The Lion King Forum

Posts written by micol

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    Non fa niente, tanto pure io sono stata impegnata per continuare. Domani proseguo e non anticipo nulla. p.s.: il nome Diata significa leonessa
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    mi sono persa: cos'è il supporto? oh!!! sto facendo troppe domande!!! comunque grazie ancora
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    grazie di cuore! per il momento non è più successo, ma se dovesse riaccadere (spero di no) allora farò come hai detto. grazie ancora.
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    Buongiorno!!! Non so innanzitutto se questa è la sezione giusta, e poi è una cosa un po’ strana da chiedere (forse non avrei dovuto farlo), ma ci provo:
    allora, io ho avuto un problemino con l'account, vado a raccontare cosa è successo: sabato sera ero online e ad un certo punto il mio account era sparito nel nulla (per spiegarmi meglio, come se non fossi iscritta), poi domenica mattina è riapparso; questa mattina sono tornata nuovamente online ed è scomparso di nuovo, dopo dieci minuti circa è riapparso. Allora mi chiedo: era un ban? La connessione che non prendeva e quindi faceva questi scherzi? Un problema tecnico? Ops, troppe domande. Vi saluto cordialmente e vi ringrazio in anticipo.
    P.S.: ovviamente chiedo per favore, non so se si intendeva. Grazie ancora.
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    Buonasera! So che sono passati molti giorni da quando ho pubblicato l’ultima volta, ho avuto molto da studiare, ma ora sono libera ed ecco il capitolo 9. Wow! Ho detto che avrei allungato, ma non pensavo così tanto! Mi sa che devo dividerlo in più parti. Comunque, ecco la prima.
    Capitolo 9: pericolo alle Terre del branco
    Era l’alba. Il Sole stava uscendo fuori aggraziatamente, e salutava gli abitanti della savanna con il suo calore. Sopra la Rupe dei re si trovavano Simba e Nala che beneficiavano dei calorosi abbracci del Sole.
    << È bellissimo. >> disse Nala.
    << È vero. >>
    << Simba devo dirti una cosa importante. >>
    << Ti ascolto. >>
    << Io… >>
    Non riusciva a dirgli che lo amava. Sì, Nala, figlia di Sarafina, amava Simba, figlio di Sarabi, cioè la regina delle Terre del Branco e la migliore amica di Sarafina.
    << I-io t-ti…voglio bene. >>
    << Anche io ti voglio bene. >>

    Nel frattempo una leonessa di nome Zira stava camminando per arrivare alle Terre del Branco seguita dai suoi tre figli: uno adulto di nome Nuka e due cuccioli, un maschio ed una femmina, chiamati rispettivamente Kovu e Vitani. Dietro ce ne era un’altra: Diata, la sorella di Zira. Nonostante le due leonesse erano sorelle, avevano caratteri molto differenti: mentre Zira era fredda, cinica, seria e aveva sempre una faccia austera, sua sorella era bella e sempre sorridente; mentre Zira era super cattiva, Diata era buona e amorosa, specialmente con i nipoti. I tre leoni, infatti, erano dello stesso carattere della loro zia. Zira camminava senza rivolgere la minima parola ai suoi figli. Un paio di ore dopo arrivarono ai confini delle Terre del Branco. Appena arrivati, la leonessa si allontanò dai suoi figli per cercare il re ed ucciderlo.
    Nel frattempo, Diata era arrivata ai confini. I suoi nipoti la videro e le corsero subito incontro.
    << Zia Diata! Sei arrivata! >> dissero in coro mentre l’abbracciavano.
    << Ciao piccolini miei! >> disse mentre li stringeva a sé.
    << Vostra madre vi ha lasciati qui? >>
    << Sì. >> disse Nuka.
    << Mentre camminavamo non ci degnava di una parola, e ci guardava freddamente. >>
    << Mi dispiace tantissimo. Venite, andiamo. >>
    Appena le leonesse videro Kovu arrossirono. «Che bel cucciolo!» pensavano.

    Intanto Zira ha visto Scar che passeggiava assieme a Sarafina.
    << Salve! >> lo salutò lei.
    << Sarafina cosa vuole quella? >>
    << Non lo so. >>
    Zira emise una risata isterica.
    << Assecondo subito la tua curiosità principino. Io sono Zira, sono una nuova arrivata, e il mio scopo è di uccidere il re che tempo fa mi ha esiliata. >>
    << Se osi toccare mio frattello con un solo dito povera te. >>
    << Avanti, tu così debolino, cosa puoi farmi? >>
    Egli ricordò la frase che gli ha detto Argentea.
    << Il mio fisico sarà pure fragile, ma io sono più forte di cento leoni messi assieme. >>
    << Davvero? Ma lo sai che non vincerai mai con quel corpicino che ti ritrovi? >>
    << Infatti uso l’intelligenza, e non parlare male del mio fisico, lo accetto e ne vado fiero. >>
    << Non ho paura di te. >> lo buttò a terra, mise una zamba sulla gola del leone, sfoderò gli artigli e li conficcò nel suo petto, penetrando cute e carne.
    << Taka! >> urlò Sarafina.
    << Non preoccuparti per me, io starò bene. >> disse. Ad un certo punto si sentì un ruggito. Un giovane leone aveva visto tutto e si stava avvicinando. Il leone alzò la zampa e mollò un calcio rumorosissimo a Zira, che iniziò a gridare e a correre lontano come una bimba piccola. Il leone era Simba. Lui e Sarafina aiutarono Scar a rialzarsi.
    << Stai bene? >> domandò Simba.
    << Sì, grazie. >>
    << Quella leonessa non vivrà a lungo, io e mio padre combatteremo contro di lei. >>
    << Non voglio che vi fate del male, ci penserò io a lottare contro quella cattivona. >>
    << Ma no, non vedi come ti ha ridotto? Noi non vogliamo perderti, sei molto utile al braco. >>
    << Ma se poi verrete sconfitti? Nemmeno io voglio perdervi. >>
    << Zio, non ti preoccupare, noi ce la faremo. >>
    << Va bene, ma se vi serve un leone in più ci sono. >>
    << Grazie zio. >>
    << Di niente nipote mio. >>
    Gli diede un bacio sonoro.

    Frattanto Diata stava passeggiando assieme ai nipoti. Passarono vicino ad un gruppo di leonesse adolescenti che si trovavano assieme alle loro madri. Le giovani leonesse videro Kovu e iniziarono a corteggiarlo. La più giovane disse:
    << Ciao carino! Vuoi passare un po’ di tempo con noi? >>
    Il leoncino si imbarazzò e si nascose tra le zampe di sua zia, ma per fortuna la madre della leoncina intervenne.
    << Abba! >>
    << Ma mamma! Volevo solo stare un po’ con lui! >>
    << Lascialo stare, non vedi com’è spaventato? >>
    << Non voglio fargli del male. >>
    << Ti ho detto di lasciarlo in pace, lo sai che quello che dico è un ordine. >>
    La giovane leonessa abbassò il capo tristemente.
    << Va bene. >>
    Sua madre sorrise grata.
    << Brava piccola mia. Su, coraggio, è ora di andare a casa, opplà. >>
    Prima di tornare a casa la madre di Abba si rivolse al cucciolo.
    << Scusami piccolino, mia figlia è incontrollabile. >>
    Il cucciolo sorrise.
    << Non si preoccupi. >>
    << Grazie. Allora vado, ciao. >>
    La leonessa si allontanò seguita da sua figlia. Appena entrate nella grotta, Abba, così si chiamava la giovane leonessa che ha tentato di corteggiare Kovu, si sdraiò sopra il ventre di sua madre.
    << Prometti di lasciarlo in pace? >>
    << Va bene. >>
    << Brava figlia mia. >>
    La lenessa iniziò a caccolare sua figlia e la giovane si addormentò.

    Nel frattempo, Simba stava tranquillamente mangiando larve assieme a Pumbaa e Timon.
    << Mh! Che buone! Più le mangio e più mi piacciono. >> disse Timon mentre addentava una larva.
    << Ben detto amico. >> disse Simba mentre lo imitava.
    << Qui ce ne sono molte. >> disse Pumbaa.
    << Già. >> disse Simba. Ad un certo punto arrivò un intruso: si tratta di Zira, che aveva l’intenzione di uccidere Simba. Gli ruggì contro.
    << Simba cosa vuole quella? >> chiese Timon.
    << Vuole eliminare la mia famiglia. >>
    Mentre Simba si preparava per combattere contro di lei, Pumbaa prese la rincorsa e si lanciò violentemente contro Zira, gridando.
    << Oh Simba, mi sa che l’intrusa se l’è cercata. >> disse Timon.
    << A chi hai detto intrusa animaletto insignificante? >>
    Timon diventò rosso per la rabbia, e per poco il fumo uscì dal suo volto.
    << Per te sono un animale insignificante? Ora ti farò pentire di quello che hai detto. Riposati pure Pumbaa, al quarto incomodo ci penso io. >> e iniziò a colpirla con violenza. Fatto sta che la leonessa svenne per le troppe percosse subite. Timon era furbissimo, ma non lo dimostrava quasi mai.
    << Wow! Sei stato un grande! >> disse Pumba mentre lo abbracciava.
    << Grazie Pumbaa. >>
    << Wow! Combatti quasi come un leone. >> disse Simba imitando il gesto di Pumbaa.
    << Avanti, non esagerare. >>
    Simba guardò la leonessa svenuta.
    << Il lavoro non si può dire completato, manca ancora da fare una cosa, torno subito. >>
    Prese la leonessa e si allontanò.
    << Ehi Simba cosa vuoi fare? Simba? Simba? Ma dov’è finito? >> disse Timon. Ma Simba si era già allontanato: arrivò ai confini e la scaraventò lontano, poi tornò a tutta velocità dagli amici.
    << Bene, così possiamo stare tranquilli. >> disse.
    << Ma dove sei finito? >> gli chiese Timon.
    << Ho scaraventato Zira lontano. >>
    << Pensi che sia morta? >> domandò Pumbaa.
    << Non lo so, ma per un po’ non ci disturberà. >> disse Simba.
    << Allora godiamoci le larve. >> disse Timon mentre ne prendeva una.
    << Care amiche siamo tutti per voi. >> disse Timon riferendosi alle larve.
    << Già. >> disse Simba mentre mangiava una larva.
    << Cosa pensi di fare se quella leonessa torna? >> domandò Pumbaa.
    << Combatterò con tutte le mie forze, e mi farò dare una mano anche da papà. Spero davvero che sia morta. >>

    Invece Zira si era ripresa. Le leonesse sue alleate la attorniarono.
    << Quell’animaletto! È piccolo ma forte, lui e Simba mi hanno ridotta come uno straccio, sono tutta indolenzita. >>
    << Oh! Mi dispiace! >> disse una leonessa << Dobbiamo vendicarci. >>
    << Come hai intenzione di agire? >>
    << Li sorprenderemo. >>
    << Il tuo piano sembra allettante! Dimmi di più. >>
    << Quando sarà il momento irromperemo nelle Terre del Branco e li distruggeremo. >>
    Zira si era accorta che Diata, Nuka, Vitani e Kovu non erano presenti: Diata si stava rilassando sotto un albero assieme a Nuka e Vitani, mentre Kovu ha incontrato Kiara e si è messo a giocare con lei: mentre Kovu stava passeggiando tranquillamente, Kiara, che oramai era diventata una cuccioletta super vispa, gli andò a sbattere accidentalmente.
    << Ehi! >> le disse. La leoncina si imbarazzò.
    << S-scusa, n-non ti avevo visto. >>
    << Non ti preoccupare, io mi chiamo Kovu. >>
    << Io sono Kiara. >>
    I due iniziarono a giocare. Kovu non lo dava a vedere, ma dentro di lui si accese una scintilla. «Com’è bella! Per fortuna mi è venuta addosso, altrimenti non l’avrei mai conosciuta.» pensò il cucciolo. I due giocarono fino alla sera.
    << Devo andare. Ti va bene se ci rivediamo un’altra volta? >> domandò lui.
    << oh! Non c’è problema, facciamo domani alla pozza dell’acqua? >>
    << Dov’è la pozza dell’acqua? >>
    << Facciamo una cosa, ci vediamo sempre qui, poi ci andiamo insieme. >>
    << Va bene, a domani. >>
    << A domani, ciao. >>
    La piccola lo guardava tornare a casa, fino a quando il cucciolo non scomparve del tutto. Appena Kiara si voltò per tornare indietro, vide un’altra cucciola che le si avvicinava.
    << Chi sei? >> disse Kiara spaventata.
    << Tranquilla, non voglio farti del male. >>
    << Sicura? >>
    << Sicura, vieni a giocare con me? >>
    La leoncina esitò, poi si convinse.
    << Scusami, mi sono spaventata. >>
    << Tranquilla, è normale, non mi conosci, sono Vitani. >>
    << molto piacere, io sono Kiara. >>
    Le due cucciole fecero subito amicizia e giocarono a lungo, fino a quando non videro tornare le leonesse che erano andate a caccia. Tra loro c’era anche Diata, che arrivava portando con sé una grossa antilope. A Vitani venne l’acquolina in bocca.
    << Mia zia è arrivata con la preda, sembra un’antilope. >>
    Le due cucciole raggiunsero Diata che si stava riunendo con il branco per la cena. Il branco si nutrì e si abbeverò, poi Kiara, stanca, decise di andare a dormire.

    Il giorno dopo, Kovu era pronto per partire e raggiungere il luogo dell’appuntamento che aveva con la sua amica Kiara, ma Zira lo fermò.
    << Dove stai andando? >> gli chiese freddamente.
    << A giocare con un’amica. >>
    << E questa amica è forse la figlia del re? Perché se è così te lo proibisco. >>
    << Non posso dire con chi mi vedo, ora devo andare, altrimenti farò tardi all’appuntamento. >>
    Il leoncino si incamminò. Pochi passi dopo incontrò Vitani.
    << Kovu? >>
    << Cosa vuoi? >>
    << Dove stai andando? >>
    << A giocare con un’amica. >>
    << Ti vedi con la figlia del re? >>
    Kovu esitò a rispondere.
    << La mamma è lontana. >>
    << Sì, vado a giocare con la figlia del re. Tu come lo sai? >>
    << Ha giocato anche con me. >>
    Vitani si accorse che Kovu era arrossito, e non perse occasione per prenderlo in giro.
    << Ma sei rosso! >>
    << Chi, io? Ma no, che dici? >>
    << Ah ah! >> esclamò Vitani.
    << Cosa? >>
    << Guarda che ho capito che ti piace la principessina. >>
    << Ma no, è solo una mia grande amica. >> disse lui.
    << La mamma non c’è. >>
    Il cucciolo si stranì.
    << Smettila di farmi notare che mamma con sente solo per tirarmi fuori le parole di bocca. Ora devo andare, non voglio fare tardi. >>
    << Che cucciolo initellligente! Ma ti tratterrò fino a quando non ammetterai che ti piace la principessina. >>
    << La mamma c’è? >>
    << No. >>
    << E va bene, mi piace. >> disse sospirando << Ora posso andare per favore? >>
    << Va bene. >>
    << Grazie. >>
    << Divertiti. >> disse Vitani mentre suo fratello si allontanava.

    Nel frattempo Kiara era arrivata al luogo dell’appuntamento.
    << Ma che fine ha fatto? >>
    La leoncina inizava a proeccuparsi, ma ad un certo punto…
    << buh! >>
    Un leoncino comparve alle sue spalle e le saltò sopra atterrandola.
    << Ma che fine hai fatto? >>
    << Scusa, mi ha trattenuto mia sorella. >>
    Lui sorrise.
    << Andiamo alla pozza dell’acqua? >> chiese lui.
    << Oh, certo, seguimi. >>
    La leoncina si avviò seguita a ruota dal cucciolo. Arrivarono alla pozza dell’acqua. Kovu si buttò in acqua e trascinò con sé la piccola Kiara. I due si divertirono per tutto il giorno, poi tornarono alla rupe.

    La mattina dopo sembrava tranquilla: Zazu aveva finito il giro di perlustrazione ed era pronto a dire il rapporto del mattino al re.
    << Mufasa, sono qui con il rapporto del mattino. >>
    << Spara pure. >>
    << Allora… due ippopotami stavano litigando per delle tensioni che c’erano fra di loro (non ho osato chiedere), ma alla fine hanno risolto; la talpa si stava abbeverando al fiume e ha fatto amicizia con un coccodrillo; infine sono lieto di annunciarti che le leonesse cacciatrici sono appena partite. >>
    << Le iene si sono fatte vive? >>
    << No Mufasa. >>
    << E il branco di Zira? >>
    << Nemmeno loro, solo il principe Kovu si stava giocando con tua figlia. >>
    << Di lui mi fido, grazie Zazu. >>
    << È stato un piacere. Sì, effettivamente lui e i suoi fratelli sembrano affidabili, anche sua zia lo è. >>
    << Ci hai parlato? >>
    << Sì, è molto dolce, e Zira è odiosa, non so da chi ha preso. >>
    << Mi sarei preoccupato se i suoi figli avevano preso da lei. >>
    << Ma Mufasa, stai parlando dei tuoi nemici. >>
    << Lo so, ma ieri ho visto mia figlia che giocava con Kovu, e non sembra che vuole fare del male. >>
    << Beato te che ti fidi di tutti! >>
    << Non mi fido di tutti Zazu. >>
    << Di chi non ti fidi? >>
    << Di Zira. >>
    << Di lei non mi fido nemmeno io. >>

    Qualche ora dopo, Zazu e Mufasa erano ancora lì a parlare, e le leonesse caccciatrici tornavano.
    << Finalmente sono tornate le leonesse! >> disse Zazu.
    << Buongiorno Mufasa e Zazu! >> li salutò Nala.
    << Come state? >> domandò Zazu.
    << Siamo stanche. >> disse Sarafina con il fiatone.
    << Zazu va’ a chiamare gli altri. >> ordinò Mufasa.
    << Subito Mufasa. >>
    Il branco si riunì poco dopo e tutti iniziarono a sgranocchiare l’antilope che le leonesse hanno riportato.

    Intanto, Zira e le sue leonesse si trovavano nelle Terre di Nessuno ad attendere il momento giusto per compiere la loro missione.
    << Io ho un piano. >> disse Zira.
    << Avanti, esponicelo. >> disse una leonessa.
    << Li coglieremo di sorpresa questo pomeriggio. >>
    Le leonesse esultarono.
    << Sicuramente ci aiuteranno anche le iene, che sono nemiche dei leoni, quindi saremo in vantaggio. >> continuò Zira. Le leonesse esultarono nuovamente.

    Quel pomeriggio, alle Terre del Branco, le leonesse si stavano rilassando su una vasta distesa di prato con i loro cuccioli (per chi li aveva), e Diata era lì con Vitani e Kovu; Kovu e Kiara volevano andare a giocare inisieme.
    << Mamma posso andare a giocare con Kovu? >> domandò Kiara a Sarabi.
    << Va bene. >>
    I due si allontanarono. Kovu atterrò Kiara, che si rialzò subito. Ad un certo punto lui si trovò la leoncina sopra: era stato atterrato. Arrossì quando la sentì sopra di lui e lo abbracciava; rimase lì, senza muoversi. Gli piaceva essere a contatto con lei. Quando egli si riprese, i due si sdraiarono lì a chiacchierare.
    << Parlami di te. >> chiese lei.
    << Cosa? >> le domandò lui distratto.
    << Ti va di parlarmi di te? >>
    Il cucciolo sospirò ed iniziò a parlare.
    << Sono figlio di Zira ed un altro leone di cui non so l’esistenza, e fratello di Nuka e Vitani. Visto che io sono il prescelto per essere futuro re delle Terre del Branco, mamma mi allena ad essere spietato come lei, ma ancora non ha capito che il mio carattere è diverso dal suo, ed io non voglio rubare il trono a tuo padre. >>
    << Mi dispiace. >> disse lei. Poi vide che il leoncino aveva gli occhi socchiusi e le uscivano delle lacrime: stava piangendo.
    << Stai piangendo! >> disse Kiara. Kovu si imbarazzò.
    << Io? Ma no, cosa dici? >>
    << Allora perché ti escono le lacrime dagli occhi? >>
    << È il raffreddore. >>
    << Se’, come no. Guarda che me ne sono accorta, e poi io non mi vergogno se mi ti metti a piangere davanti. >>
    << Tu infatti non ti devi vergognare, sono io che non voglio farmi vedere in lacrime da te. >>
    << Non preoccuparti, se ti serve una spalla su cui piangere sono a tua disposizione. >>
    << Grazie. >> disse lui. Si fidava ciecamente di quella cucciola. Ad un certo punto lei si rese conto che lui la stava abbracciando forte e non aveva intenzione di mollarla.
    Le leonesse guardavano i due cuccioli che erano poco lontano e sorridevano, specialmente Sarabi e Diata.
    << Sono carini vero? >> domandò Diata.
    << Sì, sono favolosi. >>
    << Sono molto felice per loro due. >>

    Anche i leoni si stavano rilassando: Zazu e Mufasa stavano in cima alla Rupe a chiacchierare, Scar stava passeggiando con Rafiki e Simba stava dormendo con Pumbaa e Timon.
    Scar era un po’ preoccupato perché sua nipote giocava sempre con il figlio della loro nemica Zira.
    << Oh Rafiki, sono davvero preoccupato, quando vedo mia nipote che gioca con quel cucciolo ho paura. >>
    << Dovresti essere felice, tua nipote ha incontrato un amichetto. >>
    << Lo so, ma è il figlio di Zira. >>
    << E allora? >>
    << Ho paura che possa fargli del male. >>
    << Ma no, li ho visti anch’io, e mi sembra un bravo cucciolo. >>
    << Forse hai ragione. >>
    Ma qualcosa rovinò la quiete e l’allegria che regnava nelle Terre del Branco quel pomeriggio…
  6. .
    Grazie mille! a breve posterò gli ultimi due capitoli. cercherò di mettere più descrizioni (cosa molto difficile, ma ci riuscirò) e li allungherò. XD
  7. .
    Buonasera! Chiedo perdono per aver postato dopo molti giorni dall’ultima volta. Posto capitolo 7 e 8.
    p.S.: potrebbero esserci errori ortografici e grammaticali, ma io non sono brava a scrivere.
    Capitolo 7: l’incontro inaspettato
    Era circa mezzogiorno. La savana era avvolta dai dorati raggi solari, che illuminavano il territorio e gli conferivano un aspetto aggrazziato e delicato. L’erba fresca di primavera era un accessorio che contribuiva ad abbellire la savana, e conciliava l’allegria ed il buon umore. In mezzo ai fili d’erba, ecco avanzare tre figure leggiadre. Erano Sarabi, Sarafina e Nala, che cercavano di catturare la preda: una gazzella paffuta. Sembravano volare per quanto erano leggere, ed il silenzio ed il volto concentrato dava loro un’aria misteriosa ma anche un po’ inquetante. Poco lontano, due leoni possenti, sdraiati sul limpido e morbido prato, le guardavano. Erano Simba e Mufasa. Poco dopo le leonesse arrivarono, trascinando la loro preda morta, così, finalmente, il branco poté mangiare. Dopo, Mufasa e Scar salirono nella cima della rupe per guardare le stelle, nella speranza di vedere i grandi re del passato. Ad un certo punto notarono che due stelle luccicanti si stavano muovendo sopra di loro.
    << Chi saranno? >> domandò Scar.
    << Non lo so. >> rispose Mufasa. Una di loro parlò.
    << Ma come? Non ci credo, vi siete dimenticati di noi? >>
    << Beh, noi… >> disse Scar.
    << Guarda che abbiamo capito, Taka. Il fatto che tu abbia cambiato carattere, diventando da buono a malvagio, ha fatto sì che tu ti dimenticassi di noi. E tu, Mufasa, da quando sei diventato re, non hai più avuto bisogno dei consigli materni e quindi ci hai dimenticati. >>
    Mufasa rimase sbigottito. Stava cercando di riflettere di chi poteva essere lo spirito che gli aveva parlato. «Questo discorso sembra uno di quelli che ci faceva la mamma quando eravamo piccoli.» pensò. «Forse è lei.»
    << Potete dirci se vi siete dimenticati di noi. >> continuò la stessa voce << Non ci offendiamo. >> continuò. Mufasa guardò in alto. «Io quella voce la conosco.» si disse. Ora cominciava a ricordare, e gli vennero in mente i consigli materni, i calorosi abbracci, la dolcezza con cui sua madre parlava… sì sì, era proprio lei.
    << Mamma? >> domandò.
    << Figlio mio, ci sei mancato a me e a papà. >> disse sua madre dolcemente.
    << Ed io sono vostra nonna Aura, ricordate? >> disse una voce sottile.

    Ad un certo punto arrivò Argentea, la ragazza che ha salvato Mufasa.
    << Ehi, che fate? >>
    << Guardiamo le stelle. >> rispose Mufasa. Lei guardò in alto, ma distolse subito lo sguardo coprendosi gli occhi con le mani per la vivace luce che emanavano le stelle.
    << Che belle stelle! >> esclamò.
    << Sono gli spiriti di nostra madre e della nonna. >> disse Scar. Ai due vennero in mente i più bei ricordi dei loro familiari: le lezioni del padre, l’affetto della madre, il grande rapporto di fiducia che avevano con Mohatu e la generosità di Aura. Lo spirito di Uru vide i figli tristi.
    << Su, su, non vi angustiate così, comunque conservate dei bei ricordi, e anche se saremo separati per sempre, in realtà siamo molto vicini. >> disse Uru.
    << Non capisco. >> disse Mufasa, mentre l’altro guardava il cielo con occhi interrogativi.
    << Lo capirete figlioli. >> disse << Noi viviamo in voi. >> continuavano a non capire. Alora Uru gli fece un bel discorso << Dunque, Mufasa, tu hai la saggezza di tuo padre e di tuo nonno, la generosità di tua nonna, e la dolcezza di tua madre. Mentre tu, Taka, hai la vivacità che aveva tuo padre da cucciolo, e sei gentile e generoso come tua nonna. Ed inoltre, figli miei, voglio che ricordate che noi, anche se non ci siamo più, vi vogliamo bene e veglieremo sempre su di voi. E poi, ovviamente, potete supportarvi a vicenda nei momenti difficili, siete forti, e siete in due, quindi potete aiutarvi, voglio che contate l’uno sull’altro, così la vita sarà più facile per voi. >> i leoni annuirono.
    << Almeno è possibile vedermi ancora una volta? >> domandò Mufasa.
    << Non è impossibile. >> rispose Argentea.
    La fata tirò fuori dalle tasche un guanto d’oro, lo indossò e sventolò la mano tra le stelle. Ad un certo punto ecco comparire Uru, Ahadi, Mohatu e Aura. È facile ora immaginare le facce sbalordite, ma allo stesso tempo felici, di Mufasa e Scar, che corsero subito incontro ai familiari. Tutti si avvicinarono e si strinsero in un abbraccio collettivo.
    << Come sono contenta di vedervi di nuovo! >> esclamò Aura stringendoli forte in un lungo abbraccio.
    << Vi presento Argentea, una mia amica. >> disse Mufasa. Non voleva dire ai familiari che Scar ha tentato di ucciderlo, né che ha preso possesso delle Terre del Branco, altrimenti i genitori si sarebbero delusi con lui. Nel frattempo, Ahadi e Mohatu si commossero.
    << Che succede? >> domandò Aura << Siamo felici che Mufasa abbia seguito i consigli miei e di Ahadi. Siamo davvero fieri di voi, cari, e vi promettiamo che veglieremo sempre su di voi, come ha detto vostra madre. Ma guardatevi, sembra ieri quando eravate nati, ora siete cresciuti e siete diventati due splendidi leoni. Complimenti, nipoti miei, non smettete mai di renderci felici. >>
    << Vi lascio soli, è meglio. >> disse Argentea e si allontanò. Uru iniziò a guardare Scar con un volto serio, e suo padre, Mohatu, se ne accorse.
    << Uru cos’hai? >> le domandò preoccupato.
    << Devo parlare un attimo sola con Taka. >>
    Detto questo portò Taka via con sé. Iniziò a guardarlo con occhi che lanciavano lampi ed iniziò a parlare.
    << Ma si può sapere cosa ti è saltato in mente? Hai tentato di assassinare tuo fratello! >> gli disse.
    << Lo so. >> rispose lui << Ma come fai a saperlo? >>
    << Io guardo da lassù tutto quello che fate. Tesoro, perché lo hai fatto? >>
    << Non lo so neanch’io mamma. >> disse.
    Lui e la madre si sddraiarono sulla comoda erba, e lei lo strinse a sé. Arrivarono anche Mufasa, Ahadi, Mohatu e Aura, che si sdraiarono tutti vicino a loro due ed iniziarono a stringersi in un grande abbraccio. Restarono così a lungo, senza mai separarsi. I due fratelli erano veramente felici, stavano rivivendo i momenti dell’infanzia, ed infatti si sentivano bambini in quel momento. Fatto sta che, tra tutti quegli abbracci, si addormentarono. Circa un paio di ore dopo si ridestarono e si alzarono.
    << È stato bello rivedervi. >> esclamò Mufasa.
    << Anche noi siamo felici. >> rispose Uru con un lieve sorriso << È bello vedervi sorridere. Mi raccomando, cercate di essere allegri, perché, come ho già detto prima, e come ha ripetuto vostro nonno, noi viviamo dentro di voi, e vi proteggeremo per sempre. Ora andate, su. >>
    << Ma mamma noi… >> disse Scar.
    << Fate come vi ha detto, per favore. >> intervenne Ahadi. I due si allontanarono, ed i quattro, avvolti da un’intensa luce, scomparirono. Mufasa e Scar erano tristi perché i lro parenti sono tornati nel cielo, ma allo stesso tempo sono felici per i saggi discorsi che gli avevano fatto, per l’afetto dato e ricevuto, ma soprattutto per averli rivisti.

    Capitolo 8: momento romantico
    Era una domenica sera. Il sole stava andando a dormire, lasciando posto alla mastodontica e chiara luna. Gli animali della savana erano allietati da una dolce brezza serale. A godere di questa dolce aria erano Sarabi e Mufasa, che stavano sopra alla rupe a guardare il tramonto, e si tenevano abbracciati. Lei sorrideva e lo guardava intensamente.
    << Mi mancavano momenti come questi. >> disse lei.
    << Anche a me. >>
    << credevo di perderti, perciò adesso non ti voglio lasciare più. >>
    << Non mi lascerai più. >>
    Visto che rischiava di rimanere senza di lui, ora gli sta più vicina del solito. Sotto c’erano Simba, Pumbaa e Timon che li guardavano sorridendo felici.
    << Come sono carini! >> disse Pumbaa piangendo.
    << Già. >> disse Timon imitando Pumbaa. Simba fece un risolino.
    << È bello vedere i miei genitori così legati. >>
    Anche Simba si commosse.
    << Tuo padre è un bravo leone, Simba, devi essere fiero di lui. >>
    << Lo sono. >>

    Poco dopo i due sovrani andarono a dormire. Si stesero e lei mise il capo sul caldo petto di lui, che le carezzava la testa.
    << Buona notte amore. >> disse lei sorridendo.
    << Buona notte. >> le rispose lui.

    Ma Mufasa e Sarabi non erano gli unici a vivere un memento così emozionate: più lontano si trovava Scar assieme a Sarafina. Appena la vide arrossì, mentre il suo curoe iniziò a battere forte.
    << Buonasera Taka. >> disse lei sorridendo. Lui svenne. Si era innamorato di Sarafina fin da quando erano cuccioli. Quando è diventato malvagio, questo meraviglioso sentimento era svanito, ma poi, quando è ritornato alle Terre del Branco con il suo nuovo carattere, l’amore per lei è risbocciato di nuovo, più forte di prima. Lui la guardò un attimo, poi ricambiò calorosamente il saluto.
    << Buonasera! Come stai? >>
    << Bene grazie. >> rispose lei mentre arrossiva. Anche lei era innamorata di lui, poi, al cambiamento di carattere di Scar, dentro di lei regnava solo odio nei suoi confronti. Ma quando ha notato che lui ha iniziato a comportarsi bene, specialmente nei suoi confronti, si è di nuovo innamorata. Scar si schiarì la gola, poi iniziò a parlare.
    << Che ne dici se io e te passiamo una notte romantica come Mufasa e Sarabi? >>
    Lei rimase sbigottita. Desiderava questo da molto tempo, perciò non poteva credere che Scar le stava chiedendo di passare con lui una notte.
    << Io e te? >>
    Il leone annuì. Le labbra di lei si allargarono in un immenso sorriso, che si poteva vedere da molto lontano. Allora i due si sdraiarono. Lui la guardò un attimo, ricambiato da lei.
    << Diventi sempre più bela. >>
    << Davvero? >>
    << Sì. >>
    << E tu diventi sempre più buono. Mi fa piacere che tu stai aiutando il branco in caso di bisogno, e soprattutto mi piace il rapporto che hai instaurato con tuo fratello e con tuo nipote. >>
    Lui arrossì. Allora la prese e la strinse a sé.

    Anche Simba passò la notte con una bella leonessa, ossia Nala, la sua amica d’infanzia. Per loro, però, non è una notte romantica, ma una semplice serata assieme.
    << Ehi? simba? Simba sei sveglio? >> disse lei, che lo aveva raggiunto per passare un po’ di tempo assieme a lui, ma il giovane leone dormiva e russava fortissimo, lo si poteva sentire anche dalle Terre di Nessuno.
    << Sveglia. >>
    << Sì? Chi è? >> disse luui mentre dormiva. Nala rise divertita.
    << Sono io. >>
    Lui si girò e la vide.
    << Oh, Nala, scusami, non ti avevo riconosciuta. >>
    << Ci credo, stavi dormendo. Ma non ti preoccupare. Comunque pensavo che io e te potessimo passare un po’ di tempo insieme. >>
    << Va bene, allora mettiti giùù e dormi. >>
    Nala rise divertita.
    << Non intendevo quello! Volevo solo stare un po’ con te. >>
    Simba sbuffò e si alzò lentamente mentre Nala guardava e sorrideva.
    << Va bene, cosa vuoi fare? >>
    << Mia madre e tua madre stanno con i propri compagni. >>
    << Tua madre si è messa con mio zio? >>
    << Non lo so, ma li ho visti che si abbracciavano. >>
    << Davvero? >>
    << Sì. Noi due siamo rimasti soli, quindi pensavo che potevamo tenerci compagnia. >>
    Allora lei si sdraiò accanto a lui e si addormentarono.
  8. .
    Simba+Vitani Nala+Nuka
  9. .
    Simba e Nala non sono fidanzati fXD Sì, io non ce li vedo fidanzati e con figli. :) Scusa!!!
  10. .
    Ecco il capitolo 6. Perdonatemi ma questo capitolo non è emozionante, ed è pure un po’ cortino.

    capitolo 6: il vecchio Taka
    Era mattina presto alle Terre del Branco, ed il sole iniziava ad illuminare il vasto territorio. Mufasa stava dormendo accanto a sua moglie Sarabi, quando un leone gli si avvicinò e lo guardò mentre dormiva, poi iniziò a fargli solletico sul muso. Era Scar.
    << Mufasa? >>
    Il re si svegliò e si mise a fissarlo spaventato.
    << Ah, Taka, mi hai spaventato. >>
    << Scusa. Tua moglie dorme? >>
    << Sì. >>
    << Allora non la svegliamo. >>
    << Dimmi una cosa, davvero ti sei pentito? >>
    << Te l’ho scritto nella lettera, non ti fidi? >>
    << Sì, volevo solo chiedertelo di persona. >>

    Nel frattempo Simba stava sdraiato sull’erba assieme a Nala.
    << Dopo tre mesi e mezzo devo ancora realizzare che tu e Mufasa siete tornati. >>
    << Vero? >>
    << Sì. Mi sei mancato molto, lo sai? >>
    << Me lo hai già detto mille volte. >>
    << Non smetterò mai di dirtelo. Sembrava ieri quando eravamo due cuccioli pasticcioni. >>
    << È vero. Mi sei mancata anche tu. >>
    Mentre i due stavano tranquilli a chiacchierare, si avvicinano Pumbaa e Timon.
    << Simba è tornto tuo zio. >> lo avvertì Timon.
    << Aspettami qui, torno subito. >> disse Simba.
    << No, Simba, sono passati solo pochi mesi da quando sei tornato, non voglio perderti di nuovo. >>
    << Se non vado lui tenterà di nuovo di eliminare mio padre, e farà lo stesso con mia sorella neonata. >>
    << Ci parlo io. >>
    << No Nala, non voglio perderti, preferisco farlo io. >>
    << Come vuoi, ma vengo con te. >>
    << Non mi farà niente. >>
    << Va bene, ma ti prego, torna presto. >>
    Simba, Pumbaa e Timon raggiunsero Mufasa e Scar.
    << Simba permettimi di presentarti tuo zio Taka. >>
    << Papà gli hai permesso di tornare? >>
    << C’è un motivo. Piuttosto, dobbiamo chiamare tutto il branco. >>
    Piano piano l’intero branco raggiunse Mufasa, Simba e Scar; Sarabi, Sarafina e Nala sempre insieme.
    << Perché non mostri a tutti la lettera che mi hai spedito? >> gli propose Mufasa.
    << È un’ottima idea. >>
    Mufasa già la teneva tra le zampe.
    << Da’ qua, la voglio leggere. >> disse Nala. Mufasa gliela passò e lei vide subito la firma sotto.
    << Ma questa non è sua. >> disse.
    << È mia. >> disse Scar.
    << No, è di un certo Taka. >>
    << Leggila, c’è scritto il motivo per cui mi sono firmato Taka e non Scar. >>
    Nala lesse attentamente la lettera, poi la riconsegnò a Mufasa.
    << Tieni. >> gli disse mentre gliela porgeva.
    << Grazie cara. >> disse il re.
    << Quindi tu ti sei fatto chiamare Scar per via della cicatrice? >> gli chiese Nala.
    << Sì. >> rispose lui.
    << Simba tu lo sapevi? >>
    << Me lo ha detto papà. >>
    << Allora come dobbiamo chimarti, Scar o Taka? >> chiese Nala.
    << Va bene Taka. Anzi, lo dirò a tutti: ricambio ufficialmente il mio nome da Scar a Taka. >>
    Il branco esultò. Poco dopo Mufasa e Scar si trovavano da soli.
    << Fratellino! È bello riaverti nella mia vit come quando eravamo piccoli, ricordi? >>
    << Sì, bei tempi, bei tempi. >>
    << Hai ragione. Te le ricordi le litifate che facevamo? >>
    << Sì, e ne vado fiero. >>
    << Già, pure io. Mi sei mancato fratellino! >>
    << Anche tu fratellone! Ma raccontami, è successo qullcosa da quando me ne sono andato? >>
    << Sì, è sucessa una cosa che riguarda anche te. >>
    << Cosa? >>
    << Congratulazioni, sei diventato zio per la seconda volta. >>
    << Davvero? È un maschio o una femmina? >>
    << È una femmina, si chiama Kiara. Aspetta, te la faccio conoscere. >>
    Mufasa partì per andare a prendere la neonata e la portò a Scar.
    << Ti presento Kiara. >>
    Scar se la mise tra le zampe ed iniziò a caoccolarla. La piccola leonessa ci mise un secondo ad addormentarsi tra le zampe di suo zio Scar.
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    Sì, adesso Scar/Taka torneà, su suggerimento di Mufasa alle Terre del Branco, si farà perdonare da tutti e passerà molto tempo con Mufasa e Simmba, ed ovviamente con tutto il branco.
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    Buon pomeriggio! Sono passati molti giorni da quando ho pubbliciato il terzo capitolo, e ho anche detto che volevo terminare qui, ma poi mi è venuta l'ispirazione ed ho deciso di andare avanti. Pubblico subito capitolo 4 e 5.
    Attenzione: questi capitoli sono un po’ diversi rispetto ai precedenti. Buona lettura!

    Capitolo 4: chi sono, io?

    Caro Mufasa,
    sono qui in esilio, come hai deciso tu. Questa può essere l’occasione perfetta per riflettere su quello che ho fatto: ho tentato di uccidere te e Simba. Il motivo per cui l’ho fatto? Diventare re, e ci sono riuscito, ma non ne sono soddisfatto. Sì, anche se può sembrare strano, non ne sono soddisfatto. Ho sbagliato, e me ne pento. Quando ho detto a te, a Simba, a Sarabi, e a tutto il branco che ero pentito, era vero. Di certo se mamma e papà lo sapessero non ne sarebbero soddisfatti. Per fortuna siete entrambi vivi! Sarabi lo aveva detto (e non solo lei), ma io non le credevo. Devo ammettere però che non sapevo che eravate riusciti a sopravvivere, e quando gli altri me lo dicevano non volevo ascoltarli. Lo sai? Sarabi voleva venire a cercarti, ma non l’ha fatto perché io le ho detto che se lo faceva le iene l’avrebbero sbranata. Mi pento di essere diventato quello che sono: Scar. Scar, questo nome che mi sono dato per via della cicatrice, ora mi innervosisce e mi fa venire la nausea. Ok, la cicatrice c’è ancora, e ci sarà per sempre, ma non c’è bisogno di usare tale parola per riferirsi ad un qualsiasi essere vivente, tanto meno a me. Non cihiedo il tuo perdono, perché so di non poterlo mai ottenere, ma voglio solo condividere con te quello che penso, dirti che sono veramente pentito e che ti voglio bene. Ti saluto con affetto.
    Il tuo fratellino Taka

    Capitolo 5: tu sei… mio fratello!

    Caro Taka (se così posso chiamarti),
    ho letto la tua lettera molte volte, per cogliere l’intensità delle tue parole. Effettivamente quello che hai fatto è molto grave: hai tentato di uccidermi, e hai dato la colpa a Simba di averlo fatto, poi lo hai fatto scappare e hai ordinato alle iene di assassinarlo; hai preso possesso delle Terre del Branco, hai corteggiato e tediato le leonesse, e hai fatto molte altre cose, ma sei sempre mio fratello, e ti voglio bene. Quando vorrai (se vorrai) sarai il benvenuto. Con tanto affetto,
    il tuo fratellone Mufasa
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    Sì, hai proprio ragione! Era una One Shot! :) Però ora ho molto da studiare, quindi fino a fine maggio non ho tempo per farle troppo lunghe. Però sì, ne farò altre... con più capitoli! :) :) Comunque, se le hai fate, anche a me piacerebbe leggere le tue!!!
  14. .
    Mi spiace ma purtroppo la fan fiction finirà qui, ma posso farla sempre un'altra!!! pensavo di fare una fan fiction in cui i personaggi saranno umani: mi spiego meglio: analizzerò la vita dei personaggi se loro fossero umani...
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    Chiedo perdono per non aver postato ieri, ma ero in crisi (non sapevo cosa inventarmi). Ma ora ce l’hho ffatta e posterò gli ultimi due capitoli: 2 e 3 (qui si scopeieà il motivo per cui la fanciulla che ha salvato Mufasa è arrivata alle Terre del Branco). Comunque eccoli qua.
    Capitolo 2: la sorpresa
    Era passato qualche giorno da quando Simba era andato a vivere nella giungla con Pumbaa e Timon. Era sera, e tutti si sono sdraiati, e Simba stava guardando le stelle quando sentì la voce del padre.
    << Non ti preoccupare Simba, sono qui con te. >>
    Egli si stupì a sentire la voce di quello che pensava fosse lo spirito del padre.
    << Eccolo, l’ho sentito! È lui! >>
    << Lui chi? >> chiese Timon.
    << Lo spirito di papà. >> disse Simba.
    << Io sono Mufasa, il padre di Simba. >> rispose il leone.
    << Forse vuoi dire lo spirito del padre di Simba. >> disse Timon.
    << Io non sono morto. >> disse Mufasa.
    << Io non ti vedo, dove sei? >> chiese Simba.
    << In piedi davanti a te. >>
    Il principino si alzò e vide finalmente suo padre.
    << Papà! >> esclamò. I due si abbracciarono, mentre Timon e Pumbaa piangevano.
    << Adoro questi momenti! >> esclamò il facocero.
    << Non solo mi piacciono, li amo! >> esclamarono i due.

    Nel frattempo Argentea è riuscita a raggiungere Sarabi che si trovava con Sarafina.
    << Parlo con la regina Sarabi? >>
    << Oh, non sono più regina. >>
    << Lo so, ma lo ridiventerete. >>
    << Perché? >>
    << Perché Mufasa… >>
    Le stava per dire ciò che Mufasa le aveva chiesto di dirle, ma ecco arrivare Scar.
    << È Scar! >> disse la ragazza. Scar si rivolse verso di lei.
    << Forse non lo sai, ma io non voglio che pronunci il nome di mio fratello nel mio regno. >>
    << Tuo fratello non è morto Scar. >>
    << Smettila di pronunciare il suo nome, lui è morto e devi accettarlo. >> disse Scar.
    << Te lo ripeto non è morto. >>
    << Bene, a questo punto non posso fare altro che agire. Esilio! >>
    << Non me ne andrò, anzi, dirò a tutti che tuo fratello è vivo, diventerò regina del branco e… sarò io ad esiliarti! >>
    << Un’umana non può diventare regina! >> gridò.
    << Ed invece io lo farò, e Sarabi verrà con me. >>
    << Se non te ne vai ti faccio sbranare dalle mie iene. >>
    << Io me ne vado, ma ricordati che sono più potente di cento leoni messi assieme. Addio. >>
    La fanciulla si allontanò, e Scar rimase solo con Sarabi.
    << Dunque Sarabi, siamo soli ora finalmente. >>
    << Che vuoi da me? >>
    << Tranquilla, ti sto solo proteggendo. Stavi per credere a quella imbrogliona. Lo sai che tuo marito è morto, vero? >>
    << Lui non è morto. >>
    << Oh, Sarabi, mi dispiace! C’è qualcosa che posso fare per te? >>
    << Dovrei farti sbranare dalle iene, ma sono troppo buona, quindi non lo faccio. Vado a cercare mio marito. >>
    << Ti prego, Sarabi, accetta la verità. >>
    << Bugiardo. >>
    Scar si irritò.
    << Cosa hai detto? >>
    << Sei un bugiardo. >>
    << Lo sai che ti dovrei punire? >>
    << Puniscimi pure, ma io lo dirò a Mufasa. >>
    << Mi dispiace, ma credo che non sarà possibile, peerché lui non esiste più. >>
    << Smettila. >>
    << Ripeti. >>
    << Tu stai giocando con i sentimenti di una “ragazza”. Te lo ripeto per l’ennesima volta, Mufasa è… >>
    << Se osi ripeterlo ancora ti ritroverai morta stecchita. >>
    << Va bene, va bene, non lo dirò più. >>
    << Bene. >>
    La leonessa divenne triste.
    << Oh! cara! >>
    << Stai lontano da me Scar. >>

    Intanto Simba e Mufasa stavano nella giungla con Pumbaa e Timon. Il leoncino era molto felice di rivedere il padre.
    << Ehi papà, come hai fatto a trovarmi? >>
    << Non importa, l’importante è che ti ho trovato. >>
    << Hai ragione. >>
    I due si sdraiarono a terra e Simba posò la sua testa sopra la morbida e calda criniera di Mufasa.
    << Non ci separeremo mai più, vero papà? >>
    << Mai più figliolo, mai più. >>
    << Ne sei sicuro? >>
    << Certo. >>
    << Sicuro sicuro? >>
    << Simba sta’ tranquillo. Nessuno può permettersi di eliminare tuo padre, nemmeno lo zio Scar. >>
    << Sono d’accordo con te. >>
    << E ti dirò di più, colui che dovrà avere paura… sarà proprio il tuo zio Scar. >>
    << Perché? >>
    << Perché appena torniamo a casa tuo padre lo umilierà davanti a tutto il branco. >>
    << Giusto, ed io sarò con te. >>
    << Figlio mio! >>
    Suo padre lo mise tra le zampe e lo strinse a sé.
    << Mi vuoi bene papà? >>
    << Ti voglio tanto bene Simba, e te ne vorrò per sempre. Mi sei mancato tanto lo sai? >>
    << Anche tu mi sei mancato. >>
    Mufasa baciò delicatamente le guance di Simba.
    << Ma adesso chi è il re delle Terre del Branco? >>
    << Non io figliolo. >>
    << Allora chi? >>
    << Scar. >>
    << Chi te lo ha detto? >>
    << Rafiki. >>
    << Oh no! >>
    << Tranquillo, Scar non ucciderà nessuno, tua madre glielo vieterà. >>
    << Io non capisco una cosa, perché Scar ha tentato di ucciderti? >>
    << Perrché è geloso di me. >>
    << Non c’è motivo di essere geloso di te. >>
    << Lui voleva diventare re. >>
    << Ho capito. >>

    Sono passati circa quattro anni. Le Terre del Branco sono diventate secche, le risorse mancavano ed i componenti del branco rischiavano di morire. Inoltre Scar governava in modo dittatoriale, e corteggiava tuttte le leonesse che vivevano lì, comprese Sarabi, Sarafina e Nala (che nel frattempo è cresciuta ed è diventata più bella di quando era piccola, assomigliava a sua madre Sarafina). Nessuno poteva pronunciare più il nome di Mufasa, ed infondeva in loro l’idea che Mufasa fosse morto, e chi non ci credeva veniva ucciso dalle iene. Sarabi non resisteva più alla sua tirannia.
    << Non sopporto più quel tiranno. >>
    << Non dirlo a noi! >> disse Sarafina.
    << Se mufasa sapesse che Scar mi corteggia lo ucciderebbe. >>
    << No, non era da lui uccidere, specialmente uno della famiglia. E poi non sei l’unica che ha provato a corteggiare. >> disse Nala.
    << A chi altra ha fatto la corte? >> chiese Sarabi.
    << A me e a mamma. >>
    << Mi dispiace. >>
    << Lo ha fatto perché siamo belle. >> disse Sarafina per sdrammatizzare.

    Intanto Simba e Mufasa stavano ancora nella giungla con i loro amici Pumbaa e Timon. Anche Simba era cresciuto, ed era diventato tale e quale il padre. I due leoni stavano sdraiati a rilassarsi.
    << Ma anche se sono grande continuerai ad allietarmi con i tuoi suggerimenti? >>
    << Certo Simba, non si finisce mai di imparare. >>
    Arrivò Rafiki che li sorprese.
    << Ciao Rafiki. >> disse Mufasa.
    << State ancora qui? Il branco ha bisogno di voi. Scar è un pessimo sovrano, con lui le terre sono diventate secche, il cibo scarseggia, Scar corteggia tutte le leonesse, e fa credere a tutti che tu, Mufasa, sei morto. >>
    << Sì, lo ha fatto credere pure a me. >> aggiunse Simba.
    << Davvero? >> domandò suo padre.
    << Sì, mi ha dato la colpa di averti ucciso e poi mi ha esiliato. >> spiegò Simba.
    << Rafiki, noi torneremo presto, tu torna dagli altri e rassicurali. >>
    << Oh, papà, mi dispiace. >> disse Simba.
    << Non ti preoccupare per me, io sto bene. presto, va’ a chimare Pumbaa e Timon, torniamo a casa. >>
    << Pumbaa, Timon. >>
    << Stai bene Simba? >> chiese Timon.
    << Dobbiamo salutarvi. >>
    << Oh! davvero? >>
    << Che fate, ci abbandonate? >> domandò il suricato.
    << Dobbiamo tornare a casa. >>
    << Ho capito, Pumbaa, “prepara le valigie”, partiamo con loro. >>
    << Volete venire con noi? Sul serio? >>
    << Simba, siamo tuoi amici, non ti abbandoneremo mai. >> disse Timon.
    << Giusto. >> aggiunse Pumbaa.

    Nel frattempo Rafiki era tornato al branco. Vide Sarabi che stava facendo una passeggiata.
    << Buongiorno Sarabi! >>
    << Ciao Rafiki! >> lo salutò.
    << Hai ragione, tuo marito è vivo, sta tornando assiame a Simba. >>
    << Lo sapevo che erano tutti e due vivi! >> esclamò la leonessa. Li raggiunse Sarafina.
    << Cosa succede? >> chiese.
    << Mufasa è vivo. >> disse Rafiki.
    << Davvero? >>
    << Sì. >> disse lui.

    Dopo qualche ora Mufasa, Simba, Timon e Pumbaa arrivarono alle Terre del Branco. Simba vide sua madre.
    << Mamma! >> esclamò Simba.
    << Chi sei? >>
    << Sono tuo figlio, Simba. >>
    << Simba! >> lo baciò.
    << Sei diventato uguale a tuo padre! >>
    I due si abbracciarono.
    << Dov’è Mufasa? >> chiese lei.
    << Sta parlando con due nostri amici, sono coloro che si sono occupati di me da quando sono scappato fino ad ora. >>
    Sarabi decise di sconfiggere Scar, e Sarafina la accompagnò.
    << Salve Scar! >> lo salutò Sarabi.
    << Sarabi! Ma che sorpresa! È un piacere vederti! >>
    << Buongiorno Scar! >> disse Sarafina.
    << Sarafina! >>
    Arriva Nala che è andata in cerca di sua madre.
    << Mamma? Mamma sei qui? >>
    << Ciao tesorina mia! >> disse Sarafina mentre la stringeva sollevandola da terra.
    << Ciao cara. >> disse Sarabi.
    << Ciao Sarabi! >> disse Nala. Le due si abbracciarono.
    << Nala! Sono lieto di riceverti! >>
    << Scar! Ma cosa succede? >>
    << Non so, ma qualsiasi cosa vogliono sarò felice di accontentarle. >>
    Ad un certo punto sentì Zazu che lo chiamava. Il bucero era venuto a sapere, tramite Rafiki, del ritorno di Simba e Mufasa.
    << Perdonatemi, mi stanno chiamando, sarò subito da voi. >>
    << Fa’ pure con calma, noi aspettiamo. >> disse Sarabi.
    << Mamma che succede? Perché avete deciso di parlare con Scar? >>
    << Va tutto bene tesoro. >> le rispose Sarafina mentre le carezzava il viso delictamente.
    << Mamma ti prego, io non starò tranquilla fino a quando non saprò la verità. >>
    << Beh, a te lo diciamo, ma tu non dirlo a nessuno. >>
    << Cosa non devo dire a nessuno? >>
    << Simba e Mufasa sono qui. >> disse Sarabi.
    << Cosa? Ma Mufasa è morto! >>
    << È quello che ha voluto farci credere Scar. >>
    << Ma com’è possibile? >>
    << Non lo so cara. >> le rispose Sarafina.
    << Non posso crederci. >> disse Nala.
    << Nemmeno noi ci credevamo inizialmente. >> disse Sarabi.
    << Oh! Che solievo! >>
    << È un solievo per tutte noi tesoro. >> disse Sarafina.

    Capitolo 3: il ritorno del vero re
    Nel contempo, Zazu stava minacciando Scar.
    << Dunque Scar, ho una cosa da dirti. >>
    << Sono il tuo re, portami rispetto Zazu. >>
    << Tu non sei il re di nessuno, il re delle Terre del Branco è Mufasa. >>
    << Mufasa è morto! >> gridò Scar.
    << Lui sta tornando, perciò temo che dovrai inventarti una giustificazione che vada a tuo favore se non vorrai essere punito. >>
    << Porta rispetto al tuo re, altrimenti ti esilio. >>
    << Mai Scar. >>
    << Fai come ti pare, adesso vattene se non vuoi essere ucciso. >>
    Zazu si allontanò. Nala lo vide e lo raggiunse.
    << Zazu! >>
    << Ciao Nala. >>
    << Ho sentito Scar che ti gridava contro, ma che è successo? >>
    << Niente, non ti preoccupare. >>
    Nel frattempo Scar tornò dalle leonesse.
    << Bene ragazze, in cosa posso esservi utile? >>
    Ecco avvicinarsi una leonessa che era Mufasa in versione femminile. Era Argente.
    << tranquille, ci penso io. >>
    Lei si avvicinò a Scar.
    << Ci conosciamo noi due? >> chiese Scar.
    Lei si ritrasformò in umana.
    << Sì. >>
    << Non ti avevo esiliata? >>
    << Tu ti sei comportato molto male con me, ed io posso vendicarmi. Ti ricordi che ti avevo detto che sono più potente di cento leoni messi asaieme? >>
    << Non potrei dimenticarlo. >>
    << E vuoi sapere perché? >>
    << Sentiamo, perché? >>
    << Io sono una potentissima fata. Vuoi essere trasformato in umano o in peluche? >>
    Scar iniziò a tremare.
    << No, ti prego, non farlo, non farlo! >>
    Ad un certo punto arrivò Simba. Nala lo riconobbe.
    << Simba! >>
    << Nala! >>
    << Simba! Sei vivo! Mi fa molto piacere. >>
    Non mentire Scar, tu hai tentato di uccidere me e mio padre. Beh, devo darti una delusione, mio padre è vivo e sta benissimo. >>
    << Mi dispiace Simba, non volevo uccidervi. >>
    << Non mentire Scar. >> aggiunse una voce. Era Mufasa.
    << Mufasa? >> esclamò Scar.
    << Mufasa! >> esclamò Nala. Lui guardò Sarabi con uno sguardo romantico, ed i due si strinsero in un lungo e forte abbraccio.
    << Tu hai cercato di eliminarci, vero? >>
    << Sì, l’ho fatto, ma… >>
    << E hai preso possesso delle Terre del Branco. Pensi che io e Simba non siamo abbastanza forti per farcela? >>
    << Vorre giustificarmi. >>
    << Giustificati, ma in frett. >> disse Simba.
    << Non l’ho fatto apposta, non so cosa mi è pasato per la testa. >>
    << E come giustifichi il fatto che mi hai fatto credere che papà era morto, dandomi la colpa di averlo ucciso. >>
    << Simba, io non volevo! >>
    << La cosa peggiore è che lo hai fatto credere a tutto il branco. Quello che hai fato è imperdonabile, e dovrai essere punito. >> disse Simba.
    << Se continuate le iene vi sbraneranno. >>
    Simba e Mufasa ruggirono.
    << Avanti Mufasa, non vorrai uccidere il tuo fratellino. >>
    << No Scar, noi non siamo come te. >> dissero in coro Mufasa e Simba.
    Mufasa salì sulla rupe dei re, seguito da Simba, Sarabi, Nala, Sarafina, Zazu e Rafiki.
    << Scar ha fatto una cosa orribile, che io, come componente della sua famiglia (non come re), non gli perdonerò mai. Ha tentato di uccidermi, ha fatto credere a Simba e al branco che ero morto, dando la colpa a mio figlio di avermi ucciso, ha preso possesso delle Terre del Branco, governando con malvagità, e ha corteggiato tutte le leonesse, comprese Sarafina, Nala e mia moglie. Non lo uccido perché sono troppo buono, ma avrà comunque una punizione: esilio! >>
    << Ti prego fratellone, io non… >>
    << Esilio! >>
    Scar se ne andò.

    È passato qualche mese da quando Mufasa ha esiliato Scar e ha ricominciato a regnare sulle Terre del Branco con saggezza e giustizia. Le terre tornarono piene di vegetazione, il cibo non mancava, l’acqua nemmeno, e gli animali erano felici, in particolare il re Mufasa e la regina Sarabi, che furono allitati dalla nascita di una bellissima principessa: Kiara.
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