Il rifugio dello scrittore

Posts written by SophieKowalsky

  1. .
    Dovrebbero inventare un modo per capire se c'è qualcosa che non va in te. Qualcosa che puoi fare da solo intendo.

    Io ancora non ho capito, non capisco tante cose in realtà, e questa cosa mi fa stare strana.

    Riesco sempre a rovinare le amicizie, e non capisco come faccio, perché di punto in bianco le persone si comportano in modo diverso come me, io mi agito, divento paranoica e mi allontanò giusto quel che basta per permettere a loro di abbandonarmi.

    Credo che sia colpa di Jessica.
    O forse lei è colpa mia.
    Non ho il coraggio di chiederglielo nonostante siano passanti 10 anni, e nonostante il fatto che si presuppone che a a quasi 30 anni una dovrebbe essere matura, cosa che forse sono anche ma la codardia è più forte.

    Avevo detto qualcosa di sbagliato? Mi ero allontanata senza rendermene conto? Ero asfissiante o troppo presente?
    Perché si è infilata in vasca?
    Perché si è tagliata le vene?
    Perché non ha lasciato nessun biglietto?
    E perché una volta che è tornata non mi ha più voluta come amica?


    Sta succedendo anche con Enrica? Con lisa? Con chiara? Sta succedendo con Francesco, con Andrea con Lorenzo?
    Era successo anche con Valeria?
    E il mio fidanzato? Con lui sta accadendo?

    Basta.
    Basta davvero.
    Odio essere inadatta.
    Odio le relazioni, perché fanno schifo, davvero schifo.
  2. .
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    Ciao,

    Ti scrivo questa mail perché ti penso.
    Non con gelosia, o rimpianto, o dolore, o possesso.
    Ti penso come ogni tanto penso al passato.

    Con affetto.

    Vorrei scriverti che sono felice ma non lo farò, perché nessuno vive davvero una vita felice.
    Diciamo che le cose vanno, in un equilibrio più o meno precario, come sempre.

    Ieri sera ero a casa, nel mio letto,
    con i gatti che facevano le scorribande in cucina,
    un documentario dei signori Angela che raccontava qualcosa di cui non ricordo nemmeno l'incipit,
    e mi sei venuto in mente.

    Mi sei venuto in mente ed ho sorriso, perché mi sono ricordata di quella volta in cui ti ho conosciuto
    e di quanto ero triste,
    e di quanto tu eri triste,
    e di come ci siamo voluti subito bene.
    Mi sentivo sbagliata in quel momento e molto sola,
    una cosa che in verità mi capita anche oggi, a volte,
    E vedere in te le stesse emozioni mi ha fatta sentire più leggera per un po'.
    Pensavo a quanto è difficile adesso costruire relazioni,
    forse perché abbiamo esaurito tutto il coraggio e la spensieratezza di quando eravamo giovani,
    e mi manca essere coraggiosa com'ero quando ti ho incontrato.
    Era bello.
    Era bello camminare insieme lungo le strade,
    scoprirci e raccontarci.
    Era davvero bello uscire insieme,
    invaderti casa con un birra e salire sul tetto.

    Mi divertivo a rubarti sigarette e sorrisi,
    a guardare cartoni della disney di cui conoscevamo ogni battuta a memoria,
    a cantare insieme canzoni vecchie degli 883 e a ballare in modo ridicolo fino a star male.

    Credo di trovarti ancora nei dizionari sotto alla voce Felicità.

    Mi ricordo anche di quanto ha fatto male perderti la prima volta,
    e poi la seconda,
    e poi la terza.

    E di come ci siamo sempre ritrovati,
    E di come mi sembrava di non averti mai perduto.
    E di come tornavo a ridere e a stare bene.

    E di come poi sparivi di nuovo e mi cancellavi dalla tua vita,
    come adesso.

    Bhè volevo dirti che ...
    Che lavoro ancora nello stesso posto, che ogni tanto passo sotto casa tua mentre vado da alcuni clienti,
    che avrei voglia di suonarti e di vederti ma tiro dritto. Per codardia.
    Vorrei dirti che mi mangio ancora le unghie, che ho sempre i soliti capelli arruffati, la casa in disordine
    e che bevo ancora la solita birra ed il solito americano.
    Che viaggio ancora, ma meno, che ho sempre fame e mi vedo ancora grassa.
    Che ho perso altre amicizie oltre alla tua, ma che hanno fatto meno vuoto nella mia vita.

    Vorrei dirti che rido ancora un sacco, che mi diverto e frequento all'incirca gli stessi posti,
    che sono finita sotto un camion con l'auto aziendale ma che sto bene.
    Nemmeno un graffio proprio.
    Vorrei dirti che le feste qua sono sempre da sballo, ma che io le frequento di rado,
    che la mia bici ha le ruote sgonfie e che le piante sul terrazzo sono ancora vive.

    E poi volevo dirti una cosa che non ti ho mai detto,
    ma che non dirò nemmeno stavolta.

    Comunque, Spero che tu sia felice. Sempre.

    -A-


    —-------------
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  3. .
    Ciao a tutti e scusate per l'enorme ritardo, ma la mia vita frenetica mi ha un attimino asfaltata.

    In realtà se vogliamo parlare di cose molto più terra terra, senza entrare nel campo della famiglia e di chi deve fare cosa, vorrei farvi riflettere su questo:

    Sono una rappresentante.
    Mediamente alla mia azienda faccio fatturare un milione e trecentocinquantamila euro all'anno dopo due anni di lavoro.

    Ho colleghi maschi che fanno fatturati da "solo" 600 mila, euro all'anno dopo 20 anni nella stessa azienda.

    Io guadagno 1200euro.
    Loro 1800.

    Io sono a tempo determinato (da 7 anni).
    Loro sono a tempo indeterminato (e l'ultimo assunto forever - che ha cominciato a lavorare 2 mesi dopo di me- è uno dei fortunelli).

    La spiegazione che mi è stata data ufficialmente è che "mancano handicappati".
    Cosa che non sta né in cielo né in terra vista l'assunzione del fortunello sopracitato e di altri maschietti.

    Il mio responsabile mi ha detto che sono brava. Ma ho quella cosa che si chiama ovaio.

    Ora ditemi che non esistono discriminazioni sul lavoro.
  4. .

    "Non mi considera, ignora le mie parole, certe volte è violento, si avvicina solo per i suoi comodi, comunica con me solo quando ha fame.

    Va bene SOLO quando è un gatto."
    [CIT. Il Signor Distruggere]



    Stamani mi sono svegliata leggendo questa frase su Facebook, una frase che mai come oggi mi sembra doverosa da ri-condividere.
    Non so come mai ma ultimamente, forse a causa dei social che danno più visibilità a persone che di visibilità non se ne meriterebbero nemmeno un briciolo, leggo spesso di mogli succubi dei mariti, credenze popolari secondo cui noi donne dovremmo pensare più alla famiglia e alla casa piuttosto che a fare di tutto per essere indipendenti mentalmente e finanziariamente.
    Ho letto di donne che "capiscono" il marito se va a puttane, che lo difendono se lavora tutto il giorno e le chiamano solo per buttare la pasta, donne che si sentono obbligate a adempiere ai DOVERI [che brutta parola ahimè] coniugali. Donne che vivono solo per i figli poichè gli è stato fatto credere che non sono buone a nient'altro che a farsi mantenere mentre fanno tutto ciò che in una coppia dovrebbe essere spartito in modo uguale. amore per i figli, amore per la casa, per gli animali... E invece no. Ci sono donne che sono convinte di non valere nulla, che scusano i comportamenti sbagliati, come alzare le mani, come farsi trattare da nullità, donne che non lavorano in ambienti lavorativi di "rilievo" poichè certi lavori sono SOLO da maschi.

    E io non ci sto.
    Non ci sto a sentirmi bella solo con del trucco in faccia ed i capelli perfetti.
    Non ci sto a sentirmi adeguata solo in contesti dove si parla di figli, poppate, e doveri coniugali.
    Non ci sto a sentirmi dire che il sesso è un tabù.
    Non ci sto a sentirmi giusta senza un'istruzione, senza la possibilità di diventare chiunque io voglia.
    Non ci sto a farmi mettere dei paletti a quello che possiamo o vogliamo fare.
    Non ci sto a guadagnare meno, a fare di più e a non sentirmi apprezzata tanto quanto.
    Non ci sto che qualcuno mi dica che sono sbagliata, che del mio utero ne devo fare quello che i politici credono sia meglio per me.
    Non ci sto ad essere una donna vuota, senza idee, senza sogni, senza ambizioni.

    Non nel 2019.

    Ma nemmeno 28 anni fa, quando sono nata.
    Che avevo carattere l'ho fatto capire subito: i dottori, nonostante le ecografie avevano detto a mia madre che sarei stata un maschietto.
    E invece no.
    Sono una donna, ma conto tanto quanto quel maschietto che sarei dovuta essere.
    Anzi, forse di più.
    Perchè mi batterò fino alla fine per diventare ciò per cui sono nata: UNA DONNA LIBERA.
  5. .
    sarebbe interessante che ognuno di voi aggiungesse qualcosa... Mi è piaciuto molto questo "continuo" ❤️
  6. .
    CITAZIONE (Edonista @ 24/1/2019, 22:42) 
    Sophie,
    forse perchè non è sbagliato, forse perchè è sbagliata la vita del giorno e quella della notte sta cercando di ammonirti. Forse perchè invece la vita di giorno è giusta ma insufficiente e la notte reclama il suo spazio onirico, quello in cui tutto diventa possibile. Uno spazio rubato al buon senso, uno spazio in cui lasciarsi scivolare senza opporre resistenza, succeda quel che succeda. Quando torna il giorno ci portiamo dietro dei segreti, una vergogna, il pudore di chi sa di non poter dire perché non sarebbe compreso, perché non ci comprendiamo nemmeno da noi. Ma pensaci, pensa alla ricchezza di tutto questo, alla povertà di chi invece ieri notte ha dormito e oggi non ha altro cruccio che non sia la lista della spesa. Noi siamo vivi, esclamativamente vivi. Carichi di dubbi e pentimenti certo ma così belli e vitali. Io non rinuncerò, e tu?

    Mai.
    Non rinuncerò mai ai miei giorni e alle mie notti.
    Sono parte di me, le due facce della medaglia.
    E poi... Dai, non avrei niente su cui scrivere 🤣
  7. .
    Vento forte, ululante, accecante.
    Vento che farfuglia, scompiglia e camuffa,
    i visi, i volti, le gote,
    tutte le cose.

    Vento infame, violento, tremendo,
    vento che traballi, giudichi e sconquassi,
    gli alberi, le foglie, i rami secchi,
    le gioie ed i difetti.

    Vento solitario, silenzioso, noioso,
    muovi, pieghi e distruggi
    le case, le persone, i momenti,
    tutti noi ed i gesti lenti.
  8. .
    CITAZIONE (Axum @ 22/1/2019, 10:52) 
    Da un lato è realistico, perché la visuale dei due è ben bilanciata. Dall'altro no, ovvero: se un animale predatore progetta uno stupro, va all'obiettivo senza nemmeno pensarci, "cascasse il mondo". Per fermarlo occorre la semplice presenza improvvisa, anche se passiva, di una terza persona, meglio se maschile. Voglio dire che un maschio predatore, se ha approntato una trappola, non demorde "per coscienza" o per un rifiuto manifesto della preda, proprio perché dell'altra persona vede soltanto "la carne tiepida, pronta da sbranare".

    Veduta personalissima sul tema in generale:
    Ai maschi etero-etero "fanno sesso" tutte le donne del mondo, alcune più di altre e, quando uno scimmione alfa finge disinteresse, nove volte su dieci è una strategia (insomma: le vere cozze e le anziane mature - purtroppo - esistono). L'attrazione che provano i maschi è sempre e soltanto carnale, fatte salve madri, zie e sorelle. Ma, come sai, in giro c'è anche di peggio. Sì, un maschio può vedere una donna alla stregua di una dea, ma mai in ambito sessuale. I due generi si attirano proprio a causa dell'enorme differenza di vedute e di intenti. Ovvio che non mi ergo a campione universale del genere maschile, ma se tu potessi intervistare qualunque maschio-maschio sapendo che dice il vero-vero, otterresti lo stesso ragionamento. I sentimenti che ha il maschio (ne ha di molto complessi, talvolta ultra-contrastanti, se non semplicemente confusi) sono sempre al di fuori della sfera sessuale. Evoluzione sessuale, dal neanthertal ad oggi = 0, ecco perché diventa feroce.

    In effetti la presenza della terza persona (e pure di una quarta in realtà) nel caso ci poteva essere, ma non fisica, solo mentale.
    Diciamo anche che hai ragione sul tuo pensiero del maschio-maschio, ma da femmina reputo che uno stupro può prende varie sfaccettature e direzioni.
    La violenza fisica spesso non è nemmeno paragonabile a quella mentale che una determinata situazione può provocare in noi donne.
    Essere sopravvissuta ad uno stupro diventa quindi una cosa metafisica, non è un aver "evitato violenza carnale" ma un essere "viva" dopo una violenza psico-fisica anche non riuscita del tutto.


    grazie comunque della tua riflessione, è stata molto attenta.
    a presto.
  9. .
    Come può una persona essere perfetta e poi rivelarsi un mostro?

    Alessio mi guarda e poi rispondendo a tutte le mie aspettative decide di baciarmi.
    Lo guardo un attimo perplessa subito dopo, perchè anche se mi ero convinta di piacergli certe cose non le capisci mai fino in fondo.

    "Ale, cosa stai facendo? Lo sai che non possiamo."
    "Sai, stasera ho baciato Valentina nel bagno del pub."
    "Cioè, prima mi baci e poi mi dici una cosa del genere?"
    "si Vale... no cioè, Ade.... vedi? sbaglio anche i nomi, non riesco a togliermela dalla testa."
    "E allora cosa ci fai adesso in macchina con me? Perchè mi hai riportata a casa? Perchè non sei rimasto con lei?"
    "E' colpa tua."
    "Colpa mia?"
    "Si. Sei sexy. Mi fai sesso. Vorrei scoparti qui in questa macchina, adesso. Non riesco a controllarmi quando mi sei vicina."
    "Ma dai, ma che dici? non scherzare." dico diventando rossa e cercando la maniglia della portiera.

    Maniglia che trovo, che tiro e provo a strattonare.
    Ma che rimane chiusa.
    Alessio ha messo il blocco.

    Lo guardo con gli occhi pieni di terrore.
    "Vedi Ade? Con te cambio. Con te vanno al maiale inibizioni e buoni propositi. Perchè quando ci vediamo tu mi parli senza aver paura di starmi troppo vicina, accorci le distanze che altre persone in alcune situazioni vorrebbero solo allungare. Quando controlliamo insieme quei fogli di lavoro la mattina io sento il tuo profumo che mi entra nelle narici prepotente, sento le tue mani vicine alle mie gambe, che mi toccano e mi sfiorano, sento il tuo respiro e gli occhi mi cadono sul tuo seno. Di giorno, anche quando sei vestita con dei fottuti jeans e dei maglioni accollati. Immaginati adesso, vestita così e in questa situazione, di notte, da soli. Io e te."
    "Ale, guarda forse è bene se..."

    Non mi lascia finire la frase e mi da un altro bacio.
    "Ade, ma non capisci? io e te stanotte siamo liberi di fare cosa ci pare."
    "Voglio andare a letto allora se sono libera."
    "Cioè, tu mi provochi ogni giorno e adesso fai così?"
    "Io ti provoco? sei tu Alessio che vieni a cercarmi, sei tu che mi parli vicino, che fai battute e mi fai arrossire. "
    "Allora vedi che non capisci? Io ti voglio. Ti voglio adesso."

    Mi salta sopra e comincia a passare le sue mani ovunque.
    Mi tira su la gonna, si slaccia i pantaloni.
    Mi prende una mano e l'avvicina verso il suo pene.

    Faccio resistenza.
    Ho paura.
    Cosa sta per succedere?
    Non voglio.
    No, non così.

    Lui si blocca.
    Toglie la sicura alla portiera e mi guarda un'ultima volta. Con uno sguardo diverso.
    Cattivo.
    Da mostro.

    "Non dovrai parlarne con nessuno hai capito?"
    Lo guardo.
    Annuisco.
    Poi parla di nuovo, con una cattiveria che non credevo possibile, con uno sguardo diverso, di disprezzo, da maschio, da predatore.

    "Non ti provare a toccarmi mai più Ade, non parlarmi, non ti avvicinare. Con me non devi farlo. Hai capito? Perchè la prossima volta, se ci ritroviamo da soli, non ti farò scendere di macchina così facilmente."

    Prendo le mie cose e me ne vado.
    Credo di essere appena sopravvissuta ad uno stupro.
  10. .
    No Liborio, era una riflessione su quello che accade dopo le due di notte, non c'entrava niente con il tuo commento (che ho apprezzato tantissimo come sempre tra l'altro 😘)
  11. .
    Domanda,
    E se è tutto così sbagliato, come mai non riesco a smettere di pensarci?
  12. .
    Dopo le due di notte non succede mai niente di buono, quindi prendete le vostre cose ed andate a letto, perché non è l'orario giusto per stare a giro e per prendere decisioni.

    Questa grande verità la sappiamo tutti e spesso la ignoriamo comunque.
    Come me.
    Come ieri.
    Come in passato.

    Saranno state le troppe bevute, sarà stata la voglia di dire "vedi? Avevo ragione... Ci avevo visto bene" o forse sarà stata quella cosa che si chiama coscienza e che a volte, alle due di notte, ci abbandona, ma io ieri sera ho sentito cose che non volevo sentire e fatto cose che non volevo fare.

    E lunedì dovrò andare a lavoro con il sorriso, facendo finta di niente quando niente non è stato in realtà.
    E lui mi guarderà, e lei mi guarderà e io starò zitta, come sempre, anche se so cosa lui ha fatto e cosa io ho fatto.

    E no. Alle due di notte io devo essere a casa, con il mio uomo, e non in una macchina sotto casa mia a togliermi lo sfizio di quel bacio, che nemmeno mi è piaciuto e che nemmeno desideravo così tanto.
    Ed ho avuto paura, perché le persone non le conosci e non sai come prendono poi un rifiuto e se sono in grado di fermarsi.
    Tipo lui.
    Tipo me.
    Tipo le due di notte che non si fermano e vanno avanti facendoti prendere decisioni pessime.
  13. .
    La serata era stata strana fino a quel momento. Strana ma a tratti piacevole.
    Vittorio, il responsabile degli acquisti, uno dei pezzi grossi per intenderci, era passato a prendermi a casa dopo la mia chiamata disperata: la macchina aveva deciso di abbandonarmi e non sapevo proprio come andare alla cena aziendale.
    Lui era arrivato con tutta la calma del mondo, mi aveva caricata e poi invece di dirigersi subito al ristorante aveva deviato verso un bar vicino, dove mi aveva offerto un aperitivo e aveva cominciato a parlarmi di sé a ruota libera, sicuro del fatto che non avrei raccontato niente ad anima viva.
    Avevamo passato quasi un ora insieme e dopo esserci accorti dell'enorme ritardo che avevamo accumulato ci eravamo diretti verso il "Rifugio" un ristorante alla mano e con dell'ottimo cibo.
    Gli sguardi di tutti erano allibiti, nessuno riusciva a capire come mai Vittorio era a braccetto con me, come mai eravamo arrivati insieme... con tutto quel ritardo oltretutto!
    Il primo sguardo torvo è stato quello di Enrica che subito si è avvicinata a Valentina per dirle qualcosa all'orecchio, poi ci si è messo Roberto, il capo del magazzino, che mi ha stretto l'occhio come se avesse pensato qualcosa di strano e per ultimo Alessio che ha aperto la bocca incredulo, lasciandomi con una fitta al cuore senza senso.
    Ci siamo seduti e le cameriere hanno cominciato a servirci la cena a base di pesce. Vittorio si premurava che avessi tutto, porgendomi i piatti e versandomi il vino ogni volta che ne avevo bisogno.
    Nessuno mi ha rivolto parola per tutta la cena e ci sono stata male, solo perché non ne capivo il motivo.
    Al momento del caffè mi sono avvicinata a Roberto che continuava a fare ammicchi per chiedergli il motivo. La risposta è stata imbarazzante: "credevo che ci fosse del tenero tra te e Alessio, non sapevo che puntassi più in alto".
    Sono diventata rossa e ho girato la testa verso Alessio, che era vicino ed aveva sentito tutto.
    Lui aveva abbassato lo sguardo.
    Io me ne ero andata.
    Enrica, che si è appena licenziata, era alla sua ultima cena aziendale, prossimamente seguirò tutti i suoi clienti e lei fino a quella sera era sempre stata carina con me, forse anche a causa della nostra amicizia lavorativa decennale. Questa sera invece no. Non era mia amica. E ci aveva tenuto a farlo sapere a tutti annunciando che mi avrebbe messo i bastoni tra le ruote parlando male di me ai suoi ex clienti.
    Avevo aperto la bocca, incapace di controbattere, l'avevo richiusa e mi ero alzata per andare a fumare.
    Mi ero appena accesa la sigaretta quando era arrivato Alessio, che si era avvicinato mi aveva porto l'accendino e poi dopo averci pensato un po' su aveva deciso che era il momento per parlarmi.
    Avevamo fatto qualche battuta, piena di imbarazzo, si era avvicinato pericolosamente, si era allontanato subito dopo di sua iniziativa. Poi gli avevo detto di non prendermi in giro che "gliele davo", Lui aveva sorriso, chiedendo dal nulla che cosa volevo da lui, cosa gli stavo chiedendo in realtà. Non ero riuscita a rispondergli, ero arrossita e poi scappata. Il risultato della mia codardia.

    Dopo cena un gruppetto di noi aveva deciso di continuare la serata in un pub. Alessio, Roberto ed Enrica non avevano nemmeno ai miei inviti. Ci ero rimasta male perche erano tre persone da cui non mi sarei aspettata un comportamento così.

    Verso l'una e mezzo ho visto da lontano una mia vecchia fiamma, sono rimasta sbigottita. Tutte insieme così no eh.

    Alle due ho finalmente trovato il mio migliore amico qualche tavolo più in là con dei suoi compagni di scuola.
    Ho percorso il tratto che ci separava con ampie falcate e gli ho preso la mano.

    È quindi ci siamo alzati, siamo andati a fare una passeggiata senza salutare nessuno.
    L'ho guardato e sono scoppiata.
    Lacrime, singhiozzi e sussulti.

    L'ho abbracciato, in silenzio, stringendolo fino a farmi male. Ho continuato a piangere e l'ho guardato con gli occhi arrossati, il moccio al naso e le guance rigare. Ho aperto la bocca ed ho vomitato parole di sconforto, delusione, rabbia e disperazione. Per ore.
    "Mi rinnovano il contratto solo per sei mesi, anche se sono sei anni che lavoro per loro. Che cazzo faccio Franz? Ho gli attacchi di panico ogni mattina, non dormo, non riesco a fare niente, nemmeno l'amore con un uomo. Devo andarmene. Voglio andarmene. ma, Franz... Io non so fare niente. IO NON SONO CAPACE DI FARE NIENTE. NIENTE DI BUONO."
  14. .
    Sarebbe molto bello che la vita fosse una strada piena di cartelli stradali chiari e concisi, magari sarebbe ancora più bello se la vita ti offrisse un tom-tom per indicarti la strada più giusta per arrivare alla destinazione che hai impostato per la tua vita, ma purtroppo non è così semplice.
    Spesso la vita infatti ci mette davanti a bivi spaventosi e non definiti e tu ti ritrovi li come una scemo a cercare di capire quale delle due vie devi prendere.
    Succede così che ti scervelli e cerchi di immaginare cosa ci sia da quella o da quell'altra parte, quali altre strade potresti incontrare sul tuo cammino se tu facessi una scelta piuttosto che quell'altra.

    La mia situazione attuale è esattamente questa.
    Devo prendere una decisione che potrebbe cambiare il mio futuro lavorativo, in primis, sentimentale e tutto il resto; ma mi sento bloccata.
    Ho provato a chiedere consiglio a tutte le persone di cui mi fido di più: mia madre, mio padre, mia sorella, mio marito e le mie due più grandi amiche con il risultato che adesso ho le idee ancora più confuse di prima.
    Da una parte i loro consigli mi fanno riflettere, ma dall'altra mi rendo conto che loro non sanno tutte le sfaccettature della mia vita e del mio lavoro e che quindi danno un consiglio più di cuore che di testa.
    Secondo alcuni dovrei rimanere dove sono, bello stipendio, conosco la ditta, conosco il mio team, ma non ho un contratto stabile, mai un apprezzamento e i capi che continuano a ripetermi giorno dopo giorno che sono una donna e che quindi ho "la data di scadenza" poichè prima o poi vorrò dei figli e non sarò più idonea a fare questo lavoro.
    Secondo alcuni invece dovrei accettare l'altra proposta, dove guadagnerei molto meno, ma molto eh, ma ci guadagnerei tutto in salute e in stabilità contrattuale.
    insomma, un bel dilemma.
    Quale scelta fare?

    Forse dovrei smetterla di chiedere consigli.
    Dopotutto diventare grandi significa prendere delle decisioni senza che nessuno ti aiuti,

    Qualcuno ha da prestarmi un tom-tom per caso?
  15. .
    La razza umana è piena di sorprese:
    Siamo così piacevolmente complicati che riusciamo a sorprenderci continuamente.
    Fino a un mese fa io e lei nemmeno ci parlavamo, e la cosa è strana, perché in effetti saranno dieci anni che usciamo nello stesso gruppo di amici, solo che non so, forse siamo sempre state troppo presi dai nostri personali drammi per accorgerci dell'esistenza dell'altro.
    È successo che una sera, non so come, ci siamo ritrovati vicini, e, forse con l'aiuto dei vari aperitivi che avevamo ingurgitato, abbiamo trovato un argomento di cui parlare.
    Non mi ero mai reso conto che fosse simpatica, anche perché solitamente lei si comportava in modo un po troppo intraprendente, con fare un po' troppo altezzoso a tratti, e poi non è che fosse una che parlava proprio con tutti, ecco.
    E invece quella sera abbiamo parlato E tra una bevuta ed una risata abbiamo fatto le sei del mattino insieme.
    Credevo si fosse creato qualcosa tra noi in effetti, il che è stupido anche solo pensarlo visto che entrambi abbiamo dei compagni di vita, ma non so, forse è stato per come ha appoggiato le sue dita sul mio braccio per richiamare la mia attenzione, o quando ha appoggiato la sua testa sulla mia spalla in un momento di sconforto...o forse è stato quando senza pensarci mi ha cercato l'accendino nella tasca...
    Non lo so cosa è stato.
    Forse mi ha sorpreso perche non l'avevo mai vista toccare nessuno, meno che mai me, o forse mi hanno sorpreso i suoi modi di fare, i suoi discorsi, i suoi pensieri.

    Mi aspettavo un messaggio, -che cosa stupida- nei giorni seguenti, e quel messaggio non è mai arrivato.
30 replies since 18/3/2015
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