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Mi lasciarono tutto il pomeriggio solo, quindi decisi di passare a casa dai miei, mio padre era in casa, “hei giovanotto, ti sei scelto una bella ragazza eh” tutto contento, “Alessandra è proprio bella” io un pochino rosso “si papà, ma ora devo andare” ero imbarazzato, non mi andava di parlarne con lui, tornai a casa di Ale, ma lei e sua zia non c’erano, potevo stare in piscina, la casa era chiusa, arrivarono alle sei, con due borse di cartone, senza nessuna scritta, parecchio voluminose “ciao schiavetto, sei stato triste tutto solo, mi hai pensata molto, tranquillo, siamo andate a comprarci qualcosa di speciale” Ale mi accarezzò il volto ed entrarono in casa tutte allegre. Mi feci un bagno in piscina, quando guardai verso il patio, vidi due visioni incredibili, erano andate in un sexy shop, ed erano vestite come due vere dominatrici, Amanda con una catsuit nera in lattice a maniche lunghe, con stivali neri altissimi in vernice, aveva anche un cappello in pelle con la visiera, che gli dava un’aria estremamente cattiva, Ale con una catsuit rossa, senza maniche e stivali rossi alti, con il tacco in metallo, lo vedevo luccicare sotto il sole. Dovevano aver speso una follia, “vieni qui schiavo, non vorrai mica che stiamo sotto il sole vestite cosi” disse Alessandra, mi avvicinai a loro, asciugandomi “ti piace quello che vedi?” e si mise a girare su se stessa, mostrando gli stivali, Amanda fece un giro su se stessa anche lei, “puoi baciarli, muoviti” mi buttai ai loro piedi e baciai devotamente, mi piacevano da morire, “vedi zia, è contento come una pasqua” si rimiravano tra loro contente dei loro acquisti, “e non è tutto caro schiavetto” disse Ale “abbiamo anche manette e frustini, il tipo del sexy shop, non ha mai venduto tanta roba in un colpo solo, sai ci ha consigliato dei frustini in pelle molto flessibili, dopo te li facciamo provare stai sicuro” si sedettero comode sul divano in vimini, Amanda disse “direi di mangiare qualcosa, ho fame, e dopo diamo inizio alle danze che dici nipotina” Ale approvò “schiavo vai in frigo, e prepara prosciutto e melone, per le tue padrone, su veloce” accompagnò la frase con un pesantissimo calcio nel culo, che fece ridere Amanda, mentre entravo in casa lei si alzò e non fu da meno “muoviti schiavo” e giù un calcione, “dobbiamo provarli gli stivali no”. Mi bruciava il culo, e d ero abbastanza terrorizzato da quanto mi sarebbe accaduto. Preparai due piatti di prosciutto e melone, e li portai alle mie padrone, che pretesero che li tenessi in mano davanti a loro, mentre mangiavano con solo l’uso delle mani, “mettiti in ginocchio, che così sei troppo in alto, non vedi che fatichiamo imbecille” disse Ale con cattiveria, Amanda invece “certo che queste tute fanno caldo, non so quanto resisterò”, si divertirono a spiaccicare del melone sotto i piedi, e me lo fecero leccare dalle loro suole, mi buttarono alcuni pezzi di prosciutto per terra “mangia cane, devi essere in forma per noi” Alessandra mi scherniva “sembri proprio un cane, Sergino”, Amanda mi ordinò “vai a prendere un asciugamano che mi devo pulire le mani” corsi ubbidiente, e loro si pulirono dai resti di melone, gli stivali li avevo già ripuliti io. Ale entrò in casa e tornò con due frustini uno nero ed uno rosso, in pelle luccicanti e paurosi, aveva anche un paio di manette, diede quello nero ad Amanda, “tieni zia questo è il tuo, e tu dammi le mani” cercai di ribellarmi “non voglio essere frustato Ale, per favore, ti prego” riuscii a dire, un ceffone e poi un altro “stai zitto, non dirlo neanche per scherzo, dammi le mani altrimenti ti pesto come un bamboccio”, e mi prese le mani mettendomi le manette, “adesso stai a quattro gambe qui sotto il patio, si alzò anche Amanda e si misero dietro di me una per parte, Ale mi tirò giù il costume usando il tacco dello stivale “togliti il costume, “guarda zia ha già il culo rosso” “per forza Ale le cannate hanno fatto il loro effetto, e i due calci di prima anche” iniziarono a frustarmi, una frustata a testa senza infierire troppo, io avanzavo carponi e loro venivano avanti continuando a frustare, quando ormai ero al giardino Ale mi fermò, “vieni indietro, che li c’è il sole cretino” cercai di alzarmi in piedi, e questo provocò la sua ira, mi tirò un calcio nella gamba, e frustò poderosamente la mia coscia, urlai terrorizzato “WHHHHHHHHHHHHHHAAAAAAAAA” un segno rosso comparve nella coscia, la frustata era stata tremenda, mi rimisi carponi, con le manette ero anche impedito nei movimenti, furono minuti tremendi infierirono sul mio culo con frustate e calci, incuranti dei miei urli,, ovunque mi spostavo mi raggiungevano, stavano però sudando tremendamente, Amanda era esausta “senti Ale togliamoci le tute io non resisto, al massimo “ teniamo gli stivali” “hai ragione zia sono tutta un lago”, si aiutarono a vicenda e si tolsero le tute, rimasero nude con gli stivali, ed io potei rilassarmi leggermente, toccandomi con fatica le natiche doloranti, stavo per piangere, tenevo duro ma ero al limite, una frustata di Ale nel petto fu la goccia, e scoppiai a piangere “basta vi prego, basta” non c’erano segni di pietà, Amanda mi colpi con un calcio di punta nella schiena “che cazzo piangi ragazzino, a te piace soffrire no?” “non così, non così, vi prego”, ma non ci fu verso continuarono ancora, ridendo ed eccitandosi, vedermi piangere le eccitava, smisi e mi rannicchiai vicino al muro, ma presi ancora una serie di calci, finalmente smisero, avevano intenzione di godere ora, “bene ne hai avuto abbastanza, sono stanca” disse Ale “ora fai il tuo dovere e vieni a leccare” si posizionarono sul divano allargando bene le gambe, ma io ero distrutto e faticavo a muovermi, “dai vieni o ricomincio a prenderti a calci schiavo di merda” Ale era sicuramente la più cattiva, con estrema fatica le raggiunsi ed iniziai a darmi da fare con la mia lingua, senza il benché minimo segno di eccitazione, avevo solo dolore, ovunque, ma il culo era quello che stava peggio. Come al solito non ci volle molto perché era bagnate fradice, eccitate e vogliose. Ma non gli bastava volevano il mio uccello, gli stivali non bastarono a richiamarlo in vita, Ale dovette farmi un pompino, e finalmente il cazzo si erse in tutta la sua rigidità “Ale andiamo sul letto a scopare, voglio essere comoda ed al fresco, sono troppo sudata” mi spinsero a calci senza forzare, solo degli incentivi a camminare fino alla camera da letto di Ale, mi sbatterono sul letto ancora con le manette, Ale lavorò ancora con la bocca, “è tuo zia inizia pure tu” Amanda si impalò immediatamente, e come una forsennata iniziò a muoversi, prendendomi ogni tanto a sberle,, venne ancora con rumore, resistevo, perché la paura non mi dava nessun piacere, avevo solo il cazzo duro e basta, fu la volta di Alessandra, ed anche lei copiò la zia, mi scopava e mi prendeva a sberle, la mia faccia ormai era gonfia e rossa, venne anche lei addirittura due volte da quanto era eccitata, “bravo schiavo, se non avessi un cazzo così saresti una nullità e basta” si tolse da sopra di me, mi presero e mi misero a novanta gradi sulla sponda del letto, Amanda mi inchiodò con il suo tacco sul mio collo, e Ale con la punta dello stivale si faceva strada nel buco del mio culo “potrei penetrarlo con il tacco zia” mi muovevo e d Amanda ci mise tutto il suo peso “prova, magari gli piace” sentii il tacco che spingeva, iniziai ad urlare come un ossesso “stai fermo, scherzavo schiavo, mica voglio rovinarti” e tolse il tacco, e mi colpì di punta su una natica e poi sull’altra, “girati e masturbati davanti a noi su” Amanda tolse il piede, mi girai subito, volevo solo che finisse, iniziai a masturbarmi con le manette, mi tenevo una mano, non riuscivo a venire, Ale mi diede un calcetto in faccia piano, copiata da Amanda, “ti conviene venire” continuarono a calci in faccia uno a testa, non picchiavano forte, ma avevo una paura folle, cercai di concentrarmi, Ale mi diede il tacco da ciucciare “forse questo ti aiuta” finalmente sborrai sul pavimento, “era ora” disse Amanda, mi fecero leccare il pavimento con i loro tacchi premuti sulla nuca, e ogni tanto sbattevo la testa per terra, dentro di me ora c’era solo la voglia di fuggire, il gioco si faceva pesante, troppo pesante. Quando finii, loro si fecero una doccia, ed io raccolsi in fretta la mia roba e scappai di corsa, mi fermai in un vicolo, mi rivestii in fretta, il mio corpo era tutto un livido, la faccia era inguardabile secondo me, non sapevo come fare, poi mi ricordai che avevo le chiavi della mia cabina al bagno, erano le otto, in giro poca gente, mi rifugiai li, c’era lo specchio, e mi potei guardare bene, in effetti la faccia era rossa, ma poteva essere il troppo sole, il corpo era coperto, così mi avviai a casa, distrutto fisicamente, umiliato e triste, Alessandra non aveva nessuna pietà, sapevo che voleva solo divertirsi, ma così non accettavo, non tornai più a casa di Ale, lei non mi cercò, anzi seppi poi che era tornata a Perugia, solo un giorno squillò il mio cellulare, era lei, ma io non risposi, non mi chiamò più.
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