuto fermarlo. Per un momento titubò, forse non solo il Padre. Da quello che aveva visto quel potere avrebbe potuto rendere chiunque l'essere più forte dell'universo. Forse... No, non era possibile. Ma forse avrebbe potuto esserci una Madre come essere più potente dell'universo. Aveva detto al monaco che avrebbe piegato il mondo intero, forse poteva essere una realtà letterale.
"Forza fratelli, andiamo a recuperare la Tartaruga!"
Aveva finito il lavoro con il tirapugni e con il costato finalmente in frantumi poté infilare la mano per estrarre il cuore del monaco ormai morto.
Certo non era il caso che gli altri sapessero tutte quelle informazioni, bastava che la aiutassero a tenere occupato Kisuke. Con una risata malvagia e roboante sollevò il cuore al cielo. Non riusciva a capire come i suoi compagni potessero andare ghiotti di sangue, ma fanculo quello era un giorno speciale e bisognava celebrare. Quello era il cuore dell'uomo che si ergeva come ultimo baluardo contro i demoni e spruzzandosi il volto di sangue fresco andò ad affondarvi i canini strappandone un bel morso.