Posts written by AlexMatteh

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    CITAZIONE
    Il ticchettio della tastiera aveva la straordinaria capacità di calmare Galatea. Chissà perché, si stava chiedendo in quel momento. Ad essere sincera, non ci aveva mai pensato prima di allora: era una di quelle cose che dava per scontato senza preoccuparsene troppo. Amava scrivere al computer, anche solo ricopiare gli appunti delle lezioni all’Hakoniwa era una cosa che la rilassava parecchio. Tutte le persone che conosceva erano più che concordi nel ritenere gli scontri, le botte e le battaglie la sua unica fonte di soddisfazione e tranquillità. Immaginava già il loro stupore nel momento in cui l’avessero scoperto: una delle guerriere più indomite in circolazione che si tranquillizzava al suono dei tasti di un computer. Potrebbe valere lo stesso anche per le macchine da scrivere, stava pensando Galatea quando questo flusso di coscienza fu interrotto dalla voce di Satomi.
    “Ho avvertito il tuo cambio d’umore” disse la giovane ragazza, mentre le dava ancora le spalle. Era seduta al computer, ed era lei la fonte di rumore che stava analizzando Galatea fino a un secondo prima.
    “Come scusa?”
    “Beh, ormai vieni qui da un po’ di tempo, sono abbastanza intelligente da essere in grado di associare i tuoi cambi di umore e di sensazioni con quanto accade in questa stanza”.
    “E dunque?” Galatea avrebbe negato fino alla morte questa nuova scoperta.
    “E dunque ora sei sulla difensiva di nuovo e sei tornata allo stesso identico umore di prima. Anche qui sei perfettamente in grado di fregare la mia empatia e manipolare le tue stesse emozioni. Comunque, non lo dirò a nessuno, tranquilla” concluse Satomi sorridendo. Si era appena voltata verso di lei, dalla sua sedia girevole. I lunghi capelli azzurri erano legati in una coda stranamente all’insù. Ma Galatea aveva ormai imparato che “normale” non era una parola adatta alla sua nuova amica. Eppure, le si stava affezionando moltissimo: c’era qualcosa in lei che riusciva a metterla a suo agio in ogni situazione. Forse era questo il dono di un’empatica.
    “Ormai sai benissimo che faccio fatica a comunicare le mie emozioni” disse Galatea, in risposta. Anche se era consapevole anche di questo. Non le poteva più nascondere nulla. O quasi.
    “Lo so, ma con me non ha senso farsi questo genere di problemi!”
    “Forse hai ragione…”
    “A proposito di avere ragione – sicura di non voler fare un tentativo? Nemmeno piccolo? Potrebbe avere comunicazioni utili”. Chissà perché Galatea sapeva benissimo che avrebbe tirato fuori quell’argomento. Dopotutto, avrebbero dovuto affrontarlo in qualche modo. “Da quando sono riuscita a recuperare parte della sua memoria non hai voluto saperne di incontrarla”.
    “Scusa se non ho voglia di incontrare la mia madre pluriomicida e distruttrice di mondi e famiglie” rispose Galatea, all’apice del suo sarcasmo. Senza accorgersene, si era anche alzata e aveva iniziato a camminare avanti e indietro.
    “So benissimo come ti senti –“
    “Ne dubito fortemente. Empatia o non empatia, quello che ho passato per colpa sua è inimmaginabile: ha eliminato tutto ciò che di più caro avevo al mondo. Io vivo qui con voi, è vero, ma questo non è nemmeno il mio tempo – né tantomeno il mio mondo!” Galatea si ritrovò a gridare, anche se sapeva perfettamente che Satomi non c’entrava nulla con tutto quello che era successo. Anzi, lei per prima ne era stata vittima.
    “Devi contare che quel potere non era propriamente suo; inoltre, dai dati che abbiamo analizzato ultimamente, si può anche ipotizzare che quel potere sia stato creato in laboratorio!”
    “Nessuno ci garantisce che non sia stato creato proprio da lei, però”
    “Difficile! A quel che mi dici la tua gente credeva fermamente in queste entità, le stesse che ora vivono nel tuo corpo e nella tua mente – potresti farle intervenire…”
    “Non ne sanno nulla e non avrebbero motivo di mentire. Sono nate in quel mondo e in quel tempo, ma non hanno ricordi di vite precedenti. Sanno solo che ad un certo punto sono venute al mondo” spiegò Galatea, sempre più scettica sull’argomento. Tutto ciò che riguardava sua madre la rendeva estremamente suscettibile. “Hai fatto altri progressi sulla frattura?” Chiese, sperando di riuscire a cambiare argomento. Apparentemente, Satomi decise di assecondarla.
    “No, rimane sempre fissa nello stesso punto, senza cambiare”; mentre parlava, Satomi cliccò un paio di tasti, facendo comparire una serie di schermi azzurri con delle scritte su di essi. Galatea si avvicinò, leggendo quanto riportato. “Stando alle informazioni che ho raccolto, sembra che da mesi nessuna forma di vita esca o entri da quella frattura dimensionale. Oltretutto, la natura sembra proteggerla, mantenendola stabile” spiegò Satomi.
    “Queste piante intendi? Strano, sembra che la stiano trasformando facendola entrare a far parte del loro stesso ecosistema. Curioso, eppure dovrebbe essere estranea a tutto questo”.
    “Vero, però non dimenticare che la natura si adatta: probabilmente quella frattura sta irradiando una forma molto particolare di energia vitale che attrae le forme viventi attorno ad essa”, fu la risposta di Satomi, mentre continuava a digitare furiosamente sulla tastiera del computer.
    “E questo? Di cosa si tratta? Cosa indicano questi valori di energia?” Chiese poi Galatea, fissando lo schermo alla sua destra.
    “Quelli sono valori strani, in effetti – pare che l’energia si comporti effettivamente in modo strano. Hai presente come funziona un buco nero?” Chiese Satomi.
    “Sì”
    “Ecco, è uguale. Non è da escludere che molte delle forme di vita che vi si sono avvicinate siano state trasportate dall’altra parte. Animali o esseri umani inclusi” aggiunse la ragazza.
    “Ma non sappiamo se il processo funzioni anche al contrario; anzi, possiamo supporre che nessuno riesca ad uscire, dato che nessuna forma di vita è più passata da questa parte”
    “Molti degli Eaters ce l’hanno fatta, però” suggerì Satomi.
    “Ci dev’essere una via d’uscita dunque. Bisogna continuare a cercare e tenerlo sotto controllo: se davvero c’è un portale che porta in questo mondo va chiuso ad ogni costo. Potremmo usare la via d’ingresso per far ritornare gli Eaters nel loro mondo”, azzardò Galatea.
    “Conosco quegli occhi, Galatea. Non ho bisogno di usare il mio potere: so che hai in mente qualcosa. Mi hai parlato di come vivono gli Eaters e di come sono organizzati: non vorrai parlare con lei…”
    “Abbiamo alta scelta? Dopotutto le sto offrendo un’intera dimensione senza che nessuno la disturbi…” le rispose Galatea. Difficile, ma fattibile. Dopotutto quello che Anne Redfox, la regina degli Eaters, voleva era semplicemente un suo dominio su cui regnare. Gli Eaters avrebbero comunque potuto cibarsi di ciò che avrebbero trovato dall’altra parte. Bastava convincerla che ci fosse qualcosa dall’altro lato di abbastanza appetibile per lei e per tutti loro.
    Galatea smise di fissare quanto c’era scritto sugli schermi azzurri di Satomi. Prese a camminare in cerchio, pensando. In quei mesi avevano scoperto parecchie cose: la frattura dimensionale da cui erano passati gli Eaters, il fatto che essa sembrava aver creato una sorta di portale stabile per entrare nella dimensione d’origine di Galatea. Ma la cosa più sconvolgente di tutte era che Satomi fosse riuscita a recuperare parte della mente di Akane, sua madre.
    “Voglio parlare con lei…” disse all’improvviso. Non si era neanche quasi resa conto di averlo detto. Le era uscito quasi spontaneamente, tutt’a un tratto.
    “Ok questa sì che è una sorpresa” disse Satomi, che non si aspettava una richiesta del genere da parte di Galatea. E poi così all’improvviso. Cosa le aveva fatto cambiare idea?
    “Dopotutto lei era il boss di Anne Redfox e di tutti gli altri Eaters, sa benissimo come si comportano e quello che vogliono. Fanno parte del suo piano di conquista originale e sono nati dai suoi poteri, anche se ora sappiamo che si è servita di altre persone per crearli – cosa ancor più riprovevole” rispose Galatea. Sapeva che se non l’avesse messa in contatto subito con Akane avrebbe deciso di non farlo più.
    “Non dimenticare che alla fine ci ha aiutati a fermare quella che avrebbe potuto essere la fine del mondo…” suggerì l’altra ragazza, cercando, invano, di farla ragionare. Satomi era fortemente convinta che le persone meritassero sempre una seconda opportunità, anche i e le peggiori.
    “L’aver salvato la tua vita, per quanto io possa esserle grata, non fa di lei una persona migliore. Una vita non bilancerà mai tutto il male che ha fatto – si è lasciata soggiogare da quei poteri immensi, senza pensare alle conseguenze; volevo solo altro potere, e quella sete l’ha consumata interamente” fu il commento carico di rancore di Galatea. I sentimenti negativi che provava in quel momento investirono Satomi. Poteva biasimarla, forse? Difficile.
    “Dunque… Vuoi fare un tentativo?”
    “Sì, ma non avrà minimamente accesso alla mia mente”
    “Certo che no, apparirà su uno di questi schermi” disse Satomi, premendo di nuovo una serie di tasti. Gli schermi cambiarono improvvisamente, fondendosi in uno. Su di esso, comparve Akane, ormai tornata al suo aspetto originario – i suoi capelli erano lunghi e di un nero scuro come la notte, mentre indossava un abito lungo, a metà strada da un vestito e un kimono. Quell’immagine fece un certo effetto a Galatea.
    “Bentrovata”
    “Tagliamo corto” le rispose subito la figlia, che non aveva alcuna intenzione di sentire troppe smancerie, soprattutto da parte di sua madre, “sei nella mente di Satomi, quindi avrai sicuramente sentito quello di cui stavamo parlando: potrebbe funzionare secondo te?”.
    “Come sempre non perdi tempo, vedo… Non chiedi nemmeno come sto?” La punzecchiò Akane, anche se il tono tradiva un certo disappunto. Forse, in una parte remota di quella donna, c’era davvero la volontà di ricostruire in qualche modo il rapporto con la figlia perduta tanto tempo prima.
    “Non è importante: rispondi alla mia domanda, o per me la conversazione finisce qui”
    “Eeeeeeeh… In fin dei conti non posso biasimarti – potrebbe funzionare, gli Eaters sicuramente troveranno altre forme di vita. Era ciò di cui stavo parlando con Satomi: quasi sicuramente in quella dimensione si è ricreata una forma di umanità differente da quella che conosciamo noi in questo mondo. Ricordate che non è mai stata distrutta ed è rimasta aperta. Senza contare che, date le proprietà della frattura, la sua struttura da buco nero potrebbe aver attratto alcuni esseri umani al suo interno. Non sapete per quanto tempo sia stata effettivamente aperta e voi l’avete tenuta sotto controllo solo da alcuni mesi” spiegò Akane, rivolgendosi un po’ a Galatea e un po’ a Satomi. Anche in questo caso, dal suo sguarda traspariva una sicurezza che era difficilissima da trovare nelle persone comuni.
    “Giusto, effettivamente non siamo a conoscenza di quanto accaduto dall’altra parte. Anne Redfox potrebbe aver mandato qualcuno, o essere a conoscenza del passaggio per tornare in questo mondo”
    “In quel caso dovresti assicurarti di scoprirne la posizione prima che gli Eaters vadano dall’altra parte, per sigillarlo una volta per tutte” suggerì ancora la donna, guardando con un po’ di orgoglio la figlia, coraggiosa e preparata come sempre.
    “Chi ci dice che non ce ne siano altre?” Chiese Satomi, interrompendo quella conversazione.
    “Nessuno, ma dubito che siano molto lontane da quella di entrata: la dimensione che si era creata durante il mio controllo era esattamente lì, in quel punto, ma in un diverso spazio. Nulla cambia rispetto alle sue misure, però. Lo spazio occupato era quello, che corrisponde in tutto e per tutto a quello che avrebbe occupato se fosse stata qui nella nostra dimensione” spiegò ancora Akane, proseguendo in quella conversazione. Di solito non parlava così tanto, osservò Satomi. Percepiva un qualcosa di sottile e profondo in quella conversazione, come se Akane non volesse lasciar andare Galatea. Pareva volesse continuare a parlare a tutti i costi.
    “Di conseguenza gli strumenti di Satomi dovrebbero essere in grado di rilevarli tutti, uno per uno. Se sono lì, li troveremo. Puoi mandare dei droni in ricognizione?” Chiese Galatea.
    “Certo! Sono già pronti – inoltre, potremmo sempre considerare l’aiuto di Kagari” aggiunse Satomi.
    “No. Per quanto sia forte e preparata non voglio rischiare di mandarla sul posto da sola”
    “Kagari?” Chiese Akane, curiosa. Sapeva che erano molto amiche e la giovane ragazza che controllava il fuoco aveva partecipato all’ultima battaglia per la salvezza del mondo. “Il suo potere è molto interessante, dalle informazioni che possiede Satomi mi sembra in grado di passare in ricognizione con le sue fiamme ampie porzioni di territorio… Sarebbe perfetto! I droni possono essere facilmente ingannati o distrutti”
    “A differenza tua non sono una persona che sfrutta le persone per il proprio tornaconto” le rispose secca Galatea.
    “C’è di mezzo il futuro dell’umanità forse. È una minaccia che non si può ignorare questa: e poi le basterà mantenersi a distanza di sicurezza” continuò ad insistere Akane. Galatea provò un enorme fastidio: aveva ragione sua madre e la cosa non le piaceva per niente.
    “Vedremo: non hai risposto alla domanda principale” la incalzò lei, a questo punto.
    Akane, ormai rassegnata alla chiusura della figlia nei suoi confronti, decise di rispondere, con una punta d’irritazione nella voce, nemmeno troppo velata: “Anne Redfox potrebbe benissimo accettare. Si annoia facilmente e questo mondo potrebbe averla già stufata: è sempre stata il capo dei miei Eaters e la migliore di tutti i miei sottoposti. Devo rivelarti, però, che la sua creazione è stata solo in parte opera mia”.
    “Lo sappiamo, lei stessa ce lo ha rivelato tempo fa. Che mi sai dire del suo creatore?”
    “Aveva un potere molto interessante: era in grado di creare creature magiche dai suoi quadri. Amava dipingere e, da quel che ricordo, era una persona incredibilmente buona, ma anche molto sola. Il suo potere spaventava molte persone, soprattutto quando le creature che creava diventavano incontrollabili. Voci dicevano che avesse creato una famiglia per sé stesso da quei quadri e che fosse fuggito. Io personalmente non l’ho più trovato. Non valeva la pena di cercarlo, avevo altri modi per far prolificare gli Eaters” rivelò ancora Akane. Curiosamente, sembrava che Galatea fosse interessata a quello che stava dicendo: “Anne Redfox ha sempre voluto ritrovarlo, segretamente. Credo che sia convinta che lui sia tornato di là, o in qualche modo che sia ancora nascosto in quella dimensione. In base a quanto ha scoperto Satomi…”
    “Pare che la volpe si stia muovendo parecchio in questo periodo. I miei droni l’hanno rilevata in diverse zone della città, più volte” la interruppe Satomi, ignorando lo sguardo incandescente lanciatole da Akane. “Stranamente, pare che la sua ricomparsa sia coincidente con l’arrivo di una nuova studentessa all’Hakoniwa. Ha iniziato a girovagare per quella zona, e, incrociando i dati di tutte le presenze degli studenti, l’unica ad essere sempre presente nell’area limitrofa ad Anne Redfox era questa” continuò Satomi. Premendo un paio di tasti, su un altro schermo comparve la foto di una ragazza giovane e molto particolare: aveva i capelli rosa e raccolti in due code. Per il resto, sembrava una studentessa qualunque.
    “Interessante” disse Galatea. “Potrebbe essere l’obiettivo della volpe in qualche modo. Abbiamo modo di rintracciarla?”
    “Già fatto: il suo nome è Lucy Wolfheart, vive negli appartamenti della scuola. In precedenza, viveva in un orfanotrofio parecchio lontano da qui. La sua è una storia strana: pare sia stata ritrovata dai proprietari dell’orfanotrofio una notte. Non si sa chi siano i suoi genitori” spiegò Satomi.
    “Bene – non resta che fare due chiacchiere con questa ragazza allora”, disse Galatea, mettendo un punto a quella conversazione. “Grazie” aggiunse, rivolta ad Akane. La donna fu sorpresa di quella parola, pronunciata da sua figlia nei suoi confronti, e si limitò a rispondere con un cenno della testa. Poco dopo, la sua immagine scomparve dallo schermo, per tornare nel silenzio della mente di Satomi.
    “A presto, allora” disse Galatea. Come sempre, le sue decisioni erano improvvise e prese di punto in bianco. Satomi sorrise: anche se non lo aveva detto espressamente, Satomi sapeva che le era grata per aver reso quell’incontro tanto difficile con la madre scevro da giudizi e scene imbarazzanti. “Va bene, a presto” ricambiò Satomi. Mentre Galatea usciva, Satomi spense il computer principale e si alzò dalla sua sedia. Afferrò lo zaino e uscì, diretta al suo bar preferito. C’era una persona che voleva incontrare e non vedeva l’ora di farlo. Stando a quanto era accaduto quel pomeriggio, le cose sarebbero potute peggiorare molto presto. Tanto valeva conservare e nutrire i rapporti con i suoi amici in quei giorni. Finché c’era tempo.
  2. .
    CITAZIONE
    I suoi ologrammi erano riusciti a trattenere la nuova minaccia solo in parte. Il loro avversario era dotato di poteri davvero straordinari, fuori dalla portata di Satomi e anche di Enma. Probabilmente, anche la loro amica Galatea avrebbe avuto immense difficoltà nell'abbatterlo. In poco tempo, infatti, Satomi si ritrovò bloccata: a giudicare da quello che diceva, le sue capacità erano basate sulla fortuna. L'antilogica per definizione. "Come posso sconfiggere con la tecnologia qualcosa che è programmato per essere totalmente imprevedibile e fuori dai paradigmi scientifici? Inoltre, anche la mia empatia sembra essere totalmente fuori gioco: non avverto nulla, se non una generica emozione inclassificabile provenire da lui... Che sia questo ciò che si prova al cospetto di cose astratte come fortuna e destino? Al di fuori del controllo e della comprensione umana? Anche di gente come noi dotata di poteri?". Furono questi i pensieri di Satomi, ma non fu in grado di tradurli in azioni concrete. O meglio, non ebbe minimamente il tempo. In men che non si dica, si ritrovò fuori dall'orfanotrofio, sbalzata nel cortile - probabilmente, quello era un altro dei poteri del loro avversario. "Enma?" Chiese preoccupata. Nessuna risposta. "Quel tipo era ossessionato da lui! E poi...." per un attimo a Satomi era sembrato quasi che i due fossero la stessa persona. La sua empatia era fuori gioco con quell'avversario, eppure quando si era concentrata su entrambi aveva avvertito qualcosa. Un qualcosa in comune. "Ma cosa?" si chiese, mentre continuava a guardarsi intorno. Il cortile dell'orfanotrofio era quasi irriconoscibile: fosse, buche, muri abbattuti, bruciature. Riuscì addirittura a scorgere i corpi delle due guardie che li avevano accolti.

    Satomi si avviò, muovendosi di nuovo verso l'edificio principale, cercando di percepire la presenza di Galatea e della loro nuova, improvvisata, alleata (di cui, ad essere sinceri, Satomi non si fidava affatto). Un concentrato di emozioni proveniva proprio dall'ingresso dell'edificio: Galatea, Anne Redfox e.... Chi era quella terza figura? Satomi fu investita da una serie di emozioni potentissime, quasi incontrollabili. I suoi circuiti e sistemi di controllo avevano iniziato a vacillare. Che fosse così tanto potente? Perché in quel luogo continuavano ad uscire esseri dai poteri eccezionali?

    Satomi percepì istantaneamente le emozioni di Galatea: in quegli ultimi mesi avevano lavorato parecchio assieme, aveva imparato a conoscerla a fondo, soprattutto grazie al suo dono dell'empatia. Eppure, stava avvertendo una sensazione nuova, che non aveva mai avvertito prima nella sua nuova amica: paura. Se anche l'alleata più coraggiosa e potente che avesse mai visto era così spaventata di chi aveva di fronte, allora c'era seriamente di che preoccuparsi.

    "Fa bene a preoccuparsi, nemmeno io ritenevo che fosse possibile una cosa simile"
    "Come scusa?" Satomi avvertì tutto lo stupore di quella parte nascosta nella sua mente, che era riuscita a recuperare dopo mesi di esperimenti, sfruttando sempre il suo dono.
    "Galatea sta affrontando qualcuno che nemmeno io pensavo potesse essere ancora vivo... Ero convinta di averla eliminata tantissimo tempo fa, nella nostra dimensione"
    "Quindi la conosci... Akane?"
    "Certamente. Riconoscerei quell'aura dovunque: siamo al cospetto della mia seconda figlia. O almeno, di ciò che ne è rimasto. Tempo addietro la utilizzai per stabilizzare e generare gli Eaters: i suoi poteri erano molto simili a quelli di Galatea, ma lei era dotata di una forma diversa di poteri legati alle piante. Era in grado di generare vita, di curare e ridare forma a ciò che era stato reciso o distrutto. Ecco perché ho utilizzato i suoi poteri per fare in modo che gli embrioni, se così possiamo chiamarli, degli Eaters composti da un mix di creature sopravvivessero. All'epoca non sapevo affatto che questo suo potere avesse degli effetti secondari non di poco conto
    "Stai dicendo che il potere di questa donna aveva degli effetti negativi? Beh, non mi stupisce, d'altronde si tratta di un potere decisamente avanzato"
    "Per ogni corpo o essere che curava, rigenerava e rimetteva in sesto, infatti, la sua stessa essenza vitale ne assorbiva il dolore ed il vissuto. Fra le sue piante risuonava, dunque, il dolore del corpo che lei stessa stava curando. E, di conseguenza, nella sua mente e nel suo corpo. Ora: tutto questo era sopportabile nel caso di una, due o poche persone. Guinevieve (questo è il suo nome, lo avevo scelto appositamente con un'altra G) era in grado di distribuire quel dolore nel tempo."
    "Immagino, però, che non avesse il tempo di farlo sotto le tue pressanti richieste"
    "Precisamente... Non vado fiera di quello che ho fatto, penso tu più di tutti possa sentirlo. All'epoca, il potere che avevo dentro di me era così potente da rendermi un essere totalmente alieno dalla razionalità e alle emozioni umane. Tutto quel dolore rese Guinevieve sempre più vicina al baratro della follia: iniziò ad avere visioni, incubi, dolori fisici. Anche il suo aspetto cambiò, a partire dal colore dei suoi occhi. Fui costretta ad allontanarla, non solo perché non disponeva più del suo potere così tanto utile ai miei scopi, ma perché quello stesso potere era mutato."
    "Mutato? In che cosa?"
    "In qualcosa che mai avrei potuto ritenere possibile: Guinevieve è ora in grado di proiettare tutto quel dolore nei suoi poteri. Si tratta di una sorta di empatia al contrario. Lei può sentire il dolore negli altri, da cosa è causato e da dove arriva. Ma il suo potere si è evoluto nella capacità di proiettare quello stesso dolore in illusioni. All'inizio erano semplici, rudimentali e basilari. Nel tempo sono cresciute a dismisura. Al punto che addirittura io ho dovuto provare ad eliminarla. Non riuscendoci, come possiamo chiaramente vedere"
    "Nemmeno tu sei riuscita ad eliminarla?"
    "Ero convinta di sì... Ma a quanto pare non è così"

    Satomi continuava ad avvicinarsi. In laboratorio era riuscita a collegarsi, tramite il computer principali, agli angoli più remoti e reconditi della sua mente. Il suo inconscio. Era sempre stata affascinata dalla mente umana e, proprio lì, aveva scoperto una cosa che mai si sarebbe aspettata di scoprire: la mente di Akane, il cui corpo si era sacrificato per salvarla, era ancora lì. Satomi era riuscita ad estrarne i frammenti e a ricomporli, creando una sorta di memoria interna che poteva farla funzionare. Rispetto a prima, però, le due menti non erano in conflitto e potevano comunicare. L'unica ad avere il controllo del corpo e della mente principale, però, era Satomi. Galatea ne era a conoscenza e, un paio di volte, aveva anche scelto di parlare con Akane. Senza perdonarla, ovviamente.

    "Galatea!" Urlò Satomi una volta raggiunta la sua compagna di avventure. Anne Redfox non sganciò lo sguardo dalla loro avversaria nemmeno per un istante: ne avvertiva tutta la potenza e la pericolosità. Ecco da dove erano arrivati i due gemelli: quale mostro era in grado di creare e manipolare la realtà in quel modo?

    "Non ti avvicinare Satomi! Dov'è Enma?"
    "Lui è.... Ecco.... Lui è rimasto dentro! C'era un tipo fortissimo e... Mi dispiace!"
    "COOOOSA?! " la fiamma della volontà della ragazza si era accesa di nuovo. "Fatti da parte, sorella! Non ho tempo da perdere con te!"

    Guinevieve si limitò a sorridere: "beh, che dire, non sei cambiata di una virgola". Con le mani sollevò leggermente la lunga gonna, per scendere gli scalini. Era dotata di una grazia fuori dal comune. Ogni suo movimento lasciava con il fiato sospeso. Una volta scesa, lasciò andare i lembi della gonna e allargò le braccia, senza perdere il suo sorriso. "Ti aspettavo da una vita! Quel ragazzo è destinato ad altre cose, non dovrai interferire. Soprattutto, non ne hai il diritto!" Mentre parlava, Galatea, Anne e Satomi si accorsero che l'intera zona aveva iniziato a cambiare. Una serie di ombre stavano uscendo dal terreno, l'orfanotrofio era sparito. Dalle buche aveva iniziato a fuoriuscire lava incandescente, il cui fumo creava dei piccoli banchi di nebbia.

    "Queste sono solo illusioni! Non cascateci"
    "Davvero, sorellina? Solo illusioni? E il dolore? Quello anche è un'illusione? Proprio come pensavo... Ti farò conoscere io il vero dolore adesso".

    Satomi si preparò alla battaglia, e così le altre due. Galatea, però, aveva la mente altrove. Cosa sarebbe accaduto ad Enma?
  3. .
    CITAZIONE
    I servant si stavano muovendo e difendendo dall'attacco delle ombre oscure. Sembravano creature fatte di pura oscurità, senza una vera e propria sostanza: il sospetto del Ruler sulla loro forma fu confermato dal fatto che man mano che venivano distrutte (il filo di fuoco, la barriera e gli altri attacchi), le creature scoppiavano in una piccola nube di fumo nero. "Mirate alle nubi di fumo" disse Komiko alle sue Shikigami, le quali diressero le loro frecce verso i resti dei loro nemici. Trattandosi di frecce sacre, la luce delle armi erano in grado di purificare la malvagità di ciò che colpivano. Le nubi si dissiparono rapidamente a contatto con quella sorta di potere magico benigno, ma le Shikigami non erano sufficienti. Dai resti delle nubi, infatti, il numero di ombre presenti aumentò ancora, dato che da ogni concentrato di fumo oscuro fuoriuscirono tre ombre, triplicando quasi il numero di quelle presenti fino a quel momento, distrutte dai Servant.

    "Le nubi che lasciano dietro di loro vanno purificate! Chiunque di voi possieda magie curative o di natura benefica le usi per colpire le nubi di fumo" disse Ruler a tutti i Servant presenti. In quell'istante, però, Komiko percepì anche l'arrivo di altri Servant: probabilmente gli altri presenti si erano incuriositi e si stavano avvicinando. Quella fonte di energia negativa era così forte da poter essere avvertita a chilometri di distanza. Le ombre, ormai in un numero elevatissimo, si raccolsero in alto sopra l'edificio dove si trovava il gruppo, per poi scagliarsi sui presenti.

    Komiko, stufa di stare a guardare, rilasciò parte del suo potere: si scagliò verso le ombre, precedendo gli altri Servant. Poco prima di raggiungerle, unì le mani in preghiera, che si illuminarono di luce sacra. Dopo aver separato le mani, dai suoi palmi si generarono due potenti onde d'urto che spazzarono via parte delle ombre, creando una luce accecante. Mentre era ancora sospesa, sollevò la mano sinistra, evocando un sonaglio. L'oggetto sprigionava una quantità incredibile di energia sacra e, con un gesto di Komiko, i nastri dell'arma sacra si allungarono a dismisura andando a colpire e avvolgere svariate creature d'ombra.

    Mentre i Servant combattevano, la fonte di oscurità che aveva generato i mostri continuava ad espandersi, inghiottendo nell'ombra la maggior parte della superficie dell'edificio sul quale si era sviluppata. Il cuore, l'interno di quell'ammasso di forza negativa, sembrava diventare più nero man mano che i secondi passavano. Qualcosa di ancor più terrificante stava per uscire da quella zona.

    Mentre Komiko era impegnata a combattere assieme ai Servant, altre ombre uscirono, cercando di circondarli. Le Shikigami, intanto, erano impegnate a purificare quelle intrappolate dal Ruler.

    Il numero di ombre è elevato. Komiko ne ha imprigionate diverse, ma quelle rimaste continuano ad attaccare. La seconda ondata di ombre ne comprende una decina, che accerchiano il tetto dell'edificio. I servant presenti vengono attaccati da un'ombra a testa. I servant che arriveranno potranno attaccare le ombre di sorpresa, in quanto non sanno del loro arrivo
  4. .
    CITAZIONE
    A quanto pareva i Servant si erano radunati quasi tutti in città. E, oltretutto, avevano anche deciso di andare a cercarla direttamente. Coincidenze? Probabile. O forse semplicemente alcuni di loro avevano pensato di eliminare il Ruler prima di proseguire nella guerra: niente di nuovo, era già capitato in passato. Eliminare il Ruler era un lascia passare diretto per poter infrangere le regole della guerra e passare in vantaggio. Soprattutto quei Servant particolarmente inclini alla ricerca di scorciatoie contro il regolamento.
    Komiko guardò prima verso l'alto, mentre lasciava che la brezza leggera le sfiorasse il viso, tenendo gli occhi chiusi. Le due Miko non avevano staccato un attimo gli occhi dai presenti, senza abbassare le armi. Dopotutto erano abituate al ruolo di guardie del corpo.

    Komiko decise poi di rispondere a una delle domande, quella che per lei era di un'importanza fondamentale. "Non saprei dire se effettivamente ci sia qualcosa che non va in questa guerra, qualcosa di anomalo... So che condivido in pieno la tua sensazione - penso che durante l'evocazione di voi tutti sia successo un fatto di cattivo auspicio. Una nube di fumo, dal colore nero è comparsa dopo tutti voi... Non ho idea di che cosa sia, so che potrebbe essere una cosa molto negativa, anche se non so quando e come si manifesterà".

    Concluso questo discorso si voltò verso il lato che dava sulla strada. Mentre attendeva le risposte degli altri, il suo sguardo si posò sul tetto dell'edificio che si trovava dal lato opposto della strada: qualcosa di strano si stava verificando in quel punto. "A proposito, guardate in quel punto" - un ammasso di nebbia nera si stava rapidamente accumulando, diventando sempre più grande. Le due Miko saltarono davanti alla Ruler, scagliando le loro frecce sacre contro la strana sostanza. I colpi, però, vennero facilmente respinti: le due frecce rimbalzarono sulla nebbia disintegrandosi.

    Subito dopo, una decina di ombre dalla forma umana uscirono dal fumo materializzandosi sul tetto. Le strane creature di ombra erano intenzionate ad attaccare, e così fecero: assalirono fisicamente tutti i presenti.
  5. .
    CITAZIONE
    Galatea e Anne avevano varcato la soglia di quell'enorme cancello, ormai a terra bruciacchiato e distrutto. "Dovresti imparare a controllare la tua rabbia, lo sai vero?" Disse Anne alla sua nuova alleata, accennando un mezzo sorriso. Galatea non rispose, limitandosi a sorridere a sua volta. Eppure quel breve momento di ironia era destinato a durare molto poco: proprio come aveva previsto Galatea, le loro due avversarie non erano ancora state del tutto sconfitte. Entrambe si erano rialzate, con un nuovo aspetto, un nuovo vestito. Insomma, erano rinate a nuova vita e sembravano essere più potenti che mai. "Tsk! Sapevo che quelle due stavano nascondendo un qualche asso nella manica: erano troppo sicure di avere la vittoria in pugno". Ma non appena Galatea ebbe finito di pronunciare questa frase, una sorta di nuovo esercito di creature e mani oscure aveva iniziato a generarsi dal corpo di una delle due creature (che ormai avevano definitivamente perso ogni parvenza di umanità). "Sei pronta, dunque?" chiese Anne, ormai già in posizione di battaglia; "io sono nata pronta, dovresti saperlo" fu la risposta. Entrambe attivarono le loro trasformazioni, generando un gigantesco turbinio di nebbia rosa, vento ed energia oscura. Quest'enorme concentrazione di energia rilasciò una potente esplosione che spazzò via parte delle creature, liberando lo spazio intorno a loro. Un angelo fatto di luce e oscurità e una gigantesca volpe dalle molteplici code. Le due saltarono parecchio in alto, iniziando a bombardare il campo di battaglia con una serie di attacchi potentissimi.

    Nel frattempo, sulle scale all'ingresso, la misteriosa figura dal lungo abito nero osservava la scena. Divertita. In attesa. Lei aveva un altro obiettivo rispetto all'uomo all'interno, che cercava Enma. Il suo obiettivo era proprio lì davanti a lei.

    Satomi ed Enma si erano, nel frattempo, addentrati nell'orfanotrofio. La sua empatia, potenziata dal network installato dentro di lei, faceva fatica a rimanere stabile: c'era una quantità di emozioni negative, rabbia, paura, sofferenza, tristezza intrappolate in quell'edificio senza precedenti. Non aveva mai sentito niente di simile. Il racconto di Enma aveva contribuito parecchio ad aumentare quelle sensazioni negative che provava dentro di lei, quasi come se le stesse provando lei stessa direttamente.

    Si addentrarono nell'unico punto in cui, da quel che sentiva, Enma non avrebbe mai più voluto visitare in vita sua. Una volta giunti in quella zona, però, trovarono qualcuno. Uno dei due enormi punti di energia che erano segnalati sulla sua mappa. Un certo Ryuji. Ma chi era quel tipo? "Enma, cerca di calmarti, questo non è un tipo con cui scherzare.... Oltretutto Galatea è ancora fuori!" lo avvertì lei, ma sapeva che quel genere di rabbia non poteva essere tenuto a bada molto facilmente. Eppure, avvertiva una differenza in termini di forza a dir poco imbarazzante.

    Si preparò a combattere, ma il loro avversario era estremamente veloce: aveva messo in ginocchio Enma in meno di un paio di secondi. Non poteva più stare a guardare. Quando il tizio sferrò un nuovo attacco, si schiantò contro uno dei campi di forza di Satomi, che aveva attivato lo scudo per proteggere lei ed Enma. Senza perdere tempo, aumentò di molto la velocità di se stessa e di Enma. Tuttavia, fu abbastanza furba da utilizzare il Comando: ologramma. Lei ed Enma erano invisibili, ma il loro avversario avrebbe continuato a vedere due loro copie olografiche. Grazie al boost ai suoi movimenti, Satomi prese Enma e lo caricò su un campo di forza, sfrecciando via lungo il corridoio. "Resisti!"" pensò lei, mentre attivava il Comando:cura. Nel frattempo, le copie olografiche avrebbero attaccato Ryuji. "Spero solo di riuscire a seminarlo".

    Nel frattempo, fuori, nel cortile, la donna-volpe e la donna-demone avevano raso al suolo l'intero cortile, i muri e parte della facciata dell'orfanotrofio. I loro attacchi erano di una potenza inaudita, soprattutto quelli scagliati da Galatea: i suoi attacchi elementali erano di portata troppo ampia per essere arginati da quelle armate. Le due donne erano state attentamente distrutte e bloccate in modo da rendere impossibile la loro rigenerazione. Le catene e il fuoco di Anne erano stati parecchio utili. "Finisci tu qui? Io vado avanti!" disse Galatea. Era passato troppo tempo ed era in pensiero per Enma. Sì, era insieme a Satomi, ma qualcosa le diceva che non sarebbe stato sufficiente a tenerlo al sicuro. Si avviò a tutta velocità verso l'ingresso, ma si fermò al fondo delle scale.

    Una strana donna stava ferma sull'ultimo gradino, di fronte al portone. Il suo sorriso era estremamente inquietante. La strana figura mosse lentamente la mano sinistra, sulla quale Galatea scorse un fiore azzurro ad ornamento dei guanti. La ragazza sgranò gli occhi: possibile? Per la prima volta era totalmente incapace di muoversi. Non sapeva nemmeno cosa dire..... Era.....

    "Bentornata..... Sorellina"
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    CITAZIONE
    Komiko sapeva che esporsi a quel modo non era certo privo di pericoli, ma in quanto Ruler non poteva permettersi di rimanere nascosta troppo a lungo dato che il suo compito principale era vegliare sul buon esito di quella guerra, così come il dover fare da garante al rispetto delle regole. E poi quella cenere nera l'aveva inquietata parecchio - era tutt'altro che un buon segno, quello era certo. Ma ancora non era riuscita a determinare se si trattasse di qualche strana creatura, una sorta di essere in grado di muoversi nel tempo e che aveva raggiunto la loro dimensione, oppure solamente un simbolo di sfortuna. Per quanto credesse nelle energie buone e malvagie e nella necessità di avere sempre un bilancio perfetto fra le due, questa volta le era sembrata una cosa piuttosto diversa. Quella fonte di energia era riuscita addirittura a passare attraverso la sua barriera e ad uscire indisturbata. Il che voleva dire che nemmeno il tempio era un posto sicuro. La vera domanda rimaneva, però, un'altra: che cosa cercava quell'ipotetica presenza? "Se avesse voluto impossessarsi del tempio o della mia energia, o anche delle magie di comando, avrebbe per lo meno dovuto provare ad attaccarmi", disse mentre guardava il cielo dalla cima dell'edificio. "A quanto pare c'è parecchio movimento in città questa sera" aggiunse con un sorriso: i Servant avevano iniziato a muoversi. E alcuni sembravano diretti verso la sua posizione. In effetti, non c'era da stupirsi.
    Dopo qualche istante, infatti, uno di loro apparve sul tetto dell'edificio: il suo aspetto poco rassicurante quanto peculiare. "Benvenuto, sei il primo che si presenta qui, anche se altri e altre stanno arrivando" fu la risposta di Komiko, che si mosse di qualche passo verso di lui. "Tu devi essere ****, e non penso sia necessario commentare la tua classe" aggiunse ancora, sfruttando il potere del True Name Discernment - cosa che, con la piena consapevolezza di Komiko, rivelò la sua classe - "io sono Komiko, la Ruler prescelta per questa guerra".

    Scambiati i primi convenevoli, e mentre Komiko stava cercando di valutare se il nuovo arrivato avesse intenzioni amichevoli o no, un'altra servant si aggiunse alla riunione: il suo aspetto era a dir poco incantevole! Komiko rivolse uno sguardo a quella che doveva essere la sua master, rispondendo alla sua affermazione: "Io non ho bisogno di alcun master, come la tua Servant sa perfettamente: come ho appena finito di dire, io sono Ruler. Ma sì, possiamo anche dire che esistono Servant e Master codardi, se proprio vogliamo metterla su questo piano". La sua autorevolezza era fin troppo esplicita, nonostante il tono di voce gentile e pacato. "Ma credo sia meglio aspettare ancora un secondo prima di iniziare la conversazione, come potete vedere". Un altro Servant era comparso sulla scena, e Komiko ripeté nuovamente la sua presentazione (anche se stava iniziando a stancarsi di riferire il suo nome). Per il momento, però, non c'erano altre presenze in quell'edificio. Proprio mentre si rivolgeva all'ultimo arrivato, due foglietti di carta li avevano raggiunti in cima al tetto e si erano messi a svolazzare intorno a Komiko: qualche istante dopo, si trasformarono in due Miko, vestite allo stesso modo del Ruler ma dotate di un arco a testa. "Lady Komiko siamo arrivate appena abbiamo sentito la presenza di questi individui!" Dissero le due nuove sacerdotesse all'unisono, come se parlassero come un'unica persona. Komiko sorrise alla loro preoccupazione, per tranquillizzarle. Una leggera brezza si era appena sollevata, facendo muovere nell'aria il kimono indossato dalla donna.
    "Bene, se mi avete raggiunta penso sia per pormi delle domande o parlare direttamente con me: vi ascolto molto volentieri" aggiunse infine. Nonostante non fossero servant, le due sacerdotesse dietro di lei tenevano gli occhi puntati su tutti i presenti, con gli archi pronti a scattare e una freccia già incoccata ciascuna. Sicuramente erano solo presenze spirituali, ma sembravano guerriere discretamente capaci e attente a proteggere la loro padrona. Quest'ultima, del resto, sembrava in apparenza non temere nulla dai Servant che aveva di fronte - essere la Ruler della nuova guerra non era certo sinonimo di onnipotenza o di presunzione, soprattutto nel caso di Komiko. Era in ascolto, ma ciò non significava che non fosse pronta a un eventuale scontro diretto.
  7. .
    CITAZIONE
    "Molto piacere di conoscerti Mei, e benvenuta nella nostra scuola - anche se forse questo non è il miglior edificio da cui cominciare le visite il primo giorno di scuola" disse Galatea, mentre lanciava uno sguardo alla Babele Fantasma. "Normalmente è chiusa agli studenti, ma siamo qui perché il nostro spettacolo teatrale ha a che fare con un'ambientazione horror e gotica, quindi avevamo bisogno di un'area che richiamasse almeno in parte un edificio infestato.... E' uno spettacolo davvero interessante, se dovessimo davvero riuscire a portarlo a termine sarai la prima a ricevere l'invito" concluse con un sorriso. Indicò poi la strada, indicando il percorso da seguire: "prego, da questa parte". Voltandosi, i suoi lunghi capelli neri ondeggiarono.
    Mentre stavano camminando, ritenne opportuno cercare di conversare un po' con la nuova arrivata. Per questo motivo iniziò a fare qualche domanda, tipo "come mai hai scelto il liceo Hakoniwa?" e "hai già qualche su quale club potrebbe essere di tuo interesse? Ho visto che la lista di attività disponibili è aumentata parecchio rispetto ai primi anni". Non poté fare a meno di pensare che tutte quelle domande fossero un po'..... Meccaniche. O meglio, che il modo in cui le poneva non sembrasse esattamente naturale. "Devo iniziare a lavorare sui rapporti interpersonali" pensò poi, mentre ascoltava le risposte. Che non fosse molto brava a stringere amicizie era ormai più che noto. Quando si trovava in compagnia di persone che conosceva da molto tempo era parecchio più sciolta: tuttavia, le sue difficoltà diventavano evidenti nel momento in cui si trovava a tu per tu con qualcuno di nuovo.
    Per questo motivo, sperando che la camminata durasse meno del previsto, rivolse un paio di sguardi ad Enma, invitandolo a unirsi alla conversazione.

    Inoltre, era curiosa di sapere come mai quella ragazza avesse scelto proprio l'Hakoniwa: che avesse anche lei qualcosa di speciale? Estrasse il telefono per controllare se ci fossero nuovi messaggi: Satomi le aveva scritto. Ripose il dispositivo nella tasca e si rimise a conversare. Nel frattempo avrebbero raggiunto l'edificio principale della scuola.
  8. .
    CITAZIONE
    Proprio come sospettava Galatea, Enma era più che deciso ad andare all'orfanotrofio a salvare Fuuta: e lei che sperava di poterlo lasciare lì ed occuparsene da sola. Per quanto fosse testarda, Satomi decise di intervenire nella loro discussione facendo riflettere la ragazza su come avrebbe reagito lei se fosse stata al posto di Enma. "Avrei fatto la stessa cosa.... D'accordo, ci andremo tutti e tutte - ma ti avverto, al primo segnale di pericolo vero e proprio tu Satomi userai i tuoi poteri per proteggere Enma e portarlo via, siamo intesi?" Concluse Galatea, guardando in maniera minacciosa entrambi. Un po' distante dalla conversazione, Anne Redfox aveva iniziato a prepararsi: come al solito, il desiderio di uccidere si stava risvegliando in lei. "Che ne dite di procedere? Inizio ad annoiarmi!";
    con quell'ultima frase, il gruppo iniziò a muoversi. Dopo un viaggio piuttosto tortuoso, e grazie alle mappe ideate da Satomi, riuscirono a raggiungere il loro obiettivo: l'edificio era estremamente inquietante. All'esterno appariva diroccato ed era chiuso da un enorme cancello. Una volta giunti davanti a quello che doveva essere l'ingresso principale, fu Galatea a parlare per prima, dicendo: "a quanto pare non siamo soli, il proprietario di questo luogo orripilante ha deciso di accoglierci come si deve". Due figure vestite da suore li guardavano dall'alto verso il basso e, come previsto, confermarono quello che tutte e tutti loro avevano pensato: Enma era l'ospite d'onore a quella festa. Galatea lo guardò per un attimo, per poi rivolgersi di nuovo alle suore: "vi ringraziamo per la vostra accoglienza più che calorosa, penso proprio che voi non siate venute fin qui solo per conversare amabilmente" disse, per poi scambiare uno sguardo verso Anne. La Volpe stava sorridendo, ironica: "un incontro a quattro con tre meravigliose donne: sento già i brividi lungo la schiena". Mentre parlava, intorno a lei aveva già iniziato a sollevarsi una vibrante nebbia rosa, mista ad un profumo dolcissimo e intenso.
    Enma passò oltre, ma le due suore erano decise ad impedire a Galatea ed Anne di procedere. Fu Satomi a sorprendere tutti, riuscendo ad oltrepassare quel blocco, per raggiungere Enma. Si rivolse a lui con un grande sorriso: "tranquillo! Quelle due se la caveranno egregiamente! Noi pensiamo a salvare la tua amica Fuuta: vieni, dobbiamo fare il più in fretta possibile". Così dicendo si avviarono verso l'edificio. Satomi lanciò un ultimo sguardo a Galatea dall'altra parte: probabilmente le due sapevano che la minaccia maggiore era lei, e di conseguenza avevano lasciato passare Satomi. "Uuuuuuff! E' così snervante viaggiare con lei, non trovi? Nessuno si preoccupa mai di me perché tanto c'è Satana in persona che mi cammina accanto.... è totalmente ingiusto!" si lamentò la ragazza vestita di blu, mentre attivava uno schermo più piccolo (grande quanto il palmo della sua mano) su cui era comparsa la mappa. "La tensione però è enorme.... Forse è meglio essere passati ed aver evitato quello scontro....".

    Mentre i due proseguivano verso l'orfanotrofio, Galatea tentò di passare il cancello. La suora, però, mostrò un'incredibile agilità: in un istante le fu davanti, iniziando a colpirla con una serie di fendenti. Grazie al gene Huntress, la ragazza schivò (aiutandosi con le braccia) i primi colpi, deviandoli con i palmi delle mani e i gomiti. Non era un'avversaria comune: la sua forza fisica era impressionante, così come la sua velocità. Probabilmente era il risultato finale di uno degli esprimenti di quel luogo. La sua forza era sì elevata, ma la sua vera debolezza era un'altra: la mancanza di esperienza sufficiente. Galatea intravide l'ultimo colpo, l'affondo, e ne fu trafitta - la spada passò da parte a parte, tingendosi di rosso. La creatura vestita da suora aveva messo tutta la sua forza in quel fendente, riuscendo probabilmente a fare parecchi danni. Un istante dopo, però, si accorse che la ragazza stava sorridendo: la pressione intorno al suo corpo aumentò istantaneamente, ricoprendosi di un'aura viola. Con la mano destra si mosse a una velocità fuori dal normale, afferrando la donna per il collo e stringendo con una forza disumana. "Il tuo primo errore è stato credere che quel fendente potesse colpirmi - hai esitato nel momento in cui la spada mi ha trafitta. Lascia che ti dica una cosa fondamentale" disse mentre stringeva la gola e bloccava con la stessa forza il braccio della spada. Nel braccio sentì le ossa fremere sotto quella stretta micidiale. Attivò una delle sue anime animali, quella dell'elefante: a quel punto la sua forza raddoppiò ancora. I suoi occhi si erano coperti di un'ombra malvagia: "ho lasciato che la spada mi perforasse, spostandomi con la mia velocità lo spazio sufficiente a farti evitare gli organi vitali: caricare a testa bassa un avversario sconosciuto è sempre un errore". Galatea attivò Respira: dalla sua bocca partì un gigantesco tornado di fiamme incandescenti miste ad un vento potentissimo. Lasciò la presa, il suo intento era quello di spazzare via la suora. L'impatto del tornado elementale e la sua ampiezza erano tali che si schiantarono contro il cancello, abbattendolo. Anche parte del muro circostante venne danneggiato. Il raggio proseguì ancora per diversi metri, spaccando il terreno.
    Galatea atterrò poco dopo, attivando un'altra delle sue anime animali, il serpente. Il potere della muta guarì la sua ferita, non essendo grave né tanto meno letale. Per precauzione, attorno a lei comparvero una serie di cristalli a forma di fiore: Giglio, Girasole e Amarallidi. Si mosse quindi avanti, superando il cancello distrutto. Era certa che il suo scontro con la suora non fosse per niente concluso, anzi.

    Poco più in la, l'altra suora aveva preso a combattere contro Anne. "Impressionante! Hai richiamato una falce gigante" disse la Volpe, mentre la sua nebbia avvolse tutto il terreno intorno a loro. Non era certa che quell'essere ne subisse gli effetti illusori, ma non era ciò a cui era interessata. La nebbia avrebbe coperto i suoi movimenti: la donna si scagliò contro la suora, munita di pugnali. La sua avversaria era lenta e impacciata: Anne schivò i primi due fendenti, fece una capriola a destra e con la gamba puntò a farle uno sgambetto per farla cadere. Non si era accorta, però, che una serie di mani la volevano intrappolare dal terreno sottostante. Quelle orride creature chiusero le loro dita attorno alle sue gambe e al braccio destro - non poteva scappare. La suora, che probabilmente si era rimessa in piedi o aveva evitato il colpo, la trafisse con la falce in pieno petto. Anne non ebbe nemmeno il tempo di emettere un suono. Il suo corpo, però, iniziava a cambiare: si gonfiò rapidamente, fino ad esplodere. Un'esplosione di nebbia rosa investì la suora e le mani - si trattava di una delle copie di nebbia di Anne Redfox. Un istante dopo, la nebbia si trasformò in una serie di catene solide, che intrappolarono la suora bloccandone braccia e gambe: le altre formarono una sorta di rete attorno a lei, schiacciando le mani a terra e impedendo loro di muoversi. La Volpe attaccò dall'alto, nascosta dalla nebbia e, usando una presa, con le gambe strinse il collo dell'avversaria, appoggiandosi sulle sue spalle. Ruotò a destra, cercando di spezzarle il collo: sentì le ossa cedere, ma prima di allontanarsi, usò uno dei suoi pugnali per mutilare e ferire una delle due mani, cosa che avrebbe reso impossibile usare la falce. Lasciò andare la presa e con un balzo si spostò di svariati metri. "Amo le donne forzute e sexy come te, ma c'è un ragazzo carino che si trova in pericolo e non so resistere agli uomini spaventati e in pericolo, mi dispiace". La nebbia si condensò di nuovo intorno alle mani e alla suora, mentre Anne - con pochi balzi eleganti - raggiunse Galatea oltre il cancello. "Non penso che sarà così facile" le disse. "No, stavo pensando la stessa cosa - non pensavo che mi sarei mai trovata a combattere fianco a fianco con te... Le cose si fanno interessanti: ma tieni gli occhi aperti, quelle due sono più forti e resistenti di quanto non sembrino". Anne rispose con uno dei suoi soliti sorrisi sarcastici.

    Nel frattempo, Enma e Satomi stavano correndo verso l'edificio. Avvertirono l'esplosione del cancello e Satomi si voltò per un istante. Sperava con tutto il cuore che quelle due li avrebbero raggiunti il prima possibile. Aveva un terribile presentimento. La sua empatia sembrava funzionare in modo strano in quel posto e avvertiva una forte pressione che si avvicinava sempre più. Si ritrovarono di fronte al portone principale, affannati per la corsa attraverso il cortile. Quando raggiunsero i gradini che conducevano dentro l'edificio, sulla sull'ultimo stava una figura inquietante. Si trattava di una giovane donna, vestito con un lunghissimo abito nero, con dei drappeggi di stoffa rossa. Indossava un mantello che copriva le spalle e scendeva fino a terra. L'abito era corredato da varie decorazioni e, inoltre, la donna indossava un paio di guanti neri che, sopra di essi, portavano un fiore azzurro. Ad essere precisi, quelle erano rose. I capelli neri erano raccolti, ma i suoi occhi erano di un marrone tanto tenue da sembrare quasi dorati, ed erano in aperto contrasto con il resto del suo aspetto.
    Satomi si bloccò immediatamente, incapace di proseguire. "E-Enma.... Questa.... Questa donna è.... Estremamente pericolosa....". Le sue gambe tremavano e, da quando lo sguardo di quella figura oscura si era posato su di loro, avevano avvertito una pressione fortissima su di loro, come se di punto in bianco la gravità avesse aumentato la sua forza, rischiando di schiacciarli a terra. La donna non proferì alcuna parola, si limitò a guardarli. Quando il suo sguardo si posò su Enma, però, fece un enorme sorriso. "Andate avanti, non sono io a dovermi occupare di voi due: cerca di riprenderti, ragazzina. La tua empatia non sortirà il minimo effetto su di me", la sua voce era fredda come il ghiaccio e tagliente come mille lame. Eppure, in essa, si avvertiva tutta la sicurezza che aveva in sé stessa: era consapevole di essere fuori dalla loro portata. "Sono qui per occuparmi dei pesci grossi; Enma caro, vai pure avanti, ti sta aspettando" e così dicendo tornò a guardare il punto dove Galatea ed Anne stavano combattendo, rilasciando la pressione dai loro corpi.

  9. .
    CITAZIONE
    Il riposo dopo il lungo combattimento contro la creatura di ossa lo aveva completamente rigenerato: Rufus si sentiva più forte che mai, e sentiva la sua magia scorrergli nelle vene. Preso com'era dai suoi poteri, scese in ritardo rispetto agli altri. L'aeronave era ormai quasi in volo e Rufus fu costretto praticamente a buttarsi giù dalla passerella che si stava chiudendo. Atterrando, ovviamente, di faccia. "Avrò anche poteri magici molto forti, ma questo corpo è davvero imbarazzante e incapace di fare movimenti complicati" disse fra sé e sé, massaggiandosi la testa. Si riunì agli altri in fretta, saltellando con le sue gambe corte.
    Ascoltò il discorso di Metatron, rispondendole: "beh, si potrebbe provare a proseguire: la notte offre vantaggi innegabili, come per esempio potersi muovere senza essere rintracciati o senza farsi vedere, in modo da poter colpire di sorpresa - c'è da dire che, senza la visione adeguata e senza luce potrebbe diventare difficile evitare eventuali trappole..... Oppure potremmo fermarci qui, la notte in un bosco nella totale oscurità offre ben altri vantaggi inaspettati" concluse, sottolineando la parola inaspettati e guardando il suo amico "coso". Nessuno poté fare a meno di notare l'aria malvagia che i due occhioni gialli avevano assunto con quell'ultima frase. Gongolando per aver messo di nuovo qualcuno a disagio, il piccolo mago nero si mosse verso gli alberi vicini, aspettando altri suggerimenti e pensando a come usare la sua magia per creare un eventuale rifugio per la notte.
  10. .
    CITAZIONE
    Che Anne Redfox si fosse ravveduta era una cosa del tutto inaspettata e, per certi aspetti, ben poco credibile. Galatea stava rimuginando su svariate possibilità relative a quel cambio improvviso di atteggiamento. Non era pienamente certa che stesse dicendo la verità, dopotutto non sarebbe stato saggio fidarsi di una conclamata assassina e leader di una fazione il cui obiettivo era quello di distruggere l'umanità e lei per prima, ma conosceva molto bene la storia della donna volpe. Ciò che quest'ultima non sapeva era che Galatea aveva lo stesso desiderio. Varcare quella spaccatura, andare oltre, vedere ciò che era rimasto. Scoprire chi era rimasto, soprattutto. Era come se quel mondo non avesse ancora esaurito la profonda influenza esercitata su di lei, come se quel portone gigantesco non si fosse ancora del tutto chiuso. C'era ancora uno spiraglio. Una piccola apertura. Solo che fino a quel momento non aveva avuto il coraggio di varcarla, di andare oltre. Non per paura di cosa avrebbe trovato, la ragione non era di certo quella. Forse, per la paura di ciò che non avrebbe trovato. In fin dei conti stava ancora cercando le sue origini. Anne Redfox non sapeva nemmeno che c'era una persona al lavoro per lei su quel passaggio. Fu proprio in quell'istante che Galatea si ricordò di Satomi e del suo lavoro con i computer: stava monitorando la spaccatura dimensionale che si era creata verso il mondo da cui provenivano lei e gli Eaters. Avrebbe dovuto ricordarsi di chiederle gli sviluppi più recenti. Avrebbe dovuto accennarle anche dell'intenzione della volpe di andare in quel luogo. Ma già sapeva che Satomi non avrebbe apprezzato l'intenzione di Galatea.

    Mentre si spostavano verso il presunto luogo in cui si trovava Fuuta, Galatea era così impegnata a pensare alle ultime novità e ai suoi piani futuri che si era persa i discorsi fatti dai due accompagnatori. Ritornò alla realtà quando sentì la voce scocciata di Anne: a quanto pareva Fuuta non era più lì. Era sparita. La ragazza sbuffò, facendo qualche passo avanti: Hai dato i tuoi Eaters in mano a uno scienziato folle e non hai pensato che avrebbe cercato una soluzione contro i tuoi poteri? Da quando sei così ingenua? Se ero in dubbio sul tuo cambio di "fazione", devo ammettere che questo mi fa ben sperare: la spietata assassina dalle sembianze di volpe che cade in un tranello di infimo livello come questo. Nella sua voce c'era sì sarcasmo, ma anche (e stranamente) comprensione. Che fosse davvero cambiata così tanto nell'ultimo periodo? Enma era agitato e nervoso, e lo capiva. "Se ha trovato un modo di superare la mia nube, allora credo abbia intuito il mio piano, o comunque parte di esso. E potrei avervi guidato in una trappola" iniziò a dire la volpe, per poi essere interrotta. Una voce strana e sconosciuta si era appena rivolta a lei. Galatea si voltò lentamente verso la nuova figura, guardando Enma e poi lui. Una strana sensazione la investì - quella creatura era tutt'altro che umana, e non era un buon segno. Prima ancora che il nuovo arrivato finisse di parlare, infatti, il gene Huntress di attivò, potenziando il fisico di Galatea. Una leggera aura viola apparve sul suo corpo.

    All'improvviso, però, fece la sua mossa. Così veloce che addirittura Galatea fece fatica a seguirne lo spostamento. Essendo vicina ad Enma, però, riuscì a percepirne gli spostamenti grazie all'Huntress: il tizio riuscì a colpire il suo obiettivo, certo, ma la sua presenza (per quanto veloce) non poteva sfuggire al radar naturale della ragazza. Galatea lo raggiunse sferrando un pugno con la mano destra. Il ragazzo era estremamente veloce, sicuramente il colpo non avrebbe sortito gli effetti desiderati. Tuttavia, aveva una potenza sufficiente a rimandarlo al suo posto. "Fare lo spavaldo ti riesce molto bene, devo ammetterlo - ma crederci tanto incapaci da non capire che tu abbia usato qualche trucchetto per evitare il potere di Anne potrebbe essere ritenuto un insulto" disse Galatea, sorridendo sarcastica. Lanciò un rapido sguardo ad Enma, che cercava di capire dove fosse Fuuta. Sì, c'era decisamente qualcosa di più grande sotto a quello sfoggio di abilità e a quelle provocazioni. E Galatea era stufa delle provocazioni: e i gemelli, e la volpe, e ora questo ragazzetto pettinato in modo impensabile. Strinse la mano a pugno canalizzando tutta la rabbia suscitata da quegli individui bizzarri, attivando svariati suoi poteri con così tanta rabbia e velocità da essere impossibili da nominare in tempo, per poi colpire il terreno con un colpo tanto forte da generare un'enorme voragine. Rocce furono scagliate per la radura. Sollevò la testa, i capelli mossi dal vento sollevato con quel pugno. Ma poco prima che lei si scagliasse con violenza contro il nuovo nemico, questi sparì con un'ultima provocazione rivolta ad Enma, con un'esplosione di luce.

    Dopo che Anne Redfox si era messa a spiegare dove si trovavano Fuuta e quello scienziato folle, Galatea vide il cambio repentino in Enma. Quel luogo lo toccava nel profondo. Che fosse il posto di cui le aveva parlato qualche tempo prima, nel parco? Si avvicinò, tentando di controllare la rabbia. Non possiamo fare nessuna mossa azzardata, se questa persona ha superato i poteri di Anne, dobbiamo assumere che sia preparato anche a noi due. Si aspettava il tuo tradimento, Redfox, è probabile che avesse anche programmato di usarti per fare in modo di portarci dove voleva lui. E tu proseguì rivolgendosi al ragazzo, "per quanto sia difficile non devi cadere in queste provocazioni. Se ci ha portati qui e ha fatto apparire quel tizio, il suo obiettivo era fare in modo di portarti dove vuole lui senza troppo sforzo. Inoltre! Se sta lavorando sugli Eaters, ho motivo di credere che ad aspettarci ci siano altre minacce, ben più forti di quelle che abbiamo affrontato fin'ora. Credo che il suo obiettivo fosse fin da subito quello di formare nuove unità genetiche e biologiche per portare a termine chissà quale piano - l'unica certezza che abbiamo è che tu, Enma, sei parte di quel piano sicuramente più di me e Anne". Fece un respiro profondo, continuando a riflettere sulla loro situazione: "è innegabile che il nostro compito, ora, sia di andare verso questo "Kawatori Orphanage" per salvare Fuuta. Il problema è andarci con molta consapevolezza.... So che probabilmente voi due ve ne siete dimenticati, ma avete visto i gemelli prima?"
    "Sì, stavo pensando proprio a quello; è come se, una volta uccisi, avessero rivelato le loro vere sembianze, come se avessimo combattuto contro due illusioni. Il responsabile non è certamente uno dei miei Eaters, non ne ho mai visti di così potenti, capaci di ingannare qualcuno per così tanto tempo... E poi vuol dire che ha usato due innocenti come tramite per il suo potere, su cui ha piazzato le sue illusioni. Se ciò è vero, potrebbero esserci altri innocenti nell'orfanotrofio: ora, non mi causa particolari problemi eliminare un po' di persone, ma deve stare bene a voi due"

    Galatea si fece più cupa per un attimo. Quel genere di strategia le ricordava qualcosa. Scacciò via quel pensiero scrollando la testa. Ma proprio mentre stava per parlare di nuovo, la voce di una ragazza, allegra e squillante, la interruppe. Da dietro di loro, sopra quello che sembrava un disco di energia, arrivò una giovane fanciulla vestita di azzurro e circondata da schermi di energia (pieni di dati, numeri e scritte). "S-Satomi?" Chiese Galatea, stupita. "Yep! Eccomi! Ci ho messo parecchio a raggiungervi perché correvate! Ma poi ho percepito un picco di emozioni strane e ho capito che vi trovavate qui! Ma che sbadata - Piacere di conoscervi! Sono Rino Satomi" Disse poi, stringendo la mano a Enma (Anne si limitò a squadrarla dall'alto verso il basso). Galatea informò rapidamente gli altri due del lavoro che stava conducendo Satomi per lei, cosa che fece rivalutare la ragazza agli occhi della volpe.
    "Proprio così! Però ero convinta che la mia scoperta recente fosse di vostro interesse, quindi vi ho rintracciati: i miei dati rivelano un enorme impulso di attività biologica e cognitiva in questo punto" disse indicando una località sullo schermo, "che corrisponde a un orfanotrofio, il Kawatori Orphanage. I dati a disposizione di questa struttura sono tutti criptati, bloccati e piuttosto oscuri. Ciò a cui sono riuscita ad accedere è semplicemente una facciata, qualcosa di costruito per non rivelare ciò che succede davvero. Ho fatto alcune sovrapposizioni con rilevazioni precedenti, e i dati corrispondono: è pieno di creature provenienti dal tuo mondo, Galatea. Sono Eaters, anche se molti di loro hanno qualcosa di strano" proseguì Satomi, cliccando sui suoi schermi.
    "Ma la cosa veramente interessante e spaventosa allo stesso tempo, sono questi due" aggiunse, ingrandendo la mappa su uno degli schermi e rivelando due enormi punti rossi all'interno della struttura. ""Questi due punti sono i due picchi più alti di energia, così grandi da essere difficili da controllare addirittura per la mia empatia: non si tratta della tua amica Fuuta, ma di qualcosa di ben peggiore. Si tratta dei due essere più potenti all'interno dell'orfanotrofio. Uno corrisponde al tizio che avete appena incontrato, e ha una somiglianza impressionante a te, Enma. L'altro punto, Galatea, possiede emozioni e una psiche estremamente simili ai tuoi... Dobbiamo fare davvero attenzione, ma credo sia possibile salvare la tua amica senza rischiare troppo. Era deciso, dunque, Satomi li avrebbe seguiti. Forse, i suoi computer avrebbero potuto aiutarli.

    Tuttavia, un'ombra comparve negli occhi di Galatea. Piuttosto simili a lei? Ripensò ad alcuni rilevamenti fatti da Satomi negli ultimi mesi. Le due si lanciarono uno sguardo: Satomi preoccupata, Galatea cupa e indecifrabile. Enma, nel frattempo, si era già messo in marcia. Le altre lo seguirono in silenzio.
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    CITAZIONE
    La creatura si era finalmente levata dalle scatole. A quanto pare, quel gruppo così male assortito non era affatto male: "HA! Quel coso ossuto non era affatto nulla di speciale! Ma penso che la bella principessa qui abbia ragione, dovremmo riposarci". Sorridendo ancora sorpreso dalla figaggine delle sue stesse magie, Rufus decise di rientrare nell'astronave per riposarsi in vista dell'atterraggio imminente.
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    CITAZIONE
    Durante la notte in cui tutti gli altri Servant si sono mossi, Komiko decise di uscire per la città, per cercare quell'ombra oscura che aveva lasciato il suo tempio. Lasciò le sue shikigami a guardia dell'altare e del parco, in cui erano conservati tutti i preparativi per la grande guerra del Graal. Ciò fatto, in poco tempo iniziò a girare per la città, facendo attenzione a possibili energie negative. "La notte sembra così calma e rassicurante.... Eppure, credo che i partecipanti si stiano già muovendo". La sacerdotessa lasciò libero spazio ai suoi pensieri, e si fermò a fissare il cielo. In attesa. In poco tempo aveva raggiunto il tetto di un edificio nel centro città.

    Dato che non è successo niente di che, continuate pure a scrivere senza alcun mio intervento. Il Ruler è in città: chiunque veda una Miko per strada può scegliere di avvicinarsi e parlarle. Consiglio: io tenterei un approccio pacifico. Attualmente, come ho scritto, si trova su un edificio nel centro città (il più alto fra quelli visibili se volete descrivere un eventuale incontro).
    A a voi la prossima mossa e buona fortuna!
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    CITAZIONE
    Komiko si trovava ancora all'interno del tempio. Le fiamme continuavano a bruciare riscaldando tutto il parco; all'esterno, le sue Shikigami sorvegliavano la barriera e giocavano con gli animali, sempre più numerosi. Probabilmente, ad attirarli erano non solo il calore, ma la sensazione di sicurezza generata dalle fiamme di Amaterasu, la dea a cui Komiko aveva scelto di dedicare il suo lavoro e il suo spirito. Una delle Shikigami entrò all'interno del grande salone, per porle una domanda: "Komiko-sama, è iniziata?". Prima che la sacerdotessa potesse rispondere, però, accadde qualcosa che diede alla giovane la risposta senza che fosse necessario l'intervento della sua creatrice: dai due enormi vasi, contenenti le fiamme, iniziarono a uscire degli Ofuda intrisi di fiamme azzurre. Ogni volta, la rispettiva fiamma scoppiettava e si alzava verso il tetto dell'edificio, per rilasciare un foglietto che ricadeva, proprio come se fosse stato una foglia, sull'altare. Gli Ofuda si disposero in ordine perfetto e, non appena ebbero toccato la seta rossa, le fiamme azzurre si spensero.

    Komiko si voltò verso l'altare, avvicinandosi lentamente, consapevole del significato di quanto era appena accaduto. Il rito non poteva essere interrotto, e la Shikigami si spostò di lato. Qualche istante dopo, anche le altre tre si riunirono nel salone del tempio, disponendosi due su ogni lato dell'altare. Dopo che tutto fu pronto, Komiko passò dolcemente le mani sugli Ofuda, poggiati sulla seta rossa, spenti ma carichi di energia spirituale. "Sì, è iniziata... Sono tutti qui, nessuno escluso - sembra che siano stati richiamati più spiriti eroici rispetto al passato, il che potrebbe rivelarsi interessante". Abbassò leggermente il suo kimono, lasciando scoperta la schiena. Poco sotto le spalle, un disegno nero e bellissimo si era appena completato, forgiato con il fuoco della dea del sole. "E anche le magie di comando sono apparse, è tutto pronto ora - non ci resta che aspettare e vedere che cosa faranno i nostri eroi e le nostre eroine, dunque". I ricordi affollati delle vecchie guerre scorrevano nella sua mente. O meglio, nelle loro menti. Komiko sentiva le anime delle altre sacerdotesse inquietarsi.

    Komiko sospirò profondamente, guardando verso l'alto. Sopra il tempio, sentiva il cielo rannuvolarsi rapidamente. Fuori, il vento stava diventando più forte. "Lo percepite anche voi? Questo senso di inquietudine?". "No, Komiko-sama" risposero le tre in coro, perplesse da quella domanda. La sacerdotessa si voltò, iniziando a percorrere il salone. Ad un certo punto, però, le fiamme iniziarono a tremare, spegnendosi per un attimo ed oscurando il tempio. Si era trattato di una frazione di secondo. Un bagliore. Repentino. Komiko e le Shikigami si voltarono di scatto. In aria videro un altro Ofuda, che volteggiava verso l'altare: man mano che raggiungeva gli altri sigilli, questo si consumava, rilasciando nell'aria della cenere nera. Prima che toccasse la seta rossa, si era interamente consumato. Granelli di cenere nera come la pece raggiunsero Komiko con una brezza leggera, per poi superarla e uscire dal tempio. La sacerdotessa si mise a correre per uscire dal tempio e controllare il parco: gli animali non avevano notato nulla. Nella sua barriera regnava ancora il silenzio.

    TURNAZIONE:
    Darkdesire
    Cello
    SasoRi
    Lolya13
    Yuna
    Tabris
    Vanclau
    Micael

    Siete liberi di muovervi come volete e di scegliere di fare ciò che volete. Spostatevi per la città, discutete con il Servant: insomma, la guerra ha davvero inizio.
  14. .
    CITAZIONE
    Galatea ormai riusciva a stento a controllarsi. La mano destra era stretta a pugno e il suo braccio tremava, nello sforzo di mantenersi calma. Una qualunque mossa azzardata le sarebbe costata cara contro tre avversari di quel calibro; Kagari si era allontanata, e probabilmente non aveva idea di cosa stava accadendo lì. In uno scenario ancora peggiore Anne aveva mandato qualche strana creatura anche ad attaccare lei. Ma questo la preoccupava meno della situazione in cui si trovavano lei ed Enma, Kagari era più che in grado di sopravvivere e cavarsela da sola: ci voleva ben altro che qualche semplice Eater a farla fuori. Questo era indubbio. Era la prima volta che incontrava così da vicino i due gemelli, anche se aveva sentito qualche voce su di loro e i loro poteri, ma ora avevano capito il funzionamento di quelle illusioni - cosa che li rendeva prevedibili e più facili da aggirare in uno scontro diretto. Molto probabilmente un attacco del genere poteva rappresentare il loro più grande punto debole: affrontare qualcuno che si scaglia su di loro rapidamente era ciò di quanto più sconveniente potesse esserci per due illusionisti.
    L'attenzione di Galatea, però, era rivolta quasi esclusivamente ad Anne. Si erano affrontate raramente, ma tutte le volte la donna era riuscita a fuggire e a metterla in difficoltà. Il suo potere era pericoloso quanto affascinante. Nel vero senso della parola. "Enma, nel caso vedessi comparire una nebbia rosa intorno a noi, cerca di trattenere il respiro il più possibile, è la fonte del suo potere e crea altrettante pericolose allucinazioni" disse, cercando di avvertire il suo compagno. La donna volpe, intanto, sorrise a quelle parole, del tutto noncurante della rivelazione sui suoi poteri.
    Quella donna aveva qualcosa in mente, era evidente. Nel suo sorriso. Nella sua posa. Nel suo atteggiamento sprezzante. C'era qualcosa sotto. Perché attaccarli ora? In quel momento? Con i membri più potenti del loro "esercito"? Che fosse per Enma? No, era impossibile. Una come Anne avrebbe avuto altri mille modi per rapirlo o ucciderlo, soprattutto quando Galatea non era nei paraggi o con lui. Dunque perché? Galatea fece un paio di passi avanti, facendo sparire i fiori che aveva attorno:"ci siamo incontrate svariate volte, ma mai hai messo in scena o dispiegato i tuoi migliori esemplari per uccidermi... Deduco tu abbia qualcosa in mente, ho avuto l'impressione che questi due fossero semplicemente distrazioni. Eri perfettamente consapevole che avrei trovato il loro punto debole, che la loro forza sta nell'affrontare le persone con il vantaggio numerico, ovvero due contro una. Il loro potere si riduce se affrontano due avversari o un numero maggiore di persone, perché diventa più semplice tenere sott'occhio le variabili e capire dove si nasconde la loro forza: ovvero l'inversione del senso di orientamento e delle direzioni. Quindi a cosa ti serviva tenere Enma qui?"
    La donna sorrise ancora, spostando le mani sui fianchi e scuotendo leggermente la testa. Prese poi a parlare, con un tono sorpreso e divertito allo stesso tempo, cosa che non nascondeva il timbro sensuale della voce che la distingueva: "sei a dir poco sorprendente, hai capito di non essere l'obiettivo? Interessante"
    "Hai avuto mille occasioni per colpire me, e sapevi che avrei comunque percepito la loro presenza se fossi stata nei paraggi. Inoltre, credo tu sia pienamente consapevole del fatto che da sola avrei usato i miei pieni poteri, cosa che non faccio in sua presenza" disse indicando Enma, ma senza voltarsi, per poi riprendere, "quindi era un piano per tenerci qui entrambi, e di certo non ero io l'obiettivo, ne ti serviva ferirlo perché sapevi che mi sarei arrabbiata. A cosa serviva questa perdita di tempo?"
    "Davvero impressionante; sei sempre più perspicace, complimenti. Beh, credo però che questa volta ti sia sfuggito un particolare non del tutto indifferente". Mentre parlava prese ad avvicinarsi a Galatea ed Enma. "Vero, ammetto che mi serviva tenere qui il ragazzino il più possibile, temo che la sua libera uscita avrebbe potuto intralciare i nostri piani, o comunque avrebbe causato più baccano e problemi del necessario. I vostri allenamenti sono prevedibili, quindi mi bastava aspettare il momento e il luogo giusto per avervi assieme, e scegliendo i miei due gemellini sapevo che avrei guadagnato tempo sufficiente.". Continuava ad avvicinarsi a Galatea, che manteneva lo sguardo fisso su di lei e i pugni stretti. La tensione nell'aria era palpabile. E se avesse scatenato la Fusione? No, Enma era a poca distanza da lei, e uno scontro aperto avrebbe potuto ferirlo gravemente. Non era sufficientemente veloce per eliminarla in un colpo solo, probabilmente Anne era più agile di lei. Senza contare i gemelli, il loro potere l'avrebbe rallentata nella comprensione dei movimenti della donna volpe. Che fare?
    "Mi serviva tempo per recuperare una persona molto cara al tuo amico... Mi serviva per onorare un accordo preso con qualcuno di piuttosto importante e pericoloso, per assicurare la sopravvivenza del mio popolo, il popolo che tua madre stessa ha creato e che rischia il collasso", continuò Anne Redfox. "Non è affar mio, siete pericolosi e pericolose". Anne Redfox fece un altro sorriso, per poi fermarsi all'improvviso: "Sì, lo siamo: ma l'ho trovato... Il passaggio è aperto, ma devo tornare dall'altra parte per trovarlo". Galatea spalancò gli occhi. Dunque era quello? Scattarono entrambe, con una velocità impressionante. I loro obiettivi, però, erano diversi. Galatea aveva preso Enma per il busto, spostandosi indietro a gran velocità. Nel frattempo, Anne Redfox aveva colpito rapidamente i due gemelli. Due colpi secchi, alla gola. Il sangue iniziò a sgorgare sui loro corpi. Sui loro vestiti. Fino a giungere a terra. Scioccati da quell'attacco a sorpresa, i due portarono le mani alla gola e cercarono di abbracciarsi l'uno con l'altra, consci di essere giunti alla fine delle loro vite. Sopra di loro stava Anne Redfox, due pugnali nelle mani, intrisi di sangue che gocciolava dalla punta. Con un rapido movimento della mano le due armi sparirono.
    Galatea posò a terra Enma. "Scusami, spero di non averti fatto male" disse al ragazzo, assicurandosi che fosse tutto a posto, per poi rivolgersi alla donna che aveva appena assassinato i gemelli: "che cosa diavolo hai in mente? Ti ammazzerò prima che tu possa portare qualche altra mostruosità da questa parte e-". Ma la volpe la zittì, iniziando a parlare con voce più alta e sopra di lei: "non ho alcuna intenzione di portare niente! Devo andare dall'altra parte, devo trovare quella persona.... Io... Io non ho alcun interesse nel governare questo branco di creature di cui so poco o nulla; condividiamo lo stesso creatore, ma non lo stesso destino. Io sono la prima, ma non vengo dal potere di Akane come gli altri" disse abbassando lo sguardo. "So che c'è un'altra persona in città che lo sta cercando, per motivi diversi dai miei... Sono qui per avvertirti che non sei più un mio obiettivo". Galatea era sorpresa, e probabilmente lo era anche Enma nel sentire tutto quello. "Come faccio a sapere che si tratta della verità? Che tutto questo non è un piano per farci abbassare la guardia? Anche se devo dire che su una cosa hai ragione, Satomi mi ha avvertita della frattura che ha trovato...". Doveva crederle?
    Anne Redfox trasse un profondo respiro, rivolgendosi ad Enma: "per fare in modo che vi fidiate di me vi rivelerò una cosa molto importante - il ragazzo doveva rimanere qui perché era necessario che fosse lontano dal mio obiettivo: Fuuta, la ragazza che lui conosce molto bene. E' stata facile catturarla, ma" disse prima che lui potesse interromperla, "non è una mia iniziativa. C'è qualcun altro dietro tutto questo: si tratta di uno scienziato, o qualcosa di simile. Vive in una specie di orfanotrofio o laboratorio, è stato lui a commissionare questo rapimento". Galatea muoveva il suo sguardo da Enma ad Anne e viceversa, tentando di capire cosa stava accadendo. Conscia del fatto che il ragazzo era estremamente preoccupato e arrabbiato per quanto era accaduto, proseguì dicendo: "ma la fanciulla non è nelle mani dello scienziato, ho provveduto a portarla in un posto sicuro, anche se ho dovuto fingere di assecondare i piani di quell'uomo... Credevo avesse qualcosa a che fare con quell'uomo, ma a quanto pare la sua tecnologia non c'entra nulla con il nostro mondo. Ma ormai ero in ballo, e doveva continuare a ballare". Galatea non parlava, lasciando spazio ad Enma, il diretto interessato. Solo ad un certo punto fu costretta a rispondere, dopo essere stata interpellata direttamente.
    "Dunque cosa intendi fare ora?"
    "Intendo lasciar perdere tutta questa storia, vi porterò dove si trova la ragazza, dopo di che mi concentrerò sul mio obiettivo... Tu piuttosto... Cosa intendi fare?"
    Colta di sorpresa, Galatea rispose con un semplice "in che senso?"
    "Nel senso che dall'altra parte potrebbe esserci qualsiasi cosa. Anche vecchie anime sopravvissute, o trasformate in altre creature... Pensi che non sappia di non essere l'unica delle due alla ricerca delle proprie origini?"
    Galatea abbassò lo sguardo. In silenzio.
    Anne Redfox abbozzò un sorriso. La smorfia sul suo viso non lasciava trasparire altro che un profondo senso di vuoto. Si voltò, iniziando a camminare. Il lungo vestito svolazzante. La coda che si muoveva sinuosa intorno al suo corpo. "Potete fidarmi di me oppure no: io so dove si trova Fuuta. A voi la scelta se seguirmi oppure no".
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    CITAZIONE
    Rufus iniziava a sentire gli effetti della battaglia, la sua fonte di energia magica si stava prosciugando molto rapidamente. "Forse ho usato i miei poteri in maniera sconsiderata, devo tenerlo a mente per la prossima volta, maledizione" fu quello che disse fra sé e sé, riconoscendo di aver usato la sua magia a raffica senza considerare le proprie energie. Prese rapidamente dal suo inventario un Etere, per ripristinare un po' di mana (20). Decise quindi di lanciare Bimagia (10 Mp), per scagliare due magie contemporaneamente (al costo di una), optando per l'uso di Aspir sulla creatura. Questo gli avrebbe permesso di recuperare il suo stesso mana, riducendo di molto quello dell'avversario. "Chissà, magari potrei prevenire l'uso di qualche suo attacco magico... Spero!".
    Si godette per poco tempo il suo mana ripristinato, perché quell'orrida creatura stava preparando un nuovo attacco: "Ah, quindi vuole tirarci giù tutti, aeronave compresa.... Oppure mangiarci". Un paio di alleati sembravano essere in grado di volare. Sfortunatamente per lui, non c'era nulla che permettesse anche a lui di farlo fra le sue magie. Tanto valeva mettercela tutta e cercare di buttare giù quel bestione mentre si lanciava su di loro. Disegnò un cerchio magico a terra, mentre il suo corpo si ricoprì di un'aura di fulmini gialli e violacei. Sembrava avesse richiamato un forte vento intorno a lui, data la potenza dell'attacco magico in arrivo. Aveva deciso di lanciare Tentazione, la sua magia più potente. A questo punto, scagliò quattro magie di livello A, Blizzaga: questa magia permetteva di congelare una grandissima area, con tutto ciò che conteneva. L'obiettivo di Rufus era quello di direzionare tutte le magie sul drago di ossa, per congelare, rispettivamente ali, testa e il torace, così da farlo cadere dopo averlo reso incapace di volare. Nel caso in cui il suo piano non avesse funzionato, il ghiaccio avrebbe comunque causato danni.

    1x Carta Azione: uso di Etere (x1)
    1x Carta Azione: uso di Bimagia (20 Mana) > Aspir x2 (45 Mp)
    1x Carta Jolly (Azione): uso di Tentazione (180 Mp) > magie usate Blizzaga x4

    La magia Aspir assorbe 55+30 (Mp) sul colpo (in questo caso moltiplicato per 2) > 170 (Mp) (più 10 Mp per ogni colpo andato a segno).

    STATISTICHE:
    Salute: 180
    Mana: 35 (+10 Regen) (+ 20 Etere) (-55 Magie): 10 (+20 Recupero su colpo) (+170 Mp Aspir): 200 Mp (-180 Tentaz): 20 Mp.
    Forza: 1
    Resistenza: 11 (+9)
    Riflessi: 12 (+10)
    Intelligenza: 12 (+10)
    Magia: 33 (+33)
    Punti statistiche totali: 60



    EQUIPAGGIAMENTO:
    Caos di Zeus (+3 Magia)

    Cappello da Mago Nero (+2 Magia)

    Veste da Mago Nero (+1 Resistenza e +2 Riflessi)

    Anello Coral (risparmio 10 mana per incantesimo e +5 regen di mana per turno)

    Anello Madain (+10 Mana per ogni incantesimo che va a segno)

    INVENTARIO:
    x 10 Pozione (Ripristina 20 salute a 1 bersaglio)
    x 5 Megapozione (Ripristina 20 salute a tutti)
    x 5 Granpozione (Ripristina 100 salute a 1 bersaglio)
    x 2 Extrapozione (Ripristina completamente la salute di 1 bersaglio)
    x 10 Etere (Ripristina 20 mana a 1 bersaglio) -1
    x 5 Turboetere (Ripristina 20 mana a tutti)
    x 2 Megaetere (ripristina completamente il mana di 1 bersaglio)
    x 5 Coda di Fenice (resuscita 1 alleato morto con 20 salute)
    x 1 Elisir (ripristina completamente la salute e il mana di 1 bersaglio)
117 replies since 9/12/2016
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