Posts written by marisa56

view post Posted: 6/5/2024, 17:59 Morti improvvise per covid, il sindacato dei militari: “Si faccia un censimento” - CRONACA

Le richieste avanzate dal S.U.M. (Sindacato Unico dei militari) all'amministrazione della Difesa a tutela della salute dei soldati

Autore: Redazione


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ROMA – “Sono state registrate anche recentemente delle ‘morti improvvise’ di personale militare, in età anche giovane e- in una formale missiva al ministro della Difesa e all’Ispettorato di sanità militare- è stato chiesto di acquisire eventuali dati statistici di morti premature e in tale campione la correlazione fra decessi di personale in servizio e loro stato vaccinale in merito alla somministrazione di farmaci c.d. Anti-covid“. Sono le richieste avanzate dal S.U.M. (Sindacato Unico dei militari) all’amministrazione della Difesa a tutela della salute dei militari.

UN CENSIMENTO DELLE MORTI IMPROVVISE DAL 2017 A OGGI

E chiede inoltre “se in ambito ministero della Difesa sia stato effettuato un censimento delle morti improvvise dal 2017 ad oggi (seguendo quanto già effettuato dal ministero dell’Interno – Dipartimento della Pubblica Sicurezza – Direzione di Sanità) e quali siano gli eventuali risultati; se in ambito ministero della Difesa, risultino delle pratiche risarcitorie nei confronti di personale militare che ha subito dei danni collaterali post vaccinazione, ai sensi di quanto previsto dalla legge art.210 Legge del 25 febbraio 1992, n. 210 recante norme in materia di Indennizzo a favore dei soggetti danneggiati da complicanze di tipo irreversibile a causa di vaccinazioni obbligatorie, trasfusioni e somministrazione di emoderivati, riservandosi, previa verifica dei presupposti giuridico – sanitari, impiegando le risorse finanziarie che l’allora Governo Draghi ha stanziato, con il decreto ristori, per pagare chiunque avesse riportato, a causa di vaccinazioni per il covid 19, lesioni o infermità, dalle quali sia derivata una menomazione permanente dell’integrità psico-fisica, riconoscendo il diritto ad un indennizzo da parte dello Stato.

UNO SCREENING PER TUTTO IL PERSONALE MILITARE SOTTOPOSTO A VACCINAZIONE OBBLIGATORIA

Inoltre se alla luce di quanto emerso con AstraZeneca, sia intendimento del ministero della Difesa, acquisire da AIFA, attraverso i competenti organi della Sanità Militare, le risultanze del dovuto deposito di sicurezza e efficacia per Pfizer e Moderna, i cui termini sono scaduti a dicembre 2023. In virtù poi, dei recenti casi di effetti avversi verificatesi in personale sano e in condizioni ottimali di salute, al fine di tutelare l’integrità fisica del personale del comparto, si chiede altresì di prevedere uno screening per tutto il personale militare sottoposto obbligatoriamente a vaccinazione, volto a scongiurare eventuali eventi avversi a seguito delle già menzionate somministrazioni obbligatorie”, conclude la nota.




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view post Posted: 6/5/2024, 17:46 Torna l’incubo temporali in Emilia-Romagna: ecco quando - OPINIONI - AMBIENTE - METEO

Per martedì 7 maggio è allerta gialla. Previsti fenomeni intensi dalla tarda mattina

Autore: Andrea Sangermano


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BOLOGNA – Tornano i temporali in Emilia-Romagna. Per l’intera giornata di domani, martedì 7 maggio, la Protezione civile regionale ha emesso un’allerta di colore giallo a causa della “spiccata instabilità” prevista sull’intero territorio emiliano-romagnolo, “con condizioni favorevoli allo sviluppo di temporali forti e possibili effetti e danni associati”. Come si legge nel bollettino, “i fenomeni intensi sono più probabili a iniziare dalla tarda mattinata sul settore occidentale e centrale della regione, per poi interessare nelle ore successive anche il settore orientale”.


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view post Posted: 6/5/2024, 17:43 Quanto consuma un frigorifero e come risparmiare in bolletta - HOBBY - FAI DA TE - DESIGN -

Solitamente non ci si pensa, ma il frigorifero è in funzione 24 ore su 24...e non tutti i modelli sono uguali

Autore: Redazione


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ROMA – Il frigorifero è un elettrodomestico che è stato introdotto in un’epoca relativamente recente, per l’esattezza a partire dagli anni Cinquanta. Fino a quel momento le persone erano solite conservare gli alimenti attraverso l’utilizzo di ghiaccio e neve. Solitamente non ci si pensa, ma il frigorifero è in funzione 24 ore su 24, dunque è importante riflettere anche sui suoi consumi. Non tutti i modelli sono uguali e risultano diversi in base a diversi fattori: dalla tipologia di installazione passando per l’estetica, la classe energetica, la potenza e diversi altri elementi ancora. In questo articolo vediamo come calcolare i consumi di un frigorifero e scegliere quello più adatto a sé. In questo articolo vedremo come calcolare i consumi del frigorifero e scegliere quello più adatto a sé.

LE PRINCIPALI CATEGORIE DI FRIGORIFERO IN BASE ALL’INSTALLAZIONE

Il frigorifero si trova disponibile secondo due tipologie principali. La prima è rappresentata dai frigoriferi da incasso e si caratterizza per il fatto di essere una sorta di soluzione su misura, dal momento che l’installazione viene fatta all’interno di un mobile che ne riprende le dimensioni e la forma. Il dispositivo, in questo caso, è dotato di griglie posizionate sullo zoccolo posto nella parte sottostante, così da evitare che il meccanismo possa surriscaldarsi. Nella fase di progettazione della cucina è importante garantire aerazione sufficiente affinché l’elettrodomestico lavori correttamente. Esiste un’altra tipologia di frigoriferi ed è quella a libera installazione. Si tratta di apparecchi che possono essere posizionati in qualsiasi angolo della cucina e persino della casa. A parità di dimensione, i frigoriferi a libera installazione risultano più capienti di quelli da incasso. Dal punto di vista estetico, i frigoriferi a libera installazione permettono di personalizzare e caratterizzare la cucina, emergendo come elemento di design. Per quanto riguarda i consumi, non ci sono differenze tra frigo da incasso e a libera installazione. I parametri dipendono più che dal tipo di installazione da altri fattori, che è bene considerare sempre nella scelta in quanto risultano trasversali.

COME CAPIRE QUANTO CONSUMA UN FRIGORIFERO?

Gli elementi da tenere a mente quando si desidera conoscere quanto consuma un frigorifero sono molteplici. Parliamo soprattutto della potenza, espressa in watt, e della classe energetica. È da essi che dipende principalmente la sostenibilità dell’elettrodomestico e il suo consumo. Per contenere il costo in bolletta, quindi, la cosa migliore è quella di scegliere un modello di ultima generazione in grado di risultare in linea con i migliori standard del settore. È inoltre consigliabile considerare le proprie abitudini quando si acquista un frigorifero. Ad esempio coloro che trascorrono lunghi periodi lontano da casa possono beneficiare delle funzioni “Eco” o “Holiday” presenti in molti frigoriferi di ultima generazione. Il consumo medio di un frigorifero si aggira tra i 100 e i 240 watt l’ora (Wh), per un totale di circa 1/2 kW giornalieri. È un range indicativo e in quanto tale è facile che venga superato nelle versioni che hanno una produzione meno recente. Per quanto concerne la classe energetica sono invece da preferire le soluzioni in classe A, essendo dotate di tecnologie all’avanguardia per il risparmio energetico, capaci di ridurre in maniera importante i consumi. Esistono poi alcune abitudini corrette che si possono adottare per risparmiare sui costi generati da un frigorifero. Inoltre, riempire correttamente il frigorifero è fondamentale per massimizzare l’efficienza energetica e garantire una conservazione ottimale degli alimenti. È poi buona norma effettuare la puntuale manutenzione del dispositivo, sulla base di quanto riportato nel manuale d’uso. Infine è fondamentale impostare il termostato a una temperatura ottimale, compresa tra i 3 e i 5°C per il frigorifero e non inferiore a -18°C per il vano congelatore. Altrimenti l’elettrodomestico potrebbe consumare troppa energia o non funzionare correttamente.



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view post Posted: 6/5/2024, 17:38 ‘Il regno del pianeta delle scimmie’, Wes Ball: “Un omaggio alla saga, ma il coraggio ci ha spinto oltre” - SPETTACOLI - GOSSIP

Una delle saghe più famose al mondo torna sul grande schermo con 'Il regno del pianeta delle scimmie' diretto da Wes Ball. Parola ai protagonisti

Autore: Lucrezia Leombruni


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ROMA – E la saga continua…è il caso di dirlo. L’8 maggio arriva al cinema il nuovo capitolo del fortunato franchise ‘Il pianeta delle scimmie’, iniziato nel 1968. Una delle saghe più famose al mondo torna sul grande schermo con ‘Il regno del pianeta delle scimmie’ diretto da Wes Ball. “Fare questo film è stato come sognare ad occhi aperti. Sì, ci siamo divertiti a realizzarlo ma è stato molto difficile. Non è il solito processo che si segue per i normali film. La pressione è stata tanta perché il confronto con i film precedenti è sempre dietro l’angolo. Credo che con ‘Il regno del pianeta delle scimmie’ omaggiamo i precedenti capitoli ma siamo riusciti a creare una nostra identità e una nuova storia, ci è voluto tanto coraggio“, ha raccontato Wes Ball in occasione di un incontro stampa virtuale.



Si tratta del seguito della trilogia con Andy Serkis nei panni di Cesare ed è ambientato diverse generazioni dopo. “Andare avanti nel tempo ci ha dato l’opportunità di avere nuovi personaggi capaci di scoprire nuove cose: qui la verità diventa mito e leggenda e la conoscenza, invece, potere”, ha detto il regista.

In questo film le scimmie sono la specie dominante che vive in armonia e gli umani sono costretti a vivere nell’ombra. Mentre un nuovo tirannico leader delle scimmie costruisce il suo impero, una giovane scimmia intraprende uno straziante viaggio che la porterà a mettere in discussione tutto ciò che conosceva sul passato e a fare scelte che definiranno un futuro sia per le scimmie che per gli umani. “Al centro del film c’è la questione ‘un giorno scimmie e umani coesisteranno? A questo non posso rispondere, altrimenti non ci sarebbero i prossimi film. Questo – ha proseguito Ball – è un concetto che risuona anche nel presente perché siamo circondati da drammi e conflitti che nascono dalla difficoltà di coesistere con chi la pensa in modo diverso, per fare un esempio“. Il regista non voleva fare il film portatore di un messaggio “ma è chiaro che storie del genere richiamino l’attualità. Per esempio la fragilità della verità nel mondo di oggi oppure leader che possono indurre le persone a fare azioni non giuste”.

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Presenti all’incontro stampa anche i protagonisti Owen Teague (Noa), Freya Allan (Mae), Kevin Durand (Proximus Caesar). “Dal mio personaggio ho imparato quanto sia necessario avere una mente aperta quando si incontrano cose o persone nuove. Non bisogna aver paura dell’ignoto ma abbracciarlo. Questo non solo fa parte della storia di Noa ma anche di noi attori“, ha detto Teague. “Da Proximus Caesar ho imparato che è molto più divertente essere una scimmia che un umano“, ha ricordato Durand. Per interpretare Mae “ho attinto dalla vita personale, per questo dico sempre che è necessario vivere pienamente la propria vita”, ha sottolineato Allan. Per interpretare Proximus mi sono ispirato ad oratori potenti e carismatici. Mi ricordo di aver visto un video di Arnold Schwarzenegger, quando era governatore della California. Ma anche Elon Musk e Anthony Robbins, impossibile distogliere lo sguardo da loro”, ha detto Durand.

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Interpretare una scimmia? “È stato facile, non abbiamo finto di essere scimmie. Noi le abbiamo considerate come persone, quindi non ci siamo sentiti ridicoli”, hanno detto Teague e Durand. “Ho avuto modo di parlare con Andy Serkis, che è stato davvero generoso nel darmi molti consigli. Credo che sia stato una sorta di passaggio di testimone, ma non è stato così: è stato come lavorare con un mentore. L’altra persona che è stata davvero determinante nel farci diventare scimmie e nel far funzionare questo film, è stato Alain Gauthier (il coordinatore dei movimenti, ndr): ha lavorato con noi per creare questi personaggi fisici e aiutarci a credere di essere scimmie“, ha raccontato l’interprete di Noa. Anche l’attrice, che interpreta un’umana, è uscita dalla sua zona di comfort per questo ruolo: “Ho voluto fare tutto io, anche le acrobazie. Avevo anche delle protesi ai piedi che assomigliavano un po’ alle zampe dell’orco Shrek. Quindi, per la maggior parte del tempo ho detto ‘non usiamole’ e così andavo in giro a piedi nudi. Quando ero bambina lo facevo spesso”. Non solo attori della saga ma soprattutto fan. “Da bambino ero ossessionato dal film con Charlton Heston. Ricordo che imploravo mia madre di farmi vedere ‘Il pianeta delle scimmie’, e lei non voleva metterlo perché pensata che potessi piangere alla vista di scimmie parlanti. Probabilmente è stato il film che mi ha fatto pensare: ‘Oh, mio Dio! Dio, potrei essere in grado di fare film un giorno’“, ha ricordato Kevin Durand.



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view post Posted: 6/5/2024, 17:33 Brucellosi in Italia: dove è più diffusa, quanto è pericolosa e come evitarla - SALUTE E BELLEZZA

La Dire ha interpellato la presidente della World Association for Infectious Diseases and Immunological Disorders (WAidid) Susanna Esposito

Autore: Francesco Demofonti


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ROMA – “La brucellosi è una zoonosi causata da batteri che appartengono al genere Brucella. Colpisce diversi tipi di animali, tra cui mucche, pecore, capre, cervi, maiali e cani. I responsabili delle infezioni sono sei specie di batteri gram negativi, che appartengono al genere Brucella, in particolare Brucella melitensis, Brucella abortus, Brucella suis, Brucella canis, Brucella ovis e Brucella neotomae. I primi quattro sono in grado di contagiare anche l’uomo”. Lo precisa all’agenzia Dire la presidente della World Association for Infectious Diseases and Immunological Disorders (WAidid) e responsabile del tavolo tecnico Malattie infettive e vaccinazioni della Società Italia di Pediatria (Sip), professoressa Susanna Esposito, ordinaria di pediatria all’Università di Parma, sentita in tema di brucellosi nel giorno in cui la politica chiede di istituire un commissario nazionale.

QUANDO L’UOMO PUÒ AMMALARSI

“Si tratta- sottolinea l’esperta- di un problema molto grave per la sanità pubblica perché, soprattutto nelle aree agricolo-pastorali, possiamo avere sia infezioni negli animali da allevamento che nell’uomo, laddove si mangino carni non adeguatamente cotte o latte non pastorizzato”. “Infatti- precisa Esposito- l’uomo può ammalarsi o perché entra in contatto con animali contaminati. È a rischio di infettarsi chi ha contatti, soprattutto negli allevamenti, con diverse specie: ad esempio nel casertano c’è il tema delle bufale o, attualmente, c’è quello delle pecore in Calabria”. “L’infezione- continua la professoressa Susanna Esposito- può avvenire attraverso cibi o bevande contaminate e, tra i lavoratori, anche per inalazione o tramite piccole ferite sulla pelle. Possiamo dire che il batterio Brucella è presente nel latte di animali contagiati e, dunque, se il latte non è pastorizzato l’infezione passa agli esseri umani”. “Per quanto riguarda invece il contagio dal cane- dice ancora- i casi documentati sono pochissimi e, in genere, anche se il cane è infetto non si ha il passaggio dell’infezione da cane a uomo.

E L’INFEZIONE DA UOMO A UOMO?

L’infezione da uomo a uomo è invece estremamente rara: la situazione più comune è dunque quella legata al bere latti infetti non pastorizzati o al mangiare carni non adeguatamente cotte”. “I sintomi- informa Esposito- sono simili a quelli dell’influenza, quindi febbre, mal di testa, mal di schiena e debolezza, però possono esserci anche infezioni nel sistema nervoso centrale oppure condizioni come febbri ricorrenti, stati di affaticamento e dolori alle articolazioni. Uno dei problemi consiste nel fare la diagnosi, perchè spesso è tardiva, mentre la terapia antibiotica è molto lunga. Vi sono antibiotici specifici, che sono doxiciclina e rifampicina, che vanno prescritti in combinazione per sei settimane per evitare ricadute, mentre nei casi più gravi è necessario il ricovero ospedaliero. Il rischio di mortalità è del 2%, quindi abbastanza contenuto”.

LE AREE MAGGIORMENTE COLPITE

“Il sud è particolarmente interessato dalla presenza di brucellosi, il problema riguarda soprattutto Campania, Calabria e Sicilia– rende noto- e vi sono una serie di Circolari ministeriali che prevedono un approccio di prevenzione, seguendo le linee guida europee. Intanto ricordo che la brucellosi è una malattia a denuncia obbligatoria dal 1934. I Paesi europei più interessati sono quelli del Mediterraneo: più dell’80% dei casi interessa, infatti, Italia, Grecia, Spagna e Portogallo, mentre il nord Europa è poco interessato.

MISURE DI PREVENZIONE E DI CONTRASTO

“In Italia- rende poi noto Susanna Esposito- c’è un Piano di eradicazione della brucellosi e per questo sono necessari controlli sierologici presso gli allevamenti bovini, bufalini e ovicaprini, che variano per cadenza e percentuale di animali da controllare in base allo stato sanitario della provincia e della regione in cui risiede l’allevamento. Per quanto riguarda le province di Caserta e Crotone il ministero della Salute ha emanato una ordinanza per misure straordinarie di eradicazione”. “I consigli sono proprio quelli di evitare di consumare alimenti derivati da latte crudo che proviene dalle regioni in cui la malattia è endemica, ovvero Campania, Calabria e Sicilia. Bisogna poi rispettare le norme di biosicurezza negli allevamenti, movimentare gli animali nel rispetto della normativa vigente e utilizzare i dispositivi di sicurezza quando si manipolano animali, organi o matrici potenzialmente infetti”. “Proprio di recente, nel mese di aprile- racconta la professoressa Esposito- in Calabria c’è stata una segnalazione di uno smarrimento di 60mila ovini su un totale di 70mila. L’ipotesi più concreta è che per evitare i costi dello smaltimento delle carcasse infette, che ammontano a 100 euro a capo, le pecore malate siano state lasciate morire e seppellite abusivamente, senza dunque attuare i protocolli operativi per il piano di eradicazione. In tutte le regioni devono invece essere eseguite le ordinanze ministeriali: c’è infatti una grande attenzione da parte della sanità veterinaria”. “Nonostante questo episodio- conclude- c’è un monitoraggio attento anche di eventuali smarrimenti che sembrano assolutamente eccessivi, perchè di recente ci sono state importanti segnalazioni di tubercolosi bovina, e queste malattie possono avere un impatto sulla transumanza del bestiame, dai pascoli alla pianura. È dunque necessario che i controlli sui capi infetti vengano svolti in maniera adeguata”.



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view post Posted: 6/5/2024, 17:31 Belle contro il tumore: al Gemelli arrivano consulenti d’immagine - STORIE DI VITA VISSUTA

Presentato progetto 'IO- Nonostante tutto'. Salutari (Gemelli): "Approfondire questione talco e rischio cancro ovarico"

Autore: Francesco Demofonti


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ROMA – È possibile parlare di make up, tagli di capelli e skin care di fronte a una diagnosi di tumore femminile? Si, e le riposte arrivano dal progetto ‘IO- Nonostante tutto’, presentato oggi al Policlinico Gemelli di Roma e dedicato alle pazienti in cura presso il reparto di Ginecologia Oncologica del nosocomio capitolino.
“Questo progetto- spiega all’agenzia Dire la responsabile dell’Unità di Terapie Innovative per i tumori femminili, ginecologia oncologica Policlinico Gemelli, Vanda Salutari– si rivolge proprio a donne affette da tumori femminili che si trovano ad affrontare la chemioterapia. Il nome la dice tutta: nonostante una donna che affronta un tumore ginecologico si senta spogliata della propria femminilità, del proprio essere donna, ‘IO- Nonostante tutto’ intende rilanciare l’immagine femminile: pur se affetta da un cancro e anche se sta affrontando una battaglia contro un tumore ginecologico, vuole riscoprirsi donna. E questo soprattutto quando anche le chemioterapie spogliano le pazienti della propria femminilità, perché cadono i capelli e la pelle diventa più spenta. È proprio in quei momenti che non si ha più voglia di curare la propria immagine”.
Oggi, dunque, l’introduzione al progetto, portato avanti da vere e proprie consulenti d’immagine, che hanno fatto una analisi delle pazienti dal punto di vista estetico. “Le consulenti- prosegue- hanno studiato il colore degli occhi delle pazienti, il colore della loro pelle e hanno fatto una vera e propria consulenza di immagine, compresa di armocromia, andando a valutare come valorizzare le donne nella loro femminilità, consigliando i colori con cui vestirsi, il trucco con cui valorizzare il proprio viso, dando tutta una serie di suggerimenti estetici per sentirsi belle nonostante la malattia, nonostante tutto“.
Il messaggio è chiaro: è fondamentale prendersi cura della propria persona anche in momenti di difficoltà e vedersi belle può aiutare nel migliorare la qualità di vita. “Oggi abbiamo a disposizione cure potentissime- ricorda Salutari- cure che hanno rivoluzionato il modo di affrontare i tumori ginecologici e oggi riusciamo a curare di più le nostre pazienti. Ma molto spesso queste cure impattano proprio sulla loro qualità di vita e azioni come queste servono davvero a migliorarla, perché stare bene con il proprio corpo e sentirsi belle aiuta non solo se stesse nel relazionarsi con gli altri, con la famiglia e con gli amici ma dà anche una spinta positiva per affrontare le cure. E se miglioriamo le cure e la qualità di vita miglioriamo anche l’outcome delle cure stesse”.
Oncologia e consulenza d’immagine, dunque, legate a doppio filo in una relazione che coinvolge giovani e meno giovani pazienti oncologiche. “Le donne coinvolte nel progetto ‘IO- Nonostante tutto’ sono un po’ di tutte le età, anche se l’iniziativa si rivolge alle giovani donne che sono un po’ più impegnate socialmente, donne che lavorano, donne che hanno un ruolo importante nella propria famiglia e che nonostante tutto affrontano un percorso di malattia”.
Ma il progetto abbraccia anche le donne meno giovani. “Una volta- racconta la dottoressa Salutari- una mia paziente di 73 anni, parlando di protesi capillari, mi chiese di non ritenerla vanitosa e mi disse che voleva continuare a sentirsi una bella donna come era stata in passato. Sicuramente questo problema è sentito maggiormente dalle donne più giovani, che sono devastate da una diagnosi di tumore ginecologico e dalla necessità di doversi sottoporre a chemioterapia. Ma anche le donne meno giovani possono trarre benefici da ‘IO- Nonostante tutto’ e dal potersi occupare della propria immagine, stando meglio con se stesse e con le persone che le circondano e che vogliono loro bene, soprattutto in questo delicato momento della propria vita”.

I NUMERI E L’AUMENTO DEI TUMORI TRA I GIOVANI

Dal 2023 presso l’Unità di Terapie Innovative per i tumori femminili, ginecologia oncologica Policlinico Gemelli sono in cura 120 pazienti di età compresa tra i 20 e i 45 anni. Un fenomeno, quello dell’aumento dei casi di cancro nelle fasce più giovani della popolazione, che non lascia indifferente nemmeno la dottoressa Salutari. “Il problema dell’aumento dei tumori in fase più giovanile e anche di tumori che eravamo abituati a vedere nelle fasi più anziane della vita- afferma- ci pone di fronte a problematiche che sono certamente di influenza ambientale“.
“Per quello che riguarda le problematiche dei tumori ginecologici, il tumore dell’ovaio non ha fattori ambientali predisponenti accertati. Abbiamo visto la storia del talco, ma si tratta di una questione che va approfondita meglio. È vero che è indicato tra le sostanze che possono predisporre a un tumore dell’ovaio ma questa comunicazione deve essere fatta con cautela, perché quella di un tumore dell’ovaio è una genesi soprattutto multifattoriale e, al di là del rischio familiare, non abbiamo ancora intercettato veri e propri fattori ambientali che possano fare aumentare questo tipo di neoplasia”.
“Per quanto riguarda il tumore dell’endometrio– precisa l’esperta- il fattore ambientale, il fattore alimentare e anche il fattore dell’obesità possono averne fatto aumentare l’incidenza. Il tumore della cervice uterina è invece correlato al Papilloma virus e se abbracciassimo la campagna vaccinale come avviene nei Paesi nordeuropei potremmo sicuramente abbassare moltissimo l’incidenza di questo tipo di tumore”.
“È però un dato di fatto- sottolinea Vanda Salutari- che oggi i tumori in fase giovanile siano aumentati e lo sforzo dell’oncologia è quello di andare a cercare nei fattori ambientali possibili agenti che possano aver creato questo problema e sicuramente in futuro qualcosa verrà fuori”.
“Oggi hanno partecipato pazienti di ogni età, giovani e meno giovani- conclude la responsabile dell’Unità di Terapie Innovative per i tumori femminili, ginecologia oncologica Policlinico Gemelli- ora il progetto prevede altri due incontri, di natura più operativa: il 28 maggio e il 4 giugno, presso il Day Hospital, al decimo piano, dove si trova il terrazzo terapeutico, si terranno sedute di trucco, di armocromia e di estetica, rivolte proprio alle donne che si trovano lì per fare la chemioterapia. Le nostre oncoestetiste si daranno da fare per rendere più belle le nostre pazienti”.
Perchè prendersi cura di sé, della propria immagine, riscoprendosi attraente ‘nonostante tutto’, migliora inevitabilmente la qualità della vita.




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view post Posted: 6/5/2024, 12:03 Matrimoni nudisti: qual è la spiaggia italiana dove ci si può sposare senza vestiti - METE TURISTICHE - SAGRE

Volete organizzare un matrimonio naturista ma non sapete dove farlo? Ecco qual è la spiaggia italiana che è stata aperta alle nozze nudiste.

A cura di Valeria Paglionico


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Desiderate un matrimonio davvero a contatto con la natura? Esiste un'esperienza che fa al caso vostro: una cerimonia di nozze naturista, ovvero senza vestiti. Si tratta di un vero e proprio "desiderio proibito" per gli amanti del nudismo che di sicuro diventerà super gettonato fin dai prossimi mesi. Se da un lato obbliga gli sposi a centellinare la lista degli invitati, dall'altro gli permette di godersi al 100% il gran giorno senza preoccuparsi degli abiti che si rovinano, dei soprabiti da abbinare o delle scarpe scomode. La cosa che in pochi sanno è che è possibile organizzare la cerimonia nudista in una delle più belle spiagge italiane: ecco dove si trova.

Dove organizzare un matrimonio naturista

Dove è possibile organizzare un matrimonio naturista in Italia? In Sardegna, per la precisione sulla spiaggia di Is Benas sulla costa occidentale. Si tratta di una delle location balneari più belle del mondo, diventata il paradiso del nudismo dopo che le autorità locali l'hanno aperta ai matrimoni "al naturale". Luigi Tedeschi, sindaco di San Vero Milis, il paese più vicino, ha spiegato che a ispirare il progetto è stata una coppia di tedeschi: questi ultimi volevano organizzare le loro nozze nudiste proprio su quella spiaggia (che già da due anni era riservata ai naturisti) e alla fine la richiesta è stata accettata. Addirittura le autorità stanno pensando di creare una serie di spiagge naturaliste in tutta la Sardegna, così da aumentare davvero il turismo sostenibile.

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La filosofia legata ai matrimoni nudisti

Oggi una parte della spiaggia di Is Benas è riservata alle nozze nudiste ma è importante sapere che nella location esistono anche delle zone a cui possono accedere sia naturisti che visitatori vestiti. "Penso che stiamo vivendo un momento delicato per la libertà delle persone con i movimenti nazionalisti in Europa, penso che dobbiamo fare qualcosa per dimostrare che siamo tutti liberi. Questa iniziativa non ha nulla a che vedere con il sesso", sono state queste le parole di Luigi Tedeschi. Insomma, i matrimoni naturalisti sono tutt'altro che all'insegna dell'audacia e della scandalo, la verità è che sono legati a una precisa filosofia di vita che celebra la libertà e la natura.

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view post Posted: 6/5/2024, 11:59 La guerra delle figurine degli Europei: la Uefa sbaglia, Panini no - SPORT

L'Uefa ha dato la licenza all'americana Topps, che però ha inserito il Galles non qualificato. Il Telegraph racconta "la battaglia commerciale"

Autore: Mario Piccirillo


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ROMA – Sacrilegio: gli album delle figurine ufficiali degli Europei 2024 sono sbagliati. Mancano alcuni giocatori importanti dell’Inghilterra come Saka, John Stones e Phil Foden per questioni contrattuali. In compenso c’è il Galles, che invece è stato eliminato alle qualificazioni, e alcuni giocatori marginali come Ebereche Eze e Callum Wilson. L’album con la licenza Uefa lo produce Topps, che prima era famosa soprattutto per le figurine del baseball. Poi sul mercato – un po’ romantico ma molto corporativo – delle figurine del pallone è piombata la Uefa. Ed è scoppiata una sorta di “guerra”. Con la Panini, e con chi sennò?

Lo racconta il Telegraph, perché in Inghilterra c’è una cultura della figurina che ricorda molto quella italiana. E perché da domani Marks & Spencer (la catena di supermercati più elegante d’Inghilterra) regalerà pacchetti di figurine Panini in edizione limitata sugli Europei a chiunque spenda più di 20 sterline. Il Telegraph sottolinea che incredibilmente il fascino delle figurine resiste anche nell’era digitale.

Fino a poco tempo fa Panini dominava il mercato. Poi la Uefa nel 2022, dopo una collaborazione durata 46 anni, ha detto basta e ha fatto un accordo per gli Europei del 2024 con Topps. La Panini però può ancora produrre i propri album per Euro 2024, anche se senza l’imprimatur della Uefa. E poi ci sono i pacchetti Home Nation, quelli distribuiti tramite M&S, che contengono 50 adesivi in ​​edizione limitata e coprono Inghilterra, Scozia, Galles e Irlanda del Nord. Secondo Jamie Redknapp – che un tempo era una figurina tra le più ricercate degli scambi degli anni ’90 – la nuova iniziativa M&S “è bella. Penso solo che sia una buona cosa, perché tutto ciò che tiene i tuoi figli lontani dagli schermi per un minuto è una cosa buona. Le figurine del calcio potrebbero sembrare un po’ retrò , ma se ci pensi, ci sono tanti aspetti positivi, comprese le capacità imprenditoriali di scambiare le carte al parco giochi”.

Il Telegraph ricostruisce anchela storia della Panini, a cominciare “dai fratelli Panini – Benito e Giuseppe – nella loro città natale, Modena. I fratelli si resero conto di aver trovato qualcosa quando le loro primissime uscite – che raffiguravano fiori e piante e dovevano essere incollate con un tubo di colla separato – vendettero tre milioni di figurine nel 1960. Passarono al calcio un anno dopo ed entrarono nel mercato britannico alla fine degli anni ’70. All’inizio degli anni ’80, The Sun e Daily Mirror combattevano una battaglia disperata per i diritti di distribuzione. Mentre il Sun avrebbe potuto vincere la battaglia, il Mirror vinse la guerra quando il suo famigerato proprietario Robert Maxwell intervenne e acquistò Panini nel 1988 per poco meno di 100 milioni di sterline”.

“L’azienda ha sofferto sotto la proprietà di Maxwell – il truffatore che ora è forse meglio conosciuto come il padre della collaboratrice di Jeffrey Epstein Ghislaine Maxwell – poiché ha utilizzato le loro riserve finanziarie per sostenere altre parti del suo impero economico. Impiegava i carcerati – una svolta ironica data la sua esposizione postuma come truffatore – per mettere le figurine nei ​​pacchetti“.

“Nella confusione che circondò la morte in mare di Maxwell nel 1991, la Panini perse i diritti sulla nuova Premier League, permettendo invece alla Merlin – una società formata da quattro ex dipendenti Panini scontenti – di intervenire. Panini è riuscita a riprendersi quel mercato solo nella stagione 2019-20”.



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view post Posted: 6/5/2024, 11:57 “La tomba di Tutankhamon era radioattiva”: i dubbi sullo studio che svela la maledizione del Faraone - REALTA ' E MISTERO - MITOLOGIA - SCIENZE

Sulla sedicente rivista scientifica Journal of Scientific Exploration è comparso uno studio del ricercatore Ross Fellowes. Secondo questo paper nelle tombe dell’Antico Egitto venivano lasciati anche materiali radioattivi per punire le persone che entravano a rubare i tesori. Siamo risaliti all’origine dello studio: tutto sembra abbastanza improbabile.

A cura di Valerio Berra


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Negli ultimi giorni è comparsa una ricerca un po’ sospetta. Parte da una vecchia storia sulle maledizioni dei faraoni e propone una teoria discutibile che prevede una serie di conoscenze molto avanzate in un’epoca lontana nella storia. Tutti elementi che ovviamente hanno contribuito a rendere virale lo studio facendolo arrivare sull’home page di molti giornali.

Tutto comincia da un articolo dal titolo The Pharaoh’s Curse: New Evidence of Unusual Deaths Associated With Ancient Egyptian Tombs pubblicato sulla rivista Journal of Scientific Exploration e firmato da Ross Fellowes.

Ora, la tesi sostenuta nello studio è che la maledizione del Faraone abbia una ragione scientifica: i suoi sudditi avevano lasciato nella tomba materiali in grado di rilasciare radiazioni. La maledizione del Faraone è quella leggenda secondo cui gli archeologi che hanno scoperto la tomba di Tutankhamon sarebbero morti in circostanze sospette. Analizzando le fonti di questa notizia però emergono parecchi dubbi.


Un giornale e un ricercatore non pervenuti

Non tutte le riviste scientifiche hanno lo stesso peso. Lo sanno bene i ricercatori che puntano a pubblicare i loro articoli scientifici sulle riviste più autorevoli e quindi in grado di dare loro più possibilità di essere ripresi da altri ricercatori. Vi anticipiamo che in passato il Journal of Scientific Exploration aveva pubblicato anche articoli sul mostro di Loch Ness.

Per misurare l’accuratezza delle riviste scientifiche c’è un dato preciso: si chiama Impact Factor ed è un dato sintetico che conta quante volte in un anno sono stati citati gli articoli pubblicati su una data rivista nei due anni precedenti al calcolo.

Questo Journal of Scientific Exploration non solo risulta praticamente in nessuna classifica tra i giornali scientifici più autorevoli ma sembra che nessuno si sia mai preso la briga di calcolare il suo Impact Factor. Nessuna informazione nemmeno su Ross Fellowes, l’autore dell’articolo non si riesce a trovare nei motori di ricerca dedicati a questi ambiti, come Google Scholar.

Il problema della maledizione del Faraone

A voler essere ancora più precisi, il problema alla base di questo studio partiva proprio dal titolo. La maledizione del Faraone è una leggenda secondo cui tutte le persone che hanno partecipato alla scoperta della tomba del faraone Tutankhamon nel 1922 sarebbero morte in circostanze misteriose.

Le morti venivano quindi ricondotte ad antiche maledizioni che questo studio vorrebbe giustificare come causate dal livello di radiazioni. Guardando le date di morte delle persone che sono entrate nella tomba il risultato però è un altro: nessuna può essere letta davvero come “circostanza misteriosa”. Anzi. Douglas Erith Derry che eseguì anche l’autopsia del corpo di Tutankhamon morì a 87 anni.



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view post Posted: 6/5/2024, 11:54 Il caffè che conosciamo è destinato a sparire: che gusto avrà il caffè sintetico - VARIE - PSICOLOGIA - MODA

Secondo un’analisi pubblicata dal Wall Street Journal, entro il 2050 circa il 50% delle terre su cui si produce caffè diventeranno inadatte alla coltivazione di questa pianta. In Brasile, uno dei maggiori produttori di caffè al mondo, questa percentuale dovrebbe arrivare all’88%.

A cura di Valerio Berra


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Sveglia, cucina, moka, caffè. Oppure, se siete di fretta: sveglia, cucina e poi caffè al bar sotto all'ufficio. In Italia il caffè è una delle routine più comuni, un'abitudine che incide anche sulla pressione. Anche se ci sono dei limiti su quanto ne dovreste bere ogni giorno. Ma non solo in Italia. Secondo un’analisi pubblicata sul Wall Street Journal e firmata da Christopher Mims, il caffè è diventato così tanto un'abitudine per una certa parte del mondo che in futuro non sarà più sostenibile produrlo.

Mims parte da un dato. In tuto il mondo vengono consumate circa due miliardi di tazze di caffè al giorno. Un albero di caffè di qualità Arabica produce circa due chili di caffè ogni anno. Questo vuol dire che se una persona beve due tazze di caffè al giorno nel corso di un anno ha bisogno di tutta la produzione che viene da circa 20 alberi di caffè. Una produzione così massiccia però non può reggere al cambiamento climatico.

In che anno raggiungeremo il limite per la produzione

Secondo il Wall Street Journal ci sono vari motivi per cui la produzione di caffè non riuscirà più a sostenere la domanda. Il principale però è il cambiamento climatico che entro il 2050 farà diventare inadatte circa il 50% delle terre su cui oggi si produce il caffè. In Brasile, uno dei maggiori produttori mondiali di caffè, questa percentuale potrebbe raggiungere l’88%.

Quali saranno le alternative al caffè

Il problema principale a questo punto diventa già un altro: cosa berremo al posto del caffè? Le soluzioni passate in rassegna dal quotidiano finanziario sono parecchie. La prima è quella di creare delle miscele che sostituiscano il caffè. Estratti provenienti da noccioli di datteri, ceci o scarti agricoli. Nell’analisi viene citato il parere, certo interessato, di Adam Maxwell, Chief Executive di Voyager Foods. Secondo lui il sapore del caffè non arriva dal seme ma da tutto il processo di tostatura: “L'esperienza che otteniamo dal caffè o dal cioccolato è in realtà guidata dal processo utilizzato per produrli”.

Al netto delle miscele più esotiche forse la soluzione più interessante tra quelle proposte parte dai bioreattori. Si tratta di macchinari in cui è possibile allevare cellule vegetali in un ambiente artificiale.

Questa tecnologia è stata usata anche per coltivare piante a bordo della Stazione Spaziale Internazionale. Il risultato? Una volta tostato il sapore dovrebbe essere indistinguibile dal caffè normale. Qui ovviamente arriva però un altro problema: i costi di produzione aumenterebbero e di conseguenza si alzerebbe anche il prezzo al consumatore. Quanto siamo disposti a spendere per tenerci le nostre abitudini?



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