Mistress Dani Desdemon - Mistress TRAV a Milano

Grazie mille Venusia, non potevi spiegare meglio il concetto.
Tra l'altro, secondo la Baghavad Gita, uno dei testi sacri indu', il mondo non avra' piu' ragion d'essere quando tutta l'umanita' avra' imparato a riconoscersi nella scintilla divina.
Ora come ora e' un giorno che vedo davvero lontanissimo...
Per approfondire l'argomento consiglio la lettura del bellissimo "Autobiografia di uno yogi" di Paramahansa Yogananda dove vengono spiegate le incredibili potenzialita' della mente umana, appendice e dono di un Essere superiore.

Quando ho sentito la notizia la prima reazione e’ stata quella di mettermi a piangere li’ davanti a tutti. Ero al ristorante e Studio aperto sussurra sottovoce che Roberto Antoni, detto “Freak”, leader storico degli Skiantos non c’era piu’. Ma poi ho detto: figurati se Freak piangerebbe. Lui ci farebbe su’ una bella risata. La vita e’ dura ma e’ anche divertente in fondo. E lui divertente lo e’ sempre stato.
Gli Skiantos senza Freak sono come i Queen senza Freddy Mercury, addio cuore, addio anima.
Di lui rimangono le centinaia di memorabili canzoni, le decine di album, i libri, gli aforismi tra i quali il superfamosissimo “La fortuna e’ cieca ma la sfiga ci vede benissimo!” oppure la bellissima “Toccatevi perche’ l’amore e’ cieco”. E quante volte ho citato con gli amici la frase di quella sua canzone “…mi drogo quel tanto per campare contento”. La trovavo cosi’ ironica e cosi’ vera allo stesso tempo, mi si appiccicava addosso come una seconda pelle. Loro, gli Skiantos lo sono sempre stati ironici e divertenti. Ma anche intelligenti, irriverenti, caustici. Personaggi borderline di un genere musicale che piu’ borderline non si puo’, il rock demenziale. E’ vero che negli anni ha premiato (giustamente) il valore di band come gli Elio e le storie tese pero’ e’ anche vero che con gli Skiantos la sorte non era stata altrettanto benevola. Condannati per sempre a stare fuori dal mainstream, a diventare negli anni un gruppo di nicchia per pochi appassionati, come dicevano loro “Molto amati da poche persone”. Non lo so’ se questa cosa piacesse a Freak oppure se lo facesse soffrire ma per quelli come me Lui e i suoi erano dei veri miti. Essere uno Skiantos significava essere “contro”. Sempre.
Un LP su tutti, “Saluti da Cortina” del 93, secondo me e’ il piu’ bello di tutti in assoluto, uno di quelli che non smetteresti mai di ascoltare, rock allo stato puro. E poi “Doppia dose” del 99, due cd con la famosa coppia di supposte in copertina e la dicitura “Senza zucchero”, niente a che fare con le diete bensi’ una provocazione verso il cantante da loro cosi’ poco amato e vendutosi al sistema per fare successo. E poi “Non c’e’ gusto in Italia ad essere intelligenti” dell’87, stesso titolo dell’omonimo libro di aforismi (“Grazie dei fiori. Anch’io ti faro’ un mazzo cosi’”). E poi “Monotono” del 78, punk rock “da matti” con pezzi leggendari come Eptadone, Fate largo all’avanguardia, Sesso e Karnazza. E poi “Signore dei dischi” del 92 con Ti disprezzo profondamente che ogni volta mi fa’ piegare dal ridere. E poi quelle t-shirt che il gruppo vendeva con sopra la scritta Esemplare unico. E poi, e poi, e poi…
Voglio ricordarlo con questa canzone, “Sono un ribelle mamma” che disegna alla perfezione le due anime di Freak, l’eterno bambino e il rockettaro uniti nella stessa persona.
E pensare che qualche giorno fa’ quando ho realizzato quelle vignette di Dragon Ball mi ero ispirata alle foto ritoccate dagli Skiantos che comparivano su molti loro album. Fonte inesauribile di idee e trovate geniali.
Da “La krema” del 2002: “Non c’e’ gusto in Italia ad essere intelligenti. Noi pero’ insistiamo lo stesso”.

Video

Grande Vladi!
Metterci il proprio corpo, la propria faccia per difendere le proprie idee e i diritti degli altri non e' roba da poco. E non e' neppure roba da poco scherzare su certe cose in certi Stati. Li', nella Russia di Putin si finisce in galera per certe cose. Quello che ha salvato Vladi da conseguenze ben peggiori e' l'egida fornita dai riflettori mediatici che in questo momento sono tutti puntati su quel Paese altrimenti chissa' come sarebbe andata a finire.
Ma del resto Vladimir Luxuria, o meglio, Wladimiro Guadagno ci e' abituata a metterci la faccia. Sin da quando a Foggia, sua citta' natale, camminava per le strade tra gli insulti dei suoi compaesani soltanto per avere la colpa di essere gay.
Putin, arrenditi: un'arcobaleno ti seppellira'.

Attached Image: Il vero V-Day.

Da Wikipedia:

Annibale Barca (Cartagine, 247 a.C. – Libyssa, 183 a.C.) fu un condottiero e politico cartaginese, famoso per le sue vittorie durante la Seconda guerra punica.

Marciando dalla Spagna, attraverso i Pirenei, la Provenza e le Alpi, scese in Italia, dove sconfisse le legioni romane in quattro battaglie principali – battaglia del Ticino (218 a.C.), battaglia della Trebbia (218 a.C.), battaglia del Lago Trasimeno (217 a.C.), battaglia di Canne (216 a.C.) – e in altri scontri minori.

Dopo la battaglia di Canne i Romani rifiutarono lo scontro diretto e gradualmente riconquistarono i territori del sud Italia di cui avevano perso il controllo. La Seconda guerra punica terminò con l'attacco romano a Cartagine, che costrinse Annibale al ritorno in Africa nel 204 a.C. dove fu definitivamente sconfitto nella Battaglia di Zama, nel 202 a.C.

Dopo la fine della guerra, Annibale guidò Cartagine per parecchi anni cercando di ripararne le devastazioni, fino a quando i Romani non lo forzarono all'esilio nel 195 a.C. Annibale si rifugiò quindi dal re seleucide Antioco III in Siria dove continuò a propugnare guerre contro Roma. Nel 189 a.C. Antioco III fu sconfitto dai Romani e Annibale dovette ricominciare la fuga, questa volta presso il re Prusia I in Bitinia. Quando i Romani chiesero a Prusia la sua consegna, Annibale preferì suicidarsi; era il 183 a.C.

Annibale è considerato uno dei più grandi generali della storia[2]. Polibio, suo contemporaneo, lo paragonava a Publio Cornelio Scipione Africano[3]; altri lo hanno accostato ad Alessandro Magno, Giulio Cesare e Napoleone[4].

Lucia Annibali, dall’eroe punico, non ha ereditato soltanto il nome ma anche il coraggio, la tenacia, la determinazione ad andare sempre avanti, nonostante tutte le difficolta’ apparenti. La bellezza per una donna e’ un valore importante, importantissimo ma non l’unico. Lei, avvocatessa pesarese, bella e brava, vittima innocente della follia umana, sfigurata dall’acido lanciatole contro da due killer senza scrupoli. Ogni volta che la vedo in televisione mi commuovo. Non per il suo viso che non tornera’ mai piu’ quello di prima, mi commuovo quando la vedo salutare felice le persone che l’acclamano entusiaste in tribunale, quando la vedo alta e fiera andare avanti, fino in fondo perche’ giustizia sia fatta, quando la vedo sorridere, per quanto le cicatrici le consentano di fare. E’ diventata il simbolo, per tante donne, a non arrendersi mai di fronte alla violenza e alla meschina brutalita’ di certi uomini.
Io non so’ se sia stato il suo ex a farle tutto questo, saranno i magistrati a decidere, so’ soltanto che chiunque sia e’ soltanto un povero stronzo, un’illuso, uno che crede basti cancellare il viso di una donna per spezzarla. Le donne, Lucia in particolare, vanno oltre. Oltre i problemi, oltre i limiti imposti dal loro corpo, oltre quello che pensa la gente.
Oltre le montagne.

Attached Image: Oltre.

Tommasso era uno dei piu' grandi sfigati che abbiano mai calcato la faccia della Terra. Brutto era brutto. "Brutt com un ratt" si dice dalle mie parti. Un nasone a patata che piu' passavano gli anni piu' gli si allungava e deformava. Una pettinatura alla rockabilly che probabilmente era passata di moda gia' ai tempi di Grease, ma lui, da tamarro che era, rimaneva convinto che fosse il suo look ideale. Ma ideale per che poi!? Per conquistare le donne? Ma va la' dai... Eppure una donna ce l'aveva fatta a prendersela. La Gina, un pezzo di ragazza sarda che lo sa' solo lei e la Madonna perche' si era messa con un ciospo del genere.



Le voci giu' al quartiere giravano in fretta. Molti erano convinti che il Tommasso avesse piu' soldi in banca di qualsiasi furbetto del quertierino, accumulati non si sa' bene come e soprattutto quando e che quando andava a fare qualche versamento gli impiegati lo lusingavano con benemerenza prostandosi ai suoi piedi. Ma si sa', le voci di popolo corrono spesso piu' veloci della realta' e la realta' era che Tommasso rimaneva sempre il disgraziato nullatenente che era. Altro che prostarsi. La gente aveva semmai la tendenza ad odiarlo e a scansarsi pure un po' quando lo vedeva. Sara' stato per il suo aspetto ripugnante oppure perche' parlava poco o niente e quando apriva bocca era quasi sempre per dire cose noiose e scontate come "Tutto bene Fili'?", "Oggi mi sa' che viene a piovere signora Rosa, fa' troppo umido...", "Quei bbastardi dei vviglili sono capaci di dare solo le multe!" e asciugamenti del genere.



Alla fine pure la Gina, che era bella si ma stupida proprio no, si era stufata di lui. Aveva scoperto che dei conti in banca di cui parlava la gente non c'era ne' traccia ne' speranza. Le corna gliele faceva gia' da un pezzo. Con l'idraulico, con il panettiere e Dio sa' con quanti altri. A Tommasso gliela aveva data solo due volte: prima di mettersi insieme, per accalappiarselo ben bene e poi subito dopo essersi messi insieme per convincerlo che stava facendo la cosa giusta a mettersi in casa una cagliaritana cosi' e che se proprio doveva lasciare i suoi soldi a qualcuno era meglio li avesse lasciati a lei e non a sua madre che era vecchia e malata.



E cosi', il buon Tommasso, brutto come il peccato, noioso come un'influenza il giorno prima delle ferie, ignorato dalla maggior parte dei suoi vicini e colleghi del mercato ortofrutticolo, si ritrovava nel mezzo dei suoi 48 anni ad essere un uomo praticamente invisibile. Passava le sue giornate esattamente come faceva prima di conoscere la Gina. Lavorava di notte, dormiva di giorno, guardava la televisione, parlava di stronzate con gente che neanche lo cagava. Poi un giorno successe un fatto inspiegabile. Tommasso era li', sulla sua solita poltrona sgualcita che guardava la sua solita partita con la sua solita lattina di Moretti in mano, pensando alla vita di merda che gli era capitata quando all'improvviso PAFF!! Un attimo prima c'era e un microsecondo dopo, sparito, disintegrato, teletrasportato in chissa' quale dimensione remota...Di lui non rimase neppure quella classica nuvoletta di fumo e vapore che fanno i personaggi dei cartoni animati quando esplodono. Era praticamente svanito nel nulla. Nessuno naturalmente si diede patema di sapere che fine avesse fatto, tranne l'amministratore del condominio che non riceveva da mesi i soldi delle spese comuni. L'AEM si limito' a tagliargli il gas, l'ENEL la luce. Quando la Forza Pubblica fece irruzzione in casa sua, dopo due anni di solleciti non risposti, trovarono la casa esattamente come Tommasso l'aveva lasciata. La tivu' trasmetteva ancora l'incontro di calcio che lui stava vedendo quel giorno. Risultato finale zero a zero. Una partita noiosissima.

(RISERVATO OGNI DIRITTO E UTILIZZO).

A volte faccio fatica a credere alle coincidenze. Ho ripubblicato questo vecchio racconto scritto qualche anno fa’ perche’ mi piaceva molto. L’avevo scritto di getto pensando ai personaggi tanto cari anche al grande Faber, Fabrizio de Andre’. Gli ultimi, gli emarginati, i dimenticati. Non a caso l’avevo intitolato “Un uomo invisibile”. Poi, due giorni fa’ leggo di quell’incredibile vicenda accaduta al quartiere Vomero di Napoli: una donna trentasettenne reclusa in casa dalla madre, un’ex insegnante in pensione, per otto lunghi anni in mezzo a rifiuti ed escrementi di ogni genere. Le portava da mangiare gettandolo sul pavimento come si farebbe con un’animale. Cosa puo’ portare due donne apparentemente normali, una iscritta all’universita’ e l’altra colta professoressa a questi livelli di aberrazione? Sono storie tremende e nel contempo morbosamente affascinanti, perlomeno per chi ama scrivere lo sono.
Nessuno si era accorto di niente. Otto anni e nessun vicino sapeva cosa stava accadendo sopra di loro, sotto di loro, accanto a loro. A volte, sembra strano ma quei pochi metri di pianerottolo che ci separano dall’”altro” possono diventare una distanza incommensurabile, un deserto di sentimenti e di paure.
E’ la vita grigia e dura delle grandi citta’ che ci separa cosi’ tanto dalla realta’ degli altri. C’e’ una canzone bellissima di Ligabue, la mia preferita in assoluto che s’intitola “Una vita da mediano”. E’ la metafora perfetta di chi, come la maggior parte di noi, trascorra la sua esistenza tra mille difficolta’ per portare a casa difficilmente qualcosa di veramente appagante. La vita di uno “nato senza i piedi buoni”, costretto “a recuperar palloni”, a “lavorare sui polmoni” perche’ il destino ti ha fatto nascere un piccolo mediano e non un grande attaccante o un meraviglioso numero 10, costretto a “stare li’, li’ nel mezzo, finche’ ce n’hai stai li’…”.
Spesso, spessissimo anch’io mi sento invisibile. Mi sembra di essere il personaggio del romanzo di Buzzati, Il deserto dei Tartari, chiusa nella mia fortezza inespugnabile, circondata dal nulla ad aspettare qualcosa che non arrivera’ mai. Quanti saranno quelli che leggeranno queste mie elucubrazioni? Mah.
Soldato Drogo, secondo lei, c’e’ qualcuno la’ fuori?

Ho deciso: me ne vado.
O meglio: non me ne vado del tutto.
Mi spiego meglio: me ne vado pero' vi dico anche DOVE me ne vado, cosi' praticamente e' come se non me ne andassi per niente.
Vi sarete accorti che ormai avevo trasformato questa presentazione ("presentazione", vi rendete conto?) in una sorta di blog personale. L'ho fatto perche' mi e' venuto spontaneo. Il blog e' la mia forma di comunicazione preferita. Sono nata su un blog e non ho mai perso la forma mentis che mi consente di "scappare" in ogni direzione.
Il periodo passato su Splinder, almeno fino a quando non hanno avuto la geniale idea di cancellarlo e' stato magnifico. Quanti amici ho conosciuto li'. Tutte persone che amavano scrivere e condividere le proprie idee. Alcuni li ricordo ancora oggi con enorme affetto. Persone di cui ho perso completamente ogni traccia e che non rincontrero' mai piu'. C'era la simpaticissima Sonic Girl di Bologna, il mitico Ribelle di Milano, la mia fan numero uno Odette tout le monde, il bravo Paolo di Roma con cui ho scritto due racconti, la fantastica Vladimir Peluria, la magica Anna 73, gli amici Max e Bianca che hanno collaborato con me e che io ho trattato a pesci in faccia...
Voglio tornare li'. A quei momenti li'. Tornare a scrivere come piu' si addice al mio stile e alla mia personalita'.
E' proprio il caso di dire: chi mi ama mi seguira'. E' un po' come se la vostra migliore amica che abita sul vostro pianerottolo si trasferisse al piano di sopra. Avrete voglia di farvi due rampe di scale per sapere come sta'?
Ho creato un mio spazio qui (www.MistressDaniDesdemon.blogspot.com) che presto aggiornero' con molti post e foto.
Io saro' li', non scappero'.

That's all folks!
Un'abbraccio da Dani.

Edited by Desdemon - 11/6/2015, 22:01

Spero tornerai a trovarci

Butto li' una foto di qualche giorno fa per vedere quanti se ne accorgeranno!
Un'abbraccio a tutti!

Edited by Desdemon - 11/6/2015, 22:00