Un piattino d'olio. Un semplice piattino di olio d'oliva purissimo. Non appena lo vide sbarrò gli occhi. Distesa carponi con le caviglie ben fissate alle gambe del tavolo ed il sedere prospicente e invitante al tempo stesso. Lui le aveva allontanato i grossi seni pesanti l'uno dall'altro. Due seni incredibili in un fisico mozzafiato. Le braccia erano state incellophanate di pellicola per conservare i cibi dietro la schiena lasciando libere le mani.
Una guancia poggiava sul piano ed i capelli facevano da ghirlanda a questo spettacolo surreale.
Dopo averla spogliata ed immobilizzata l'aveva distesa sul tavolo. Mentre la preparava si divertiva a sfiorarla con il sesso, ed ogni volta che avveniva il tocco lei aveva un guizzo di piacere. Lo desiderava in maniera inverosimile, neanche se fosse stata su di un'isola deserta in astinenza per anni. Aveva in bocca un anello di plastica che la costringeva a tenere la bocca aperta, attraverso cui riusciva a far sentire i suoi gemiti.
Gemiti che si fecero sentire non appena lui si intrufolò con la lingua fra le labbra del sesso già scivolose. I suoi umori infatti già avevano traboccato, creando rivoli di piacere lungo l'interno cosce verso le gambe. Le caviglie legate alle gambe del tavolo sembravano incorniciate, dalla corda sopra e dai tacchi a spillo sotto. I seni, malgrado la postura scomoda, avevano i capezzoli molto turgidi mentre il ponte formato dalla pancia e dal tavolo veniva di tanto in tanto accarezzato da lui creando brividi lungo la schiena per via del tocco lieve ma improvviso ed inaspettato.
Niente parole da parte di lui. Solo gemiti da parte di lei. Piacere allo stato puro. Ma quello era solo il preludio di una sinfonia che da lì a poco si sarebbe sviluppata, le prime gocce di una tempesta di ormoni, i primi spari di una guerra di cui già di sa quale è il vincitore e di cui il perdente è felice della propria condizione subalterna.
E mentre lei pensava a queste cose sentì la sua virilità che entrava dentro di lei. Era netta la sensazione di pieno, di completo che aveva con il membro di lui dentro, ma era forte anche la sensazione di divisione in due, di allargamento, di separazione. Le fossette lombari divennero leggermente più profonde quando lui vi poggiò i pollici mettendole le mani sui fianchi.
Fu allora che allontanò la mano destra ed intinse l'indice nel piattino. Un altro brivido la percorse come una scossa elettrica. Sapeva cosa le voleva fare. Altri ci avevano già provato e non avevano certo le sue dimensioni.
L'indice cominciò a farsi strada nel suo orifizio meno accogliente mentre il guizzo incontrollato di lei fece contrarre il suo corpo intorno al sesso di lui. Era solo un dito ma il dolore iniziò a farsi sentire. Dopo averlo estratto praticamente asciutto, lo intinse di nuovo nel piattino cospargendolo d'olio per poi farlo rientrare dolcemente (o per quanto più possibile) ancora dentro lei.
Alla quarta ripetizione l'indice entrò senza spingere molto. Lui poté sentire il suo indice che toccava il sesso con l'interposizione del corpo di lei. Nel piattino l'olio rimasto era poco ed allora iniziò a versarlo sull'incavo delle terga in modo che arrivando sull'ano, per mezzo del movimento successivo della mano destra a mò di stantuffo, entrasse dentro di lei per lubrificarla in maniera copiosa.
Alla fine dell'operazione si pulì la mano e posò di nuovo alla sua vista il piattino, adesso vuoto.
Estraette lentamente il sesso completamente ricoperto dagli umori di lei e lo poggiò al doloroso varco.
Un attimo. Il silenzio durò il tempo in cui lui rimase fermo. Anche le mani di lei che mentre tutto questo avveniva si muovevano in gesti convulsi di piacere e dolore insieme, erano ferme.
Fu allora che lui iniziò a spingere con il suo potente escavatore, senza dare guizzi con il bacino, ma in modo forte e costante, avanzando lentamente in lei. Lei si sentiva impalata intorno ad un membro enorme a cui poco prima aveva dato il benvenuto allegramente.
La sua virilità erculea iniziò ad entrare in profondità quando arrivò all' altezza del glande. Qui i gemiti lasciarono il posto ad un urlo acuto di dolore accompagnato dalle lacrime. Il suo fermarsi non era il cedere alla pietà per il dolore procurato, quanto il dare il tempo ai muscoli di allargarsi. L'anello di carne infatti stringeva forte il suo intruso.
Poco dopo la spinta riprese fino a che il sesso non fu tutto all'interno di lei. L'olio aveva svolto perfettamente la propria azione lubrificante agevolando parecchio l'ingresso. Lui indurì di nuovo il sesso e lei emise un secondo straziante urlo di dolore. Lui rimise le mani sul bacino ed iniziò molto lentamente il proprio movimento sessuale. Tutta la lunghezza del sesso veniva utilizzata nell'andirivieni che si faceva via via più scorrevole. Lei aveva la testa che le girava forte in un turbine di sensazioni di piacere e dolore molto forti che si stavano mixando in un piacere assolutamente sconosciuto che veniva dalle vie più recondite del proprio corpo animale. Piacere che alla fine venne come un'esplosione sconosciuta e come dei fuochi d'artificio provati più volte ma non in quell'inesplorato angolo di nuova femminilità.
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