Posts written by sinner.

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    Una smorfia amareggiata si disegnò sulle labbra della brasiliana. Il buon cuore di Roy a volte le provocava reazioni simili: curvature delle labbra troppo sardoniche per poter essere considerate sorrisi, strane contrazioni dello stomaco che somatizzavano un senso di inadeguatezza perenne, ma che talvolta l'Hellstrom riusciva a sedare.. altre volte ad alimentare. Inconsapevolmente, ingenuamente. Era naturale, in effetti, che Roy leggesse nelle parole della sua ragazza l'intenzione di offrire manforte ad Eizen, di assicurargli un supporto che riportasse quell'uomo a casa sano e salvo, senza conseguenze irrimediabili. Ma la verità era che Cassandra non si era preoccupata per l'incolumità del professore.. nemmeno per un istante.
    Io so che tuo padre non ha bisogno del mio aiuto.
    Non che Eizen non le piacesse, anzi. Nei limiti in cui poteva apprezzare un essere umano, il padre di Roy non le dispiaceva affatto. Le importava di lui in misura del fatto che quell'uomo era estremamente importante per il figlio, che era stato buono con il giovane e goffo artista quando nessun altro lo era stato prima. Cassandra sapeva che per Roy quell'uomo grande e forte era stato addirittura un eroe e ciò era reso evidente dalla fiducia assoluta e cieca che quest'ultimo nutriva nel successo della vendetta che il padre intendeva mettere in atto. Ma anche la Rocha, dal canto suo, era abbastanza certa che il professor Hellstrom non avrebbe fallito, semplicemente perché si era preparato per anni a quel momento.
    Mi chiedo se lo farà soffrire abbastanza.
    Un mormorio a mezza voce, udibile dal ragazzo steso sul letto solo perché ormai la riccia si era avvicinata e sostava immobile, proprio accanto a lui. Le dita ancora strette contro il tessuto fresco delle lenzuola. Un borbottio che qualcuno avrebbe potuto scambiare per un ringhio sommesso, vibrante di rabbia e di violenza. Era quella l'unica ragione che muoveva i pensieri di Cassandra, al momento: Eizen avrebbe reso sufficientemente dolorosa e terribile la morte dell'uomo che aveva fatto così tanto male a Roy?
    Non sapeva darsi una risposta certa e questo la rendeva ancora più inquieta. La morale di Eizen non era chiaramente lineare e limpida come quella che ci si sarebbe aspettati da un'insegnante dell'accademia, un professore di Duelli che istruiva giovani maghi, molti dei quali puntavano a rinfoltire le fila degli auror. Non era quella di un padre qualunque, un uomo che condivideva una bella casa con il suo compagno, suo figlio e una schiera di animali da compagnia. La morale di Eizen Hellstrom era un tripudio di chiaro-scuri, dove le sfumature più grigie spiccavano in modo netto ed impossibile da ignorare. Ma la veggente dubitava che il nordico provasse il suo stesso bisogno di provocare dolore a chi meritava di subirlo e questo la tormentava. Quell'uomo avrebbe dovuto soffrire abbastanza da implorare pietà, prima di consegnare la sua anima a Lucifero. E se ciò non accadeva.. qual' era il vero senso della Giustizia Divina?
    Fu la disperazione nella voce di Roy a riscuoterla dai pensieri torbidi in cui era precipitata. La veggente incontrò nuovamente lo sguardo del ragazzo - che aveva rifuggito fino a quel momento - e i suoi grandi occhi azzurri si velarono di confusione. Roy parlava di "non essere abbastanza" e quel suo lamento suonava alla Rocha come il delirio di un infermo, fuori di sé e condizionato dalla paura e dalla sofferenza.
    Che stai dicendo? Non ti capisco.
    Lei, d'altra parte, non riusciva a trovare un senso nelle parole del suo ragazzo. Per qualche ragione che le sfuggiva, Roy associava il bisogno di Cassandra di unirsi alla vendetta di Eizen ad una volontà di allontanarsi da quella stanza, di abbandonarlo e lasciarlo solo.
    Calmati adesso.
    La difficoltà nel comprendere tale agitazione la mise in allarme, sedando in parte i suoi impulsi e deviandoli in un istinto ad afferrare, finalmente, un braccio dell'Hellstrom. Lo strinse appena, con entrambe le mani, tenendosi a distanza dalle estremità fasciate ma adottando cautela in ogni caso. Ogni parte del corpo di Roy, in quel momento, sembrava fragile e pronta ad andare in frantumi da un momento all'altro.
    Io non so prendermi cura di nessuno, Roy. Non so.. cosa vuoi che faccia?
    Esitò, incapace di fare qualsiasi altra mossa. Cosa le stava chiedendo, di preciso? Come poteva vedere in lei un essere in grado di offrire sollievo o consolazione? Abbassò lo sguardo.
    Sono più brava a distruggere.
  2. .
    Il fervore di Castiel le causava emozioni contrastanti. Da un lato ne era turbata, come le capitava con tutti i comportamenti altrui che le davano l'impressione di invadere il suo spazio personale, mettendo in discussione il suo sentire, le sue emozioni, cercando di esaminarle sotto una lente di ingrandimento per scandagliarne le sfumature. Era quella sensazione che spesso la induceva ad essere tanto respingente nei confronti del suo prossimo, a prescindere dalle buone intenzioni che potevano muovere la persona in questione. Dall'altro lato, Westwood era magnetico per lei: i suoi occhi inquieti la irretivano costringendola all'ascolto di parole che erano come un incantesimo difficile da ignorare. Tuttavia, la sua osservazione, impetuosa e categorica, dipinse un sorriso sardonico sulle labbra della brasiliana.
    Davvero mi stai invitando a razionalizzare? scosse la testa, come a sottolineare l'assurdità della cosa Non credo che tu capisca. Non riesco nemmeno a pensare.. qualcosa di diverso.
    Non era solo assurdo che fosse proprio Castiel ad invitarla a scindere il suo pensiero dal regno del terrore in cui aveva trascorso la sua infanzia. Quell'invito era surreale in sé e per sé, parlava di un uomo che non aveva idea di quanto profondamente i suoi primi undici anni di vita avessero determinato l'essere umano che Cassandra era adesso, le sue capacità di gestire l'angoscia, di scindere non solo Giusto e Sbagliato ma anche Vero e Falso. Per lei il peccato che si portava dietro dalla nascita era una verità assoluta, una colpa indiscutibile, la minaccia costante di un dolore che si era meritata. Provare a mettere in discussione quella realtà alimentava immediatamente una concatenazione mentale di disagio profondo che si trasformava in ansia, angoscia claustrofobica e infine puro e irrazionale terrore della morte. Nella sua mente riprendevano vita ricordi di violenza e reclusione, come se la volontà divina fosse pronta a scatenare su di lei l'Inferno per il semplice ardire di pensarsi vittima, ingiustamente colpevolizzata.
    Non ancora. Sono in gabbia..
    Quella piccola precisazione era già un enorme passo avanti, per lei. Prendere in considerazione l'idea che si potesse trattare di un "non ancora" e non di un "mai" era rivoluzionario, ma ciò non doveva essere confuso con la Speranza. Si trattava piuttosto di Disperazione, così violenta da indurla a sfidare l'impossibile pur di guadagnarsi la sopravvivenza. Se spezzare le proprie catene stava diventato un imperativo categorico, una necessità per scampare alla morte e all'Inferno, allora questo poteva darle nuova forza. Fu quel pensiero a spingerla ad alzare nuovamente lo sguardo sul suo interlocutore.
    Sì, è quello che temo.
    Socchiuse gli occhi, osservando intensamente Castiel nel rendersi conto che l'uomo pareva guardare qualcosa oltre lei, o forse qualcuno. Ma non le serviva voltarsi per capire che erano ancora soli in quel corridoio fiocamente illuminato dalle torce. Castiel era tormentato da fantasmi, esattamente come lei: non veri ectoplasmi appartenenti ad anime trapassate, ma spettri di ricordi dolorosi, ostinati e ossessivi.
    I mostri sono liberi, dispensano dolore senza remore. Ma è una libertà che porta con sé la solitudine.. e io non so se sono pronta.
    Questo lo sapeva, il mago oscuro di fronte a lei? Doveva essersene reso conto, nel corso degli anni. La Rocha non riteneva possibile che l'uomo fosse riuscito a far coesistere la sua decisione di abbracciare la follia, il Male, con qualunque possibile forma d'amore. Una scelta del genere comportava una rinuncia suprema, poiché non vi era anima in grado di amare che potesse convivere con tanto orrore, perdonare tali atrocità. Non un amico, non un fratello né un amante. Se Castiel era solo, non mostrava di soffrirne. Ma ciò che si poteva scorgere di un uomo nel corso di una conversazione era una parte infinitesimale del suo essere.. persino se si trattava di una conversazione come quella.
    Quel confronto aveva smosso qualcosa dentro di lei, lasciandole molto su cui riflettere. Ma un simile vicinanza era troppo intensa per poter essere perpetrata ancora a lungo, senza pause, senza che tra lei e il mangiamorte si creasse la giusta distanza per permetterle di capire quanto ancora fosse disposta a lasciarsi avvicinare in futuro. Era arrivato il momento di congedarsi.
    Ci rivedremo, Castiel?
  3. .
    Camminava accanto a Vanya in totale silenzio. Da quando la Hellstrom si era presentata da lei portandole la notizia di un'emergenza inattesa, Cassandra si era chiusa in sé stessa limitandosi a rivolgere alla bionda solo le parole necessarie.
    Vanya le piaceva, le era sempre piaciuta, sebbene non fosse mai riuscita a stabilire un rapporto con lei: complice la sua incapacità di contribuire alla costruzione di qualsivoglia legame che la portava a lasciare che fossero gli altri a gettare le basi e costruirvi sopra lo scheletro di un rapporto umano. In un certo senso, si poteva dire che la Rocha "subisse" l'affetto altrui così come in passato aveva subito la violenza e l'odio: il che, sebbene avesse in questo caso risvolti più positivi, restava un dettaglio che avvelenava lentamente ogni suo legame. In definitiva, Cassandra era più che certa che la sua natura avrebbe infine usurato ogni forma di amore che le veniva rivolta. Magari anche per questo non si era mai impegnata ad aggiungere altre persone al suo ristretto reticolo affettivo. In un'altra vita, forse, lei e Vanya sarebbero diventate grandi amiche.
    In ogni caso, la ragazza dallo spirito audace era una compagnia che non le provocava disagio e che, al momento, non sembrava intenzionata a forzare tra loro una conversazione di qualche tipo; probabilmente perché intuiva che la brasiliana dovesse essere molto scossa, o forse perché lei per prima lo era. Immaginare come potesse sentirsi Vanya nel sapere suo fratello a caccia di un criminale senza scrupoli sarebbe stato un valido esercizio per tenere a bada la rabbia, Cassandra ne era convinta, ma se già deficitava in empatia normalmente, la sua mancanza diveniva una voragine quando emozioni e pensieri negativi imperversavano in lei, dominandola. Allo stato attuale delle cose, la Rocha era convinta che anche un minimo stimolo esterno avrebbe potuto fungere da detonatore per la sua furia e farla esplodere, a dispetto di ciò che invece le veniva richiesto in quel momento.
    Roy aveva bisogno di lei, questo sosteneva Vanya, ma di certo la Cassandra di cui aveva bisogno non era quella intenta ad immaginare di trovare chiunque gli avesse fatto del male per infliggergli atroci e durature sofferenze.
    Le bastò mettere piede in quella stanza - consapevole che la sua accompagnatrice si stava dileguando alle sue spalle per lasciar a lei e Roy una certa privacy - le bastò ritrovarsi tra quelle mura a pochi passi dalla figura distesa che sapeva essere Roy, per comprendere che non ce l'avrebbe fatta. Non sarebbe stata in grado di contenersi.
    Per questo esitò, quando lui le si rivolse chiamandola a sé. Rimase immobile per un lungo istante osservando quelle mani fasciate protese verso di sé come se fossero il frutto di un incubo verso il quale non voleva proseguire, verso cui non avrebbe potuto muovere nemmeno un altro passo. Deglutì, avvicinandosi poi con cautela.
    Le mani di Roy avevano sempre posseduto una naturale grazia. Erano morbide e delicate, diverse da quelle della maggior parte degli uomini che le era capitato di osservare. Le sue dita sottili, affusolate, danzavano sulla carta o sulla tela con la misteriosa leggiadria delle fate, tracciando linee che mescolavano realtà e immaginazione. Il loro tocco, nella memoria di Cassandra, era sempre dolce, morbido. La fasciatura che ora le avvolgeva, invece, le rendeva rigide e immobili. Come protesi prive di vita attaccare ad un corpo sofferente.
    Cosa ti ha fatto..?
    Non era quella la domanda che le si agitava nella mente. Poteva vedere con i suoi occhi ciò che era stato fatto a Roy, quello che non poteva comprendere, che non aveva senso nel suo faticoso sforzo di discernere la realtà, era come potesse essere stato fatto qualcosa di tanto atroce proprio a quella persona. Quelle due appendici immobili e avvolte nel bianco sterile delle fasciature erano la testimonianza di una violenza crudele, di un dolore dalle sfumature chiaramente punitive. Ma chi poteva punire l'essere umano più puro su cui Cassandra avesse mai posato i suoi occhi?
    Non aveva senso. Dio puniva chi lo meritava, questo le era sempre stato insegnato. E ogni sofferenza che aveva patito nel corso della sua vita, la veggente si era convinta di averla meritata: perché era nata dannata, perché vi era troppo Male in lei e nessuna possibilità di redenzione. Non le era stato difficile credere che anche le persone che lei preferiva a tutte le altre - Luis, Jonas, Jerome - potessero aver peccato al punto da meritare il dolore che l'Onnipotente aveva inflitto loro. Non li aveva a disprezzati per questo, certo, come avrebbe potuto.. ma aveva creduto ciecamente nell'infallibilità del Giudizio Divino, perché non conosceva altre Verità.
    Ma ora che una punizione severa e straziante era stata inflitta a Roy, la sicurezza della Rocha vacillava. La sua mente corse inevitabilmente a Castiel, alla convinzione con cui il Mangiamorte si scagliava contro Dio, contro l'ingiustizia che attribuiva al suo operato. Westwood non era il primo, dopotutto. Il precursore, il primo guerriero di tale guerra, era Lucifero.
    Cassandra allungò una mano per sfiorare il braccio del ragazzo ma deviò la sua traiettoria quando si rese conto di quanto le dita le tremassero. Afferrò invece un lembo del lenzuolo, stringendolo febbrilmente mentre cercava dentro di sé parole rassicuranti da pronunciare. Senza risultati. Quando incontrò lo sguardo dell'altro i suoi occhi erano due pozzi bui e la sua voce suonò più grave che mai.
    Sai dirmi come raggiungere tuo padre?
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    Conosceva una sola risposta alla domanda di Castiel. Quella che le avevano sempre dato i Rocha, la risposta con cui lei e Luis erano stati cresciuti. Se vi erano risposte alternative, magari che non prevedessero una "colpa" da parte sua, Cassandra le ignorava. E forse, se le avesse udite, non sarebbe stata capace di credervi.
    Questo è ciò che mi è stato detto. confermò quindi, lo sguardo basso e assorto Sono cresciuta in una famiglia di devoti cattolici, per molto tempo mi è stato insegnato che meritavo ogni pena che mi trovavo a patire.
    I suoi occhi ora rifuggivano quelli dell'uomo. Era quasi surreale ritrovarsi a parlare della sua infanzia - seppur senza scendere nei dettagli - con quello che fino a qualche istante prima non era altro che un perfetto sconosciuto. Non aveva mai affrontato davvero l'argomento con qualcuno: non con Roy, né con Jerome o Alexander, nemmeno con Vanya nonostante la ragazza si fosse esposta subito con lei confidandole il proprio dolore. Forse la persona a cui aveva accennato qualcosa in più, quella che assurdamente l'aveva quasi spinta ad esporsi, era Hyram. E di certo non perché tra lei e il Price vi fosse un legame forte o un rapporto speciale. No, quella tentazione aveva avuto a che fare con la natura di Hyram, così come ora aveva a che fare con la natura di Castiel. Un filo conduttore inquietante e sintomatico di quanto lei si sentisse, in qualche modo, alla stregua di persone come loro. Eppure Westwood e Price erano molto meno simili di quanto la loro inclinazione oscura potesse suggerire.
    Ma così non prendi in considerazione il senso di colpa.
    Aveva ascoltato in silenzio le parole dell'altro, lo sguardo sfuggente che continuava a vagare nel corridoio fiocamente illuminato dal bagliore delle fiaccole. Ma ora i suoi grandi occhi azzurri erano di nuovo su di lui. Capiva il discorso che Castiel cercava di proporle ma non riusciva a riconoscersi, non riusciva a riconoscere l'essere umano in sé e per sé in quella visione così priva di guizzi di coscienza. Il pentimento non poteva essere legato solo a ciò che non si riusciva ad ottenere, semplicemente perché talvolta non scaturiva da un'azione esercitata con una finalità ben precisa. Il senso di colpa era una realtà più insidiosa, legata talvolta ad azioni non razionalmente indirizzate ad uno scopo, a comportamenti spontanei, espressioni della propria interiorità che si era incapaci di controllare. La maggior parte dei sensi di colpa che nutriva verso Roy, per esempio, avevano quella natura. Infondo Cassandra sapeva di non avergli mai fatto niente di male, tantomeno di averlo colpito intenzionalmente. Si era sempre sentita in colpa per l'anima persa che era in primo luogo, per la sua stessa essenza. La sua anima.
    Sei libero anche da questo giogo?
    Era davvero possibile un simile traguardo per un semplice essere umano? Persino Lucifero soffriva del castigo divino e aveva vagato come un esule nelle profondità della propria sofferenza e dello smarrimento, dopo aver perso la sua battaglia. Persino l'incarnazione del Male - Cassandra ne era certa - soffriva il non aver ottenuto alcun Perdono e il suo odio era in parte generato da questo. Ma la Rocha era abbastanza sicura che Castiel la pensasse diversamente. Sembrava molto distante dalla sua umanità, dall'empatia che caratterizzava solitamente ogni individuo, eppure i suoi occhi raccontavano di una sofferenza mai sopita, il che lo rendeva al contempo profondamente umano.
    Sembra davvero.. liberatorio.
    Quell'uomo era un mistero e forse conosceva risposte che per lei erano ancora oscure. Westwood riusciva a vivere nella consapevolezza della dannazione, senza fare alcun inutile sforzo nel tentativo di mutare il suo destino. Non indirizzava preghiere all'Onnipotente, non tratteneva l'odio che sentiva crescere dentro di sé. Era, a tutti gli effetti, libero.
    Ho sofferto a lungo, in un periodo della vita in cui non si è in grado di difendersi. spiegò, lo sguardo di nuovo lontano dagli occhi del mangiamorte Da allora sento che quel dolore si è depositato dentro di me, come un male incurabile. A volte credo che solo la violenza possa alleviare questa sofferenza, poi mi dico che assecondando un tale impulso diventerei un mostro come quelli che mi hanno cresciuta. Eppure.. non lo sono forse già diventata, ormai?
    Il corridoio le appariva più buio ora, mentre pronunciava quelle parole. Le fiamme delle fiaccole, troppo distanziate tra loro, potevano poco contro quell'oscurità così ingombrante. Inghiottiva ogni cosa, inghiottiva anche lei.
    "Costoro saranno castigati con una rovina eterna, lontano dalla faccia del Signore e dalla gloria della sua potenza."
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    Credeva che non si sarebbe trattenuta a lungo in quel luogo, una volta concluso ciò che era venuta a fare. Non lo faceva mai. Sobaki non le piaceva e ancor meno le piaceva avvertire ugualmente la necessità di recarvisi di tanto in tanto. Quel luogo la chiamava a sé proprio come avrebbe fatto l'Inferno, una volta che la sua vita fosse giunta al capolinea. Per questa ragione si affrettava sempre ad andarsene e mai si sarebbe sognata di trattenersi tra quelle mura al solo scopo di conversare con accoliti di Roeim o mangiamorte che fossero. Il suo mentore in effetti era l'unico a cui lei avesse mai rivolto più di qualche parola stentata e ritrovarsi ora coinvolta in una vera e propria conversazione con qualcun altro, qualcuno che non era certa noto per i suoi approcci "discreti", era sicuramente sorprendente. Persino destabilizzante, considerata la natura del discorso intrapreso.
    Annuì piano alla domanda ricevuta, una domanda retorica dopotutto e che non prevedeva molto più di una conferma silenziosa. Certo che avrebbe voluto esercitare potere su quella paura, avrebbe voluto controllarla, dominarla. Perfino riuscire ad annientarla. La paura era un'infezione che la divorava dall'interno, fin da quando aveva memoria. Aveva conosciuto la paura persino prima di conoscere l'odio, eppure anche quello era un suo antico compagno di vita. Tuttavia, non aveva mai individuato una strada che potesse portarla lontana da tale emozione: si poteva smettere di avere paura di molte cose, a suo avviso, ma non di Dio. Se ora si fosse ritrovata davanti i Rocha - e prima o poi sarebbe successo - non avrebbe più provato quell'angoscia che in passato erano stati in grado di provocarle. Quei babbani fanatici avrebbero conosciuto solo il suo risentimento, il suo odio, la sua necessità di restituire loro tutto il dolore che le avevano provocato. Ma come poteva porsi nel medesimo stato d'animo anche di fronte all'Onnipotente?
    Mi ha dato qualcosa.. soppesò quelle parole con aria distante, lo sguardo spento che si riaccese dopo qualche istante nel dare una conclusione ed un senso alla sua risposta ..qualcuno, per poi strapparmelo.
    La sua voce vibrava di risentimento. Sapeva che già solo provare tutto quel rancore era un atto violento verso di Dio, una bestemmia, l'ennesima espressione del suo essere un'inguaribile peccatrice. Non si contestava l'operato divino. Non lo si contestava nemmeno quando causava morte o atroci sofferenze, dunque lei non poteva biasimare il Signore solo perché aveva allontanato Luis, permettendo al gemello di capire che il loro rapporto non rientrava più tra le sue priorità. Eppure lei lo faceva: biasimava il suo unico Dio per questo, senza prostrarsi con umiltà all'imperscrutabilità del volere divino. Il dolore la portava anche a questo. Cassandra sollevò uno sguardo interessato su Castiel, quando lui alluse alle Arti Oscure e allo stretto legame che avevano con il Principe delle Tenebre. Era stato il Diavolo a generarle, così come ogni sfaccettatura del Male era univocamente riconducibile a lui, anche su questo lei e Westwood erano d'accordo.
    La magia oscura ha una natura demoniaca. Ma Lucifero è opera di Dio, solo che ha scelto di ribellarsi. Tu.. non credi che se ne sia pentito, dunque?
    Si era interrogata svariate volte in proposito. Quando Lucifero, l'angelo prediletto dal Signore, aveva guidato la rivolta contro Dio aveva segnato il suo destino. Cadendo aveva perso ogni traccia della sua lucente purezza e sprofondando nella terra aveva creato l'Inferno, trascinando con sé i suoi seguaci. Ma da quando l'Oscurità era diventata al contempo la sua casa e la sua prigione, non aveva mai desiderato di poter tornare sui suoi passi? Si sarebbe riaffidato a Dio se avesse potuto sperare nel suo Perdono? Era quella, infondo, la domanda che la spingeva ad inginocchiarsi ancora ogni sera e a pregare per una Salvezza che, fin da bambina, le era sempre stato detto di non meritare.
    Da quando hai fatto questa scelta, ti senti più libero?
    Interrogò nuovamente Castiel con una domanda che rifletteva a sua volta i suoi dubbi su Lucifero, questa volta riversati sul Westwood. Violare la Legge Divina, scagliarsi contro il suo Creatore, ribellarsi ad esso nel modo più blasfemo e immorale.. come lo faceva sentire?
    Quando riversi il tuo odio, la violenza, su qualcun altro.. ti sembra di liberarti di un peso?
    Lei non aveva ancora mai superato davvero quel confine. O meglio, aveva fatto soffrire diverse persone ma non si era mai portata via una vita umana. Eppure sapeva che la sua stessa natura la stava progressivamente trascinando in quella direzione. Conoscere Roy aveva rallentato il suo incedere verso il Male, ma non l'aveva mai arrestato davvero. Roy era importante. Ma questo non poteva annullare il fatto che la sua anima fosse infetta ormai da tempo. Da sempre.
    A volte mi sento come se dovessi far uscire il veleno da una ferita.
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    Nocturn Alley era diventata una dei suoi principali rifugi. Da quando aveva perso Luis il tempo trascorso in accademia non era sempre facile da tollerare: il campus le piaceva ancora - restava comunque una casa abbastanza ospitale se paragonata a quella in cui era cresciuta - ma quando non era a lezione il rischio di incrociare Luis era troppo alto, anche adesso che si era spostata in una camera singola. Anzi, in seguito a questa decisione, l'incontro con il gemello sarebbe stato ancor più angosciante per lei. Così, tra i confini del campus, la Rocha prediligeva le aree più estreme del parco, quelle ben distanti dalle mura dell'accademia, al confine con il bosco. Quando si recava lì, il randagio la scortava sempre, una presenza costante e silenziosa. Ma oltre i confini dell'accademia non vi era il gatto a farle compagnia: nei suoi momenti peggiori si spingeva fino a Sobaki, altre volte si aggirava semplicemente per Londra e in particolar modo a Nocturn Alley.
    Mimetizzarsi e aggirarsi indisturbata tra quelle vie le risultava molto più semplice piuttosto che altrove. La brasiliana attirava l'attenzione ben più di quanto gradisse, il che a suo avviso aveva ben poco a che fare con il suo look, nulla di particolarmente insolito per una ragazza della sua età. Cassandra era certa che cogliessero in lei qualcosa di strano, che potessero in qualche modo percepire la corruzione nei suoi occhi troppo grandi e irrequieti. Avvertivano la sua oscurità, ne erano morbosamente attratti malgrado la repulsione, come talvolta si è attratti dalla visione del dolore e della morte. La veggente percepiva distintamente la loro attenzione e la rifuggiva. Se qualcuno fosse stato interessato a lei per altre ragioni, più comuni e banali, non se ne sarebbe mai accorta. Nocturn Alley le piaceva perché tra quelle ombre, quei maghi avvolti in mantelli che spesso celavano acquisti tutt'altro che usuali, nessuno faceva caso a lei. Era solo una delle tante persone che, se si trovavano lì, probabilmente avevano interessi che non li mettevano nella posizione di elargire impietosi giudizi su chi incrociava la loro strada.
    La riccia si mosse tra gli scaffali del negozio, esaminando i misteriosi oggetti che vi erano riposti. Il proprietario di quel negozio era un caso a parte, rispetto a quelle considerazioni. Lui, pur impegnato in attività tutt'altro che socialmente accettabili, si era rivoltato contro la Rocha con l'animosità di chi era stato vittima di un sopruso, come se avesse subito qualcosa di immorale e di indecente. Lo sguardo altrui sull'esplosione della sua oscurità. Era chiaro che non vi fossero realmente pretese morali a muovere il suo atteggiamento tanto giudicante, ma quell'impeto di paranoia si era spinto ben oltre ciò a cui Cassandra avesse mai assistito. Passata la rabbia del momento, la ragazza si era scoperta curiosa rispetto ad un atteggiamento tanto aggressivamente difensivo. Probabilmente era quello il vero motivo per cui si trovava nel suo negozio. O meglio, nel negozio del padre.
    Mason.
    I suoi occhi avevano perlustrato la stanza ad intervalli regolari fin da quando aveva messo piede nel negozio: l'aveva dunque intercettato immediatamente, appena la sua figura era emersa dal retrobottega, ma aveva aspettato che fosse lui ad avvicinarsi prima di fargli sapere che anche lei, adesso, conosceva il suo nome.
    Per questo studi Magingegneria? Per creare manufatti oscuri?
    Un corso che aveva preso in considerazione anche lei, dopo il periodo trascorso a lavorare presso la bottega di un fabbricante di bacchette. Quella dimensione l'affascinava, ma poi la sua natura veggente aveva fatto valere la propria priorità.
  7. .
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    Doveva scoprire chi era senza Luis. Chi poteva essere, a parte la ragazza che era stata abbandonata e ripudiata persino dal suo stesso fratello. Fin da quando era piccola, Cassandra aveva sempre saputo di essere una colpevole. Una peccatrice, prima di ogni altra cosa. Una dannata fino dall'esatto momento in cui aveva emesso il suo primo vagito in quel mondo. Lei possedeva il dono e la maledizione della Vista, un destino anticipato dal nome che i suoi genitori le avevano attribuito prima che una morte prematura si abbattesse su di loro come una sventura. Una sventura di cui, talvolta, le era persino capitato di ritenersi in qualche modo responsabile. Cassandra, un nome e un destino: infausto, come voleva la mitologia greca. Ma non erano certo gli dei del pantheon a governare il futuro della brasiliana.
    Era una dannata, dunque, una veggente, una reietta, una violenta e un'anima selvatica, perduta. Ma era sempre stata tutto questo con Luis accanto e ora per lei era strano doversi definire senza tenere conto di quella parte di sé. Come se le avessero strappato un braccio e chiesto, da un giorno all'altro, di abituarsi a quella menomazione.
    Dicono che valga per tutti, ma io non sono nemmeno sicura di volerlo scoprire.
    L'imperativo di ogni essere umano sembrava essere la scoperta di sé stesso. Ne parlavano tutti, era un'idea che la civiltà promuoveva continuamente, un chiodo fisso per gli esseri umani. In particolar modo per quelli senza Dio, in effetti. Agli altri bastava la fede come risposta e non ne pretendevano altre. Il conforto della fede.. avrebbe dovuto almeno potersi concedere di appoggiarsi ad esso, lei che credeva in Dio così profondamente. Ma come poteva trovare conforto in quella che per Cassandra era una condanna senza possibilità di appello? Una persecuzione. Ovviare a ciò impegnandosi a cercare sé stessa non era un'alternativa invitante per la Rocha che, se avesse potuto in qualche modo "separarsi da sé", di sicuro lo avrebbe fatto. Ma Hyram sembrava volerla invitare a guardare le cose in modo diverso, quasi sperasse di poterla convincere del contrario. Il Price era senz'altro più interessato a Cassandra di quanto non lo fosse lei stessa, a prescindere da quanto fossero oscure le sue intenzioni.
    Anche la fede presuppone il libero arbitrio, Hyram.
    Lo corresse, chiedendosi perché i blasfemi si ostinassero a riferirsi a Dio come ad un marionettista. Non sarebbe stato tutto incredibilmente semplice se fosse stata quella la realtà? Se Dio avesse scelto di guidare e governare gli uomini.. il Diavolo non avrebbe avuto scampo, non vi sarebbe stata alcuna possibilità di tentazione, di errore. Nessun peccato. E nessun dolore. No, l'Onnipotente era ben più sottile.
    Non si tratta di questo.. ma piuttosto di credere che le azioni commesse in vita abbiano delle conseguenze sul nostro destino o meno.
    Era questo a premerle di più, era sempre stato questo. L'orizzonte serbava per lei la condanna della Dannazione Eterna. Per Cassandra credere in Dio voleva dire fare i conti con la consapevolezza che ogni sua azione presupponeva un giudizio divino, un giudizio che sarebbe stato implacabile verso un'anima che era evidentemente orientata al Male. Osservò il Price di sottecchi, cercando di capire come quel ragazzo potesse convivere tranquillamente con la propria oscurità senza averne paura. Senza temere ciò che quell'oscurità avrebbe comportato quando la sua vita mortale sarebbe giunta al termine.
    Tu credi che con la morte semplicemente.. ti annullerai?
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    Dannata Sobaki. Aveva sempre odiato quel luogo, eppure ne era irrimediabilmente attratta. Una prigione strutturata come un gorgo di gironi infernali, un regno a cui forse lei sentiva di appartenere e che la chiamava a sé con bramosa crudeltà. Forse varcare quelle mura, attraversare quell'Inferno per poi poterne uscire liberamente lasciandosi i dannati alle spalle era ciò che, più di ogni altra cosa, riusciva a farla sentire viva. Aggrappata alla vita, in grado di difendersi dalla sete dell'abisso che attirava a sé ogni essere umano e che per Cassandra avrebbe rappresentato un tormento infinito. Come molto di ciò che la riguardava, il suo rapporto con Sobaki aveva una natura morbosa. E continuava ad odiare quella prigione eppure a recarvisi, al punto che alla fine, proprio sotto la luce tremolante di quelle lanterne, si era imbattuta in qualcuno che andava oltre il concetto di dannazione. Un dannato lo era di certo, Castiel Westwood, ma diverso da tutti gli altri.
    Cassandra non aggiunse altro per difendere il suo essere restia a perdere totalmente il controllo. La minaccia della punizione divina era una spiegazione sufficiente a suo avviso: era convinta che, se si fosse abbandonata completamente ai suoi istinti e alla rabbia che sempre portava con sé, per lei non sarebbe stato più possibile tornare indietro. Fermarsi. Sarebbe diventata altro rispetto alla Cassandra che ancora riusciva a vivere nel mondo magico, relazionandosi con il suo prossimo e seguendo i suoi interessi. L'osservazione dell'uomo, tuttavia, colse nel segno.
    Lo temo ogni giorno.
    Non c'era giorno in cui non si chiedesse se sarebbe esplosa nel momento più sbagliato e soprattutto con la persona più sbagliata. Le persone a cui teneva erano davvero poche, ma erano anche quelle che aveva intorno più di frequente. Era inevitabile per lei chiedersi se la sua vicinanza le mettesse in pericolo, se il caos dentro la sua anima potesse rappresentare una minaccia per loro.
    Rivolse a Castiel uno sguardo intenso e vagamente sorpreso quando lui sollevò le mani, reagendo con prontezza al fastidio della brasiliana rispetto all'essere toccata. Si stava addirittura scusando. Cassandra avrebbe potuto giurare che persone molto meno pericolose e violente di lui non l'avessero mai fatto: era abituata ad essere guardata con sconcerto di fronte al fastidio con cui reagiva agli approcci fisici, pur pacati che fossero da parte del suo prossimo. Alcuni accompagnavano quello sconcerto al giudizio e allo scherno, più o meno espliciti, altri si rivelavano semplicemente turbati, addirittura mortificati in alcuni casi. I pochi che si scusavano lo facevano senza capirne il perché. Castiel sembrava invece aver compreso all'istante la sua reazione, averla accettata senza porsi domande. Fu questo a spingerla ad annuire silenziosamente, in segno di tregua, di fronte alle sue scuse. E forse quell'inaspettata dinamica contribuì anche a farle trovare la vicinanza tra loro meno allarmante, persino a solleticare nella veggente l'idea di voler portare avanti quella conversazione.
    Hai detto che Lui ti ha tolto tutto. gli fece notare a mezza voce, tutt'altro che indifferente alla sofferenza che sentiva pervadere la confessione dell'altro Credo sia per questo che si prega Dio, che lo si ringrazia: perché non c'è limite a ciò che può portarci via, alla sofferenza che può infliggerci. Siamo alla sua mercé.
    C'era senz'altro chi sarebbe inorridito di fronte alla sua considerazione. Ringraziare e pregare Dio al solo scopo di scongiurare la sua minaccia: non era certo questo il messaggio di pace di Cristo. Ma lei era sempre stata più un tipo da Antico Testamento, era stata educata così. E L'Antico Testamento era un tripudio di sangue, sacrifici, punizioni e morte.
    Forse le persone credono di pregare per il suo conforto, ma in realtà pregano per la sua clemenza. E quando si chiede clemenza è perché si ha paura.
    La maggior parte dei credenti amavano illudersi, raccontarsi storie. Venivano accusati dagli atei - ciechi e stolti - di immaginare ciò che nemmeno esisteva, ma la verità era che il loro errore era attribuire alla divinità valori di pietà e compassione a cui ambivano loro stessi. Non si soffermavano a riflettere su quanto l'essere umano si rivelasse spesso profondamente crudele, dando un'efficace spiegazione al passo in cui le Sacre Scritture sostenevano: "Dio creò l'uomo a sua immagine e somiglianza". Gli uomini sottomettevano coloro che ritenevano più deboli facendo leva sulla paura e avevano imparato a farlo dal migliore dei maestri.
    E se tu credi in Lui ma non lo celebri, non implori il suo Perdono e non ti struggi per la sua benevolenza.. riesco a pensare solo che devi aver smesso di provare paura.
    Quella considerazione le aveva attraversato la mente solo in quel momento, un improvviso lampo nell'oscurità dei suoi pensieri. Possibile che fosse vero? Westwood era così folle da non temere più la furia punitiva del Creatore? Si scoprì sconcertata da quell'ipotesi. Rimase a guardarlo, le braccia distese lungo i fianchi, tutto il corpo immerso in un senso di attesa e nessuna traccia della volontà di lasciarsi quell'uomo alle spalle.
    È così, Castiel? lo incitò, muovendo addirittura un passo per farsi più vicina a lui Se è così devi dirmi come hai fatto.
    Bisbigliava, come se tra loro stesse per rivelarsi qualche prezioso segreto. Ma in verità non riusciva a credere che la risposta di Castiel potesse essere affermativa e sospettava che, se anche così fosse stato, la sua assenza di paura potesse attribuirsi unicamente alla follia di cui tutti lo accusavano. Eppure voleva sapere, voleva una risposta. Una spiegazione all'arroganza che l'altro rivolgeva a Dio e che sembrava farlo sentire più libero di quanto la Rocha non fosse mai stata.
    Hai già perso ogni cosa, d'accordo. Ma.. c'è ancora l'Inferno, oltre questa vita.
    Come poteva non averne paura?
  9. .
    Un borbottio molto simile ad un ringhio fu l'unica risposta della Rocha all'osservazione del ragazzo. In quel verso intraducibile vi erano tutta una serie di messaggi impliciti, uno fra tanti: "E allora perché continui a mettere alla prova la mia scarsa capacità di sopportazione?". Se lo sconosciuto aveva capito di avere a che fare con un essere umano affatto dotato di pazienza, la sua insistenza assumeva le sfumature della provocazione. La stava forse prendendo in giro, confermando di aver capito che stava giocando con il fuoco? Forse non la temeva e in tal caso era uno sciocco. Qualcosa lo spingeva a sottovalutarla come nemica, forse un'eccessiva sicurezza. C'era anche la possibilità che bramasse uno scontro. Non sarebbe stato poi così insolito avere a che fare con un coetaneo a caccia di un duello magico, o persino a caccia di violenza fisica. Soprattutto se quello stesso individuo era solito torturare la gente nei vicoli di Nocturn Alley. Cassandra era poco interessata a giudicare le pulsioni altrui. Quelle che comprendevano la violenza le erano familiari, poteva comprenderle ma questo non la muoveva a tolleranza o compassione. Tuttavia, sapeva che bastava poco a scatenare in lei i medesimi istinti e forse fu per questo che diede a sé stessa e al ragazzo una chance di cambiare rotta. Non aveva alcun posto dove andare, al di fuori del campus. Nessun luogo da poter chiamare "casa".
    "Non si cercano letture leggere a Nocturn Alley, no?"
    Una domanda retorica sulla punta della lingua, volta unicamente a temporeggiare e studiare il comportamento dell'altro. Non la pronunciò, tuttavia, perché detestava assecondare il suo prossimo. Si limitò quindi ad osservarlo, attendendo parole che meritassero davvero una qualche risposta. Lui sfogliava il libro con apparente interesse e forse un pizzico di sorpresa. Si era davvero convinto che Cassandra si aggirasse tra quelle strade allo scopo di origliare conversazioni altrui e spiare le azioni che si consumavano tra quei vicoli bui? Quell'ipotesi era talmente assurda per la brasiliana che si rese conto di non averla mai presa davvero in considerazione. Il suo istinto l'aveva portata a mantenere una certa diffidenza rispetto alla paranoia sfoggiata dal ragazzo, forse perché la Rocha era tutt'altro che abituata all'idea di essere al centro dei pensieri e dell'interesse del suo prossimo e non riusciva ad immedesimarsi in chi invece aveva una visione simile della realtà.
    Potrebbero essere vere entrambe le cose. Inclinò il capo, sorpresa da quella domanda e chiedendosi se vi fosse una sincera curiosità alla base di essa. Era probabile che lui la stessa semplicemente studiando, mettendo alla prova Credo che ognuno di noi, scavando nel passato, possa trovare un antenato da vendicare.
    Se era sincerità quella che cercava, dopotutto la brasiliana non aveva grandi problemi ad offrirgliela. Non aveva un'antenata da vendicare, ma solo perché non sapeva quasi niente dei suoi genitori e delle proprie origini. Ma sia lei che il ragazzo che aveva di fronte avevano buone probabilità che il loro albero genealogico contasse individui perseguitati dai babbani, vessati e torturati a causa della loro natura magica. La differenza, tra loro, era che per lui quella possibilità aveva poco valore, si trattava di qualcosa di lontano e appartenente al passato, qualcosa che non lo toccava direttamente. Cassandra, invece, aveva conosciuto personalmente la crudeltà dei babbani e credeva che il debito di dolore che quella gente aveva nei suoi confronti fosse ben lontano dall'estinguersi.
    I babbani cercano sempre qualcuno da mettere in croce.
    L'uso di quell'immagine non era casuale. L'Onnipotente era una presenza costante tra i suoi pensieri: sapeva di essere una peccatrice impenitente, ma sapeva anche di non essere l'unica. Non erano state proprio persone come i coniugi Rocha a crocifiggere il figlio di Dio? Il confine tra Bene e Male era frastagliato e la giovane strega sapeva solo che, prima di conoscere la propria dannazione eterna, desiderava vederla abbracciare da chi l'aveva fatta soffrire tanto a lungo.
    Il ragazzo davanti a lei.. a sua volta si era di certo guadagnato il suo posto all'Inferno, ma non sembrava importargli. Cassandra lo invidiava.
    Immagino che il tuo invito abbia lo scopo di tenermi d'occhio.
    L'allusione al negozio del padre aveva suscitato l'interesse della riccia, come certamente l'altro aveva previsto. Ma la veggente voleva gli fosse chiaro che non poteva sperare di puntare sulla sua ingenuità: non era mai stata abbastanza innocente da potersi concedere di essere ingenua.
    Lo accetterò comunque, serve ben altro per intimorirmi. orgogliosa, lo era sempre stata. Non che le importasse realmente il parere altrui, l'orgoglio era solo un'altra faccia della sua aggressività. Una difesa o un attacco, spesso non riconosceva la differenza Ce l'hai un nome?
  10. .
    Sarebbero bastati i suoi occhi. Quel suo sguardo acceso di follia, le iridi chiare eppure in qualche modo ammantate di oscurità, le pupille dilatate da una misteriosa eccitazione, lo sguardo fisso su di lei.. tutto questo sarebbe stato sufficiente a Castiel a comunicare più di quanto in molti sarebbero riusciti a fare a parole. Ma Westwood di parole ne aveva eccome: si scagliarono su di lei veloce e vivaci, irrequiete come fossero bramose di ghermirla. Parevano quasi sovrastarsi l'un l'altra nella fretta di attirare la sua attenzione, come tante ballerine che ambissero febbrilmente alla prima fila. Quell'irruenza, naturalmente, la portò a ritrarsi. Si irrigidì appena, scrutando il suo interlocutore con malcelato sospetto. Ma la curiosità l'aveva aiutata a distogliersi almeno leggermente dalle sue ossessioni, accogliendo anche un elemento esterno nel suo campo di attenzione. Per questo motivo decise di rispondere, seppure con ritrosa prudenza, alle affermazioni dell'altro.
    Già, io non amo i riflettori.
    Sapeva bene di essere una creatura insolita, in quel luogo come in molti altri. Se era bizzarra tra i suoi coetanei in accademia per il suo carattere scontroso e cupo, la sua eccessiva ostilità verso il prossimo e altre caratteristiche che la rendevano "strana" con un'accezione tutt'altro che positiva, lo era tuttavia anche tra maghi oscuri e mangiamorte. Amanti della grandiosità, egocentrici e deliziati nello sfoggiare potere e crudeltà.. tutti loro condividevano una precisa attitudine, pur nella loro diversità. Roeim, Sigfrid, Loki..e anche Castiel. Eppure proprio lui sembrava interessato all'evidente discrezione della brasiliana.
    Perché.. ti sembro controllata?
    Esitò appena, aggrottando la fronte nel sentirsi definire in quel modo. Non si era mai considerata controllata, ma piuttosto "fuori controllo". Tuttavia, i suoi parametri di confronto erano quasi sempre stati individui probabilmente immuni agli impulsi violenti che la dominavano. In confronto a chi frequentava Sobaki, effettivamente, lei forse poteva apparire piuttosto "controllata".
    Ma era naturale che fosse così. Probabilmente nessuno di loro condivideva le sue stesse paure.
    Forse cerco di evitare le pene più atroci dell'Inferno.
    La sua fu quasi un'ammissione, seppure tardiva. C'era del controllo in lei, forse, ma si trattava di un basilare meccanismo di sopravvivenza. La sopravvivenza della sua anima, non certo quella del suo corpo. La carne avrebbe comunque ceduto alle offese del tempo, ma l'anima immortale non conosceva tale clemenza e ciò la sottoponeva a rischi ben peggiori. Il suo destino era già segnato, ne era tragicamente consapevole, ma perché scavare ancor più a fondo negli abissi infernali.. con le sue stesse mani? Ci pensava spesso e forse era questo a trattenerla, così come a spingerla in ginocchio inducendola a pregare per un po' di clemenza, elemosinando un perdono che non arrivava mai.
    Tu assecondi la tua natura. Non temi le conseguenze?
    Glielo domandò in modo semplice e diretto, come fosse certa che l'altro avrebbe compreso esattamente il senso delle sue parole. Era così, ne era certa. Gli atei potevano bearsi della fortuna di non "capire", un'ignoranza che li avrebbe preservati almeno nel corso della loro vita mortale, ma per quelli come lei e Westwood le cose stavano diversamente. Eppure Castiel continuava a sembrare più interessato a parlare di lei che di sé - o forse il suo era un modo per parlare anche di sé stesso - e cercava di offrirle una via che evidentemente gli appariva percorribile. La sua foga, però, era decisamente troppa per la Rocha. Si irrigidì completamente quando avvertì la presa dell'uomo sulle spalle, rimanendo per un istante come paralizzata mentre lui la scuoteva. Tornò subito padrona di sé stessa e puntò le mani contro il petto dell'altro per respingerlo con tutta la forza che aveva e svicolare dalla sua presa, muovendo qualche passo indietro.
    Non mi piace essere toccata da chi non conosco.
    Lo ammonì così, lo sguardo serio e deciso, ma non accennò ad armarsi di bacchetta. Non riteneva l'altro una minaccia, non certo per il suo potenziale che certamente l'avrebbe travolta, ma piuttosto per le intenzioni del mangiamorte che non apparivano realmente ostili.
    Che cosa hai detto..?!
    Sbiancò. Avrebbe potuto dirgli che lei non si recava a Sobaki per sfogarsi sui prigionieri. Che li aveva affrontati una volta sola, ad armi pari se non addirittura in svantaggio. Ma non aveva alcun orgoglio da difendere ed era consapevole che la rabbia avrebbe potuto spingerla verso simili attività da un giorno all'altro. A turbarla erano piuttosto le dichiarazioni di Castiel.
    Ti sei schierato con il Demonio? Sei più folle di quanto si dice in giro!
    Era evidente che non stesse scherzando, ma la veggente si chiedeva come potesse asserire simili intenzioni con tanta disinvoltura. Non era tranquillo - probabilmente quell'uomo non lo era mai - ma di certo la sua agitazione non aveva alcuna traccia di angoscia: sembrava fiero, addirittura esaltato dalla posizione che aveva deciso di assumere. Sembrava aver trovato in quello schieramento estremo che lo vedeva a combattere contro Dio una risposta, una soluzione alla persecuzione subita dall'Onnipotente. Forse né Roeim né nessun altro mago oscuro che lei avesse mai conosciuto eguagliava Westwood nella presunzione con cui sfoggiava la propria gloria, la propria forza di fronte al più implacabile dei nemici. Come si poteva scegliere Dio come avversario?
    Lucifero non premia i suoi adepti, non lo sai? Li usa e poi li punisce per l'eternità!
    E forse era ancor più assurdo scegliere il Principe delle Tenebre come alleato. L'angelo caduto non poteva promettere salvezza, non poteva offrire la grazia, dunque cosa offriva a chi perseguiva i suoi propositi? Solo le fiamme. Il meglio che aveva da offrire era ciò che Dio impartiva come castigo. La ragazza scosse la testa, sconcertata al pensiero che Castiel non temesse le torture a cui l'avrebbe destinato la dannazione eterna.
    Parli come se non conoscessi il dolore.
  11. .
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    Che cosa significasse essere esperti d'amore, Cassandra non avrebbe saputo dirlo con certezza. Indicativamente pensava di poter definire tali quelle persone che amavano senza paura, che avevano abbracciato quel sentimento più volte e lo consideravano come un fenomeno naturale e una parte integrante della loro vita, del loro essere in quanto individui. Quanto di più distante da lei, in tal caso. Ma forse.. anche quanto di più distante dal Price. Infondo Hyram parlava come chi aveva amato solo il sangue del proprio sangue, di un amore ossessivo e doloroso come quello che aveva legato la veggente a Luis: un sentimento che dunque custodiva in sé la costante paura della perdita e non poteva portare alcuna serenità. Ma se l'amore era un tormento anche per Hyram, quest'ultimo dimostrava ancora una volta di saper convivere meglio di lei con i propri demoni. Di saperli accettare. Persino abbracciare.
    La tua autostima è sempre così snervante.
    Un'osservazione diretta e decisamente sincera, seppure priva di aggressività. In quel caso le sue parole non erano altro che una considerazione su uno degli aspetti più eclatanti della personalità del Price. Cassandra non aveva mai conosciuto un individuo del genere, sebbene ne avesse incontrati molti che trasudavano sicurezza e non si peritavano a sfoggiarla. Ma Hyram era un caso a parte: era come se persino ciò che altri avrebbero considerato difetti, debolezze o condanne fossero per lui fonte di autocelebrazione. Come se ogni minima parte di sé, anche le più oscure o difficili da gestire, gli apparissero come una risorsa.
    Ma, sai.. a volte ti invidio.
    Le capitava realmente, seppure non con frequenza assidua. Per la maggior parte del tempo non avrebbe voluto essere come Hyram Price, ma era pur vero che in alcuni momenti lo avrebbe preferito di gran lunga all'essere.. sé stessa. Infondo l'approccio del ragazzo gli permetteva di vivere gli eventi in modo molto meno catastrofico di come li viveva la Rocha: non perché lui non conoscesse il dolore, al contrario, ma perché sapeva come trarne energia e farsi fortificare da esso, anche se spesso a discapito degli altri. La brasiliana non aggiunse altro, rimanendo in silenzio mentre il magizoologo riceveva dal suo paziente improvvisato il compenso che si era guadagnato rimettendolo in sesto. Tornò a parlare solo quando la porta dello studio si richiuse alle loro spalle.
    Lascia in pace Roy.
    Lo ammonì con fermezza, poiché era quello a premerle di più: non tollerava il fatto che Price gettasse zizzania tra loro, ma ancor più che turbasse Roy o che lo portasse a scorgere i lati più oscuri della strana ragazza di cui si era innamorato. Prima o poi l'Hellstrom avrebbe scorto la sua natura più torbida, certo, ma Cassandra non voleva che fosse a causa di un intervento esterno.
    E non sottovalutare più i tuoi nemici.
    Alluse con lo sguardo alla ferita appena ricucita. Non aveva idea di chi fosse il responsabile di quell'aggressione ma, considerato che anche lei era stata ad un passo dal mettergli le mani addosso per l'ennesima volta, era abbastanza sicura che tale attacco fosse una "risposta", più che un'iniziativa venuta dal nulla. Gli diede le spalle pronta ad andarsene, ma le parole di Hyram a cui si era sforzata di non prestare attenzione le piombarono sulle spalle, aggrappandosi alla sua figura per trattenerla con forza impedendole di allontanarsi. Temeva che sarebbe accaduto, dunque il suo sospiro fu un misto di rassegnazione e malumore.
    Credi davvero che sia stata un'esplosione e non Dio a creare il mondo?
    La naturalezza con cui le persone riuscivano ad adeguarsi alle spiegazioni scientifiche l'aveva sempre spiazzata. Era cresciuta in una comunità chiusa in cui le risposte erano ben altre e il mondo che aveva conosciuto al di fuori di quella comunità le era parso assurdo fin da subito: la quantità di persone che non credevano nell'esistenza di un disegno divino la sconcertava. Tutti loro non temevano alcun tipo di forza superiore. Non temevano le conseguenze delle loro azioni né vivevano nella prospettiva di un aldilà che potesse destinare loro grazia o dannazione.
    Tu.. non ne avverti la presenza?
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    Quando la figura maschile emerse nella flebile luce delle lanterne, Cassandra credette per un istante di trovarsi davvero all'Inferno. Colui che le si era parato davanti aveva le fiamme della dannazione negli occhi, un luccichio che rifletteva i giochi di luce delle lanterne traducendoli in uno sguardo folle ed inquietante. Trascorse qualche secondo nella convinzione che si trattasse di un demone, ragion per cui non osò attaccarlo. Se davvero l'oscurità l'aveva avvolta, non vi era alcuna speranza per lei: nessun essere umano riusciva a sopraffare una forza tanto oscura, non si fuggiva dalla dannazione eterna. La sua voce, tuttavia, sebbene connotata da sfumature inquietanti, era abbastanza umana da riportarla alla realtà. Gli occhi della Rocha scrutarono a lungo quel volto, trovando in quei lineamenti qualcosa di familiare, di conosciuto ma non immediatamente identificabile.
    Solo una strega che ha imparato molto da Roeim.
    Si limitò a quella risposta, poiché in quel momento ed in quel luogo lei in effetti non era altro. Si sentiva ancora profondamente turbata dalla disperazione che la dominava quel giorno, tanto che la sua rabbia guizzava tra i suoi grandi occhi azzurri e le luci delle lanterne appese alle pareti di pietra, facendole tremare visibilmente. Ma nessuna lanterna accennò ad esplodere, com'era accaduto un attimo prima, allo stesso modo la sua furia pareva in uno stato di precaria immobilità: era presente ma non più sul punto di esplodere. Si rendeva finalmente conto del sangue che le colava lungo le dita della mano sinistra, sfregiata da un detrito appuntito, così come si rendeva conto della polvere che le aveva sporcato il volto. Si sentiva, in sostanza, più consapevole della realtà esterna ai suoi pensieri.. e questo era riconducibile alla sua soglia di attenzione che si era alzata, impegnata nel tentativo di comprendere perché lo sconosciuto le apparisse così familiare.
    Raramente cerco il posto giusto per sfogarmi, non è qualcosa che controllo.
    Non si sarebbe cacciata in diversi guai, né in accademia né in precedenza a Castelobruxo, se fosse stata abbastanza controllata da sfogare la propria ira solo nei luoghi e contesti più adatti, trattenendola quando uno stimolo la provocava. No, il controllo non era mai stato parte di Cassandra e ultimamente aveva la sensazione che gli anni non avessero fatto altro che inasprire la sua impulsività.
    Questo è parte del mio martirio, non può che logorarmi.
    Era frustrante fare i conti con il fatto che tutti, senza eccezioni, guardassero al suo dolore come a qualcosa che lei, in un modo o nell'altro, avrebbe potuto risolvere. O quantomeno gestire, affrontare. C'era chi ragionava in termini positivi e chi - come Hyram Price, Roeim e anche l'uomo che aveva davanti - sembrava invece proporle la possibilità di una soluzione che non avesse cura dei danni che avrebbe procurato. Ma tutti pensavano che la possibilità di venirne a capo fosse nelle sue mani. Niente di più distante dalla verità di cui la veggente era a conoscenza.
    Lui ha scelto questo.. per me.
    Altri non avrebbero capito, ma lo sconosciuto sì. Perché quello, in realtà, non era affatto uno sconosciuto qualunque. Cassandra non aveva mai avuto a che fare con quell'uomo a livello personale, ma ora finalmente riconosceva il suo volto. Ricordava di averlo visto sui giornali, più di una volta, di aver letto più di un articolo su Castiel Westwood già molto prima di conoscere Roeim ed avvicinarsi alla magia oscura. In alcune circostanze, frequentando ambienti che si erano aperti a lei grazie al legame con Nystrom - nei quali Cassandra si era aggirata inquieta e silenziosa, sentendosi fuori posto come in ogni altro luogo - le era capitato di sentire molte storie su quello che si diceva essere il mangiamorte più folle rimasto in circolazione.
    Si dice in giro che Dio punisca anche te, Castiel.
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    Aveva collezionato diversi richiami per "problemi comportamentali" nel corso degli anni trascorsi a Castelobruxo. In particolare durante il primo anno, quando era solo un'undicenne che si ritrovava ad affrontare dinamiche a lei totalmente nuove e sconosciute: coetanei che cercavano la sua compagnia, provavano a fare amicizia. Non era abituata a vedere negli approcci confidenziali qualcosa di positivo, tanto che una volta aveva morso la mano di una bambina dalle lunghe trecce bionde che aveva affondato le dita nella sua criniera riccia, probabilmente con la semplice intenzione di saggiare la morbidezza di quella cascata ramata. Altre volte, innocui approcci di cui lei e suo fratello erano stati oggetto l'avevano spinta ad esplosioni di magia incontrollata, oppure ad utilizzare le competenze magiche appena apprese come arma contro il suo prossimo. Era finita in punizione svariate volte, le erano state negate alcune gite e avevano addirittura provato ad imporle uno psicologo, inutilmente. La sua mente infantile ormai aveva subito danni irreparabili - o per i quali, quantomeno, sarebbe servito un approccio molto più clinico - e ciò che infine le aveva permesso di proseguire il proprio percorso scolastico era stata l'inevitabile tendenza dei suoi coetanei ad evitarla, creando attorno a lei uno spazio vuoto che le permetteva di sentirsi al sicuro, lontana da chiunque non fosse Luis.
    Da quando era arrivata in accademia la sua vita era stata oggetto di alcuni cambiamenti. Altri esseri umani erano entrati a far parte della sua cerchia affettiva: quasi tutti a fatica e passando per svariate complicazioni. Ma i problemi comportamentali che non le permettevano di ambientarsi al meglio all'interno di una comunità studentesca non si erano certo dissolti nel nulla. Cassandra non aveva mai fatto niente per lavorare su di essi, di conseguenza non vi era stato alcun superamento né elaborazione che le permettesse di reagire in modo differente di fronte a situazioni come quella che, per esempio, stava vivendo in quel preciso momento.
    Perché è una scena che catalizzerebbe l'attenzione di chiunque, idiota.
    Lo redarguì a denti stretti, controllando a stento il desiderio di non limitarsi agli insulti. Il ragazzo insisteva nel volerla mettere alle strette con domande che per lei erano superflue, oltre che fastidiose, ma quel che era peggio era l'arroganza con cui pretendeva delle risposte. Una pretesa non era qualcosa che la Rocha fosse propensa a digerire tanto facilmente. Le pretese assomigliavano troppo agli ordini, alle costrizioni.
    Dai per scontato che ci riusciresti..
    Di nuovo quel desiderio di provocare l'altro, spingendolo a decidere se ritrarsi o accogliere tale provocazione. Non le era mai servito un pretesto che potesse apparire accettabile per aggredire qualcuno, ma la sua posizione all'interno del campus era stata messa a rischio più volte e forse lei stessa aveva bisogno di appellarsi alla scusa della "difesa" per fare del male a quello sconosciuto che si ostinava a minacciarla.
    Sai che c'è? Non sono famosa per la mia pazienza..
    O forse lo stava realmente avvisando. Forse avrebbe davvero preferito risparmiarsi quello scontro e sperava che la razionalità, per una volta, potesse avere la meglio sul suo istinto. Che la razionalità potesse contenere persino il dolore che provava in quel momento, la sofferenza per l'allontanamento di Luis che la rendeva così incline a sfogare rabbia e frustrazione su un altro essere umano. Non voleva lasciare l'accademia, non ancora.
    A me sembra che qui di ficcanaso ce ne sia uno solo. Io non conosco il tuo nome.. perché non me ne è fregato un cazzo di informarmi al riguardo.
    Ma era arrabbiata. Lo era davvero e si chiedeva se l'altro si rendesse conto di quanto farla arrabbiare, mettendo a dura prova la sua sopportazione quasi inesistente, fosse una pessima mossa. Forse sottovalutava il suo potenziale per qualche ragione - probabilmente perché lei era una ragazza, a giudicare dall'appellativo che le aveva rivolto - ma l'errore più grande che stava commettendo era quello di sottovalutare la sua furia e la sua tendenza a declinare il dolore in odio e violenza. Cassandra sentiva la mano che teneva la bacchetta formicolarle a causa della forza con cui le sue dita si stringeva spasmodicamente attorno al legno, ma fu il passo indietro mosso inaspettatamente dal ragazzo a trattenerla ancora dallo scagliarsi contro di lui.
    E come te lo dovrei dimostrare? Vuoi una promessa con la mano sul cuore?
    Lo schernì senza l'ombra di un sorriso, rimanendo immobile e senza distogliere gli occhi da quelli del riccio. Non riusciva a capire quale genere di dimostrazione l'altro si aspettasse da lei e l'apparente calma che il suo avversario sembrava avere adottato non faceva che renderla più sospettosa, ostile.
    Senti, non pensi che una persona che si aggira per Nocturn Alley probabilmente ha i propri interessi a cui pensare?
    Fu a quel punto che perse la pazienza, ma stranamente non si mosse nella direzione più estrema che un evento simile avrebbe potuto farle intraprendere. Invece di attaccarlo, l'esasperazione la spinse ad estrarre dalla borsa il libro acquistato il giorno prima, stando attenta a non smettere mai di tenere l'altro sotto tiro con la bacchetta. Mollò con malgrazia il tomo contro il petto dello studente, invitandolo ad afferrarlo con una sollecitudine che aveva in sé una vibrante ferocia.
    Si trattava di un volume di magia nera con una connotazione storica. Era stato infatti scritto da un gruppo di streghe che erano state bruciate - evidentemente in modo del tutto inutile - durante la caccia alle streghe del Medioevo: una parte del libro era dedicata alla narrazione del loro vissuto ed una parte ad incantesimi di magia nera messi a punto per perseguitare i babbani che le avevano condannate. Si trattava di magie complesse ed originali - non rintracciabili in qualunque libro di magia oscura - che facevano leva sulle più grandi paure che i babbani dell'epoca associavano alla stregoneria, su ciò che più animava il loro istinto persecutorio e discriminatorio. Una lettura piuttosto interessante, insomma.
    Come ti ho già detto, facevo acquisti.
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    Se solo esitava a soffermarsi un attimo su ciò che stava accadendo le risultava davvero difficile crederci. Capire come lei ed Hyram fossero arrivati a sostenere una conversazione senza che ciò assumesse connotazioni prettamente negative le sembrava fuori dalla sua portata: non perché si fosse persa qualcosa dell'evoluzione di quel dialogo, ma semplicemente perché il comportamento del Price nei suoi confronti era sempre lontano dalla sua comprensione. In generale capiva fin troppo bene alcuni suoi pensieri e ragionamenti, ma non aveva mai compreso davvero il suo modo di approcciarsi a lei: probabilmente anche perché, nel corso del tempo, aveva mutato forma più di una volta. Dopo l'ultima discussione che avevano avuto, la Rocha aveva immaginato che non ci sarebbe più stata alcuna occasione di confronto e sinceramente se ne era sentita sollevata.
    Si era presentata ad Hyde Park, quel giorno, con intenti aggressivi e mossa da una notevole dose di rabbia, ma ora la sua disposizione d'animo aveva subito una bizzarra variazione. Non che fosse incline a fidarsi di lui, a perdonargli determinati comportamenti o a considerare di nuovo l'idea di qualcosa di simile ad un'amicizia. Ma non voleva più portare quell'incontro al suo termine il prima possibile, perché ciò su cui si stavano confrontando toccava i suoi interessi e rispondeva ad interrogativi che sovente poneva a sé stessa. Sarebbe stato assurdo sostenere di non provare più ostilità nei confronti dell'altro, ma adesso una certa curiosità aveva preso il sopravvento su tutto il resto.
    Ci sono volte in cui non lo fa? L'amore che conosco io è sempre assoluto.
    La sua costatazione aveva un che di amaro e l'espressione sul suo volto era quasi tetra. In definitiva, per Cassandra, quella verità imprescindibile dell'amore non era che una drammatica condanna. Una delle tante che la vita sceglieva di imporre agli esseri umani. L'amore era assoluto, dunque era fonte di sofferenza e infondo era una punizione intrinseca alla sua stessa essenza. L'evoluzione del suo rapporto con Luis era la prova tangibile di quella verità, lo aveva sempre creduto.. ma il dolore che provava ora lo rendeva ancora più evidente ai suoi occhi. A volte si sentiva sopraffatta dall'assoluta certezza che quell'amore - che ormai considerava non ricambiato - avrebbe finito con l'annientarla.
    Ma credo non faccia per me, dopotutto.
    Si strinse nelle spalle, scuotendo appena la criniera di ricci ramati. Per anni aveva creduto che l'amore gemellare fosse l'unico che era in grado di provare, ma era riuscita a convivere senza problemi con quella convinzione. Accettare il fatto che l'amore non fosse qualcosa per lei, che la sua incapacità di meritarlo avrebbe finito per trasformarlo nel suo veleno, era molto più difficile. Estenuante.
    Se quello che provi per tuo fratello non è cambiato, significa che conti di poter convivere con questa mancanza perenne. Non so se il tuo è coraggio o presunzione.
    Gli offrì quella considerazione con una naturalezza priva di veli. Quello era esattamente l'interrogativo che si stava ponendo, una domanda a cui non riusciva a dare una risposta netta, pur avendo a che fare con il principe della presunzione. Lei, dal canto suo, non poteva dirsi presuntuosa e non si considerava particolarmente coraggiosa, di conseguenza immaginava che un simile approccio fosse lontano dalle sue possibilità.
    Tu ti sei ricostruito partendo da questa perdita?
    Lo squadrò di sottecchi, un'espressione seria dipinta sul volto. La curiosità ad animarle i grandi occhi azzurri. Non gli stava lanciando una provocazione, anche se forse uno sguardo disattento avrebbe potuto pensarlo. Ma lei, infondo, era molto più incline agli attacchi diretti e senza preamboli che ai giochetti provocatori. Voleva una risposta sincera, per quanto si rendesse conto che la formulazione di essa non fosse affatto semplice.
    E chi credi di essere diventato.. esattamente?
    Ancora una volta, era più che altro il suo tono stranamente pacato a rendere evidente la sincerità di quell'interrogativo. C'erano così tanti aspetti che non capiva circa il comportamento di Hyram, non solo quello nei suoi confronti. Ed era convinta che ciò dipendesse anche dalla sua difficoltà nell'inquadrare la reale percezione che quel ragazzo aveva di sé stesso. Un ostacolo che, in effetti, Cassandra aveva con molte persone.. ma che era particolarmente marcato con il Price.
    A volte mi capita davvero di pensare che io e te ci assomigliamo. azzardò dunque, cercando di esaminare quelle similarità senza soffermarsi su quanto facile le riusciva il detestarle Ma io non costruisco, Hyram. Spesso ho solo voglia di distruggere.
  15. .
    Hyrwndz
    Non la sorprese vedere il ragazzo recuperare la propria bacchetta, dal momento che era esattamente quello che avrebbe fatto chiunque nel ritrovarsi sotto tiro. Solo che lei non intendeva permettergli di formulare nemmeno il più innocuo degli incantesimi: per questo, mentre lo sconosciuto teneva la sua arma sospesa a mezz'aria, la Rocha non accennò a ritrarre la propria scostandola dal punto in cui si trovava. La punta della bacchetta premeva contro la stoffa degli indumenti del riccio, pungolando la pelle sottostante come a voler rimarcare un vantaggio che la brasiliana era intenzionata a mantenere.
    Non si sarebbero mai ridotti a questo, dopotutto, se lui non avesse osato afferrarla. Se dopo averlo intravisto a Nocturn Alley Cassandra non gli aveva riservato altro che indifferenza, perché lui non aveva avuto la saggezza di fare lo stesso? Sembrava in cerca di guai e presto se li sarebbe procurati davvero, se avesse insistito ulteriormente. L'unico motivo per cui Cassandra non lo aveva colpito subito era che un'altra aggressione tra i confini del campus non era esattamente ciò di cui aveva bisogno sul proprio curriculum accademico.. non se voleva continuare il suo percorso da necromante tra quelle mura.
    Infatti ero nel posto giusto.
    Lo sguardo fermo e ostile nel limitarsi ad offrirgli la verità, senza traccia di scuse o tentativi di apparire più innocente. Lei non era mai stata innocente. E non era nemmeno innocua. Il giorno prima si era recata a Nocturn Alley perché era lì che voleva andare e se questo non rassicurava abbastanza il ragazzo beh, non era certo un problema della veggente.
    Cercare di mettere in soggezione una ragazza chiamandola "bambolina" non è un granché. Puoi fare di meglio.
    Non era esattamente da lei, eppure si rese conto della sfumatura di sfida che aveva assunto il suo tono. Cassandra non era mai stata una provocatrice: lei non istigava la violenza, ma la cercava in modo diretto. Non stuzzicava il prossimo: o lo ignorava respingendone ogni approccio o piuttosto gli rovesciava addosso la propria ira, se qualcosa la spingeva a farlo. Quel tono volutamente provocatorio, lo scherno nella sua voce, le ricordarono piuttosto l'atteggiamento di Hyram Price e questo la fece inorridire. Un'associazione disturbante che alimentò la sua ira.
    Guardo quello che mi pare, soprattutto se me lo ritrovo sotto il naso. Se vuoi più privacy dovresti torturare la gente altrove.
    Sembrava che il riccio avesse qualcosa da nascondere o non si sarebbe affannato tanto per fare le dovute verifiche. Eppure proprio il suo atteggiamento poneva un'ulteriore attenzione sul suo operato: se la Rocha fosse stata minimamente interessata ad intromettersi negli affari altrui, a quel punto le minacce dell'altro avrebbero avuto il sapore di un invito.
    Che cazzo hai detto?
    Fu quell'ultima intimidazione a farla scattare. La rabbia crebbe vertiginosamente portando la ragazza ad accorciare ulteriormente le distanze. La punta della bacchetta premette con più forza contro il corpo dell'altro, forse abbastanza da rendere tale presenza minimamente dolorosa, mentre il volto della Rocha scattava in modo repentino avvicinandosi a quello di lui. La differenza di altezza creava un dislivello che consentiva allo sconosciuto di guardarla dall'alto in basso, ma Cassandra non ne era intimidita. Se anche lo avesse considerato una minaccia, quando la sua rabbia veniva sollecitata in quel modo non vi era spazio per altre emozioni. Sentiva l'odio ribollirle dentro: un odio profondo, ancestrale, che non aveva a che fare esclusivamente con quello sconosciuto che si permetteva di minacciarla e metterla alle strette. Odiava coloro che avevano avuto quel ruolo per primi nel corso della sua vita, odiava sé stessa e odiava la metà della sua anima che stava perdendo. Ma il suo odio era talmente pregno di disperazione che sentiva l'impulso ormai sempre più frequente di rivolgerlo a tutti, indiscriminatamente. Di restituire al mondo tutta la violenza subita, quella che aveva messo radici dentro di lei. O che forse.. le apparteneva sin dal principio.
    Tu non devi concedermi proprio niente. sibilò, controllando a stento il desiderio di colpirlo e dare inizio ad un duello magico che li avrebbe messi entrambi nei guai Non ci sono molti motivi per recarsi a Nocturn Alley, non credi? Facevo acquisti. Ti ho visto usare due Maledizioni Senza Perdono su un ragazzo. Il problema è che tu commetti l'errore di credere che me ne freghi qualcosa.
159 replies since 24/3/2019
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