Posts written by .Ade

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    Non volendo sentì quello che le due compagne si dicevano in riferimento al caposcuola grifondoro.
    Lei aveva legato con Logan quell'anno, strano ma vero, e gli dispiaceva che non stesse passando un buon periodo.
    Lasciò fare a loro quello che volevano, fino al punto in cui fu necessario il suo intervento.
    Allora non appena Karen versò i pungiglioni lei spense il fuoco , mescolo tre volte in senso orario e agitò la bacchetta per velocizzare la pozione.
    Avevano quindici minuti di tempo per far riposare la pozione e concedersi di sollevare il capo e guardarsi attorno.
    Lo sguardo finì istintivamente su Oliver, erano mesi che non si parlavano e da una parte era quasi sollevata all'idea, visto che non era stato gradevole il loro ultimo incontro.
    Lui la odiava e probabilmente non vedeva l'ora di fargliela pagare.
    Il tempo sembrava essere volato e Ade aggiunse i rametti di aconito senza ulteriore indugio.
    Mescolò altre tre volte in senso antiorario questa volta e agitò nuovamente la bacchetta.
    Tutto sommato la loro pozione sembrava essere stata completata.
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    La professoressa spiegava e lei non vedeva niente di troppo pericoloso da fare, certo una piccola distrazione e sarebbero finiti in infermeria, ma nulla di letale.
    Si sarebbe meravigliata del contrario.
    I serpenti non erano tra le creature che preferiva, erano viscidi, per dirne una, ma la sensazione che provava nel toccarli non era di repulsione.
    Di certo non gradiva il fatto di dover privarne qualcuno delle zanne solo per delle pozioni sperimentali.
    In buona sostanza questo andava un po' contro quelli che erano i suoi principi, ed ecco anche perchè non si focalizzava mai sull'origine del novanta per cento degli ingredienti di quella materia.
    A muoversi per primo fu Oliver, non gli importava della dimostrazione di Logan, a ben pensarci non importava neanche a lei ma aspettò comunque che ebbe finito.
    Quindi uscì dal suo banco, si avvicinò alla teca e si fermò a guardare i serpenti presenti , ne fece levitare uno che posò su un banco e immobilizzò poco dopo.
    -Ciao ragazze- disse una volta che ebbe raggiunto Karen e Kyntia – meglio fare in fretta, vorrei evitare di fargli troppo del male-
    Allora con una mano gli tenne ferma la testa con l'altra iniziò a seghettare.
    La prima venne via quasi subito, ma per precauzione preferì pietrificarlo per prelevare la seconda zanna, e sempre a distanza di sicurezza dal viso, non voleva le spruzzasse nulla in volto.
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    Sapeva che quel giorno c'era lezione di pozioni, si era ripromessa di non impicciarsi delle lezioni altrui, non dopo quello che era successo con i ragazzi degli anni inferiori, ma era stata assente a diverse ore della professoressa in questione e le era giunta voce che potevano presentarsi anche gli anni superiori per un ripasso.
    Quello che in poche parole serviva a lei. L'ultima cosa che voleva era dare a suo padre ulteriori motivi per non concederle il trasferimento a Ilvermorny per la fine dell'anno. Quello che gli aveva già chiesto e che per una sorta di punizione le aveva negato.
    Con discrezione entrò in aula e si mise in disparte per prendere appunti e ascoltare ciò che la professoressa aveva da dire quel giorno.
    Non molto, in prima istanza voleva appurare cosa i presenti sapessero in merito.
    Fu comunque soddisfatta dell'argomento, visto che lo aveva studiato da auto didatta e non era certa che le riuscisse al meglio.
    Una perfezionista come lei non poteva permettersele certe lacune.
    Tuttavia preferì non intervenire per non togliere la parola ai ragazzi per la quale la lezione era stata pensata.
    Se fosse stato necessario lo avrebbe fatto dopo.

    Ariadne Reed, V anno, Corvonero
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    -Non credo, mio padre non lo sa- non sapeva nulla di quello che le accadeva né voleva dirglielo.
    Perché era apprensivo, perché avrebbe esagerato rinchiudendola in qualche torre sperduta e magari piena di incanti anti smaterializzazione.
    No, suo padre era meglio non sapesse.
    Comunque le scappò un sorriso – probabilmente si è reso conto che stavo perdendo l’orientamento- lo guardò imbarazzata – ha pensato che tu saresti potuto essere la mia speranza di non perdermi totalmente- e aveva avuto ragione ma era cosciente che doveva spiegarsi meglio perché Kaj potesse veramente capire – l’anno scorso, ma anche quest’anno.. ho avuto diverse punizioni.
    Vuoi perché ho usato incantesimi che non avrei dovuto contro un mio compagno, vuoi perché mi sono intrufolata al Dark Angel usando la pozione invecchiante e … si bè ho usato anche lì la magia e se ne sono ovviamente accort
    i- si strinse nelle spalle – perdo facilmente la pazienza, a scuola poi c’è molta droga in giro, siamo pieni di auror che controllano ma chi la possiede sa come nasconderla.
    Tu sai di mia madre… appena vedo qualcuno che si fa del male come se ne faceva lei non ragiono più. Il mio cervello va in off. E faccio tante stupidaggini…-
    se ne rendeva conto dopo ma era altresì convinta che se una persona la conosceva allora la poteva anche perdonare, come lei aveva perdonato Kaj.
    A volte si trattava anche di importanza.
    Se il bene che si vuole non è superiore al perdono allora tutto continuerà a tacere.
    -Come potrebbe piacermi? Se non porto i guanti chiunque io tocchi mi rimanda a immagini, passate o future.
    E non sono mai belle-
    non capiva dove stava il bene in quello che le era stato dato.
    -E come potrei usarlo a fin di bene?- lei stessa ci pensò, in effetti quella volta a lezione aveva avuto due premonizioni, dei bambini che chiedevano agli auror di voltare pagina e perdonarsi.
    E qualcos’altro che non ricordava ma il padre di Karen era sembrato in fermento.
    -Kaj, si nasce con un dono. Non lo si acquisisce.
    Tu comunque ne hai uno, ed è quello del quidditch. Perché non ritieni che sia abbastanza da soffermartici e approfondire?-

    Lei non era comunque convinta che iniziare la scuola in così giovane età fosse stato un bene per lei.
    Non faceva altro che sperare di crescere in fretta, per amalgamarsi alla massa, se avesse seguito con i coetanei ora non avrebbe tutta questa fretta.
    -Io ci ho pensato- gli rivelò – forse vorrò intraprendere la strada degli indicibili- non gli confidò tuttavia che qualcun altro cercava di mostrarle altro. Una strada diversa, sebbene non era chiaro di che natura si trattasse.
    -Pazienza?- chiese accennando un sorriso – io con te ho bisogno davvero di vagonate di pazienza. E poi ora dici così, tra due anni tu sarai così grande che avermi intorno ti darà fastidio, vedrai. Perché io sarò ancora una ragazzina- ed era un dato di fatto, non lo avrebbe raggiunto neanche all’attuale sua età tra un paio di anni.
    -Sai .. una cosa però è successa, di quelle che ti fanno imbarazzare fino a volerti sotterrare- prese a confidargli – un ragazzo mi ha baciata ed è stato .. strano- poi lo guardò - tu lo hai dato il tuo primo bacio?-
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    Ade se ne stette in riflessione alla battuta di Kaj. Certo doveva essere un modo per ridersela ma a lei spuntò solo un tiepido sorriso, poi preferì affondare il naso nella cioccolata.
    Camminavano per la via illuminata a festa, volendo essere onesta con se stessa le era mancato quell’ambiente, l’atmosfera di gelo perenne, la neve ammucchiata sul ciglio della strada, e anche quella sui cespugli ormai rinsecchiti e bruciati dal gelo.
    E nonostante le nuvolette di fumo uscissero dalle loro labbra a indicare quella particolare situazione climatica il calore di casa che si respirava per la via era impagabile.
    Ma era l’atmosfera o la compagnia a farla sentire a casa? Ade se lo chiese e scoccò di sottecchi un’occhiata a Kaj, mentre quest’ultimo era intento a contemplare la sua cioccolata.
    -Tu sei quasi prossimo alla maggiore età, per te sta per cambiare tutto quanto, no?- le decisioni poteva prenderle da se, nessuno avrebbe potuto fargli notare che altri avevano preso decisioni al loro posto.
    La notizia che i suoi genitori non stessero più insieme le dispiacque ma non era una novità, erano insieme una delle volte in cui Kaj aveva visto il padre stare in compagnia di un’altra donna, e non la guardava come ad esempio guardava la coinquilina Abby. Era stata in quell’occasione che Ade aveva capito che c’erano modi e modi di guardare gli altri.
    Odio, amore, ammirazione.. indifferenza.
    -E andate d’accordo?- strano sentirgli dire che dormiva con la sorella, ricordava che litigavano in continuazione, che non c’era verso per loro di trovare un accordo, forse l’episodio della famiglia e quello che aveva coinvolto Kaj l’avevano fatta empatizzare un po' di più.
    O forse era solo cresciuta.
    La domanda comunque la colse di sorpresa.
    Istintivamente strinse le dita attorno al tessuto, poi aprì un palmo e lo osservò.
    -Da qualche anno, precisamente da quando sono esplose le clessidre, ho delle visioni- gli spiegò cercando di essere quanto più precisa possibile.
    -In realtà mi accadeva pure prima, ma pensavo fossero Dejavù, o cose che non sapevo spiegare- lo guardò e, gettato il cartoccio nel primo cestino disponibile le rimise in tasca.
    -Ora però.. è fuori controllo. Succede soprattutto quando tocco una persona con i palmi.
    Vedo la sua morte o, nei casi più belli l’episodio più prossimo a un evento catastrofico
    - si strinse nelle spalle – pensare che ho sempre odiato la divinazione, ora il mio odio è cresciuto. A volte penso che sia per questo che sono portatrice di cattivi presagi- premonizioni legate al disastro, o alla morte.
    -Quello che sento si riversa in quello che sono. Una persona insensibile, sono stata capace di allontanare da me le uniche amiche che avevo- distolse lo sguardo – rovino tutto quello che tocco, quindi … una fortuna mi sia stato lontano in questi anni, avrei rovinato anche te-
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    Le era giunta la lettera pochi giorni prima del ballo del ceppo, il padre le comunicava che quell’anno il natale lo avrebbero passato a casa di zia Debbie.
    Non vedeva sua zia da anni ormai, non era neanche certa che si ricordasse come fosse fatta, che non le piaceva mangiare la carne, e che tutto sommato non era di grande compagnia.
    La cosa che le dispiaceva di più, e sulla quale ci aveva parzialmente sperato, stava nel tornare al villaggio lì al nord per rivedere Kaj.
    Ma non poteva fare troppo la scontrosa, il padre non glielo avrebbe permesso e non era certa che Kaj aveva pensato a lei per quelle vacanze invernali.
    “Va bene, ci andrò da sola, non aspettarmi”.
    Aveva risposto così al padre, prima di recarsi nel bosco di Hogsmeade sarebbe andata da Mielandia e avrebbe preso un dolce per la cena.
    Era finalmente giunto il giorno di natale, lei indossava un dolcevita rosso e dei jeans neri.
    Non aveva i guanti e sperava che nessuno le stringesse la mano, in tal caso si sarebbe sottratta con garbo facendo giungere per prima le guance, non sarebbe stato strano che una tredicenne fosse impacciata, e non le importava di sembrarlo.
    Aveva raccolto i capelli in una mezza coda, unico tocco di colore un lucidalabbra color ciliegia sulle labbra.
    Era davanti la casa della zia e le usciva del fumo dalle labbra per il freddo quando suonò.
    La donna che le aprì non se la ricordava neanche lei così, ma le fu chiaro di chi fosse dal sorriso dolce e dalla voce inconfondibile – buon natale zia Debbie- disse allungandole poi il presente che le aveva portato accompagnato da un leggero bacio su una guancia.
    -Papà non è ancora arrivato?- magari il padre non era ancora arrivato ma l’odore che si sentiva nell’aria era così gradevole che Ariadne si chiese se avesse fatto bene a mangiare a pranzo.
    -Hai preparato tutto da sola? Potevi dirlo ti avrei aiutata volentieri- c’era il ben di Merlino su quel tavolo, e da quello che vedeva sembrava essere solo l’aperitivo.
    -Il vestito.. è bellissimo- e forse lei avrebbe dovuto indossare quello della sera prima, non quegli insulsi jeans.
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    Era seduto sulla panchina adiacente alla sua ma lei, dopo solo un attimo di esitazione, continuò a mangiare le sue castagne.
    -Magari non ti ho visto per davvero- gli fece notare leccandosi via una briciola dal margine del labbro.
    Se anche ammesso non lo aveva ricordato, o mai gli avrebbe risposto così, ci aveva pensato lui a farglielo tornare alla mente; un mezzo sorriso sghembo le si dipinse sulle labbra – ti ho visto eccome anche oggi- si voltò e puntò le iridi chiare su di lui che nel frattempo si era alzato e la stava raggiungendo.
    Lo seguì con lo sguardo anche quando le allungò una cioccolata calda che esitò prima di prendere.
    Poi si disse che non c’era motivo per rifiutarla, e neanche di tenere ancora su il broncio, non era più una bambina e lui stava facendo di tutto per fare come fanno di solito due amici, ritrovarsi come se non fosse mai passato un giorno lontano l’uno dall’altro.
    E in fondo sarebbe stato il loro caso sul serio se lei non ci fosse rimasta così male.
    -E tu lo conosci questo ingrediente segreto?- la strinse tra le mani e con il calore del cartone le si riscaldarono sebbene poco a causa degli strati di stoffa che le ricoprivano.
    Rimaneva in piedi così anche Ade lo imitò e, fianco a fianco, iniziarono a camminare.
    Le chiedeva come andassero le cose a Hogwarts, poteva dire la verità oppure poteva mentire.
    Con sua nonna era stata facile la scelta, non poteva assolutamente rivelarle la realtà dei fatti.
    Ma con Kaj stava riflettendo troppo per sembrare che stesse dando una risposta spontanea.
    -Sono sempre dell’idea che sarei dovuta rimanere a Durmstrang- esordì allora – tu non saresti finito nei guai e io non mi sarei sentita così sola- le venne voglia di intingere una castagna nel cioccolato così lo fece.
    -Ne vuoi?- gli chiese allungandogli il cartoccio.
    -Le cose vanno bene comunque, conto i giorni che mi separano dai M.A.G.O.- per iniziare una nuova vita fuori da quelle quattro mura, con persone che non la conoscevano e non l’avrebbero giudicata solo per la sua età e per il suo modo di fare o ragionare, pur essendo una ragazzina di tredici anni.
    -Come stanno i tuoi genitori?-

    Edited by __Grace__ - 19/11/2021, 08:14
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    Ade faticava a capirlo, non si vedevano da anni e non era in grado di darle una sola spiegazione chiara e plausibile.
    Era contrariata, ma più di tutto era amareggiata.
    Neanche una spiegazione sensata meritava.
    Entrambi rimasero in silenzio, moltissimi anni, e non avevano nulla da dirsi.
    In realtà lei avrebbe avuto tanto da dire, ma non le andava di farlo partecipe della sua vita, visto che neanche lui era interessato a coinvolgerla di rimando.
    Quando si dispiacque per come avesse mal accettato la nuova venuta in famiglia si strinse nelle spalle, come se non le importasse, come se oramai aveva fatto l’abitudine, e in parte era veramente così, l’abitudine l’aveva fatta sul serio.
    Rimase comunque spiazzata quando lui cambiò totalmente discorso, come se nulla fosse.
    Così spiazzata che non replicò neanche, rimase lì ferma con gli occhi fissi sulla spalla di lui che si allontanava.
    -Non ho capito!- gli urlò dietro una volta che fu rinsavita – Kaj! Era un invito?-


    -C’è la festa in borgo questa sera- ripetè al padre mentre si avvolgeva nuovamente la sciarpa attorno al collo – perché non venite pure tu e Charlotte?- un modo come un altro per non andarci sola.
    Ma oltre alla festa nel borgo c’era pienone al pub e non poteva lasciare per accompagnare lei.
    Lo sapeva ma ci aveva provato.
    Mise dei guanti più caldi sopra quelli di pizzo nero e non si fece trovare impreparata, mise in testa un cappello di lana con un grande pon pon bianco.
    Che le importava cosa sembrava? L’importante era stare al caldo.
    La via era illuminata con delle lanterne e si sentiva profumo di caldarroste tanto da farle venire desiderio di assaggiarne.
    Stava pagando il suo cartoccio quando dal lato opposto della strada intravide Kaj. Per non dare l’idea che si stava guardando attorno per trovare lui si sedette con nonchalance sulla prima panchina disponibile e mangiò la prima caldarroste della serata.
    Soffiandoci sopra perché.. accidenti se erano calde!
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    -Ma prima di oggi quante volte ti ha sfiorato l'idea di intavolare un discorso con me?- non voleva indisporlo ma la sua teoria si basava sui fatti.
    I ragazzi le davano della bambina, almeno quanto gliene davano le ragazze che non avessero la sua età. Qualcosa da preservare dalle brutture della vita scolastica, dall’alcol, dalla stessa droga.
    Alcuni argomenti erano taboo, se osavano avere interesse per un ragazzo maggiorenne allora loro erano pedofili e le ragazze erano bambine che avevano una cotta adolescenziale infondata.
    Nessuno badava ai loro sentimenti e nessuno li prendeva sul serio.
    -Ti ricordo che a Salvatore ancora danno del pedofilo, era di questo che parlavo-
    Comunque si ritrovò a sorridere quando la definì sessista – beh, così dice mio padre- non aveva molti termini di paragone, c’era sempre una prima volta comunque.
    -Tu puoi dire quello che vuoi, ma non ci crederò finchè non lo vedrò con i miei occhi- chiaro no?
    Ariadne comunque apprezzava il fatto che le stesse dedicando del tempo, poteva limitarsi a scrivere quelle quattro cose e andare via, invece stavano parlando e la stava facendo sorridere.
    Una leggerezza del genere non le era capitata neanche con le sue amiche. O presunte tali.
    -E tu sei permaloso?- forse tutti loro lo erano a modo loro.
    Raramente aveva visto una persona non permalosa, forse solo Kaj …
    -Beh- disse tornando alla relazione -è unica tra le maledizioni senza perdono perché è l’unica con un metodo noto e affidabile di resisterle.
    Tuttavia se scagliata con successo pone la vittima sotto il totale controllo dell’autore della maledizione.
    Non ho ben chiaro la forza di volontà di una persona in grado di contrastarla da cosa scaturisca.
    Se da indole o da esperienza-
    si strinse nelle spalle – a Durm non eravamo in grado di resisterle.
    Non quelli che ho visto subirla-
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    Relazione sulle maledizioni di Ariadne Reed.

    CITAZIONE
    Le maledizioni senza perdono sono tre, Imperius, Cruciatus e Avada Kedavra.
    Le prime due difficili da contrastare ma non impossibile; la terza è fatale per chi la subisce.
    Non tutti sono in grado di castarle poiché per farlo il mago deve voler far del male con tutto se stesso, rabbia e risentimento fini a se stessi non avrebbero esito positivo.
    "Avada Kedavra" deriva dall’aramaico: “Abhadda Kedhabhra”, il significato, tradotto letteralmente, corrisponde alla frase: "Sparisci con queste parole." Volendo analizzare il significato e applicarlo all'azione che essa produce, se l'incanto colpisce un essere vivente la maledizione lo uccide in modo istantaneo e indolore.
    Il lampo di luce verde è accompagnato da un “rumore sordo e incombente, come di una potente entità che scende dall'alto”.
    Non esiste contro incantesimo che tenga, se una persona viene colpito muore.
    Tra le tre maledizioni, e tra tutte quelle presenti nel mondo magico, è per questo motivo considerata la peggiore.
    Il Protego e tutti gli incanti derivati possono bloccare la maledizione, inoltre non riesce ad attraversare gli oggetti inanimati, se un oggetto abbastanza ampio dovesse interporsi tra chi scaglia l'anatema e chi lo subisce, l'oggetto in questione si limiterà a distruggersi, ma l'incanto non proseguirà, si annullerà.
    Si dice che esista una sola magia più forte dell'anatema che uccide, il sacrificio di qualcuno per amore di un altro.
    In tal caso l'anatema rimbalzerà e ucciderà il fautore dell'incanto.
    La maledizione Cruciatus è la più dolorosa in quanto causa sul corpo di chi viene colpito un dolore così acuto che se prolungato nel tempo può indurre alla pazzia, una volta giunti allo stadio della pazzia essa è irreversibile. La formula magica "crucio" in latino sta ad indicare "Io torturo" o, alternativamente, "Crocifiggo".
    Nei vari periodi oscuri che si sono susseguiti storicamente, e in casi specifici anche da Auror straordinariamente autorizzati, tale incanto è stato utilizzato per torturare e/o ottenere informazioni dai membri delle fazioni opposte.
    Anche l’imperio è di origine latina; per la precisione deriva da "Imperium", sostantivo che significa "governare".
    Tale incantesimo è utilizzato per trasformare le proprie vittime in vere e proprie marionette in carne ed ossa.
    Il soggetto colpito da questa maledizione cadrà in uno stato mentale simile ad una trance; in quel momento problemi, ansie e responsabilità vengono del tutto annullate.
    Il maledetto vive obbedendo e compiendo le azione ordinate dal mago che lo tiene sott'incanto.
    Per castare la maledizione Imperio è necessario essere in possesso di ottime capacità, sia dal punto di vista magico che mentale.
    La buona riuscita e il mantenimento nel tempo di tale Maledizione si basano sulla forza di volontà, sia dell'esecutore che della vittima, per tanto una carenza di tale virtù da parte del primo produrrebbe una maledizione inefficace o lascerebbe la vittima in uno stato mentale confusionario.
    Allo stesso tempo, una vittima dotata di volontà ferrea ha buone probabilità di spezzare l'incantesimo e sfuggirvi.
    Spesso maghi oscuri hanno affermato di aver obbedito ai vari signori oscuri agendo sotto l’influenza di tale maledizione. Ad oggi, vista l'esistenza di un modo per raggirarla , risulta difficile crederci.
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    Non le era sfuggito lo sguardo imbarazzato di Hugo.
    Purtroppo, o per fortuna, Ariadne non diceva mai cose tanto per dire.
    Le sue affermazioni si basavano su cognizioni di causa, non c’era conforto che poteva tenere davanti a una verità assoluta.
    Si ammonì comunque, dicendosi che non doveva farlo, non doveva sempre esternare quello che pensava, non così come le veniva in mente.
    Non se non voleva appesantire l’aria.
    E poi era più divertente notare come fosse uscito disordinato dalla sua stanza.
    Non lo conosceva bene ma mai lo avrebbe detto, non le era sembrato il tipo..
    Che si fosse sbagliata?
    Secondo lei Christian non si vestiva da vecchio, bensì come un ragazzo che amava ostentare la sua ricchezza.
    Un po' come le ragazze ricche, o come Ezekiel Blackwood.
    Lo osservò maneggiare il nuovo incanto.
    Effettivamente non era semplice mantenere la concentrazione davanti quel grizzly, ma c’era da dire che non solo le creature potevano essere così feroci, esistevano anche gli animagus con quella forma.
    Non ci sarebbero stati sconti davanti uno scontro che li vedeva come protagonisti.
    -Concentrati, focalizza l’obiettivo- la paura stava prendendo il sopravvento sebbene avesse notevolmente ridotto le sue dimensioni.
    Decise dunque di sfoderare la bacchetta, si accorse dopo che il compagno aveva perso la sua.
    -Diminuendo!- esclamò e le dimensioni si ridussero tanto che poteva essere schiacciato con un piede.
    Si chinò , prese la bacchetta e anche l’orso mettendoselo poi sulla mano, infine affiancò Hugo – durante un torneo, una volta, lo hanno usato per rimpicciolire i draghi, lo sapevi?- quello era comunque un animale messo in vita con la magia, e la stessa lo fece ridiventare una pedina.
    -Tieni- gli allungò entrambi gli oggetti, compresa la bacchetta – ti era caduta- mentre l’altro.. bè poteva tenerlo come ricordo.
    -Sono indecisa se ti è riuscito o meno, per questa volta facciamo pareggio-
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    -Pensavo che solo le ragazze sapessero fare più cose contemporaneamente- gli disse osservandolo.
    Più che altro era una cosa che diceva sempre suo padre, quando inevitabilmente mancava in qualcosa, e pure Kaj non era stato da meno.
    Forse era solo un fattore anagrafico, non riuscire a fare le cose comprendeva i ragazzini di età inferiore ai vent’anni e superiore ai trenta.
    C’erano ben dieci anni nel mezzo di successi.
    -Lo dico perché stai ascoltando quello che sto dicendo e scrivendo contemporaneamente- non era cosa mica semplice e non da tutti.
    Appuntò qualcosa sull’ultima maledizione, era quella che avevano studiato in modo più approfondito e che almeno due su tre di loro aveva subito sulla propria pelle.
    Lei compresa.
    -Vuol dire che sei preparato a dovere-
    Non si aspettava che lui le chiedesse qualcosa di così personale.
    In tanti anni che si trovava in quella scuola effettivamente era la prima volta che le veniva posta quella domanda.
    Ci mise un po' a rispondere, e non perché fosse impegnata a fare altro.
    -Non lo so- disse infine – per me sono uguali queste due scuole, differiscono solo nell’insegnamento. Non mancano i bulli, i prepotenti, quelli che ti considerano solo se sei di età scopabile, altrimenti non vali niente, e soprattutto è inutile parlare perchè neanche capisci niente, se non hai più di sedici anni- strano sentire quella parola detta dalle sue labbra, ma era la verità e non è che bisognava scandalizzarsi.
    -Almeno lì avevo degli amici- non tantissimi ma Leebo e Kaj c’erano, qui chi aveva? Nessuno.
    E andandosene cosa aveva risolto? Che era più sola di prima.
    -Durmstrang è una scuola pericolosa, ma quando uno ci va lo sa, non immagina fate e unicorni.
    Se sai mimetizzarti, passare inosservato, non disturbare nessuno allora vai alla grande
    - non era una bella prospettiva quella che stava descrivendo, quindi perché era migliore?
    -Qui è bello ciò che insegnano tuttavia questo posto crea delle aspettative, pensi che le persone siano migliori, che puoi avere delle amicizie.
    Invece la vita con voi altri non è facile.
    Sono quattro anni che sto qui e quello che ho visto è solo quanto fragili sono i legami.
    Basta una parola fuori posto, un comportamento che non piace e sei tagliato fuori per sempre-

    Il diverso non veniva accettato, semmai escluso, deriso e non parlava solo di lei in quel momento.
    -E’ più facile sopravvivere quando sai cosa aspettarti-
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    Non era d’accordo sul fatto che fossero tra i più inutili, lei ad esempio non riusciva a togliersi dalla testa che avrebbe voluto imparare ad essere un animagus un giorno, e difficilmente avrebbe desistito.
    -Dipende da quanto si è fantasiosi- replicò comunque, perché forse era meno immediato immaginare l’utilità rispetto ad altri incanti, ma alcuni facevano veramente male.
    A Morgan comunque sarebbe potuta andare peggio, e più si ricordava i dettagli di quella giornata più effettivamente arrivava alla conclusione che l’astio del ragazzo se l’era meritato, ma come detto non c’era bisogno di covare tanto rancore, era la legge della sopravvivenza.
    Ad immaginarsi calva si portò istintivamente le mani sulla trecca e l’accarezzò.
    No, nessuno glieli poteva toccare.
    -Meno male che non eri tu allora- si ritrovò comunque a dire.
    Definì Logan pallone gonfiato, lei non lo pensava, non lo aveva fatto prima figurarsi dopo aver condiviso insieme la conoscenza sulle maledizioni.
    Logan era estroverso, simpatico, un bel ragazzo anche; sicuro di se .. era tutto quello che lei non era.
    -In effetti sarebbe utile- aveva ormai appurato che il massimo a cui avrebbe potuto ambire sarebbe stato il metro e sessanta, con i tacchi avrebbe raggiunto i settanta, sarebbe sempre stata sotto l’altezza di Dubois. Che ingiustizia!
    Le aveva scompigliato i capelli e per lei fu strano, lo guardò pensierosa per un po' mentre scioglieva la treccia e la rifaceva.
    -Non lo so, io la porto sempre con me per difendermi, ma se fossi più grande, meno odiata, meno schiva probabilmente la lascerei in camera se andassi in guferia a spedire una lettera- in quel caso non serviva no? Ma in realtà non se l’era mai veramente chiesto per se, pensava solo che gli altri non ne avessero bisogno.
    -Comunque .. – le veniva da ridere ora che lo guardava veramente – ma lo sai che hai dei pantaloni eleganti e la maglietta intima sopra?- forse non se ne era reso conto quando era uscito dal suo dormitorio.
    Doveva essere parecchio importante la missiva se si era vestito in fretta e furia.
    E ora che ci pensava bis.. non aveva spedito niente alla fine.
    Si spostò da dietro l’orso e lo raggiunse.
    Il movimento lo eseguiva bene – è corretto si, attento alla pronuncia e non mettere l’accento sulla o-
    Puntò poi la bacchetta sull’orso e lo animò con un incanto non verbale.
    Istintivamente si spostò di lato, da quella che sarebbe stata la sua preda.
    -Avanti, casta l’incanto prima che ti arrivi sopra-
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    Cosa aveva fatto lei al suo amico? Non ne aveva idea.
    Si strinse nelle spalle, un giorno forse le sarebbe venuto in mente.
    Su un punto erano d'accordo.
    Non prendevano in giro la gente, era tremendamente brutto, e lei ne sapeva qualcosa.
    Comunque giunsero a un accordo e lei gli strinse la mano per sigillarlo.
    -Intendo un gelato, un cornetto alla marmellata, o qualche dolce da mielandia- specificò – sono queste le cose a cui mi riferisco quando parlo di “cose buone”- meglio sempre specificare, conoscendolo in altre vesti poteva pensare con un raggio più ampio del suo.
    -Va bene, iniziamo allora. Ma non posso insegnarti il più difficile che conosco. A scuola è vietato- meglio mettere i puntini sulle i. Nessuna maledizione.
    Inoltre doveva anche tener presente del suo anno.
    Lui era al secondo, la padronanza che aveva della magia non gli consentiva di andare molto lontano.
    Nel senso che non poteva assolutamente fargli fare gli incanti del quinto anno.
    -Torniamo al castello però, non è il caso di allenarsi in una guferia..- uscì dalla torre e si apprestò a scendere i gradini.
    Mentre percorrevano il viale pensava a cosa avrebbe potuto insegnargli, uno sembrava troppo facile un altro troppo difficile... alla fine decise di indagare un po'.
    -Immagino tu lo sappia che gli incanti più difficili sono quelli di trasfigurazione. i più difficili e anche i più brutti, per alcuni. Lei li trovava interessanti ma di difficile applicazione visto che se riguardavano la persona evitava a prescindere di usarli.
    Eppure era certa che un giorno le sarebbero tornati utili, doveva solo aprire la sua mente.
    -A proposito...mi è venuto in mente perchè Morgan mi odia- gli disse con un mezzo sorriso sulle labbra – gli ho scagliato il Puppisicum durante una lezione. Gli è venuto un mal di pancia così forte che è dovuto scappare in bagno di volata- almeno lei pensava fosse per quello – alla fine era la lezione dei pirati, un tutti contro tutti, se mi attacchi ti attacco, funziona così no?- non per Morgan a quanto poteva vedere.
    -Comunque...- erano quasi arrivati al castello quando lei proseguì - A lezione- la famosissima lezione – Logan ha accennato a un incanto, il Diminuendo. Permette di rimpicciolire le persone. O anche gli animali e secondo me è comodo.
    Certo non credo funzioni su.. un drago per esempio, o su un erumpent.
    Però di feroce ci sono anche altri animali, non necessariamente creature, per esempio .. un orso. Vuoi provare con quello?-

    La difficoltà stava nel fatto che essendo un incantesimo di trasfigurazione le cellule che si andavano a mobilitare e a trasfigurare dovevano farlo nello stesso momento in cui veniva pronunciato l'incanto.
    Quindi doppia concentrazione, doppio incanalamento di magia, doppio tutto, o non funzionava.
    -Non puoi pensare a come stai muovendo la mano se al contempo devi concentrarti sulle particelle da trasfigurare e sull'incanto da pronunciare. Quindi devi padroneggiare bene movimento e formula e concentrare la mente solo sulla trasfigurazione- aveva scritto un foglietto nel frattempo che incantò e lasciò volare via su all'ufficio della Rei.
    Chiedeva il permesso per usare la sala dei duelli, per un allenamento. In fondo era quello che stavano per fare no?
    E fu in quel corridoio prima e l'aula poi che virò.
    -Qui ci si allena e ci sono tante attrezzature utili. Ed è vero che questi sono inanimati ma... possiamo animarli noi- le venne in mente solo in quel momento .. - ma ce l'hai la bacchetta con te?-
  15. .
    Lo vide raggiungerla, doveva odiarla davvero tanto se saliva a spingerla.
    Lei comunque non era preoccupata, aveva un piano B o non si sarebbe mai messa in un guaio del genere.
    Erano vicini, almeno quanto lo erano stati quella sera al Dark, solo che questa volta Ariadne gli arrivava con lo sguardo al petto e doveva inclinare il capo per inchiodare gli occhi in quelli di lui.
    Tuttavia non li scostò, neanche quando sentì il palmo di lui spingerla in modo da farle perdere l'equilibrio.
    -Morbido Cadent!- esclamò istintivamente, sebbene non ci fu mai modo di testare se il suo incanto fosse andato a buon fine.
    Perchè in definitiva quella di lui era stata tutta scena.
    -Era una sfida, ma solo per dimostrare che nove cose su dieci le dite senza pensare- comunque era di una scorrettezza viscerale , lei non era in condizione di potersi tirare su e lui ancora la teneva sospesa nel vuoto.
    -Se mi lasci non muoio, ma se mi distrai e non so quando molli la presa finirò col restarci secca sul serio- così, per dire – ehi ma!!! Mettimi giù! Dai ma non ci credo..- chiuse gli occhi, quello era decisamente imbarazzante.
    Cioè l'aveva presa in braccio, voleva morire.
    In quel momento desiderava che si aprisse una voragine sotto di lei e la divorasse, e tutto sommato lasciarsi cadere da quella torre non le sembrava neanche una opzione così orribile.
    Quando lui mollò la presa lei cercò di darsi una sistemata come meglio poteva e di riacquistare il contegno che le apparteneva, solitamente.
    -Tu chiedi l'impossibile- mise le mani sulla vita e lo sfidò con lo sguardo – ricordo perfettamente il livello cerebrale di voi altri a lezione, e anche la considerazione che avete avuto di me- una bambina no? Per colpa loro aveva dovuto stilare una relazione sulle arti oscure e aveva rischiato di perdere fior di punti per la sua casata. Una fortuna non fosse stata una ragazzina orgogliosa.
    -E comunque non avrei niente di soddisfacente se tu fallissi. Non mi piace prendere in giro le persone- ma sembrava il suo modo per chiederle aiuto comunque.
    Forse aveva bisogno di ripetizioni e non riusciva a chiederglielo normalmente?
    Comunque, in quanto caposcuola doveva..
    -Facciamo così. Se fallisci mi offrirai qualcosa di buono una volta alla settimana fino alla fine dell'anno. Ci stai?
173 replies since 7/6/2016
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