Un incubo decisamente TROPPO realistico

Per Exo e il suo cavallo selvaggio

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  1. MidoriNoBakeneko
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    Hanna reagì anche meglio di quanto Gabriel si aspettasse: abbassò quel suo adorabile visetto paffuto, sbattendo le folte ciglia bionde e mostrandogli due occhioni da gattina che lo fecero sorridere inebetito. Al contempo fece una cosa che rischiava letteralmente di mandarlo fuori di testa: si portò le dita delicate ai capelli e scostò un ciuffo dorato, mettendolo dietro la piccola orecchia. Persino quella parte di lei era perfetta, leggermente a punta, piccola e carina... doveva essere morbidissima e gli venne voglia di toccarla. Doveva trattenersi però, e lo fece fingendo nonchalance mentre lei parlava e lui non faceva altro che fissarle le labbra.
    Va benissimo per me... Mi andrebbe molto di uscire con te anche fuori da scuola, caro Gabriel.
    I seni ondeggiarono mentre la giovane faceva un passo in avanti, Gabriel arrossì per averli guardati, purtroppo per un corpo così minuto, Hanna era decisamente troppo dotata per non ritrovarsi a fissarla nei punti sbagliati come un vero pervertito. Fortunatamente la guardò negli occhi subito dopo, occhioni che si stavano avvicinando mentre la giovane gli posava le mani al petto, si metteva in punta di piedi e...
    Cucciolo mio...
    Bastò quelle parole a paralizzarlo sul posto. Non avrebbe mai saputo cosa Hanna stesse per fare perché la giovane si ritrasse immediatamente, imbarazzata quanto lo era stato lui poco prima, facendo un passo indietro e ricomponendosi per la presenza del nuovo venuto. Gabriel, invece, era immobile, gli occhi sgranati, le sopracciglia alte, la bocca completamente serrata in un'espressione di shock. Probabilmente era sbiancato completamente, non solo per la paura, ma perché nel preciso momento in cui la mano che aveva tormentato così assiduamente i suoi incubi gli cingeva la natica marchiata, tutto il suo sangue era defluito per andare a concentrarsi in un solo e preciso punto, gonfiandolo sotto i pantaloni. In un mondo dove esistevano bestie come Hecarim e soprattutto "attrezzature" come la sua, il membro che andò a gonfiare i pantaloni di Gabriel era appena visibile, un gonfiore contenuto che probabilmente la maggior parte delle persone avrebbe potuto ignorare, persone abituate a vedere appunto mostri come quello che il ragazzo sentiva premergli sulla schiena, ma Hanna... no. Per sua sfortuna Hanna era davvero pura come sembrava, a quanto pareva, e anche il suo normalissimo cazzo che più di una volta l'incubo dietro di lui aveva ridicolizzato con vezzeggiativi imbarazzanti, attirò il suo sguardo innocente facendolo sgranare. Gabriel sentì il sangue tornare immediatamente a colorargli il viso: divenne completamente rosso dalle guance fino alle orecchie, e si schiarì la voce mentre cercava di stringere le cosce per mascherare la propria reazione all'uomo. Ma era troppo tardi... la sua Hanna l'aveva visto fin troppo bene e dopo aver sgranato gli occhioni schiuse le labbra, iniziando a indietreggiare prima ancora che Hecarim (ancora non poteva credere che fosse davvero lui) potesse parlare. Gabriel lo capì distintamente: avrebbe voluto chiedergli spiegazioni. Se solo ne avesse avuto la forza, avrebbe lottato per lui, perché a quella splendida ragazza lui piaceva davvero. LUI. Non il suo corpo... non ciò che poteva darle... Ma Hanna era dolce e pura, non avrebbe mai parlato davanti a una figura scolastica, neppure di fronte alla prova che qualcosa in quella stessa figura non andasse assolutamente bene. Neppure di fronte all'erezione del ragazzo... che non era assolutamente dedicata a lei. Era palese.
    L-le chiedo scusa, Signor Custode... i-io... stavo giusto andando via! Il passo indietro divenne uno, poi due, poi tre, finché la giovane non si voltò e quasi iniziò a correre pur di fuggire a quella scena imbarazzante, riuscendo solo a svariati metri dalla scena a voltarsi per fare un minimo, piccolissimo cenno del capo, dando un ultimo sguardo al ragazzo a cui solo due minuti prima aveva dato appuntamento per venerdì sera. G-gabriel... ci-ci vediamo. Per venerdì ho ricordato che ho... il progetto di fisica da c-consegnare... sabato. Hem. Sì. R-riguardati!
    E sparì come se non fosse mai esistita. Probabilmente dalla sua vita... ma non prima di rivolgergli uno sguardo che somigliava fin troppo all'apprensione o alla pena. Aveva capito tutto? Aveva capito cosa fosse successo e cosa probabilmente sarebbe capitato di lì a poco se non fosse scappato anche lui il più velocemente possibile, come un codardo? Improvvisamente Gabriel si sentì furioso, più che sconvolto, eppure il trauma era ancora troppo fresco per permettergli di parlare... Infatti quando aprì bocca, urlò.
    L-LASCIAMI! N-non mi devi toccare!
    Ciò che fece fu scansarsi in malo modo dalla presa del centauro... se lui glielo avesse permesso, complice anche (sperava) l'inaspettato grido, voltandosi a guardarlo. Avrebbe voluto rivolgergli uno sguardo furioso, ma davanti a lui sembrò più un gattino intento a soffiare a un gorilla o... a un elefante, viste le dimensioni di quell'uomo... di TUTTO quell'uomo. Hecarim... il suo peggiore incubo... la sua notte di sesso più bella di sempre... esisteva davvero. Non era mai stato una finzione, ed era lì davanti a lui dopo mesi passati a soffrire le pene dell'inferno dietro ai suoi ricordi. Sapeva perfettamente come il centauro reagisse ai "no" e alla disobbedienza, ma erano in un luogo pubblico e lui... non gli faceva paura! Quel maledetto bastardo... Se solo fosse stato almeno il doppio, lo avrebbe preso a pugni nonostante le dimensioni, porca miseria! Custode... Hanna lo aveva chiamato custode. Della biblioteca? Ma da quando? Pensieri su pensieri si susseguivano nella sua mente, rendendolo solamente più confuso e furioso ogni istante che passava.
    Tu... T-tuuu..! Non sapeva di preciso cosa dire. Inizialmente le parole gli morirono in gola mentre lo guardava, squadrandolo da capo a... decisamente non i piedi, per poi tornare al petto e chiedersi se fosse sempre stato così grosso, anche negli incubi che lo tormentavano quasi ogni notte, anche in quei sogni del loro primo incontro che... non erano mai stati sogni. E mentre ricordava, mentre realizzava che TUTTO ciò che avevano vissuto insieme in quelle notti di sesso sfrenato era vero, si sentiva sempre più arrabbiato... furioso, sconvolto e... dannatamente arrapato come mai era stato in quei mesi senza di lui. La sua parlantina esplose.
    Sei sparito! Mi hai lasciato svenuto dentro... dentro quella gogna... mezzo morto... con il culo ancora spanato e... sei sparito!!! E ora osi tornare dopo mesi da me e mi rovini la piazza con la tipa che mi piace!? Fingendoti un Custode poi! Da quando sei così astuto?! S-Sei un fottuto mostro bastardo! Un maledetto a-animale! Cos'era?! UN GIOCO DEL CAZZO PER TE? Ovvio che sì... ma non sono più il tuo giocattolino!
    Cercava di non urlare, alzando la voce solamente nell'enfasi di qualche parolaccia, abbassandola a un sussurro furioso quando doveva dire qualcosa di terribilmente imbarazzante, continuando a guardarsi in giro tutto il tempo, con il culetto che ancora doleva e fremeva per la presa dell'uomo. Bruciava, addirittura, tutto il tempo... e forse anche per questo quella sua sfuriata risultava così ridicola: perché mentre il suo corpo sussultava ad ogni frase "gridata a bassa voce", le sue cosce ora leggermente più toniche e muscolose ma comunque minute si sfregavano fra loro dentro quei pantaloni dal taglio assolutamente maschile, così diverso dall'abbigliamento con cui lui l'aveva conosciuto. E proprio lì, nascosto a malapena da quel tessuto ruvido, la sua erezione spiccava e sussultava puntando proprio alla figura contro cui quello scricciolo si ostinava a urlare, quasi volesse richiamarne le attenzioni... o anzi, invocarle disperatamente. Gabriel non aveva affatto finito di sfogarsi, e anzi continuò a blaterare e farfugliare la propria arringa sgangherata, almeno finché non si rese conto della situazione: era vestito da uomo. Era Gabriel lo studente insospettabile, non Carnelia l'Offerta, e stava sbraitando e parlando di quanto adorasse prenderlo in culo (non proprio in quei termini) mentre parlava con un colosso di quasi tre metri che lo fissava... probabilmente sorridendogli sadico come suo solito. Non aveva il coraggio di guardarlo in faccia a quel punto. Abbassò ulteriormente la voce.
    N-non... non devi avvicinarmi quando sono vestito così. N-non sono... in servizio. E in ogni caso n-non ti servirò più! Non te!
    Lo disse con tutta la convinzione del mondo... e immediatamente, proprio come il naso di Pinocchio, il suo cazzo sussultò nei pantaloni.

    Edited by MidoriNoBakeneko - 12/4/2023, 12:58
     
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6 replies since 28/3/2023, 11:32   204 views
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