Sire del Loto Bianco Forum BDSM & Fetish

Posts written by Sara.61

view post Posted: 19/3/2014, 14:23     +2Vacanze estive - STORIE - RACCONTI FETISH / BDSM
Mi lasciarono tutto il pomeriggio solo, quindi decisi di passare a casa dai miei, mio padre era in casa, “hei giovanotto, ti sei scelto una bella ragazza eh” tutto contento, “Alessandra è proprio bella” io un pochino rosso “si papà, ma ora devo andare” ero imbarazzato, non mi andava di parlarne con lui, tornai a casa di Ale, ma lei e sua zia non c’erano, potevo stare in piscina, la casa era chiusa, arrivarono alle sei, con due borse di cartone, senza nessuna scritta, parecchio voluminose “ciao schiavetto, sei stato triste tutto solo, mi hai pensata molto, tranquillo, siamo andate a comprarci qualcosa di speciale” Ale mi accarezzò il volto ed entrarono in casa tutte allegre. Mi feci un bagno in piscina, quando guardai verso il patio, vidi due visioni incredibili, erano andate in un sexy shop, ed erano vestite come due vere dominatrici, Amanda con una catsuit nera in lattice a maniche lunghe, con stivali neri altissimi in vernice, aveva anche un cappello in pelle con la visiera, che gli dava un’aria estremamente cattiva, Ale con una catsuit rossa, senza maniche e stivali rossi alti, con il tacco in metallo, lo vedevo luccicare sotto il sole. Dovevano aver speso una follia, “vieni qui schiavo, non vorrai mica che stiamo sotto il sole vestite cosi” disse Alessandra, mi avvicinai a loro, asciugandomi “ti piace quello che vedi?” e si mise a girare su se stessa, mostrando gli stivali, Amanda fece un giro su se stessa anche lei, “puoi baciarli, muoviti” mi buttai ai loro piedi e baciai devotamente, mi piacevano da morire, “vedi zia, è contento come una pasqua” si rimiravano tra loro contente dei loro acquisti, “e non è tutto caro schiavetto” disse Ale “abbiamo anche manette e frustini, il tipo del sexy shop, non ha mai venduto tanta roba in un colpo solo, sai ci ha consigliato dei frustini in pelle molto flessibili, dopo te li facciamo provare stai sicuro” si sedettero comode sul divano in vimini, Amanda disse “direi di mangiare qualcosa, ho fame, e dopo diamo inizio alle danze che dici nipotina” Ale approvò “schiavo vai in frigo, e prepara prosciutto e melone, per le tue padrone, su veloce” accompagnò la frase con un pesantissimo calcio nel culo, che fece ridere Amanda, mentre entravo in casa lei si alzò e non fu da meno “muoviti schiavo” e giù un calcione, “dobbiamo provarli gli stivali no”. Mi bruciava il culo, e d ero abbastanza terrorizzato da quanto mi sarebbe accaduto. Preparai due piatti di prosciutto e melone, e li portai alle mie padrone, che pretesero che li tenessi in mano davanti a loro, mentre mangiavano con solo l’uso delle mani, “mettiti in ginocchio, che così sei troppo in alto, non vedi che fatichiamo imbecille” disse Ale con cattiveria, Amanda invece “certo che queste tute fanno caldo, non so quanto resisterò”, si divertirono a spiaccicare del melone sotto i piedi, e me lo fecero leccare dalle loro suole, mi buttarono alcuni pezzi di prosciutto per terra “mangia cane, devi essere in forma per noi” Alessandra mi scherniva “sembri proprio un cane, Sergino”, Amanda mi ordinò “vai a prendere un asciugamano che mi devo pulire le mani” corsi ubbidiente, e loro si pulirono dai resti di melone, gli stivali li avevo già ripuliti io. Ale entrò in casa e tornò con due frustini uno nero ed uno rosso, in pelle luccicanti e paurosi, aveva anche un paio di manette, diede quello nero ad Amanda, “tieni zia questo è il tuo, e tu dammi le mani” cercai di ribellarmi “non voglio essere frustato Ale, per favore, ti prego” riuscii a dire, un ceffone e poi un altro “stai zitto, non dirlo neanche per scherzo, dammi le mani altrimenti ti pesto come un bamboccio”, e mi prese le mani mettendomi le manette, “adesso stai a quattro gambe qui sotto il patio, si alzò anche Amanda e si misero dietro di me una per parte, Ale mi tirò giù il costume usando il tacco dello stivale “togliti il costume, “guarda zia ha già il culo rosso” “per forza Ale le cannate hanno fatto il loro effetto, e i due calci di prima anche” iniziarono a frustarmi, una frustata a testa senza infierire troppo, io avanzavo carponi e loro venivano avanti continuando a frustare, quando ormai ero al giardino Ale mi fermò, “vieni indietro, che li c’è il sole cretino” cercai di alzarmi in piedi, e questo provocò la sua ira, mi tirò un calcio nella gamba, e frustò poderosamente la mia coscia, urlai terrorizzato “WHHHHHHHHHHHHHHAAAAAAAAA” un segno rosso comparve nella coscia, la frustata era stata tremenda, mi rimisi carponi, con le manette ero anche impedito nei movimenti, furono minuti tremendi infierirono sul mio culo con frustate e calci, incuranti dei miei urli,, ovunque mi spostavo mi raggiungevano, stavano però sudando tremendamente, Amanda era esausta “senti Ale togliamoci le tute io non resisto, al massimo “ teniamo gli stivali” “hai ragione zia sono tutta un lago”, si aiutarono a vicenda e si tolsero le tute, rimasero nude con gli stivali, ed io potei rilassarmi leggermente, toccandomi con fatica le natiche doloranti, stavo per piangere, tenevo duro ma ero al limite, una frustata di Ale nel petto fu la goccia, e scoppiai a piangere “basta vi prego, basta” non c’erano segni di pietà, Amanda mi colpi con un calcio di punta nella schiena “che cazzo piangi ragazzino, a te piace soffrire no?” “non così, non così, vi prego”, ma non ci fu verso continuarono ancora, ridendo ed eccitandosi, vedermi piangere le eccitava, smisi e mi rannicchiai vicino al muro, ma presi ancora una serie di calci, finalmente smisero, avevano intenzione di godere ora, “bene ne hai avuto abbastanza, sono stanca” disse Ale “ora fai il tuo dovere e vieni a leccare” si posizionarono sul divano allargando bene le gambe, ma io ero distrutto e faticavo a muovermi, “dai vieni o ricomincio a prenderti a calci schiavo di merda” Ale era sicuramente la più cattiva, con estrema fatica le raggiunsi ed iniziai a darmi da fare con la mia lingua, senza il benché minimo segno di eccitazione, avevo solo dolore, ovunque, ma il culo era quello che stava peggio. Come al solito non ci volle molto perché era bagnate fradice, eccitate e vogliose. Ma non gli bastava volevano il mio uccello, gli stivali non bastarono a richiamarlo in vita, Ale dovette farmi un pompino, e finalmente il cazzo si erse in tutta la sua rigidità “Ale andiamo sul letto a scopare, voglio essere comoda ed al fresco, sono troppo sudata” mi spinsero a calci senza forzare, solo degli incentivi a camminare fino alla camera da letto di Ale, mi sbatterono sul letto ancora con le manette, Ale lavorò ancora con la bocca, “è tuo zia inizia pure tu” Amanda si impalò immediatamente, e come una forsennata iniziò a muoversi, prendendomi ogni tanto a sberle,, venne ancora con rumore, resistevo, perché la paura non mi dava nessun piacere, avevo solo il cazzo duro e basta, fu la volta di Alessandra, ed anche lei copiò la zia, mi scopava e mi prendeva a sberle, la mia faccia ormai era gonfia e rossa, venne anche lei addirittura due volte da quanto era eccitata, “bravo schiavo, se non avessi un cazzo così saresti una nullità e basta” si tolse da sopra di me, mi presero e mi misero a novanta gradi sulla sponda del letto, Amanda mi inchiodò con il suo tacco sul mio collo, e Ale con la punta dello stivale si faceva strada nel buco del mio culo “potrei penetrarlo con il tacco zia” mi muovevo e d Amanda ci mise tutto il suo peso “prova, magari gli piace” sentii il tacco che spingeva, iniziai ad urlare come un ossesso “stai fermo, scherzavo schiavo, mica voglio rovinarti” e tolse il tacco, e mi colpì di punta su una natica e poi sull’altra, “girati e masturbati davanti a noi su” Amanda tolse il piede, mi girai subito, volevo solo che finisse, iniziai a masturbarmi con le manette, mi tenevo una mano, non riuscivo a venire, Ale mi diede un calcetto in faccia piano, copiata da Amanda, “ti conviene venire” continuarono a calci in faccia uno a testa, non picchiavano forte, ma avevo una paura folle, cercai di concentrarmi, Ale mi diede il tacco da ciucciare “forse questo ti aiuta” finalmente sborrai sul pavimento, “era ora” disse Amanda, mi fecero leccare il pavimento con i loro tacchi premuti sulla nuca, e ogni tanto sbattevo la testa per terra, dentro di me ora c’era solo la voglia di fuggire, il gioco si faceva pesante, troppo pesante. Quando finii, loro si fecero una doccia, ed io raccolsi in fretta la mia roba e scappai di corsa, mi fermai in un vicolo, mi rivestii in fretta, il mio corpo era tutto un livido, la faccia era inguardabile secondo me, non sapevo come fare, poi mi ricordai che avevo le chiavi della mia cabina al bagno, erano le otto, in giro poca gente, mi rifugiai li, c’era lo specchio, e mi potei guardare bene, in effetti la faccia era rossa, ma poteva essere il troppo sole, il corpo era coperto, così mi avviai a casa, distrutto fisicamente, umiliato e triste, Alessandra non aveva nessuna pietà, sapevo che voleva solo divertirsi, ma così non accettavo, non tornai più a casa di Ale, lei non mi cercò, anzi seppi poi che era tornata a Perugia, solo un giorno squillò il mio cellulare, era lei, ma io non risposi, non mi chiamò più.

THE END

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view post Posted: 18/3/2014, 09:45     +1Vacanze estive - STORIE - RACCONTI FETISH / BDSM
Mi lasciarono a dormire sotto il patio, mi arrangiai su di un divano di vimini, la notte era piacevole e si stava benissimo, avevo immaginato ben altro, ma le cose si erano messe in una situazione, delicata ed intrigante, in fondo l’arrivo della zia di Ale mi aveva eccitato non poco, riuscii a dormire, mi svegliò un contatto sulla mia faccia, era il piede di Ale calzato dal suo zoccolo con il tacco rosso “sveglia schiavo, siamo già in piscina noi, se vuoi fare colazione c’è del caffè e una pasta” tolse il piede e se ne andò sculettando a prendere il sole vicino alla zia, Dopo alcuni minuti mi chiamò “schiavo vieni muoviti”, mi avvicinai, ero in costume, “nudo, devi stare nudo, togliti il costume”, ubbidii mostrando il mio cazzo molle, “fatti due giri della piscina come sai, che iniziamo la tua giornata da schiavetto ubbidiente” Amanda se la rideva sorniona, anche lei portava degli zoccoletti a tacco alto, tutti in plastica di colore nero, non aveva il reggiseno, e le tette erano abbronzate come il resto del corpo. Giravo come un cretino, con Amanda sdraiata e Ale in piedi sul bordo della piscina, le passai vicino al secondo giro, e stavo per fermarmi, “hai vinto un altro giro” e mi allungò un calcio nel culo ridendo, ne feci altri quattro e sempre con l’incentivo di un calcio quando gli passavo vicino, l’ultima volta, non me ne accorsi, ma Ale aveva in mano una sottile canna flessibile, tolta probabilmente da vicino una pianta, dove sosteneva qualche ramo, ed invece del calcio, ricevetti una bacchettata dolorosa, mi fermai mettendomi le mani al culo, “togli le mani, e “stai fermo, quante ne vuoi decidi tu?” “dai Ale fa troppo male” un’altra bacchettata mi fece gemere “ahhhhhhhhhhh” lei imperterrita “quante ne vuoi?” dolorante “tre” riuscii a dire “no, risposta sbagliata, dieci, e guai se ti muovi” e furono, e per dieci volte urlai, venne anche Amanda a controllare il risultato nelle mie chiappe “accidenti che lividi” Ale contenta “ha la pelle delicata, guarda come è rosso”, mi porsero entrambe i piedi da baciare “salutaci con riguardo, siamo le tue padrone animale” il culo mi bruciava maledettamente. Si sdraiarono, e Ale “cosa possiamo far fare al nostro schiavetto, dai zia inventati qualcosa” Amanda con espressione pensierosa, “facciamogli fare qualche penitenza strana, ad esempio, perché non ci fai un bel balletto, Ale accendi lo stereo del patio” Alessandra corse ad accendere lo stereo, ed una canzone di Madonna iniziò, “balla schiavo” con estremo imbarazzo iniziai a muovermi, ma a ballare sono una chiavica, e loro ridevano come matte “fai schifo come ballerino, vero zia” “si, sembri un orso” Amanda rideva “basta ballare, ora fai cento flessioni sulle braccia” non sarei riuscito a farne neanche venti, comunque iniziai, Ale mi venne vicino e appoggiò il suo tacco al fondo della mia schiena “ti aiuto io” non mi aiutava per niente, anzi mentre mi rialzavo lei spingeva in giù facendomi fare il doppio dello sforzo, alla fine cedetti e schiantai a terra, così Ale mi sali sulla schiena, con tutto il suo peso, “aspetta Ale mi è venuta in mente una cosa” Amanda sparì per un momento e tornò con una corda di nylon presa dalla amaca in giardino, me la fissò al collo facendo un cappio, e diede l’altra estremità in mano ad Ale “così stai in equilibrio, e tu striscia schiavo” strisciavo sui gomiti e Ale tirava la corda strozzandomi, feci qualche metro, mi mossi con le gambe e Ale scivolò giù, “che cazzo di tappeto mobile sei, comportati bene” risalì e continuai a strisciare con loro che ridevano come matte, avevo i gomiti a sangue, mi fermai senza fiato, Ale scese, ma la corda le aveva fatto fare delle pensate. “schiavo mettiti in ginocchio davanti a me con le mani dietro la schiena su da bravo” mi tolse la corda dal collo, e legò le mie palle sempre con il cappio, tirò due, tre volte, ed io la seguivo, “visto zia, gli ho messo il guinzaglio alle palle, ora lo faccio passeggiare un po’” ed iniziò a camminare “alzati, muoviti e tieni le mani dietro alla schiena altrimenti ti lego anche quelle” si mise addirittura a correre, ed io veloce dietro per sentire meno dolore possibile, Amanda rideva della cosa “sei diabolica Ale”. Non contenta si fermò sul bordo della piscina, fece passare la corda sotto il mio scroto e la riprese da dietro, “ora fai qualche flessione sulle gambe, che ti fanno bene” mi piegavo e mi rialzavo, ed Ale tirava come non mai, poi per farmi rialzare prese a darmi i calci nelle natiche, come mi piegavo lei colpiva per farmi rialzare ed intanto tirava, avevo male, e non capivo più niente, sentivo il calcio nel culo e subito dopo la tirata di palle, “cazzo che giochetto Amanda vieni a provare” non se lo fece ripetere, ed anche lei, calcio e tirata, non tirava molto le palle, ma in compenso dava dei calci forti di punta, con quelle zoccolette in plastica, meno male che smisero, mi slegai da solo la corda, e mi massaggiai le palle doloranti, loro mi guardavano sorridenti. Inginocchiato e umiliato le guardavo un po’ arrabbiato, ma Ale mi venne vicino e mi baciò in bocca con la lingua “ti amo mio schiavo, ti amo veramente” e mi prese in mano l’uccello iniziando a menarmelo con destrezza, lo scappellava fino in fondo, poi si abbassò e lo prese in bocca, ormai era duro, “zia vuoi assaggiarlo o ti fa schifo” Amanda si stava già alzando, “non mi fa schifo, anzi mi piace prendere in bocca un bel cazzo duro”, venne anche lei, avevo due bocche che si alternavano, e che chiedere di più, mi portarono al limite, “non venire schiavo” mi staccai perché stavo proprio per venire, “ci vuole metodo per interrompere la tua eccitazione” e così dicendo si allontanò leggermente e mi arrivò un calcio nelle palle devastante, “AHHHHHHHiiiiiiiiiaaaaaaaaaaaaaaaaaa”, in effetti il risultato si vide subito, “visto zia, altrimenti veniva, e noi non vogliamo”, Ale si accovacciò sulla mia faccia, buttandomi malamente a terra “leccamela ho voglia” si strusciò come una pazza, ero quasi senza fiato, finalmente venne di brutto, “Ah non ce la facevo più, vieni zia è tutto tuo” Amanda si accovacciò anche lei, ma fu più dolce, era meno infoiata della nipote, ma la mia lingua la portò velocemente all’orgasmo. Il mio uccello era mollissimo, le mie palle erano rosse come il fuoco, mi buttai in acqua, per avere sollievo, e mi allontanai da loro andando dall’altra parte della vasca. “dai non fare così schiavetto, vieni qui che ti facciamo venire” mi gridò Ale, “si vieni hai diritto di venire anche tu, ci hai fatto passare una bella mattinata”Mi avvicinai, sapevo cosa mi aspettava, si tolsero le zoccole, mi distesi a pancia in su e con i loro piedini a turno mi masturbarono finché l’uccello non fu nuovamente duro, sparai godendo meravigliosamente, e mi ritrovai i piedi da leccare con tutto il mio sperma.


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view post Posted: 14/3/2014, 13:45     +1Vacanze estive - STORIE - RACCONTI FETISH / BDSM
Finalmente Ale mi permise di fermarmi, la zia era andata a cambiarsi, e tornò in costume, era notevole, un corpo modellato finemente anche lei con tanga striminzito mostrava un gran culo e due gambe favolose, abbronzatissime, Ale mi fece stare a quattro gambe davanti a loro, “adesso zia ti faccio fare un servizio ai tuoi piedi stanchi, veloce schiavo leccale i piedi come sai fare su” iniziai a leccare i piedi della zia come facevo con lei, e vedevo che apprezzava, “sei proprio bravo” passai alle dita una per una “bravissimo continua pure” osai a prenderli in mano e continuai, “hai visto zia, che servizio” chiacchierarono tra loro, senza curarsi di me che continuavo a leccare e ciucciare i piedi di Amanda, le due erano proprio come sorelle, si dicevano tutto, Amanda le parlò dell’uomo che doveva raggiungere in Sardegna, e Ale le raccontò tutto di noi, di quello che mi faceva fare, “sono all’inizio, ma voglio spingermi oltre, questa sera ci divertiremo, sei contenta zia” Amanda rise, “certo che sei stata fortunata, è un bel divertimento”. Poi rivolta a me “ora basta, me li stai consumando” e risero entrambe. “E poi zia quello che è fantastico è che posso picchiarlo, non dice nulla, pensa che gli ho tirato anche un calcio nelle palle e poi me la sono fatta leccare, è stato bellissimo, lui in posizione a gambe larghe che attendeva, eccitante, vuoi vedere?” Amanda rideva “e dai fammi vedere” “schiavo in posizione” tentai un rifiuto “dai Ale lascia stare” mi arrivò una sberla fortissima che mi fece esplodere la testa “che cazzo dici schiavo, ho detto in posizione” mi alzai lentamente “mani dietro la schiena e gambe larghe” intanto lei si infilava le zoccole, “meglio con le scarpe” si preparò e colpì con violenza “whaaaaaaaaaaaa” mi piegai in due, con le mani sulle palle, lei si stava già togliendo il tanga, “ora vieni” mi prese per un orecchio e si fece leccare per alcuni istanti, spingendomi poi via “hai visto” tutta soddisfatta, io ancora piegato con la pancia in fiamme, “certo che è pazzesco, ed eccitante” Ale euforica “vuoi provare zia” Amanda se la rideva “lasciamogli riprendere fiato” ma la cosa sicuramente la intrigava, “dai zia, si è già ripreso” io cercai di dire qualcosa ma Amanda “allora in piedi schiavo in posizione” tutta sorridente “io sto a piedi nudi, sono più brava” i calci di Ale mi aiutarono ad alzarmi, non aveva nessuna pietà, doveva dimostrare alla zia tutta la sua potenza di dominio, mi ripresentai dolorante con le mani dietro la schiena, ed Amanda con nessuna remora mi colpì pesantemente, il colo del suo piede sinistro schiacciò le palle violentemente, sommato al colpo precedente mi sbatté a terra con un urlo lancinante “whhhhhhaaaaaaaaaaaaaoooooooooooo” ma Amanda copiava in tutto Ale, e si era già sfilata il perizoma, “puoi venire adesso muoviti” vista la mia lentezza Ale mi rifilò un calcione nel culo “e muoviti schiavo” avvicinai le labbra alla figa di Amanda, che se la fece leccare a lungo, “avevi ragione Ale è una sensazione bellissima di dominio assoluto” mi spinse via con il piede, “penso che sarà divertente il tuo ragazzo schiavo”. Mi lasciarono li in ginocchio, e ripresero a prendere il sole. Ero amareggiato, avevo fatto di tutto per Ale, anche farmi prendere a calci nelle palle, ma non pensavo che lei fosse così sadica, ora avevo paura, e non sapevo come fare, fu Ale a togliermi da quei pensieri, “questa sera andiamo a cenare da Lustri,” era un ristorante famoso e molto caro “sei contento schiavetto, così non dovrai prepararci la cena” e guardò Amanda sorridendo. Mi mandò a casa a cambiarmi, “vestiti bene mi raccomando” e per far ridere la zia mi accompagnò a calci fino alla porta del giardino, “vai, e non metterci troppo tempo, ti rivoglio qui in fretta”. Avevo voglia di non tornare, potevo farlo, non l’avrei più rivista, ma potevo farlo, infatti quando tornai tutto vestito bene e triste Amanda disse “avevi ragione Ale è tornato, io avrei detto che non tornava, ma è proprio innamorato” Ale sicura di se “ma scherzi il mio ragazzo mi adora”. Al ristorante con quelle due fighe facevo la mia porca figura, Ale aveva una corta gonna a tubo nera in raso delle belle scarpe nere a tacco alto ed una camicetta in seta bianca, era splendida, ed Amanda non di meno anche lei con gonna a tubo blu però lunga fino al ginocchio, aveva uno spacco davanti abbastanza pronunciato che metteva in mostra le gambe abbronzate, scarpe decolté blu tacco medio, e una giacchetta leggera di un blu leggermente più chiaro della gonna, io avevo dei pantaloni blu e la camicia bianca, devo dire che stavo bene, e mi fecero i complimenti entrambe. Non ci fu un gran dialogo, io ero imbarazzato dalle loro allusioni, Amanda era entrata bene nella parte, e sottovoce mi chiamava anche lei schiavetto, la cena era buonissima, ogni tanto se non rispondevo alle loro domande allusive ricevevo da tutte e due dei calci nelle gambe sotto il tavolo, “ti è piaciuto oggi?” alla fine risposi “si ma è troppo doloroso, non posso resistere” “non ti lamentare schiavo, è il prezzo per avere due strafighe come noi al fianco, guarda come sbavano tutti vorrebbero essere al tuo posto” Amanda intervenne “solo perché non sanno in che mai è caduto” e risero di gusto, poi Ale divenne seria “il dopocena caro schiavo deve essere fantastico, quindi preparati e non farci arrabbiare, cerca di essere un bravo schiavetto” che intenzioni avevano. Arrivammo a casa, Ale era leggermente ubriaca e rideva continuamente, mi prese sottobraccio, “sei in forma, come sta il tuo uccello? Non l’abbiamo ancora fatto vedere a mia zia, gliene ho solo parlato, spogliati nudo e vai nel patio, aspettaci li, e voglio trovarti con l’uccello in tiro” non c’era verso di eccitarmi ero troppo confuso, arrivarono solo vestite delle loro scarpe, completamente nude, “ti avevo detto in tiro” e mi arrivò una sberla, neanche tanto forte, “so io come fartelo tirare, tu ami solo i miei piedi brutto maiale, in ginocchio” tenendomi per le orecchie, iniziò a strusciare la suola della scarpa sul cazzo molle, e piano piano lui arrivò “vedi zia, come lo tocco con il piede, guarda che pezzo di cazzo ha il mio schiavo” Amanda si avvicinò “davvero notevole, sotto il costume non avrei detto” Ale “si è vero da molle non sembra ma quando è in tiro e proprio grosso e lungo, e ti assicuro che lo usa bene”. Ale era soddisfatta, “ora dobbiamo eccitarlo bene, così darà il massimo” e continuò a strusciare la suola della scarpa, mentre Amanda prese l’iniziativa, e mi porse anche la sua scarpa da leccare, “se è questo che ti piace, datti da fare” in effetti era eccitante, quando Ale decise che poteva bastare, fece sedere Amanda vicino a lei sotto il patio, entrambe con le gambe bene aperte, “ora schiavo striscia fino a noi, e vedi di farci contente” iniziai da Ale, per poi passare ad Amanda, erano tutto un gridolino di piacere, si davano il cambio, poi Amanda mi fermo da lei e volle venire violentemente, mi schiacciava la faccia con forza fino a quando si lasciò andare, Ale mi prese subito e volle venire anche lei, poi Amanda si girò in piedi sulla sedia e appoggiando il piede sul bordo mi fece spazio per prenderla da dietro “dai scemo veloce infila qui” ero infoiato, con poderosi colpi la portai nuovamente al limite, poi fu lei a muoversi come una forsennata, per godere miagolando bene, ero contento del mio lavoro, ma non ero sicuro di resistere con Ale, che si mise nella stessa posizione della zia, pronta a ricevermi, iniziai piano, ma lei si muoveva con foga, non la toccavo per la paura di venire prima, ma grazie a Dio venne anche lei, “e bravo schiavetto ce l’hai fatta” ero al limite, loro si sedettero esauste lasciandomi in piedi come un allocco, “sai zia a lui piace venire sotto le mie scarpe, questa volta faremo una suonata a due piedi, che dici?” Amanda perplessa “come vuoi fare” Ale decisa “sdraiati schiavo, tu occupati delle palle ed io dell’uccello” mi arrivarono entrambi i piedi, che lottavano tra di loro per schiacciarmi e scappellare il mio cazzo turgido, era doloroso ed eccitante, finii in un mare di sperma “ora spalma con la scarpa zia io faccio altrettanto, tanto poi lui lecca tutto” e mi arrivarono due suole da ripulire con la lingua, mi rimangia tutta la mia sborra come al solito, ma era stato bellissimo, vedere le loro gambe che lottavano per schiacciarmi fu sublime.
Fine quarta parte

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view post Posted: 13/3/2014, 20:15     Al suo cospetto - STORIE - RACCONTI FETISH / BDSM
Mi piace lo stile, complimenti sei stato in grado di esaltare la padrona come piace a me.
view post Posted: 13/3/2014, 15:23     +1Vacanze estive - STORIE - RACCONTI FETISH / BDSM
Arrivai puntuale alle undici, la porta sul retro del giardino era socchiusa, Ale era in piscina, stava passeggiando sul bordo “ciao schiavo” la salutai, “come si saluta la padrona” stese il piedino calzato da zoccoletti a tacco alto, di legno con una fettuccia rossa, anche il tacco era rosso, mi abbassai e baciai il piede sul collo, lei mi porse l’altro ed io ripetei il bacio, “spogliati, mettiti in costume, velocemente, metti la tua roba sotto il patio, e torna qui che devi mettermi a crema” mi attendeva con la crema in mano, “avanti tutto il corpo, inizia dalla schiena”, mentre si tolse il reggiseno e rimase in tanga rosso fuoco” spalmarle la crema era divino, non tralasciai un centimetro, indugiai un po’ troppo sulle sue natiche sode, “e basta sul culo, lo so che ti piace” finito il lavoro posai il tubetto della crema, “ora prenderò il sole passeggiando, e tu a quattro gambe come un tenero cagnolino mi seguirai, ad un metro da me, chiaro” come le piaceva dare ordini, la seguii ovunque, ed ero eccitato dalla sua visione, le ginocchia iniziavano a farmi male, lei andò sul prato ed ebbi un sollievo, sprofondava con i tacchi, e quindi si tolse le zoccolette, me le fece tenere con la bocca, dalla parte dei tacchi infilandomeli in bocca “tienili fino a quando passeggio sul prato, quando torniamo in piscina, me li rimetti” il giardino era grande, protetto da una siepe alta tre metri, meno male che si stancò di passeggiare, vicino alla piscina le rimisi le zoccole, e lei per ringraziamento mi stampò un calcio nel culo “bravo schiavo ti è piaciuto il giretto, continua pure intorno alla piscina” feci ancora tre giri della piscina, “ora sdraiati di fianco a me per terra però” lei era già bella comoda sulla sdraio, io mi distesi di fianco, e subito il suo piede calzato si appoggiò sul mio uccello duro, era il suo modo di dominarmi con il suo piede che premeva forte, mentre prendeva il sole, “stai fermo non ti muovere capito” vedevo la sua gamba tendersi e sentivo la pressione della suola sul cazzo, ed il tacco sulla pancia, dopo un po’ si alzò, ma solo per salirmi con tutto il suo peso sul mio petto, “come si sta li sotto, bello il panorama?” il panorama era il suo culo fantastico alla fine di quelle gambe lunghe e muscolose, si fece leccare il tacco “prendilo in bocca e ciuccialo dai” pretendeva di stare in equilibrio, ma dovette appoggiarsi allo sdraio per non cadere, io immobile ciucciavo, il peso iniziava ad essere insopportabile, il suo tacco affondava tra le mie costole con un dolore lancinante, ma lei non lo spostava, cambiò posizione per darmi l’altro tacco da succhiare, un segno rosso circolare si era formato vicino al capezzolo destro, ed un altro si stava formando vicino all’altro, scese dal mio corpo, e guardò i due segni ”che belli, sembra che hai quattro capezzoli schiavo” Si sdraiò nuovamente, “vai a prendere una vaschetta di gelato, pranzeremo con quella, crema e nocciola muoviti, vai in costume” la gelateria era abbastanza vicina feci una corsa, entrato tenni il braccio sul pio petto per nascondere i segni dei suoi tacchi, fui di ritorno in breve tempo, lei aveva già in mano una coppa di vetro, se la preparò con il gelato, e si sedette a mangiarselo, “tu aspetta che dopo te lo faccio mangiare io” attesi in piedi davanti a lei come un deficiente, “sdraiati davanti a me” Ale intingeva in tacco dello zoccolo nella vaschetta, e me lo porgeva “mangia schiavo” leccavo quel poco di gelato dal suo tacco, si tolse lo zoccolo e con un gridolino intinse la punta del suo piede nel gelato “ohhhhhiii che freddo” me lo porse “lecca” e continuò così per un po’, “basta hai mangiato a sufficienza, porta la vaschetta nel frigorifero sotto il patio” Quando tornai, la ritrovai nuda senza tanga seduta a gambe larghe, con la sua passerina in bella mostra, “giù a leccarla ha voglia” come al solito leccai con foga, volevo darle il massimo del godimento, e la cosa avvenne abbastanza velocemente. Squillò il suo cellulare, “ prendilo” gli passai il cellulare preso dalla sua borsa che era sul piccolo tavolino, “ciao zia” esplose con gioia, “davvero passi, quando, questo pomeriggio, e ti fermi due giorni, sono felice zia, non sai che bella sorpresa avrai, mi sono fatta il ragazzo, ma non sai che ragazzo, va bene dai ti aspetto, ciao” era radiosa, “caro schiavetto, ti presenterò mia zia, sai a trentanove anni, è bellissima, per me è come una sorella, ci diciamo tutto, lei è separata e vive sola a Roma, mia madre le ha detto che ero sola, così mentre lei va in Sardegna, passerà due giorni con me, fantastico” per me non era così fantastico anzi, pregustavo di passare il tempo solo con lei e adesso arriva questa. Ale era euforica, “mia zia Amanda arriverà alle sei, e tu dovrai riceverla come si deve, ubbidirai a tutti i miei ordini, tanto stai tranquillo, lei non dirà nulla a nessuno, comportati bene altrimenti non farti più vedere capito” non so se avevo capito, ma non ero per niente tranquillo. Il telefono squillò ancora “ciao Dani, no, non vengo in spiaggia, io e il mio ragazzo ce ne stiamo in piscina, ciao” fu breve e veloce “era Daniela, l’ho liquidata”. Passammo il resto del tempo in acqua e a prendere il sole, Ale era tranquilla, giocava con me umiliandomi sempre di più, “telefona a casa che dormi qui da me” lo immaginavo, presi il mio cellulare e avvertii mia madre, le dissi dov’ero, lei conosceva la famiglia, e adducendo che Alessandra aveva paura a dormire sola mi sarei fermato, mia madre era contenta, non vedeva l’ora che avessi una ragazza, quindi concluse con la solita frase “e mi raccomando comportati bene”
Alle sei e mezza arrivò Amanda, Ale le corse incontro, si abbracciarono con trasporto, Amanda era una bella donna, alta, mora con i capelli ricci, aveva una piccola valigia, ed era vestita con un completo in lino giacca e pantaloni di un verdino chiaro, ai piedi dei bellissimi sandali verdi con il tacco a spillo, “non ci crederai zia, questo è Sergio, il mio ragazzo schiavo” e la guardò ridendo “come schiavo?” e Ale saltellando, “si, si è il mio schiavo, gli piace essere dominato, guarda” si voltò verso di me “schiavo bacia i piedi a Zia Amanda subito” cosa potevo fare, mi prostrai davanti alla zia, che non si mosse di un millimetro, e le baciai entrambi i piedi sul collo, “hai visto zia, ma questo è niente, fa tutto quello che voglio, adesso schiavo lasciaci sole, fatti dei giri intorno alla piscina, come sai” a testa china, mi misi a quattro gambe ed iniziai a girare, vedevo il viso perplesso della zia, ma non sentivo i loro discorsi, ogni tanto ridevano apertamente, indicandomi, la situazione si era complicata, mi sentivo morire, ormai avevo fatto cinque giri, mi fermai e subito la voce di Ale, “continua a girare o vengo io e ti faccio girare a calci nel culo” ripresi subito, guardando di sfuggita il volto sorridente della zia.
Fine terza parte

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view post Posted: 12/3/2014, 13:30     +2Vacanze estive - STORIE - RACCONTI FETISH / BDSM
A casa ero al settimo cielo, non riuscii neanche a mangiare, mia madre incazzata, per la mia aria assente e sorridente, meno male che arrivò gente, ed io svicolai prima del solito, arrivai al bar che erano le otto, e non c’era nessuno, ma piano piano arrivarono tutti, meno Ale, alle dieci non c’era ancora, Daniela mi apostrofò “quella stronza di Ale cosa ti ha detto, forse che non veniva?” Ed io “no, ha detto che viene” in quel momento spuntò, con un gonnellino a pieghe giallo cortissimo, le sue gambe abbronzate in bella vista, ed un paio di decolté dello stesso colore della gonna con un tacco altissimo, attraversò il bar facendo girare tutti, e venne da me baciandomi in bocca, nello stupore generale “be, che c’è da guardare, io e Sergio ci siamo fidanzati, lui ora è il mio ragazzo, non ve l’ha detto?” bocche spalancate, lei si siede sulle mie gambe, con naturalezza “dove si va caproni” Erano tutti stupiti, ed i ragazzi invidiosi e furenti, il più scemo se l’era presa, e chi ci credeva, Aldo tentò “dai è uno scherzo” Ale furente “deficiente che cazzo dici, vieni Sergio queste sono delle merde e basta” mi prese per mano e mi portò via, come un ebete la seguii senza toccare i piedi a terra, mi sentivo gli sguardi tutti gli avventori del bar addosso, ed era una sensazione sublime, quando fummo a distanza Ale “hai visto che facce?” io allegro, “si, troppo bello” ci mettemmo a passeggiare mano nella mano per la via “hai visto che scarpe ho messo Sergino, solo per te, adesso troviamo un bel posticino solitario e te le faccio leccare, contento?” altro che contento ma con una paura bestiale addosso, non mi fidavo ciecamente di Alessandra. Trovammo una panchina nei giardinetti in un angolo buio, mi fece sedere, e lei si sedette al contrario di me sulle mie ginocchia, mi baciò con passione “toccami il culo schiavo” mi mordicchiava l’orecchio, sempre più forte, mi fece tirare anche un urlo “stai zitto” poi si tolse e si sedette normalmente accavallando le gambe, “su fai il tuo dovere, dai una leccatina alle mie scarpe togli la polvere della passeggiata, guardo io se arriva qualcuno” in effetti erano impolverate, ma la mia lingua le riportava al colore originale, “mettiamo alla prova la tua devozione, anche le suole” fu difficile, ma volevo dimostrarle che non mi fermavo davanti a nulla, leccai le suole di una scarpa, arrivò gente e lei mi fece rialzare “scommetto che sei in tiro eh” e mi palpò bene “si che sei in tiro” mise una gamba sopra la mia, giocando col il mio uccello stringendo le palle, sotto i jeans larghi, “ora mi piacerebbe darti un calcio nelle palle, sei d’accordo vero?” avevo paura il ricordo del pomeriggio era ancora ben presente, ma io volevo assecondarla in tutto “si” lei contentissima “vai dietro quella siepe, e stai in piedi a gambe larghe, io arriverò all’improvviso, aspetterò che non ci sia nessuno stai tranquillo, ti eccita questo?” sapevo dire solo “si”, “vai schiavo” raggiunsi la posizione, potevo vederla seduta sulla panchina, lei si guardò bene intorno e poi partì con il suo incedere sexy, me la ritrovai davanti, non ebbi il tempo di dire niente, la sua gamba partì senza pietà e di collo pieno mi arrivò sulle palle indifese, con un urlo soffocato mi piegai in ginocchio, lei era eccitata, fu sopra la mia testa, ed allargandosi il perizoma “leccala, adesso subito, leccala”. Passammo il resto della serata seduti a parlare, ma a lei interessavano solo le cose che poteva farmi, “e poi posso frustarti, ti posso legare e fare a te quello che voglio” si eccitava al pensiero di avere un oggetto, uno schiavo da usare a piacimento “ti farò sentire i tacchi nella carne, ti farò urlare dal dolore” e mi chiedeva conferma, che puntualmente davo, si sedette nella panchina mettendosi di lato, e puntò i suoi tacchi raccogliendo le gambe contro il petto dicevo puntò i tacchi nella mia coscia sinistra, “li senti così?” se arrivava gente si spostava velocemente. “Sai caro il mio schiavetto che i miei se ne vanno per una settimana, ed io avrò la casa tutta per noi, sarà stupendo” lo pensavo, ma avevo anche paura che sarebbe stato un crescendo di situazioni, in quanto Alessandra aveva sicuramente un indole sadica e perversa, e non gli pareva vero di avermi trovato. La serata passò con questi giochetti, fatti di minacce velate e non, si stava delineando la nostra relazione di schiavo e padrona, mi ordinò con durezza, “domattina i miei se ne vanno alle dieci, quindi tu arrivi alle undici, io sarò in piscina, ti lascio la porta sul retro della recinzione aperta, passa di li, adesso andiamo in spiaggia dai” L’ idea di essere il suo ragazzo mi elettrizzava, ma sapevo che per lei ero solo un giocattolo, infatti “sai dovevo andare con i miei, avevo già deciso di farlo qui mi rompevo e basta, ma poi ho trovato il mio passatempo, e chi si muove più” era abbastanza chiaro, non c’era niente di sentimentale, si voleva divertire e basta, ed io ero il suo divertimento. In spiaggia sembravamo proprio due innamorati seduti vicini con il mare davanti, “ce l’hai duro schiavo?” ero abbastanza rilassato e non ci stavo pensando “no Ale”, lei “molto male schiavo quando sei con me devi averlo sempre duro” si alzò e con noncuranza mise il suo piede scalzo sulle mie palle, si guardava intorno “quanto ci metti?” non ci volle molto, “ha così va bene” e si risedette, il mio piede ti fa effetto in fretta” si mise a palparmi e stringere le palle con forza, “ho voglia di scoparti, andiamo nella mia cabina ho preso le chiavi” al bar del bagno erano abbastanza stupiti, ma con dei giri stupidi intorno alle cabine come se giocassimo a rincorrerci, ci infilammo nella sua cabina: Ale era eccitata, mi tirò giù i calzoni e le mutande, attese che mi sfilassi tutto, lei era già nuda, solo con le scarpe, e mi prese in piedi infilandoselo dentro, bagnata com’era scivolò tutto dentro facendola gemere di piacere “che cazzo che hai, mi piace veramente” faceva tutto lei, io mi concentravo, “non venire fino a quando non voglio io” ultimi colpi e la sentii fremere di piacere, “in ginocchio schiavo, leccamela adesso” mi impiastricciai tutto, e lei godeva ancora, mi fece leccare lungamente, poi sentii la suola della sua scarpa sull’uccello, iniziò a muoverla dolcemente avevo le mai sulle sue natiche, e la testa appoggiata al suo pube, spruzzai sull’altra scarpa e sul pavimento, ero sicuro che mi avrebbe fatto leccare tutto “brutto sporcaccione, sempre sulle scarpe, sai cosa devi fare vero?” lo sapevo, e con il suo piede in testa leccai prima la scarpa e poi il pavimento, “non puoi capire quanto mi piace dominarti così, vederti leccare il tuo sperma mi fa venire di nuovo voglia, ma è meglio che andiamo”. Si rivestì, ed anche io velocemente, “ti è piaciuto schiavo” si mi era piaciuto tantissimo “si davvero sei bellissima Ale”, tutta contenta mi inchiodò con la sua gamba puntandomi il tacco in pancia, e sbattei contro il muro “ci aspettano giorni di fuoco schiavo”:
fine seconda parte

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view post Posted: 11/3/2014, 15:59     +4Vacanze estive - STORIE - RACCONTI FETISH / BDSM
MI chiamo Sergio, ero in vacanza a Viareggio, con gli amici di sempre, ho diciannove anni, e sono un ragazzo normale, alto un metro e settanta magrolino, e abbastanza timido, porto i capelli cortissimi, ed ho un viso un pochino bambinesco, con le ragazze ho qualche problema, soprattutto per il fatto che la mia indole sottomessa ha sempre il sopravvento e non riesco ad essere incisivo, in più mi perdo nelle mie passioni feticistiche, piedi scarpe e altro, nelle ragazze guardo soprattutto le gambe, il culo, e poi scendo alle estremità, questo per presentarmi un pochino. Quell’estate nel gruppo c’era una ragazza nuova Alessandra, chiamata da tutti Ale, ventidue anni, bionda con i capelli lunghi bellissima di faccia, ma il corpo era meraviglioso, e poi il suo abbigliamento lo esaltava, portava sempre dei pantaloncini corti in jeans, ma corti all’inverosimile, e sgambati al punto che le sue bellissime chiappe facevano capolino, mostrando anche una righetta non abbronzata dove si appoggiavano alle cosce, ai piedi stivali bianchi stile texano,, sempre con magliettine super aderenti, anche se le tette non erano di grande interesse per me, il tutto in Ale era completato da un carattere molto forte, e autoritario, proviene da una famiglia molto ricca, ha una villa vicino al mare, da mille e una notte con una piscina spaziale. Naturalmente non mi cagava neanche di striscio, al bar dove ci trovavamo tutti i santi giorni, mi fu presentata da Daniela, all’inizio delle vacanze, ma era passata una settimana, e non mi aveva mai rivolto la parola, non si ricordava secondo me neanche il mio nome, io la guardava di nascosto e fantasticavo su quelle gambe, non parliamo poi di quando eravamo in spiaggia, e lei sfoggiava dei tanga a filo interdentale mostrando il suo culo fantastico, era al centro sempre della situazione, e tutti i maschi del gruppo sbavavano per lei, che aveva parole di disgusto per tutti “senti non mi rompere, non vedi che sei un poveraccio, ma dove ti vesti in una discarica” ed il gonzo di turno era servito “che cazzo vuoi non mi disturbare, chi cazzo sei tappo” questo ad un mio amico leggermente basso, visto che lei con il suo metro e settanta gli svettava sopra la testa, oppure “tu non venire che ci rovini la media da quanto sei brutto”, non aveva pietà, la sua bellezza gli permetteva tutto. Per non parlare poi quando si decideva cosa fare, alla fine decideva sempre lei, “se non ti va, mi fa piacere se non vieni” e concludeva altezzosa ogni discussione. Ora eravamo al bar, in un pomeriggio caldissimo, tutti svaccati su delle sedie di plastica a bere coca cola e fumare qualche spinello, lei era annoiata si vedeva, “basta sono stufa, mi fate cagare, vi porto in piscina da me, tanto i miei non ci sono” non era la prima volta che ci portava a casa, ma questa volta ci fu un moto di ribellione, e parecchi rifiutarono l’invito, rimase solo lei e le sue amiche Daniela e Claudia, nessun maschio, lei era furiosa, “senti coso” che sarei io lo sapevo che non si ricordava neanche il mio nome “tu vieni vero?” il tono non era interrogativo, ma era un ordine, “si Ale volentieri” lei prese la sua borsa, “andiamo, che queste facce mi disgustano” mi voltai a vedere gli sguardi dei miei amici, “vai, vai con quella stronza, vai pure” non risposi presi il mio asciugamano e andai con quelle tre, a casa di Ale. Inutile dire che non mi cagavano, si misero a prendere il sole, sdraiate tutte vicine, ed io in un angolo, che giocherellavo con il mio telefono, mi feci un bagno, la piscina era molto grande e si poteva nuotare bene, mi feci una ventina di vasche, nuoto molto bene in tutti gli stili, non sono veloce, ma me la cavo bene, arrivarono le sei del pomeriggio, e Daniela e Claudia si preparavano ad andarsene, quindi presi la mia roba, e anche se bagnato mi avviai verso di loro, ”e tu dove vai, mi lasciate sola a rompermi le palle, non puoi restare’” non sapevo cosa dire, io solo, con lei che non mi aveva neanche chiesto se volevo bere qualcosa, mentre loro si erano fatte dei beveroni con ogni ben di Dio, “dai resta, fatti ancora un bagno” salutammo le ragazze che con dei risolini se ne andavano, ed io mi ributtai in acqua, scese in acqua anche lei, e mi venne vicino, “nuoti bene, facciamo qualche vasca in stile libero” era veloce, dopo cinque vasche ne avevo mezza di distacco, si fermò “però sei lento, non hai il fisico” uscì dall’acqua, e si rimise al sole, “vieni ad asciugarti vicino a me, come cazzo ti chiami già?” “Sergio” “ecco Sergio vieni” per la prima volta mi aveva chiamato per nome, mi distesi sulla sdraio vicino a lei, avevo la visione di quelle belle gambe abbronzate, quei piedini con anello d’oro, smaltati di un rosso vivo, cercai di non farmi venire strane idee, non volevo farmi venire un’erezione imbarazzante, ma non ci fu nulla da fare, allora con la paura che se ne accorgesse, mi girai sulla pancia, schiacciando il mio cazzo duro contro lo sdraio in legno, lei diretta “di dove sei?” “di Milano” “e a Milano ce l’hai la ragazza?” “No” lei rise sorniona, “cosa studi?” sembrava volesse fare due chiacchiere per passare il tempo, “sono al primo anno di medicina” “e girati, non sta bene parlare di schiena cretino” mi girai lentamente, e lei si accorse subito del mio pacco, ma forse se n’era già accorta prima, “hei, ti faccio questo effetto?” imbarazzatissimo coprii con le mani, “he scusami, scusami, è che sei moollltoo bella, anzi bellissima” si voltò tutta verso di me “lo so che sono bella, dai fammi vedere bene che effetto ti faccio” era sfrontata, “tira giù il costume” io rosso e stranito “no, Ale non è il caso” lei dura “ti ho detto di farmelo vedere muoviti” non potevo tirarmi indietro chissà cosa avrebbe detto agli altri, con paura tirai giù il costume e lui svettò come un’asta a molla, “però chi l’avrebbe detto, mica male” ero orgoglioso del commento, si mise a guardarmi l’uccello con interesse, “se vuoi puoi masturbarti” ero nel pallone più totale, “no, no, non è un problema, ora me ne vado” “dove cazzo vai, se non vuoi masturbarti cosa vorresti fare?” era pazzesca, non aveva nessuna remora “vuoi scoparmi?” mi ricomposi, “non credo che tu voglia” “tieni giù il costume mica ho detto di coprirti” ritirai giù il costume, lei si alzò in piedi, difronte a me, alzò la gamba ed appoggiò il suo piede con la pianta sulla mia cappella, un brivido mi percorse la schiena, “vuoi che ti masturbi io, naturalmente con il piede” ed iniziò a strusciare la pianta del suo piede sul mio cazzo, che scoppiava “accidenti come è duro, ti piace il mio piede?” con salivazione zero “siii, mooooooooooolto” “vorresti baciarlo?” che domanda sublime, con un filo di voce “si” lei “ne ero sicura” mi porse il piede, io mi alzai dalla posizione sdraiata e baciai il collo del piede “puoi fare meglio” persi ogni remora, e baciai il suo piede ovunque, “tira fuori la lingua e leccalo bene” non me lo feci ripetere, il sapore del cloro mi invase la bocca, ma continuai a leccare, ”sai mi piace farmi leccare i piedi” cambiò posizione e mi porse anche l’altro “non ingoiarti l’anello eh” leccai avidamente anche l’altro piede, le ciucciai le dita una per una, sembrava lo gradisse molto, poi lei si sfilò il tanga, un tuffo al cuore mi pervase, “stenditi per terra” era un ordine ben preciso che io eseguii immediatamente, lei si sedette sulla mia faccia senza preamboli “leccami" mi porse la sua figa bagnata fradicia, ed io iniziai a leccarla, non ci misi molto a farla venire, la mia faccia era tutta impiastricciata dei suoi umori, lei si alzò e con il piede mi pulì la faccia, e me lo fece leccare ancora, poi mi levò il costume del tutto “ora mettiti a quattro gambe” Mi alzai a fatica con il cazzo in tiro quando fui a quattro gambe lei mi salì in groppa, sentivo ancora la sua figa bagnata sulla schiena, “fammi fare un giretto Sergino” tirò su le gambe passandomele sulle spalle, gravava con tutto il suo peso “dai fai un giro intorno alla piscina” si teneva alle mie orecchie “ti piace Sergino” mi chiamava con quel diminuitivo per umiliarmi, “si” sempre con un filo di voce, e lei ancora “ne ero sicura, penso di aver capito tutto, e pensò che quest’estate ho trovato il divertimento”, mi fece fare due giri intorno alla piscina, ero sfinito ma non cedetti, lei si rialzò, “stai fermo così” girò dietro di me e si mise a giocare con il piede facendo dondolare il mio uccello, poi si mise a sfregarmelo con il collo del piede, stavo quasi per venire, quando lei calciò le mie palle “ahhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh” e caddi in avanti, lei rise fragorosamente “dai dimmi che ti è piaciuto anche questo non deludermi” il mio filo di voce non usciva, ma alla fine riuscii a dire “siiii” Ale rise forte, “bravo il mio Sergino” si allontanò da me, e cominciò a rivestirsi, senza rimettersi il tanga, si infilò i suoi calzoncini, e si mise gli stivali, “mettiti il costume, andiamo dentro a bere qualcosa” ci fermammo nel patio, “vieni qui vicino a me, cosa vuoi,, una birra?” feci si con la testa, lei stappò una birra, e me la porse, “bevila in ginocchio davanti a me” sorseggiavo la birra davanti alle sue gambe “ti piacciono le mie gambe?” e mentre con la punta dello stivale dava dei calcetti alla mia patta “si mi piacciono molto” “accarezzale” posai la birra e adorai le sue gambe, accarezzandole su fino al culo, “vuoi venire Sergino?” non mi lasciò finire la frase e mi tirò in piedi, fu lei ad abbassarsi, e mi tirò giù il costume, lui svettò nuovamente ormai al massimo della resistenza, lei lo prese con la mano e lo guidò nella sua bocca, stava accovacciata “ora ti faccio un pompino, ricorda che è un onore” non parlai, il mio uccello scompariva e ricompariva nella sua bocca, succhiava bene, sentivo le sue labbra carnose, con una mano mi accarezzava le palle, si accorse che stavo per venire, e terminò con la mano, facendomi sborrare sul pavimento e sui suoi stivali, lo menò fino all’ultima goccia, “bello vero? Ma mi hai preso anche gli stivali, puliscili” stavo per usare la mano, “eh no, non con la mano usa la lingua” non m’importava, usai la lingua, e lei rise fragorosamente, “anche il pavimento ciccio”, sperma e sabbia, era tutt’uno, mi teneva la suola dello stivale premuta sulla testa “fino all’ultima goccia” leccai tutto, e poi presi la punta del suo stivale che lei mi stava porgendo aprendo la bocca più che potevo, “vuoi fare tu un pompino al mio stivale, fai pure, mi piace guardarti” incitato da lei lo tenevo con tutte e due le mani come fosse una reliquia, e lo spompinavo con foga, “basta che lo rovini bestia” e tolse il piede, si mise a camminare, io mi rialzai “dunque abbiamo a che fare con un bellissimo schiavetto, e non potevamo desiderare niente di meglio” ero attento alle sue parole “quindi vienimi dietro mentre ti parlo, ma fallo a carponi, con gli occhi fissi al mio culetto” la seguivo come un cagnolino estasiato da quella visione, lei camminava e parlava “vuoi essere il mio schiavo per tutte le vacanze?” “si” “bene, allora ti assumo, naturalmente non ti umilierò davanti agli altri, tranquillo, da adesso per tutti sarai il mio ragazzo, ora stanno per tornare i miei e te ne devi andare, questa sera comunicheremo a tutti che ci siamo fidanzati”. Me ne andai, lei mi baciò sulla bocca facendomi sentire le sua lingua, “non farti seghe, mi raccomando, ci vediamo alle nove al bar”

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view post Posted: 20/1/2014, 18:31     Una donna comprensiva - STORIE - RACCONTI FETISH / BDSM
Silvana entrò nella parte come non mi sarei mai aspettato, quella sera mi attese sulla porta, era vestita con un gonnellino blu a tubo molto corto, le solite scarpe nere con il tacco a spillo che sapeva mi piacevano un casino, una maglietta bianca leggera che mostrava bene le sue tette, “ è questa l’ora di arrivare pezzo di merda di uno schiavo deficiente” subito una sberla, e mentre entravo un calcio nel culo, non potevo aspettarmi di meglio, non l’avevo immaginato neanche nelle mie previsioni più rosee, entrato continuò “sei in ritardo, ti punirò brutalmente come meriti, vai a lavarti le mani e mettiti a tavola” mi strizzò l’occhio, con malizia ed io risposi “subito padrona”.
Mangiammo quasi in silenzio, appena terminato io stavo seduto “adesso signorino sparecchia e lava i piatti” questo non me lo aspettavo, tentennai leggermente, mi arrivò una sberla “forse non hai capito, sparecchia e lava i piatti” ubbidii, mentre lavavo i piatti lei si mise in modo di mettermi il tacco piantato nel culo, stava seduta rivolta verso di me e teneva il suo tacco sul mio culo, quando era stanca cambiava gamba “lavali bene, altrimenti sono dolori per te, tu sei il mio schiavo personale, e devi fare tutto quello che voglio, quando hai finito mi prepari il caffè” era piacevole sentire il suo tacco che mi dominava, lavavo i piatti lentamente lei se accorse, si alzò, “forse hai bisogno di qualche incentivo, sei troppo lento” mi prese a calci nel culo “e muoviti imbranato, mica voglio passare la serata a guardarti lavare i piatti” dopo l’ennesimo calcio finii il lavoro, le preparai il caffè, e li ci fu una pausa “vado bene Marco, sei soddisfatto della tua padrona?” altro che “vai benissimo Silvana, esagera pure io resisto, sii pure più cattiva non farti problemi, mi stai eccitando da matti, non ti ringrazierò mai abbastanza per quello che mi fai” lei sembrava contenta, “guarda che sta piacendo anche a me, non preoccuparti.”
Finì il suo caffè “bene schiavo, anche se il caffè faceva schifo, ti permetto di leccarmi le scarpe,” in ginocchio mi apprestai al leccaggio delle scarpe, che fu lungo ed estenuante, lei non diceva niente ed io continuavo “basta, sono pulite abbastanza, possono calpestarti un po’” non avevamo ancora provato il trampling, quello fu un momento delizioso, all’inizio aveva paura di farmi male, ma quando vide che sopportavo, infierì bene con i suoi tacchi, “vuoi che ti schiaccio un po’ i ciglioni schiavo, accidenti che pezzo di marmo, lo sento anche sotto le suole, schiacciamolo bene” rimase con un piede sul cazzo e uno si faceva leccare la suola, poi io tenevo la lingua fuori e lei ci strofinava sopra la suola della scarpa, mi piaceva un casino.
Silvana era fantastica, aveva memorizzato tutte le mie voglie e le stava placando con tutta la sua fantasia, le avevo parlato che mi sarebbe piaciuto portarla in groppa, e lei si ricordò “a quattro zampe, fammi da cavallino schiavo”, si tolse la gonna e rimase in tanga, mi salì sulla schiena, e mi fece trotterellare per la stanza “e muoviti, sembri un mulo più che un cavallo, ma si stufò in fretta, “lo so che adesso vuoi la tua dose di calci, ti piace sentire il mio piede che ti colpisce nel culo, quindi rimani a quattro zampe, che ti faccio girare io” era bellissimo vederla colpirmi con dei poderosi calcioni nel culo, aveva uno stile dolce, ma i calci erano forti, si impegnava a cambiare punto dove colpiva “ti piace schiavo devo continuare” “si mia padrona continua pure” ma lei era stanca e si fermò, allora abbracciai le sue gambe “grazie padrona” ma lei mi stava già guidando verso la sua figa, mi aveva confessato che era da tanto che non faceva l’amore, dopo il marito aveva avuto solo due storie abbastanza deludenti, aveva bisogno di soddisfarsi, ed io avevo bisogno di lei, Dio come ne avevo bisogno, finimmo a letto, subii uno dei più bei pompini della mia breve esperienza, la fermai perché stavo per venire “hai fatto bene schiavo se venivi ti rompevo la faccia a calci”, entrai dentro di lei con dolcezza come voleva, e questa volta fui io a scoparla.
“come sono andata Marco?” dicevo la verità “sei stupenda Silvana, sei una padrona nata, a volte mi facevi paura, e poi quando mi hai preso a calci eri perfetta, giustamente cattiva” lei “si ma la prossima volta cioè domani” e si mise a ridere “ho un paio di stivali più adatti alle tue preferenze, vedrai” era una promessa allettante.
Decidemmo di andare per negozi, insieme, l’obbiettivo era trovare un paio di stivali per il mio massimo gaudio, e per alleviare i piedi di Silvana quando mi prendeva a calci, ma la scusa era buona per eccitarmi, era bellissimo, lei prese la sua auto una mini un pochino vecchia, ma ancora in buono stato, io mi sedetti comodo come passeggero, ma appena partiti le tirai su la gonna “voglio guardarti le cosce Silvana” lei sorrideva, iniziai ad accarezzare quelle fantastiche gambe “dai smettila che mi distrai e poi finisce che investiamo qualcuno” ma io non mollavo, ormai tra noi c’era una complicità estrema, lei aveva bisogno da tempo di sfogare le sue voglie represse, io ero quello giusto, con i miei segreti, andava bene ad entrambi, e poi secondo me lei si stava divertendo veramente.
Eravamo fuori stagione per gli stivali, infatti tutto quello che si trovava erano esemplari estivi, e con dei tacchi osceni, “Silvana magari in un sexy-shop” lei scandalizzata “eh no eh, questo te lo scordi, il sexy-shop no, ti accontenti di cosa troviamo, anzi aspetta mi ricordo di un negozio di abbigliamento un po’ particolare, che secondo me dovrebbe avere qualcosa” infatti si chiamava –luna blu- ed aveva cose strane un po’ punk, dark, tutti abiti neri, in fondo alla sala delle scarpe troviamo alcuni stivali che potevano andare, fu bellissimo farli provare a Silvana, nessuno ci seguiva dovevamo fare da soli, io le infilavo lo stivale, lei si alzava, si rimirava “che dici schiavo questi potrebbero andare bene” mi eccitavo come un mandrillo, “allora hai deciso o no, questi mi piacciono” poi ne trovai un paio fantastici, alti al ginocchio, di vernice, ma molto spessi, di alta qualità, suola in cuoio, e si vedevano che erano fatti molto bene, un tacco da dodici centimetri, punta affusolata ma non troppo, molto aderenti, “prova questi” Silvana li guardò, “sono altissimi Marco, non starei in equilibrio, figurati a prenderti a calci” ma io insistevo, le infilai il destro, “sono il trentotto, ci sono solo questi” le stava bene “dammi anche l’altro” infilai anche il sinistro, stava benissimo e lo vedeva anche lei, si tirò su la gonna, ed io impazzii, “ti stanno da Dio” era vero “e cammino anche bene, non l’avrei detto, quanto costano Marco?” il prezzo era scritto nella suola, 400 euro, “sono cari Silvana, ma voglio regalarteli io, è il meno che posso fare, non discutere neanche” invece lei discuteva, e non voleva assolutamente, poi la convinsi a prendere i soldi dicendole “questi stivali non sono i tuoi, sono miei, tu sei solo la padrona che li indossa, lo farai solo per me”, si convinse, prese il mio bancomat, le sussurrai il numero, non mi andava di farmi vedere a pagarli io, visto chiaramente il tipo di stivale.
Salimmo in macchina, ero felice come un bimbo con il suo gelato e lei lo sapeva “sei contento schiavetto mio, adesso scommetto che non vedi l’ora di provarli” più che vero, ma purtroppo avevo degli impegni, e non potevo, “fino a stasera devo resistere padrona” lei fermò la macchina, mi baciò con passione, e mi salutò.
Erano le sette correvo veloce, arrivai tutto sudato e suonai il campanello, lei mi aprì e come al solito mi aspettavo la sua incazzatura, invece niente mi fece entrare, e la vidi in tutto il suo splendore, si era messa gli stivali, solo con il tanga bianco, niente reggiseno, era bellissima ed altissima, mi buttai ai suoi piedi, ma lei si spostò “fermo cretino, sei in ritardo come al solito, ho deciso una punizione esemplare, visto che devo provare questi bellissimi stivali, prima che tu li lecchi con la tua avida lingua, li proverò sul tuo culo, così imparerai una volta per tutte ad essere puntuale, mettiti a quattro gambe e mostrami quel tuo culo voglioso, che adesso lo aggiusto io, saranno dieci e tu li conterai, stai fermo perché se ti muovi li raddoppio” Silvana mi stupiva sempre di più, era bravissima, mi misi in posizione senza parlare, e lei iniziò con durezza “unoooo” cazzo che botta “accidenti Silvana” lei “stai zitto e conta” “Dueee,ahhhhhhh,tre ahhhhhhhh,” questa volta picchiava duro, fu pazzesco arrivare a dieci, “adesso vediamo se riesci ancora a sederti schiavo, vai a lavarti le mani e mettiti a tavola” mi rialzai, e mentre le passavo vicino, ricevetti uno scappellotto dietro la nuca e un altro calcio. Ero in bagno mi massaggiavo il culo, l’uccello era di marmo, me lo toccai bene e stavo per venire, mi tirai giù i calzoni e le mutande, il mio culo era rosso, entrambe le chiappe, avrei voluto fotografarlo, mi rivestii e andai a mangiare, per tutta la cena il tacco di Silvana restò appoggiato sul mio cazzo duro, poi Silvana si alzò mi prese per la camicia, “tirati giù i calzoni” il mio uccello svettava, lei si abbassò ed iniziò a baciarlo, poi lo prese tra le labbra, e mentre si toccava iniziò un bel pompino “tieni le mani dietro la schiena” non voleva che la toccassi, me lo succhiava con vigore era fantastico, ma se continuava così non duravo ancora molto, lei se ne accorse, “ora tocca a te leccala, stà impazzendo” infatti era un lago, lei appoggiò lo stivale sulla sedia ed allargò bene il tanga, e la mia lingua fece il resto, venne in fretta, non ci volle molto, e la mia faccia affondava nelle sue cosce calde, soddisfatta mi staccò, “questa sera eravamo in tiro, ci siamo eccitati troppo, devo dire caro schiavo, che mi è piaciuto prenderti a calci” la cosa mi eccitava ancora di più, “fammi il caffè va, che ci riprendiamo”.
Mentre bevevo il suo caffè io mi occupavo degli stivali, finalmente potevo leccarmeli bene, mi sistemai sotto di lei e on avrei più smesso. “basta, coglioncello devi lavare i piatti lo sai” io non ne avevo voglia “ma Silvana c’è la lavastoviglie” lei mi diede una sberla “che cazzo centra tu sei lo schiavo e fai quello che voglio io, lava i piatti, su veloce” non ci fù verso con sberle e calci mi fece alzare e dovetti lavare i piatti, naturalmente il suo tacco nel culo era una costante “sai che inizia proprio a piacermi il nostro gioco” mentre forzava sia nel culo che nella schiena, avvicinò la sedia per poter infierire meglio.
Passai la serata sotto i suoi piedi mentre guardava la televisione, poi si stufò, e si mise a giocare con il mio uccello, le palle mi facevano male, dovevo venire nuovamente erano quasi due ore che ero in tiro, avevo il suo tacco in bocca e con l’altro piede me lo scappellava brutalmente, poi si alzò e iniziò a calpestarmi, ormai era sicura di se, alternava dolore a piacere, ci sapeva fare, e si stava eccitando anche lei, si sdraiò sopra di me schiacciandomi con il suo corpo, e si impalò da sola, con voce roca “stai fermo faccio tutto io, ma vieni solo quando te lo dirò, capito, non vorrai che riprenda a prenderti a calci nel culo” già la minaccia era eccitante, e poi sentirla così dominatrice su di me faceva il resto, cercai di resistere pensando ad altro, lei si muoveva lentamente, ma poi iniziò un ritmo forsennato, stavo venendo, e per il rotto della cuffia prima che lui rivenisse molle riuscì a godere anche lei, con filo di voce riuscii a dire “ al pelo padrona”.
Le nostre chiacchiere continuarono fino all’una, le dissi tutto di me e lei anche, capii, quanto era contenta anche lei, aveva bisogno di sfogarsi, e tutto era avvenuto con naturalezza, le mie ossessioni, l’avevano colpita, e poi si era lasciata andare, “ti ho fatto tanto male con i calci marco” era un po’ preoccupata “ma no silvana, tranquilla, anche se ti sei migliorata molto, ci hai messo la giusta dose di cattiveria, e poi io non so davvero quali sono i miei limiti” lei con un dolce sorriso “non importa, però non voglio essere io a scoprirli, io non voglio farti male, questo gioco potrebbe essere troppo pericoloso” ne ero sicuro, “tu sei fantastica, per me è incredibile quello che è successo, prima erano solo sogni, ora sono qui a spiattellarti tutte le mie voglie e tu mi ascolti, sono solo dispiaciuto di non averlo fatto prima, è una vita che sei nei miei sogni, non sai quante seghe mi sono fatto pensando a te” lei sorrideva “immagino, immagino, ma è stato meglio solo ora, forse prima io avrei reagito diversamente, quando hai detto che volevi baciarmi i piedi, ero veramente imbarazzata, poi a vedere il tuo ardore, la tua eccitazione, quando mi hai abbracciato le gambe e me le baciavi, mi sono rilassata, e mi sono eccitata immensamente”.
La settimana continuò in un crescendo di situazioni e di sensazioni irreali, fu bellissimo, i miei tornarono il sabato, e tornammo ad una vita normale, ma ogni tanto andavo a giocare da Silvana, la donna più comprensiva che abbia mai conosciuto.

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view post Posted: 17/1/2014, 16:52     +2Una donna comprensiva - STORIE - RACCONTI FETISH / BDSM
…sono un ragazzo, anche se ho già ventidue anni, sono un ragazzo, timido introverso, belloccio, alto magro con i capelli lunghi, le mie esperienze con le donne sono state pochissime, la causa è la mia immensa predilezione per i piedi, e specialmente se calzano stivali o scarpe con tacchi a spillo, in più ho una dose di masochismo dentro di me, insomma sono un sottomesso, oppure se volete un autentico schiavo, la storia che racconto riguarda una delle poche esperienze fortuite che ho avuto .

I miei avevano prenotato una vacanza in Egitto, che non prevedeva la mia presenza, ero stato dato in affidamento per i pranzi e per le cene, alla signora Silvana, che abitava in una villetta vicino alla nostra, Silvana era una bella donna sui cinquanta, alta sinuosa, e sexy, capelli sempre a posto, bionda naturale, sempre vestita in modo impeccabile, amante delle gonne corte, in quanto aveva le gambe sicuramente da mostrare, insomma mi era sempre piaciuta, il marito l’aveva lasciata da tempo, per una giovincella, non aveva figli, e viveva sola, si manteneva facendo la sarta, era molto amica dei miei, che l’avevano aiutata nei momenti difficili, e quindi la confidenza anche con me era parecchia, mi conosceva fin da bambino.
Stare a casa sua era normale, ma non avevo mai pensato di spingermi a parlarle delle mie voglie e dei miei sogni, ma in quei giorni ero esasperato e giù di morale, avevo già pranzato da lei alla domenica, e mi stava aspettando per cena, ero andato a giocare a tennis con gli amici, mi ero fatto la doccia a casa e stavo andando da lei, e tra me pensavo, mi piacerebbe un mondo leccarle i piedi, quasi quasi glielo chiedo, ma erano pensieri che mi facevano ridere, non avrei mai avuto il coraggio.
Silvana aveva apparecchiato in terrazzo, aveva un grembiule giallo, abbottonato davanti, e due bottoni non allacciati lasciavano vedere un pochino le cosce quando si muoveva, era senza calze, faceva caldo, ma aveva delle ciabatte da infermiera inguardabili, fermavano qualsiasi mia eccitazione. Quella sera Silvana mi punzecchiava come faceva ogni tanto “allora signorino, hai castigato qualche belle figliola, oppure hai solo giocato a tennis” sconsolato “no ho solo giocato” lei rideva “ma come un bel ragazzo come te, quante vittime potrebbe mietere” io ero impacciato “lo sai che sono timido” lei mi accarezzò la testa benevola “se fossi io una ragazza non ti lascerei certo scappare” quella frase mi diede un po di coraggio, ripensai alle cose che volevo, e buttai lì quasi un sussurro “guarda che tu sei ancora molto bella, io tii. Io tiii, io vorrei, “ lei mi incalzò attenta “cosa vorresti” non sapevo se andare avanti “a me piacerebbe molto” andavo cauto “mi piacerebbe baciarti i piedi” ce l’avevo fatta, sicuramente ero rosso come un peperone, stavo aspettando la sua reazione, lei era seduta in silenzio, mi guardò negli occhi “ti piacerebbe baciarmi i piedi? Veramente sei sicuro di quello che dici’” “si sono sicuro, mi piacciono i tuoi piedi, anche se ora hai quelle ciabatte bruttissime, mi piace quando hai le scarpe con il tacco” Silvana era seria “non va bene Marco, non mi devi dire queste cose, io posso essere tua madre” ormai ero più sicuro di me “cosa importa, tu mi piaci tantissimo, hai delle gambe stupende, quando hai la gonna corta mi fai impazzire” adesso era lei in difficoltà, allora la incalzai “dai Silvana fammeli baciare ti prego, siamo solo noi” era impacciata si vedeva che non sapeva cosa fare, mi alzai e mi inginocchiai davanti a lei in attesa, finalmente si tolse la ciabatta destra, “non mi piace quello che dici, un bacio e basta hai capito”
Stese il piede, era bellissimo, le unghie smaltate di un rosso vivo, le dita affusolate e lunghe, l’alluce aveva l’unghia lunga, baciai il collo del piede, lei lo ritrasse immediatamente, ma io lo bloccai con le mie mani baciandolo ancora, era profumato per niente sudato, asciutto e morbido come avevo immaginato, “basta Marco ora basta” non mollavo “fammi baciare anche l’altro, ti prego” lei era rossa in viso, “no, non va bene quello che stai facendo” io insistevo “ma Silvana che male c’è, ti bacio solo i piedi” allora mi porse anche il sinistro, a cui riservai lo stesso trattamento, ma lo ciucciai anche, presi l’alluce tutto in bocca e lo ciucciai avidamente, lei cercava di toglierlo, ma io me lo tenevo stretto, poi riuscì a divincolarsi, infilò le ciabatte “adesso basta” io la guardavo con amore “grazie Silvana è stato bellissimo” e poi sfacciatamente “se domani ti metti le scarpe quelle nere con il tacco a spillo, sarei l’uomo più felice del mondo, così te le lecco un po’” lei con decisione “te lo puoi scordare, queste cose non vanno bene” ormai non avevo remore “mi piace Silvana cosa posso farci, sei l’unica donna a cui sono riuscito a chiedere di baciarle i piedi, per me è fantastico” lei cercò di cambiare discorso, “mangia e stai zitto, che questa sera mi hai già fatta impazzire”.
Ero felice, avevo realizzato un sogno, per la mia timidezza era stato un trionfo, andai a letto con l’uccello durissimo, mi feci due seghe, e mi stava tornando duro solo al pensiero, di vederla con le scarpe.
Il massimo fu il giorno dopo, era l’una mi presentai per il pranzo, e la sorpresa fu estrema Silvana era vestita come il giorno prima, ma i bottoni slacciati erano tre, e poi aveva le scarpe, ero in estasi, voleva dire che me le avrebbe fatte leccare, non dissi nulla, iniziai a mangiare felice, lei era seria e taciturna, dopo il caffè “posso leccarti le scarpe Silvana?” lei mi guardò e senza dire nulla girò la sua sedia, accavallando le gambe, e mostrando la scarpa destra in tutto il suo splendore, aveva anche una sottile cavigliera d’argento, il gesto era chiaro, mi buttai in ginocchio e presi con le mani il piede, baciai e leccai la scarpa, ciucciai il tacco, lei cambiò posizione e mi porse l’altra, erano pulite, si vedeva che erano state pulite per bene “ti piace così tanto?” “da morire, mi piace tantissimo” era da un po’ che leccavo e sarei andato ancora avanti quando “e cosa ti piace ancora, visto che hai queste inclinazioni feticistiche” quella parola detta da lei suonava bene “mi piace essere sottomesso, mi piacerebbe fare il tuo schiavo, prendere le tue sberle, e poi potresti darmi dei calci, ed anche calpestarmi, io resisto, questi sono i miei sogni” lei sempre seria, “ma non hai una ragazza che ti soddisfa in queste cose” “e chi ha il coraggio, con te è stato diverso, di te mi fido” stavamo li a guardarci, poi lei scoppiò a ridere “allora dovrei prenderti a calci” ero in estasi, “si dammi dei calci nel sedere, voglio vedere cosa provo” mi alzai e mi misi in posizione a novanta gradi dandole il culo a disposizione “vai colpisci” la sentii alzarsi, il fruscio del grembiule, mi arrivò un calcetto che non sentii neanche “più forte” non ci mise molta forza “più forte Silvana così non sento niente” lei spostò la sedia per farsi spazio, ed io sentii il suo calcio nitidamente “così va bene” avevo sentito “si va bene, ma io resisto anche se me li dai più forte” me ne arrivò ancora uno decisamente forte, la ringraziai e lei si mise a ridere “prego Marco, prego” mi ributtai ai suoi piedi a baciarle le scarpe, ma le accarezzai anche le cosce e lei non mi fermò, osai ancora di più ed arrivai al suo culo, aveva un tanga perché non trovavo le mutande, mi fermò, “vuoi anche due sberle” e senza aspettare nessuna risposta mi servì due belle sberle “grazie Silvana” ma ripresi a toccarle il culo, poi tirai su il grembiule e baciai quel culo divino, bianco e ancora sodo, la sentivo fremere, la toccai tra le gambe era bagnata fradicia, nella mia inesperienza mi sarei fermato, ma lei mi prese la testa e spinse la mia bocca contro la sua figa, allargò il tanga “adesso devi leccare, se non l’hai mai fatto impari”, qualcosa avevo fatto ma non così. La leccai profondamente, la feci godere bene due volte, lei mi parlava roca “non dobbiamo fare queste cose maiale” io ero nell’estasi più piena “ti prego mi fai venire con la scarpa” e mi distesi lungo e tirato attendendo che lei mi schiacciasse l’uccello con la sua suola, ed in fatti non si fece attendere, solo che mi alzò e mi tolse i calzoni e le mutande senza neanche togliermi la scarpe, poi con la suola iniziò a strusciare, “hai un bell’arnese signorino, e stà per scoppiare” non aveva finito di dirlo che un mare di sperma spruzzò sulla mia pancia.
“ti ringrazio Silvana, sono felice come non mai, grazie”, lei si era riseduta, con le gambe accavallate, era una visione sexy, mi alzai e le abbracciai le gambe, poi la baciai in bocca, un bacio leggero, sulle labbra, le abbracciai ancora le gambe non volevo lasciarla.
Le baciavo le gambe ovunque, lei mi lasciava fare, le toglievo e rimettevo le scarpe, baciavo i piedi i tacchi la suola, ero in estasi e ce l’avevo di nuovo in tiro. Lei mi prese per un braccio, “adesso basta, vieni con me, a tutto c’è un limite” non sapevo se era arrabbiata o meno, invece mi portò in camera da letto, si tolse il grembiule mi sbattè sul letto “signorino, non puoi eccitarmi così, adesso facciamo seriamente” si impalò il mio uccello, che entrò facilmente, e poi mi cavalcò con vigore, venimmo all’unisono e fu bellissimo.
Nel dopo amplesso chiacchierammo un casino, e io le raccontai tutto quello che mi piaceva, lei mi ascoltava attenta, ed ogni tanto mi baciava, poi mi disse “e va bene Marco, da stasera sarò la tua padrona, ti farò passare una settimana da schiavo, ho capito cosa vuoi, preparati dalle sette inizia il nostro gioco”.

femdomstory.forumcommunity.net
view post Posted: 30/11/2013, 09:48     La casa in campagna - STORIE - RACCONTI FETISH / BDSM
racconto di sara.61 lo trovi su femdomstory.forumcommunity.net

iofetish ha colpito ancora
view post Posted: 23/11/2013, 10:15     -1Vipera, l'assassina sadica - STORIE - RACCONTI FETISH / BDSM
Oltre copiare i raconti, o scrivere che proviene dal web, oppure almeno il nome dell'autore, anche perchè sei recidivo.
view post Posted: 30/9/2013, 12:44     +1Chiara la sorella di Luca - STORIE - RACCONTI FETISH / BDSM
I brividi di cui parlava Chiara erano veramente estremi, e me ne accorsi subito “allora Marco smettila di guardare e datti da fare” non sapevo cosa voleva dire “si Chiara, dimmi cosa vuoi fare” “io niente, sei tu che devi baciarmi i piedi, muoviti” ero allibito “ma come, qui davanti a tutti” lei con tono deciso “senti, non ho voglia di parlare più di tanto, cominciamo ad andare in bagno, magari sei più a tuo agio” si alzò e si diresse nel bagno delle donne, io dietro di lei, arrivati “comunque sarai punito, quando dico una cosa la devi fare immediatamente senza parlare, senza la minima discussione capito” mi tirò per la camicia, e mi spinse a terra, meno male che non c’era nessuno, ma chiunque poteva entrare, “baciami le scarpe, sulla punta solo sulla punta” mi chinai e baciai terrorizzato le scarpe tutte e due, lei mi prese per un orecchio, mi tirò su, e mi mollò un ceffone fortissimo “mai disubbidire un mio ordine coglione” altra sberla, mi spinse nuovamente in ginocchio, ed il suo tacco affondò in mezzo alle mie gambe “non ti viene duro, hai paura” si tirò sul il vestito “ma queste gambe non te lo fanno venire duro” due cosce stupende, e poi il modo in cui si tirò su la gonna, era eccitante, ma ero bloccato dalla situazione, “sei uno stronzo imbecille, andiamocene, portami a casa tua”.
Uscimmo con la mia massima gratitudine, arrivammo alla mia macchina, lei stava ferma davanti alla porta, capii in ritardo che dovevo aprirla io “allora sei deficiente, non sai neanche come si tratta una padrona, devi farmi entrare tu cretino”, si accomodò facendo salire il vestito fino al culo “vediamo se ti viene duro adesso” infatti al sicuro in macchina il mio uccello iniziò la sua erezione, lei palpò con la mano, “si direi che stà funzionando, dove abiti leccascarpe?” la portai a casa, nel mio appartamento, lei entrò con disprezzo, “che cazzo di casa, è così piccola” non risposi, la lasciai sedere sul divanetto, infatti il mio appartamento e solo un bilocale, o meglio una cucinetta un saloncino ed una camera da letto con un piccolo bagno.
“qui non ti vede nessuno, leccami le scarpe e falle venire lucide che sono tutte impolverate, mi raccomando per prima la suola” mi porse subito il piede destro, e la sabbiolina mi riempì la lingua, accidenti che schifo, subito la sinistra stessa operazione, iniziò così il mio nuovo rapporto con Chiara, ora lei è la mia ragazza, da quella sera dopo due mesi venne a vivere da me, ed ora inizia il vero racconto di Chiara la sorella di Luca.
“Sei in casa coglione, guarda che sono arrivata, è meglio che esci da quel cazzo di bagno” di corsa mi presento davanti a lei, ha il cappotto rosso, gli stivali neri, li bacio entrambi con trasporto, le levo il cappotto e subito vedo le sue belle gambe iguainate nelle calze nere, ha una corta gonna nera camicetta e giacca, le tolgo la giacca e ripongo tutto per bene, le tolgo gli stivali e massaggio bene i suoi piedi, prima di infilarle le ciabatte, mi sposta con un calcio nello stomaco “levati di mezzo, preparami un drink, sono stanca ed ho sete” si siede sul divanetto “portami anche il giornale, si beve il suo drink e si mette a leggere, io devo stare in piedi davanti a lei immobile, c’è silenzio in casa, ho già preparato la cena, altrimenti si arrabbia e sono dolori, “massaggiami bene i piedi, dopo mi metti le scarpe nere quelle con il tacco in metallo che ti piacciono tanto” sono nuove di zecca non le ha ancora messe per uscire, massaggio accuratamente i suoi piedini ed al suo cenno vado a prendere le scarpe e gliele infilo prestando la massima attenzione “puoi leccarle schiavo” non me lo faccio dire due volte, lecco come un matto, mi piace da morire, lei mi infila la punta in bocca, non mi guarda stà leggendo concentrata, io mi ciuccio il suo tacco, sono eccitato, le accarezzo le gambe, mi lascia fare, sono in paradiso, posa il giornale di lato “hai finito di leccare, sai fare solo quello eh, voglio un biscotto, veloce che poi mangiamo” gli porto il biscotto, lei lo mangia guardandomi, sono li in piedi con i calzoni di flanella, e la maglietta, si vede nitidamente la mia erezione “vieni più vicino” lei con la punta della scarpa da dei piccoli calcetti al mio uccello duro, poi gli pianta la suola addosso con violenza, mi piego “stai dritto cretino” mi raddrizzo immediatamente “allarga le gambe” gli piace soppesare le mie palle con il collo del piede “se ti do un calcio nelle palle adesso, tu mi ringrazi vero” il calcio arriva “grazie padrona” un altro calcio, non fanno male sono leggeri “grazie padrona” accavalla le gambe con fare sexy, “in ginocchi qui davanti “ come sono inginocchiato davanti a lei mi arriva una sberla da capogiro sbaaaammm, “ahhhh” altra sberla sbaaaaaaaaaaammmm ancora più forte “chi ti ha detto di usare la mia macchina ieri” era davanti alla mia e per comodità lo presa, “scusami padrona non capiterà più” non gliene fregava niente della macchina era solo un modo per punirmi, “certo che non capiterà più deficiente” e giù sberle, un male cane, ma non mi muovevo, avevo tutta la faccia in fiamme, si alzò e se ne andò in bagno, senza guardarmi, sculettando sui suoi tacchi, alzandosi la gonna mentre camminava, tornò solo con il perizoma, senza calze, naturalmente con le scarpe nere, e la camicetta, che le lasciava scoperto il suo bel culo, io ero ancora li in ginocchio, mi venne vicino, “baciami il culo, sulle natiche, fammi sentire bene le tue labbra, era bello baciarle il culo, ma il suo tacco si appoggiò sulla mia coscia sinistra devastandola con cattiveria, “questo è il tacco che ti sei ciucciato imbecille, vuoi ciucciarlo ancora?” “si mia padrona come vuoi” lei “no adesso non ciucci niente adesso te lo pianto dove voglio io” ed iniziò a calciarmi con il tacco in tutto il corpo, nella schiena nelle spalle sulle gambe, anche in faccia “bello il mio tacco vero?” un calcio violento di punta nella schiena mi fece cadere “siiiiiiii padrona” lei si stufò “andiamo ho fame, cosa mi hai fatto da mangiare?” “bistecche ed insalata, come hai ordinato padrona” “bene schiavo”.
Quando mangiavamo gli piaceva parlare della giornata, ma però mi teneva il tacco sul collo del mio piede, ed ogni tanto infieriva, era il segno del suo comando, ero sempre il suo schiavo anche se mangiavo con lei, “caffè” la caffettiera era già preparata dovevo solo accendere, “tu stai sotto il tavolo, voglio appoggiarti un po’ i piedi sulla pancia e sulla faccia” difatti era una posizione che preferiva, io sdraiato sotto il tavolo, e lei mi metteva un piede in faccia ed uno sulla pancia, tormentandomi continuamente, poi il tacco finì tutto nella mia bocca, il caffè saliva “spostò i piedi “alzati e versa il caffè dai”,
Finivo a lavare i piatti accompagnato ogni tanto dai suoi calci nel culo, oppure qualche pestone, una ginocchiata, lei non faceva nulla, la serata finiva con lei sdraiata sul divano, ed io se non mi voleva sotto i suoi piedi, stavo nella sedia, mentre guardavamo la televisione.
Se non aveva voglia di sesso, la serata finiva tranquillamente, al mattino dovevo svegliarla dolcemente, farle la colazione, poi ci salutavamo baciandoci, ma lei ci metteva sempre qualcosa, o una tirata di orecchio, un calcio una sberla, “ciao schiavo a stasera”.
I brividi veri, erano quando voleva fare una sessione di dominazione pura, dominazione violenta, mi legava le mani dietro la schiena, mi bendava, e poi infieriva sul mio corpo, io non vedevo, se aveva una frusta, uno spillo, sentivo e basta, a volte mi bruciava anche con le sigarette, sadismo puro, quando era al massimo dell’eccitazione, mi toglieva la benda e si faceva leccare anche per un’ora, veniva più volte, io godevo se voleva lei, di solito sotto le sue scarpe oppure gli stivali, oppure mi dovevo masturbare mentre lei mi prendeva a calci nel culo con violenza, e si arrabbiava se ci mettevo troppo tempo.
Quando piaceva a lei mi scopava, io dovevo stare sempre sotto era lei che menava le danze, le cose peggiori me le faceva a suon di frustate, lì mi riduceva uno straccio pieno di segni, nella schiena e nel culo, l’amavo, ma era difficile, perché ne andava anche della mia incolumità, ultimamente esagerava, mi aveva mandato anche al pronto soccorso, con un occhio nero, e non era stato un pugno, ma bensì un calcio di punta, avevo paura per l’occhio, tutto si risolse, ma io presi la decisione di lasciarla, a malincuore, ma anche tutta la mia indole di sottomesso aveva un limite,
non fu sorpresa, mi trattò con indifferenza, “era solo questione di tempo, tanto mi sarei stufata” questa era Chiara la sorella di Luca.

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