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«Ho sentito molto parlare di voi.» E ringrazia che tu ne abbia solo sentito parlare, amico mio. ~ Le attese, si sa, vengono (quasi) sempre ripagate. E così fu anche per quella del corsaro. Oltre l'impavesata del giardinetto, vide comparire un cappello a tesa larga, quindi una maschera di juta avanzare al ritmo scandito da un bastone da passeggio. Quella creatura aveva un'aria dimessa, derelitta. Laurens non se ne stupì: se avesse potuto guardarsi con occhi diversi, era sicuro che avrebbe visto qualcosa di simile. Era come guardarsi allo specchio, erano spettri - reliquie degli antichi fasti di un mondo che avevano smesso di conoscere, che nemmeno li ricordava più. "Il mio nome è Jason", si presentò la creatura. Anche se Laurens, così come molti altri, lo conosceva semplicemente come Cravatta-di-Corda. Non che avesse mai avuto l'onore, prima di allora, ma aveva udito storie a riguardo da far rizzare le setole a ogni porco demone del Baathos. Lo aveva visto - attraverso gli occhi di molti. "Ho sentito molto parlare di voi e ritengo che siate l'uomo giusto per assistermi in una certa questione." Quale fosse la questione, Lorencillo poteva presagirlo, se non propriamente immaginarlo. E si chiese perché, nella sua esistenza - breve, se paragonata a quella del mondo in cui viveva - gli fosse toccato di assistere a tanti stravolgimenti. Doveva essere il marchio del loro, la condanna degli uomini costretti a vivere la fine di un'era. A quante apocalissi aveva già fatto fronte? Aveva davvero voglia di vederne un'altra? Il suo pessimismo si rivelò ben riposto, di fronte alle successive parole di Jason. "È in arrivo una tempesta, capitano. Mi domando se vorrete affrontarla al mio fianco." Gli tornò allora in mente una diversa conversazione, avuta con quello che ai tempi era stato il suo Capitano. - Sono le scelte che facciamo a renderci gli uomini che siamo - gli era stato detto. - Allora dobbiamo averne sbagliate parecchie, Capitano - aveva risposto. Molte cose erano cambiate da allora, e più di dieci anni erano trascorsi. E tuttavia, si ritrovava ancora in quella risposta. Aveva compreso, infine, come fosse giunto al termine il tempo che era stato dominio di iene e sciacalli. "Anche io ho sentito parlare di voi." E se c'è da credere a ciò che dicono, è un bene non esserci incontrati fino a questo giorno. Per alcuni istanti non aggiunse nulla. Si limitò invece a guardarsi intorno. Il colore dell'acqua era scuro, tendente al nero, solo lievemente spruzzato di bianco qua e là. Persino la spuma delle onde temeva di palesarsi oltre l'oblio. Affiorare, in quel caso, significava perdersi. Cosa che a lui - e, ci avrebbe scommesso, anche a Jason - era sempre riuscita piuttosto bene. "Una tempesta in arrivo..." rispose, alla fine della sua pausa, con voce arrochita dalla salsedine e dall'importanza di quel momento che - impossibile non riconoscerlo - riscattava almeno in parte quei dieci anni di maledizione e abulia. "Aye. Ma ad una condizione, che sono certo non farete fatica ad accogliere." "Guidami nell'occhio del ciclone" sussurrò, l'occhio azzurro acceso da un tetro sfavillio mentre il suo volto si contraeva in un ghigno mefistofelico - e la sua voce virava dal cerimonioso 'voi' ad un più cameratesco 'tu'. "Ed io ti regalerò il tuo grand finale." |