Sole Calante

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    Nael aprì gli occhi, era in una stanza bianca. Ormai da qualche giorno, che continuava a fare la stessa cosa. Aprire gli occhi, e aspettare. I medici arrivavano, la controllavano, e dopo poco se ne andavano. Ripetendo la stessa routine poco dopo, lo stesso ciclo infinito. Nael mosse leggermente la testa verso la finestra, mantenendo le labbra chiuse e lo sguardo decisamente perso. Non sembrava in grado di rendersi conto di quel che accadeva attorno a lei, nel mentre che il suo respiro sembrava calmo. Le alzava il petto lentamente, così come lo abbassava. La ragazza sembrava indossare un camicia bianca, le braccia fasciate nel mentre che un ago era dentro la sua pelle, collegato a un tubo ed ad una flebo. La ragazza sembrava rifiutare di mangiare o bere, dunque le venivano forniti i nutrimenti necessari tramite quello. Nael non sembrava rendersi conto di quel che le accadeva attorno, i capelli morbidi che le scivolavano sulle spalle, sembrando quasi una bambola senza più nulla all’interno. Nessun stimolo esterno sembrava avere effetto, niente sembrava andare a far attirare l’attenzione dell’albina.
    E nemmeno quel pomeriggio, niente cambiò. Seduta, con diversi cuscini dietro lei, Nael sembrava guardare verso la finestra, il respiro era calmo, ma l’espressione era ormai vuota. La stanza era singola, visto che quando Nael la prima volta che si era svegliata, aveva avuto una reazione esagerata, bruciando tutto quel che aveva attorno a lei. Visto il suo stato di debolezza, fu facile calmarla e spostarla in un luogo isolato, dove poche persone potevano entrare, e solo donne sembravano non procurare reazioni aggressive alla ragazza, che semplicemente rimaneva a guardare il sole che andava ad tramontare, aspettando che i nuovi medici arrivassero e ripetessero il ciclo di visite e sonno.
    Nessuno però poteva immaginare cosa stesse succedendo nella mente della ragazza, dove l’unica sensazione che permaneva era tranquillità. V’era la madre, che le parlava in modo dolce, calmante. Tenendola stretta a se in un abbraccio, sorridendole. E lei voleva continuare così, mantenere quella sensazione di beatitudine che le forniva, e magari pure addormentarsi senza più svegliarsi, insieme alla stessa sensazione che la madre le donava.
     
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    Il lento ed inesorabile trascorrere del tempo stava segnando in modo drastico pure Leonhart, ormai permeava in quella casa una sensazione di freddezza da quando Nael non c'era più a ricordargli come vestirsi, ad evitare che il rosso usasse un modo più edulcorato col quale esprimersi nonostante fallisse miseramente nel farlo ma soprattutto a ricordagli che dopo parecchi anni era finalmente riuscito a trovare qualcuno che riempisse il vuoto che aveva nel suo cuore.
    Quel sentimento di solitudine però era tornato presente e soprattutto in modo massiccio sia nella mente che nel cuore del rosso, che cercava in qualche modo di convincersi che evidentemente anche Nael si stesse ritrovando anche lei in quel limbo oscuro. Tutte le mattine quando si svegliava si dirigeva in bagno dandosi degli schiaffetti automotivanti così da non scoraggiarsi e tornando in carreggiata.... Ma purtroppo per lui ultimamente quel metodo non sembrò funzionare come un tempo, segno evidente che aveva bisogno di altro e neppure quella mattina fece differenza.

    Umpf... Umpf... Non pensavo dopo tanto tempo di riprovare questa sensazione...
    Tsk... Mi manca...

    Furono le uniche parole che disse davanti allo specchio quella mattina, lo spettro della solitudine stava mostrando ancora una volta il suo maledetto volto.
    Leonhart doveva trovare un modo seppur piccolo di poter vedere la piccola Kong Fury e constatare con i suoi occhi se lei stesse bene, e forse quella sensazione di solitudine forse avrebbe trovato un po' di tepore momentaneo.
    L'unico ostacolo che però impediva il rosso di tornare a vedere la sua Nael era che dentro a quella camera d'ospedale le uniche ad entrare erano solo donne e di certo per Leonhart non sarebbe stato facile a meno che non si fosse travestito per risolvere quel inghippo.

    Quello quindi sarebbe l’unico modo di vederti? Ahaha, non ci credo…. Guarda che mi costringi a fare…. stupidotta.
    Parlottò di nuovo davanti allo specchio, ridacchiando quasi forzatamente in quella situazione tremendamente infelice. Sbuffò in modo rumoroso nell'uscire dal bagno per dirigersi verso la camera si Nael, avrebbe dovuto approfittare dell'armadio della ragazza per trovare qualche vestito che gli andasse bene.
    Allora allora, vediamo un po’.
    Questo è indubbiamente troppo sfarzoso, quello uhm… NO non lo metterei manco a morire…. Uh uno stile più casual? Forse questo potrebbe andare bene.

    Dovette dare a suo mal grado una sbirciata bella grossa fra gli indumenti di Nael finchè non trovò qualcosa che potesse fare effettivamente a caso suo, uno dei pochi vestiti casual presenti nel repertorio della ragazza. Leon non era di certo avvezzo al modo di vestire femminile, infatti prima di indossare quel capo deglutì profondamente e forzatamente, pensando a ciò che stava per fare.
    Si grattò un attimo la fronte prima di spogliarsi iniziando ad indossare quei capi, la cosa che però constatò direttamente sulla sua pelle fu la inesorabile stretta sul cavallo che lo fece soffrire non poco. Ma doveva sopportarlo, doveva farlo per lei.

    Uhm però devo ammettere che non ha dei gusti malvagi nel vestirsi, a parte la stretta di palle violente…..
    Oh mio dio, ma sono bellissima. Cioè guardami..... No non funziona, devo essere più femminile.

    Per completare la copertura di ragazza di certo non sarebbe bastato semplicemente un buon vestito ma il ragazzo avrebbe dovuto dare sfoggio di una buona recitazione in quel ruolo.
    Prese una parrucca rosso fiammante che terminava invece in una coda di cavallo e se la posizionò sulla testa, usando anche un piccolo accenno di trucco così da risultare almeno più femminile possibile.
    Completato quel travestimento Leonhart si diresse verso l'ospedale provando un imbarazzo unico nel farlo. Una volta arrivato però all'ospedale, la versione travestita di Leonhart si spacciò abbondantemente come una cugina di leonhart Smith e di conseguenza una delle figure parentali più vicine a Nael.

    E’ lei la signorina Nael Volkov? Lei non mi ha mai vista, ma sono la cugina di Leonhart…. Mi ha chiesto di venire per vedere come stava.
    Piacere, il mio nome è Serenity.

    Superato l'intoppo del: "Entrano solo donne", Leonhart si trovò in una stanza completamente bianca con Nael seduta su un letto e con un'espressione tutt'altro che rassicurante.
    Il ragazzo cercò di rimanere il più possibile nella parte, cercando anche di imitare al meglio una voce femminile, nonostante dentro di sè il cuore del rosso stesse amaramente soffrendo nel vederla in quello stato.
    Avrebbe dannatamente voluto saltarle addosso per abbracciarla, stringendola fortissimo a se, gli era dannatamente mancata ma per sua sfortuna non poteva far saltare subito la sua copertura.
     
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    Nael continuava a osservare con sguardo perso l’orizzonte, il sole che andava a calare poco alla volta, andando a togliere la luce così da portare la notte. Il respiro leggero di Nael rimaneva flebile, indebolito, ma stabile. Quando Leonhart entrò nella stanza, Nael non sembrò reagire, rimanendo immobile. Almeno fino a quando non parlò. La ragazza girò la testa verso di lui, guardandolo, ma senza veramente vederlo. Gli occhi parvero colorarsi di un violento rosso per qualche attimo, sembrando quasi un velo sopra gli occhi azzurri, ma velocemente come era apparso, di spense velocemente, facendo ritornare gli della albina di quel colore che sembrava avesse perso lucentezza. Nael sentiva che c’era qualcosa che non andava, era differente, strano. Come se ci fosse… un sentore di sbagliato. Il guardare 'Serenity', stava facendo crescere poco alla volta dentro il suo petto un sentimento che conosceva fin troppo bene.
    Le-...o?
    Riuscì a mormorare, con un tono di voce talmente flebile che sarebbe parso più un respiro che una vera e propria parola. Ma parte quella leggera reazione, Nael riportò lo sguardo di nuovo verso la finestra, nel mentre che la mano destra andava a stringere le coperte tra le dita, in modo leggero, creando piccole collinette sulla stoffa. I capelli morbidi e bianchi sembravano seguire il movimento della testa, scivolando poco dopo sul collo della ragazza, il cui colore normale rosato era più pallido. Le labbra rimasero leggermente socchiuse, lasciando che l’aria lentamente andasse a riempire i polmoni, espirando poco dopo allo stesso modo.
     
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    Continuò a guardarla in modo sempre più intenso ed intenerito, mentre si portò la mano sinistra dietro la schiena stringendo di forza il pugno e mordendosi il labbro. Quando la ragazza decise di dare uno stimolo di presenza il ragazzo notò che gli occhi di Nael parvero illuminarsi per un attimo di un colore rosso ben poco rassicurante lasciando però poi spazio alla normale colorazione degli occhi di Nael.
    Nel vedere quella reazione Leonhart sentì il sangue ribollirgli nelle vene sentendosi estremamente responsabile di ciò che era successo, aveva promesso a Nael di proteggerla e soprattutto aiutarla, ma alla fine? Fallì su tutta la linea.
    Tornò con lo sguardo fisso su di lei nel sentire il flebile voce di Nael pronunciare il suo nome, in quel momento Leonhart sentì come una grossa pugnalata trafiggendogli il petto e facendogli provare nuovamente un dolore che aveva faticato a mitigare.

    Mi spiace signorina....
    Continuò con quella recita ma proferendo quelle parole con un tono tremendamente amaro e dispiaciuto, distogliendo lo sguardo da lei.
    Guardarla in quello stato gli stava facendo tremendamente male, come una serie di coltelli conficcati nella schiena. Leonhart prese una delle sedie presenti in quella stanza andando a sedersi di fianco a Nael, rimanendo però in silenzio.

    ...Che non sia riuscito a venire. Le manca vero?
    Chiese con un tono di voce spezzato e tremendamente dispiaciuto, non sapeva come reagire in quella situazione anche perchè ogni azione o ogni parola detta poteva far piombare quella situazione nel caos.
    In quella situazione il sistema nervoso di Leonhart non fece altro che essere sempre più messo sotto pressione, nonostante il rosso cercasse di sopprimerlo.

    Perchè tu cazzo mi sei mancata veramente...
    Fallì miseramente però nel mantenere il controllo facendo di conseguenza cadere quella recita fasulla, stringendo per un attimo entrambi i pugni e chiudendo gli occhi.
    Quando li riaprì Leonhart portò in avanti il corpo andando ad avvolgere Nael in un caldo e stretto abbraccio. Non sapeva dentro la sua testa come avrebbe reagito Nael ma dentro di lui pensava potesse essere la cosa giusta da fare, anche perchè così facendo la ragazza avrebbe per lo meno potuto riconoscere un odore e un calore famigliare per lei.
     
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    Lo sguardo di Nael rimase perso, a cullarsi di una tranquillità apparente che andava a ruotarle attorno. Sentì la persona, ‘Serenity’, sedersi al suo fianco, parlarle. Ma era una voce distante, flebile, che a stento raggiungeva le sue orecchie e il suo cuore. Almeno, fino a quando non sentì una pressione attorno a lei, mentre un caldo soffocante la avvolse. Quello che per Leonhart era un abbraccio, per Nael sembrava una morsa asfissiante, che andava a stringerle il corpo in una sensazione dolorosa. Immagini di rosso, ansimi, grugniti e altri versi andarono a mostrarsi nella sua testa, nel mentre che lei si lasciava andare ad un verso alto, di paura, odio e rabbia, cercando di allontanare Leonhart da lei, spingendolo con entrambe le mani. Gli occhi della strega andavano a cercare come una via di fuga, prima di riportarsi su di Leonhart, senza però vedere lui o sentire lui, ma piuttosto rivivendo quei momenti di shock intenso.
    No! Nonono, via, Bastaaa!
    Esclamò infatti Nael, con un tono di voce molto alto, che di certo non sarebbe passato inosservato. E infatti, non fu così, il medico incaricato della ragazza venne chiamato immediatamente, e non dopo pochi secondi, una donna aprì la porta in modo violento. Presentava un camice medico aperto, che scivolava ai lati del suo seno decisamente enorme, così come i fianchi enormi e la vita stretta. I capelli sembravano tagliati in un taglio corto e a caschetto, di un colore bianco luminoso, così come gli occhi sembravano di un azzurro molto chiaro. Dai capelli spuntavano due orecchie animali, nel mentre che dietro la schiena della dottoressa nove, lunghe e morbide code andavano a muoversi in modo sinuoso.
    Ma che cosa sta succedendo?
    Chiese infatti la donna, che presentava sul camice una targhetta con il suo nome. ‘Dott. Saa Dhell’, diceva il cartellino, andando ad osservare Nael e poco dopo Leonhart. Il suo sguardo che lasciava intendere che aveva già capito che il ragazzo non era effettivamente una donna, ma un uomo. Un medico, dopotutto, difficilmente lo ingannavi con questi mezzi. La donna oltre al camice da medico sembrava indossare dei vestiti eleganti e composti, con dei pantaloni stretti e una giacca nera che si stringeva attorno al petto. Nella tasca del camice, inoltre, era possibile notare diversi utensili che usava per i suoi lavori come medico.
     
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    Sgranò gli occhi nel vedere Nael sbracciarsi abbondantemente per uscire dalla presa di Leonhart, la ragazza sembrava non conoscere più il calore del rosso come se qualcosa dentro di lei gli avesse cancellato la memoria.
    Avrebbe volentieri continuato a stringere ulteriormente Nael in quella presa per cercare di calmarla, ma dentro di se sapeva che quello che stava facendo non sarebbe servito a nulla. Qualcosa dentro di lei sembrava essersi in qualche modo rotto, un qualcosa che forse Leonhart attualmente sembrava non errere in grado di poter recuperare.
    Sbalzò dalla sedia quando sentì e vedè entrare dalla porta il medico che aveva sotto cura Nael, accorgendosi che la donna appena entrata sembrava essere a tutti gli effetti una kitsune.

    Wait! Non è come pensa!
    Cercò di ricorrere in qualche modo ai ripari in quella situazione, scordandosi però come un idiota di mantenere ancora attiva quella "copertura". Una volta staccatosi da Nael, Leonhart spostò effettivamente lo sguardo sulla kitsune, notando comunque come quella dottoressa fosse invitante e comunque avvenente accompagnata però da ben nove code batuffolose che attirarono immediatamente l'attenzione del rosso.
    Ecco...Bhe....
    Dato che comunque la copertura di Leonhart era saltata, decise di conseguenza di togliersi quella parrucca mostrando la sua vera capigliatura, nonostante indossasse ancora degli abiti femminili.
    Era l'unico modo che avevo per vederla. La prego dottoressa, mi dica come sta.
    Ho bisogno di saperlo.

    Il tono di voce che usò Leonhart in quel momento era un misto fra il disperato ed il preoccupato, voleva sapere come stava Nael e soprattutto voleva sapere se magari c'era un modo per rimetterla in sesto. Tanto che in quel momento cercò per un attimo uno scambio di sguardi con la dottoressa.
    E' colpa mia se sta così... Solo ed esclusivamente colpa mia. Non l'ho protetta come le avevo promesso.
    Finì quel discorso chiudendo sia gli occhi che il pugno destro, andandosi poi a colpire la coscia con un pugno piuttosto forte. Era tremendamente difficile per lui che una persona per cui aveva iniziato a provare un tremendo affetto si trovasse in quelle condizioni, per colpa sua.
     
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    Nael non sembrò calmarsi, neppure dopo che Leonhart la lasciò, andando ad abbracciare le gambe che si portò al petto, tremando visibilmente nel mentre che ci nascondeva la faccia all’interno, chiaramente impaurita, continuando a mormorare dei “no” sotto voce.
    La dottoressa invece roteò gli occhi, facendo un sospiro, andando verso la flebo e tirando fuori una piccola siringa, che mise dentro la flebo e iniettando qualcosa all’interno, nel mentre che con due code ‘schiaffeggiava’ Leonhart. Dopo poco, Nael sembrò calmarsi, rilassando le gambe e ritornando con quelle distese sul letto e la schiena appoggiata al cuscino dietro lei, lo sguardo distante così come il suo respiro calmo.

    E cosa ti costava chiedere un appuntamento e farti accompagnare da del personale autorizzato?
    Chiese invece la dottoressa, prima di guardare verso di Leonhart, incrociando le braccia di fronte al petto prosperoso, guardando da su in giù il ragazzo. La donna sembrava un pieno metro e ottantasette di femminilità, con gli occhi blu che lo esaminavano. La donna fece un sospiro leggero, portandosi una mano alla testa e scuotendola leggermente.
    Fisicamente sta bene. Mentalmente, non molto. Ha subito un forte trauma che ha portato la sua mente a chiudersi e a distanziarsi dal mondo reale, ogni tentativo di romperlo non funziona e anzi, persone dal sesso maschile che si avvicinano possono far scattare una reazione di rabbia dalla sua parte, che può essere nociva per tutti. Solo il tempo, e il graduale contatto con le persone, può farla migliorare. E, sopratutto, non aspettarti che ritorni la ragazza che conoscevi prima. Piuttosto, il tuo nome e chi sei? Deduco che tu sia un familiare o qualcuno di vicino a lei. Inoltre entrare senza permesso in una stanza dell’ospedale può essere considerato un crimine.
    Disse la donna con tono calmo, nonostante lo chiaro disinteresse che provava verso il rosso. Come se lo considerasse come una creatura di poco valore. Non era un classico disprezzo, ma piuttosto un chiaro segno che alla dottoressa non piaceva. Però non lo dimostrava, mantenendo una certa professionalità, nel mentre che le code andavano a muoversi in modo sinuoso dietro lei, come se avessero vita propria.
    Io sono Alexy Dhell, Medico curante di questa ragazza fino a quando non lascerà l’ospedale.
     
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    Continuò a guardare imperterrito e senza parole quella scena, vedere Nael con quell'espressione di puro terrore quasi lo bloccò mentalmente. Cosa differente invece fu per il suo cuore, infatti il corpo di Leon si mosse involontariamente cercando di allungare il suo braccio destro per andare a confortare Nael. Ma non fu così.
    La dottoressa che aveva in cura la ragazza gli si mise davanti, iniziando a prenderlo a schiaffi con due di quelle sue nove code. Il corpo formoso e statuario della dottoressa gli impedì di capire al meglio, col naso di leonhart che in quel momento doveva far fronte all'attacco di quelle morbide ma tremendamente irritanti code. Con la mano destra cercò di afferrarne una per spostarsela da vicino al naso, sgranando gli occhi nel sentire quanto fossero veramente morbide e setose.

    Afpetti... Folo un attimo.... etciù!!!
    Chiese scusa in quel momento, distogliendo lo sguardo dalla dottoressa ed alzando il braccio sinistro come a volerla mettere in attesa. Leonhart in quel momento liberò un grosso e fragoroso starnuto a piena potenza.
    Una volta pulitosi il rosso tornò con l'attenzione sulla dottoressa, sentendosi però tremendamente osservato iniziando a provare una contorta sensazione di timore mentre ascoltava ciò che aveva da dire la kitsune.

    Giusta osservazione... Sinceramente non ci ho pensato, non mi importa di correre questo rischio. L'ho fatto senza pensare, solo per rivederla.
    Inutile negare che però quella delicata situazione toccò profondamente in modo evidente il rosso, tanto che il solito Leonhart intento a fare battute o comunque a prendere per i fondelli qualcuno sembrava essere temporaneamente sparito.
    Leonhart però non distolse lo sguardo dalla dottoressa Alexy, anzi cercò di non mostrare affatto quel sentimento di timore che provò poco prima.

    E un piacere conoscerla dottoressa Alexy. Scusi la mia scortesia di poco prima, il mio nome è Leonhart Smith ed io per lei sono...
    Interruppe quel discorso sollevando in modo perplesso il sopracciglio destro, in effetti come poteva considerarsi in quel momento verso Nael?
    Signorina Alexy, le dispiace se la chiamo così? Lei è una componente della mia famiglia, lei è la mia sorellina, farei di tutto per aiutarla.
    Sa se esiste qualche terapia o un percorso da eseguire almeno per farla tornare a stare bene?

    Cercò di fare parlare i sentimenti in quel momento, chiedendo anche se magari ci fosse qualche metodo più efficiente per aiutare Nael, senza l'eccessiva e continua somministrazione di pasticche che forse avrebbero fatto più male che bene.
    Spostò lo sguardo dalla kitsune a Nael guardandola con una certa tenerezza per alcuni secondi, tornando poi con lo sguardo fisso su Alexy.

    Scommetto che lei signorina Alexy ne ha visti a bizzeffe di questi casi, vero?
    L'attenzione di Leonhart però venne attirata dal movimento sinuoso e dolce di quelle code, tanto che dentro di lui tornò il desiderio di toccarle, ma forse quello non era il caso.
    Credo che le due cose più bella di questa giornata siano state due. La prima rivedere Nael, anche se non immaginavo stesse così male mentre la seconda riguarda le sue code. Si signorina Alexy, lei ha delle belle code.
    Concluse quel discorso con quell'uscita forse ben poco felice, mostrando che la sua preponderante parte del suo essere un cazzone di prima fascia forse stava tornando a galla.
    Ma come avrebbe reagito invece la kitsune a quell'uscita del rosso? Probabilmente col bisturi.
     
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    Dottoressa Dhell.
    Disse in modo semplicemente la donna con le nove code, ascoltando con una certa pazienza i vari monologhi del ragazzo. Sospirando poco dopo all’uscita sulle code della volpe, che si portò una mano al volto scuotendo leggermente la testa, facendo muovere così delicatamente i capelli setosi, chiaramente sconfortata e decisamente scocciata da tali parole.
    Prima di tutto: Grazie per il complimento, ma le ultime volte che qualcuno ha fatto complimenti alle mie code è finito per scomparire sotto misteriose circostanze. Dunque ti consiglio ti tenere i tuoi ormoni a bada, oltre alle tue parole, visto che potrei considerarle come delle molestie. Un altro crimine da aggiungere alla tua lista.
    Iniziò lei, mantenendo le braccia incrociate di fronte al petto, ma sotto il seno, andando così a sostenerlo in alto, mentre l’espressione non cambiava, andando piuttosto a fare un sospiro nel mentre che scuoteva la testa.
    E quale parte del ‘tempo, e il graduale contatto con le persone’, non hai capito? Andare a usare delle medicine per tentare di sistemare la sua mente andranno solo a fare un casino più grande di quel che è presente al momento.
    Spiegò nuovamente Alexy, roteando gli occhi, chiaramente scocciata e irritata dalle domande di Leonhart. Poco dopo la volpe semplicemente scosse la testa, come a scacciare quei sentimenti che andavano a probabilmente a macchiare le sue parole.
    Faccio un semplice esempio: abbracciarla, di certo, non è una buona idea. Da una sensazione di costrizione, di essere intrappolati. In generale, al momento, ogni contatto fisico è fuori questione. Almeno con le persone di sesso maschile… Anche se devo comunque ammettere, che grazie a questo tuo ‘legame’ con lei, non sei stato bruciato vivo ma hai solo ricevuto una reazione negativa. Ma non tirare troppo la corda. Molti altri hanno riportato delle ustioni solo per aver parlato.
    Alexy, a quel punto, dopo la lunga spiegazione si portò una mano al volto, stringendo la radice del naso tra indice e pollice, nel mentre che sembrava pensare. La donna presentava delle occhiaie sotto gli occhi, tipici di chi non dormiva molto, cosa che era normale per un medico il cui lavoro occupava tutta la giornata.

    Nael nel mentre che accadeva ciò, aveva chiuso momentaneamente gli occhi, come a riposarsi, prima di ri-aprirli, guardando le coperte che stringeva tra le dita. Il tranquillante era di una dose leggera, abbastanza per calmare la sua visione, ma lentamente la ragazza stava riprendendo coscienza di quel che era attorno a lei, insieme parte di quel mondo creato da lei stessa, dove v’era la tranquillità più assoluta. Non sembrava ascoltare quel che dicevano, le parole le arrivavano in modo discontinuo, ma ogni volta che sentiva la voce di Leonhart, le sue dita si stringevano poco più sulle coperte, mentre le labbra si stringevano in una linea bianca di scontentezza. Ma nonostante ciò, gli occhi di Nael rimanevano distanti, senza luce.
     
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    Doveva ammettere che nonostante tutto la dottoressa in fin dei conti era una tipa tosta, anche se per certi versi forse fin troppo severa. Leonhart allargò le braccia nel sentire quella minaccia velata e soprattutto sentendosi ferito dal punto di vista ormonale, il rosso però d'altro canto penso di non aver detto poi chissà quale diavoleria per attirarsi quelle cattiverie. Continuò però ad ascoltare con attenzione il discorso della dottoressa, cercando di carpire le nozioni più importanti e che probabilmente gli sarebbero tornate più utili.
    Ammetta che ci sta prendendo gusto con queste minacce, vero dottoressa Dhell? In ogni caso i miei ormoni sono più che mansueti, ho una situazione più gravosa del previsto di cui occuparmi... Più che pensare ad accoppiarmi...
    Mostrò un tono di voce abbastanza irritato nel finire quel discorso, come se non sapesse che altro dire dopo. Leon spostò ancora una volta lo sguardo dalla dottoressa a Nael, soffermandosi però particolarmente su quest'ultima.
    Dice che è per via di questo legame se non mi è successo nulla? Non saprei, ma di certo non concordo con la sua idea. Questo nostro legame in ogni caso l'ha portata a queste pessime condizioni.... Quindi sinceramente non so più cosa possa essere meglio per lei, per aiutarla.
    Si massaggiò per un attimo la fronte con la mano sinistra, cercando di elaborare qualcosa di efficace, qualcosa che sperava almeno avesse aiutato un pochino Nael... Ma purtroppo non gli venne in mente nulla.
    Tanto che per l'ennesima volta tornò con lo sguardo sulla dottoressa, notando che sul volto della kistune erano presenti delle tremende occhiaie che per un attimo attirarono l'attenzione di Leonhart.

    Non crede sia meglio che vada a riposarsi dottoressa Dhell?
    Si interruppe, mentre con la mano sinistra continuava a massaggiarsi la testa. Forse la sua mente malata da idiota era riuscita ad elaborare qualcosa... Qualcosa di troppo stupido però.
    Dottoressa, vorrei avvertirla in anticipo, di preparare il materiale adeguato per le ustioni... o anche per il peggio ecco.
    Il rosso si mise composto su quella sedia, voltandosi però completamente verso Nael. L'idea che aveva era stupida ed indiscutibilmente idiota, ma per certi versi sembrava fidarsi del supporto che avrebbe potuto darle la dottoressa. Leonhart portò in avanti la mano destra, avvicinandola tremendamente alla mano di Nael, fino a toccarla.
    Il ragazzo usò un tocco delicato e gentile nel farlo.

    Nael, sono io, Leo. Scusami se non ci sono stato, ma ora sono qui.
    Non sapeva se le sue parole avrebbero raggiunto il cuore glaciale di Nael, ma per certi versi lo sperava.
    L'unica cosa che probabilmente poteva sapere per certo era proprio che da li a poco gran parte del suo braccio destro avrebbe rischiato di ustionarsi malamente.
     
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    Alexy sbuffò, stringendo leggermente gli occhi alle parole di Leonhart. Il ragazzo sembrava sicuro di se, nel come parlava, e la dottoressa era decisamente scocciata da tali persone. Sopratutto al consiglio di riposare, cosa che le fece socchiudere gli occhi, nel mentre che portava lo sguardo dalla testa ai piedi del ragazzo, prima di riguardarlo su.
    Immagino che tu allora non capisca il lavoro di un medico...
    Disse lei, prima di osservare con attenzione come Leonhart si mosse di fianco a Nael, che sembrò non reagire. Almeno fino a quando a quando non riuscì a toccarle la mano. Nael non reagì in un primo momento, come se tale sensazione dovesse arrivarle al cervello, prima che lei portasse il suo sguardo verso la mano e poi verso il volto di Leonhart. Lo sguardo della giovane ragazza sembrava ancora si perso, ma lentamente stava tornando ad essere più lucido, nel mentre che piegava lentamente la testa di lato.
    Le-o?
    Sembrò mormorare, la voce era bassa, sembrava che uscisse a fatica. La mano di Nael sembrò quasi reagire, andando come a toccare le dita di Leonhart, senza stringere, come se dovesse provare che quella era effettivamente il ragazzo e non cos’altro. Alexy nel mentre che accadeva ciò, sospirò leggermente. Controllando lo sguardo di Nael, ma rimanendo vicino alla porta a braccia incrociate, semplicemente rimase ad osservare, pronta ad intervenire. I tranquillanti andavano probabilmente ad aiutarla molto, ma anche il fattore di calma con cui si stava approcciando Leonhart era giusto, dunque non doveva interromperlo. Alla fine, dopotutto, il suo compito era assicurarsi che la sua paziente si riprendesse.
     
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    Nael sembrò reagire piuttosto al tocco calmo e pacato di Leonhart, tanto che lo sguardo del rosso in quel momento si fece più umido e lucido.
    Infatti sul volto di Leonhart andò a formarsi appena sotto l'occhio sinistro una piccola scia, dovuta indubbiamente alla troppa polvere presente... Anche se però quella che solcava il viso del rosso in quel momento era una lacrima a tutti gli effetti, specialmente nel vedere Nael reagire.

    Ovvio, e chi credevi che fossi? Babbo Natale?
    Rispose in quel modo cercando però di mantenere comunque un tono delicato e calmo, voleva far capire a Nael che quello che aveva davanti era il solo ed unico Leonhart. Ricambiò a sua volta però il tocco di Nael, andando anche lui a toccare le dita della ragazza cercando di essere il più pacato e meno invasivo possibile.
    Sono il tuo fratellone, ricordi?
    Decise però di smettere di toccare le dita di Nael, andando invece a posare la sua mano in modo gentile su quella della ragazza. Un ennesimo tocco gentile che usò Leon per riscaldare la delicata mano di Nael. Come se per certi versi Leonhart stesse cercando di farsi riconoscere usando anche il calore del suo corpo.
    Casa nostra non è più la stessa da quando sei qui, sai? Si sente la tua mancanza.
    Leonhart cercò di parlare poco, usando discorsi brevi con delle parole chiave al loro interno, parole che forse avrebbero aiutato la ragazza magari a tornare nella realtà. In primis il termine fratellone, che Leonhart usò la sera stessa nella quale Nael si stabilì da lui formando quel nuovo nucleo famigliare, seppur non di sangue. Oppure il termine: "casa nostra" perchè si, Nael poteva considerare a tutti gli effetti la dimora di Leonhart proprio come fosse casa sua. Ovvero un posto dove entrambi potevano far ritorno, accolti da quel calore famigliare che era mancato fin troppo ad entrambi.
    Adesso non sei più sola.
    Concluse quella frase mantenendo ancora lo stesso tono pacato e delicato usato fino a quel momento. Con la mano destra invece "strinse" leggermente la mano di Nael come a volerla rassicurare, sempre però usando un tocco delicato.
     
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    Nael abbassò lo sguardo sulle loro mani, il calore che Leonhart cercava di mandarle, le sue parole che le raggiungevano la mente, tentando di tirarla fuori da quella situazione. Nael alzò lo sguardo, puntandolo verso la finestra, ma gli occhi erano decisamente più lucidi, chiari.
    ... da quanto... tempo...?
    Provò a parlare, in modo esitante, non riuscendo ad andare a guardare il rosso. Nael percepiva un peso enorme nel suo petto. Molte domande andavano a formarsi nella sua testa: da quanto tempo era li, quanto tempo era rimasta ferma su quel letto senza reagire, da quanto tempo aveva perso la voglia di vivere, ma anzi, rimanere in un mondo fittizio aspettando lo sopraggiungere della morte?
    E Alexy lo aveva capito, che era ritornata in lei. Il medico guardò la rimpatriata, prima di sospirare leggermente e fare un leggero passo in avanti, le sue code che andavano a muoversi in modo ipnotico a quel semplice gesto.

    12 giorni. Leonhart, io andrò in bagno, e casualmente avrò dimenticato chi avevo visto in questa stanza… sarà un bene per te scomparire, prima che ritorni qui e faccia dei check up alla signorina Volkov.
    Disse il medico, roteando leggermente il corpo senza mostrare la sua espressione, andando verso la porta e aprendola, uscendo poco dopo senza dire nulla, chiudendo dunque la porta e lasciando Nael e Leonhart da soli.
    Nael quando il medico parlò, andò a guardare verso di lei, quando poi questa se ne andò. Abbassò poco dopo lo sguardo, guardando verso di Leonhart… e notando che questo aveva indosso i suoi stessi vestiti. Corrucciando leggermente la fronte, Nael fece un’espressione decisamente confusa, chiedendosi se il ragazzo si era interessato nel crossdressing o se avesse sviluppato qualche strano fetish.

    Scusami… Fratellone, non sono riuscita ad aiutarti... E' tutta colpa mia...
    Mormorò poco dopo la ragazza, guardando verso il basso, sulle coperte. Sembrava che non avesse ricordo di quei momenti dove era ‘sveglia’, ma anzi, sembrava come se si fosse svegliata da un lungo coma, dove aveva deciso di lasciarsi andare alla morte senza reagire. Eppure, in qualche modo, qualcosa l'aveva fatta ritornare in se. Che fosse stato quel fuoco bruciante dentro il suo petto, il freddo che provava o il calore confortante che percepiva dalla mano di Leonhart. Prima non aveva mai fatto caso, quando gli prendeva la mano, quando questa fosse più grande della sua e calda. Ma dopotutto era anche normale, era solo una sedicenne alla fine.
     
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    Sgranò visibilmente gli occhi sorpreso e al tempo stesso sorpreso nel sentire la voce di Nael. Sembrò come le sue azioni e le sue parole fossero riuscite a sciogliere quel ghiaccio che aveva inglobato Nael mandandola in quella sorta di coma, un ennesima lacrima segnò il volto del rosso in quel momento.... Segno evidente che quella stanza era ben ricca di polvere, troppo piena evidentemente.
    Nel vedere Nael "ristabilirsi" Leonhart iniziò a sentire un certo calore vicino al cuore, come se anche dentro di lui si fosse acceso qualcosa nel rivedere la ragazza che conosceva. Ascoltò con molta attenzione ciò che disse la dottoressa Dhell, facendo ampi cenni di si scuotendo la testa. Anche se non lo dava a vedere forse la kitsune in qualche modo era contenta di vedere la sua paziente tornare cosciente e con i piedi per terra. Leonhart in quel momento andò a stringere ulteriormente la delicata manina di Nael, stando attento a non fargli male.

    Non hai nulla da recriminarti piccoletta, l'importante ora e che tu ti rimetta da questa situazione!
    Voleva far capire alla ragazza che in quel momento la cosa a cui importava maggiormente al rosso era proprio la sua saluta, perchè si la vita della sua sorellina era da considerarsi un fattore di primaria importanza. Grazie a lei era tornato a scoprire cosa si provasse comunque ad avere una famiglia.
    Il rosso però guardò Nael alzando il sopracciglio destro piuttosto perplesso, in effetti la sua sorellina in quel momento mostrò un espressione piuttosto confusa, che fosse per via della situazione che passò quei giorni? No sfortunatamente no.

    AH!!! L'hai notato eh? Era l'unico modo che avevo per entrare qui dentro... Bhe uno dei tanti potremmo dire.
    Si accorse fin troppo bene che l'espressione confusa e quasi perplessa di Nael era proprio colpa di quel piccolo ed insignificante particolare che aveva Leonhart indosso... Si perchè come dare torto alla povera Nael? Si era trovata davanti un povero Leonhart che pur di vederla si travesti da donna rischiando veramente grosso
    Però dai ammetti che sono.... Una gran figa ne?
    Imitò nuovamente quella voce molto vagamente femminile, facendo però l'occhiolino a Nael. Finita quella pessima imitazione si avvicinò ulteriormente a Nael avvicinando di conseguenza pure la mano sinistra, l'avrebbe posata con fare dolce e delicato scompigliandogli leggermente i capelli.
    Ben tornata a casa piccolina, va un po' meglio adesso?
    Interruppe quel discorso massaggiando nuovamente i capelli morbidi e setosi di Nael.
    Non posso più lasciarti sola, in un momento come questo nonostante la doc comunque ti stia curando al meglio delle sue possibilità. Penso che comunque in qualche modo sia contenta di vederti ritornata sai?
    Dicendo quelle parole Leonhart distolse per un attimo lo sguardo da Nael, pensando che forse effettivamente in quel momento il suo contributo sarebbe potuto rivelarsi utile per e di supporto per la piccola Nael. Scompigliò per un'ultima volta i capelli della ragazza andando a togliere poi in modo lento la sua mano dal capo di lei.

    Edited by Deva - 17/12/2019, 16:01
     
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    Nael piegò leggermente la testa di lato, prima di effettivamente notare le lacrime agli occhi del rosso. Il cuore di Nael saltò alcuni battiti nel notarli, lo aveva fatto preoccupare così tanto? La cosa era… troppo. Nael abbassò lo sguardo, ascoltando le sue parole, prima di sbuffare leggermente al falsetto che aveva usato.
    Potevi sistemare il vestito in modo che ti coprisse un po’ di più le spalle, si nota che sei un maschio così...
    Borbottò infatti la stilista, prima di socchiudere leggermente gli occhi e piegare la testa di lato. Non sorrideva, ma sembrava decisamente tranquilla. Anche quando Leonhart andò a scompigliarle i capelli, facendole chiudere un occhio per il leggero fastidio compiuto dal gesto. Quasi in automatico, e in un gesto ormai tipico di lei, andò a sistemarsi le varie cocche di capelli in ordine.
    Si, sto meglio…
    Mormorò infatti la ragazza, in un tono calmo e basso, prima di guardare verso gli occhi di Leonhart, dispiacere palese nelle orbite blu, ma che non veniva espresso dalle parole della ragazza. Questa sospirò leggermente, stringendo la mano di Leonhart.
    Mi sembra quasi di essermi svegliata da un lungo sonno… Mi dispiace, per averti fatto preoccupare, di ogni cosa...
    Disse dopo poco lei, prima di mordersi leggermente il lato del labbro inferiore, chiudendo gli occhi, prima di aprirli di nuovo e tentare, goffamente e in imbarazzo, di abbracciare Leonhart. Sapendo che sia lei, che lui, avevano bisogno di un gesto del genere. Alla fine, erano una famiglia, giusto? E lei si promise in quel esatto momento, una cosa molto importante.
    Diventerò forte. E proteggerò la nostra famiglia. Non mi importa quel che diranno gli altri, ordini o quant'altro… Farò sempre il necessario, per noi.
    Disse in modo calmo, eppure deciso. Per una volta, la mente di Nael era fuori da quel fuoco, in grado di pensare e riuscire a trovare una singola direzione per il suo odio e rabbia. Gli altri, quelli che non facevano parte della sua famiglia. In quel momento, Nael avrebbe fatto ogni cosa per proteggerlo, qualsiasi cosa le fosse necessaria.
     
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