Sire del Loto Bianco Forum BDSM & Fetish

Posts written by Giova alto

view post Posted: 24/8/2014, 22:54     Femdom Putsch (il colpo di stato FEMDOM) - STORIE - RACCONTI FETISH / BDSM
Achille non aveva mai avuto problemi nel trovare donne. Tantomeno nel farci sesso, visto che riusciva a portarne a letto una alla settimana, con i più vari pretesti. Ora, divenuto M 382, l’uomo avvertiva un senso di profonda mortificazione nel dover penetrare due stivali; o meglio, nel penetrare il varco lasciato schiuso dai due stivali della cancelliera, che si era accomodata su una sedia incrociando le caviglie per aiutarlo nell’impresa. In ginocchio, col guinzaglio al collo e i fianchi un po’ protesi in avanti, M 382 stantuffava e ansimava, dapprima concentrandosi nell’evitare la sensazione di bruciore che sentiva sul glande; poi, a poco a poco, percependo i commenti delle giudici spettatrici: alcune distratte, o addirittura disinteressate; altre incazzate e livide di rabbia; altre molto divertite, o persino un po’ eccitate dalla scena.
La presidente sembrava attentissima: scambiava commenti con la sua vicina e di tanto in tanto rideva:
“Ma guarda il nostro Direttore…Eri un conquistatore e lo sei rimasto pure da schiavo. Così però sembri più un cane che uno schiavo, sai?”.
Alla grassa risata generale delle presenti, M 382 rispose in silenzio, continuando a respirare affannosamente - il ritmo del pene invariato, gli occhi fissi sugli stivali.
“Vedi? Nemmeno risponde, è assurdo” disse con forte risentimento Melania, una giudice magra coi capelli molto corti e un viso splendido; “lui in fondo sta godendo, che gliene frega? Ehi, STRONZO! Hai sentito la Presidente? Ha detto che sembri un cane, più che uno schiavo. Vuoi giustificarti o preferisci che ti stacchiamo le palle?”. E così dicendo fece cenno alla cancelliera, la quale tirò indietro le gambe e sferrò un calcio nello scroto dell’uomo, che si accartocciò a terra per un minuto intero, urlando e gemendo dal dolore.
Quando si fu ripreso, M 382 fece per assumere la posizione precedente; ma mentre ancora era steso a terra, egli vide a un palmo dal viso lo stivale della giudice Melania, quella che lo aveva apostrofato: “Lecca, stronzo” la sentì ruggire. Restando carponi, M 382 cominciò a leccare la pelle della calzatura in modo alquanto timido: “Bravo…E ora, mentre lecchi, spiega alle Signore con quali criteri promuovevi o punivi le tue dipendenti donne”.
L’uomo faticò un po’ a mettere insieme le idee. Allora Melania lo aiutò: prese un bastone, lo piantò sul pene eretto della bestia e schiacciò con violenza: “Dai, facciamola breve: questo era il criterio…O no?”.
M 382 emise un gemito di dolore, si contorse al suolo, quindi rispose: “Sì, sì…sì era questo, il criterio era il cazzo…Non avevo capito niente, ho commesso errori gravi, pietà…”, e continuò a leccare, ora con meno timidezza.
L’uditorio era soddisfatto: adesso si respirava un vero senso di rivalsa.
La Giudice Melania sibilò: “Ah chiedi pietà, eh…Ma devi guadagnartela, la pietà…Perché il maschio ha perso potere e dignità: ad alcune di noi tu ricordi un cane, per altre sei uno schiavo…per me per esempio sei un verme!” e rise, voltandosi verso le altre. Il bastone premeva con una violenza inaudita su pene e testicoli; l’erezione cominciava a perdere forma, il colore dei genitali virava sul violaceo. “Pietà…Pietà, Padrona…fa male…” mormorò ancora M 382 con un filo di voce, ben differente dal tono stentoreo col quale intimava ordini in azienda, qualche tempo prima.
Da un’altra sedia, a quel punto, intervenne la giudice Paola, capelli ricci, formosa ma molto femminile; indossava dei pantaloni aderenti di pelle e un giubbotto nero dal quale si intravedeva il seno: “Senti, non perdiamo la calma…Almeno, IO non la perdo, tu non so…Ahahahah…Vuoi pietà in quanto schiavo, in quanto cane, o in quanto verme? Perché guarda che non sono la stessa cosa…”.
La presidente trovò la distinzione di Paola molto arguta e non attese la risposta di M 382, che peraltro piagnucolava dal dolore, sotto l’implacabile bastone di Melania: “Sì, è vero. Beh, considerato che da cane il nostro eroe si stava divertendo ed è stato retrocesso a verme, direi che per riconquistare il diritto a… far l’amore con lo stivale della nostra cancelliera, questo grand’uomo deve chiedere la pietà alla maniera dei vermi. A meno che non preferisca ancora il massaggino col bastone”. Mentre tutte ridevano, M 382 scosse la testa disperato ripetendo il flebile “No…pietà…”.
“Ah vedi...” disse Melania; “ora lui chiede pietà da verme e poi, se la cosa ci piace, lo promuoviamo cane e alla fine gli facciamo fare i suoi bisogni. Ho capito bene, verme?”. Il bastone allentò la pressione quel minimo che bastava per sentire M 382 sussurrare: “Sì padrona…”, con occhi languidi che non avevano più l’ombra dell’arroganza.
Quindi Melania sollevò il suo strumento di tortura e prese atto del compromesso: “Bravo…Adesso striscia sul ventre e visita, una per una, tutte le Signore, baciando loro i piedi. E a ognuna dirai: ‘sono un verme, padrona, chiedo pietà’. Ma non aiutarti con le mani, altrimenti ti faccio ripartire daccapo”.
M 382 annuì tramortito. Senza esservi sollecitato disse “Grazie, Padrona”. La cancelliera gli tolse il guinzaglio; quindi lui sentì alcuni sputi sulla schiena, mentre con un paziente lavorìo della pancia e delle spalle iniziava il suo cammino di riconciliazione.[2]
view post Posted: 24/8/2014, 17:14     +1Femdom Putsch (il colpo di stato FEMDOM) - STORIE - RACCONTI FETISH / BDSM
La cancelliera entrò nell’aula trascinando al guinzaglio il primo imputato, che avanzava a quattro zampe con discreta disinvoltura. Era M 382 (M stava per maschio), bell’uomo di sessant’anni: prima del “Femdom Putsch” si chiamava Achille e dirigeva la filiale di una concessionaria d’auto. Achille aveva avuto alle sue dipendenze dodici persone, tra le quali quattro donne. Si era distinto per atteggiamenti sessisti; aveva fatto spesso apprezzamenti gratuiti ; aveva chiesto regolarmente straordinari non retribuiti dietro il ricatto del licenziamento. Il giorno del putsch, una Amazzone aveva deciso di castrarlo in pubblico, per dare l’esempio agli altri uomini. Achille le si era inginocchiato ai piedi; aveva pianto lacrime amare; si era offerto di risarcire le vittime dei suoi soprusi. Allora l’Amazzone si era limitata a sodomizzarlo nel soggiorno di casa sua, davanti alla moglie, la quale era sembrata sì sconvolta, ma anche intrigata da quel castigo. Da quel giorno, del resto, le pulizie di casa non sarebbero più toccate a lei…
Le dodici giudici erano sedute attorno a un tavolo semicircolare; M 382 fu fatto inginocchiare nel mezzo.
“Vediamo chi abbiamo qui”, disse a bassa voce la Presidente, una donna di quarantun anni con i capelli a caschetto e un viso dolcissimo.
“M 382…Oh, ma si tratta di un CAPO!” commentò leggendo le note caratteristiche.
M 382 abbassò gli occhi imbarazzato: “Beh lo ero…Non sento di potermi definire così, adesso”.
Seguì un brusìo di risatine e parole ironiche appena sussurrate dalle presenti:
“No, vero? Ho sbagliato il tempo del verbo: si trattava di un capo…Ora con chi abbiamo a che fare? Come ti definiresti, oggi?”.
M 382 sorrise di nuovo, stavolta guardando la giudice. Poi voltò lo sguardo verso la cancelliera, che impugnava il suo guinzaglio; scrutò i suoi stivali di cuoio nero e tornò a guardare la giuria: “Un maschio…” disse poi con voce roca.
Stavolta la risata delle presenti fu meno tenue e il loro mormorio si udì distintamente. La presidente sorrise, si ravviò i capelli con soddisfazione e disse: “Sì, in fondo è esatto. Sei un maschio. Anzi, mostracelo, prego” e così dicendo gli fece cenno di sfilare lo slip in pelle che gli era stato fatto indossare.
M 382 si mi se a sedere sul pavimento e si tolse le mutande, denudando i genitali. La Presidente parlò nell’orecchio della giudice seduta accanto: una bionda sui 30 anni, snella, dal bellissimo fisico, con un viso non perfetto acceso da due occhi molto espressivi. La giudice annuì alle parole della Presidente; quindi si alzò e si incamminò verso il centro dell’aula, posizionandosi davanti a M 382. La Donna rimase a fissarlo per qualche attimo con aria severa. Poi, impassibile, sfilò la giacca grigia e iniziò a sbottonare lentamente la sua camicetta bianca, che in breve finì su una sedia. Quindi si avvicinò ulteriormente e sganciò il reggiseno, abbassando con studiata calma entrambe le spalline, in modo che le coppe scendessero appena, senza tuttavia cadere.
“Ci dica, M 382” riprese la Presidente con aria formale, “da…maschio, apprezza la bellezza della nostra collega?”. L’uomo deglutì. Il suo pene iniziò a scattare lungo la coscia in un’incipiente erezione: “Sì, molto”, rispose.
“Bene” disse la Presidente, “nel nostro mondo la galanteria è apprezzata. Solo che voi…”maschi” dovete imparare un nuovo modo per essere galanti. La vostra prepotenza non è più tollerata, i vostri sudici e bavosi approcci sono aboliti. Mostraci cosa ha capito della lezione, M 382”.
Mentre la Presidente parlava, l’erezione dell’uomo si era irrobustita e la sua attenzione era stata totale. La Giudice ‘a latere’ lasciò cadere il reggiseno e scoprì uno splendido seno, accostandosi al volto di M 382, che si sollevò sulle ginocchia assumendo una posizione eretta, quasi di sfida e giunse a sentire il profumo di quel delizioso corpo femminile. La Giudice in topless sorrise; quindi tornò serissima e spostò di qualche centimetro in avanti, sul pavimento, il suo piede che calzava una scarpa con tacco 12. M 382 socchiuse gli occhi, indietreggiò appena sulle ginocchia e si prostrò, baciando la scarpa della Donna per poi iniziare a leccarla con cura. Proprio in quell’istante, la cancelliera che lo teneva al guinzaglio poggiò il suo stivale sulla nuca di M 382, per spingergli la testa in giù.
“Vedo che inizi a comprendere” disse la Presidente. “Ora torno a farti la domanda di prima. Se in passato eri un capo, che cosa ritieni di essere oggi, nella società dominata dalle Amazzoni?”.
M 382 farfugliò una parola non ben comprensibile, con la bocca ancora impastata dal cuoio dello stivale. Allora la cancelliera lo afferrò per i capelli e gli mise davanti un microfono, chiedendogli poi con cortesia di ripetere:
“Uno schiavo” disse lui distintamente; poi aggiunse: “uno schiavo della Donna, come tutti i maschi”.
Un applauso composto si levò nell’aula. “Già va meglio” disse la Presidente. “Adesso, però, ci farai vedere nei fatti le tue buone intenzioni. Dacci un saggio di come è virile il grande maschio: scopa lo stivale della cancelliera e intanto porgi le tue scuse al genere femminile, per le porcate che hai fatto fino a qualche giorno fa. E cerca di essere convincente: le Donne ora ti giudicano…”. [1]
view post Posted: 21/8/2014, 08:37     -1sono Sadica Greta - PRESENTAZIONE
Benvenuta Signora...Tra gli interessi vedo l'equitazione: beati quei poveri cavalli! Chissà quanto frustino... Nutrirei (anzi, niitrirei) l'aspirazione di prendere il loro posto per un'ora...
view post Posted: 27/7/2014, 12:10     MIEI PIEDI....... - PIEDI
Ho sbavato a lungo per questa superba Signora dopo una notte trascorsa "alla catena" che mi aveva legato al collo. Sarei onorato di vedere un'immagine del suo corpo. In ginocchio ai Suoi piedi...
view post Posted: 16/3/2014, 22:50     Lady Artemide - MISTRESS
Il piccolo premio? Un buono-sconto (non ti dico per quale articolo). Ma è stato difficile ottenerlo...
view post Posted: 16/3/2014, 15:28     Lady Artemide - VENETO - TRENTINO ALTO ADIGE - FRIULI VENEZIA GIULIA
"Voglio di più di quello che vedi, voglio di più di questi anni amari" cantava il buon Pino Daniele; ma proseguiva: "sai che non striscerò per farmi valere". E se Pino non striscia...perché noi si? E' ora di finiamola, per dinci!
view post Posted: 16/3/2014, 11:47     Lady Artemide - VENETO - TRENTINO ALTO ADIGE - FRIULI VENEZIA GIULIA
Buongiorno,
concordo con "schiavo educato". Sono reduce da una sessione di quindici ore con Lady Artemide. Ho mangiato dal pavimento i bocconi lanciati dalla padrona. Ho adorato la femminilità piena e sicura di Lady Artemide. Ho strisciato per l'appartamento, ricevendo frustate e strizzamenti di palle che divertivano molto Lady Artemide. Poi sono stato legato con i polsi sopra la testa e torturato, con stritolamento dei capezzoli, spremitura di pene e testicoli, accenni di masturbazione interrotti prima dell'orgasmo e altre frustate. Ho trascorso la notte sul pavimento di una camera della mistress, rigorosamente legato a una catena. Alle sei, ho implorato Lady Artemide di concedermi l'eiaculazione, ma Lei si è seduta al mio fianco e ha continuato a farmi strisciare, giocando con i miei genitali gonfi di voglia e mostrandomi spesso il seno per arrostirmi ulteriormente nel fuoco del desiderio. Mi ha anche convinto a farmi sodomizzare da lei con un dito, dicendomi che forse poi mi avrebbe concesso di spruzzare. Mi ha sodomizzato regolarmente, ma poi ci ha ripensato e mi ha mandato via senza che potessi eiaculare: l'ho implorata, arrivando persino a sbavare, facendola ridere di gusto mentre mi dava istruzioni sull'astinenza che esigeva da me nelle ore seguenti. Inutile dire che sto ancora strisciando mentalmente...

Edited by Giova alto - 16/3/2014, 22:54
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