Legami di Seta - Forum Italiano BDSM & Fetish

Posts written by -triskell-

view post Posted: 4/5/2024, 11:48     Ai suoi piedi, nelle sue mani - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
Racconto breve trovato sul web, dal sito/blog di LaraVonLush, autore anonimo
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Non c'è niente di peggio delle restrizioni che imponiamo a noi stessi, dei dinieghi autoinflitti, per reprimere la nostra indole confondendoci anonimamente con chi ci circonda, finendo per assumere la morfologia di un'ombra indistinguibile da tutte le altre.
In un periodo della mia vita scandito da svariate sfumature di grigio (due mesti anni di covid, ora pure i venti di guerra, una rottura sine die), ho deciso di punto in bianco che era arrivato il momento di liberare una parte di me che, per tanti anni, era rimasta in disparte, soffocata sul nascere ogni qualvolta bussava alla porta cercando vanamente un pertugio per uscire allo scoperto.
Così, mi guardo intorno, a dire il vero sprovvisto di una ferrea convinzione, ossia mi affido a ricerche varie su internet e scopro che proprio nella mia città risiede una Domina che potrebbe fare al caso mio. Leggo la sua presentazione, osservo qualche foto e, dopo aver letto alcune recensioni e soppesato i vari resoconti pubblicati, decido di gettare il cuore oltre l'ostacolo, di chiedersi, if not now, when?
Seguendo le indicazioni, le scrivo una mail educata e trasparente, trattandola fin dalle prime battute per quello che desidero ardentemente diventi, ovvero la mia padrona, a cui affidarmi - sottointeso, sottomettermi - per andare in avanscoperta in territori per me sconosciuti, sperimentando ciò che in precedenza avevo esclusivamente fantasticato a occhi chiusi.
In breve, programmiamo un incontro.
Nei giorni che lo precedono percepisco un po' di - penso comune e sana - tensione, ma appena la vedo basta un suo sorriso per accettare il fatto di spogliarmi nudo come un insignificante verme e inginocchiarmi inerme davanti a lei.
Dopo una conversazione conoscitiva, che mi mette definitivamente a mio agio (la mente gioca sempre un ruolo tanto cruciale quanto sottovalutato), di punto in bianco partono le danze con una prolungata sessione di adorazione dei suoi meravigliosi piedini, incorniciata da sputi, schiaffi, pedate, condimenti che non fanno altro che incentivare la mia volontà di venerarla, strisciando al suo cospetto.
Subito dopo, mi lega come un salame e comincia ad armeggiare ad libitum con la sua variegata strumentazione. Passo ripetutamente da una sensazione di piacevole godimento a una di patimento fisico, in un percorso frastagliato e appagante di avvicinamento all'assaggio della sua collezione di fruste.
In questo frangente, parliamo di autentica resilienza (figurarsi che da maschietto mi bastano due linee di febbre per sentirmi sotto un treno), il dolore cresce ma non ho la minima intenzione di interromperla, anche perché di tanto in tanto si ferma per qualche secondo in modo tale da stemperare il bollore della mia pelle.
Subisco con tanto di campanaccio al collo, cosicché a ogni colpo inferto corrispondono un gemito e un suono stridente che mi fa sorridere, ovviamente sempre a denti stretti per contenere le reazioni e non arrecare alcun disturbo alle operazioni in corso, seguendo con inaspettata disinvoltura la sintonizzazione logica padrona/schiavo e dare/ricevere, esercitata sotto il tridente rispetto/limiti/pulizia.
In ogni caso, comincio ad accusare il colpo e ho parimenti perso la cognizione del tempo (la sessione è di due ore, non saprei dire a che punto siamo), la padrona mi disinfetta perché da alcuni segni esce un po' di sangue e poi si ricomincia, in un mix contrassegnato di tanto bastone (in alcuni momenti, letteralmente) e un po' di carota.
Mi trasformo con assoluta deferenza nel suo personale posacenere umano, nel suo pony e in uno zerbino da calpestare, porgo tributo alla sua bacheca di calzature, i capezzoli - ormai martoriati - sono sensibili al minimo sfioramento, mentre lei cerca ripetutamente di convincermi a solleticare il mio ano ma, con fare diplomatico e nonostante una mia crescente curiosità, rinvio alla prossima occasione.
Chiudiamo la pratica con una fluviale pipì - a conti fatti, data la quantità degna di un'inondazione, non so come sia riuscita a trattenerla così a lungo - sul mio viso, un'altra pratica che non sapevo minimamente come avrei accolto e invece ammetto che mi è garbata oltre ogni rosea previsione, la definirei una calorosa umiliazione, la classica ciliegina sulla torta.
Terminate le due ore, per il sottoscritto volate via in un lampo, chiacchieriamo amabilmente (mi accorgo solo in un secondo momento, per circa un'ora) e anche per il fatto di essere praticamente nati e cresciuti nella stessa realtà geografica, apprezzo una sincera complicità nella conversazione, ovviamente con la padrona seduta comodamente sul divano mentre il sottoscritto era spiaggiato con la chiappe scorticate sul pavimento (il fresco è stato comunque particolarmente gradito, distensivo dopo l'intensa fustigazione ricevuta), insomma ognuno deve sempre stare nella posizione che gli spetta - lei da regina, io da paggio -, nel solco di un indispensabile e apodittico rispetto, con il giusto commiato che non poteva identificarsi in nient'altro che nel baciare per l'ultima volta i suoi piedi.
In poche parole, riassumendo, un'esperienza che ripeterò sicuramente per lasciarsi andare, essere stimolato, accompagnato all'imbocco di un inedito viatico. La padrona ha dimostrato polso della situazione, valutando quando menare come un fabbro ma anche se e come rallentare temporaneamente.
Tra risate di scherno e rassicurazioni, sussurri e sospiri, ha guidato le operazioni e mi ha preso per mano (ma sarebbe più indicato dire, al guinzaglio), sottile nei modi, talvolta paradisiaca più spesso infernale, deliziosamente subdola nel tentativo di allargare il compasso dell'iniziativa motivandomi, senza comunque obbligare a fare nulla di non consapevolmente voluto, e portando così a galla quello che realmente desideravo ma non avevo il coraggio di ammettere, sostanzialmente incentivando la ricerca della felicità attraverso binari usualmente trascurati.
Dal mio punto di vista di uomo mediamente riservato, usualmente fin troppo trattenuto e avvolto da mille pensieri, ho constatato quanto sia più facile aprirsi quando ti metti a nudo, abbattendo le barriere di tutti i giorni per stanare e mostrare se stessi come non siamo più abituati a fare.
view post Posted: 3/5/2024, 13:19     Martina - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
Capitolo 5

“Buonasera padrone, scusi per il leggero ritardo, c’è stato un incidente e ho dovuto cambiare strada”
Ti fa entrare e ti metti in ginocchio davanti al divano, come fai sempre.
si siede e mentre sorseggia il suo solito Martini ti mette i piedi sulla schiena.
Resti a fargli da poggiapiedi per quasi un’ora, ti fanno male le ginocchia. Quando finalmente ti fa alzare fai quasi fatica.
“Spogliati” ti ordina con tono deciso.
Esegui, riponi i tuoi vestiti in maniera ordinata sul tavolino.
Lui accarezza ogni centimetro del tuo corpo, senti le sue labbra sulla schiena, si inginocchia e ti aprire le gambe, ispeziona la tua vulva per bene, apre le grandi labbra e quando vede che sei già bagnata prende il clitoride tra le dita e lo tira forte. Ti lamenti per il dolore, prende una molletta e la attacca al tuo clitoride, stringi i denti e non emetti un fiato.
“Sdraiati sul pavimento, pancia in su”
Esegui e ti trovi un suo piede in faccia, lo baci e lo lecchi, succhi le dita una ad una, finché cambia piede e ricominci da capo.
Va a prendere le corde, prima ti lega i seni, poi i polsi sopra la testa, ti mette il collare e fissa la corda in modo che tu non possa abbassare le braccia, infine le caviglie alle gambe del divano.
Hai le gambe spalancate, vedi il frustino poi un dolore al capezzolo destro ti fa inarcare la schiena, colpisce ripetutamente i tuoi seni fino a farli diventare quasi viola, poi si concentra sull’addome e sul pube. Senti il frustino accarezzare le tue cosce, poi con un colpo secco strappa la molletta dal clitoride, ti manca il fiato, il dolore è fortissimo, non puoi fare a meno di piangere.
I colpi all’interno coscia ti distolgono da quel dolore fortissimo, chiudi gli occhi sperando passi presto, non ti accorgi nemmeno che ti sta slegando le caviglie.
Le massaggia qualche secondo, ti osserva per capire come stai, poi ti gira a pancia in giù.
“Mettiti a pecorina”
Una forte sculacciata ti fa scattare, ti apre bene le gambe e ti sputa tra le natiche.
Senti le sue dita lubrificate sull’ano, lentamente premono ed entrano, ansimi, poco dopo senti il suo membro appoggiarsi ed entrare. Sotto i suoi colpi senti i seni farti molto male, ormai sono viola per via della circolazione, piangi in silenzio ma godi anche mentre ti scopa senza pietà.
Dopo un po’ si ferma, prende il frustino e senti la pelle fredda accarezzarti la schiena, poi inizia a colpirti le natiche, alterna frustino, spazzola e cucchiaio di legno, non resisti più e urli per il dolore, piangi, la tua saliva cola sul pavimento.
Quando è soddisfatto infila il suo membro tra le tue cosce e ti scopa con forza, allunga una mano avanti e ti massaggia il clitoride, esplodi in un violento orgasmo. Ti mette il suo cazzo in bocca e viene anche lui, tu ingoi tutto e finalmente ti slega i seni.
Ti massaggia un po’, poi lo vedi sparire in corridoio e capisci che devi andare via.

(continua)
view post Posted: 2/5/2024, 11:29     Martina - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
Capitolo 4

Ti svegli con un bicchiere di acqua fredda in faccia.
Non sei a casa tua.
“Pensi di uscire da casa mia o credi di poter restare quanto ti pare?”
Realizzi di esserti addormentata sul divano del tuo padrone.
Ti vesti in fretta e furia ed esci, fai un salto a casa per fare una doccia veloce, fai colazione al bar sotto l’ufficio e aspetti il tuo collega.
Vi avviate verso un cantiere, fai fatica a stare seduta, le natiche bruciano.
“Marty tutto bene? Ti stai agitando sul sedile”
“Sì grazie, mi fa un po' male la schiena”
Non sei affatto credibile, la tua voce ti tradisce: al solo pensiero del tuo padrone che ti sculaccia ti ecciti.
“Marty, se vuoi essere credibile non ansimare” ti dice il collega con tono pacato. “Fa tanto male?”.
Come fa a sapere???
Non gli rispondi, fai finta di non aver sentito, senti la sua mano sulla coscia.
“Cosa fai?”
Gliela sposti e lui ride.
“E' bravo mio fratello, ti ha addestrata bene”
Lo guardi con gli occhi spalancati.
“Sì tesoro, il tuo padrone è mio fratello. So tutto, per questo ti ho chiesto se ti fa tanto male, mi ha detto lui di chiedertelo”
“Allora digli che sto bene, non fa troppo male”.

La giornata trascorre silenziosa, parlate l’indispensabile per il lavoro.
quando rientri a casa ti butti sul divano e ripensi al fatto di lavorare con il fratello del tuo padrone, la cosa ti mette a disagio.
Prepari la cena, sei molto affamata perché non hai toccato cibo in tutto il giorno.
Suona il telefono.
“Buonasera mio padrone” rispondi.
“Buonasera Martina, ti sento un po’ turbata”
“Non mi aspettavo di lavorare con suo fratello signore, la cosa mi ha un po’ turbata. Ammetto di sentirmi un po’ a disagio”
“Sono molto contento di te Martina, mi ha detto che ti ha toccato una coscia e gli hai subito tolto la mano. Mi fa molto piacere sapere che sei così fedele ed ubbidiente”
Riaggancia.
Resti lì immobile con il telefono in mano.
Chissà cos’altro sa di voi due, però devi ammettere a te stessa che la cosa ti eccita.

(continua)
view post Posted: 2/5/2024, 11:21     +1Punire con l'assenza - Discussioni, Informazioni - BDSM & Fetish
CITAZIONE (Aerethgloomy93 @ 30/4/2024, 20:55) 
Feccia le vostre mamme vi hanno fatti coi cani
Deficienti feticisti
Siete da incolpare per le vostre pulsioni

E anche le donne




Eppure nella home page sta scritto in grande "Vietato ai Minori di 18 Anni".
view post Posted: 1/5/2024, 12:20     Martina - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
Capitolo 3

Stacchi un’ora prima dal lavoro, fai una doccia veloce e vai dal tuo padrone. Non hai messo le mutandine come ti ha ordinato e la cosa ti eccita molto.
“Entra” ti ordina con tono deciso.
Chiudi la porta alle tue spalle e ti ritrovi incollata al legno freddo, senti le sue mani sul tuo corpo, una corda inizia a girare attorno ai tuoi polsi. Non dice nulla, il tuo respiro cresce.
Ti sbottona i pantaloni, ti accarezza le natiche e ti dà una sculacciata, poi ti apre le natiche e infila un plug. Ti prende per un braccio, si siede sul divano e ti tira sulle sue ginocchia, ti accarezza la figa, poi inizia a sculacciarti con forza, prima con le mani, poi con un paddle in pelle.
Fa male, brucia, ti eccita ma le lacrime rigano il tuo volto, cerchi di non urlare e di stare ferma.
“Brava la mia puttana, meriti un premio per essere stata ferma e zitta”
Ti passa un dito tra le grandi labbra, sei eccitata, infila due dita e gemi. Le sfila poco dopo.
“Alzati”
Tu esegui, ti slega i polsi e ti dà in mano il paddle.
“Sculacciati, 50 colpi”
In silenzio inizi a colpirti, il bruciore è intenso, dopo 20 colpi inizi a rallentare.
“Sei inutile!” ti dice e ti strappa il paddle di mano, continua lui.
Stavolta urli.
Quando ha finito ti trascina in camera, ti lega polsi e caviglie al letto, sei a pecorina.
Ti infila la gag ball in bocca, poi le frange del frustino ti fanno sussultare, sta colpendo la tua schiena senza sosta, hai anche bisogno di urinare ma devi sforzarti per trattenerti.
Ti sfila il plug e ti penetra, ti scopa con forza, gemi e la tua saliva scende lungo il tuo petto.
Rallenta e si ferma, riprende a sculacciarti, piangi e cerchi di spostarti ma non puoi.
Esce da te e ti benda, tutto diventa buio, ti slega le caviglie e ti gira a pancia in su.
“Apri le gambe e non muoverti”
Obbedisci e un forte dolore al clitoride ti fa mugolare.
“La molletta sul clitoride è quello che meritano le troie come te”
Senti le sue dita giocare e aprire le piccole labbra, vanno su e giù, poi più nulla. C’è silenzio, nessun rumore, cerchi di capire cosa stia facendo, probabilmente è in un’altra stanza. All’improvviso senti un forte pizzicotto sull’addome, due, tre, quattro pizzicotti.
Ti rendi conto che sta mettendo delle mollette sulla tua pelle, poi con qualcosa le fa muovere fino a strapparle.
Piangi e urli, fa male.
finalmente finisce, toglie la molletta dal clitoride, è doloroso.
“Davanti ho finito, ora torniamo dietro, girati inutile puttana e mettiti a pecorina di nuovo”
Esegui, riprende a sculacciarti, non ne puoi più, brucia da morire.
Una forte fitta ti fa mancare il respiro, sta usando la bacchetta di legno, ti colpisce natiche e gambe, senti la tua pelle bollire.
Dopo non sai quanto tempo si ferma, stai riempiendo il letto di saliva e lacrime, lo senti spalmare qualcosa sul tuo ano, poi infila tre dita e inizia a muoverle dentro e fuori, dopo un po’ senti che infila anche il mignolo, cerchi di rilassarti il più possibile. Ti piace ma quando infila il pollice fa male, sopportabile ma si fa sentire. La sua mano entra lentamente, senti le nocche, mugoli, stai piangendo, arriva al polso ma non si ferma, ti stai abituando, inizi a gemere dal piacere, infila una parte dell’avambraccio e lo muove dentro di te. Lo stimolo di urinare torna a farsi sentire e non riesci a trattenerti, non ti dice nulla e ciò ti spaventa molto.
Lentamente sfila la mano, ti apre le grandi labbra e stringe forte il clitoride tra le dita, lo tiene stretto per un po’, poi ti schiaffeggia la vulva con forza, quando è bella rossa ti penetra e ti scopa quasi con violenza.

(continua)
view post Posted: 30/4/2024, 11:05     Martina - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
Capitolo 2

Apri gli occhi al suono della sveglia, ti accarezzi le natiche, bruciano ancora.
Ti alzi dal letto, fai la doccia, colazione e corri a lavoro.
Il pensiero di stare seduta tutto il giorno non ti entusiasma.
Entri in ufficio e arrivata alla tua scrivania metti un cuscino sulla sedia per stare più comoda e sentire meno bruciore.
“Marty per favore mi aiuti un attimo?”
“Certo dimmi tutto”
Aiuti il tuo collega, lo osservi, ha gli occhi bellissimi e non te ne eri mai accorta. Una forte voglia ti pervade, ma hai promesso fedeltà assoluta al tuo padrone e lui ha promesso fedeltà a te.
“Grazie mille Martina”
“Figurati”
Ti concentri sul lavoro e ti prepari ad uscire con la tua collega.
“Gioia, dobbiamo controllare tre cantieri, riusciremo a fare tutto oggi? Sai, io domani ho bisogno di uscire prima”
“Credo di sì, ormai sono quasi terminati e sappiamo che è tutto a posto, dovremmo riuscire”
Uscite e per fortuna finite tutto il giro prima dell’orario di fine lavoro, prendi le tue cose in ufficio e torni a casa.
Dopo cena fai qualche faccenda e ti rilassi sul divano.
“Mio padrone che piacere, non mi aspettavo la sua telefonata”
“Sei a casa?”
“Sì padrone”
Riaggancia e ti videochiama.
“Appoggia il telefono da qualche parte e fammi vedere la tua vulva meravigliosa”
Obbedisci, appoggi il telefono ad alcuni libri sul tavolino, ti spogli e ti siedi sul divano con le gambe ben aperte.
“Brava, fammi vedere come ti tocchi”
Inizi a toccarti, la accarezzi dolcemente poi apri le grandi labbra con le dita. Ti eccita molto farlo quando lui ti sta guardando, massaggi il clitoride e porti le dita alla bocca, le riempi di saliva e riprendi a massaggiarla, ti bagni subito e infili due dita. Ansimi e gemi, vedi il tuo padrone mordersi le labbra, dal movimento della sua spalla destra capisci che si sta segando, perciò aumenti il ritmo delle tue dita e con il pollice massaggi il clitoride.
Raggiungete l’orgasmo insieme, lui porta la sua mano sporca di sperma alla bocca e la pulisce con la lingua, ti ecciti ancora e chiedi il permesso di usare i tuoi toy.
“Ti do il permesso di usarli”
Corri a prenderli, un plug anale medio e un vibratore per stimolare il punto G. Lubrifichi il plug e lentamente lo infili dietro.
“Brava, apriti per bene”
Poi ti siedi e succhi il vibratore.
“Mettiti a pecorina”
Esegui e infili il vibratore, ti scopi e gemi sempre di più.
“Prendi il dildo che ti ho regalato io”
Lo prendi, attacchi la ventosa al pavimento, sposti il telefono e ti penetri. Ti muovi velocemente su e giù.
“Toccati”
Accarezzi il clitoride e vieni.
Quando guardi il telefono vedi che ha chiuso la chiamata, sistemi tutto, pulisci i toy e ti metti a letto.

(continua)
view post Posted: 29/4/2024, 12:01     +1E se usassimo il tempo anziché il denaro come metro - Il Regno dell'Off Topic del Forum Legami di Seta
Tu invece Seneca mi sa che non l'hai letto.
Mi riferisco al concetto del tempo, non al resto. Sul resto Seneca non c'entra, tutti diamo una lucidata a quello che decidiamo di mettere in vetrina.
view post Posted: 29/4/2024, 10:12     +1Martina - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
Racconto episodi, dal sito Wattpad, scritto da Erotica88
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Capitolo 1

“Tieni le gambe aperte stupida cagna!”
Le frange del flagellatore accarezzano il tuo seno, poi si scagliano sul tuo addome e infine nell’interno coscia della gamba destra.
Non ce la fai più, sei dolorante, ma hai anche una voglia pazzesca, non vedi niente con la benda sugli occhi, senti solo il profumo della candela alla vaniglia e l’odore della pelle del tuo padrone.
“Ti ho lasciata slegata perché sei in grado di avere un ottimo autocontrollo, ma stasera mi stai facendo arrabbiare”
Un colpo sulla vulva ti fa sussultare e sollevi il bacino.
“Brucia, non ce la faccio più ...”
Un colpo sui seni ti zittisce subito.
Lo senti prendere qualcosa, poi il freddo delle cavigliere ti fa capire che ti sta legando, cerchi di chiudere le gambe ma la barra divaricatrice non te lo permette.
I tuoi occhi sono pieni di lacrime, hai la bocca completamente asciutta. Se ne accorge e ti versa un po’ di acqua in bocca.
“Grazie padrone”
Ti infila qualcosa in bocca e te la lega dietro la testa, spalanchi gli occhi sotto la benda, ti chiedi il perché della gag ball.
Un forte calore ti fa bruciare la pelle, sta facendo cadere la cera di una candela sui segni del flagellatore.
Ti lamenti, senti le gocce cadere sulla pancia, arrivano al pube, scuoti la testa sperando si fermi lì, invece qualche goccia di posa sulla vulva.
Piangi e cerchi di urlare, fa male, brucia.
Ti toglie la gag ball e subito ti mette il suo membro in bocca, non ti ha nemmeno dato il tempo di respirare, ti sta scopando la bocca con forza, dopo un tempo che ti sembra infinito si sposta e ti bacia con passione.
“Non ti rimetterò la gag ball ma tu non devi urlare, chiaro?!”
“Sì padrone”
Senti il frustino accarezzare la tua pelle, si sofferma sul clitoride e lo strofina, ansimi e gemi ma dura poco, inizia a colpirti per togliere la cera.
Trattieni le urla, stringi i denti, dopo pochi minuti ha finito. Ti toglie la benda.
“Sei stata molto brava” ti asciuga le lacrime. “Hai sete?”
“Sì padrone”
Ti mette ancora il suo membro in bocca, si muove lentamente, stringi le labbra e ti godi il momento, adori sentirlo gemere per merito tuo.
Poco dopo raggiunge l’orgasmo, ingoi tutto mentre lo guardi negli occhi.
Ti libera le caviglie, ti solleva le gambe e ti accarezza le natiche rosse delle sculacciate di prima, bruciano, poi ti apre le gambe e dolcemente inizia a leccarti.
Gemi e ansimi, l’orgasmo ti raggiunge in fretta e lui se lo gusta tutto raccogliendo ogni singola goccia dei tuoi umori con la sua lingua.
“Girati a pancia in giù, fammi dare un’occhiata a questa meraviglia tutta rossa”
Ti giri, ti accarezza con dolcezza e ti bacia le natiche.
“Dopodomani ti voglio carica come non mai”
“Cercheró come sempre di soddisfarla padrone”.
Come se nulla fosse si riveste e se ne va.

(continua)
view post Posted: 26/4/2024, 11:27     Racconti d'autore: TRANSFERT - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
7

Finalmente, sentì i suoi passi tornare, fermarsi dietro la sua schiena.
La presa della sua mano sulla nuca, le unghie a graffiargli il collo, poi un gran calore e un sottile dolore sulle spalle.
Anna, ridendo, gli stava rovesciando addosso della cera calda sulla schiena e sul collo. Silvio mugolò e tremo un poco, ma sopportò.

- Guarda, avrei tante idee... ma sono buona e le riservo per altre volte.

A quel pensiero, di ripetere una cosa del genere, Silvio sussultò, non sapendo se averne timore o estrema speranza.
Di sicuro era eccitato come non vorrebbe mai ammettere, ma la risata di lei gli fece capire che lo sapeva già. Poteva del resto vederlo.

Anna tornò davanti a lui, con il telefono in mano.

- Ora faccio un po' di foto - spiegò.

Lui si irrigidì e mugolò.

- Taci. - Gli tirò un altro schiaffo. - Voglio avere un po' di materiale - disse cominciando a scattare. - Sei così patetico e carino, in ginocchio, sporco di cera, le mani legate, le mie mutandine in bocca, e le scritte "puttanella" e "bravo cane" sul petto. - prese a ridacchiare lei.
Si mise la veste da camera, la chiuse e tolse il collant dai suoi occhi.
- Scatto ancora qualche foto, così sei perfettamente riconoscibile. Se vuoi puoi anche rotolarti per terra come una bestiola eccitata - consigliò, poi lo spinse schiena sul tappeto, con il piede, e mentre lui si rotolava e mugolava gli fece un breve video.

Lo fece rimettere in ginocchio e gli liberò le mani.

- Ora devo uscire un po'. Voglio che stai qui immobile finché non mi senti uscire. Quindi lava i piatti che ho lasciato nel lavandino, e poi vattene. Non voglio vederti quando torno -

Fece per uscire sulla soglia ma si fermò, controllò che lui fosse perfettamente immobile, con ancora in bocca le mutandine.
- Quelle puoi tenerle, - sorrise - Come io mi terrò le foto: ora sai che se non sarai un bravo cagnolino e farai quel che chiedo, sia in studio sia fuori, mi basterà un click per distruggere la tua reputazione.

Lui rabbrividì, confuso. Ancora, non sapeva se quel ricatto fosse umiliante o eccitante.
In qualche maniera però, sapeva di meritarselo: era esattamente quello che necessitava.

Lei andò in bagno e tornò vestita di tutto punto. Un tubino nero, scarpe col tacco, una borsetta bianca e i capelli stirati. Lui era ancora immobile.

- Bravo che sei rimasto qui, rise - poi aggiunse qualcosa mentre gli pose due dita sulla bocca, che lui baciò piano: - Vorrei farti notare che non ti stavo puntando la pistola da un bel po', e che non mi serve quella né le foto: stai diventando un mio oggetto, e sarai finalmente felice -
Mostrò poi il telefono:
- Ma queste le tengo lo stesso, non si sa mai! - rise.
Infine, prese qualcosa dalla borsetta, e gli lanciò il quaderno vicino alle ginocchia.

- Direi che era quello che hai scritto... ma mi sono presa qualche libertà... e già che c'ero, mi sono presa la tua.

Lo guardò un ultima volta, spettinandogli i capelli come fosse un cucciolo.

- Ciao cagnolino, ci vediamo allo studio settimana prossima. Portami un regalino, e te ne farò uno anche io, forse - sorrise ammaliante.

Lui la guardò dall'alto, così bella.
Voleva chiederle dove stava andando, ma lei già uscì dalla stanza.
Si ricordò che non aveva il diritto di chiederglielo, e poi, aveva dei piatti da lavare, ora.

FINE
view post Posted: 22/4/2024, 11:49     Personal Slave (Lo schiavo personale) - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
Breve racconto, non autografo e trovato sul web, dal sito Trilogia Femdom, autore Lidia
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Quando avevo capito che non potevo più passare da schiavo in schiavo, decisi di prenderne uno che sarebbe stato definitivo.
Era come un contratto a tempo indeterminato, con la possibilità solo per me di recedere in qualsiasi momento.
R. era la persona adatta.
Forse non è neanche corretto chiamarlo persona, visto che è soltanto uno schiavo di mia proprietà.
Firmammo un contratto di schiavitù.
L’inetto lo firmò con il suo vero nome e si legò a me per sempre, o perlomeno fino a quando io lo avrei voluto. R. è un maschio di 50 anni, docile e servizievole.
E’ un vero servo nell’anima che ha bisogno maledettamente di essere guidato e punito se sbaglia.
Con lui ho sempre usato la più vecchia delle tecniche: carota e bastone.

Proprio due settimane fa ho dovuto usare il bastone per metterlo in riga.
Lui ha dei precisi compiti. Ogni mattina mi fa da sveglia e poi deve immediatamente venire a casa mia per prepararmi la colazione.
Ha degli orari ben definiti, ma se io mi sveglio prima per lui sono veramente guai.
E questo accadde due domenica fa.
Ero nervosa per il lavoro. Sempre tanti problemi senza nessuna soddisfazione.
Non riuscivo a dormire e mi svegliai alle 7.
Lui normalmente mi avrebbe dovuto svegliare alle 10.
Aspettavo, innervosendomi ancora di più la mia sveglia personale, ma niente da fare.
Dopo un’ora decisi di chiamarlo.
Non rispondeva al cellulare, stavo veramente spazientendomi.
Dopo pochi minuti ricevetti la sua chiamata.
“Padrona... Padrona... si è già svegliata ?”.
La sua voce era tremolante perché sapeva quello a cui rischiava di andare incontro.
“Sì coglione ! Sono veramente arrabbiata… Possibile che non hai ancora capito che devi prevedere i miei bisogni ?!”.

Uno schiavo deve comprendere con anticipo i bisogni della Padrona, se non lo fa vuol dire che ha bisogno di essere raddrizzato.

“Vieni schifoso.. voglio la colazione !”.
Abitava a 10 minuti da casa mia.
Quella mattina ci mise ancora di meno.
In un battibaleno arrivò tremante, con una borsa in mano dove teneva il suo completino da domestica.
Lo feci entrare ed incominciai subito ad insultarlo.
“Sei veramente una nullità, un povero idiota incapace, mi fai veramente schifo !”.
Mi uscivano le peggiori parole dalla mia bocca e gli diedi anche un sonoro ceffone.
“Ahi… la prego mi perdoni”, mi chiese buttandosi ai miei piedi.
Non gli risposi e incominciai a calciarlo prepotentemente.
Lui si accovacciava per cercare di difendersi ma questo fu il suo secondo errore.
Infatti più lui cercava di parare i miei colpi, più io lo picchiavo.
“Coglione possibile che non capisci che devi farti picchiare e rimanere in silenzio !!”, gli urlai mentre muovevo l’ennesimo ceffone contro la sua faccia ormai arrossita.

Nonostante avessimo circa dieci anni di differenza, lui sembrava molto più vecchio di me. Mentre io avevo un corpo ancora ben tenuto, R. ormai aveva una pancetta non indifferente e i suoi muscoli erano ormai flaccidi.
Mi faceva schifo ma questo era sufficiente per uno schiavo.
Velocemente si mise il suo abitino da sissy maid.
Era veramente carino con quell’abito anche se non riusciva ad essere femminile.

“Forse se ti taglio quella roba che hai tra le gambe, sarai più femminile”, gli dissi mentre l’osservavo con uno sguardo di compatimento.
Abbassò gli occhi e incominciò a lavorare.
Mi preparò la colazione e poi mentre sdraiato sul divano mi guardavo la televisione si mise a fare i mestieri di casa.
Ero solita a controllargli ogni cosa.
“Sissy qui non va bene... non hai pulito bene !”.
E giù un altro ceffone !.
Ho sempre ritenuto che le punizioni corporali fossero un buon insegnamento per uno schiavo.
Infatti lui si metteva impaurito a ripulirmi tutto quello che non andava bene.
Finito il suo lavoro arrivava il momento della punizione.

Avevo adattato un vecchio solaio come sala delle torture.
Non c’era molto solo una panca dove sdraiare e legare lo schiavo, qualche frusta e qualche bavaglio e un paio di sedie.
“Ora coglione spogliati”.
Lo fece immediatamente. Rimaneva in mezzo al solaio nudo con il capo chino.
Non aveva neanche coraggio di vedermi.
“Sei un orrore.. ma quanto pesi ciccione ?”
“120 kg Padrona..”
Mi misi a ridere.
“Sei proprio uno sfigato”.
Gli legai le mani dietro la schiena e lo bendai.
“Ora aspettami”.
Lo feci aspettare per circa mezz’ora in quella posizione. Lui sapeva che non poteva muoversi.
Al mio ritorno presi in mano il mio gatto a nove code e incomincia a frustarlo: prima lentamente e poi con maggior vigore.
Si mise ben presto a piangere.
“Ti fa male coglione ?”, gli urlai nell’orecchio.
“Sì... sì..”, balbettava con un filo di voce.
“Bene ora continuiamo.
Andai avanti fino a 40 frustate. La sua schiena era rossa e sanguinante.
“Hai sbagliato e devi essere punito !”.
“La prego Padrona...”, mi supplicava buttandosi ai miei piedi.
Perse l’equilibrio perché aveva le mani legate e rotolò per terra in maniera goffa.
Non smisi di ridere per diversi minuti. Era proprio ridicolo.

Incominciai a calciarlo e lo calciavo soprattutto sui genitali che cercava di difendere inutilmente.
“Tu sei una nullità! Lo sai ?”.
“Sì Padrona..”, mi rispose con l’ultima energie che aveva prima di perdere i sensi.
Lo lasciai li solo per un’ora. Era sdraiato mentre io ero ritornata nel mio appartamento.
Quando salii per vedere se era ancora vivo, lo trovai accovacciato per terra con il viso segnato dalle lacrime.
Gli slegai i polsi.
“Ora alzati che devi venire a prepararmi il pranzo !”.

Questa è la sua vita: sgobbare per me ed in cambio solo umiliazioni e indifferenza !
Il suo destino è strisciare per sempre ai miei piedi come un verme.
view post Posted: 22/4/2024, 11:35     +2Dalla discussione BDSM fuori dal rapporto di coppia e da altre discussioni - Le TAG e le Chat da ricordare (e da dimenticare) del Forum Legami di Seta...ed altre varie ed eventuali...
Mi limito a osservare che, a differenza di altri forum a tema, LDS è fatto e indirizzato esclusivamente dai suoi utenti, dietro le quinte non c'è alcuna regia.
Ognuno è libero di portare i contenuti che desidera e se saranno di qualità avranno seguito.
Lagnarsi non serve a nulla, meglio impegnarsi. Come qualcuno sta facendo, anche nell'organizzare raduni.
Quanto alle polemiche ce ne sono in tutti i forum e qualche volta danno un po' di sale e rompono la noia, basta che non scadano in maleducazione e offese gratuite.
Ricordo sempre che nessuno obbliga a leggere una discussione piuttosto che l'altra, si può benissimo saltare a piè pari ciò che non interessa, ma si deve rispettare chi ha idee / gusti / inclinazioni diverse e il suo diritto ad affrontare temi che ci sono estranei o non ci piacciono, senza prevaricare.
LdS è di tutti e chi ne vorrebbe fare una competizione fra fazioni in cui affermare l'una sull'altra ha semplicemente sbagliato sia obbiettivo e sia il posto.
view post Posted: 21/4/2024, 11:37     Racconti d'autore: TRANSFERT - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
6

Lui inspirò, poi lo fece. Si inginocchiò.
Rimase con le ginocchia sul pavimento, completamente nudo.
Dapprima la guardò dal basso, sentendo un misto di profonda eccitazione e di umiliazione crescere ed intrecciarsi dentro di sé.

- Evidentemente sono stata troppo gentile prima. Se ti permetti di entrare qui dentro e spiarmi, non mi consideri abbastanza superiore. E questo è essenziale per la terapia. Pensavo bastasse comandarti in studio, ma non è così.

Lui deglutì, lei si grattò appena il mento con la mano libera.
La pistola non era più diretta su di lui, ma ciondolava nell'altra mano, perfettamente curata.
Anna si abbassò per prendere la cinta dei suoi pantaloni. Poi gliela legò al collo, abbastanza stretta da farlo sussultare per un attimo.

- Non meriti più una bella cinta di pelle. Meriti un bel guinzaglio. Sei un cagnolino cattivo, lo sai?
- Sì dottoressa...
- Padrona.
- Sì Padrona, - ripeté lui.

Anna scosse la testa:
- C'è da lavorare con te... -
Fece qualche passo indietro e si sedette sullo sgabello alto del mobile bar, poi gli ordinò:
- Vieni qui -
Lui fece per alzarsi.
- Ma che ti salta in mente, cammini come una persona? Stai a quattro zampe e non farmi innervosire.

Silvio deglutì e tornò sulle ginocchia, poi gattonò fino ai suoi piedi, che lei gli porse. Forma egiziana, curati, dallo smalto verde.
- Bacialo -
Gli porse il destro, lui alzò le mani per prenderlo, ma lei gli tirò un calcetto nel fianco con l'altro piede.
- Niente mani. -

Silvio sussultò, poi, lentamente, si chinò su quel piedino, e ne baciò piano il dorso, poi tutte le dita. Fece per leccarlo, ma lei lo spinse via facendo cadere l'uomo sul dorso, spingendolo con il piede dalla spalla.
- Mi fai proprio arrabbiare guarda - lamentò Anna.
- Mi spiace, davv … -
- Zitto, - lo rimproverò lei.
Si fece pensierosa, poi si spostò camminando verso la camera.
- Seguimi - ordinò.

Questa volta Silvio si ricordò di gattonare a quattro zampe, anche se gli facevano male le ginocchia.
Trovò Anna in camera, seduta sul letto. Aveva un paio di collant nere in mano.
- Visto che sei un maniaco, di certo ti piacerà frugare nei miei cassetti, forse l'hai anche fatto prima che arrivassi, quando ti sei nascosto qui, vero?
- Io...
- Zitto. Lo so già - disse lei, poi alzandosi lo aggirò.
- Mettiti in ginocchio, braccia dietro la schiena -
Con un collant gli legò le mani. Con l'altro gli coprì gli occhi.
Silvio non era completamente privo della vista, ma tutto era pesantemente oscurato. Intravvide la figura di Anna tornare a sedersi sul letto, dopo aver preso qualcosa dalla scatola dei trucchi: un rossetto.

Per qualche lungo minuto ignorò completamente l'uomo e, guardandosi nello specchio poggiato sul comodino, si mise il rossetto, colorando quelle belle labbra carnose.

Solo dopo un po' guardò Silvio. Sorrise.
- Oh, sei ancora lì? Pensavo fossi un mobile, per un attimo -
Lo guardò per bene, sporgendosi con il viso verso il suo.
- E alla fine è questo che sei. Un oggetto, per me. O al massimo un bel cagnolino. Anzi, un cagnolino cattivo, per ora.

Lui annuì istintivamente, dispiaciuto.

La vide poi alzarsi, e sfilarsi le mutandine. Deglutì, guardandola alzare prima un piede, poi l'altro, in femminile equilibrio. Non poteva vederla chiaramente, ma carpiva la sua figura sotto il collant sugli occhi.

- Apri la bocca - ordinò, e lui obbedì.

Anna gli spinse dentro la bocca, e sulla lingua le sue mutandine, per intero.
L'odore e il sapore lo fecero sussultare, e tutta quella stoffa in bocca gli fece salire una lieve nausea.

Anna rise, guardandolo, gli scompigliò i capelli, poi prese a scrivere, con il rossetto, qualcosa sul suo petto.

- Puttanella... e... bravo cane - scrisse sul suo petto e sull'addome, soddisfatta.

Gli toccò il sesso con il dorso del piede.
- Veramente un cagnolino cattivo, così eccitato quando lo maltratto... - scosse bonariamente la testa, poi gli diede un paio di schiaffi.

Si spostò in sala, senza dirgli niente.

Silvio restò fermo, non sapendo cosa fare. Ma aveva capito che non era una grande idea prendere iniziativa e, del resto, con la bocca chiusa a quel modo, le mani dietro la schiena, e gli occhi bendati non poteva fare nulla. Rimase lì in attesa, ma non certo placida. Sentiva il suo cuore battere più forte. Poteva vedere solo parzialmente, attraverso la stoffa del collant scuro, il mobilio della stanza: un quadro di un paesaggio dietro il letto. Lo specchio sopra il mobiletto da letto, l'armadio sull'altro lato, qualche vestito appeso ad un divisorio in legno. Lei non tornava. Non sapeva che fare. Ma stette immobile, sulle ginocchia doloranti. Aspettando.

(continua)
view post Posted: 20/4/2024, 11:00     Racconti d'autore: TRANSFERT - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
CITAZIONE (guidofedele @ 18/4/2024, 12:20) 
Davvero molto intrigante e suadente, Scritto benissimo, eccitante. Complimenti vivissimi all'autrice.

Contento che piaccia. Proseguo con la pubblicazione.
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5

Silvio si era nascosto nell'armadio della sala.
Indossava ancora il completo nero, con la cravatta verde scuro.
Teneva aperto quanto possibile per spiare fuori, ma non di più, per paura di essere scoperto.
Sentiva i passi di Anna muoversi dalla cucina alla sala. Era appena arrivata a casa.

Inspirò profondamente, quando la vede togliersi la camicetta bianca.
Sotto, aveva un reggiseno nero che le colmava le forme piene. Nelle prime sedute non l'aveva mai immaginata così.

Si sentì fremere quando lei si tolse anche le scarpe e i pantaloni, rimanendo in intimo. Quella pelle liscia esaltata dai capelli castani, sulle spalle perfette.

I piedi nudi, poggiati su un cuscino, si accomodava per guardare qualcosa in tv, con un bicchiere in mano. Silvio continuava a guardarla, irretito da quella visione, oltre la fessura dell'armadio. Non era solo quel corpo sensuale e fresco, era quel sorriso, che si apriva quando qualche scena alla tv la divertiva, ed il pensiero di cosa era successo alla seduta nel suo ufficio. Quel ricordo continuava a tornargli nella mente.

Anna si alzò d'improvviso, stiracchiandosi, forse durante una pubblicità. Fin quando poté Silvio la seguì con lo sguardo verso il bagno, ammirandole quel bel sedere e le cosce tornite.

Sperava che lei non fosse già andata a dormire. Avrebbe potuto sgusciare fuori tranquillamente dall'armadio e poi dall'appartamento, ma voleva vederla di nuovo.
La televisione era ancora accesa, ma magari era una di quelle che non se ne preoccupano.

I suoi dubbi sparirono pochi secondi dopo. Anna stava tornando indietro al divano, quando inciampò su un mobiletto e ruzzolò a terra.

Silvio si allarmò. Gli venne in mente, stupidamente, di uscire per aiutarla. Il desiderio di rassicurarsi che stesse bene combatteva con quello di stare nascosto. Decise di restare dov'era ma nel muoversi fece cadere una gruccia con una giacca della dottoressa. Deglutì sperando di non essere stato scoperto, ma la donna fissò verso l'armadio.
- C'è... che... c'è qualcuno?! - gridò.

Silvio deglutì e serrò la bocca, cercando di trattenere il respiro. Vide la donna arretrare e prendere qualcosa dal mobile bar. Sgranò gli occhi quando riconobbe una piccola pistola da borsetta. A gambe larghe la donna si avvicinò all'armadio, poi lo aprì di scatto con la mano libera.

Silvio alzò le mani di istinto.

- Sono io!, Tranquilla, sono solo io! -

Anna aprì la bocca e fece un passo indietro, puntandogli contro la pistola.

- Sei impazzito, che ci fai qui?

- S.scusa. Non ho scuse... volevo solo... mi dispiace tanto, me ne vado subito. -

Anna scosse la testa, gli fece cenno di scure con l'arma in pugno.

- Troppo facile così.
- C.come?
- Entri in casa mia, mi guardi mentre mi spoglio. Infrangi la mia intimità, è troppo, non te la lascio andare liscia.

Lui abbassò il capo ed alzò più le mani.

- Davvero, sono un idiota. Credo che la nuova terapia mi abbia fatto un effetto str...

- Ah, ora sarebbe colpa mia? Stavi meglio di prima, lo ricordi? I pensieri negativi stavano sparendo.

- S. sì è vero ma... forse dovremmo...

- Continuare - Lo interruppe lei.

- N-on sei arrabbiata?

Lei rise nervosa.

- Certo che lo sono, ma mi passerà quando avrò finito.

- C.come?

Lei alzò gli occhi al cielo. - Meglio che stai zitto. Stai zitto e ti spogli.

- Cosa? -
Lei alzò la pistola su di lui.

- Ti pare che stia scherzando? Tu mi hai visto nuda, o quasi, ora lo farò anche io. Ma visto che sei entrato come un ladro, io ti vedrò del tutto, non azzardarti a tenere le mutande. Muoviti!

Lui deglutì, poi iniziò dalla cravatta, quindi i pantaloni e la camicia, la canotta e le calze.

Anna alzò le sopracciglia:

- Levati le mutande... e inginocchiati.


(continua)
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