Ne aveva letti, di romanzi, giornali di bordo e storie che trattavano di lunghi viaggi e traversate via mare. La maggior parte, se non la quasi totalità, raccontavano di avventure ai limiti del concepibile e vicissitudini singolarissime, come quella di Mū no Hakugei. Tuttavia, a bordo della nave della Compagnia sulla quale si spostava la bionda, non c'era traccia di nessun capitano al comando di una spedizione tesa alla vendetta contro la grande balena bianca che gli aveva divorato una gamba; né ci furono peripezie tali da far terminare il viaggio oltreoceano con l'affondamento dell'imbarcazione. Per la Kunoichi della Cascata, quel primo viaggio lontano da casa non ebbe nessun risvolto rocambolesco o degno di nota, tramutandosi piuttosto in una traversata dall'andatura instabile, per via del maltempo, in compagnia di personalità perlopiù rozze e poco di spicco - ad eccezione fatta di Monzaemon, dal quale la Kunoichi cercò di carpire ed assimilare tutte le informazioni utili e risposte che le concesse a riguardo dei Mango ed il territorio che li attendeva. L'esperienza diretta dell'equipaggio con quelle popolazioni straniere, sarebbe stata molto più vantaggiosa della trasmissione di notizie che viaggiavano di paese in paese, in relazione a quelle tribù così inusuali - ed il loro sistema religioso ed etico, oltremodo particolare.
Pur essendosi aggiornata col lupo di mare, niente l'avrebbe però davvero preparata a ciò che si ritrovò di fronte agli occhi cristallini una volta giunti all'attracco dell'Isola di Maka. Hitomi era abituata, alle viste mozzafiato delle innumerevoli cascate del suo Paese; ai fiumi ed i torrenti, dell'ambiente montano dov'era nata e cresciuta... Ma nulla, era paragonabile allo specchio d'acqua che si ritrovò ad ammirare dopo aver iniziato a compiere la manovra di attracco con l'equipaggio. Per via della tempesta non si era goduta a pieno il panorama, fino a quel momento. La vasta distesa acquea dell'oceano era finalmente quieta e limpida; di fronte a loro, si ritrovarono uno specchio pulito ed incontaminato che la ragazza poté scrutare ed ammirare in tutto il suo splendore primitivo, una volta giunti in prossimità della terra ferma.
E che, terra ferma! Prim'ancora di ormeggiare, appoggiata coi gomiti al parapetto, la Kunoichi aveva osservato l’isola farsi sempre più vicina, oltre l'oceano verdazzurro, sfavillante ai raggi del crepuscolo. Maka sembrava un grande nucleo rigoglioso che emergeva dal fondo marino, sul quale verdeggiavano alberi ed arbusti a vista d'occhio oltre la spiaggia. Le costruzioni, aggrappate ai picchi rocciosi ed i faraglioni come nidi di rondine, spuntavano oltre gli scogli ed erano un agglomerato di palafitte tutte
strategicamente distanziate dalle propaggini della giungla. Quell'isola era diversa, rispetto a ciò che la giovane aveva potuto studiare dalle carte nautiche - per quel poco che ne capiva, poi; ne manteneva la sagoma particolare e l'aspetto tipicamente inalterato da ogni forma di tecnologia all'avanguardia, ma dal punto in cui approdarono, la bionda ebbe comunque modo di constatare quanto l'influenza dei Mango fosse caratteristica e diversa da quella della gente del Continente a cui era abituata.
Isola di Maka, Oceano orientale
5 novembre 252 DN, mattino
Mentre compieva qualche passo sulla spiaggia, subito dopo aver messo piede sulla distesa soffice e scintillante della battigia, ne studiò la consistenza ed assaporò l'odore di salsedine dell'aria, inspirando a pieni polmoni il vento tiepido ed il profumo del mare. Sotto l'eco dell'equipaggio che si destreggiava nei propri compiti, accovacciata al suolo, era intenta a passarsi qualche granello di sabbia fra le dita ed osservare a distanza le casupole di legno degli isolani, quando riuscì a scorgere alcuni dei primi mattinieri - probabilmente pescatori. In quel frangente, si ricordò di una frase - fra le tante - che il padre le aveva detto prima della partenza, sul fatto che un mondo fosse la somma di molte cose: la gente che lo abitava; gli usi, le tradizioni ed i costumi; ciò che cresceva sotto le influenze della luna e le maree, il sole e le stagioni. Quella somma dal totale incognito era la natura stessa di quel mondo. Un mondo completamente diverso dal loro ed estraneo, ma non per questo meno attraente e degno di rispetto da loro "invasori" stranieri. Anzi, tutto iniziò ad essere fattore d'interesse per la ragazza, anche quando Monzaemon iniziò con le disposizioni e lei prese a seguire le istruzioni.
Con tutto l'occorrente con sé, ed il suo zaino in spalla, socchiuse le palpebre mentre studiava l'atteggiamento degli isolani a distanza. Sapevano del loro arrivo, ma li avrebbero lasciati agire indisturbati nel loro territorio? A giudicare dallo stato di degrado ed abbandono delle poche costruzioni oltre i limiti della spiaggia, più di un'informazione ed i dettagli forniti da Monza, iniziarono a trovare fondamento in quella terra. Il villaggio - se così poteva chiamarsi - era perlopiù concentrato a distanza, dalla fitta vegetazione e perfino dalla maggior parte della terraferma.
Mh, okay. Non siamo qui per indagare e catalogare gli usi e costumi della popolazione... Ma io due domande me le farei. Innanzitutto perché stanno alla larga della giungla? Non pensavo di trovare una situazione così estrema.« Monzaemon, nei viaggi e gli incontri precedenti, hai avuto modo di capire perché la popolazione ha così timore nell'avvicinarsi ed espandersi con le costruzioni nei pressi della giungla? Questa tribù nella fattispecie, se non altro. » Chiese dopo aver cercato la figura dell'uomo in particolare ed averlo affiancato, parlandogli col solito tono incuriosito ma posato al contempo, tipico della mente meticolosa e tutt'altro che superficiale che Takeshi aveva allevato con tanto ardore - affinché fosse sempre precisa e scrupolosa nel proprio ruolo.
Sappiamo che sono nomadi e pescatori, sì... ma potrebbe esserci dell'altro. Camminando nei pressi del lupo di mare diretti verso l'interno della foresta tropicale, continuò infatti ad osservare e perscrutare i Mango da lontano, passando a rassegna con lo sguardo anche su tutte le costruzioni e strutture caratteristiche della tribù. Alcune erano addirittura distrutte, se non abbandonate... Sempre quelle più prossime all'entroterra e distanti dall'acqua, forse a causa di qualche mareggiata?
« Quel tipo di abitazioni, sono utilizzate principalmente come protezione contro le inondazioni, giusto? Ma credo di aver letto da qualche parte che servano anche per tenere lontani i predatori. » Indicò alcune delle palafitte, schermandosi il volto con l'altra mano per i primi raggi di sole più insistenti che finirono con l'accecarla. Anche il clima, constatò, era differente dal suo Paese caratterizzato dall'umidità più opprimente e le piogge torrenziali. In ogni caso, le premeva più capire contro chi - o cosa - avrebbero potuto imbattersi una volta giunti nelle propaggini della giungla, alla ricerca del loro sciamano fuggitivo/poco collaborativo.
In quel luogo, tutto era una continua scoperta per la Kunoichi. Anche il solo terreno, della fitta e intricata vegetazione, poteva nascondere dei pericoli ed insidie che un ninja prendeva sempre in considerazione. Pur avendo delle vaghe e preliminari conoscenze in termini di Erbologia però, sempre grazie a Takeshi, individuare le piante adatte ad ogni situazione o viceversa quelle che avrebbero potuto rappresentare un problema, era un compito assai arduo in territorio straniero. Ma, ancora una volta, si ripeté che quella specifica spedizione non era giunta in terra ospite per studiare la regione e stilare rapporti dettagliati in cerca della cura.
Spero almeno che qualcuno lo stia facendo e che la Compagnia abbia un minimo di criterio, anziché assegnare soltanto missioni da fattorini e babysitter. Dovremmo piuttosto convincere le popolazioni delle nostre buone intenzioni, di certo gli appariamo come degli invasori minacciosi... ecco il motivo per cui non si fidano ancora di noi. Io non mi fiderei, come loro, di forestieri con tutti i nostri mezzi arrivati all'improvviso ad alterare l'equilibrio. « Se temono questo fantomatico sciamano che cerchiamo poi, anche se sono restii a fidarsi, non potremmo parlargli prima di addentrarci lì dentro? Non hanno tipo un incaricato o rappresentante, che parli la nostra lingua? La Compagnia dovrebbe iniziare a valutare d'insegnarla mandando qualche interprete, se non l'ha già fatto sia chiaro. Dovremmo incominciare a comprenderli meglio anche noi, se dobbiamo collaborare a stretto contatto per trovare soprattutto una cura e lavorare nello stesso territorio. » I vantaggi - o svantaggi, a seconda delle visioni - di una mente giovane e laboriosa: Hitomi agiva sempre con volontà e perseveranza, anche quando l'occasione non lo richiedeva, o se si trattava di un incarico di cui non conosceva ancora i rischi o l'eventuale semplicità. In fondo, tutto ciò che dovevano fare era rintracciare e convincere il vecchio coltivatore della Raukikini a ricollaborare per il commercio della radice. Ciò non escludeva il fatto che fosse sempre pronta a dire la propria, con le dovute accortezze ed il rispetto delle gerarchie.
« Se non lo troviamo subito, una guida o qualcuno che possa ricostruire più dettagliatamente gli ultimi movimenti del vecchio dal posto dove coltivava la Raukikini, sarebbe l'ideale per spedizioni come queste. Ma immagino che nessuno vorrà darci assistenza diretta, vero? » La buttò lì, come una constatazione innocente ed un suggerimento neutrale, soffermandosi per lanciare un'ultima occhiata in direzione di qualche pescatore occupato con la propria attività.
