Il rifugio dello scrittore

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    TITOLO DELLA COMMEDIA

    LO ZIO CANDIDO

    Scritto da
    Scarato Eliseo




















    PERSONAGGI:

    SIGNORA BELLAMANO ELVIRA - La padrona di casa, 60 anni, vedova del Commendatore Sabatelli, Dirigente in pensione della Banca D’Italia.

    DORINA – Cameriera Veneta, 25 anni, in casa Bellamano da 25 anni.

    MARCHINO – Nipotino di 8 anni della Signora Bellamano, fi-glio della nuora Adalgisa e del figlio Vittorio.

    ADALGISA – Nuora della Signora Bellamano moglie del Signor Vittorio, 35 anni.

    VITTORIO – Figlio della Signora Bellamano e marito di Adalgisa, 40 anni.

    CANDIDO LUIGI – Fratello del Signor Vittorio, 60 anni, vive da 25 anni in America e sta per ritornare a trovare i nipoti e la cognata.

    MARISA – La maestra di pianoforte di Marchino, 30 anni e senza fidanzato.

    SANDRO – Figlio del fornaio del quartiere, 30 anni e libero. (bel ragazzo, un po’ sempliciotto).



    NEL TEATRO LE LUCI SI ABBASSANO, I TENDONI PIANO PIANO SI APRONO E SI PRESENTA AL PUBBLICO LA SALA DA PRANZO DI CASA BELLAMANO. LA STORIA SI SVOLGE IN QUESTA SALA. LA STORIA E’ GIRATA AI GIORNI NOSTRI.





    1° ATTO




















    La sala è addobbata per le feste grandi. Sul tavolo al centro c’è una grande tovaglia tutta ricamata e piena di pizzi, tovaglioli di pizzo, un servizio di argento e bicchieri di cristallo.
    La credenza di noce è lucida come una mela da concorso, le sedie sono allineate e guardano quelle di fronte, allineate anche quelle.
    Al centro del tavolo un grande centrotavola di ceramica ro-sa, fatto a cestino e pieno di rose.
    Vicino alla finestra c’è un carrello per gli antipasti, con tovaglietta bianca e bordi in pizzo, per ora è vuoto.
    La cameriera sta controllando che tutto sia in ordine. Ogni tanto tocca un bicchiere, tocca una forchetta o un coltello, così tanto per abitudine.
    Entra la Signora Bellamano. Si posiziona all’angolo destro del tavolo, mette le mani sui fianchi e si guarda in giro. Controlla che tutto sia in ordine e pronto.

    SIGNORA BELLAMANO - Dorina, sei sicura che tutto è in ordine?
    DORINA - Sì Signora, va tutto bene, ho controllato. Tutto è in ordine.

    La Signora guarda ancora intorno, si vuole sincerare di per-sona. Poi esce.
    Entra Marchino, fa il giro del tavolo saltellando. Poi si ferma e si gira verso Dorina.

    MARCHINO - Ciao Dorina, vedo che la tavola è addobbata di lusso, posso rimanere?
    DORINA - No! Se ti vede tua nonna, sono guai. Vai! Vai!
    Lo spinge via con il gesto delle mani. Poi esce anche lei.
    Dalla finestra giunge un rumore impressionante. Un martello pneumatico sembra un mitragliatore.
    Rientra Dorina di corsa, chiude la finestra e brontola in silenzio.
    Arriva Adalgisa, si guarda in giro.

    ADALGISA – Ma cosa succede? Che cosa è questo rumore fastidioso? (con una espressione del viso come di schifo)
    DORINA – Oh! niente Signora, stanno aggiustando la strada.
    ADALGISA – Dimmi Dorina, mio marito è già rientrato? (preoccupata)
    DORINA – Non l’ho ancora visto Signora.

    Adalgisa si avvicina a Dorina, si china verso di lei con fa-re carbonaro.

    ADALGISA – Ma dimmi un po’ Dorina, questo zio Candido, cosa viene a fare? (incuriosita)
    DORINA – Non ho capito bene, Signora Adalgisa, ma credo che sia per l’eredità lasciata dalla buonanima del Signor Saba-telli.

    Adalgisa fa una faccia sorpresa.

    ADALGISA – Ah! Si? Strano, mio marito non mi ha detto nulla e neanche mia suocera.

    Entra la Signora Bellamano, Adalgisa e Dorina si ricompongo-no.

    SIGNORA BELLAMANO – Su su Dorina, in cucina hanno bisogno di te, vai. Ah! Dorina, mi raccomando il pane, che non manchi.
    Invece cara Adalgisa, ho da dirti alcune cose, seguimi, an-diamo nell’ufficio del mio povero marito.
    Beh! Forse dovrei dire ex marito? Mah.
    Dorina esce, Adalgisa con faccia stupita e preoccupata esce dietro alla Signora Bellamano.
    Si sente il campanello della porta di casa. Rumore di porta che si apre e si chiude.
    Entrano Dorina seguita da Sandro.

    DORINA – Allora Sandro come ti stavo dicendo, la Signora vuole tre chili di pane, devi fare tre sacchetti separati. Stai prendendo nota?

    Sandro un po’ impacciato tira fuori un piccolo notes e una matita. È impegnato a guardare Dorina.

    SANDRO – Sono pronto. E se posso permettermi Dorina, quando mi dici “Allora Sandro”, mi piace, sento un non so che…

    Dorina lo guarda con occhi dolci, poi alza un pugno.

    DORINA – Sandro! Ma perché io devo combattere con te, ogni volta, dai sii serio su!

    Sandro fa una faccia triste.

    DORINA – Allora, Sand… ehm allora, un sacchetto con un chilo di libretti. Hai scritto? (fa tamburello con le dita sul tavolo)

    Sandro fa vedere il notes con l’ordinazione, sorride.

    DORINA – Oggi mi sembri strano mah. Va beh, un sacchetto con un chilo di bocconcini all’acqua.

    Dorina guarda il notes, scrolla la testa.

    DORINA – Acqua con ci e qu, acqua. Scrivi, un sacchetto con un chilo di grissini all’olio. Fammi vedere dai.

    Sandro è ancora impegnato nella scrittura, porge il notes a Dorina.

    SANDRO – Oggi mi sembra di essere addormentato, mah.
    DORINA – Oggi eh, gli altri giorni… (fa gesti con le mani)

    Dorina prende il notes e ricontrolla le ordinazioni.

    DORINA – Va bene Sandro, allora mi raccomando.

    Dorina restituisce il notes a Sandro.

    SANDRO – Stai tranquilla, vado subito in negozio e trasmetto l’ordinazione.

    Sandro rimane impalato a guardare Dorina, ha una faccia estasiata.
    Dorina si volta e vede Sandro che la guarda.

    DORINA – Sandroooo! Devi dirmi altro?

    Dorina apre le mani e allarga le braccia. Ha il viso interrogativo.
    Sandro si scuote, si batte il palmo della mano destra in fronte e si gira ed esce. (sorridendo)
    Dorina vede un biglietto in terra vicino alla gamba del tavolo, lo raccoglie e lo apre per leggerlo.
    Entra la Signora Bellamano, Dorina mette in tasca il biglietto e guarda la Signora.

    SIGNORA BELLAMANO – Dorina, tutto bene?
    DORINA – Oh! Si, si Signora, tutto bene. Ha bisogno?
    SIGNORA BELLAMANO – No! No Dorina, guardavo!

    La signora Bellamano guarda in direzione delle gambe del ta-volo, poi esce.
    Dorina tira fuori il biglietto e lo apre, inizia a leggerlo.
    Mentre legge i suoi occhi si aprono, le sopracciglia si inarcano e la bocca prende varie forme.

    DORINA – Ohhh! Ma… Nooon ciii creeedoo, non è possibile.

    Dorina (scuote la testa).
    Dorina chiude il biglietto e lo mette in tasca. Entra Adalgisa.
    ADALGISA – Dorina, cosa hai? Sembri sotto sopra, sei rossa. Mi sembri anche agitata.
    DORINA – Oh! Niente, mi è… No, niente, è tutto, è tutto normale. Mi scusi, Signora ma devo andare in cucina.

    Dorina esce di corsa.

    ADALGISA – Quella ragazza, mi preoccupa, sembrava scossa. Boh.

    Adalgisa fa il giro del tavolo ed esce.
    Entra la Signora Bellamano, guarda sotto al tavolo e si china per vedere meglio. Si alza e scrolla la testa.
    Entra Vittorio.

    VITTORIO – Ciao mamma, sei pensierosa, cosa ti succede?

    Vittorio si avvicina alla mamma, le dà un bacio sulla guancia.

    SIGNORA BELLAMANO – Ehm, ciao figliolo, ohhh! Niente, stavo guardando, ho perso un fo… no, credo che sia in camera. Devo assentarmi.

    La Signora Bellamano esce.

    VITTORIO – Strano, mi fa sempre un sacco di storie, domande, ora mi vede e scappa via. Mah.

    Entra Marisa.

    MARISA – Buongiorno Signor Vittorio, sa dirmi dove trovo Marchino?
    VITTORIO – Cara Marisa, sei sempre più inquieta. No, no non credo di poterti aiutare, no.
    Entra Adalgisa.

    ADALGISA – Ciao Vittorio, giusto tè, devo parlarti. Poi si rivolge a Marisa, Marchino ti aspetta in camera sua, puoi andare?

    Marisa si gira ed esce.
    Vittorio vede il viso della moglie tirato e ha le labbra arricciate.

    VITTORIO – Cara, cosa ti turba? Mi sembri tesa.
    ADALGISA – Ho parlato con tua madre, prima, e mi ha accenna-to al testamento che tuo padre avrebbe lasciato. Tu hai no-tizie?

    Vittorio rimane di stucco. (faccia sorpresa)

    VITTORIO – Un testamento dici? No, non ne sapevo nulla, porca miseria, mia madre non mi ha detto nulla. Ora mi sente.

    Vittorio lascia la moglie con la bocca aperta ed esce.
    Adalgisa con i pugni chiusi e le braccia tese va verso la finestra. Guarda fuori e vede suo marito che parla con Marisa. Dalle gesta e dal movimento delle labbra sembra che stiano litigando. La sua faccia assume un cipiglio ancora più brutto.
    Esce quasi correndo.
    Dorina entra e quasi si scontra con la Signora Adalgisa, ve-de il volto della Signora, rosso e arrabbiato.

    DORINA – Chissà cosa ha visto la Signora Adalgisa, era arrabbiatissima e aveva anche le lacrime agli occhi.

    Dalla finestra gli giungono voci di litigio. Va a vedere. Apre la finestra.

    VOCE FUORI CAMPO – ADALGISA - Cosa fate voi qui, sembrate due amanti, Vittorio credevo che mi amassi. Devi spiegarmi hai capito!

    Dorina dalla finestra non crede a quello che sta vedendo e sentendo, scrolla la testa.

    VOCE FUORI CAMPO – VITTORIO - Dai Adalgisa, cara, guarda che ti sbagli, non è vero niente, quello che pensi è tutto una cosa senza senso, diglielo anche tu Marisa, dai.

    VOCE FUORI CAMPO – MARISA – Signora Adalgisa, non deve pensare quello che ha detto, noi stavamo litigando per Marchi-no, lo voglio portare a un concorso per giovani pianisti, il Signor Vittorio non è d’accordo. Forse mi sono lasciata an-dare, ma quello che ha detto, non è vero.

    Dorina è ipnotizzata da quella sceneggiata.

    VOCE FUORI CAMPO ADALGISA – Io, io ho visto, io credevo… Mi dispiace, Vittorio perdonami, Marisa ti chiedo scusa, vi prego rientriamo e leviamoci dalla strada. Scusatemi, scusa-temi.

    Dorina va via dalla finestra, si sistema e chiude. Poi esce.
    Vittorio, Adalgisa e Marisa entrano in sala le voci ancora concitate.

    VITTORIO – Cara, devi calmarti o non riusciamo a capirci, ti prego.
    ADALGISA – Ho sbagliato, lo so, ma devi capirmi, vi ho visto litigare, eravate vicini, tutto mi fatto pens… ohhh! Accidenti che stupida sono stata.
    MARISA – Signora le chiedo scusa, io, io non farei mai una cosa del genere, ho solo alzato la voce per suo figlio, è bravo, voglio portarlo al concorso.

    Le voci si calmano, Adalgisa allunga una mano, Vittorio la prende e la stringe, si guardano negli occhi poi si baciano.
    Marisa prende un grosso respiro e si siede con le mani in grembo.

    VITTORIO – Marisa, scusami, per prima, non sono stato molto… beh senti, ne parliamo dopo, prenderemo una serena decisione. Ora se puoi, devo parlare con mia moglie, da soli. Grazie.

    Marisa fa segno di avere capito, si alza ed esce.

    ADALGISA – Vittorio, ero arrabbiata con tua madre, per il testamento, credimi mi dispiace.
    VITTORIO – Adalgisa, lo sai che ti amo, mai e poi mai ti fa-rei soffrire, credimi. Per il testamento, ho parlato con mia madre.
    ADALGISA – Eeehhh! (espressione interrogativa)
    VITTORIO – Mia madre ha detto che il patrimonio della fami-glia sarà gestito da me, lo zio Candido avrà la casa di Milano e due milioni di euro. Quando arriva ne parleremo.

    Adalgisa si calma.

    ADALGISA – Ho avuto paura che tu venissi estromesso, lo sai che tuo padre non aveva molta fiducia in te.

    Dorina entra.

    DORINA – Scusate, Signor Vittorio sua madre la vuole.
    VITTORIO – Grazie Dorina, vado. Adalgisa, amore stai tranquilla.

    Vittorio esce

    ADALGISA – Dorina, ti ho visto dalla finestra, non vorrei che pensassi male. Sono stata una sciocca…
    DORINA – Signora, lei non deve spiegarmi nulla, io non so nulla e non voglio farmi idee sbagliate.
    ADALGISA – No Dorina, sei di famiglia lo sai, è stato tutto un malinteso, Vittorio e Marisa litigavano per Marchino. Marisa lo vuole portare a un concorso e Vittorio non è molto d’accordo. Io ho creduto altre cose, ma ora ci siamo spiega-ti e ho capito. Tutto qui.
    DORINA – Signora, grazie. Avevo avuto la sua impressione, ma vede che avevo torto anch’io. Però posso dirle che il Signor Vittorio è una persona seria, non credo che faccia cose di questo genere.
    ADALGISA – Vero Dorina, sono una stupida.

    Adalgisa sorride ed esce.

    DORINA – (sottovoce) Mamma che paura, credevo che si scannassero. Bè ora è tutto apposto.

    Dorina si tocca la tasca dove ha il biglietto.
    Marisa entra blaterando.

    MARISA – Ma come è possibile che non capisca, devo farlo ragionare.

    Marisa si accorge che Dorina la sta guardando.

    MARISA – Dorina, scusa, non ti avevo vista.
    DORINA – Non preoccuparti Marisa, c’è stato un po’ di parapiglia, ma ora è ritornata la quiete.
    MARISA – Tutta colpa mia, quel concorso mi ha fatto sbottare, devo portarci Marchino, è bravo e può fare cose buone. Vedrai che la spunto.

    Marisa esce a testa alta.

    Dorina rimane sola, si tocca il biglietto in tasca, lo tira fuori e va a mettersi vicino alla finestra. Apre il foglio, lo guarda.

    DORINA – Devo leggerlo, devo sentire le parole per capire chi è, chi sono gli interessati.

    Dorina va alla porta della sala, guarda nel corridoio e cerca di sentire se qualcuno sta arrivando. Deve essere sicura di rimanere tranquilla. Ritorna dalla finestra.
    Si appoggia al muro e inizia a leggere.

    DORINA – Caro amore mio, il desiderio di starti vicino è grande. Ogni giorno lo passo pensandoti e sognandoti. Ho voglia di baciarti, di accarezzarti, desidero guardarti negli occhi e stringerti. È doloroso starti lontano, sentire la tua voce mi fa fremere e mi riempie di desiderio. A presto caro amore.

    Dorina fa un lungo respiro, ha letto tutto in apnea.

    DORINA – Che belle parole, che amore. Magari qualcuno provasse per me questi sentimenti.

    Dorina rimette il foglio nella tasca, si sistema e va alla porta per uscire.

    Marisa entra e per poco gli sbatte la porta in faccia.

    MARISA – Ops! Scusa! Credevo non ci fosse nessuno.
    DORINA – Niente, già che sei qui, ti voglio far vedere una cosa che ho trovato in terra nella sala.

    Marisa la guarda con curiosità.
    Dorina tira fuori il foglio, si guarda in giro.

    DORINA – Tieni, leggilo ma attenzione che non ti veda nessuno.

    Marisa apre il foglio, lo guarda e poi inizia a leggere. Subito si ferma.

    MARISA – Mah! Mamma mia.

    Marisa continua a leggere, ogni tanto socchiude gli occhi, alza le sopracciglia, apre la bocca e la chiude, scrolla la testa e alla fine chiude il foglio, batte le mani.

    MARISA – Ma che bellissima dichiarazione, è dolcissima, è un amore puro e tenero. Ma chi l’avrà persa? Bella, bellissima.

    Marisa restituisce la lettera a Dorina che la mette in tasca.
    Suonano alla porta d’ingresso.
    Dorina esce.
    Marisa dalla sala sente le voci che si avvicinano.
    Dorina entra seguita da Sandro.

    DORINA – Cosa sei venuto a fare?
    SANDRO – Beh, ecco io credo di avere perso un foglio e mi stavo chiedendo se lo aveste trovato.

    Dorina a quelle parole strabuzza gli occhi, ha il foglio in tasca. Dà un rapido sguardo a Marisa, che fa un’alzata di spalle e fa una faccia stranita.

    DORINA – Ma dimmi Sandro, che foglio è, grande piccolo, c’è scritto qualche ordine o cosa.
    SANDRO – Beh, è una pagina di quaderno, e… beh, non c’era scritto un ordine, c’era scritto una… Ma scusa, lo avete trovato o no?
    MARISA – Ma Sandro, quando l’hai perso? Forse ti è caduto in strada!
    SANDRO – No no, quando sono venuto prima lo avevo, ne sono sicuro. Forse mi è caduto quando ho preso il notes.

    Sandro è molto preoccupato, si pulisce le mani sui pantaloni e si guarda le scarpe.
    Nel mentre entra la Signora Bellamano.

    SIGNORA BELLAMANO – Ciao Sandro, come mai sei qui?
    SANDRO – Oh! Signora, il pane lo porterò dopo, sono qui perché penso di avere perso un foglietto e vorrei ritrovarlo.
    La Signora Bellamano lo guarda sorpresa.

    SIGNORA BELLAMANO – Che combinazione, anche io ho perso…

    La Signora Bellamano si accorge che Marisa e Dorina stanno sentendo.

    SIGNORA BELLAMANO – Beh, ehm ora devo andare, e Sandro mi raccomando il pane.
    La Signora Bellamano esce, Sandro la segue.
    Dorina è ancora con la bocca aperta e gli occhi spalancati, Marisa è rimasta di sasso, occhi sbarrati e bocca cascante.
    La prima che si scuote è Dorina.

    DORINA – Ma, ma hai sentito? Dico hai sentito anche tu è ve-ro?
    Non posso crederci.

    Marisa si riscuote un attimo, apre la bocca per parlare ma non gli viene nulla, si passa la lingua sulle labbra e inghiotte la saliva.

    MARISA – Ho sentito bene? Ho sentito è vero no? La Signora, il biglietto. Nooo! Non voglio neanche pensarci.

    Dorina esce con le mani verso l’alto e scrollando la testa.
    Marisa si siede su una sedia con le mani in grembo.

    MARISA – E se il foglio fosse di Sandro? La Signora non sarebbe coinvolta. Ma se il foglio fosse della signora? Nooo! No, no, sarebbe troppo, la Signora…

    Marisa esce con la testa bassa.
    Adalgisa entra seguita da Vittorio.

    VITTORIO – Mi sembra che mia madre sia un po’ scossa, sta farneticando su un biglietto che ha perso. Mah. Te come stai?
    ADALGISA – Vittorio, Vittorio, sono ancora sconvolta, ti ho accusato e me ne dispiace. Vorrei che facessi pace con Marisa, lo ha fatto per Marchino.
    VITTORIO – Va bene Adalgisa, va bene, con Marisa vedrai che tutto si sistemerà. Ne parleremo con calma e tutto andrà come deve andare.

    Si sente suonare alla porta.
    Vittorio e Adalgisa escono.

    VOCE FUORI CAMPO DORINA – Sandro. Ancora qui? Hai trovato il tuo foglietto?
    VOCE FUORI CAMPO SANDRO – Io… beh non ancora, comunque sono qui per il pane.
    VOCE FUORI CAMPO DORINA – Va bene. Vieni andiamo in sala.

    Entrano Sandro e Dorina.

    DORINA – Allora quanto ti devo pagare?

    Dorina prende un borsellino dal cassetto della credenza che è nella sala.

    SANDRO – Il conto mio padre lo ha segnato nel registro in negozio, mi ha detto che passerà la Signora a pagare.

    Poi Sandro china la testa e si guarda i piedi, si tiene le mani e gioca con le dita. Non dice nulla.

    DORINA – Eeeh! Dai Sandro, cosa c’è ancora?

    Sandro sembra scuotersi, lascia stare le mani e se le mette in tasca.

    SANDRO – Sai Dorina, io… io voglio dirti che beh…

    A Sandro mancano le parole, sta per ricadere a guardarsi i piedi.

    DORINA – Dai Sandro, cosa vuoi dirmi? Ci sono problemi con i conti? Tuo padre non è contento dei pagamenti?

    Sandro alza la testa, guarda Dorina negli occhi e rimette le mani in tasca.

    SANDRO – No! No, no è tutto regolare, tutto apposto. Io volevo dirti che ti a…

    Sandro rimane con la bocca aperta, sta entrando Adalgisa e si sta dirigendo verso di loro. È attratta dalla posizione di Sandro.

    ADALGISA – Ciao Sandro, direi che la bocca puoi chiuderla, cosa dicevi?

    Adalgisa guarda Dorina e gli fa una faccia interrogativa.
    Sandro chiude la bocca, diventa rosso e leva le mani dalle tasche. I suoi occhi rimangono posati su Dorina.

    SANDRO – Oh! Scusate, credo che andrò.

    Sandro si gira e corre verso la porta, quasi ci sbatte contro, poi esce.
    Adalgisa è curiosa, quello che ha visto entrando la stuzzica.

    ADALGISA – Hummm! Dorina, dimmi, ti sei accorta di come ti guardava Sandro?

    Dorina rimane un attimo perplessa, fa una espressione interrogativa.

    DORINA – Ma io veramente… Non so, non ci ho fatto caso.

    Adalgisa torna alla carica.

    ADALGISA – Sai Dorina, io credo che Sandro sia innamorato di te, è una mia idea, e difficilmente mi sbaglio.
    DORINA – Ma signora, non credo, io non mi sono accorta di nulla e non saprei…
    ADALGISA – Dorina, tu sei con questa famiglia da vent’anni. Io sono arrivata dieci anni orsono, e sinceramente non ti ho mai vista uscire con un ragazzo, anzi direi che esci molto poco.

    Dorina alza le spalle, fa una smorfia.

    DORINA – Io veramente non ho mai tempo, sa signora, questa famiglia mi ha tenuto come una figlia, mi hanno voluto sempre bene. Io, io non lo so, è vero esco poco ma ho i miei hobby, mi piace leggere e poi…

    Dorina tiene la testa bassa, e si mette le mani in grembo.

    ADALGISA – È bello da parte tua tenere alla famiglia, ti fa onore. Ma dovresti dedicarti anche ad altri svaghi. E poi mi dicevi?
    DORINA – Beh, veramente io, io mi diletto a scrivere e…
    ADALGISA – Ma non mi dire, ma davvero? E, vorresti… mi piacerebbe leggere qualcosa di tuo, sempre che tu voglia naturalmente.

    Dorina è sempre più imbarazzata.

    DORINA – Ma signora, veramente non so se… non vorrei farle perdere tempo, lei è sempre così impegnata.
    ADALGISA – Assolutamente, ti prego Dorina, ne sarei veramente felice, lo faccio volentieri.

    Dorina si sfrega le mani, le passa sul grembiule.

    DORINA – Va bene signora, vado a prendere un racconto e glielo porto. Però signora, vorrei che rimanesse un segreto fra lei e me. Per favore.
    ADALGISA – Stai tranquilla Dorina, hai la mia parola.

    Adalgisa fa il giuramento degli scout. (indici incrociati sulla bocca)

    Dorina esce

    ADALGISA – Che cara ragazza, è semplice, è seria, forse an-che troppo seria. Sono convinta che quel Sandro è innamorato di lei, devo scoprirlo.
    Dorina entra. Porge ad Adalgisa il manoscritto.

    DORINA – Lo tenga quanto vuole signora, lo può leggere con calma.

    Adalgisa si mette il manoscritto sul petto.

    ADALGISA – Non vedo l’ora di iniziarlo. Sai Dorina, ritornando a Sandro, credo proprio che quel ragazzo sia invaghito di te.
    È un bel ragazzo, ha un lavoro suo…
    DORINA – Beh si, è un bel ragazzo, ma figuriamoci se sta dietro a me.

    Entra Vittorio, sorridente e allegro.

    VITTORIO – Ohhh! Proprio voi due cercavo, mentre tornavo a casa, sono passato dal forno del padre di Sandro. Ho preso una torta di quelle con la frutta e la crema, per oggi.
    Credo che la porterà Sandro a breve.
    Cara, potresti venire nel mio ufficio? Devo farti vedere alcune cose.

    Vittorio e Adalgisa escono. Dorina rimane sola. Si siede su una sedia, con le mani in grembo e lo sguardo perso nel cielo, fa due sospiri verso la finestra.
    Entra Marisa con Marchino. Fa un cenno di saluto a Dorina.

    MARISA – Allora Marchino, ti ho spiegato che il concorso di Pianoforte è importante, tu sei bravo e se passerai l’eliminatoria potrai andare al Conservatorio, sai è bello, ci saranno altri ragazzi e studierete insieme.

    Marchino fa un viso felice, sorride, abbraccia Marisa.

    MARCHINO – Mamma mia, che bello. Sai non vedo l’ora di poterci andare, dobbiamo iniziare subito. Cominciamo adesso? Dai Marisa.

    Marisa lo prende per mano e insieme escono.







    FINE 1° ATTO






    LE LUCI SI ACCENDONO E IL SIPARIO PIANO PIANO SI CHIUDE SUL-LA SCENA.





    NEL TEATRO LE LUCI SI ABBASSANO, I TENDONI PIANO PIANO SI APRONO E SI PRESENTA AL PUBBLICO LA SALA DA PRANZO DI CASA BELLAMANO.










    2° ATTO
















    Si sente suonare alla porta. La porta viene aperta e qualcuno entra.

    Dorina entra seguita da Sandro, che sembra un cane bastona-to.

    DORINA - Sandro, ma come devo dirtelo… Va tutto bene, c’è un po’ di fermento perché la signora Bellamano sta aspettando suo cognato, il signor Candido. Tutto qui.
    SANDRO – Lo so, lo so. Ma io sono venuto per un altro moti-vo, io…

    Sandro si blocca, rimette le mani in tasca, si guarda le scarpe e inclina le spalle.

    SANDRO – Lo sai, dopo tutti questi anni, ti ho sempre vista, io… io ti voglio dire che… io ti a…

    La porta si apre, la signora Bellamano entra e si trova i due ragazzi uno di fronte all’altra. Li guarda un attimo.

    SIGNORA BELLAMANO – Sandro, ancora qui? Mi sembra che ultimamente ti vediamo spesso, hai portato qualcosa?

    Sandro apre la bocca, la richiude, con la mano fa segno verso Dorina, poi si gira e va via.

    SIGNORA BELLAMANO – Dorina, cosa succede? Ho visto bene?
    DORINA – Cosa dice Signora? Sa Sandro ultimamente è un po’ distratto, è venuto per… beh non lo so!

    La signora Bellamano guarda Dorina, sorride, giunge le mani davanti alla bocca.

    SIGNORA BELLAMANO – Dorina, io penso proprio che Sandro sia interessato a te.

    Dorina assume una espressione di sorpresa, un fremito la scuote.

    DORINA – Ma signora, io… io beh… non so!
    SIGNORA BELLAMANO – Dorina, Dorina io ho molta esperienza, beh ultimamente un po’ meno. Tuttavia, ti assicuro che Sandro è interessato a te. Vieni.

    Dorina va verso la signora Bellamano, la signora gli prende le mani e la tiene fra le sue.
    Le due donne si guardano negli occhi, poi la signora abbraccia Dorina.
    Mentre sono abbracciate entra Adalgisa.

    ADALGISA – Oh! Scusate, credevo non ci fosse nessuno.
    SIGNORA BELLAMANO – Niente Adalgisa, solo un piccolo abbraccio, Dorina è un po’ confusa.

    La signora esce.

    ADALGISA – Dorina, cosa succede?

    Adalgisa guarda Dorina con curiosità, ha un presentimento.

    DORINA – Oh! Signora, era qui Sandro, e mi stava dicendo che mi a… penso, oh non ci capisco niente!

    Dorina si siede con le mani sulle gambe, guarda il soffitto e respira velocemente.

    ADALGISA – Cosa ti ho detto? Dorina devi stare calma, Sandro è un ragazzo molto timido, devi dargli il tempo, vedrai che troverà il modo di dirtelo.

    DORINA – Io, io anche provo dei sentimenti per Sandro, ora che lo vedo con altri occhi, sento che quando mi guarda o mi è vicino, sento che… beh mi sento bene.

    Adalgisa guarda Dorina con tenerezza, sorride, anche lei abbraccia Dorina.

    ADALGISA – Ah, io sono venuta per dirti che ho letto alcune pagine del tuo racconto, sei brava, sei molto brava.

    Dorina fa una faccia sorpresa, si mette una mano sulla bocca.

    DORINA – Beh, io scrivo così per divertimento, le mie storie sono di fantasia, comunque sono contenta che le piacciano.

    ADALGISA – Ma scherzi, adesso voglio finirlo, poi ne parliamo. Ho in mente una cosa ma ne parliamo dopo.

    Adalgisa esce.
    Dorina rimane nella sala, si guarda in giro, inizia a volteggiare come se ballasse un valzer senza musica, gira e gira.
    Entra Marisa.

    MARISA – Ma bene, ti vedo raggiante, a cosa devi questa…
    Oh! Aspetta. Aspetta, non dirmelo. C’era Sandro, poi è andato via tutto emozionato, ehhh! Ti ha detto che ti ama.

    Dorina guarda Marisa con curiosità. Corre verso Marisa, gli prende le mani.

    DORINA – Marisa, Marisa. Ohhh! Penso che sia vero, Sandro non mi ha detto proprio che mi ama, ma lo stava facendo e la signora Bellamano è entrata, e io… e Sandro… beh la signora mi ha detto che Sandro tiene a me.

    Le due ragazze si abbracciano.

    MARISA – Ma… Dorina, ma è bellissimo, vedrai che arriverà e questa volta riuscirà a dirtelo.

    Marisa esce tutta gongolante.
    Dorina aspetta un attimo poi esce.
    Entrano Vittorio e Adalgisa.

    VITTORIO – Adalgisa, mi sembra che ci sia un’aria strana, mia madre gongola, tu gongoli, ho visto Marisa e sorrideva da sola. Dorina mi ha visto dalla cucina è sparita. Cosa ne sai?

    ADALGISA – Caro, voi uomini siete sempre un passo indietro.
    Ti dico una cosa, però devi promettermi di non ridere o non fare gesti o facce strane.

    Vittorio già fa una faccia incuriosita, un sorriso gli spunta.

    ADALGISA – Dai non fare lo stupido. Oggi abbiamo capito che Sandro ha un debole per Dorina, e anche lei…

    Vittorio smette di sorridere, guarda stupito Adalgisa.

    VITTORIO – Ma! Sandro, Sandro che tutti conosciamo!
    Ma lo sai che adesso che me lo dici, mi viene in mente che in tempi addietro, porca miseria, ma vero.
    L’ho visto che guardava Dorina con occhi languidi.
    Adalgisa, sono contento. Sandro è un bravo ragazzo, Dorina è di più.

    Il campanello alla porta suona.

    VOCE FUORI CAMPO DORINA – Buongiorno signor Candido, venga la faccio accomodare in salotto, intanto chiamo la signora Bellamano. Anzi, possiamo andare nella sala grande.

    Vittorio e Adalgisa si guardano allarmati, lo zio Candido è arrivato, il panico comincia a serpeggiare fra di loro.
    Escono guardinghi dalla sala, si guardano a destra e a sinistra. Poi scappano e si dirigono alla loro camera.
    Dorina e Candido entrano nella sala deserta.

    CANDIDO – Tu, sei Dorina vero?
    DORINA – Si, e lei è il fratello del defunto Commendatore Sabatelli.

    Dorina alza gli occhi al cielo, con sguardo contrito.

    DORINA – Che Dio lo abbia in gloria.

    Candido rimane colpito, vede il dolore di Dorina e ne rimane colpito.

    CANDIDO – Dorina, ti posso dare del tu?
    DORINA – Certo, in famiglia tutti mi danno del tu.

    Candido guarda Dorina, ha dei tratti che lui ricorda bene.

    CANDIDO – Sai Dorina, dovresti chiamarmi Elvira, devo parlare con lei.
    DORINA – Oh! Si, subito. Vado.

    Dorina esce con il sorriso.
    Candido rimane solo nella sala e inizia a girare.
    Poco dopo entra la signora Bellamano.

    Si guardano, i loro occhi non si lasciano. Candido prende le mani di Elvira e stanno lì a guardarsi.

    CANDIDO – Elvira, quanto ho aspettato questo momento.
    Devo chiederti una cosa.
    SIGNORA BELLAMANO – Luigi, tanto, troppo tempo ci ha tenuti lontani. Dimmi, cosa vuoi sapere?

    CANDIDO – Sai ho visto Dorina, è… è molto bella, non… voglio dire, tu non gli hai mai detto nulla?

    Elvira ritrae le mani da quelle di Luigi, si gira e rimane silenziosa.

    SIGNORA BELLAMANO – Luigi, vedi dopo… beh dopo quello che sai, tu sei andato via, mio marito era furibondo, e… no, non ho avuto il coraggio.

    CANDIDO – Hai regione Elvira, non posso darti colpe, ho anche io la mia parte di colpa. Però ora che sono qui, vorrei, vorrei… insieme a te, naturalmente. Cosa ne dici?

    SIGNORA BELLAMANO – Si Luigi, si! Anche io voglio togliermi questo peso.

    Si riavvicinano e mentre si prendono le mani entra Marchino con Marisa.
    Si ritraggono subito, ma Marisa ha visto.

    MARCHINO – Nonna, nonna ti ho trovato.

    Marchino si ferma e guarda Candido, incuriosito.

    MARCHINO – Nonna, chi è questo signore?
    SIGNORA BELLAMANO – Marchino, questo è lo zio Luigi, è il fratello del nonno.

    Marchino fa una faccia sorpresa. Rimane a bocca aperta.

    MARISA – Buongiorno signor Candido, la stavamo aspettando tutti. Felice di conoscerla.

    Candido la guarda con interesse. Volge uno sguardo interrogativo a Elvira.

    SIGNORA BELLAMANO – Ah! Luigi, questa ragazza è Marisa, è l’insegnante di pianoforte di Marchino.

    CANDIDO – Molto piacere Marisa. Pianoforte eh; brava, bello strumento.

    Così dicendo da la mano a Marisa.
    Marisa contraccambia sorridendo.

    MARISA – Signora, vedo che è occupata, volevo dirle una cosa ma ne parliamo dopo.

    Marisa prende Marchino per mano ed esce.
    La signora Bellamano e Candido, rimangono soli ancora una volta.

    CANDIDO – Elvira cara, è meglio che andiamo da un’altra parte, ho tante cose da dirti.

    Candido e la signora Bellamano escono.
    Poco dopo Marisa e Dorina entrano.

    MARISA – Oh mamma! Non ci crederai Dorina, ma ho visto il signor Candido che teneva per mano la signora Bellamano.

    Dorina strabuzza gli occhi.

    DORINA – Cooosaaaa! Ma… ma sei sicura?

    Dorina si strofina le mani, si tocca i capelli e sembra spa-ventata.

    MARISA – Si! Sono sicura, erano in sala e io e Marchino siamo entrati, credevo che la signora fosse sola.
    Invece c’era il signor Candido erano vicini vicini, e la teneva per mano.

    Dorina si mette i palmi delle mani in faccia, muove le labbra ma non esce parola.

    DORINA – Mamma! Mamma, qui sta succedendo qualcosa di strano, io non ho mai pensato che la signora fosse legata al signor Candido, ma adesso, adesso…

    MARISA – Dorina, il biglietto! Il biglietto che hai trovato.

    Dorina si siede, si mette le mani in grembo e un tic all’occhio destro inizia a tormentarla.

    DORINA – Hai ragione, il biglietto. Ma allora era uno scritto del signor Candido per la signora?

    Dorina rimane in silenzio, è delusa, in cuor suo sperava che fosse per lei da parte di Sandro.
    Dorina si tocca la tasca dove si trova il biglietto, ha una espressione di stizza.

    DORINA – Marisa, sai cosa faccio? Prendo il biglietto e lo consegno alla signora, gli dico che l’ho trovato sotto il tavolo e che non l’ho aperto.

    MARISA – Siii! Hai ragione, così se lo apre puoi vedere l’espressione della sua faccia. Brava Dorina, è una buona idea.

    Tutte e due escono.
    Entrano Adalgisa e Vittorio.

    VITTORIO – Cara, guardami, dimmi se sono in ordine, come ti sembro? Posso andare? Sai voglio fare buona impressione a zio Candido.

    ADALGISA – Ma stai tranquillo, sei il più bel marito e sei mio.

    Adalgisa si avvicina e bacia Vittorio.

    VITTORIO – Ecco, ecco, ora mi avrai lasciato i segni del rossetto. Cara, ti prego aiutami.

    Adalgisa tira fuori un fazzolettino e pulisce le labbra di Vittorio.

    ADALGISA – Va bene Vittorio, ora sei perfetto. Vedrai che zio Candido sarà soddisfatto.

    Entrano la signora Bellamano e il signor Candido.
    Vittorio va verso di loro seguito da Adalgisa.

    VITTORIO – Zio! Caro zio, che piacere di rivederti, quanto tempo…

    Candido e Vittorio si baciano e si salutano.

    CANDIDO – Ciao caro nipote, sei diventato un uomo, e devo dire un bell’uomo. Sono felice di rivederti.

    VITTORIO – Zio, ti presento mia moglie, Adalgisa.

    Adalgisa si fa avanti e porge la mano allo zio Candido.

    CANDIDO – Adalgisa, piacere, sei bellissima. Vittorio, hai una moglie bellissima.

    ADALGISA – Zio, grazie mi fate arrossire.

    La signora Bellamano si fa avanti.

    SIGNORA BELLAMANO – Vittorio, Adalgisa. Io e lo zio Candido dobbiamo parlarvi, ci sono aspetti che voi ancora non sape-te.

    Mentre la signora Bellamano fa segno di sedersi, entra Dorina.

    DORINA – Oppss! Scusate, credevo che la signora fossa sola.
    Posso tornare dopo.

    SIGNORA BELLAMANO – No! Dorina, vieni dimmi.

    Dorina rimane sulla porta della sala, fa cenno alla signora di avvicinarsi.
    La signora va vicino a Dorina.

    DORINA – Signora, mi scusi ma io… io ho trovato un biglietto sotto il tavolo, ve lo voglio dare. Credo sia vostro.

    Così dicendo, Dorina mette la mano in tasca e tira fuori il biglietto.
    La signora Bellamano lo guarda con curiosità.
    Dorina con mano tremante lo porge alla signora.
    La signora prende il biglietto e lo apre.
    Gli occhi della signora scorrono le righe del biglietto, con le labbra mima le parole scritte.
    Ha varie espressioni, di sorpresa, di affetto, sorride.
    Poi ripiega il biglietto e lo porge a Dorina.
    Dorina apre la bocca e non parla, e con mano ancora tremante riprende il biglietto.

    SIGNORA BELLAMANO – Dorina cara, ho letto parole bellissime, piene di amore e di passione. Però devo dirti che non è il mio biglietto, magari ci fosse un uomo che ha queste belle parole per me, sarei la donna più fortunata del mondo.
    Sicura che il tuo Sandro non ha nulla a che vedere con questo?
    Cara, ora ho da sbrigare una faccenda, ne parliamo dopo vuoi?
    Dorina è in trance, guarda ma non vede e non capisce bene, fa cenno di si con la testa e poi come un automa esce.

    SIGNORA BELLAMANO – Luigi, Vittorio, Adalgisa. Possiamo rimandare a dopo la nostra chiacchierata? Ho delle cose da rivedere con vostro zio.

    Tutti si alzano ed escono.
    Poco dopo entra Marisa.

    MARISA – Ma! Dove sono andati? Boh!

    Marisa sta per uscire quando entra Dorina, ancora in agitazione per quello che la signora gli ha detto.

    MARISA – Dorina, Dorinaaa. Mi senti? Dorina ma cosa ti succede?

    Marisa fa schioccare alcune volte le dita, Dorina si riscuote.

    DORINA – Marisa, oooh mio dio, il biglietto, il biglietto non è della signora. Ma allora, allora… quelle parole, l’amore…

    Dorina si siede, si tocca la faccia, si passa le mani sulla veste.
    Marisa rimane immobile. Apre la bocca per dire qualcosa ma non esce nulla.

    MARISA – Dorina, ma… ci pensi, il biglietto è per te, quelle parole meravigliose, penso che te le meriti tutte.
    Marisa abbraccia Dorina, tutte due piangono.

    Marisa esce.

    DORINA – Sandro, Sandro, stupido, parlami, dimmelo.

    Uno squillo alla porta d’ingresso riporta Dorina alla realtà. Si ricompone e esce per andare ad aprire.
    Entrano Dorina e Sandro.

    DORINA - Sandro, ti prego. Tieni ho trovato il tuo biglietto.

    Dorina da il biglietto a Sandro.
    Sandro, (faccia allibita), prende il biglietto, se lo mette in tasca senza guardarlo.
    Dorina capisce che il biglietto è di Sandro. Gli spuntano due lacrime.

    SANDRO - Dorina...

    Sta per mettersi le mani in tasca ma ci ripensa.

    SANDRO - Sai, è tanto tempo che ti voglio dire una cosa. Credo che sia il momento.

    Intanto Dorina è lì, ferma non respira neanche, guarda Sandro e sorride.

    SANDRO - Ebbene, Dorina, si ti amo...

    Non fa tempo a finire che Dorina gli si lancia contro e lo bacia.
    Rimangono a lungo a stringersi, le loro mani si trovano, il bacio è dolce.

    DORINA - Sandro, amore mio, ma perchè, ho capito che ti ama-vo da parecchio, ma non potevo sapere che anche tu... Ohhh! questo è il momento più bello della mia vita. Ora ti ho trovato!

    Si abbracciano, si baciano ancora. Si tengono per mano e iniziano a ballare nella sala.
    Entra Marisa.

    MARISA - Ma che bello, lo sapevo! Lo sapevo, Dorina sono tanto felice. Sandro, non ti azzardare a farla soffrire, dovrai vedertela con me.

    Si abbracciano tutti e tre.

    Entrano Adalgisa e Vittorio.

    VITTORIO - Giusto te Marisa, volevo dirti che... beh si, Marchino può partecipare alle prove, credo che ve lo merita-te. Vieni che ne discutiamo.

    Marisa sta per dire qualcosa, poi schiaccia l’occhio a Dorina ed esce con Vittorio.

    ADALGISA - Dorina, dimmi, è riuscito a dirtelo?

    DORINA - Ohhh! Si signora, finalmente, mi sento felice, mi sento di poter volare nella sala, ancora sono incredula.

    Sandro prende la mano di Dorina.

    SANDRO - Signora Adalgisa, era tempo che lo dicessi, ho passato giorni interi a dirmi che dovevo farlo.

    ADALGISA - Sai Dorina, ho finito quello che tu sai, è un ottimo lavoro. Ma ora goditi il tuo Sandro, poi ne parliamo. Ho un progetto che ti piacerà.

    Adalgisa esce.
    Sandro abbraccia Dorina e le accarezza i capelli.
    Entrano la signora Bellamano e lo zio Candido.

    SIGNORA BELLAMANO - Dorina, finalmente vedo che Sandro si è deciso, sono molto felice per te. Ora se non ti dispiace, io e Luigi vorremmo parlarti.

    Dorina si stacca da Sandro e va verso la signora, Sandro sta per andare via.

    ZIO CANDIDO - Giovanotto, credo che sia meglio che tu rimanga, da quello che ho visto e sentito, credo che prossimamente tu diventerai della famiglia. Sedetevi.

    Sandro e Dorina si siedono vicini, la signora Bellamano e lo zio Candido si siedono davanti a loro.

    SIGNORA BELLAMANO - Dorina, oggi per te è giorno di rivela-zioni. Hai trovato l’amore di Sandro, e ora troverai un altro amore.

    Dorina prende la mano di Sandro, capisce che sta succedendo qualcosa.

    ZIO CANDIDO - Si! Dorina, devi sapere che tanti anni fa, le cose fra Elvira e suo marito non andavano bene. Fra di noi è nato un sentimento, e la passione ci ha travolti.

    Dorina a quelle parole stringe ancora di più la mano di Sandro e si mette sulla bocca l’altra mano. Spalanca gli occhi.

    SIGNORA BELLAMANO - Cara, è vero, poi mio marito si è accorto della cosa, e Luigi ha deciso di andarsene via. Gli anni hanno attenuato quella parentesi, ma…

    La signora Bellamano fa una lunga pausa, prende la mano di Luigi per farsi forza.

    SIGNORA BELLAMANO - Ma, quella passione ha lasciato un frutto, un frutto meraviglioso. Ero rimasta incinta…

    A quel punto Dorina lascia la mano di Sandro e si tiene la faccia con due mani.

    DORINA - Ma… ma signora, io non ho mai capito, non ho mai saputo…

    SIGNORA BELLAMANO - Dorina, ti chiedo perdono, perdonami se per tutti questi anni non ti ho mai tenuta fra le mie braccia, ho sofferto tantissimo, ti ho tenuta qui come mia… oh, Dorina, tu sei quel meraviglioso frutto, figlia mia perdonami.

    Dorina è immobile, le lacrime le scendono senza fermarsi, Sandro le cinge le spalle.

    DORINA - Ma… oh mio Dio, allora, lei, tu sei mia madre! Ma… eco perchè mi trattavi sempre con amore, ricordo che in molte occasioni mi accarezzavi, ti ho vista piangere. Oggi, mi cambia la vita, Sandro mi ama, ho ritrovato mia madre.

    Dorina, si gira e guarda zio Candido.

    DORINA - Ho ritrovato un padre, credo che ricorderò per sempre questo momento. Avremo anche tante cose da dirci.

    Dorina si alza, abbraccia sua madre, si tengono strette, è un abbraccio che deve sopperire a vent’anni di vita. Poi ab-braccia suo padre. Infine si aggiunge anche Sandro.
    Dopo pochi minuti.

    SIGNORA BELLAMANO - Figlia mia, ti prego vai a chiamare tutti, vogliamo che siano tutti partecipi.

    Dorina esce.
    Entrano tutti.

    ZIO CANDIDO - Ho, anzi io e Elvira abbiamo da dirvi una cosa.

    Luigi si schiarisce la voce prende la mano di Elvira.

    ZIO CANDIDO - Alberto, avremo modo di spiegarti quello che è successo, ma ora la cosa più importante è che Dorina è tua sorella.

    Alberto e Adalgisa saltano su dalla sedia, Marisa è talmente allibita che rimane seduta. Marchino è ancora piccolo per capire.

    ALBERTO - Mamma, ho capito bene? Ma come…

    La signora Bellamano fa un cenno.

    SIGNORA BELLAMANO - Alberto, rimandiamo a dopo le cose da dirci. Per ora ti chiedo scusa per non averti mai detto questo. Anche a te Adalgisa, chiedo scusa. Ma vi prometto, vi promettiamo di dirvi tutto.

    DORINA - Alberto, anche io ho saputo questa… sono felice, ho una famiglia.

    Dorina si rifugia nelle braccia di Sandro.

    ALBERTO - Per la miseria, mi ritrovo una sorella, Dorina, vieni qui.
    Alberto e Dorina si abbracciano, si unisce Adalgisa con le lacrime agli occhi.

    Marchino si fa avanti, tira il grembiule di Dorina.

    MARCHINO - Allora, allora Dorina sei mia zia!

    Dorina si abbassa e abbraccia Marchino.

    ZIO CANDIDO - Oggi sono felice, ho ritrovato il sentimento che avevo per Elvira, ho trovato mia figlia, alla quale in tutti questi anni ho pensato con amore. Alberto e Adalgisa, avrò modo di conoscervi meglio e sdebitarmi con voi, Marchino, sei un bambino vivace, e hai un’ottima maestra di pianoforte. Questa casa sarà la casa di tutti.





    FINE




    Le luci si accendono e il sipario si chiude.

    Il sipario si riapre.
    Tutti gli attori fanno l’inchino al pubblico.
    Il sipario si richiude.
  2. .
    Grazie Axum, mi è venuta così.
  3. .
    Ciao, ci potrà essere in futuro una sezione dedicata alla scrittura di commedie?
  4. .
    Grazie. Terrò a mente la concordanza.
  5. .
    Marco era in viaggio per Monza, la cittadina è nella pianura Padana.
    Marco era in viaggio per Monza, la cittadina era nella pianura Padana.
    Quale delle due frasi è giusta?
  6. .
    SI, Axum, c'è un seguito, ho ancora 18 pagine, il romanzo devo ancora finirlo. Devo valutare alcune idee per portarlo avanti. Sicuramente farò saltar fuori una fidanzata e alcune situazioni per movimentare la storia.
  7. .
    Mi è apitata sotto gli occhi questa frase palindroma.

    E LE TAZZINE IGIENIZZATELE

    Io non sarei capace di trovarla neanche fra cento anni.
  8. .
    Ciao, forse quando programmavo, tu non eri ancora nato. Parlo degli anni 70-80-90. Ora ho volutamente messo in un angolo quello che facevo. Riguardo ai miei gusti letterari, devo dire che leggo quasi tutto, lascerei indietro horror e letteratura sessuale. Come prime scelte direi fantascienza, fantasy, gialli, azione, rosa. Come scrittori: Asimov, Carrisi, Camilleri, Dan Brown, Clive Cusler, Doestoevskij, Fitzerald, Jo Nesbo, Ken Follet, Primo Levi, Tom Clancy. Come vedi, leggo di tutto. Ci sentiamo.
  9. .
    Alberto si sentiva pronto per trasferirsi in un paese sulle montagne nell’entroterra di Imperia, il paese si chiama Cosio d’Arroscia.
    Aveva già portato a termine un ciclo completo, stava finendo il secondo. Aveva portato alle medie venti bambini e bambine, ora ne stava portando altri venti.
    Aveva sentito i loro problemi, i loro sogni, le loro paure, ora aveva voglia di cambiare, gli era capitata un’opportunità, nei bandi di trasferimento aveva visto che c’era un posto a Cosio d’Arroscia.
    Si era informato, Cosio d’Arroscia è un paese di qualche centinaio di anime, però, ci sono un piccolo asilo e la scuola elementare.
    Lui stava insegnando nelle scuole elementari di Largo Ghiglia a Imperia.
    Quando mancava poco alla fine del secondo ciclo, il Provveditore lo aveva chiamato.
    Alberto si era presentato, speranzoso che la domanda che aveva presentato, fosse andata a buon fine.
    - Alberto! – Aveva detto il Provveditore.
    - La sua domanda di andare in un’altra sede, l’ho valutata e a malincuore, badi bene, lei è un maestro di prim’ordine, l’ho accontentata.
    Alberto sorrise, finalmente, avrebbe insegnato in un’altra scuola.
    - Andrà come da lei richiesto, nella scuola elementare, nel paese di Cosio d’Arroscia.
    Alberto era al settimo cielo, fece uscire fuori l’aria, si sentiva dentro un frizzo, avrebbe voluto fare dei passi di ballo, ‘finalmente’ pensò, avrebbe cambiato aria e avrebbe percorso la Statale 28, la strada che da Imperia porta al Colle di Nava.
    - Grazie! – aveva detto Alberto, quella voglia di saltellare era ancora in lui.
    - Grazie! Signor Preside, cercherò di essere sempre il maestro che sono stato qui.
    Durante gli esami dei suoi ragazzi, lui aveva contattato le famiglie, aveva spiegato che si sarebbe trasferito.
    Aveva ricevuto gli auguri dei genitori, tutti lo avevano ringraziato per avere preparato bene i propri figli.
    Alla consegna degli esiti, aveva parlato ai suoi ragazzi.
    - Ragazzi, avete finito le scuole elementari, siete stati buoni allievi, sono convinto che la strada che vi aspetta sarà piena di soddisfazioni, dovete studiare come avete fatto fino ad ora. Avrete degli insegnanti nuovi, dovrete avere rispetto per loro come lo avete avuto con me. Mi raccomando, fatevi onore.
    Alcuni di loro avevano le lacrime agli occhi, lui per loro era stato un padre, un amico, un confessore, una persona corretta e sincera.
    Uscendo dalla scuola, Alberto si era girato per guardare l’insieme, aveva insegnato lì per anni, voleva che gli rimanesse impresso, quel posto è stato per lui, una seconda casa.
    Appena laureato, grazie al suo punteggio eccellente, aveva ottenuto un piccolo incarico lì, proprio nella scuola che in seguito lo avrebbe visto come maestro.
    Ricordava il primo anno, era entrato in classe e si era trovato davanti venti piccoli angioletti, loro lo guardavano e lui aveva avuto un momento di panico.
    Poi era andato tutto bene, lui aveva preso il ritmo giusto e aveva legato con i suoi ragazzi.
    Ricordava le parole del Preside, dopo il primo anno, i genitori lo avevano elogiato, i bambini erano felicissimi del loro maestro, il Preside lo aveva nominato maestro dell’anno.
    Gli anni a seguire erano stati molto istruttivi per lui, vedeva i suoi ragazzi crescere, i suoi insegnamenti andavano a buon-fine.
    Poi aveva assistito agli esami della quinta elementare.
    I colleghi, che avevano esaminato i suoi ragazzi, erano rimasti stupiti dal grado d’istruzione che avevano raggiunto.
    L’anno successivo, doveva iniziare un secondo ciclo, le richieste dei genitori di avere lui come insegnante, avevano subissato la segreteria della scuola, il Preside era stato in difficoltà e addirittura per non favorire nessuno, aveva indetto una estrazione per formare la nuova classe.
    Alberto voleva andare a vedere il posto, voleva sentire la sensazione che ne avrebbe avuto.
    Prima che l’anno iniziasse, era andato a Cosio d’Arroscia, era andato a vedere la scuola, voleva essere tranquillo che non ci fossero problemi di vario genere.
    Lo aveva ricevuto il sindaco, Martini Alessandro.
    - Signor Ramella, la ringrazio di avere accettato di insegnare ai nostri bambini, sono sincero, il Provveditore aveva già contattato altri maestri e maestre, ma nessuno ha accettato di venire qui.
    - Grazie signor sindaco, ho accettato volentieri di venire nel vostro grazioso paese, ho visto la scuola; è tenuta bene, devo solo chiederle di far riparare una finestra che mi sembra pericolante.
    - Non si preoccupi, sarà tutto pronto per l’inizio dell’anno scolastico. A questo proposito le vorrei far conoscere i genitori dei suoi futuri alunni.
    Così dicendo, aveva preso per un braccio Alberto e lo aveva fatto accomodare in una saletta.
    Quando erano entrati, i genitori gli avevano fatto un applauso, erano contenti che almeno un maestro fosse arrivato.
    Il sindaco aveva fatto accomodare tutti e disse.
    - Amici, cittadini, il signor Ramella Alberto, sarà il maestro qui da noi.
    Aveva fatto un cenno ad Alberto.
    - Grazie dell’accoglienza, sono molto contento di essere qui, spero di portare avanti il programma con i vostri ragazzi. Io voglio creare un colloquio con i miei alunni e con le loro famiglie. Chiunque abbia problemi, troverà la mia porta sempre aperta. Vedrete che tutti insieme faremo il bene dei vostri figli.
    Applausi, i genitori a quel primo incontro erano tutti uniti e contenti.
    Alberto era contento, la piccola scuola era in buono stato, i genitori sembrano persone socievoli e buone, i bambini non erano tanti, doveva soltanto prepararsi a gestire i vari programmi delle varie classi.
    Sapeva di essere un buon maestro, a Imperia era sempre stato considerato un maestro di eccellenza.
    Il Provveditore in varie occasioni lo aveva gratificato, era sempre presente con i suoi ragazzi, aveva sempre avuto ottimi rapporti con i genitori.
    Non vedeva l’ora di iniziare, aveva sempre voluto fare il maestro, aveva in mente il suo di maestro; se lo ricordava come se fosse ancora davanti a lui, Giuseppe, era stato un maestro meraviglioso, se lo ricordava quando lo faceva andare alla lavagna, lui rimaneva lì davanti con il gessetto in mano, il maestro lo spronava a scrivere il risultato, lo aiutava in ogni occasione, tutti i bambini avevano amore per Giuseppe, era un maestro sempre presente, aveva un rapporto benevolo con tutti i suoi ragazzi, i genitori lo adoravano.
    Finalmente l’anno iniziò.
    Alberto era già in classe, a dire il vero era lì da un’ora, aveva girato la piccola scuola.
    Era una casetta su un piano, entrando, c’era una piccola cucina, molto ben attrezzata, c’era tutto l’occorrente per poter preparare qualcosa di caldo, c’era un frigo e una lavastoviglie.
    A sinistra c’era un bagno e girando l’angolo si entrava nell’unica aula disponibile.
    Qui c’era una lavagna, sembrava quella di Garibaldi, però era funzionante e fornita di gessetti e cancellino.
    C’erano du file di banchi, erano dodici postazioni, più che sufficienti per gli alunni che erano otto.
    Due finestre fornivano luce a volontà, per l’inverno avrebbero avuto due termosifoni per riscaldarla.
    Alberto era già innamorato di quella scuola, lui si ricordava la sua, all’inizio era in un edificio che una volta era stato il comune di Castelvecchio.
    Poi aveva proseguito nelle nuove scuole costruite per ospitare una cinquantina di bambini e bambine, vicino al santuario di S.M.M. (Santa Maria Maggiore)
    La sua cattedra era leggermente rialzata dal pavimento, c’era un rialzo di legno.
    Si sentiva emozionato, stava aspettando i suoi nuovi bambini.
    Prima dell’inizio, una signora si presentò.
    - Buongiorno signor maestro, io sarei la bidella, se ha bisogno, sono in cucina.
    Alberto prese la signora per un braccio.
    - Cara signora, io mi chiamo Alberto, lasci perdere il signor maestro, Alberto è più semplice. Lei come si chiama?
    La signora rimase colpita, nessun maestro in precedenza l’aveva pregata di usare il nome.
    - Io… io mi chiamo Giovanna, sono ormai trent’anni che sono qui. Davvero posso chiamarla per nome?
    - Giovanna, noi lavoriamo insieme, fra colleghi ci si dà del tu. Non devi avere nessun timore, Io potrei essere tuo figlio.
    - Alberto, lo sai che nessuno mi ha mai chiesto questo, tutti mi hanno sempre dato ordini, prendi questo, prendi quello, vai a prendere l’altro…
    - Giovanna, ora le cose cambiano. Noi ci daremo del tu e ti prometto che sarò gentile, è normale essere educati, se vogliamo che i nostri ragazzi abbiano rispetto, dobbiamo noi a essere i primi a dare rispetto.
    - Ohhh! Alberto, è bello sentire queste parole, credo che starò bene insieme a te, voglio dire… nel senso che lavorerò con soddisfazione, beh ci siamo capiti.
    Erano le otto, i bambini arrivarono accompagnati dai genitori, era il primo giorno e nessuno avrebbe perso quell’occasione.
    Alberto che già conosceva i genitori li aveva fatti entrare insieme ai propri figli.
    Una volta dentro, la bidella chiuse la porta.
    - Cari bambini e bambine, oggi per me è il primo giorno di scuola.
    I bimbi si erano messi a ridere.
    Una bambina, la più piccola disse.
    - Ma signor maestro, te sei grande…
    Alberto sorrideva, quei bambini erano sorridenti, erano felici di essere a scuola.
    - Allora, bambini, vi chiedo di lasciare perdere il signor maestro, io mi chiamo Alberto, mi dovrete chiamare così.
    I presenti erano a bocca aperta, nessuno aveva mai detto cose del genere, anzi quelli che erano arrivati prima, sembrava che quando gli si rivolgeva con signor maestro, fossero più appagati.
    Alberto lo sapeva, anche dov’era a Imperia, c’era la pomposità del signor maestro.
    - Sentite! Disse Alberto.
    - Essere un maestro, non è questione di titoli o di ossequi, essere maestro è una missione, è avere a cuore i bambini che hai, portarli avanti, insegnare loro a scrivere, a leggere, parlargli dei nostri poeti, dei nostri scrittori, è insegnargli l’educazione, il rispetto fra di loro e per gli altri, fargli capire che le bambine devono essere rispettate, devono capire che se si fanno danni alla natura, questa domani ci fa qualche brutto scherzo e sicuramente ci chiederà il conto, insomma, questo è essere un maestro.
    Cominciò un papà a battere le mani, subito dopo fu un tripudio di assensi e di grazie.
    Poi i genitori andarono via e i bambini si stavano scegliendo i posti e i compagni.
    La classe era fatta, ogni bambino aveva i suoi libri e quaderni sul banco.
    - Bambini, ora vi devo sistemare per classe, non preoccupatevi, saremo tutti insieme. Lo capite vero, chi frequenta la prima ha un suo programma, e via così per gli altri.
    Così dicendo prese un banco e lo mise alla sinistra della cattedra.
    - Bene, Andrea e Lucia questo è il vostro banco.
    Poi prese un altro banco e lo mise vicino al primo.
    - Paolo questo è il tuo banco, sarai solo ma vedi che sei vicino ai tuoi amici.
    Prese altri due banchi e li mise vicino agli altri.
    - Marco, Marisa e Mirko, voi occuperete questi due banchi.
    Un altro banco venne aggiunto agli altri.
    - Margherita, tu starai qui.
    Infine, l’ultimo banco venne sistemato.
    - Kuni, questo è il tuo posto.
    In pratica aveva messo la cattedra in modo che tutti i suoi ragazzi fossero a ferro di cavallo intorno a lui a semicerchio.
    I bambini si guardavano, sorridevano e sembrava che quella disposizione fosse di loro gradimento.
    Alberto era soddisfatto, aveva adottato quella soluzione perché gli era venuto in mente che nessuno doveva avere una posizione di privilegio o di raccomandazione, i suoi ragazzi erano intono a lui.
    Prese il registro e segnò tutti presenti.
    Poi come aveva sempre fatto, si mise seduto vicino ai suoi bambini, li guardava, vedeva i loro occhi che lo scrutavano e li vedeva sorridere.
    - Bene! Adesso facciamo due chiacchere, la lezione può aspettare.
    I bambini lo guardavano a bocca aperta.
    Guardava quei piccoletti, aveva nelle sue mani le loro giovani menti, i loro cuori.
    - Bene ragazzi, ora cerchiamo di conoscerci. Io vi dirò delle cose di me, poi a turno mi direte delle cose di voi.
    - Alberto! – Andrea aveva una vocina esile.
    - Te come ti chiami di cognome?
    - Bravo Andrea, una domanda giusta.
    - Io mi chiamo Alberto Ramella, sono nato a Imperia e ho 27 anni.
    Un’altra piccolina parlò.
    - Alberto, come si chiamano tuo papà e la tua mamma?
    Quella domanda aveva fatto venire un nodo in gola ad Alberto.
    - Allora Lucia, mio papà si chiama Armando Ramella, ha sessant’anni, mia mamma…
    Il nodo in gola diventava sempre più grande.
    - … mia mamma, è morta quando avevo dieci anni, si chiamava Giuseppina Ascheti.
    I bambini erano tutti con il capo chino, forse pensavano alla mamma del maestro.
    Lui aveva capito e subito disse.
    - Allora vediamo. Marco, dimmi qualcosa di te.
    Il bambino, si strusciava le mani sul grembiule.
    - Beh, io… io mi chiamo Marco Belli, ho otto anni, sono nato qui, i mei genitori si chiamano Leonardo e Silvia.
    Gli altri bambini risero, la cosa era di loro interesse.
    Un bambino alzò la mano.
    - Dimmi Kuni, sentiamo chi sei.
    Il bimbo, era il più grande, faceva la quinta.
    - Io sono Kuni Sape, ho dieci anni, vengo dall’Albania e i miei genitori sono Kanasa e Luja.
    - Bene bambini, è bello avere un amico che viene da un altro stato, lui ha lasciato la sua terra per venire da noi, tutti noi gli dobbiamo rispetto e amicizia. Giusto bambini?
    Risposero tutti in coro.
    - Si Alberto.
    Erano le dieci, entrò Giovanna, la bidella.
    Alberto, scusa, se volete fare una pausa, abbiamo dei dolcetti e del te bello caldo.
    Alberto, non se lo fece ripetere due volte.
    - Brava Giovanna, bambini andiamo in cucina, facciamo una pausa e poi iniziamo le lezioni.
    La tavola era piena di dolcetti e bicchierini di plastica con il te fumante.
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    Grazie mille.
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    Buonasera, mi chiamo Eliseo, ho 74 anni e sono pensionato, abito a Imperia. La mia carriera lavorativa è stata in mezzo a computer, grandi e piccoli, ero un analista programmatore. La scrittura mi ha sempre appassionato, cerco di portare fuori la mia fantasia.
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