Quoto in tutto e per tutto.... riletto per l'ennesima volta e non mi finisce mai di emozionare.
Spesso ci si concentra sulla figura del Barone Ungern o sulla parte finale dedicata ad Agarthi ma fin dall'inizio stesso il libro è una appassionante descrizione di come l'uomo a causa di eventi più grandi di lui sia costretto a trasformarsi in fuggitivo, in cacciatore, in assassino, debba lottare per la sdopravvivenza in ambienti e situazioni fino ad allora totalmente sconosciuti come il durissimo inverno siberiano per mesi e mesi. Ma ci son valori anche come la solidarietà e l'amicizia (con l'amico agronomo, silente ma sempre al suo fianco per tutto il libro), il tradimento, la vigliaccheria, la meschinità, i grandi ideali che accecano gli uomini e li fanno diventare bestie o dèi....
In Mongolia e in Siberia orientale c'ho vissuto a lungo, in quelle zone, inverni durissimi a -30, -40, infiniti in mezzo a popolazioni strane, fuori dal tempo.... io stavo con una sciamana mongola e ho avuto più volte occasione di osservare cose che forse a noi occidentali difficilmente riusciamo a comprendere... ma ho visto ancora la forte durezza, quasi spietada, delle popolazioni di laggiù, in mezzo al niente più assoluto ed ostile.... milioni di cadaveri di animali (e anche uomini, perchè no) morti nel deserto a causa del freddo e della fame, fieri ragazzini cavalieri nelle infinite e brulle praterie mongole cavalcare senza sella a neanche 10 anni.... e in questo libro c'è tutto l'amore e l'interesse, la curiosità scientifica mista a stupore sociale ed antropologico dell'autore per questi popoli ma anche una acutissima osservazione su un periodo turbolento e sconosciuto a noi occidentali di quell'angolo del mondo ad inizio XX secolo, dove le sconfinate praterie mongole erano terreno di brame, conquista, interessi di Russia e Cina e dove alla fine gli unici che vivevano nella miseria più assoluta erano i mongoli, ridotti alla fame, dopo essere stati l'impero più grande e feroce della storia. Mongoli, tartari, buriati (gran popolo) fieri, selvaggi, liberi, di indole pacifica ma costretti dagli eventi e dalla storia e dalla natura stesa ad uccidere.
Teocrazia, misteriose visioni, demoni e dei buoni, la natura che tutto sembra osservare e controllare facendo in ogni momento pagar tributo di sangue a chi non la rispetta attraverso continui cerimoniali od offerte. Buddha viventi bari ed ubriachi, generali pazzi che intendono proseguire le orme di Gengis Khan.... ci son dei momenti veramente profondi, spietati e brutali nella asciutta ed acuta visione dell'autore....
Un libro che spinge a visitare e vivere quella parte del mondo per capire che forse, ancor'oggi, la Mongolia, la siberia mongola, non sia poì così cambiata. Con 7 Transiberiane e quasi un anno e mezzo ripartito in 4 lunghi inverni, ho visto e vissuto una cultura ed un mondo difficile, forse anche ostili per tante cose, ma sempre con il fascino e la curiosità che mi venivano dalle letture di questo bel libro.
C'è anche un'altra opera di Ossendowsky molto interessante, che illumina sulla natura dei russi stessi, in particolare dei russi della immensa "periferia" del paese, cioè tutto quello che è ad est di Mosca o degli Urali... "L'ombra dell'oriente tenebroso" in cui si descrive tutta la sospensione di interi popoli e culture tra sciamanesimo, superstizione, ignoranza, ortodossia, rapporto con la natura e tra gli uomini....
Gran libro, duro e spietato come quei posti, quella gente, la storia di quell'angolo di mondo
Durante un soggiorno di otto mesi in un villaggio indonesiano, Giorgio Bettinelli riceve in regalo una vecchia Vespa. Fino ad allora non aveva mai guidato un veicolo a due ruote. È stato un colpo di fulmine. Da quel momento Bettinelli ha continuato a viaggiare. Il suo "apprendistato scooteristico" comprende l'Indonesia, Bali, Giava e Sumatra. Decide poi di tornare in Italia per intraprendere un viaggio da Roma a Saigon. Parte alla fine di luglio del 1992. Percorre 24.000 chilometri in sette mesi, in un viaggio in solitaria dall'Italia al Vietnam, passando per Istanbul, Teheran, il deserto del Beluchistan, Calcutta, Rangoon e Hanoi. Attraversa dieci paesi: Grecia, Turchia, Iran, Pakistan, Indja, Bangladesh, Birmania, Thailandia, Laos e infine Vietnam. Da quell'avventura è nato un libro pieno di strade difficili, di gente difficile, di fatiche ma anche di momenti di sfrenata libertà, di paesaggi indimenticabili e altrettanto memorabili incontri on the road. Sullo sfondo, un'Asia misera e opulenta, tragica ed esilarante. In primo piano, forte e mite, la sua ormai inseparabile Vespa.
E' un bellissimo libro pieno di avventura, emozioni, descrizioni acute ed ironiche ma anche a volte amare e tristi di tutto il mondo che separa la lontana Bali a Roma....
Giorgio Bettinelli, ex cantautore, ex doppiatore, ex artista negli anni '70 decide di staccare completamente con l'occidente e si rifugia nella tranquilla e pacifica Indonesia dei primi anni 80, non ancora invasa e socialmente stravolta dal turismo di massa. Ma il passato gli si ripresenta sotto forma di una scassata e malvista Vespa ottenuta in saldo a un credito da un amico.
E' il primo libro di viaggi: molti altri ne seguiranno ("Brum Brum 254.000 km in Vespa" è il più bello di tutti) e passerà tutta la sua vita in sella ad una Vespa. Il suo ultimo libro quando deciderà di sistemarsi in Cina sarà dedicato a questo immenso paese ma secondo me è un pò più statico, forse per il solo fatto che viaggia "solo" all'interno di un paese.
Avventure, drammi, sequestri, incidenti, personaggi curiosi, guerriglie, salvataggi in extremis nel deserto africano.... son alcune trale tantissime avventure che il Nostro a bordo di scassate Vespa racconta in questi suoi piccoli, grandi libri....
Con "In Asia" e "Un Indovino mi disse" di Tiziano Terzani, con "Uomini, bestie e dèi" di Ossendowski, non dovrebbero mancare nella biblioteca di nessun viaggiatore o aspirante tale.... ed io in 20 anni di giri per il mondo, non manco mai di portarmeli dietro, di leggerli e rileggerli sempre con sconfinato stupore ed ammirazione