Posts written by Choconauta

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    Hisoka biricchino



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    Narrato - "Parlato"


    Ringraziato Dante e lasciatolo appostato a guardia della porta. Si mise a setacciare velocemente la sala, sporgendosi verso fessure malsane da troppo tempo trascurate. Dopo aver schiacciato con le dita gomme masticate, intere colonie di gatti di polvere e una cosa molliccia e unta che non ebbe il cuore di provare ad indovinare cosa fosse; si ritrovò tra le mani una moneta da cinquecento Jenny, ovvero l'esatto importo di un gettone. A crederci si direbbe un bel segno del destino. A non crederci una più probabile botta di culo.
    Più importante ancora, la necessità che la fortuna non gli voltasse le spalle esaurendosi con quella moneta ma piuttosto che si protrasse di quel poco che bastava per coronare alla macchinetta un rumorosissimo jackpot.

    Dopo aver baciato quindi la moneta (ed aver probabilmente con quel gesto contratto l'HIV) ecco la mano di un fremente Alfie inserirla all'interno della fessura. In risposta all'affare elettronico comincia quindi a prorompere un rapido jingle dal volume assordante che termina con un'ancor più rumorosa voce robotica scandire "TENTA LA FORTUNA". Per lasciare poi spazio al ritmato *TRRRRRRRR* tipico della roulette.
    Alfie fissa quindi senza sbattere mai gli occhi, fissa fino a farseli bruciare, fissa fino a lacrimare quella grande lancetta sbattere in maniera forsennata contro i pioli esterni di ogni spicchio. Uno solo di questi gli interessa, quello che recita VINCITORE. Un altro suono descrive l'inizio del rallentamento, ancora le palpebre spalancate. Il *TRRRR* si trasforma in un *TIC-TIC-TIC* sempre più mansueto. Il suo girare rallenta sempre di più, il suono ora ricorda quasi quello di una timida pioggia autunnale. Infine la stasi, il risultato finale lascia il Chinaski incredulo a bocca aperta, prima che un altro terribile suono squarci l'aria. È nuovamente un jingle, questa volta un greve *TA-TA-TA-TA-TA* anticipa la sgraziata voce metallica che stride in un sonoro. *YOU LOSE - YOU LOSE - YOU LOSE!*

    Un tremito crescente, si gonfia in petto passa per la gola e fuoriesce infine dalla bocca in forma di una violentissima bestemmia. Tanto forte da coprire qualsiasi altro suono, tanto blasfema da far ribaltare il clero, tuonare il cielo, svenire le donne (per lo meno le più devote) e far piangere i bambini nel raggio di cinque isolati.

    Tutta quella rabbia culmina con un furiosissimo calcio alla macchina, con il piatto del piede e tutto il peso del corpo. L'errore produce dolore, il dolore produce un altra di quelle memorabili blasfemie.

    Alfie Chinaski infondo sempre stato un pessimo vincente, si rivelava soprattutto il peggiore dei perdenti.

    OFF: Ma quanto mi dice male con i dadi :D.

    Edited by Choconauta - 16/10/2023, 16:42
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    Tiri dadi

    Lancio dado: 16
    • 1d12
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    • 1d20
      7
    • Inviato il
      15/10/2023, 23:17
      Choconauta
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    narrato - "parlato"


    Immerso nel ben di dio che continuava ad arrivargli si ritrovò ad ascoltare la ragazzina che dopo essersi lamentata per i suoi intenti, modi e maniere rispose in maniera sommaria ed evasiva alle domande rivoltele, l'accigliato Alfie finse di ritenersi soddisfatto delle risposte ricevute. Una sola delle sue domande ebbe veramente soddisfazione, quella di identificare un obbiettivo.
    Dopo aver scrutato il foglio sempre più macchiato ed aver dimostrato entusiasmo per tali: "gioielli della principessa " riaffondò la testa per l'ennesima volta nel telefono uscendosene poi con un invito ad una serata di gala.

    "Sei proprio dipendente da quell'affare eh?!" Disse Alfie, deglutendo a fatica un boccone andatogli di traverso.
    Dopo essersi ripreso continuò: "Molto volentieri! Ma ti dovrai per forza cambiare. Se mi accompagnerai ti voglio splendente, almeno la metà della pupa di là in salotto. E poi, quanti anni hai di preciso? Non sarai mica minorenne vero?!"- proferì con un ghigno malevolo.

    "Conosci un posto dove noleggiare degli abiti da sera? Immaginami in smoking!."

    Concluse quindi il lauto pasto con una torta sacher. Dopo aver così schifato tutti i presenti per la quantità e la modalità d'ingestione del cibo, decise di chiudere in bellezza firmando i fogli propinatogli in precedenza utilizzando l'indice sporco di cioccolato. Il risultato sul foglio lercio: un vagamente leggibile "Alfie Chinaski Super Star".

    Pulitosi quindi alla bell'e meglio su un rubinetto li vicino ed aver ringraziato con un rutto i cuochi finora a sua disposizione, decise di uscire nel mondo esortando Vik a seguirlo con un:

    "Che ne dici mia cara, andiamo a prepararci?"

    Lungo la via stette ben attento ad individuare potenziali oggetti di valore da poter, in un prossimo futuro, sgraffignare dalla magione.
    Per la povera ragazza a cui capitò in sorte la disgrazia umana chiamata Alfie Chinaski si potevan di certo prevedere giornate di fuoco.

    Edited by Choconauta - 16/10/2023, 16:49
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    Narrato - "Parlato" - "Pensato"


    Al brusco risveglio, una voce innondò di parole Alfie che si ritrovò, ancora pesantemente rincoglionito in balia di una ragazzina appollaiata al suo fianco. Della giovane tutta imbacuccata si intravedevano solo gli occhi, enormi dietro agli occhiali da vista e dei ciuffi di capelli grigi.

    Tutto attorno diverse persone chiacchieravano divise due a due.
    Ci misi un po' a ritornare presente a se stesso, lasciando sospesa la domanda della fantomatica Vik per domandarsi a sua volta quanto avesse dormito e cosa stesse succedendo. Poggiati a terra, affianco al divano su cui giaceva, ritrovò dei fogli stampati contenenti il declino di responsabilità da parte del proprietario della magione in caso di ferimenti o morte dei partecipanti alla missione prevista, moduli categoricamente da firmare. E sopra di essi un piccolo foglietto con sopra apposti i momi di diversi oggetti.
    Con gli occhi incrostati di sonno e parzialmente socchiusi continuò a fissare in maniera interrogativa la ragazza a lui vicina che sosteneva però stoicamente lo sguardo senza addurre ulteriori spiegazioni. Rimase così a lungo, e gli richiese decisamente più tempo del necessario per afferrare dalle voci dei vicini; inizialmente fuse un borbottio confuso, il contesto quanto stesse avvenendo intorno a lui. Quando riuscì finalmente a comprendere gracchiò: "E per quale ragione vorresti venire con me" in direzione dell'altra occhialuta, e proseguì: "Non posso andare con lei?" indicando lo schianto castano vestitito elegantemente in bianco che chissà quanto si fosse materializzata nella stanza intenta a parlare con uno dei due barboni presenti, quello calzante un cappello da pescatore sulla testa.

    "Si sono Alfie Chinaski, ma tu come fai a saperlo? domandò mentre la mano scivolava in tasca ad afferrare il coltello. Pronto all'uso.

    "Facciamo così, accompagnami in cucina e l'ora di...colazione, pranzo o cena qualsiasi ora sia ho." *Gorgoglio del pancino* "Parecchia fame. In fondo" -roteando il dito per indicare la sala- "Non credo che al nostro datore di lavoro dispiaccia poi tanto condividere"

    Per poi venire avvicinato, dalla rocker richiedente contatti telefonici, pec ed email per ogni evenienza. Lasciatogli il numero proseguì.

    *Parte ipotetica master permettendo*

    Dopo aver apostrofato i presenti con un "ADIOS BOYS AND GYRLS" ed aver lanciato un occhiolino alla bella e probabile ereditiera. Seguì la freddolosa compagna ed un maggiordomo fino ad una vastissima cucina dove presenziavano una brigata di venti cuochi con tanto di chef. Che su indicazione del maggiordomo capo, una mummia incartapecorita, si miserò diligentemente al lavoro.
    Una masnada di professionisti probabilmente abituati a cucinare per ricchissimi nobili, capi di stato, e dignitari di ogni sorta lavorarono diligentemente per il molesto e poco dignitoso Alfie Chinaski.

    Seduti al passe masticando e deglutendo cominciò l'interrogatorio della petulante piccoletta.
    Mentre di tanto in tanto tra le carte del contratto, oramai irrimediabilmente macchiate e il foglietto con gli obbiettivi, spuntavano piatti contenenti ogni ben di dio.

    "Come dicevamo, come sai chi sono? Chi sei tu, Vik giusto? E non solo tu, ma anche gli altri tre già informati di tutto, e che suppongo siate statici assegnati per valutarci. Tu, saresti quindi in grado di valutarmi ? " - Aggiunse con un ghigno meschino, denotando il risveglio dell'Alfie capriccioso e meschino più che quello indolenmente apatico.

    "Dimostrami un po' anche tu. Di questi" - porgendole la lista - "Quale articolo recupereresti?"

    Master se non è un problema aggiungerei i due oggetti ottuniti dall'espansione al mio equip. Mi dica lei se posso. Nel frattempo:

    Monete fortunate: Arma da lancio. Limite lanci: 1 a Fase Offensiva
    Forza Arma: = (Mira del PG) x 1,5
    Velocità Arma: = (Mira del PG) x 1,5

    Coltello a scatto. Forza Arma: = +5
    Resistenza Arma: = +5

    Indossa abiti eleganti, in tasca un telefono cellulare, un pacchetto di sigarette ed un accendino.
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    Apro i pacchetti Deathbringer
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    Narrato - pensato - "parlato"

    Lungo tutto il tragitto che li separava dalla salagiochi, Alfie in compagnia di Dante lo trascorse ripensando alla frase detta in precedenza dal ragazzino bluastro: a volte non sono me stesso. Nel suo cervello continuava a domandarsi cosa significavano nello specifico. Figurandoselo trasformarsi con la luna piena come un licantropo o cadere in trans come una medium durante una seduta spiritica. Ogni tanto non sono me stesso, ora Dante sempre dentro la sua testa era in preda ad una sfrenata sessione di shopping compulsivo calzando una parrucca, un abito da donna e dei tacchi vertiginosi alla conquista delle vie del centro o annoiato con la panza di fuoti sul divano a comprare l'intero catalogo di vendita di una delle migliaia di televendine disponibili nelle televisioni regionali di tutto il mondo. DACCORDO!!!

    Riemersw quindi a fatica dai meandri della sua mente rispondendo:

    "DACC.. Ah no. Beh! Fidarsi. Bah, fidarsi è un parolone. Chi ha mai detto di fidarsi" -sfoggiando un bel sorrisone per poi proseguire- Potrei dirti lo stesso anch'io no? Cioè non la parte del non essere me stesso, io rimango sempre io. Però potrei essere benissimo uno sempre uno stronzo.

    Chiudendo poi con una risata.

    Per certo ti posso che sembra meglio aver intorno te che lo squilibrato con la pistola o l'altro tizio che ogni tanto gli bisbiglia. Piuttosto cosa intendi per non te stesso?

    Messo piede nella sala giochi dopo un doveroso cenno al negoziante d'ingresso ecco un tuffo nel passato, l'unica differenza con i sui ricordi di ragazzino l'assenza della pensantissima coltre di fumo che ai tempi onnipresente impestava qualsiasi luogo. Alcuni dei cabinati, i più vecchi, li conosceva bene e ne aveva finiti diversi nelle lunghe mattine dedicatevi con altri compagni al posto di andare a scuola. Per lo meno prima di sostituire quei luoghi con le sale scommesse. Un primo veloce sopralluogo rivelava una sala dedicata ai giochi e cabinati arcade ed una alle slot machine (il gioco d'azzardo per gli stronzi tristi). Essendo piuttosto al verde ed avendo appena concluso lo spiegone sulla fiducia non poteva e/o voleva domandare di già soldi a Dante. Si mise quindi a tastare rapidamente sopra gli arcade, nella parte in legno alta e sotto la base. Alla ricerca di gettoni dimenticati per la troppa attenzione concessa al gioco o scivolati dopo aver sbattuto con violenza le macchine da gioco al termine di una sonora sconfitta.

    Nel mentre di quella ricerca la voce del suo accompagnatore rivelava un imminente arrivo.

    Con gli occhi fissi verso un macchinario in particolare, disse:

    "Dipende da quanto tempo abbiamo, spio con il mio occhietto biricchino la possibile soluzione al mio enigma. Se lo hai ricevuto uguale presumo ti sarà suonato un campanello anche a te."

    Il problema di fondo? L'arrivo di un'altro contendente, vista il numero e l'aspetto dei partecipanti Alfie poteva essere effettivamente il più debole dei presenti. E infilarsi in un cul-de-sac con più di una persona interessata all'ipotetica carta lì dentro non sembrava la migliore delle ipotesi. Se anche Dante non gli avesse tagliato la gola, lo stesso non si poteva dire per il nuovo arrivato.

    "Quanto tempo abbiamo? Vedi un po' se si può chiudere/bloccare la porta. Voglio provare una cosa. Se c'è la chiave o un chiavistello chiudi, e ruota il cartello aperto. Vediamo se prendiamo del tempo. Al signore all'ingresso pagheremmo il disturbo." - facendo poi un occhiolino.

    CITAZIONE
    Off topic: se ho trovato un gettone lo uso altrimenti ne compro uno.

    Se il margine temporale lo permetteva si sarebbe diretto verso la ruota alla fine della sala vietata ai minori e dopo averla esaminata un attimo ci avrebbe inserito il gettone. Attendendo così il responso del macchinario.
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    Richiedo ricompense per voto il voto su top forum.

    P.S. Anche se avrei votato comunque :D
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    Narrato - "pensato" - "Parlato"

    Aspetto di Alfie:

    Passarono giorni identici, interminabili ore tutte uguali. Alla luce fioca di una lampada morente circondato dall'aria stantia d'una pesante cortina fumogena. Sentire e raccontare stronzate. Affondare nel nulla.
    La noia segnava il suo viso, passati sul suo volto i segni dello scontro recente solo per lasciare il passo ad una feroce apatia. Un'immobilità totale, le solite partite a freccette e biliardo, le immancabili scommesse e qualche allenamento. Irrorando il tutto con fiumi di alcol, un pesante e costante sentimento di Nulla. Nemmeno gli usuali piccoli furti, obbligato prezzo per il sostentamento dava a quella vita brivido, spessore.
    Affondò la testa nel tavolo, tra le braccia e chino in avanti attese. Non sapendo bene cosa attese.
    In quel limbo cominciò a materializzarsi, galleggiando nell'aria un notizia. Da prima vacua, di ora in ora andò delineandosi di più. La composero informazioni contrastanti ma, il cuore principale rimase lo stesso. qualcuno offre soldi, molti soldi. Un lavoro, un furto, non si capisce. SOLDI. L'unica cosa che conta.
    Visto il tasso alcolico (spesso molto alto) di chi veicolò la notizia passarono diverse ore prima che ci di capisse qualcosa, perlomeno abbastanza da poter prendere una decisione.

    Raggiunse il luogo indicato, una zona lontana dal centro nelle colline della York Shin bene, ritrovandosi di fronte una magione. Imponente cancello decorato, ampissimo viale con tanto di fontana. Insomma il posto non poteva essere sbagliato e la pista soldi sembrava venire ampiamente confermata, per l'occasione Alfie vestiva con un completo di color rosa antico abbinato ad una camicia bianca.
    Con una sigaretta accesa in bocca si avviò tentando di immaginare chi potesse esserci ad attenderlo in quella mastodontica abitazione. Per il tragitto incrociò soltanto personale di servizio. Tutti con impeccabile divisa.
    La vita senza più orari precisi lo portò li ad un ora improbabile ed indefinita e una volta raggiunto il salotto in cui lo invitarono ad accomodarsi. Si ritrovò solo. Attese quindi lungo disteso in un divano di pelle. In quel costosissimo e silenzioso salotto.

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    Fu svegliato da una voce femminile, gli ci vollero diversi attimi per ricordarsi di dove fosse e comprendere di non essere il solo li dentro.

    La voce da fanciulla rivelò invece nella persona una tipa abbastanza carina vestita da tosta sul genere teppista di strada. Che a confronto con la restante platea di presenti si rivelava di gran lunga la "cosa" più bella da guardare.

    Il sonnacchioso Alfie colse la palla al balzo e ancora disteso fece spuntare il braccio dallo schienale del sofà, ondeggiando la mano a destra e sinistra.

    "Alfie, Alfie Chinaski" - con la voce gracchiante ed impastata dal sonno. Poi scrutata ulteriormente la giovane richiuse nuovamente gli occhi.
    Per poi, finito l'eventuale giro di voci noiose annuncianti nomi, cognomi e stati d'animo, una volta tornato il silenzio riprendere a russare rumorosamente.

    Equip di Alfie:
    Monete fortunate: Arma da lancio. Limite lanci: 1 a Fase Offensiva
    Forza Arma: = (Mira del PG) x 1,5
    Velocità Arma: = (Mira del PG) x 1,5

    Coltello a scatto. Forza Arma: = +5
    Resistenza Arma: = +5

    Indossa abiti eleganti, in tasca un telefono cellulare, un pacchetto di sigarette ed un accendino.


    Edited by Choconauta - 26/9/2023, 13:54
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    Iscrivo Alfie Chinaski
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    Narrato - *pensato* - "Parlato altrui" - "Parlato di Alfie"

    OFF TOPIC: Non tiro nemmeno i dadi, visto che anche facendo il massimo otterrei 15 punti.

    Al momento della consegna della scatola magica un distrattissimo Alfie si fa attendere per un minuto buono dall'esaminatrice, intento ad osservare l'eterogeneità di quel gruppone la chiamata del suono nome rimbalza all'interno della scatola cranica diverse volte prima di raggiungere il cervello. Ancora decisamente insonnolito dal viaggio trascorso nella cabina in compagnia dell'insolito trio, segnato inizialmente da alcune sue deliranti telefonate passeggiate avanti ed indietro per il vagone e poi sonoramente disturbato da un russatissimo pisolino protratto fino ad un istante prima dell'arrivo in stazione.
    Inaspettatamente per tutta la durata della tratta fino a quel momento al suo fianco l'inspiegabile presenza di Dante. Il giovane dimostrava di avere la pazienza di un santo.

    Parzialmente addormentato si trova quindi di fronte ad una ragazzina, una Card Hunter (definizione alla quale non riesce ad assegnare un preciso mestiere) contraddistinta da delle particolarissime pupille a stella. Simbolo ricorrente anche nel suo vestiario. Dopo aver vissuto gli avvenimenti del giorno prima ed aver visto la folla li attorno, il fatto che l'esaminatrice dimostrasse a farla grande sedici anni non lo stupiva poi molto.

    Dopo essersi grattato due volte la testa ed aver faticosamente trattenuto uno sbadiglio, si scusa del ritardo ed in cambio ottiene l'oggetto.

    Tra le mani stringe quindi un nero cofanetto con inciso il numero 70. Continua quindi la sfilata dei partecipanti seguita dalla spiegazione della giovane Hunter.

    Novantasette partecipanti per ventidue carte, ogni carta apre un cofanetto che racchiude la targhetta necessaria alla continuazione dell'esame. Distribuiti ai concorrenti uno dei ventidue indizi indicanti la locazione delle carte. In pratica una volta trovata la carta necessaria il fortunato cercatore sarebbe stato probabilmente assalito da almeno quattro persone, se non molte di più. Insomma, un test di intelligenza e abilità di combattimento allo stesso tempo. E pensare che sperava di aver passato il peggio dopo aver superato la prova di corsa.

    Una volta letto e memorizzato l'indizio capitatogli decise di incendiarne il foglietto con l'accendino. Una mossa forse non necessaria, ma comunque una traccia in meno per gli eventuali sfidanti. Rimase quindi per alcuni minuti imbronciato e pensieroso sul da farsi.
    Fermo in quella posizione sino all'arrivo di Haido, che mettendolo simpaticamente davanti alle sue difficoltà e debolezze propose un'alleanza a quattro. Cercando di includere nel gruppo lo psicopatico dal grilletto facile e il timido Dante.

    "Come debole, non hai notate le mie incredibili mosse ieri?" - Detto questo inizio a mimare imbarazzanti movimenti con il bacino, pantomima che durò per almeno due minuti prima di proseguire: Non credo convenga girare in gruppetto nella speranza di trovare qualcosa, divisi si batte più terreno. Se vuoi ti lascio il mio numero, chiamami se trovi ti impossessi di più carte. Io potrei fare lo stesso. Preferisco così, alle brutte attaccheremo in gruppo gli eventuali fortunati. E poi chi mi assicura che una volta trovata una carta tu non te la prenda con la forza per poi sparire?

    Dopo aver elencato a memoria i dieci numeri del suo telefonino, gli voltò le spalle in direzione di Dante.

    "Lui." - disse indicando con il pollice all'indietro verso Haido - "Vorrebbe proporre un'alleanza, girare assieme per trovare più carte e/o assalire chi le trova. Non mi convince molto. Io vado verso di là." - Indicando poi la salagiochi - "Tu che fai? Ah, e non per farmi i fatti tuoi ma sono un curiosone, come conosci l'esaminatrice?"

    Con un diverso incipit forse Haido avrebbe pure potuto convincerlo, ma la scelta di parole sbagliata aveva risvegliato nel Chinaski la voglia di essere capriccioso e fastidioso.


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    -Ashen-

    Narrato - pensato - "Parlato"

    Allenamento settimanale 4. 1/3

    Il prontuario del provetto omicida.
    O come comportarsi i giorni seguenti l'aver commesso un omicidio.

    La condotta di Alfie Chinaski la mattina seguente e per i giorni successivi fu relativamente semplice.
    Tentare di comportarsi in maniera usuale, senza attirare troppe attenzioni e soprattutto senza sparire radicalmente dal mondo.
    Non fare nulla che potesse far dire a qualcuno: si effettivamente c'è un tizio un po' strano che bazzica in zona ultimamente o giorni fa c'era da lunedì sera però sembra sparito nel nulla.

    Comparire nei posti frequentati solitamente ma con meno assiduità e per tempi meno brevi (nel pratico valeva dire: non passare tutta la giornata al bar) viste le leggere ferite esibite su mani e volto, testimoni della recente scazzotata ma tratti riscontrabili comunemente trai tristi ubriaconi. Il dedicarsi al bere richiedeva dedizione e costanza, e non lasciava il corpo privo di macchie. Non era inusuale infatti, tornando a casa dopo una giornata di bevute, gonfi come le spugne imbatterssi in ostacoli immobili o semoventi che proprio non ne vogliono sapere di non urtarti o venirti addosso.
    Segni per lo più dissimulati da, sul viso una dose di trucco sottratto con tutta la borsa ad una turista in metropolitana e le mani coperte da un paio di guanti leggeri in perfetta armonia cromatica con un abito indossato di tutto punto.
    In quei giorni si era aggiunta inoltre alla routine giornaliera una nuova pratica, di lì mai più abbandonata di sfregarsi i polpastrelli di ambedue le mani con la pietra pomice. Attività che potratta nel tempo lasciave le dita prive di impronti digitali.
    Abitudine non rara tra truffatori e topi d'appartamento.

    Insomma le ore filavano così, evitando le persone ma non troppo. Le forze dell'ordine il più possibile ma senza risultare forzatamente sfuggente, una solo vero cambiamento aveva perso il posto nella sua più recente vita. Non si recava più in palestra, ne per gli estenuanti allenamenti in sala pesi ne per le oscillanti lezioni dei corsi. Non voleva farsi vedere lì dove la vittima era di casa e dove della collutazione sul corpo erano difficilmente occultabili.

    Diverse volte a letto o magari sotto la doccia si era ritrovato a pensare alla fatidica giornata, e ogni volta si sorprendeva ad analizzare gli errori commessi. In primis l'aver passato troppo tempo a far sterminio di animali nel parco poco distante il luogo dal misfatto, in secondo luogo non aver fatto passare "l'incidente" per una rapina finita male sotrraendo dalla borsa da palestra della vittima il probabile portafoglio contenutovi, e sottraendone contanti e carte per poi abbandonarlo poco distante di lì.
    Più che il fatto in se, che passato lo sconcerto iniziale lasciava stranamente uno retrogusto di velata soddisfazione, non riusciva a perdonarsi quei due errori commessi.
    Comprensibili visto la sua totale estraneitá prima d'allora all'omicidio.
    La leggera soddisfazione dirivatagli da quelle azioni non sembrava legata tanto all'attività di spezzare una vita, quanto alla nuova illuminante novità. Ora sapeva che in casi di pericolo estremo anche lui era capace di un simile gesto, senza dover incappare in grosse reprimende dell'anima.
    Lo aveva fatto, non gli era piaciuto particolarmente ma non lo aveva nemmeno spezzato dentro.
    Aggiungendo così un ulteriore freccia al suo arco, il "ti ammazzo" non era più una sterile minaccia. Quanto più una concreta possibilità della quale eventuali nemici avrebbero dovuto in futuro render conto.

    Per il resto il giorno si scandiva con i soliti irregolari pasti dettati dal gorgogliante stomaco occasionalmente anticipati o seguiti da una nuotata in piscina.
    Costretto; com'era della sua condizione, a dover trascorrere un maggior tempo all'interno del hotel avaeva scoperto una orripilante e fatiscente piscina. Completamente ignorata dagli altri occupanti: per lo più prostitute con clienti al seguito e disgraziati persi sul fondo di una bottiglia o di un grammo. Era diventata per lui il luogo di sfogo dei mancati allenamenti in palestra.
    Al motto di: tenersi in forma per l'arrivo delle guardie.
    Oltre il solito corpo libero consistente in piegamenti su braccia e gambe, affondi, skip e cazzi e mazzi vari. Si dilungava nuotando nudo, come sapeva, (quindi relativamente male) per ore ed ore coprendo in vasche di acqua sporca e stantia distanze chilometriche. Alternando improbabili stili di dorso, rana e stile libero.
    E mettendo inoltre a dura prova il proprio sistema immunitario ogni qual volta, in seguito a distrazione seguisse una bevuta di liquido malsano.
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    -Ashen-

    Allenamento settimanale 3. 3/3.

    Narrato - "Parlato Alfie" - Parlato altrui

    L'enessima giornata al bar, del sole esterno filtrano tramite pesanti tende alle pareti tagli suggestivi fasci di luce che conferiscono all'atmosfera un che di soggettivo. Pulviscolo aleggia nell'aria, odore di stantio.
    Insomma il solito habitat, la solita fauna e le solite attività se non fosse per una grossa ed importante differenza, da tutto il giorno Alfie perde. Non importa il gioco, la gara, la corsa o la partita. In qualsiasi scommessa che sia in prima persona o una puntata su risultati sportivi continua comunque a perder denaro. Le freccette mancano il bersaglio, la palla otto finisce anticipatamente troppo spesso in buca e via discorrendo. Perde denaro e ne perde tanto.

    L'aura di fastidio da lui irradiata pervade la stanza, tanto che, verso pomeriggio, in pochi trovano il coraggio di avvicinarlo e spillargli denaro approfittando della giornata negativa. Dopo aver perso l'ultima partita al tavolo da biliardo in un raptus d'ira spezza quindi in due la già malconcia stecca, ne lancia i monconi contro il vincitore e dopo; aver scagliato in giro gli ennesimi soldi persi, da pessimo perdente qual'è si fionda all'esterno colmo di rabbia.

    La luce lo investe seguito da una calda brezza. L'avvio di una tiepida serata di fine estate.
    Per sbollire inizia una passeggiata che lo porti lontano dal bar e dalle sue sventure.
    Girando randomico imbocca vie casuali, passo dopo passo nel suo umore non sembra cambiare nulla. È nervoso e schiuma di rabbia.

    Dopo aver vagabondato per un po' si siede in una panchina nel limitare di un parchetto a cavallo fra due vie.
    Ne legge i cartelli ed un indirizzo inizia a balenargli nella mente. La via concide, il civico poco più avanti, marca un grande palazzone. La facciata macchiata dal tempo.
    All'indirizzo segue una faccia, e nel ricordarne il volto un ulteriore ondata di fastidio.
    La giornata già iniziata con il piede sbagliato sembra essere precipitata in una spirale discensiva.
    Il cui picco più basso e nero sembra essere lontano dall'arrivare.

    Lì seduto, mentre fissa la grossa porta d'ingresso alla palazzina, comincia a giocare con dei sassolini raccolti da terra.
    Come ogni piazza di ogni grossa città anche questa è gremita da pennuti, stormi di piccioni e qualche grosso gabbiano stanno appolaiati sulle più disparate superfici, svolacchiano o si contendono violentemente una briciola di pane.
    Alfie lì osserva quasi in trans, lasciandoli fare fino a che qualche indolende e beffardo esemplare non si avvicina troppo. A quel punto scaglia un sasso in direzione della bestia. Il più delle volte i bersagli centrati alla testa dalla pietruzza stramazzano al suolo privi di vita. Già di certo non tra gli animali più svegli e particolarmente rapidi, i piccioni, messi davanti ad uno schiumante Chinaski possono poco o nulla. I bersagli più brillanti evitano con un battito d'ali il primo colpo, solo per poi essere centrati da un secondo una volta stabilita la corretta traiettoria di volo. Il quasi quotidiano allenamento con le freccette lo ha reso, almeno per le possibilità di quelle creature praticamente infallibile.

    Passano diversi minuti che si trasformano in ore. Appollaiato sulla panca sempre con l'attenzione rivolta alla porta e con attorno sempre più animali morti. Il brusio della città cala, in giro si vedono meno persone, probabilmente dirette a casa per cena dopo aver terminato la giornata lavorativa o in qualche sfarzoso ristorante a festeggiare.
    Dai cespugli spunta ora occasionalmente qualche topo, che incuriosito dall'improvvisa sovrabbondanza di cibo esce dalla tana per trovare a sua volta in un attimo la morte improvvisa.

    Sempre più tetro in volto fissa il serramento nero nella metropoli oramai illuminata elettricamente. Non passa molto che la porta costantemente sotto i suoi occhi di apre, rivelandone l'uscio attraversato da un alto pelato, vestito da ginnastica e con borsa in spalla.
    Alfie stacca in quel momento il culo dalla panchina in ferro e abbandona la moria attorno a se per seguire l'uomo. Tenendo un poco di distanza e senza mai perderlo di mira prosegue per sette o ottocento metri.
    Dopo i quali i due si trovano in un vicolo buio, ingombro di scatole, bidoni della spazzatura e poco altro.

    Toccandosi il naso apostrofa l'uomo di spalle:
    "Ehi pelatone bastardo! Ti va di finire quello che hai iniziato"

    Voltatosi, anche se nell'ambiente scuro il bersaglio sembra riconoscerlo o quanto meno capire la situazione mettendosi subito in posizioni di difesa.

    Alfie decide di non estrarre il coltello a serramanico; sempre pronto in tasca per ogni evenienza, ma di affrontarlo a mani nude nella sua stessa disciplina. In quel modo sembra fugato ogni possibile dubbio sull'identità dell'aggressore.

    "Non sai quanto mi hanno rotto il cazzo per averti colpito coglione! Finalmente posso darti il resto." - risponde infatti indietro il braccato. Per poi scagliarsi rapidamente verso alfie caricando un pugno con il destro.
    Il colpo così portato risulta estremante leggibile e viene infatti facilmente schivato, ricambiando a sua volta con due veloci ma poco potenti jab che raggiungono l'avversario al volto.
    Scarto in dietro e pausa. Leggera confusione.

    A distanza di un passo iniziano a scambiarsi una serie di colpi, quando le difese rimangono alte i pugni sbattono contro i duri avambracci sempre più pesti. A volte raggiungono viso, petto e costole. Un pugno dell'avversario raggiunge lo stomaco piegando Alfie per qualche secondo e facendogli sputare saliva macchiata da una punta di sangue.

    L'avversario affannoso e sanguinante per uno squarcio sul labbro ridacchia.
    Senza i guantoni a fare da cuscino i pugni sono più duri, e entrambi hanno già le nocche imperlate di rosso vivo.
    Diretti e jab raggiungono i rispettivi bersagli, entrambi molto attenti ad evitare pericolosi montanti sul mento che possano mandarli istantaneamente k.o.
    Come nel loro primo breve incontro il Chinaski si dimostra più scarno e grezzo di tecnica e con un peggior gioco di gambe, rivelandosi però di molto superiore in velocità e forza fisica. Subisce molti più colpi di quanto non riesca a mandarne a segno, ma ogni suo pugno sembra aggiungere peso e lentezza ai movimenti avversari. Quelli ricevuti invece ad accezione di alcuni incredibilmente accurati non sembrano segnare troppo il suo fisico.
    La svolta: il ricambio di un potente diretto allo stomaco che costringe a rifiatare il pelato, livido e sempre più rabbioso.

    Ringhiando carico di frustrazione per quello che reputa un coglione alle prime armi, gli si lancia nuovamente contro, pronto a rispondere questa volta al posto di schivare Alfie gli afferra il braccio e strattonandolo ruota velocemente verso destra. Aggiungendo momento alla velocità dell'avversario, che inciampato vola impattando di testa contro un grosso e pesante casonetto ai lati della via.
    Il tonfo è sordo, un crack seguito da un flebile rantolo che si spegne rapidamente; poi solo silenzio. Mentre la testa sanguina copiosamente, sotto il corpo inerte un tombino ora scarlatto continua ad emettere fumo pallido.

    Non ci vuole molto a capire cosa significhi quella totale mancanza di suono e movimento. Ai piedi dello scommettitore giace ora un corpo esanime.
    Senza il coraggio di avvicinarsi per costatarne le condizioni inizia ad allontanarsi piano, camminando. Da prima in maniera composta per poi, passati due isolati, correre a perdi fiato in direzione dell'albergo.
    Nella testa il presante presagio che ad ogni passo si fa sempre più certezza.

    Rincasato, dopo essersi docciato ed aver bruciato i vestiti imbrattati di macchie di sangue. Si incerotta e fascia alla meglio le ferite, tasta gli ematomi e anestetizza i pensieri con una massiccia dose di Wiskey.
    Sul fondo della bottiglia riesce a trovare un pesante sonno ristoratore.

    La certezza delle sue azioni troverà corferma il giorno seguente al bar, sotto forma di animata discussione da parte di alcuni avventori. A generarla la notizia, a pagina quattro del giornale.
    Al successivo scambio di opinioni si asterrà fissando silenzioso sciogliersi i ghiaccetti nel suo bicchiere.
  14. .
    Allenamento settimanale 3. 2/3.

    Narrato - *Pensato* - "Parlato"

    -Ashen-


    Sulla via per la solita palestra, in anticipo rispetto all'orario usuale.
    Visto l'orario la possibilità di trovare persone all'interno dei locali è abbastanza alta, essendo primo pomeriggio ma dopo essersi rotto il cazzo di stare al bar e sentire per l'ennesima volta discorsi senza senso, decise di anticipare l'orario di allenamento. Arrivato all'ingresso sbirciò la bacheca dei corsi, di lì a poco avrebbe avuto inizio la sessione d'allenamento dei marines. Incuriosito e intento a cambiare la noiosa routine prese posto nella sala, dove attese in silitaria l'arrivo dei restanti partecipanti.

    Già dal nome del corso si poteva individuare il target di persone che si sarebbero poi presentati. I primi a varcare la soglia furono dei ragazzini, vestiti tutti uguali ed in maniera incredibilmente tamarra. Una sorte d'uniforme da coglioni. Accompagnavano l'outfit con capelli rasati quasi a zero e anacronistici tatuaggi raffiguranti aquile ed altri simboli opinabili. Alcuni di loro completavano l'opera con tatuaggi sul volto, tra gli altri ne spiccava uno con una sobria bomba a mano tatuata sullo zigomo e un "mors tua vita mea" inciso tra le clavicole.
    Le loro conversazioni proferite con un fortissimo accento di borgata.

    Deciso ad ignorarli Alfie rimase in un angolo in silenzio seduto a terra giocava da un po' con una palla medica. Senza proferire il minimo accenno di saluto verdo i nuovi venuti. Nei minuti seguenti la sempre più pressante affluenza di teste di cazzo comiciava già a far vacillare la già scarsa volontà di rimanere nella sala. Il brusio aumentava il suo volume, le voci rimbombavano sulle pareti semivuote e i discorsi del cazzo si moltiplicano a portata d'orecchio.

    Lo scorbutico trentacinquenne appollaiato a terra con occhiali tondi e pantaloncini rosa, spiccava inevitabilmente dalla folla. E il suo fare poco incline a mescolarsi nel gruppo comportò molto presto un generarsi di coloriti epiteti descrittivi diretti alla sua persona; dapprima sommessi e poi rinfrancati di bocca in bocca confortati dal numero e dalla codardia della forza del gruppo, in un crescendo di entusiamo ed aggressività, aumentavano di volume e cattiveria.
    Il culmine quando un biondino alto un metro e sessanta, evidentemente galvanizzato dalla situazione quasi trovò la verve per rivolgerli la parola, semi urlando uno di quegli insulti. In risposta comparve rapidamente in mano al Chinaski il coltello a serramanico che con la già sguainata lama lucente tranciò di netto la palla con cui stava giocando. Sempre più nero in volto e con la pazienza ridotta ad un filo sottile, si comprendeva facilmente la convenienza nel lasciar perdere quell'imdividuo bizzarramente vestito.
    Il gesto carico di estrema passivo aggressività bastò a sedare gli animi e ecco che la banda di fascisti in erba tornava a sussurrare buona buona nell'angolino buio che era diventato il loro antro. Probabilmente intenta a fantasticare o pianificare chissà quale violentissima rappresaglia.

    Il coltello scomparve all'arrivo del istruttore, salutato istantaneamente in maniera quasi marziale da tutti i presenti meno che lui.
    Era un cinquantenne, capello a spazzola e maglietta smanicata. Abbronzato, pantalone mimetico e anfibio ai piedi. Le braccia coperte da tatuaggi con aquile e altri rimandi di chiara inclinazione politica. Fisico ben impostato, grosso e muscoloso ma con una preminente panza che spingeva in avanti la maglia sull'addome e metteva in difficolta la pesante fibia disperatamente agganciata alla cintura. Sulla faccia da scemo campeggiava uno sguardo beffardo e sprezzante, era lui il cerimoniere di quel piccolo culto.

    Stando ben'attento a non farsi notare troppo, tentando di mischiarsi alla folla Alfie seguì l'allenamento degli invasati.

    Iniziarono con una corsa a velocità moderata, l'allenatore in testa al gruppo canticchiava frasi a cui il coro rispondeva preciso.
    Dopo un buoni venti minuti trascorsi così passarono ai crunch, fatti in diversi modi e bicicletta a terra. In sottofondo il costante sbraitare ordini in cagnesco da parte del capoccia. Nella testa di Alfie ucampeggiava un solo pensiero: *Chissà come si troverebbe questa banda di idioti in una guerra vera.* se li immagina scappare ovunque mentre i loro amichetti esplodevano uno dopo l'altro sotto i colpi nemici.

    Lì a terra, vista l'evidente differenza di aspetto e di vestiario il nostro scommettitore venne facilmente notato tra gli altri e da quell'istante in poi per tutta la durata dell'allenamento, il vocione del coglione tatuato sarebbe stata una costante ad un millimetro dall'orecchio.
    A rendere tutto ancora più piacevole, dalla bocca ne fuoriusciva un mefitico alito da carogna.

    Finiti i crunch eseguiti in tutte le posizioni possibili, passarono ai push up. L'idea per ogni esercizio sembrava quella di eseguire un determinato numero di ripetizioni in un lasso di tempo indicato dallo sbraitante allenatore che ad ogni istruzione aggiunge una serie di disparati insulti. Una delle sequenze più particolari vedeva i partecipanti in cerchio, uno vicino all'altro ad eseguire i push up con una mano a terra e l'altra poggiata sul compagno affianco. Ribrezzo al toccare la schiena sudata dei vicini.

    Si proseguì, completati questi con una serie di trazioni a sbarre appese in giro per lo stanzone. Queste eseguite mentre un compagno contava, lo scopo: raggiungere le cento ripetizioni il prima possibile e cambiandovi ogni serie l'impugnatura. Ovviamente a tenerne la sua di contabilità era il paonazzo urlatore che per divertirsi impose un ritmo di conto di 1,1,1,2,2,2,2,3 e via discorrendo. Facendo così eseguire ad Alfie quattro volte la mole di trazioni "subite" dagli altri. Senza demordere aggrappato al proprio orgoglio e alla voglia di battere il maledetto ciccione Alfie tenne il ritmo. Completando ogni singolo esercizio aggrappandosi a tutta la tenacia del mondo riuscì a non estrarre il coltello e sbudellare il suo aguzzino.

    Passarono quindi ai circuiti per la zona bassa, squat con una o due gambe d'appoggio. E presse che utilizzavano come zavorra uno dei compagni di sessione. Prevedibiente gli venne assegnato il paonazzo urlatore, la persona di gran lunga più pesante tra i presenti in sala.
    A seguire affondi sul posto e in movimento, jump squat e salti a rana.

    Arrivato in fondo alla sessione più che la fatica albergava dentro il Chinaski la voglia di fare una strage, bloccare le porte dall'esterno e bruciare la sala con all'interno tutti i presenti per poi andarsene così ridendo.
    Invece sgusciò verso gli spogliatoi, mentre il gruppo si radunava in cerchio con al centro il cinquantenne a tenere non si sà (o meglio non si voleva sapere) quale sorta di comizio immancabilmente condito di stronzate, vaneggiamenti e verità indiscutibili.
    Questo diede il tempo allo scommettitore di svaligiare le sacche e gli zaini di tutti i presenti più per un senso di inferta punizione piuttosto che di vera e propria necessità economica. Per poi andarse il più in fretta possibile con un dito medio alzato in direzione della struttura.
  15. .
    Allenamento settimanale 3. 1/3

    -Ashen-

    Narrato - *pensato -"parlato"

    Questioni di mira.

    Nell'ultimo periodo la scoperta di un pessimo bar poco distante dal suo pied a terre fù l'avvenimento più interessante.
    Capitatoci per caso di ritorno dall'ennesimo giro esplorativo, una volta entratovi scendendo i tre scalini che portavano all'interno fu avvolto dalla familiare cortina di fumo tipica di quei posti.
    Luce soffusa, aria irrespirabile e già alle dieci del mattino (l'orario in cui vi era incappato) un afflenza degna di nota.
    Gli astanti, quasi tutti miserabili ubriaconi intenti a divorarsi il fegato. Il barista e proprietario, un corpulento signore sulla sessantina stava dietro un segnatissimo bancone alloggiato sulla sinistra dell'ingresso alle sue spalle una miriade di bottiglie; tutte obbligatoriamente di pessima qualità, comunicava per lo più con grugniti veicolando così affermazione o dissenso.
    Inoltre l'inestemabile presenza per Alfie di due televisori a tubo catodico appesi alla peggio al soffitto, decorati di penzolanti fili elettrici scoperti. Mute quanto il loro proprietario e irrimediabilmente fisse sul canale che trasmetteva tutte le corse dei cavalli l'una e qualsivoglia evento sportivo l'altra.
    Ultima chicca una saletta ospitante un malconcio biliardo e un bersaglio da freccette.
    Ecco, da qualche giorno quello figurava come il suo regno.
    Stabilitosi fisso lì trascorreva la maggior parte del suo tempo a giocarsi piccole somme di denaro con chi capitava nella saletta, il gioco che fossero carte, freccette o biliardo era indifferente. E anche se l'attività non era certo sufficente ad appagare la sua sete di azzardo, garantiva per lo meno il fondamentale sostentamento coprendo il costo dell'albergo, le bevute e qualche piccolo extra consisteva affiancata a qualche piccolo furto nella totalità delle sue entrate.

    Ora già con le freccette in mano, un wiskey doppio e una ciotola di cetrioli sta sfidando un baffone per poche migliaia di Jeny.
    Il pubblico giudicante tratta di tre vecchietti, ospiti fissi del bar, il tavolino in cui siedono già ingombro di diversi bicchieri vuoti marchiati da residui di vino rosso.

    Decise le regole, vittoria a cinquecentouno punti con double out, stretta di mano e si può iniziare.
    Il primo lancio viene eseguito dal baffone che dopo aver inforcato un grosso paio di occhiali che dopo aver centrato un triplo nove lascia lo spazio al giovane. Dopo essersi concentrato e aver provato qualche volta il movimento giusto lancia prendendo nel cerchio interno il diciassette.
    Il primi tre tiri saranno quindi di Alfie, che centra 10 doppio 7 per poi chiudere con 11.

    Il vecchino in postazione apre con un 25 centrando il tondo verde che circonda il centro rosso, l'inizio infervora la sala con il pubblico giudicante che molto imparzialmente comincia già a canzonare il trentacinquenne. La maggioparte degli insulti virano chiaramente su temi quali impotenza sessuale e sicura discendenza animale/prostitutiva.
    Sala che si ammutolisce per i conseguenti triplo 1 e 2.

    Conduce il nostro eroe per 466 a 472, da ottimo vincitore qual'è infarcisce il vantaggio rinviando ai mittenti svariati insulti quali: vecchi di merda e pensinati del cazzo.

    Il secondo gire vede un 3, 19 e triplo 20. Le bestemmie che si alzano al 3 e al triplo 20 si scagliano di significati diversi.
    La cariatide inanella un 16, 50 prendendo il centro e 14.

    Il vantaggio giovanile prosegue fino al quarto turno, quando con una serie di tiri pessimi il Chinaski si fa sorpassare. In quell'istante con un tonfo sordo anche uno dei giudici stramazza sul tavolo, rovesciando una ventina di bicchierini vuoti. Tutti ridono mentre Alfie ne approfitta per riequilibrare la mira scagliandoli in testa e dentro l'orecchio una serie di cetriolini sottaceto.
    A questo punto il centenario conduce 236 a 308. E superato il momento comico riprende la sfida.

    A questo punto Alfie dopo aver ingurgitato il restante fondo di wiskey (rimasto schifosamente caldo come quando era stato versato) riprende la concentrazione, costantemente vezzeggiato da avversario e apposite cheerleaders chiude un attimo gli occhi inspira profondamente e spara in sequenza un 50, 9, e 42 in forma di triplo 18.
    I tiri anzianamente flaccidi chiudono con un ulteriore 25, 17, 11 facendoli mantenere il vantaggio.
    Un ulteriore turno li porta a 140 a 103 per il pensionato.

    Nella sala si figura un leggero aumento di pubblico, dopo aver spento una sigaretta sul muro lo scommettitore provetto decide quindi di chiudere la pratica. Senza tutte le moine precedenti in due turni conclude la partita prendendo in doble out gli ultimi ventiquattro punti rimasti con un doppio dodici.

    Segue un tiepido applauso, un non correlato rumore di vetri infranti nella stanza attigua e le lagne dello sconfitto che tenta in tutti i modi di non sganciare la somma dovuta, una parte di pensione appena ritirata fresca fresca la mattina stessa.
    Dopo averla ceduta ritorna ciondolante verso la sala principale rimbrottando su come trovare il modo di rabbonire la moglie al momento di rincasare.

    Durante il pomeriggio si faranno sotto una serie di altri uomini, questi di età oscillante tra i quaranta e sessantanni. Di questi, vuole il caso, unici che riusciranno a vincere saranno quelli ad aver puntato le somme minori.

    Poco prima di mangiare gli ultimi cetriolini, stando attento a non essere visto da anima viva si sfoga scagliando la freccetta svariate volte tre il punto centrale ed il triplo venti.
    Segue una puntatina al bagno per piciare, dove appostato davanti al cesso dimostra di essere lunico tra gli avventori in grado di centrarne il buco senza tinteggiare l'intero bugigattolo di giallo. Residui di altra entità sul pavimento evidenziano un eroe nemmeno in grado di andare a segno con la seconda.

    Quando riemerge nella "pulita" aria di York Shin con le macchine che gli sfrecciano accanto è ormai sera tardi, con la borsa in spalla si dirige verso la palestra.

    Il tempo più clemente rivela qualche utilizzatore in più, in sala un personal trainer dalla pelle scura segue chi necessita di attenzioni. Per tutta la sessione di allenamento Alfie non verrà avvicinato da nessuno e nessuno sembrerà far caso alle macchie di sangue stinte male dalla mal funzionante lavanderia della bettola in cui risiede.

    L'allenamento consiste nel solito cardio, necessario a sudare fuori un po' di alcol prima che allenare il fiato. Concluso il ciclo su tapis roulant ed ellittica si dedica ancora una volta al corpo libero. Piegamenti sulle braccia, squat con pesi, e addominali vari. Il massimo delle ripetizioni per il massimo delle serie.
    Atteso il tempo di recupero continua questa volta testando diverse macchine presenti nella sala pesi, tutte raffiguranti sulla scocca le corrette esecuzioni da seguire. Si dedica ad esercizi per il potenziamento delle gambe e della schiena variando diversi macchinari.
    Più procede nell'allenamento più i muscoli convolti bruciano. Cerca di concentrarsi su quella sensazione e spinge il più possibile. Dopo due ore le forze iniziano a mancargli, è totalmente sobrio e una cieca fame comincia ad attanagliarli lo stomaco.
    Mette fine alla sessione con del defaticamento nuovamente al tapis roulant.

    In doccia sente i muscoli gonfi e tirati, il fisico non è cambiato di molto ma forse a scorgersi bene allo specchio crepato presente nello spogliatoio risulta più asciutto. Forse addirittura è presente una punta di massa in più. Tutta quella fatica forse valeva qualcosa.

    Sulla strada del ritorno prende posto ad una tavola calda dove conclude la giornata dvanti ad un piatto di hamburger e patatine.
37 replies since 16/10/2016
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