Sentiva dietro la schiena il freddo trasmesso dalla catena utilizzata per legargli i polsi. Gli occhi stavano cercando invano una via di fuga imposta dalla benda che li stringeva. Disteso attendeva il suo prossimo tormento, ormai con l'impazienza dettata dalla consapevolezza della sua nuova condizione. Era stato sconvolto e travolto poche ore prima, quando un normale colloquio di lavoro, si era trasformato in maniera incontrollabile. Due parole, la licenzio e poi happy hour alla ricerca di qualche fighetta secca da castigare. Speriamo non si metta a frignare, cosí non perdo tempo. Poi una stilettata, quando Lei si era seduta sul tavolo di fronte e gli aveva premuto la coscia con il lungo tacco a spillo.... No, non si era trattato di dolore, ma di un pugno secco nello stomaco, e il pene che si era gonfiato in maniera tanto repentina da sorprenderlo.
"Apri la bocca". Era su di lui, ne sentiva le cosce."Si, Signora", disse remissivamente."Non ho sentito cosa hai detto", e il tono della sua voce lasciava pochi dubbi."Si, Padrona"."Ecco bravo" e nel mentre gli infiló in bocca un grosso dildo nero. "Ora fammi sentire di cosa sei capace". Senza capire cosa stesse succedendo, e perché, inizió a succhiare sempre piú forte, dedicandosi con aviditá, non avesse mai fatto altro prima d'ora. Lei divertita ed eccitata inizió ad accompagnarlo muovendo il bacino in maniera dolce.
Aveva capito dalla sua espressione inebetita quello che gli stava succedendo, cosí gli afferró i capelli, guidandone la testa per costringerlo in ginocchio. Ne portó gli occhi attaccati a quel tacco di vernice lucida, lungo sottile infinito. "Comincia a baciarlo". Lui con un iniziale timore accostó le labbra, ed eseguí il comando. Poi, con naturalezza, tiró fuori la lingua ed inizió a lucidarlo per tutta la sua lunghezza. Su e giú, e all'interno, curando ogni centimetro."Lucidala tutta, continua". Non si fece pregare, sempre piú eccitato da quella situazione per lui inafferrabile, si allungó sulla parte interna, fece scorrere la lingua verso la punta. Aprí la bocca e con avidità la fece sparire all'interno iniziando a mugulare per il piacere."Togli la camicia e tutto il resto e stenditi per terra". Ubbidí senza fiatare, in un attimo era steso sotto di Lei, al suo servizio. La suola cominció a giocare con la sua faccia, premendo con forza sulla guancia. Poi passando sulla bocca."La lingua". Fece appena in tempo ad aprire le labbra, che Lei gli inserí il tacco in bocca, perché lo succhiasse nuovamente. Nello stesso istante con precisione milimetrica sistemó l'altro tacco sul capezzolo destro iniziando a tormentarglielo. Era in completa balia, nel mezzo dell'eccitazione e di un dolore sottile e sopportabile, ma pur sempre dolore. Indefinito, a tal punto da essere piacere. Non se ne diede una ragione, continuó a fare ció che stava facendo, e dal pene ingrossato apparse una goccia di seme. "Aspetta un attimo", gli tolse il tacco dalla lingua, piantandoglielo sull'altro capezzolo, poi con l'indice tolse quella goccia. Accostó lentamente l'indice alla bocca, per fargli capire il suo volere. Lui aprí le labbra e accolse il suo dito bagnato, inizió piano con la lingua a prendersene cura, e cominció a succhiarlo, e poi a volerne un altro. Lei rise compiaciuta, iniziando un balletto di mani e dita, che alternandosi tra il suo sesso e la sua bocca, andarono avanti per molto ancora. Quando fu finalmente soddisfatta, volle servirsi di lui in una nuova veste. "Portamele", indicando con l'elegante mano smaltata di rosso, un paio di decolté spuntate nere, meravigliose e seducenti, non distanti. Fece per alzarsi per ubbidire a quel nuovo ordine, "A quattro zampe, sei il mio cagnolino, e niente mani, userai la bocca, senza rovinarle"; gli diede uno schiaffo deciso sulla natica, mentre si stava accucciando. Si era avvicinato faticosamente, sentiva il tappeto bruciare le ginocchia. Al momento di prenderle con la bocca "non vorrai segnarle con i denti, vero?", e allora provó ad usare solo le labbra, scoprendo quanto fossero pesanti, ma riuscendo alla fine a portarle ai piedi della Signora. Al momento di posare la seconda, perse l'equilibrio e cadde con il viso nella scarpa. Fu un'altra rivelazione, sentire il profumo risalire le narici e dargli alla testa. Pregó che l'attimo fosse durato poco, e che Lei non se ne fosse accorta, sbagliandosi. Lei aveva osservato tutto, seduta sul divano, e aveva capito tutto. Lo fece sedere per terra davanti a sé, e gli impose la pianta della scarpa al suo respiro. "Ti piace,vero?". Completamente sopraffatto, emise un mugulio di piacere. Poi prese con un dito a massaggiarlo lievemente sul glande usandone il seme ancora fuoriuscito come lubrificante, fino a quando ubriaco di quelle sensazioni lui non inizió a muovere il bacino per cercare uno sfogo. Allora, solo allora, seppe che era il momento di fermarsi.
La bocca gli faceva quasi male, e Lei ancora non si era ancora stufata di scoparlo a quel modo. Stava continuando a violentarne l'orgoglio, quando gli disse "Se ti chiederanno la ragione, spiegherai che i risultati sono eccellenti", per quel poco che poté, rispose "Si Padrona" "PADRONA!" "Padrona". "E non ti venga in mente di disturbarmi un'altra volta,chiaro?" "Si Padrona". "Ecco bravo, ora vattene, mi sono divertita, e non voglio piú vederti".
Aprí in fretta la porta di casa, percosse quasi di corsa lo spazio che lo divideva dal divano in soggiorno. Non era ancora lucido, tutt'altro, riviveva le sensazioni del pomeriggio, e sentiva di non volerne fare a meno, sentiva di volerle imprimere per bene nella testa. Poi ebbe un sussulto di orgoglio. Prese il pc, e digitó una mail di pochi caratteri.
"All'attenzione della Gentile Dottoressa, stante i fatti accaduti, abbiamo deciso di prorogare la nostra fiducia; dovessero esserci nuove ombre sulla sua gestione, saremo costretti senza alcun indugio ad interrompere il suo impegno lavorativo presso la nostra azienda. Cordiali saluti".
Enter.
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