Due anni...

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  1. cosavuoichesia
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    Nico

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    ATTENZIONE
    CONTENUTO EROTICO E SESSALE
    QUESTO RACCONTO NON E' ADATTO AD UN PUBBLICO MINORE DI 18 ANNI
    SE SEI MINORENNE TI INVITIAMO A LASCIARE IMMEDIATAMENTE QUESTA PAGINA



    ======================================================

    Questa è la prima parte di un racconto che ho scritto di getto, senza nemmeno ricontrollarlo. Fatti, personaggi e luoghi esistono realmente, i contenuti…beh lascio a voi decidere se credere che siano frutto della mia fantasia o siano reali. Le parti erotiche arriveranno, ma non ora, in seguito!
    Buona lettura…




    Due anni. Due anni erano passati da quando lo avevo incontrato per la prima volta una calda sera di maggio. I grandi occhi da cucciolo color nocciola e i capelli arruffati erano ciò che mi aveva più affascinato di lui. Poi la simpatia e la dolcezza di quel ragazzo avevano fatto il resto. Lui, però, non mi avrebbe mai voluto. Era diverso da me, era etero. Avevo provato a dimenticarlo buttandomi in varie storie, sia con uomini che con donne, ma nella mia testa lui era sempre lì, pronto a ricordarmi ciò che davvero desideravo.

    Incolonnato davanti alla sua scuola, lo vidi. Suonai istintivamente il clacson per richiamare la sua attenzione ma subito mi maledissi. Si voltò verso di me e, avendomi riconosciuto, sorrise. Adoravo il suo sorriso che scopriva i denti anteriori non più perfetti a causa di un incidente sportivo. Per me era stupendo lo stesso. Il mio cuore ebbe un tuffo quando lui venne verso di me. Due anni erano passati da quando lo avevo incontrato per la prima volta. Due anni in cui non avevo mai smesso di amare quel ragazzo.
    -Stanno ripartendo…- mi disse scrutando la colonna di macchine dal suo metro e novantatré di altezza.
    -Ti porto a casa?
    -Vuoi?
    -Sali!- risposi sorridente. Avrei voluto che rifiutasse, così da non riaprire ancora una volta una ferita mai del tutto rimarginata, ma al tempo stesso avrei voluto saltargli al collo e baciarlo. Non feci nulla.
    Lo sportello si aprì e lui si accomodò sul morbido sedile in pelle chiara. L’iPod passò alla canzone successiva facendo partire “Airplanes”, di will.i.am. . Mandai avanti ma lui si voltò verso di me.
    -Lasciala! E’ la canzone della sera in cui ci siamo conosciuti! Quando hai
    tentato di portarmi al compleanno della Mara…
    -Te lo ricordi ancora?- gli domandai stupito.
    -Da allora è diventata la mia canzone preferita.
    Tra di noi calò il silenzio. Presi una sigaretta e la accesi aspirando il fumo. Non ero solito fumare in macchina ma in quel momento ne sentivo davvero il bisogno. Gianmarco si stupì, rimproverandomi perché ancora fumavo nonostante avesse tentato di tutto per farmi smettere. Per un periodo, in realtà, ci ero anche riuscito, ma il fallimento dell’ennesima relazione mi aveva spinto a ricominciare.
    Una volta spiegate le mie ragioni, divenne subito più comprensivo.
    Ancora bloccati in colonna feci inversione dirigendomi verso il più vicino ingresso della superstrada.
    -Piede pesante, eh?- mi fece alludendo agli oltre novanta chilometri orari oltre il limite a cui viaggiavamo.
    -Un tantinello…- gli risposi buttandomi in sorpasso.
    Mi chiese se ricordassi dove abitava ma subito si diede del pirla ricordandosi di essere il vicino di casa di una mia amica.
    In meno di dieci minuti eravamo già davanti al cancello di casa sua.
    -Grazie! Sei sempre gentilissimo con me.
    Annui sorridendo e lui, scendendo, mi diede una pacca sulla spalla.
    Ripartii veloce, con gli occhi incollati al retrovisore per concedere ai miei occhi di vederlo ancora per qualche secondo. Notai che Gianmarco restò a fissare la mia auto allontanarsi fino allo Stop.
    Imboccai la statale ma decisi di fermarmi subito. Non mi sentivo bene: la ferita aveva cominciato a pulsare e si sarebbe riaperta da un momento all’altro. Scesi dall’auto con la sigaretta in bocca lasciandomi scivolare a terra. Scoppiai in lacrime. La ferita si era riaperta ricominciando a sanguinare. Ancora una volta mi ero fottuto da solo ma lo amavo. Lo amavo troppo per ignorarlo, per fargli prendere uno squallido autobus o per rinunciare a sentire la sua voce. Per il mio cuore, settimane di sofferenza sembravano un prezzo equo da pagare per anche solo dieci minuti con lui. Quando mi ripresi, risalii in auto dirigendomi verso casa. Mi sdraiai a letto dove, con un pensiero fisso, mi addormentai.

    To be continued…
    (se vorrete…)

    Edited by Elchicoloco - 19/6/2014, 18:40
     
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6 replies since 23/5/2013, 21:54   2108 views
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