La tempesta di percosse di Tungdil devastò completamente il povero duergar già ferito, massacrandolo. Sultyagh si conficcò dentro la corazza del malcapitato spaccandola e ammazzandolo praticamente sul colpo. Alsior, invece, con due possenti colpi di sperone squarciò il viso del capitano che, furibondo per la morte del sottoposto, si lanciò inutilmente contro la bestia alata: un colpo, due, ma la sua ascia da guerra magica sembrava non riuscire neppure a scalfire la corazzatura del grifone. Aivar, poco distante, riuscì a mettere a segno un singolo sganascione sull'avversario che l'aveva fronteggiato, ma non fu minimamente bastevole per metterlo in difficoltà. Questi, infatti, fece un passo indietro e all'unisono con gli altri nani oscuri iniziò a scagliare una gragnola di roccia contro il monaco. Un attacco tanto spettacolare e spaventoso quanto assolutamente impreciso che andò a vuoto lasciando il figlio di Ogun indenne al suo posto.

«Arrivo capitano, resisti!» tuonò l'ultimo dei nani, corazzato e armato di martello, che invece di fermarsi su Aivar vide la malaparata a opera del cavaliere e decise di aggirare il monaco per dar manforte al suo superiore.
Gli ostaggi, sempre più intimoriti, avevano però iniziato a schiamazzare incitando gli avventurieri ad ammazzare i duergar. La donna dall'aspetto devastato, tra l'altro, aveva persino trovato il coraggio di afferrare una pietra smossa e lanciarla contro i nani, seppur la fiacchezza delle braccia le avesse impedito di arrivare a bersaglio. Doveva essere una combattente per aver ancora il coraggio di lottare nelle sue condizioni.

➤ Turnazione: Aivar - Tungdil e Alsior - Duergar
➤ Mappa: La chiave d'Oro (Scena)
Snapshot:

Duergar

Albert Holler, il vecchio Aldermanno di Inker, probabilmente avrebbe voluto concludere la sua carriera spiaggiandosi in qualche costa lussureggiante del Keyne, ma il destino - il cielo - o forse Gli Arconti avevano in programma una pensione turbolenta per lui. Dopo aver a stento sventato un disastro come quello della Piaga per mano delle fate, appena una settimana prima, già nuove e mirabolanti peripezie si stagliavano all'orizzonte: nuovi mostri. Ora, andava detto che suddette creature non avevano nulla a che vedere con gli orrori arborei e marcescenti della Musa, ma non per questo potevano essere considerate innocue. A scoprirle era stato un accademico di passaggio, Benjamif Ungo, in visita al nonno Mund Ungo residente della cittadina. Il giovane Banjamif si era presentato presso la casa dell'Aldermanno chiedendo udienza e specificando di aver rinvenuto una nuova creatura non ancora presente nei bestiari: una specie di volpina dall'aria mansueta e schiva, appestata come poche cose al mondo dalla Piaga eppure ancora in pieno possesso della ragione. Almeno apparentemente. L'incontro tra i due era stato piuttosto acceso, perché da una parte Holler si era quasi preso un colpo apoplettico all'idea di non aver finito il suo personale incubo con la Piaga, dall'altra Benjamif si esprimeva come se qualcuno gli avesse conficcato giocoforza un dizionario nell'esofago, risultando in una delle discussioni più devastanti che la povera Inker avesse mai veduto.

«Benjamin abbiamo appena avuto problemi terribili con le piante, non voglio disturbare un nido di calabroni. Mi stai chiedendo di infilarci dentro la testa, per non dire altro.» aveva detto il povero aldermanno.
«Benjamif, per cortesia.» l'aveva corretto l'accademico tirandosi su gli occhiali col pollice, anziché con l'indice, come solo uno psicolabile avrebbe fatto. «Ma dovete capire che questa non è una ricerca normale. La Piaga potrebbe avere nuove ed entusiasmanti forme di vita che ci attendono. Potrebbe essere la rivoluzione più importante dai tempi della scoperta del fuoco!»
«Ma posso sapere chi cazzo si chiama BenjamiF...» marcò quell'ultima lettera molto forte, piuttosto seccato dal rimbrotto. «Aaah, chissenefrega! Sai cosa c'è? Va bene. Se fai un singolo danno alla città, se anche una staccionata viene piegata di mezzo centimetro, prendo sia te che tuo nonno e vi carico nel primo carretto diretto verso Tollan.» il tono non ammetteva repliche e l'anziano s'era stancato già dalla seconda frase di Ungo d'ascoltarlo.
«Se non lo sapesse, aldermanno Holler, Tollan è attualmente invasa dalla piaga.» rispose saccente.
«Dici sul serio, BenjamiN? Probabilmente mi era sfuggito, sai, gestendo una città che fino a cinque anni fa commerciava tutti i giorni con Tollan.» gli aveva fatto a quel punto un sorrisino ibridato malamente con una smorfia e d'improvviso il savio aveva colto l'antifona, azzittendosi. Per essere un luminare non era esattamente... lampante. Alla fine Holler comunque aveva ceduto, se non altro per puro spirito di curiosità, dicendo allo sgradito ospite che - a sue spese - avrebbe potuto organizzare qualsiasi cosa avesse voluto. Fermo restando che non avrebbe dovuto nuocere alla città, pena il defenestramento belluino direttamente in mezzo alla Piaga.

Inutile dire che Benjamif Ungo non s'era perso in chiacchiere mettendo subito in moto i suoi contatti in accademia perché mandassero messi in ogni dove alla ricerca di disperati disposti ad aiutarlo. Suddetta offerta di lavoro veniva spacciata in maniera assai più elegante di quel che non fosse davvero, con uno stile pomposo e aulico così ricercato che avrebbe suscitato ilarità in chiunque con un briciolo di sale in zucca.

"Io, Benjamif Ungo, ricercatore illustrissimo di Academya, chiedo ai sensibili avventurieri di passaggio a Inker aiuto per una nobile indagine.
Una creatura mai vista prima ha fatto capolino dalla Piaga, ed è nostro dovere esplicito indagare e riportare tale scoperta nelle accademie e nei bestiari di tutto il mondo.
Recatevi a Inker e chiedete di me, Benjamif Ungo, se vi sentite portati per la scoperta."

Seguiva anche un lunghissimo e assolutamente dimenticabile elenco di materiali da portarsi dietro, quali sacchi a pelo, vivande nemmeno dovessero scalare il Monte Gulg, sedici tipi di armi diverse e una quantità di utensili che avrebbero soddisfatto nove o dieci quartieri di artigiani. Chiaramente nessuna di quelle richieste era degna d'essere considerata, ma la curiosità sul nuovo animale della Piaga... Beh, quella aveva un suo perché. Da quando s'era scatenata sul continente non ne era praticamente mai uscito null'altro se non abomini e mostri, morte e devastazione. Che ci fosse un animale mai visto che s'aggirava per i territori flagellati pareva più un miracolo che altro.

Chiunque avesse risposto a quella chiamata alle armi peculiare, per non dire bislacca, si sarebbe ritrovato in una cittadina modesta, giustappunto ripresasi da eventi assai nefasti legati proprio alla Piaga. L'aria che si poteva respirare per le vie, quieta e tranquilla nonostante tutto, celava una paura palpabile permasta nei cuori dei locali che solo con fatica - e discrezione - stavano tornando alle proprie vite. La città nei mesi precedenti, infatti, era stata vittima di alcuni tiri mancini di una setta di fate malevole che avevano rovinato raccolti e causato varie disgrazie finiti solo quando un drappello di valorosi s'era addentrato nella foresta per eradicare il problema. E ora la presenza di Benjamif non solo era deleteria per la ripresa emotiva di Inker e della sua gente, ma continuava a ricordare loro tutti dell'infausta Piaga che s'annidava meschina a poche miglia di distanza. Prima qualcuno lo avrebbe aiutato e prima si sarebbe tolto di mezzo, pensava la stragrande maggioranza dei cittadini, tanto che pur di accontentarlo lo avevano ospitato alla più grande delle locande locali - gratuitamente - così che non andasse a zonzo. Volevano tenerlo d'occhio da vicino. L'Abete Rozzo, questo il nome della locanda, era anche il luogo dove gli avventurieri vennero mandati non appena pronunciato il nome del sedicente studioso. Sarebbe stato lì che l'avrebbero trovato. E non c'era molto da dire sull'Abete, a parte che era silenzioso, pacifico e relativamente poco umido nonostante la stagione delle pioggerelle non accennasse a dar tregua al cielo. Perché ovviamente, come ogni sciagurata ricerca folle, anche quel giorno piovigginava insistentemente facendo cader dal cielo goccioline troppo sottili per essere vera pioggia e troppo pressanti per non esser nulla di che. In una parola: un tempo che trasmetteva lo stesso stato emotivo e uggioso di Albert Holler nel momento in cui aveva saputo dell'esistenza di una creatura sconosciuta nei pressi della sua città.

➤ Siete liberi di arrivare a Inker come più preferite, dirigendovi poi alla locanda dell'Abete Rozzo per incontrare il vostro misterioso Benjamif Ungo.
➤ Talise, che risiede a Inker, oltre a tutte le informazioni nel post può sapere anche gli eventi di Rondò alla Selva, e di come il gruppo di avventurieri precedenti abbia risolto i problemi di Inker la settimana prima.