Conte: «Una partita “normale”»
Inter-Juventus. Fino allo scorso anno la madre di tutte le partite. Fino allo scorso anno. Perché ora la Juve deve tornare a considerarla una gara normale, parola di Antonio Conte: «Guardando la storia recente - spiega il tecnico - è evidente che quella contro l’Inter fosse considerata la partita della vita, da giocare al massimo. La si affrontava con questo spirito e poi si arrivava settimi. Questo significa ragionare da provinciale, perché se poi non dati seguito al risultato, che te ne fai delle vittorie contro Inter o Milan? Domani giocheremo una sfida importante, contro un avversario che ha fatto la storia del calcio italiano insieme alla Juve e al Milan, ma la gara varrà comunque tre punti. La tensione deve essere la solita e non deve cambiare mai, che si giochi contro l’Inter o contro l’ultima della classe Non deve cambiare Per noi questa partita deve semplicemente rappresentare un’ulteriore tappa in cui crescere ulteriormente e testarci contro una grande squadra».
I nerazzurri sono partiti con il freno a mano tirato e in classifica hanno otto punti, l’esatta metà di quelli collezionati dalla Juventus. Eppure, per Conte, la squadra di Ranieri è la favorita: «Finché non si concluderà il girone di andata non potremo sapere se la griglia di partenza del campionato è cambiata rispetto ad agosto. Di sicuro non può cambiare dopo otto partite. E visto che l’ossatura dell’Inter è quella di 2 anni fa, di una squadra che ha dominato in Italia e in Europa, loro sono i favoriti, per la partita e per lo scudetto».
Zanetti & c potranno contare sul fattore campo. Un aiuto prezioso che la Juventus, grazie al nuovo stadio ha imparato ad apprezzare. Conte più di tutti ha spronato i tifosi a non smettere mai di trascinare la squadra e lo ha ribadito anche dopo la vittoria contro la Fiorentina: «Dopo il gol di Jovetic per una decina di minuti sullo stadio era calato il silenzio e questo non deve capitare. Non solo dico per piaggeria, ma perché è un dato di fatto: i tifosi per noi sono sempre stati il 12° uomo in campo e devono continuare a esserlo in ogni gara, per tutti i 90 minuti. Domani giocheremo a San Siro, ma il nostro atteggiamento non cambierà e finora infatti è sempre stato lo stesso, sia in casa che in trasferta. So che nel giudicare una partita si guarda più al risultato che alla prestazione, ma io come allenatore devo analizzare le partite in modo diverso e non posso che essere soddisfatto di quanto hanno fatto finora i miei ragazzi».
Gli impegni ravvicinati non influenzeranno le scelte di Conte: «Nel scegliere la formazione non guarderò se uno ha giocato o meno martedì. Al limite guarderò chi lo ha fatto bene e chi male».
Tra i primi, nonostante sia mancato il gol, c’è Mirko Vucinic: «Sono molto contento della prestazione di Mirko e della voglia che ci sta mettendo - sottolinea il tecnico - Il discorso del gol è marginale, perché preferisco che un attaccante lavori per la squadra e si sacrifichi. Poi sarà il gioco a metterlo nelle condizioni di segnare. Non mi arrabbierò mai per un passaggio o per un gol sbagliato, ma mi arrabbierò molto se non vedrò il giusto atteggiamento. Vucinic da questo punto di vista sta facendo grandi cose e ne potrà fare ancora di più».
Conte sta forgiando una nuova Juve. Che sappia lottare su ogni pallone, che abbia “fame” di successi e il feroce desiderio di dominare l’avversario. Una squadra vincente e temuta dalle avversarie. Una squadra che susciti timore e antipatia. Del resto «non ho mai trovato un vincente che non risulti antipatico - spiega Conte- Chi ha successo suscita invidia, cattiveria e gelosia, perché tutti vorrebbero essere al suo posto. E forse, il bello di vincere è anche questo».
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