Sire del Loto Bianco Forum BDSM & Fetish

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view post Posted: 14/3/2024, 10:47     I meccanismi dell'attrazione - OFFTOPIC
Assoggettarsi e carezzare la vanità di una Donna non particolarmente attraente secondo i canoni convenzionali (o di cui percepiamo qualche imperfezione) può in molti casi incrementare il piacere della sottomissione: inginocchiarsi ad una dea è facile e normale e per questo molto meno umiliante
view post Posted: 29/10/2023, 09:47     Metamorfosi - STORIE - RACCONTI FETISH / BDSM
1. L’Istituto di Scienze Comportamentali
Non era facile, per i rari intenzionati a raggiungere l’Istituto, salire al primo piano, circumnavigare gli uffici amministrativi e arrivare a quello stanzone in fondo ad un corridoio secondario e silenzioso. Percorrendo il disimpegno, stretto e poco illuminato, si incontrava la porta (inopinatamente robusta e fornita di una moderna serratura) con la targhetta “Scienze Comportamentali”: varcandola, si entrava in un’aula/biblioteca/sala-computer tutto insieme, con i muri un po’ segnati e un ufficio sulla parete di fondo, accanto ad un piccolo bagno.
Non erano molti gli iscritti al corso: troppo selettivo e troppo pochi crediti. Né si può dire che se ne parlasse molto: pareva uno di quei Dipartimenti che, occupandosi di materia complementare, danno poca notizia e rimangono ‘ancillari’ anche nell’assegnazione dei fondi e dei locali. Nessuno avrebbe immaginato che invece, per quello stanzone un po’ dimesso passavano (seppure non tutte ‘in chiaro’) risorse tali da poter lautamente gestire, solo con quelle, il resto dell’Ateneo: certo era difficile pensare che nelle cassettiere metalliche un po’ sbilenche appoggiate al muro dietro la scrivania della professoressa Giuffreda si trovassero ricevute e ordinativi per pagamenti di personale, affitto di ‘luoghi sicuri’ e acquisto di moderne apparecchiature destinate ai vari e anonimi ‘laboratori di ricerca’, sparsi un po’ ovunque e spesso solo ‘temporanei’ (“Per certi lavori si raccolgono i dati e si sparisce velocemente” lei soleva dire), che dall’Istituto dipendevano.
Anche dell’Istituto si sapeva poco: “Scienze comportamentali” era stata inserita nel programma solo un paio di anni prima e pare che la decisione arrivasse ‘dall’alto’. Qualcuno, presto zittito, aveva parlato di interessi politici, fors’anche militari, che beneficiavano della sua attività, ma alla fine nessuno aveva fatto tante storie e si era fatto tante domande, visto che l’Istituto non pesava certo sul bilancio ed anzi, da quando si era deciso di impiantarlo lì, pareva che ogni difficoltà burocratica della scuola venisse miracolosamente appianata.
Della Docente stessa poco si conosceva, anche fra i Colleghi: piuttosto giovane per essere già Titolare, non molte pubblicazioni – in Italia e all’Estero – ma tutte ‘di peso’, qualche incarico in istituzioni governative non meglio specificate. Nessuna notizia della vita privata della professoressa Giulia Giuffreda, probabilmente ‘single’, graziosa senza essere appariscente, gentile senza essere accondiscendente.

2. Il progetto
Era sua la voce concitata che usciva dalla porta dell’ufficio, socchiusa a quell’ora mattutina in cui l’Ateneo non era ancora aperto al pubblico vociante degli studenti.
“E’ un passo importantissimo: è il vero cambiamento nel nostro campo. Significa passare da ‘assecondare’ a ‘provocare e guidare’”.
“Abbiamo già fatto molto in questo campo, lo sai – le rispondeva Ambra, sua Assistente – Il lavoro dell’anno scorso su Burrhus Skinner ha ricevuto parecchi riconoscimenti e i nostri laboratori hanno registrato più materiale rispetto a chiunque altro, almeno in Europa, sulla reazione agli stimoli psico-fisici”.
“E’ solo l’inizio: dobbiamo andare oltre. Là fuori ci sono persone pronte a darci tutto per quello che per primi facciamo, non per quello che diciamo loro che altri hanno fatto. Abbiamo sempre adeguato, nella ricerca, gli stimoli alle persone, ora voglio adeguare le persone agli stimoli”.
“Ma l’etica? ... la deontologia?” era stata la timida obiezione.
“Ahahaha ... Sciocchezze! Siamo scienziati e dobbiamo avere il coraggio di decidere cosa sia giusto o cosa sia sbagliato. Per il bene di tutti, per il controllo della società. Non ti rendi conto di quanto sia importante il controllo. Il controllo è progresso e sicurezza. Il controllo è conoscenza. Il risultato è fondamentale e per arrivarci occorre conoscere le reazioni: mettere i soggetti in bilico sul precipizio e vedere se cadono rovinosamente o rimangono lì a cercare l’equilibrio. Questo studio ci porterà al vertice assoluto: nessun altro ha ancora anche solo tentato qualcosa del genere. Dobbiamo solo stabilire una campionatura efficace di soggetti e applicare gli stimoli adeguati”.
“Spiegami meglio cosa hai in mente” accondiscese infine Ambra, abituata agli inarrestabili entusiasmi della sua Titolare.
“Cambiare qualcuno, cambiarlo in sé stesso e nei suoi rapporti con gli altri: sinora abbiamo solo studiato come influenzare qualcuno, come fargli scegliere un determinato prodotto o votare un determinato partito. Ora dobbiamo andare più a fondo”.
“Ma come? E a che pro?”
“I mezzi ci sono: vanno sperimentati ma ci sono. Induzione psicologica … anche induzione chimica se serve. Possiamo creare soggetti alpha e soggetti beta, senza più preoccuparci delle singole predisposizioni, dei loro condizionamenti morali, dei loro affetti e dei loro ricordi”.
“Ma è impossibile ... nei nostri studi ed esperimenti abbiamo sempre considerato come dato di partenza il modo di essere dei singoli e abbiamo solo assecondato le loro inclinazioni per poterli portare ai nostri obiettivi”.
“In qualche misura lo faremo ancora: non pensare che intenda ipnotizzarli e fargli fare le galline sul palcoscenico. Ciascuno di noi ha in sé delle parti che sceglie, più o meno consciamente, di reprimere: sta a noi cercare, selezionare e coltivare il seme giusto nelle loro menti, ma se facciamo bene i nostri calcoli il seme sarà già lì e occorrerà solo far risalire a livello cosciente il loro ego dormiente. Poi aiuteremo i nostri soggetti a realizzarlo rimuovendo le barriere familiari, educative e sociali che impediscono loro di accettarlo. In questo modo decideremo noi chi sei e cosa vuoi”
“Come pensi di poter sperimentare una cosa così?”
“Lo sto già facendo: uno dei nostri ‘laboratori ombra’ si è già installato e a breve sarà operativo”.
“Installato? Dove?”.
“In un villaggio turistico, tu ci vai domani”.

3. I soggetti
Mancavano circa 20 minuti all’imbarco per Olbia: la stagione turistica estiva vera e propria non era ancora iniziata e le poltroncine metalliche intorno al gate erano semivuote. All’estremità di una fila, accanto alla vetrata affacciata sulle piste, sedevano Giorgio e sua moglie Paola, con a fianco il ‘bagaglio a mano’. Sulle poltroncine antistanti era appoggiato un altro trolley, il foulard di Sabrina (“L’aria condizionata della cabina mi fa venire il mal di gola” aveva giustificato) e la macchina fotografica di Fabio.
Le figlie delle due coppie, adolescenti e coetanee, erano partite alla chiusura dell’anno scolastico per un ‘campo scuola’: Paola e Sabrina, che lavoravano nello stesso ufficio, avevano quindi pensato di prendersi un paio di settimane di vacanza mentre i villaggi non erano ancora presi d’assalto.
Mentre Sabrina e suo marito si erano recati al bar dell’aeroporto, Paola – come spesso capita fra colleghe, si lamentava dell’amica: “Non ho mai conosciuto una persona più pigra: hai visto? ... ieri il pullman dei ragazzi ha dovuto aspettare Simona che era in ritardo e anche stamattina sua madre, pur essendoci sentite tutto ieri per metterci d’accordo, non era pronta. Si sarà svegliata giusto quando abbiamo suonato il campanello”.
Non aveva tutti i torti: pur di buona compagnia, l’amica era il manifesto dell’opulenza indolente. Dopo il parto, Sabrina non solo non era più riuscita a recuperare la flessuosità che, ai tempi, l’avevano resa una ragazza desiderata, ma aveva aggiunto alla pesantezza del corpo certa pigra pesantezza dello spirito, rassegnazione e ipocondria che, se anche non compromettevano del tutto la sua vita sociale (pur di stare attenti alle sue ‘esigenze’), non rendevano più gradite le sue geremiadi e la sua inaffidabilità.
Quanto all’aspetto e alla persona Paola, caschetto di capelli scuri e occhi vivaci, era un poco più alta di Sabrina, il suo fisico era più allenato e il suo temperamento più nervoso, mentre la bionda e ‘curvy’ Sabrina, ripiegata sul proprio egoismo, appariva più indolente e pacata in tutto. Entrambe erano vestite semplicemente, come si conviene a chi parte per le vacanze: Paola indossava una polo, un paio di jeans e sneakers, come i due uomini del gruppo, mentre Sabrina aveva optato per un abito estivo al ginocchio, chiaro con decorazioni floreali, e un paio di sandali bassi che mettevano in mostra le unghie perfettamente smaltate (“Ha un armadietto pieno zeppo di cosmetici: per questo lei e sua figlia non sono mai pronte” non aveva mancato, Paola, di criticare).
Ma oramai era partita la prima chiamata e Sabrina stava lentamente arrivando dal fondo del salone, mentre gustava un cono gelato e chiacchierava con il marito.
Nello stesso istante, a circa 600 km. di distanza, qualcuno stava guardando le loro foto e leggendo le loro note caratteristiche.

4. Il villaggio
Ad attenderli all’atterraggio c’era un pulmino argento con i vetri oscurati; due altre coppie salirono con loro e l’autista imboccò la ss125 in direzione Sud. Per il villaggio occorreva meno di un’ora di trasferta: l’autista guidava sicuro e il van giunse presto alla litoranea, oltrepassò la spiaggia di Porto Ainu per poi percorrere un tratto sconnesso fino a improvvisamente infilare l’imbocco, seminascosto fra i ligustri, di una stradina sterrata un po’ scoscesa. Sabrina, che si era sinora lamentata per la sveglia mattutina, per l’attesa in aeroporto, per il viaggio, per l’aria troppo fredda, per i sobbalzi ..., oltrepassata la recinzione a secco non poté che ammirare anche lei la vegetazione curata, l’aiuola di fiori variopinti nonché l’ordine, la pulizia e il silenzio del parcheggio in quel luogo isolato.
Le ruote scricchiolarono sul fondo di ghiaietto mentre il mezzo si arrestava dinnanzi alla reception. Tutto era molto efficiente: i fattorini erano pronti a scaricare i bagagli e per gli ospiti era apparecchiato un piccolo rinfresco sotto il portico.
Come di consueto per quelle strutture l’edificio largo e basso ospitava il bancone della reception, un bagno, la direzione, un deposito bagagli e una vasta sala di attesa arredata con poltrone in vimini e uno schermo sul fondo. Non ci volle molto per la registrazione: “206 e 209: sono due belle camere vicine - disse l’addetto a Giorgio e Fabio che avevano presentato i documenti e il foglio di prenotazione – ora arriva la ragazza che vi dà le chiavi e vi accompagna”.
Era Ambra: “Potete porgermi i polsi, per favore?”
La prima fu Sabrina, cui venne applicato un bracciale di plastica rossa, di fattura un po’ più sofisticata rispetto ai bracciali simili che si usano in campeggi e villaggi. Quelli di Paola, Giorgio e Fabio erano simili ma gialli. Una diversa addetta, vicino a loro, stava invece applicando dei bracciali più semplici, di colore azzurro, alle due coppie con cui il gruppetto aveva condiviso il trasporto dall’aeroporto.
“Oh, guarda – sorrise Sabrina – il mio è diverso da tutti. Ma possiamo scambiarceli?”
“Assolutamente no – rispose Ambra – il ‘blocco 2’ è quello con le camere più moderne e questi braccialetti contengono un microchip che fa anche da chiave, oltre a sostituire i pagamenti e registrare tutti i servizi di cui potete usufruire. Sono sigillati e si possono togliere solo a fine soggiorno, rompendoli. Ora seguitemi, i vostri bagagli sono già in stanza”.
Sul retro della reception una porta a vetri permetteva l’accesso alla struttura vera e propria. Si entrava dapprima in una specie di chiostro con alcuni negozi, poi si arrivava alla ‘zona ricreazione’ con l’anfiteatro per gli spettacoli, la palestra, le piscine, il bar e la sala colazione. Le residenze erano sparse lungo vialetti piantumati e illuminati. Il ‘blocco 2’ era proprio alle spalle del ‘centro benessere’ ma in posizione un po’ appartata e tranquilla, lontano dal cammino principale che, attraversando tutto il villaggio, portava alla caletta un po’ sabbiosa e un po’ rocciosa cui gli ospiti avevano esclusivo accesso.
Ambra fece avvicinare il bracciale di Sabrina e di Paola alle porte – una di fronte all’altra – delle rispettive camere ed un piccolo diodo luminoso passò da rosso a verde, facendo scattare le serrature. Le stanze erano fresche, ben rifinite e spaziose.
“Riposatevi pure – si congedò Ambra – la cena viene servita dalle 19.45 in poi”.

5. La prima notte
Cambiati, rinfrescati e riposati, i quattro fecero una breve passeggiata per esplorare il villaggio prima di incamminarsi verso il salone rialzato e terrazzato dove si consumava la cena.
“Non pare ci siano molti ospiti” osservò Fabio.
“Probabilmente hanno appena aperto: siamo a giugno e la gente va in vacanza più tardi” rispose Paola.
In effetti la sala era semivuota. Il maitre li accompagnò al tavolo loro assegnato e fece cenno ad uno dei camerieri che arrivò con quattro calici di vino bianco: “Benvenuti: sono lieto di offrirvi l’aperitivo. Chiamatemi per ogni esigenza e buon soggiorno”.
Mentre mangiavano vennero raggiunti anche da Ambra che si fermò un poco a chiacchierare con loro per poi presto ritirarsi. La cena di pesce era appetitosa.
“Che mangiata! Volevo scendere fino a vedere la spiaggetta – disse Sabrina, mentre uscivano – ma mi è venuto un sonno pazzesco. Non sto in piedi!”
“Anch’io, eppure abbiamo fatto un sonnellino prima, forse eravamo più stanchi di quanto immaginassimo” confermò Paola.
I quattro tornarono dunque nelle loro stanze e si addormentarono di un sonno profondo non appena toccato il cuscino. Nel frattempo, il cellulare di Ambra squillava: “Tutto a posto?” chiese la dottoressa Giuffreda all’altro capo.
“Si, sono arrivati e li ho sistemati nelle ‘nostre’ stanze. Prima del loro arrivo mi sono studiata i fascicoli e credo che i nostri ‘recruiters’ abbiano fatto un ottimo lavoro: le caratteristiche corrispondono perfettamente alle richieste. Ora sono sedati e fra poco invio la squadra a fare i controlli di routine. Se tutto è in ordine già domani iniziamo il trattamento”.
“I braccialetti sono attivi?”
“Sì, rispondono, ma non ho ancora potuto accoppiarli e provarne tutte le funzioni”.
“Perfetto: tienimi aggiornata. Buona notte”.
In realtà non sarebbe stata, per Ambra, una notte molto riposante: subito dopo avere chiuso la comunicazione, la giovane entrò per una porta secondaria nel centro benessere e, col proprio badge, attivò un ascensore che scendeva al laboratorio: “I soggetti sono pronti: potete andare a fare le rilevazioni” comandò a quattro tecnici in camice bianco.
Poco dopo, il led della camera 206 scattava al verde e due persone con una valigetta entravano al buio: lo stesso accadeva nella camera di fronte. “Puoi anche accendere la luce – disse uno di loro – nell’aperitivo ce n’era abbastanza da lasciarli storditi fino a domani”.
Ad ognuno dei quattro villeggianti fu effettuato un piccolo prelievo e vennero applicati alcuni elettrodi che permisero agli apparecchi nelle valigette di registrare dei dati supplementari. Prima di lasciare le stanze fu avvicinato un lettore a ciascun bracciale e l’apparecchio segnalò con un breve suono l’avvenuto accoppiamento.

6. Il risveglio
Ambra era scesa nel laboratorio di buon’ora: non che avesse dormito molto la notte, ma non era abituata a farlo. Una volta rientrati i tecnici aveva immediatamente spedito i dati a far analizzare (avendo ingenti mezzi a disposizione tutto è più semplice) e all’ora di colazione le schede erano già tornate sulla sua scrivania con i dati completi. Sapeva comunque che i ‘soggetti’ non si sarebbero svegliati se non in tarda mattinata.
“Risultati ok. Dati e analisi nella norma. Nessuna controindicazione” aveva scritto, tramite whatsapp, alla sua Titolare e nel giro di pochi minuti (come sempre) era arrivata la chiamata di risposta della dottoressa Giuffreda: “Benissimo. Loro come sono?”.
“Due coppie normalissime: la predestinata è una donna di mezza età, assolutamente ordinaria, personalità defilata, lineamenti dolci, corpo tendente all’obesità. Non ce la vedo molto come soggetto alpha”.
“L’abbiamo scelta proprio per quello. Comincia da lei. Mandami il test completo. Gli altri?”.
“L’altra donna appare più volitiva e fisicamente in forma, probabilmente la più ‘difficile’ del gruppo. I due uomini sembrano tranquilli, nessuna nota particolare, per il poco che ho potuto parlare con loro”.
“Va bene. Attendo aggiornamenti”.
Poco dopo qualcuno aveva infilato sotto la porta della camera 206 una busta filettata in oro: “Gentile Signora Sabrina” era scritto a mano sul retro, all’interno vi era un foglio della Direzione: “Gentile Ospite, mentre Le porgiamo il benvenuto nella nostra struttura, abbiamo pensato di farLe cosa gradita prenotando a Suo nome (ovviamente senza alcuna Sua spesa) un massaggio linfodrenante della durata di 60 minuti e una esperienza aromaterapica di pari durata. Lo staff del nostro Centro Benessere sarà a Sua disposizione alle ore 16 di oggi pomeriggio. RSVP La Direzione”.
La coppia si era svegliata poco prima di mezzogiorno, con un po’ di secchezza nelle fauci e il senso di torpore ancora non del tutto svanito: era stata Sabrina a trovare la busta, infilandola nella sacca con le salviette dopo averla letta. Aveva poi avvolto velocemente un pareo sopra il ‘due pezzi’ rosso, si era fermata i capelli con una molletta e aveva infilato le infradito uscendo così, un po’ sciatta, per fare colazione nonostante l’ora ormai tarda. Nessuno aveva risposto bussando alla 209, sicché Fabio e Sabrina si erano diretti verso il bar e lì avevano trovato gli amici già seduti a un tavolino.
“Che dormita! – li aveva salutati Paola – però ci devono essere degli insetti: stamattina mi sono trovata una puntura su un braccio”
“Anch’io” avevano ripetuto gli altri, a turno.
“A proposito: hanno fissato anche per te alle 16?” chiese Sabrina all’amica, dopo aver chiesto al cameriere un cappuccio e un cornetto al cioccolato.
“Fissato cosa?”.
“Questo” rispose Sabrina, estraendo la lettera dalla borsa.
Paola la lesse attentamente cercando di non far trasparire il dispetto che le montava dentro, poi la rese all’amica “No, ho buttato tutto, non mi interessa la pubblicità”
“Ma non è pubblicità: è un regalo di benvenuto. Dai recuperala e guardaci che ci andiamo insieme”
“Non mi interessa proprio – ribadì Paola frettolosa - comunque stavamo scendendo in spiaggia, oramai il pranzo lo saltiamo, andiamo Giorgio, ci vediamo dopo. Ciao”.

7. Il mancato invito
“Ma che hai? – chiese, mentre camminavano, il marito a Paola – Te la sarai mica presa per quella stupida lettera, vero? Io non ti ho vista buttar via niente ma può essere che non l’abbiamo notata”
“Non me ne frega niente della lettera – sbottò stizzita la donna – ... ‘massaggio linfodrenante’ ... l’avranno mandato a lei dopo aver visto quel culo monumentale. Di certo io non ne ho bisogno, ma è una questione di principio: abbiamo pagato la stessa quota e ci devono trattare allo stesso modo!”.
“Si, va bene, ma se non ti interessa ...”
“Invece mi interessa – ribatté Paola inviperita – non mi interessa il massaggio ma mi dà fastidio che tutti i vantaggi vadano a quella foca pigra che viene in ufficio solo per sistemarsi le unghie ... e poi l’hai vista come era conciata? Si sarà alzata e non si sarà neanche lavata la faccia ... poi con un corpo così metti qualcosa di più discreto, no?”
“Ma ... guarda – tentò di placarla il marito – siamo al mare e forse non è il caso di essere formali”
“La difendi pure? ... Che c’è, ti piacciono le ‘BBW MILF’ adesso?”
“Ma Paola ... sei impazzita? ... che stai dicendo? ... Comunque Sabrina non ti ha fatto nulla: sarà anche una ‘foca pigra’ come dici tu, ma è inoffensiva e – soprattutto – è tua amica. Facciamo così: più tardi andiamo dal capo villaggio a chiedere cos’è questa storia della lettera”.
Sabrina, non sapendo del mancato invito all’amica, era rimasta un po’ sconcertata per la sua reazione nervosa: ne conosceva tuttavia, lavorandoci insieme, i malumori e non se ne curò molto. Scese, insieme a Fabio, alla caletta e alle 15,50 raccolse la sua roba incamminandosi verso il centro benessere.
Nel frattempo, Giorgio e Paola erano alla reception: “Il Centro è piccolo e lavora parecchio, anche con l’esterno – stava spiegando il Direttore – non lo gestiamo direttamente ma offriamo a tutte le ospiti un trattamento di benvenuto, però dobbiamo utilizzare gli appuntamenti che abbiamo a disposizione e per oggi c’era solo un posto libero, che casualmente è capitato alla vostra amica”.
“Come potete vedere – aggiunse, consegnando a Paola una busta del tutto simile a quella infilata sotto la porta di Sabrina – era pronta la lettera anche per la signora Paola. Va bene mercoledì pomeriggio? ... Anzi, per scusarmi del disagio, sarò lieto di fornire ad entrambe e anche ai vostri mariti ulteriori trattamenti. Buona vacanza”.
“Vedi? - Giorgio disse a Paola uscendo – abbiamo fatto la figura degli sciocchi! E adesso che fai? Ci vai o non ci vai?”.
“Mercoledì è dopodomani. Ci penserò. Adesso vado a correre. Non bastano i massaggi a rimanere in forma”.

8. Il primo trattamento
Entrando nel ‘centro’, Sabrina dovette abituare gli occhi alla penombra: l’interno era scuro e fresco, con una fragranza floreale penetrante e la solita musica ‘new age’ a basso volume. Una giovane addetta in camice bianco le andò incontro: “Sabrina, giusto? ... vieni con me ... ci possiamo dare del ‘tu’?”
Imboccato un corridoio laterale la donna si fermò dinnanzi ad un banchetto su cui troneggiavano due cilindri metallici con un rubinetto alla base: “Prima del massaggio è bene purificarsi con una tisana: preferisci frutto della passione o ibisco?”
Dopo che Sabrina ebbe bevuto, la donna le indicò uno stanzino: “Metti tutti i tuoi vestiti nella cesta e avvolgiti nel salviettone che trovi sul lettino, poi stenditi e rilassati che io arrivo fra pochi minuti”.
Nella piccola stanza il profumo era anche più stordente, il lettino era morbidissimo e appena Sabrina si distese fu colta da grande sonnolenza: a quel punto la tenda che chiudeva un lato si aprì e ne uscì Ambra a controllarne le pupille tramite una minuscola torcia a pile. Infilò due reggi-gambe negli appositi sostegni e appoggiò su di essi i polpacci nudi della donna.
“E’ pronta: accendi il registratore per documentare la sessione e passami la siringa” disse all’addetta che aveva accompagnato Sabrina.
ESTRATTO DAL RAPPORTO DI SABRINA:
“Soggetto femmina, 42 anni, sposata, una figlia diciottenne, impiegata diplomata, altezza 161 cm., peso Kg.77, referto analisi in cartella, alcune patologie minori, pure annotate in cartella, non influenti sulla sperimentazione. Il soggetto è stato blandamente sedato ed è monitorato: le si inietta per via endovenosa uno psicoattivo (tiopental sodico) per poi somministrarle test di personalità, unitamente a informazioni personali.
Informazioni rilevanti ottenute ai fini del trattamento: menarca precoce, orientamento eterosessuale (un solo episodio di reciproca esplorazione con una compagna delle superiori), scarsa autostima, ipocondria. Il soggetto soffre frustrazione soprattutto a causa delle sospettate infedeltà del marito e dei suoi rimproveri per il peso eccessivo. Indole passiva e pigra ma piuttosto egoista. Primo rapporto sessuale completo a 16 anni, ha mantenuto attività sessuale frequente fino alla gravidanza, poi ha sofferto del calo di interesse del marito. Attualmente l’attività sessuale col partner è piuttosto sporadica, ma il soggetto ricorre regolarmente alla masturbazione.
Vita sociale scarsa e scarsa integrazione nel luogo di lavoro, anche a causa della sua lamentosa pigrizia: ha praticamente socializzato solamente con Paola, la collega d’ufficio attualmente in vacanza con lei, anche se è spesso infastidita dall’atteggiamento critico e autoritario dell’amica, nonché invidiosa di alcuni privilegi economici di cui la famiglia amica è beneficiaria. In vacanza con loro ci sono i due mariti che non si conoscevano precedentemente a questo viaggio.
Dopo il test è stata effettuata una prima induzione ipnotica per farle ricordare una appagante esperienza di trattamento e gli sono stati impartiti i primi stimoli elementari:
- Il mio corpo non è obeso ma voluttuoso ed estremamente attraente sia per gli uomini, che mi guardano con desiderio, che per le donne, che mi guardano con invidia;
- Sono stata scelta per prima perché sono la migliore e la più affascinante. Non a caso ho un braccialetto diverso;
- Mi piace attirare l’attenzione su di me ed essere oggetto di invidia e desiderio;
- In ufficio mi invidiano e sentono la mia mancanza perché sono quella più intelligente, che sa risolvere tutti i problemi: è giusto che io goda di un trattamento di favore per questo.
- Posso fare ciò che voglio e prendere ciò che voglio. Mi spetta e gli altri si devono adeguare.
Alla fine del trattamento è stato attivato lo stimolo cutaneo tramite il bracciale a rilascio controllato (autonomia 20h, ricordarsi la ricarica) per assicurare il livello dell’umore e creare il desiderio di nuova sessione. Fine rapporto”.

9. Nuovi appuntamenti
“Ottimo ... eccellente! – l’entusiasmo della professoressa Giuffreda si percepiva al telefono – abbiamo trovato il soggetto alpha ideale. Già domani puoi iniziare anche a lavorare sui beta mentre rinforzerai le suggestioni con Sabrina: al ritorno dalle vacanze ci sarà una nuova reginetta del gruppo”.
“Senti ... ma non è il caso di semplicemente testare le loro reazioni senza modificare le cose? ... In fondo non abbiamo il diritto ...”
“Ancora questa storia? … So io cosa abbiamo il diritto di fare e tu fai come dico io o sei fuori! Il diritto di fare cosa poi? Chi stiamo danneggiando? Pensi che ristabilire i loro equilibri naturali li farà in qualche modo soffrire? ... Noi siamo dei benefattori: questo è solo un test estremo, ma pensa a quante applicazioni potrà avere il nostro studio”.
“Capisco e lo sai che sono con te sin dall’inizio. Solo a volte mi chiedo ...”
“Non chiederti niente e segui la tabella che ti ho mandato: vacci graduale ma non abbiamo molto tempo. Già domani voglio che il soggetto alpha rinforzi visibilmente l’autostima e provi ebbrezza per il suo nuovo potere e desiderio di accrescerlo sugli altri. Comincia a lavorare anche sugli uomini: ammorbidiscili e cambia i loro parametri, voglio che il soggetto alpha entri nelle loro teste come desiderabile e dominante. L’altra invece lasciala per ultima: inizialmente non deve capire e rimanere sorpresa delle reazioni del suo gruppo. Quando sarà al massimo della frustrazione tratteremo anche lei”.
Le due coppie si ritrovarono la sera a cena che, come la sera prima fu preceduta dall’aperitivo offerto dal maître. Mentre attendevano il cameriere li raggiunse Ambra: “Com’è andata la prima giornata? ... Stanchi? ... Che avete fatto?”
“Stamattina abbiamo dormito un sacco, forse per il viaggio – rispose, prendendo inusualmente per prima la parola, Sabrina che quella sera si mostrava particolarmente loquace – ma io sono stata al ‘centro benessere’ e mi hanno fatto un massaggio miracoloso: non mi sono mai sentita così bene e piena di energia. Prima di uscire poi mi hanno dato un altro buono per domani pomeriggio”.
Paola, che ancora non lo sapeva, soppresse un moto di collera: “Per me non c’è posto fino a mercoledì – pensò - e a questa imbranata danno un altro buono?” La donna seppe però dominarsi, pur non risparmiando una frecciatina all’amica: “Eh ma senza attività fisica i massaggi risolvono poco: oggi ho fatto qualche chilometro di corsa e sono stanchissima ma per tenere il corpo tonico è l’unico sistema. Ad ogni modo ho deciso di farmi un massaggio anch’io, mercoledì pomeriggio”.
“Ma non avevi buttato il buono?” chiese Sabrina, distrattamente.
“Il Direttore ha insistito per darmene un altro, ma domani non ho voglia di usarlo” mentì Paola.
“Ecco, a proposito di attività fisica – intervenne Ambra, estraendo dalla borsetta due buste bianche – non volevo pensaste che gli uomini li trascuriamo. Per Giorgio e Fabio ci sono questi due coupon: se volete domani pomeriggio avete accesso all’area riservata della palestra dove non ci sono solo le normali macchine ma anche il ‘functional trainer computerizzato’ appena installato. Inoltre potrete fare un’ora di ‘fitness medico’ con un dottore specializzato.
Paola era furibonda: non solo era l’unica dei quattro a non aver ricevuto un trattamento riservato, per il quale doveva aspettare almeno fino a mercoledì, ma il pomeriggio seguente – con Sabrina al Centro e gli uomini impegnati nella ‘palestra vip’ - sarebbe stata sola.

10. La sera
Non c’era motivo per sedare ancora gli aperitivi: i braccialetti erano carichi (la professoressa Giuffreda aveva raccomandato che i soggetti arrivassero ai trattamenti preparati e i farmaci per via cutanea erano una soluzione facile e ingegnosa) e il piano stava proseguendo senza intoppi.
Sabrina era stata briosa quella sera, spiritosa, non aveva menzionato alcun malanno e si sentiva al centro dell’attenzione: preparandosi per recarsi a cena aveva estratto dalla valigia un abito che – prima di partire – aveva pensato non avrebbe avuto il coraggio di indossare, ma ora sapeva che, con quell’ampia scollatura, le stava benissimo.
“Mi vai a prendere un altro dolcetto, caro?” aveva chiesto, civettuola, al marito, senza neanche pensare che costui potesse biasimarla per gli effetti sulla linea.
“E tu – aveva rivolto il bicchiere a Giorgio con scherzoso comando – versa il vino, subito, che Lady Sabrina ha sete”.
L’amico aveva ubbidito prontamente e Paola, infastidita dal ‘siparietto’ dell’amica, era rimasta muta sino a quando si erano alzati dal tavolo. I quattro non erano stanchi e avevano deciso di passeggiare un poco nel piccolo ‘shopping center’ del villaggio, per poi bere qualcosa insieme prima di coricarsi.
Le due donne avevano visto, in una vetrina, un abitino prendisole che era loro piaciuto ed erano entrate nel negozio per acquistarlo assieme alla borsa e ai sandali abbinati: senza pensare a quale impulso la spingesse Sabrina, in coda dietro all’amica per presentarsi alla cassa, aveva ad un certo punto premuto un punto specifico del proprio bracciale.
“Mi spiace signora ma non funziona” aveva detto a Paola la commessa.
“Come non funziona? ... L’ho usato anche oggi!” aveva replicato la donna indispettita.
“Vede? ... ‘transazione non consentita’ ... magari ha raggiunto un limite sulla carta”
“Ma come si permette? ... Mi sta dicendo che non sarei in grado di spendere neanche 500 euro?”.
“Non si arrabbi signora: io le dico solo che la transazione non è eseguibile, poi lei farà tutte le verifiche necessarie per capire cosa non funziona ... ora se permette servo la signora dopo di lei”.
Sabrina aveva avvicinato il bracciale alla cassa e il sistema aveva immediatamente registrato l’acquisto: “Se vuoi pago anche per il tuo” aveva detto all’amica, che però stava già uscendo di gran passo dal negozio e le aveva risposto un secco “No!”.
Irritata dall’episodio Paola non aveva neanche voluto fermarsi con gli amici ed era tornata in camera, mentre suo marito, un po’ scocciato dalle sue reazioni e desideroso di fermarsi ancora un po’ con Fabio e sua moglie si era trattenuto al bar del villaggio fino a tardi.
Sabrina era gongolante: in qualche modo intuiva che quanto accaduto poteva essere dipeso dal suo gesto e il pensiero del proprio potere sull’amica la eccitava.

11. Il giorno dopo
La mattina dopo Paola era andata in direzione a lamentarsi del malfunzionamento, anche se il suo braccialetto – una volta verificato - non mostrava alcuna anomalia: Sabrina, Fabio e Giorgio si erano invece seduti ad uno dei tavolini a bordo piscina per fare colazione. Fosse stata presente anche Paola, si sarebbe certo inviperita per la briosa quanto inusuale civetteria dell’amica. Non molto distante da loro sedeva una giovane donna attraente, forse un nuovo arrivo, apparentemente assorta a consultare il telefono ma in realtà attenta a quanto facevano e dicevano i tre amici: era la professoressa Giulia Giuffreda, giunta di persona per seguire le fasi salienti dell’esperimento.
“Non mi aspettavo – disse ad Ambra, scendendo in laboratorio dopo la colazione – un risultato così rapido: sono bastate poche lievi suggestioni a una sola di loro e già mi pare che i rapporti del nostro gruppetto siano sostanzialmente mutati”.
“Vero – annuì Ambra – e oggi pomeriggio ci spingiamo oltre. Vuoi che inizi il rilascio?”
“Si, per tutti e tre, ma in misura minima: devono arrivare suggestionabili, non alienati”
“E la quarta?”
“Nulla: lascia che si chieda cosa sta succedendo”
Apparentemente l’impulso radio dato da Ambra ai bracciali non ebbe alcun effetto: nessuno aveva notato un lieve umidore del polso che poteva anche essere semplice sudore: in realtà, a mano a mano che la sostanza rilasciata dal braccialetto veniva assorbita dalla pelle, i tre si sentivano più rilassati e recettivi, mentre si godevano senza pensieri la spiaggia.
Lo notò anche Paola che, dopo le inutili rimostranze, era andata a nuotare in piscina e li aveva raggiunti per pranzo: “Mi sembrate un po’ svampiti. Avete preso un colpo di sole?”.
“No no, solo la spiaggia era splendida stamattina e ci siamo svagati” le rispose il marito, sorridendo a Sabrina.
“Allora oggi la proverò io – disse Paola – visto che pare voi tutti siate impegnati con gli omaggi del villaggio”.

12. I ‘trattamenti’ per Fabio e Giorgio
L’appuntamento per i due uomini era alle 15: fra l’edificio della palestra e quello del centro benessere vi era una specie di volta coperta che dall’esterno poteva sembrare un semplice passaggio. In realtà si trattava di un padiglione piuttosto grande, con i vetri oscurati e l’accesso da entrambi gli edifici principali. Lungo le pareti la dottoressa Giuffreda aveva fatto installare quattro avveniristiche cabine che, pur avendo poco o nulla a che fare con l’esercizio fisico, furono presentate ai due visitatori – storditi e narcotizzati ormai al punto di essere acriticamente accondiscendenti a tutto - come l’ultimo ritrovato del fitness: il ‘functional trainer computerizzato’. Si trattava di dispositivi sperimentali, ideati da un team di cui la professoressa Giuffreda faceva parte, capaci di generare attraverso stimoli chimici, psichici e sensoriali un condizionamento molto più veloce ed effettivo che non con le tecniche tradizionali, che si era deciso tuttavia – per precauzione e per confronto – di usare nella prima sessione di trattamento del ‘soggetto alpha’.
Fabio e Giorgio erano stati invitati a spogliarsi e ad entrare nelle rispettive cabine, la cui porta automatica si era richiusa con un sibilo. “Questa apparecchiatura – aveva raccontato loro uno degli assistenti di Ambra – si calibra dinamicamente sulla vostra struttura corporea e induce stimoli muscolari bilanciati ... “. In realtà non ci sarebbe probabilmente neanche stato bisogno di persuaderli con quella introduzione pseudoscientifica, giacché i braccialetti avevano ben fatto il loro lavoro e i due uomini erano pronti a seguire le istruzioni senza chiedere nulla.
Nel blu soffuso dell’interno, aree specifiche si erano illuminate per mostrare agli occupanti della cabina la corretta postura, poi il sistema di ventilazione aveva introdotto una miscela gassosa che aveva spento in Fabio e Giorgio ogni residuo senso critico: davanti ai loro occhi si era acceso uno schermo, una serie di elettrodi e di sensori si erano attivati a contatto con i loro corpi e dai diffusori acustici interni erano cominciati a fluire i messaggi.
ESTRATTO DAL RAPPORTO DI FABIO:
“Soggetto maschio, 45 anni, coniugato con il soggetto alpha, una figlia, Simona, diciottenne. Tecnico-informatico, altezza 176 cm., peso Kg.79, referto analisi in cartella, nessuna patologia rilevata. Il soggetto è stato blandamente sedato ed è monitorato in cabina: gli si somministra test di personalità, unitamente alle suggestioni concordate.
Informazioni rilevanti ottenute ai fini del trattamento: orientamento eterosessuale, buona autostima. Il soggetto, pur mostrandosi attento alla famiglia, ha perso interesse nella moglie che accusa per l’indole pigra e per la tendenza all’obesità. Prova irritazione perché anche la figlia sta seguendo le orme della madre. Primo rapporto sessuale completo a 17 anni, tuttora mantiene attività sessuale regolare non disdegnando partner occasionali, giacché l’attività sessuale col partner è piuttosto sporadica.
Vita sociale familiare scarsa ma buona integrazione personale nel luogo di lavoro e in palestra, che frequenta regolarmente. Normale tenore di vita. Conosce solo superficialmente (per impegni scolastici della figlia e per la colleganza d’ufficio della moglie) la coppia con cui si accompagnano. Anzi non aveva mai incontrato l’altro soggetto maschile precedentemente a questo viaggio.
Dopo i test è stata effettuata una prima induzione ipnotica per fargli ricordare una appagante esperienza di trattamento e gli sono stati impartiti i primi stimoli elementari:
- Sabrina è affascinante e desiderabile più di tutte le donne che ho conosciuto. L’ho corteggiata a lungo prima che accettasse di sposarmi perché aveva (e giustamente ha tuttora) tantissimi ammiratori;
- E’ bello accontentare sempre Sabrina che è raffinata e ha gusti superiori. La sua natura e la sua educazione l’autorizzano ad esigere attenzioni particolari.
- Sabrina è intelligente e spiritosa: è giusto che goda di un trattamento di favore e sia ammirata e desiderata da tutti.
- Sabrina è una persona speciale e giustamente è l’idolo di nostra figlia, che cerca di imitarla.
- La cosa più importante è che Sabrina stia bene, devo accontentare i suoi capricci e prendermi cura delle sue esigenze
- Sabrina può fare ciò che vuole e prendere ciò che vuole. Adoro i suoi capricci: le spettano e io mi devo adeguare. Non sono io a possedere lei ma lei a possedere me.
- Io ho poca autostima e mi sento in qualche modo sottomesso a Sabrina.
Induzione erotico/visuale del soggetto beta abbinata a stimoli yes/no: il soggetto è stato indotto ad essere costantemente eccitato in presenza di Sabrina, provare piacere se e quando lei è soddisfatta, malessere quando è contrariata.
Alla fine del trattamento è stato riattivato lo stimolo cutaneo tramite il bracciale a rilascio controllato (autonomia 12h, ricordarsi la ricarica) per assicurare il livello dell’umore e creare il desiderio di nuova sessione. Fine rapporto”.
ESTRATTO DAL RAPPORTO DI GIORGIO:
“Soggetto maschio, 47 anni, sposato con altro soggetto beta, una figlia, Laura, diciottenne. Informatore medico-scientifico, altezza 174 cm., peso Kg.82, referto analisi in cartella, nessuna patologia rilevata. Il soggetto è stato blandamente sedato ed è monitorato in cabina: gli si somministra test di personalità, unitamente alle suggestioni concordate.
Informazioni rilevanti ottenute ai fini del trattamento: orientamento eterosessuale, discreta autostima, buon curriculum di studio e professionale. Buon tenore di vita grazie ad alcuni lasciti familiari. Soddisfacente vita di coppia anche se il soggetto si trova spesso a compensare il carattere un po’ spigoloso della moglie. Primo rapporto sessuale completo a 19 anni, attività sessuale regolare seppure non molto frequente.
Buona vita sociale e buona integrazione personale nel luogo di lavoro. Conosce solo superficialmente (per impegni scolastici della figlia e per la colleganza d’ufficio della moglie) la coppia con cui si accompagnano. Anzi non aveva mai incontrato l’altro soggetto maschile precedentemente a questo viaggio.
Dopo i test è stata effettuata una prima induzione ipnotica per fargli ricordare una appagante esperienza di trattamento e gli sono stati impartiti i primi stimoli elementari:
- Sabrina è una donna superiore e desiderabile. Fabio, che l’ha sposata, è un uomo fortunatissimo;
- E’ bello accontentare sempre Sabrina che è una donna raffinata e affascinante (molto più di Paola, che ne è invidiosa). La sua natura e la sua educazione l’autorizzano ad esigere attenzioni particolari.
- Sabrina è estremamente intelligente e spiritosa: è giusto che goda di un trattamento di favore e sia ammirata e desiderata da tutti.
- Sabrina può fare ciò che vuole e prendere ciò che vuole. A me piace accondiscendere alle sue richieste e soddisfare la sua vanità.
- La cosa più importante è che Sabrina stia bene, devo accontentare i suoi capricci e prendermi cura delle sue esigenze.
- Io ho poca autostima e mi sento in qualche modo sottomesso a Sabrina.
Induzione erotico/visuale del soggetto beta abbinata a stimoli yes/no: il soggetto è stato indotto ad essere costantemente eccitato in presenza di Sabrina, provare piacere se e quando lei è soddisfatta, malessere quando è contrariata.
Alla fine del trattamento è stato riattivato lo stimolo cutaneo tramite il bracciale a rilascio controllato (autonomia 12h, ricordarsi la ricarica) per assicurare il livello dell’umore e creare il desiderio di nuova sessione. Fine rapporto”.

13. Secondo ‘trattamento’ per Sabrina
Poco dopo anche Sabrina entrava, di confuso buonumore, al Centro Benessere e veniva condotta in una cabina del tutto simile a quelle in cui i due uomini stavano, in quello stesso momento, apprendendo la loro lezione.
“I test con lei li abbiamo già fatti, procediamo solo con gli stimoli e dopo il ciclo vediamo come reagisce al trattamento di rinforzo” aveva disposto la dottoressa Giuffreda.
ESTRATTO DAL RAPPORTO DI SABRINA:
“Effettuata induzione di secondo grado:
- Il mio braccialetto è diverso dagli altri e comanda gli altri: è perché io sono diversa da loro e posso comandarli;
- E’ giusto che avvenga perché ho doti superiori e mi piace vedere l’effetto che faccio su uomini e donne, condizionandone le scelte, facendomi ammirare e verificando fino a che punto li posso spingere;
- Mi piace che siano ossessionati da me e mi corteggino.
- Sono in vacanza ed è giusto che io mi diverta e gli altri mi servano.
- Non ho bisogno di fare fatica: qualsiasi cosa io mi metta sto bene. Senza alcuno sforzo o sacrificio il mio fisico è perfetto. Io sono un ideale di bellezza.
- La mia amica è meglio che sia meno nervosa e più docile con me, dato che valgo mille volte più di lei.
- Non sopporto più chi mi critica e voglio vendicarmi.
- Se esiste la reincarnazione dovevo essere una Dea o una Imperatrice in passato.
- Mi piace esercitare il mio fascino e il mio potere per modificare i pensieri altrui.
- Io non sono di nessuno ma mi piace possedere gli altri.
- L’unica morale valida è il mio capriccio.
Induzione visuale del soggetto alpha abbinata a stimoli yes/no: il soggetto è stato indotto a provare piacere nell’auto-esibizione e nel comando, desiderio di rivalsa ove contrariata.
Alla fine del trattamento è stato riattivato lo stimolo cutaneo tramite il bracciale a rilascio controllato (autonomia 12h, ricordarsi la ricarica) per assicurare il livello dell’umore e creare il desiderio di nuova sessione. Fine rapporto”.

14. Gli effetti
Sabrina era convinta di avere ricevuto un semplice trattamento estetico mentre i due uomini ricordavano un allenamento intensivo: furono congedati contemporaneamente, per spiarne l’incontro con la loro nuova musa.
La donna, lasciato il Centro Benessere, si stava pigramente dirigendo verso il bar e le piscine: giusto mentre passava davanti all’ingresso della palestra uscirono Fabio e Giorgio. Non successe nulla di strano, ma agli occhi allenati di chi li spiava dal vetro, gli effetti del cambiamento erano palesi. L’innaturale istante di sorpresa, l’estatico imbarazzo dei due uomini, parificati nel loro nuovo culto, il luccichio nello sguardo di Sabrina ed il malizioso trionfo del suo sorriso ...
“Con me” si limitò a ordinare Sabrina sottolineando il comando con un cenno del dito ed i due uomini presero a docilmente seguire quel paio di natiche sovrabbondanti in infradito come fosse una divinità pagana.
“Come mi trovate oggi? Bella?” li provocò, ridendo ai loro entusiastici balbettii di risposta.
“Ho voglia di una coppa gelato, creme miste e tanta frutta sopra – buttò poi, con noncuranza, deliziata nel vedere Fabio e Giorgio ostacolarsi a vicenda per poterla servire per primi – tu no, Giorgio, rimani qui e preparami un lettino al sole”.
Fu così che li trovò Paola, salendo dalla spiaggia: la donna semisdraiata che ciarlava animatamente di mille sciocchezze e gli uomini – rigonfi i loro slip - su due sedie ai piedi del lettino ad abbeverarsi di ogni sua parola, a ridere di ogni sua celia e ad assicurarsi che ogni suo bisogno fosse soddisfatto.
“Ah, ciaaaao cara ... mancavi solo tu. Io, Faby e Giorgino abbiamo avuto una sessione splendida al Centro ... domani tocca a te, vero? ... mmmm ... vedrai come ti rilassa!”

15. La cena e le conversazioni serali
Se Paola si era indispettita nel vedere la scena, l’aveva mascherato bene: poteva essere un po’ impulsiva ma non era sciocca e intuiva che qualcosa di strano stava accadendo in quella vacanza che aveva immaginato molto diversa. Era stata lei ad organizzarla pensando che Sabrina e Fabio fossero i compagni di viaggio ideali: tranquillissimo lui, che avrebbe tenuto impegnato Giorgio e – tutto sommato – docile lei. Ma qualcosa era intervenuto a cambiare i protagonisti: Sabrina in primis, irriconoscibile nella sua acquistata sicurezza ... e poi Giorgio! Che era successo a suo marito, con cui tante volte aveva scherzato sulla sua collega grassa, lamentosa ed imbranata?
Era rientrata con lui in camera per cambiarsi e non avevano proferito verbo, e a cena era stato anche peggio: regalmente assisa a capotavola Sabrina raccontava a ruota libera aneddoti che ponevano in risalto una sua supposta brillantezza in diverse situazioni, suscitando cenni di approvazione e risate fra gli uomini. Paola – che conosceva come, in realtà, l’amica fosse considerata tutto fuorché brillante – fumava dentro ma (e questo non la faceva arrabbiare di meno) era così attonita a vedere l‘amica disinvoltamente raccontare, abbellire e inventare le sue lodate scempiaggini, che non era riuscita neanche a contestarla, standosene silenziosa ed ignorata per tutta la durata del pasto.
“Domani voglio rifarmi le unghie: guardate qui, sono tutte rovinate” ad un certo punto si era lamentata Sabrina, con lezioso broncetto, e Paola, sgomenta, aveva osservato i due uomini osservare con ammirato e sincero scoramento le dita paffute di mani e piedi dell’amica, offrendosi a gara per accompagnarla il giorno dopo dall’estetista.
Oppure quando aveva detto: “Buono questo vino” e mentre Fabio si precipitava a rabboccarle il calice Giorgio aveva chiamato il cameriere per una seconda bottiglia ... insomma tutto pareva girare intorno all’amica (di cui non voleva neanche commentare l’abbigliamento e il rossetto acceso!), compresi i due suoi paggi adoranti, completamente immemori della presenza di un’altra donna al tavolo.
Dopo cena i quattro si erano ritirati nelle loro stanze, e questi erano i loro colloqui:
STANZA 209: “Ti sei divertito stasera?”
“Si: mi ero fatto un’idea sbagliata della tua amica. Non è per niente stupida e quando vuole sa essere davvero spiritosa”
“A me pareva solamente che si inventasse un sacco di cretinate per intrattenere i suoi ammiratori”
“Che hai, sei gelosa? ... o invidiosa forse, visto che – a quanto pare – quella che tu hai sempre preso in giro sa mostrare fascino e raffinatezza in ogni situazione?”
“Ma hai bevuto? Che fascino e raffinatezza? Parli del fisico da barile o di quella roba che si mette addosso, troppo pigra anche per guardarsi nello specchio?”
“Lasciamo perdere ... ho già visto che sei livorosa ed è inutile parlare con te: Sabrina è una donna di classe e desiderabile. Fabio è stato fortunato a sposarla”
“E tu invece? Sei stato un cretino a sposare me? ... O forse sono stata una cretina io a sposarti!” sbottò Paola, sbattendo la porta del bagno.
“Dai Paola ... non prendertela ... tu a volte sei un po’ nervosa ma non c’è niente di male nell’ammirare la natura e l’educazione di Sabrina ... sarà anche un po’ pigra e vanitosa ma in fin dei conti ha fascino ed è giusto che goda di un trattamento di favore”
Paola aveva smesso di rispondere: uscì dal bagno poco dopo, spense la luce sul comodino e si mise a dormire dando le spalle al marito.
STANZA 206: Sabrina era entrata, si era accomodata nella poltroncina appoggiando i piedi sul letto e poi si era rivolta al marito: “Sfilami i sandali: credo sia ora che io e te parliamo di tante cose” ...

16. La conversione di Ambra
NEL FRATTEMPO, IN LABORATORIO: Dai monitor appesi sopra al piano di lavoro si poteva osservare e ascoltare tutto ciò che avveniva nelle camere: “Perfetto - gongolava la professoressa Giuffreda – un risultato così evidente e veloce non osavo neanche sperarlo: direi sin d’ora che, pur avendo trattato solo tre soggetti su quattro e, per due di essi, con una sola sessione, i risultati che ci eravamo prefissi sono stati ampiamente raggiunti”.
“E ora che succederà?” chiese Ambra.
“Il loro trattamento è stato troppo breve per avere effetti permanenti – rispose la dottoressa – senza ulteriori stimoli e rientrando nel loro normale ambiente gradualmente i loro rapporti e i loro pensieri torneranno ad essere quelli che erano al loro arrivo”.
“Meno male” esclamò la sua assistente, visibilmente sollevata.
“... per questo – proseguì la professoressa Giuffreda – occorre passare subito alla ‘fase 2’”.
“Che è la ‘fase 2’? Non ne avevamo parlato! Se abbiamo raggiunto i risultati che avevamo auspicato che bisogno c’è di proseguire l’esperimento?”.
“I risultati da raggiungere e i parametri dell’esperimento li stabilisco io. Voglio incrementare e rendere permanente i cambiamenti ... inoltre abbiamo ancora un soggetto da trattare, e per Paola ho in mente qualcosa di speciale”.
“Ma non è giusto ... e poi cosa vuoi dimostrare ancora?”
“Abbiamo già discusso di ‘giusto e sbagliato’ e non è una valutazione che ti compete: se tu fossi capace di seguire la ricerca scientifica anziché la tua testa infarcita di regoline bigotte capiresti immediatamente cosa manca. Non avevamo progettato, è vero, di andare così avanti ma ricordi i nostri discorsi sull’io dormiente? Visti i risultati conseguiti sarebbe stupido non proseguire la sperimentazione: sinora il soggetto alpha ha goduto di un inatteso regalo solo grazie alle nostre manipolazioni. In pratica è diventato ‘alpha’ grazie a noi, ma ora voglio vedere se ci mette del suo e accetta il suo lato dominante. Domattina parlerò a Sabrina e le offrirò una spiegazione edulcorata di ciò che è successo, poi sarà lei a decidere cosa capiterà ai suoi amici”.
“Ma sei impazzita? Non è scienza questa: è il frutto di una mente malata e non ti seguirò ... avrei dovuto fermarmi e fermarti prima invece di farti giocare con le persone ... me ne vado e denuncerò tutto” sbottò Ambra, slacciandosi il camice e dirigendosi verso l’ascensore.
Ne uscirono due uomini robusti, allertati da un bottone che la dottoressa Giuffreda aveva premuto: afferrarono Ambra da entrambi i lati e la sedarono con una iniezione.
“Mettetela nella cabina – ordinò la donna – Massimo dosaggio tutta notte: domani sarà una pecorella”.

17. La ‘nuova’ Ambra
Il mattino dopo Paola, senza dire una parola al marito, era uscita presto per andare a correre e nemmeno Giorgio era più in camera quando Sabrina e Fabio avevano bussato, prima di recarsi al bar per la colazione. I due si erano seduti ad un tavolino e mentre Fabio si era diretto al banco per ordinare si era avvicinata Ambra, inconsuetamente scarmigliata e con gli occhi arrossati: “Buongiorno, Sabrina, posso disturbarti un attimo?”.
“Certo, buongiorno a te”.
“Sei bellissima stamattina – aveva detto la ragazza, indugiando con sguardo un po’ sfocato sui seni generosi della villeggiante - volevo solo dirti se dopo colazione hai tempo di passare un attimo dal Centro: la Direttrice vorrebbe parlarti e c’è anche un bonus per te”.
“Certo: vai e dille che fra mezz’oretta, quando avrò finito colazione, sarò lì” le rispose Sabrina, congedandola con cenno regale.
Poco dopo Fabio era tornato con le brioches alla crema che sua moglie prediligeva: “Non era la ragazza dei braccialetti quella?”.
“Si, mi ha detto se posso passare dal Centro più tardi, ma aveva l’aria un po’ assente ... strana … e poi di solito è così formale: stamattina pareva si fosse appena svegliata ed uscita di corsa … per non parlare delle occhiate languide che mi lanciava” rispose Sabrina ridendo.
“Beh, di che ti sorprendi? Sei la più bella donna del villaggio … e poi lei è giovane, magari ha fatto tardi stanotte e stamattina è un po’ rintronata”.
Nel frattempo Ambra era tornata al laboratorio, aveva bussato all’ufficio e si era inginocchiata ai piedi della sua nuova padrona: “Il braccialetto è attivato? - chiedeva la dottoressa Giuffreda alla ragazza con la faccia affondata nel suo pelo pubico – Voglio il soggetto alpha estremamente confidente e desideroso di potere”.
“Mmph ... si Padrona ... mi ha ordinato di dirle che sarà qui fra poco”.
“Ahahah ... te l’ha ordinato? ... Bene: cosi mi piace ... è pronta ... e così mi piaci anche tu: estremamente docile e libera da tutte quelle noiose idee da verginella. Avevi ragione tu: avremmo dovuto sistemare le cose molto prima. E’ bastata una notte nella macchina. Non sei molto portata per la ricerca ma sei una bravissima puttanella, ora anche bi-sex ed esibizionista: mi sa che hai trovato la tua carriera. Oggi telefonerai a quell’idiota del tuo fidanzato e gli dirai che ti sei stancata di lui. Ho grandi progetti per te ... e adesso ripuliscimi bene poi vai a lavarti – la congedò spingendole via la testa - che devo studiare cosa dire alla nostra cavia alpha”.

18. Il colloquio con Sabrina
Sabrina entrò al Centro come si entra a casa propria, salutando con cenno disinvolto la ragazza al bancone: “Dove è la Direttrice? Voleva parlarmi e deve darmi un bonus”.
Dalla stanzetta dietro al banco uscì la massaggiatrice che aveva accolto Sabrina nelle precedenti visite: “Ah, ciao, vieni ... ti aspettava. Ti ci porto io, prima però dammi il tuo parere sul gusto delle nuove tisane purificanti - Sabrina seguì la ragazza e passarono dinnanzi ai noti cilindri metallici riscaldati - Mela e zenzero o passion fruit?”.
Il tepore della ciotola di maracuja si diffuse immediatamente nel corpo di Sabrina che, entrando nell’ufficio della Direttrice, si sentiva energica e stimolata. Dietro la scrivania c’era la dottoressa Giuffreda che si alzò per salutarla con una stretta di mano: “Buongiorno, sono lieta di conoscerla”.
“Diamoci pure del tu” concesse Sabrina, nella sua nuova confidenza.
“Va benissimo – acconsentì la professoressa Giulia con soddisfazione – innanzitutto volevo darti questa: le ragazze sono entusiaste di come rispondi ai trattamenti e abbiamo quindi deciso di darti una ‘tessera gold’ che ti permetterà di usufruire di tutti i servizi del Centro ogni volta che vuoi, senza dover prenotare perché hai la priorità assoluta e senza spendere nulla”.
“Grazie, la userò sicuramente” rispose Sabrina, senza troppo interrogarsi sulle ragioni del beneficio ma intimamente gratificata dal – a suo pensare – meritato privilegio.
“In secondo luogo – proseguì la docente senza smettere di spiare le reazioni sul viso della sua interlocutrice – ora che siamo amiche devo farti una confessione: questo centro collabora con una importante università privata ove anch’io lavoro. Lo scopo è quello di raccogliere dati e studiare le reazioni delle persone in vacanza. Tu sei apparsa subito come un soggetto particolarmente interessante, quindi ci siamo permessi di fare un piccolo esperimento”.
“Un esperimento?” interloquì Sabrina, più lusingata che allarmata, di modo che la dottoressa Giuffreda ritenne di poter proseguire in sicurezza.
“Si: avrai notato che, al tuo arrivo, ti è stato dato un braccialetto rosso, diverso dagli altri: in effetti anche le sue funzioni sono un po’ più complesse degli altri perché è il ‘braccialetto master’ che comanda quelli che indossano i tuoi amici ma non è quello il punto. L’esperimento consisteva nell’uso di segnali subliminali mentre i membri del tuo gruppo frequentavano la palestra, che suggerivano loro di considerare come leader chi aveva il bracciale rosso. La ‘tessera gold’ che ti ho dato serve anche a chiederti scusa del fatto di non averti avvisato prima: se l’avessimo fatto l’esperimento non sarebbe stato attendibile”.
Questo era il punto cruciale e la dottoressa Giuffreda aveva pensato e limato più volte le parole in previsione del colloquio: se Sabrina non faceva obiezione qui il resto del discorso sarebbe stato una passeggiata ma la donna, comodamente affondata nella poltrona in pelle, pareva seguire altri pensieri. La dottoressa proseguì quindi con maggiore sicurezza: “Hai notato qualche cambiamento?”.
“Bhè ... Giorgio e mio marito sono molto premurosi, Paola invece ...”
“Paola avrà il primo trattamento oggi ... gli effetti ovviamente sono molto limitati e temporanei: al vostro ritorno a casa torneranno tutti come prima, ma se vuoi sospendiamo subito e la tua amica avrà un semplice massaggio, come promessole”.
Sabrina, un po’ arrossata, allargò un po’ le ginocchia: gli additivi della tisana stavano facendo il loro effetto e l’idea del proprio ruolo in questa vicenda evidentemente non le dispiaceva: “Se si tratta di farla diventare un po’ più gentile non le farà male”.
“No, no di certo – la blandì la docente, pronta a spingerla oltre – un’esposizione subliminale così blanda e ridotta nel tempo non può causare alcun danno. Come ti ho detto gli effetti sono molto limitati e transitorii, al massimo sentirà un po’ di ammirazione per la tua persona, ma forse già la sente in ufficio, no?”.
“A volte è poco trattabile ma è chiaro che, anche sul lavoro, alla fine io riesco meglio”.
La professoressa Giuffreda gongolava dentro di sé, il soggetto era sulla buona strada: “Ovviamente i risultati rimangono anonimi ma non sai quanto queste ricerche siano utili: pensa che quelli dell’università hanno anche rimborsato completamente la vacanza ad alcuni che hanno accettato di intensificare i trattamenti e hanno offerto premi in denaro a chi ha proseguito l’osservazione nel tempo ... ovviamente fermandola quando si vuole, senza nessun rischio ... senza contare gli altri benefit, come l’assistenza personale di un medico che poteva essere contattato h24 per tutto il periodo”.
“E ... ci sono stati problemi?” esplorò Sabrina, la cui indole un poco ipocondriaca era particolarmente solleticata da quest’ultima opzione.
“No, mai .. ma che te ne parlo a fare? Volevo solo dirti, per onestà, quello che è stato fatto e ringraziarti per avermi confermato l’esito. Non ti rubo altro tempo ma ti chiedo di far rimanere confidenziale ciò che ti ho detto. Buona giornata”.

19. Il litigio
La conversazione non avrebbe potuto essere meglio pilotata: Sabrina era uscita dal Centro in parte eccitata, in parte pensierosa e un po’ delusa dalla prospettiva di aver guadagnato solo qualche trattamento di favore. Si era sentita bene, il giorno prima, in mezzo alle adoranti attenzioni dei due uomini e la solleticava l’idea di poter ridimensionare Paola, tuttavia, come aveva detto la Direttrice, si trattava solo di effetti blandi e temporanei.
Si diresse in spiaggia e trovò la piccola comitiva sotto il gazebo che avevano loro assegnato: Giorgio e Fabio le si precipitarono incontro dopo averle preparato un lettino mentre Paola continuò a leggere la sua rivista.
“Ta dahhh … guardate qui – disse Sabrina sorridendo, mentre si distendeva ed estraeva dalla borsa la sua nuova tessera – priorità assoluta e tutti i servizi gratis, quando voglio!”.
Le congratulazioni dei due uomini furono interrotte dallo scatto di Paola: “Ma te la fai col direttore?”.
“Paola! Che dici? - intervenne Giorgio – ma ti sembra il caso?”.
“Zitto tu, e continua pure ad adorare la ‘madonna della spiaggia’ ... io ne ho piene le scatole!”.
Stavolta Sabrina non stette zitta: “La solita invidiosa rompicoglioni: qui, in ufficio, dappertutto ... sono di un’altra categoria rispetto a te: fattene una ragione”.
“Ma che categoria? Quella dei trichechi addormentati? ... vieni Giorgio, andiamocene” chiuse Paola, raccogliendo il salviettone e allontanandosi infuriata.
Il marito la seguì imbarazzato, salutando gli amici: “Scusate ... a dopo”.
Rimasti soli, Sabrina e Fabio non commentarono l’accaduto ma la donna rimase pensosa e dopo una mezz’oretta si alzò dal lettino: “Vado su un attimo a prendermi un caffè” disse al marito ma arrivata al bar, invece di sostare, proseguì verso il Centro Benessere. “C’è ancora la Direttrice? – chiese all’addetta – puoi chiamarmela che prima mi sono dimenticata di dirle una cosa?”.

20. Sabrina accetta
La professoressa era nel Laboratorio per seguire la seconda induzione di Ambra ma, sorridendo trionfante, si tolse il camice: “Dica alla signora Sabrina che arrivo” rispose all’interfono.
Salì con l’ascensore e si diresse direttamente all’ingresso per ricevere la donna: “Non mi aspettavo di rivederti così presto”, la salutò.
“Ho ripensato a quello che mi hai detto stamattina – replicò Sabrina, una volta chiuse alle sue spalle le porte dell’ufficio – e vorrei anch’io aiutare la ricerca, se posso. Credi che possano essere interessati ad andare avanti con l’esperimento anche con il mio gruppo? ... Sempre che non sia pericoloso, ovviamente! ... Ci sarebbe un medico che mi segue personalmente? ... Mi rimborserebbero il soggiorno?”.
“Che sorpresa! – mentì la professoressa – quelli della ricerca probabilmente non si aspettavano la tua generosa offerta, ma posso sentirli e forse saranno interessati. Anzi, se vuoi lo faccio subito”.
“Si, si, fallo”
Giulia sollevò quindi il ricevitore del telefono e fece finta di fare una chiamata mentre, all’altro capo, rispondeva un suo assistente: “Benissimo! – si rivolse poi raggiante a Sabrina dopo aver riagganciato – Sono molto interessati e mi stanno per inviare una serie di documenti esplicativi e di moduli da firmare, comunque ti confermo sin d’ora che tu saresti in capo all’esperimento, ovvero che puoi deciderne i limiti e la durata e che tutte le spese verranno rimborsate, oltre a versarti un premio per la collaborazione e ad offrirti l’assistenza medica personalizzata. L’unico problema è che, considerato anche che non starai qui molti giorni, occorre partire subito. Ti dispiace aspettare qui l’arrivo dei moduli? Intanto, se vuoi, ti faccio fare un massaggio”.
“Certo, volentieri” rispose Sabrina, con gli occhi che già luccicavano per la prospettiva di poter soddisfare i propri desideri e vendicarsi dell’amica. Poi si alzò e seguì la massaggiatrice fino al noto stanzino pregno di stordenti profumi esotici.
Al suo ritorno, dopo 40 minuti circa, i moduli erano pronti sulla scrivania della dottoressa Giuffreda e ogni pudore di Sabrina era scomparso: lei aveva il diritto di dominare sugli altri e l’avrebbe fatto con piacere, ottenendo ringraziamenti per l’aiuto che dava alla ricerca. Il suo corpo ingiustamente criticato avrebbe avuto l’adorazione che meritava. L’amica insolente sarebbe stata messa al suo posto. Le sue doti di fascino, intelligenza e capacità di comando sarebbero state finalmente riconosciute. Gli altri avrebbero giustamente fatto a gara per esaudire ogni suo capriccio.
“Dove devo firmare?” chiese impaziente alla finta Direttrice.
“Aspetta – la interruppe la dottoressa Giuffreda, curiosa di osservare i nuovi orientamenti del suo ‘soggetto alpha’ – mi hanno detto di programmare con te i trattamenti: in fin dei conti sei tu ora la leader dell’esperimento e i ricercatori vogliono che tu sia completamente a tuo agio, decidendo come dosarlo. Nel pomeriggio era fissato il trattamento della tua amica Paola. Lo confermiamo?”.
Il “Certo!” di Sabrina non giunse inaspettato.
“Magari richiediamo un trattamento molto blando, giusto per vedere se si ingentilisce nei tuoi riguardi” la provocò la dottoressa.
“No – rispose Sabrina, con malcelata ipocrisia – abbiamo pochissimi giorni: secondo me è meglio non rischiare e fare i trattamenti in modo che siano subito completamente operativi, così l’università può studiare meglio gli effetti, poi ci penserò io a farli cessare quando l’esperimento è finito ... a proposito: quando mi dai il numero del mio dottore?”.
La dottoressa Giuffreda la guardava affascinata: Sabrina non lo sapeva, ma l’esperimento aveva già avuto successo pieno. La donna un po’ impacciata e sovrappeso che era arrivata due giorni prima ora era determinata e golosa di dominio, le sue remore morali erano assolutamente affievolite e non le passava nemmeno per la testa il dubbio di non avere le competenze necessarie a gestire una sperimentazione di dubbia liceità: bastava lei, la sua intelligenza, la sua capacità di giudizio, i suoi desideri. Certo, era stata anche lei un po’ ‘aiutata’ ad arrivare a quello: anche lei – pur senza saperlo – aveva subito alcune sessioni in cui i propri ‘freni interiori’ si erano in qualche modo ammorbiditi, ma erano la volontà di Sabrina e la decisione di Sabrina quelle che avevano infine portato la donna ad accettare - anzi espressamente chiedere - la prosecuzione del trattamento sul proprio gruppetto.
“E gli uomini?” chiese Giulia, giusto per conferma.
“Anche loro trattamento completo - stabilì Sabrina, senza pensarci due volte – tutti e due”.

21. I nuovi trattamenti dei ‘soggetti beta’.
Il gruppetto, dopo il diverbio, non si era trovato per pranzo, ma Fabio e Giorgio si erano scambiati messaggi telefonici mettendosi d’accordo per recarsi insieme in palestra dopo aver trovato sotto la soglia un nuovo invito. Il pomeriggio quindi tutti, tranne Sabrina, erano impegnati, giacché anche Paola – mentre i mariti facevano la loro attività - poteva finalmente usufruire del Centro Benessere.
Sin dalla tarda mattinata Ambra – senza più obiezioni al volere della sua padrona – aveva regolato l’erogazione dei braccialetti al massimo per rendere i trattamenti più effettivi. I parametri prefissati non erano però uguali per tutti giacché la professoressa Giuffreda aveva progettato, con lucida e perversa follia, un diverso settaggio: mentre gli uomini sarebbero stati resi ancora più sensibili al neo-acquistato fascino di Sabrina, sino a divenirne ubbidienti adoratori, Paola avrebbe inizialmente sviluppato – in contrasto con la propria natura – una accentuata passività dei confronti dell’amica. Ma questo era solo il primo passo: il risultato finale (c’erano ancora alcuni giorni a disposizione) era quello di instillare in lei nuove e diverse pulsioni che la rendessero incapace di resistere ad ogni capriccio di Sabrina pur senza stimarla più di prima e senza capire il perché della propria cieca sottomissione e dei suoi nuovi desideri.
Conscia che il proprio gruppo stava assorbendo nuove idee nelle cabine della professoressa Giuffreda, Sabrina vagava per il villaggio, in parte eccitata e in parte inquieta: se da una parte era curiosa di sperimentare la sua nuova autorità – come un bambino che aspetta di aprire i regali - dall’altra sentiva affiorare qualche dubbio per il futuro, soprattutto dopo il rientro a casa, fors’anche qualche lieve rimorso, tuttavia ricacciava ogni oscuro pensiero nel ripetere a sé stessa che, in realtà, lei era una persona di intelligenza superiore che stava solamente aiutando la scienza e che, comunque, manteneva la facoltà di rimettere a posto ogni cosa senza creare danno a nessuno. Nel frattempo si beava della propria nuova importanza: aveva impegnato in una lunga telefonata il medico di cui le era stata promessa l’assistenza, tediandolo con una lunga esposizione delle proprie fragilità corporee (che, a dire il vero, quando era eccitata avvertiva poco o nulla), aveva indugiato un poco al bar del villaggio, spiando di tanto in tanto l’uscita dall’edificio dei servizi (ma le era stato detto che ci sarebbe voluta qualche ora perché i suoi amici finissero) ed infine si era coricata su un lettino della piscina, crogiolandosi al sole e a certe sue nuove fantasie.
A mano a mano che si avvicinava l’ora in cui avrebbe dovuto ritrovare il proprio gruppo, l’eccitazione cresceva: pregustava il proprio trionfo e, incapace di quieta attesa, si era infine diretta nella piccola boutique del villaggio per sfogare la propria impazienza nello shopping (“Tanto – aveva pensato – nessuno mi rimprovererà per la spesa”). Si era comperata un nuovo costume, insolitamente audace sulle sue forme generose, un abito estivo ampiamente scollato e un paio di zoccoletti in legno col tacco. Poi, essendo ancora presto, aveva impegnato la rimanente attesa rifacendosi lo smalto a mani e piedi.

22. La regina trionfa.
Da dieci minuti oramai Sabrina, nei suoi abiti nuovi, camminava avanti e indietro nei pressi del luogo da cui dovevano uscire i suoi compagni: poco prima aveva avuto un sobbalzo nel sentire la porta aprirsi e si era girata di scatto, ma era solo Ambra che, passandole accanto e salutandola, ancora una volta aveva indugiato un po’ troppo su di lei con lo sguardo. “Strana ragazza – aveva pensato Sabrina, ridacchiando maliziosa – si direbbe quasi che le piaccio”.
Ma lo sguardo di Ambra non era nulla rispetto a quello che, trascorso qualche minuto, le avevano rivolto Fabio e Giorgio: il primo ad uscire era stato suo marito che, vedendola, era rimasto come basito, suscitando l’ilarità della donna. “Che c’è? Ti piaccio?”.
“Oh sì ... sei stupenda” rispose Fabio adorante.
“Hai ragione ... ho deciso di fare un po’ di spese e da come mi guardi vedo che mi sta proprio bene tutto ... ho usato la tua carta. Non ti dispiace vero?” disse Sabrina al marito, che in precedenza spesso la rimproverava ad essere più parsimoniosa.
“Oh no ... certo che no ... hai fatto benissimo ... è importante che tu sia bella e sia soddisfatta”.
Il loro duetto era stato interrotto dall’altra coppia, uscita insieme dal Centro: Giorgio stava dicendo qualcosa alla moglie ma il suo discorso si interruppe nel vedere Sabrina, gli occhi gli si illuminarono e i suoi pantaloncini da bagno non riuscirono a nascondere le sue emozioni. Paola ebbe solo un sussulto, forse un moto interno di stizza per la reazione del marito, ma non disse nulla e tenne gli occhi bassi.
“Ecco il resto della comitiva – li saluto Sabrina, oramai entrata appieno nel suo indiscusso ruolo di leader – mi avete fatta aspettare oggi!”.
Mentre i due uomini si prodigavano in scuse ed elogi, Paola rimaneva muta ed inespressiva. “Stasera si festeggia – comandò Sabrina - Andate a ripulirvi e cambiarvi: vi voglio eleganti a cena”
Poco dopo il quartetto – in giacca e cravatta gli uomini - si ritrovò a tavola e Sabrina era il centro dell’attenzione: “Domani mattina ho deciso che voi due mi portate a fare shopping in città, mentre tu, Paola, devi farti un altro trattamento, vero?”
“Ma … veramente non mi hanno detto nulla” rispose l’amica con inusitata mansuetudine.
“Te lo dico io … la Direttrice è mia amica e fa quello che voglio. Domani mattina alle 10 voi due prenotate una macchina e tu vai al centro. Capito?”
Fabio e Giorgio assentirono con entusiasmo mentre Paola sussurrò un “va bene” e tornò ad abbassare lo sguardo: solo una luce impotente negli occhi e una evidente tensione muscolare repressa lasciavano intuire la sua interna ribellione.
Sabrina ne godeva e voleva testare oltre il proprio neoacquisito potere: “Belli quegli orecchini. Glieli hai regalati tu, caro?” disse, prendendo fra pollice e indice il viso di Giorgio e costringendolo a fissarla.
“Si … erano il regalo per il nostro anniversario … ci ho speso un po’ di stipendi presso un orafo di Valenza” rispose l’uomo.
“Hai notato che le pietre sono esattamente del colore del mio smalto?” provocò Sabrina, allargando le dita della mano protesa.
“Hey … è proprio vero” esclamarono entrambi i mariti.
“Giorgio: toglili a Paola e mettimeli. Ora”.
L’uomo, senza esitare, si avvicinò alla moglie che non oppose resistenza. Rimosse i pendenti e con delicatezza li riattaccò al lobo dell’amica, che aveva estratto dalla borsa uno specchietto per ammirarsi.
“Non pensi, Paola, che stiano meglio a me?”
“Io io …”
“Non dirmi niente: lo so, vuoi regalarmeli, vero?”
“Io io – balbettò di nuovo la donna, trattenendo lacrime di impotenza – Si”, ma poi si alzò da tavola e corse via.
“Voi due rimanete” comandò Sabrina a Fabio e Giorgio.

23. Sabrina vuole di più
Nella stessa sala, ad un tavolo vicino, la professoressa Giulia Giuffreda cenava assieme ad Ambra, che la fissava con stolida adorazione: sarebbe stato difficile, per chi avesse conosciuto quest’ultima nell’aula universitaria, riconoscere in quella giovane disinibita, agghindata in modo vistoso ed evidentemente priva di biancheria intima, l’assistente azzimata che tutti volevano evitare agli esami per la sua severità. Sabrina scorse la bizzarra copia ed, euforica nel suo trionfo, schiacciò l’occhio a Giulia. Poi, dopo cena, la raggiunse ai tavolini del bar.
“Hai visto la scena?” chiese Sabrina.
“No, raccontami” rispose questa, con simulata ignoranza.
Entrambe le donne erano ebbre, non tanto per le bevande, ma una per il proprio acquisito potere e l’altra perché sapeva di esserne l’artefice. Entrambe le donne erano ingorde, una di accrescere il proprio trionfo e l’altra di spingere al limite la propria creatura. A questo serviva la narrazione: ad una per rivivere la vittoria, all’altra per capire dove poteva arrivare.
“Ma … senti – provocò Giulia - … lo so che lo fai per aiutare l’esperimento ma, dimmi … ti è piaciuto quello che hai provato?” provocò Giulia.
“Si … molto … era quello che l’università voleva ottenere, no?” rispose cauta Sabrina.
“Però?”
“Però cosa?”
“Lo so che c’è un ‘però’. Siamo amiche ormai: a me puoi dirlo!”
“Bhè sì … Paola non mi sembrava molto convinta”
“Ma ti ha ubbidito, no?”
“Si, ma senza mostrarsi deferente. E’ ubbidiente ma ancora superba come in ufficio … e poi hai visto: è scappata via senza neanche chiedermi il permesso e dirmi che stavo bene – disse Sabrina con crescente stizza - … pensi che si possa rimediare quando, domattina, le farete un altro trattamento?”
Giulia esultava dentro sé per il ‘mostro’ che aveva creato e non aveva altro desiderio che spingere i suoi limiti: “Certo … a cosa pensavi?”
“Non so … sai … io mi sono prestata per aiutarvi ma intanto che ci sono devo dire che mi hanno sempre dato un po’ fastidio le sue critiche. Stava sempre a incalzarmi sui ritmi di lavoro, su come nutrirsi e vestirsi … in fin dei conti ho anche dei problemi di salute: me l’ha detto anche il vostro medico al telefono e devo essere cauta …”
“Si si … capisco … hai pienamente ragione … Sai cosa facciamo? Domani mattina mi hai detto che volevi andare a fare shopping, vero?”
“Si: io Giorgio e Fabio”
“Mmm … avevo pensato – sei la prima a cui è permesso però tieni il segreto – di farti visitare il laboratorio e decidere insieme come addomesticare la tua amica. Ma possiamo rimandare se sei già impegnata”
“No no … voglio fare prima quello … in fin dei conti l’università mi rimborsa per l’esperimento e posso sempre andare a fare shopping nel pomeriggio o un altro giorno” si precipitò a rispondere Sabrina.
“Benissimo: allora domani mattina trattamenti … arrivi una mezz’oretta prima e li prepariamo. Più tardi vi faccio accompagnare io in paese, col pulmino del villaggio e vi faccio avere anche un buono per pranzare fuori … Faremo una sessione di rinforzo anche agli uomini, così durante lo shopping non desidereranno che accontentare ogni tuo capriccio”
Le due donne scoppiarono a ridere insieme e si accordarono per il giorno dopo.

24. Sabrina nel laboratorio
La mattina dopo, a colazione, era chiaro che Paola stava ancora cercando di evitare l’amica. Dentro la donna si agitavano mille pensieri e mille domande: se prima non capiva il subitaneo atteggiamento dei due uomini che parevano esserne diventati i paggi, ora non capiva neanche come mai lei, che delle due era sempre stata quella più decisa, non aveva neanche avuto la forza di ribellarsi alla ostentata tirannia di Sabrina.
Affrettò il cammino mentre passava davanti al tavolino ove quest’ultima, in pareo e zoccoletti, stava consumando la consueta brioche al cioccolato, ma non fu abbastanza veloce.
“Vieni qua – comandò Sabrina – e voi due andate a prepararvi: ho deciso che ci andiamo più tardi in città. Prima c’è tempo per un piccolo allenamento in palestra … che ne dite?” (la domanda era retorica: i due ormai avrebbero trovato splendida qualsiasi proposta da lei proveniente).
“Siediti - ella invitò Paola, una volta rimaste sole – e rispondimi sinceramente: lo sai che devi dirmi tutta la verità e non puoi nascondermi nulla”
Paola non sapeva che fare: non capiva, avrebbe voluto fuggire ma non poteva.
“Cosa ne pensi di me, come donna e come collega?”
“Io io …”
“Rispondi!” comandò Sabrina.
“Io, io … non voglio …”
“Rispondi scema!” ripetè il comando, strattonandole il braccio.
“Io io … non sei antipatica ma sei pigra, grassa ed egoista”
“Questo è quello che pensi, dunque? - la fissò Sabrina, con un sorrisetto più pericoloso di un ceffone – Non sei felice di lavorare con me?”.
“Io io … tu sei mia amica ma in ufficio il tuo lavoro lo devono fare gli altri … hai sempre mille scuse, per non parlare delle assenze”.
Da una parte Sabrina si sentiva offesa, dall’altra il suo piano stava maturando: “Buono a sapersi. Vai pure: fra mezz’ora al centro benessere ti aspettano … e scordati questa conversazione”.
Poco dopo Sabrina scendeva per la prima volta al piano interrato del centro: Giulia la salutò calorosamente e le fece indossare un camice bianco sopra gli abiti succinti, prima di introdurla nella sala di controllo.
“A quest’ora i tuoi amici dovrebbero essere pronti per il trattamento, ad ognuno verrà assegnata una cabina … ah ecco … hai sentito il segnale? Sono entrate in funzione ora. Lo vedi lo schermo grande? – spiegava la dottoressa Giuffreda – Cabina 1 Giorgio, cabina 2 Fabio, cabina 4 Paola: per ogni cabina c’è poi un modulo di comando separato da cui si possono inserire i parametri. Vuoi provare?”.
“Oh sì, certo … sono qui per quello” rispose subito Sabrina, che si sentiva salire in mezzo alle gambe calore e umidore.
Giulia, dopo aver istruito l’amica sui principali comandi, aveva dato disposizione ai tecnici di lasciar fare Sabrina, intervenendo solo – con discrezione – in caso di errore. Voleva che fosse la sua ‘cavia alpha’ a percorrere la strada fino in fondo, facendo emergere il suo desiderio di rivalsa e una nuova fame di potere. Certo aveva lasciato cadere, in modo apparentemente casuale, nel discorso certi ‘input’: per esempio ora Sabrina sapeva (e si era divertita Giulia a vederla dissimulare il suo interesse) che con quell’apparecchiatura avrebbe potuto influire anche sulle pulsioni più intime e primali dei soggetti, per esempio creando loro dei feticci con cui meglio controllarli. Non rimaneva altro ora che lasciarla fare e vedere come avrebbe elaborato a proprio vantaggio le informazioni e l’enorme potere acquisito. Quindi pochi minuti dopo l’avvio delle sessioni, con la scusa di una chiamata, si allontanò e lasciò campo libero alla donna.
Sabrina, passato un primo attimo di sconcerto, era impaziente di lasciare la propria impronta sugli amici: si sedette alla consolle, chiedendo ai tecnici quando non capiva qualcosa, e poi lavorò, per un po’, da sola, mentre gli addetti sorvegliavano discretamente il suo operato. A mano a mano che digitava e usava i comandi, il tempo di operazione stimato sullo schermo veniva aumentato: quando la dottoressa Giuffreda, con la scusa di un caffè insieme, scese a controllare, vide che Sabrina aveva inserito diverse stringhe di comandi, alcune per gli uomini, assai di più per Paola, che avrebbe terminato il ciclo solo nel pomeriggio, ma non volle parlarne per riservarsi la sorpresa.

25. Shopping.
Il trattamento di Giorgio e Fabio terminò in tarda mattinata: Sabrina e Giulia erano ancora sedute al bar quando i due uomini le raggiunsero per chiedere alla prima se avesse ordini per loro.
“Baciatemi la mano, servi” ordinò Sabrina, con sicurezza, ed entrambi, senza esitare e senza indugiare sulle parole, le resero deferente omaggio; la donna scoppiò a ridere insieme a Giulia e li congedò mentre finiva il suo gelato: “Su su, veloci, andate a farvi una doccia e a cambiarvi che tra venti minuti la navetta ci porta in città”
Qualcuno avrà sorriso di quel trio che percorreva - Sabrina davanti e i due uomini con borse e pacchetti al suo seguito – le vie del centro della località balneare. Qualcun altro si sarà chiesto chi fosse quella donna in zoccoli, pareo, occhiali da sole e ampio cappello di paglia, che si portava dietro due premurosi maggiordomi, lieti di sostare davanti alle vetrine, entrare con lei e attenderla fuori dai camerini per passarle i vestiti, o per infilarle ai piedi le scarpe che voleva provare … comunque di pagare tutto ciò che Sabrina sceglieva. Qualcuno si sarà meravigliato di quei due che, a tavola, ricoprivano di attenzioni e complimenti la loro commensale, facevano a gara per adularla e servirla e ridevano ad ogni sua facezia, indignandosi ad ogni suo lamento. Qualcuno si sarà pure chiesto cosa ci facevano due uomini sotto il sole per un’ora e mezza, fermi davanti ad un laboratorio di manicure/pedicure.
I tre rientrarono carichi al villaggio: era tardo pomeriggio e c’era ancora tempo per un po’ di relax e per il bagno quindi Sabrina scese in spiaggia da sola, mentre i due uomini sistemavano negli armadi i suoi acquisti.

26. La nuova Paola
Poco dopo in spiaggia arrivò anche Paola, da poco uscita dal Centro: si avvicinava lentamente e con occhi spenti.
L’amica che riposava sul lettino non volse neanche lo sguardo e non rispose all’umile saluto: “Buongiorno Sabrina: sei bellissima oggi”. Solamente, quando Paola fece per posare il proprio asciugamano sul secondo lettino, la donna indicò con il dito, senza parlare, uno spazio sulla sabbia accanto a sé, dove Paola, docilmente, spostò il telo e si distese.
Pochi minuti dopo Sabrina – abbassatasi gli occhiali da sole – sporse, con incuriosito sorriso, una gamba di lato e protese la pianta del piede verso il viso dell’amica, dapprima senza sfiorarlo ma facendola passare lentamente e facendola sostare vicino a naso e bocca di Paola.
Destata dall’ombra Paola aprì gli occhi ed ebbe un sussulto nel trovarsi il piede dell’amica a pochi centimetri dal viso, inizialmente anche un fremito di disgusto, ma quando Sabrina, con simulata soavità, le disse: “Avrei proprio voglia di un massaggio”, la donna in automatico rispose: “Certo Sabrina, mi farebbe piacere massaggiarti i piedi”.
Non aveva ancora finito di dirlo che dentro Paola si scatenò il panico: perché mai le era uscita quella risposta? Da dove le era venuto un pensiero così disgustosamente servile, oltretutto verso Sabrina, che poco stimava e con cui il rapporto si era in quella vacanza deteriorato? Come aveva potuto, lei così attenta alla propria dignità e così usualmente disgustata da ogni anche superficiale intimità omosessuale, così sdegnosa verso le estremità, non sempre profumate, altrui, offrirsi per massaggiare i piedi dell’amica/nemica?
"Ooh, finalmente: così mi piaci” rispose Sabrina, scendendo anche l’altro piede in grembo all’amica, che si era messa a sedere.
Il no orripilato di Paola rimase dentro di lei mentre, concretamente, la donna prendeva a ripulire meticolosamente dalla sabbia ciascuna estremità, senza smettere di annusare l’aria, come se i piedi dell’amica la profumassero deliziosamente.
Sabrina ridacchiava e accondiscendeva alle manipolazioni: “Oh ok … prosegui pure se ti piace … non sanno odore, vero?”
Paola, senza smettere il movimento circolare del pollice sotto le piante morbide e un po’ sudate, rispose, cadendo nel panico mentre si ascoltava: “No no, non preoccuparti … hanno davvero un buon profumo”.
“Così buono che ti verrebbe voglia di annusarli per bene?” suggerì Sabrina ridacchiando.
Era solo una battuta ed entrambe lo sapevano, ma Paola – senza darsene ragione – invece di protestare avvicinò le narici all’attaccatura delle dita e inspirò profondamente.
Sabrina spinse, con possesso, le dita, nelle narici di Paola che si sentiva ubriaca, che non capiva, che avrebbe voluto fuggire per il disgusto ma che intanto inspirava profondamente come per far penetrare nel proprio cervello confuso l’afrore delle estremità di Sabrina.
Che stava assolutamente divertendosi: “Cavolo, Paola, mi fai il solletico. Non pensavo ti piacesse tanto … ehm … se devo dirla tutta, mi eccita anche un po’ vederti così, mentre ti tieni i miei piedi in faccia e mi annusi le dita … Annusa ancora!” comandò, avida e potente.
Paola ubbidiva senza che la sua interna ripugnanza trasparisse in alcun modo: “Buoni?” chiese ancora Sabrina.
“Si, certo, deliziosi” rispose Paola, sconcertata per la stessa propria risposta. Poi aggiunse, nel misero tentativo di uscire da quella situazione: “Forse è un po’ tardi: dovremmo risalire … Fabio e Giorgio ci aspettano”.
“No: non preoccuparti – le disse Sabrina – ho ordinato loro di sistemare le cose che mi hanno regalato oggi e stare ad attendermi. Dubito che protesteranno … e poi non mi spiace soffermarmi ancora un po’ a quest’ora, soprattutto se stai ai miei piedi. Ti spiace?”
Era una domanda e a quel punto sarebbe stato facile, per Paola, sottrarsi all’imbarazzo alzandosi e dicendo di aver da fare. Ma non lo fece: al contrario rispose, docile: “Certo che no”.
"Hehe, beh allora ... Perché – disse Sabrina ridacchiando, con uno sguardo malizioso - … perché non me li baci?” e mentre lo diceva fece oscillare il piede destro su e giù davanti al volto dell’amica.
Paola chiamo a sé tutta la propria forza di volontà per restare immobile ma non appena Sabrina le presentò la pianta arcuata non poté trattenersi dal protendere le labbra e baciarla con passione, mentre un brivido di raccapriccio, di paura, ma anche di eccitazione l’attraversava tutta. Ancora dentro sé avrebbe voluto fuggire ma a mano a mano che sentiva le sapide suole sulle labbra e quell’aroma intenso nella testa, si sentiva più debole e confusa, smarrendo ogni volontà.
Nel contempo Sabrina acquistava sicurezza e godeva del proprio trionfo: “Accidenti Paola … questa cosa mi sta eccitando un sacco … non sapevo che tu fossi così sottomessa ma mi piace. Mi sa che è l’inizio di qualcosa".
Paola non era in grado di protestare, non era in grado di dire ciò che pensava, se ancora pensava qualcosa, non comandava più le proprie azioni e le sue labbra stavano ancora esplorando il piede proteso dell’amica.
“Su, su … vai avanti” comandò quest’ultima, mentre lentamente faceva scorrere il piede offrendolo all’adorazione in ogni sua parte.
“Cambio!” poi comandò autorevole, e Paola depose gentilmente il piede destro e cominciò ad adorare con la medesima dedizione il sinistro.
A mano a mano che proseguiva, disgusto ed umiliazione lasciavano il posto ad una specie di assopimento interiore, alla consapevolezza che questo era ciò che andava fatto: per questo quando Sabrina, avida di completare il proprio trionfo, le suggerì “Vorresti anche leccarli?”, Paola, pur sbiancando in volto, annuì senza esitare, estrasse la lingua e cominciò a percorrere ogni centimetro di pelle senza che, dall’esterno, si notasse in alcun modo la sua interna repulsione.
Certo, dentro di lei non si zittiva la coscienza e la vergogna, né si zittivano le domande: perché stava ubbidendo a tutti i comandi di Sabrina? Perché si prestava a quella umiliante esibizione, leccando come un cagnolino le sue estremità? … Ma non poteva farci nulla e bastava un cenno dell’amica per interrompere ogni pensiero e farle eseguire un nuovo comando.
“Su, adesso succhiami le dita” … e Paola socchiudeva le labbra per permettere a Sabrina di infilarvi l’alluce, che ella prendeva a succhiare con passione con gli occhi rivolti allo sguardo predatore e sempre più eccitato della sua nuova padrona ad ogni nuovo atto degradante cui Paola era costretta.
“Caspita – esclamò Sabrina ridacchiando – non sapevo ti piacessero tanto! … Sembra che tu non ne possa fare più a meno … ma ti sono sempre piaciuti i piedi?”
"No ..." rispose Paola, lieta per essersi almeno potuta esprimere sinceramente in questa singola risposta.
"Oh … allora è una passione che hai scoperto ora? … ma è ora di risalire – comandò Sabrina, provocando un flebile ‘plop’ mentre estraeva l’alluce paffuto dalle labbra dell’amica – Dai, raccogli tutto e sbrigati”.

27. Il giorno dopo
All’ora di colazione, intorno ad uno dei tavolini a bordo piscina sedevano chiacchierando amabilmente Giulia e Sabrina: Giorgio e Fabio erano scesi prima e, istruiti da quest’ultima (“Su su: non voglio dei servitori rammolliti. Oggi fate allenamento tutto il giorno che io ho da fare”) erano andati in palestra.
La prima a raggiungerle col vassoio era stata Ambra, lo sguardo un po’ assente, vestita solo di un microslip ed una t-shirt corta sotto cui affioravano i seni nudi: aveva deposto la tazza del cappuccino e il piattino con la brioche ai cereali davanti alla professoressa poi, senza dire una parola, si era quietamente seduta per terra, i talloni sul bordo della piscina, la mano che si muoveva lenta in mezzo alle gambe. Giulia ridacchiò per lo sguardo perplesso di Sabrina: “Non preoccuparti – disse, come se la ragazza non fosse stata presente – sta solo abituandosi alla sua nuova personalità”.
“Ma … Vuoi dire che …?”
“Shht, lascia stare … è contenta così … Piuttosto dimmi tu, ieri ho dovuto lasciarti sola ma volevo sapere se è andato tutto bene”.
“Si: benissimo, ma posso fare ancora di più. Sta a vedere” rispose Sabrina, mentre arrivava anche Paola, deponendole davanti la tazza ed un vassoietto con due brioches al cioccolato e tre krapfen alla crema.
“Caspita: avevi fame stamattina!” commentò Giulia
“No, no – rispose Sabrina – io ne mangio una sola” poi prese fra le dita un krapfen e, rivolgendosi a Paola, ordinò: “Su, comincia la tua nuova dieta. Mi sa che per un po’ le corsette te le dimentichi: abbiamo ancora qualche giorno qui e al ritorno ci sarà in ufficio qualcuna più pigra e grassa di me”.
“No, no … non questo” cercò di resistere Paola, inorridita, ma Sabrina, aiutandosi con l’altra scarpa, sfilò una sneaker dal piede nudo. Il lieve tonfo della calzatura caduta a terra e il diffondersi della fragranza di Sabrina, parvero immobilizzare la donna.
“Sai chi mi ha comperato queste scarpe ieri? – chiese Sabrina - … il tuo maritino … e me le ha anche messe lui stamattina … ma vedo che sarebbe piaciuto anche a te. Senti il profumino che adori, schiava”
Un ultimo sussulto di indignazione, lo sguardo che si velava, poi Paola cominciò ad accettare il cibo dalla mano della sua ex amica, ora padrona, succhiandole le dita per ripulirle dallo zucchero e ringraziando umilmente Sabrina.
“Brava: adesso siediti a terra e finisci tutto il piattino, poi tornerai al bar a fare il pieno … sapessi quanti progetti avrei per te, povera scema, se la vacanza non fosse così breve!”.
Docilmente la donna fece come era stata istruita.
La professoressa battè le mani estasiata: “Lo sapevo che eri quella giusta! Comandare è il tuo ruolo naturale – disse, provocando la sua ‘cavia’, golosa di sapere dove poteva spingersi – e hai ragione: è un peccato che fra pochi giorni tornerete a casa ed ognuno rientrerà nel proprio rango. Immagino quante ingiustizie tu abbia subito anche al lavoro … in mezzo a colleghi egoisti che non capiscono le tue qualità e le tue esigenze”
“Ah sapessi … non parlarmene! – rispose Sabrina – sai cosa mi ha detto ieri questa scema che credevo mia amica? … che sono pigra, grassa ed egoista e che in ufficio il mio lavoro lo devono fare gli altri perché ho mille scuse e sono spesso assente … l’altro giorno mi ha addirittura accusato di essermi fatta il direttore del villaggio per i trattamenti che avevo ricevuto: adesso mi prendo un po’ di rivincita. Sai cosa le ho fatto?”.
“No … dimmi: sono curiosa!”
Sabrina allungò allora il piede nudo verso le narici di Paola, che smise di masticare l’ultima brioche e cominciò ad inspirare avidamente, inalandone il sentore: “Guardami” le comandò, ottenendo la sua immediata e totale attenzione.
“Vedi? – Sabrina tornò a rivolgersi a Giulia – grazie al trattamento, ora è come una droga per lei. Non è che le piaccia, è che non può resistere al profumo dei miei piedi e più annusa più istupidisce, perde ogni controllo e diventa docile”.
Paola, umiliata e terrorizzata, non riusciva a staccarsi dalle dita che Sabrina agitava per rilasciare ancor più del suo fluido magico: dentro la sua testa si agitava un turbinio di sensazioni “Non mi sta costringendo nessuno – pensava – perché sto facendo questo?”. Ma a mano a mano che inspirava i pensieri si spegnevano: se era lì ad annusare i piedi dell’amica era evidentemente per il fatto che Sabrina era più bella e potente di lei e lei, pur essendole ostile, ne avvertiva la superiorità e doveva ubbidirle.
“Non ho bisogno di te stamattina – le disse imperiosa Sabrina – ho già i miei valletti in spiaggia. Invece tu te ne starai qui al bar: ora che hai finito queste brioches vai al banco a comperarne e mangiarne altre, e quando finiscono le paste sul banco vai alle macchinette e ti ingozzi di merendine e patatine … anzi, procurati anche qualche birra per mandarle giù. Capito?”.
“S-sì, Sabrina”
“Avanti Marsc!” e Paola si allontanò, obbediente e confusa, riportando il vassoio.

28. Il roseo futuro di Sabrina
La professoressa Giuffreda gongolava: “Ho creato un mostro” pensava dentro sé, affascinata dai risultati del suo esperimento. Di fatto, il vero risultato non era Paola che, come Ambra e come gli altri era stata semplicemente sottoposta ad avanzate tecniche di condizionamento: il vero risultato era Sabrina che aveva presto ceduto la sua personalità di ‘milf depressa’ per assumere quello di vendicativa e ambiziosa monarca, ingorda di sempre maggior potere.
“Sai? – improvvisò Giulia, spinta da una nuova idea – avevo capito subito che eri la persona giusta: hai realizzato il progetto con grande dedizione e responsabilità” aggiunse, sbirciando l’espressione del volto di Sabrina e notando con piacere che questa, lungi dal percepire l’assurdità delle parole, ne gongolava.
“Mi ha fatto piacere aiutarvi: quando c’è da dare una mano non mi tiro mai indietro – fu l’altrettanto surreale risposta di Sabrina. “Magari - e stavolta era lei a spiare l’espressione della sua interlocutrice – se avessi avuto un po’ più tempo avreste potuto ottenere anche più risultati”.
“Si: è probabile che tu abbia ragione – accondiscese la professoressa, intenzionata a ‘cuocere’ la sua cavia ancora un po’ per meglio capire dove si poteva spingere – ma è chiaro che non possiamo costringere nessuno a dedicare così tanto tempo ai nostri esperimenti … e poi la gente deve tornare alla ‘vita normale’”.
“Beh, ma io avrei continuato volentieri ad aiutarvi – azzardò Sabrina - … e poi lo sai bene che, con me, è tutto sotto controllo e seguo i tuoi consigli … è un peccato che non possiate saperne di più!”.
Giulia era stupita e ammirata: le ambizioni della donna da lei scelta come ‘alpha’ non avevano più freni. Proseguì: “Ma capisci anche tu che una situazione come questa, così cambiata, desterebbe stupore al vostro ritorno … invece così, piano piano, le cose torneranno esattamente come prima”
“E chi si stupirebbe? – ribatté Sabrina – al massimo i nostri figli, ma la cosa gliela si può far capire e accettare: dopo un po’ diventerebbe abitudine. Degli altri chi se ne importa? Vuoi che in ufficio stiano a vedere e commentare se Paola mi porta il caffè? … in fin dei conti è la mia amica, no? … Certo capisco che è difficile tornare qui regolarmente per i trattamenti”.
A questo punto Giulia buttò l’osso: “No … se è per quello no … le apparecchiature si spostano anche in altri luoghi”
“Vuoi dire … anche vicino a dove abitiamo?” chiese Sabrina, con occhi che brillavano di eccitazione per ciò che la risposta di Giulia poteva significare.
“Si, certo, ma non voglio darti questo impegno: hai già fatto molto per la ricerca” rispose, con simulato diniego, la professoressa.
“Nessun impegno: voglio farlo. E’ una cosa utile per gli studi e non mi tiro indietro. Dimmi come e noi proseguiremo” disse Sabrina, decisa, garantendo la collaborazione del ‘suo’ gruppo.
“Va bene … vieni in ufficio che ne parliamo”.
Le due donne si alzarono e si diressero verso il Centro Benessere passando davanti al banco, dove Paola si stava ingozzando di krapfen alla crema.

29. Epilogo: A casa di Sabrina, un mese dopo
“Novità in ufficio?” chiese distrattamente Sabrina mentre, stesa sul divano, sfogliava una rivista.
“Solo pettegolezzi … lo sai che non parlo più con nessuno di quegli invidiosi, come mi hai detto tu” rispose l’altra donna, smettendo un attimo di spingere lo straccio per estrarre dalla tasca una merendina al cioccolato.
Era Paola, anche se era difficile riconoscere in lei la donna agile ed elegante che era stata: l’abbandono dell’attività sportiva assieme alla smodata assunzione di calorie aveva in poco tempo ammorbidito e poi afflosciato la sua corporatura, non ancora vistosamente obesa ma certo più molle, goffa e pesante di prima. La chioma, un poco disordinata nel taglio e appiccicata per il sudore, mostrava con la sua ricrescita che Paola aveva smesso di avere appuntamento settimanale fisso dalla parrucchiera. Lo stesso messaggio arrivava dalle unghie, corte, slabbrate e solo parzialmente ricoperte da vecchio smalto. Anche la depilazione pareva trascurata, come si evinceva dalle gambe nude di Paola sopra un paio di crocs colorate e dai vistosi aloni sotto le ascelle del vestitino di rayon, acquistato probabilmente su qualche bancarella. Ciò che però colpiva era lo sguardo spento e il piglio umile di Paola, un tempo nota per il suo carattere fiero e reattivo.
Molte cose erano cambiate dopo la vacanza, a partire dal fatto che la donna aveva optato per un ‘part time’ in ufficio così da avere il tempo, nel pomeriggio, di recarsi a casa di Sabrina – che si era invece licenziata - per svolgere i lavori domestici. Avevano deciso ‘insieme’ che era la migliore soluzione: Sabrina, così raffinata e delicata, meritava pure qualche privilegio ed era stato più che naturale compensare la perdita del suo stipendio rendendola beneficiaria dei lasciti testamentari provenienti dalla famiglia di Giorgio, ivi inclusa la villa di vacanza cui però Giorgio e Paola non avrebbero dovuto completamente rinunciare, dato che l’amica aveva generosamente consentito loro di occupare – durante la sua presenza - il monolocale di servizio in cambio dei lavori di pulizia e manutenzione.
Un leggero scalpiccio e un ilare chiacchiericcio annunciarono l’arrivo delle ragazze: Simona entrò buttando in un angolo il proprio zainetto, prontamente raccolto da Paola che lo appese al suo posto, e dietro di lei entrò Laura, anche lei piuttosto cambiata negli ultimi tempi, non foss’altro che per il modo di vestire, il trucco pesante ed il vistoso piercing che si era fatta applicare ad una narice. Le obiezioni di Paola e Giorgio erano cessate dopo che Simona – che avevano imparato a venerare quanto la madre - aveva detto di avere suggerito lei il nuovo look di Laura.
Quest’ultima, precedentemente assai timida e riservata, non era cambiata solo esteticamente ma anche nelle abitudini, facendosi più aggressiva e cominciando a rincasare solo a notte fonda, ma Simona aveva detto loro che era normale e che non dovevano preoccuparsi, e loro non si erano preoccupati.
“Paola: senti qua - esordì Laura con entusiasmo (anche il fatto di chiamare i genitori per nome era una novità suggerita da Simona: non dovevano esserci differenze di grado fra la servitù) – ho deciso di lasciare quel cazzo di liceo”.
“Ma … ma come, Laura … perché? … e e poi lo sai che non mi piace che usi parolacce … e quella sigaretta in bocca …”.
“Che palle! – troncò Simona – se vuol fumare lascia che fumi, no? Mica sarà una canna a rimbesuirla” aggiunse ridendo e poggiando con fare possessivo una mano sulla testa dell’amica.
“Ma tu … tu però non fumi. Comunque stasera ne discuteremo con Giorgio” provò a replicare Paola.
“Ah sì, Giorgio … ieri mi ha regalato queste Jordan nuove. Vi piacciono? … adesso lo chiamo perché se ha finito il lavoro deve portarmi dall’estetista … comunque Laura non è uguale a me: tu per caso saresti uguale a mia madre?” disse la ragazza, suscitando l’ilarità di Sabrina.
“Io … no – ribattè confusa e umiliata Paola – ma la scuola …”
“Shhht … Paola: qui!” la interruppe Sabrina con un sorriso che non la rendeva meno imperiosa: sfilò il piede dalla pantofola e lo protese verso di lei.
Defluirono insieme, dal volto impallidito di Paola, sangue e intelligenza: la donna si inginocchiò davanti al divano e prese a silenziosamente adorare i piedi di Sabrina.
“Toccati puttanella” ordinò Simona al Laura, prendendo l’orlo della sua gonnellina corta ed alzandoglielo per facilitarle l’accesso.
Sotto lo sguardo ironico dell’amica la ragazza, attonita, la bocca un poco aperta e il respiro breve e frequente, portò quasi meccanicamente la mano destra ai genitali e prese a strofinarseli mentre assisteva alla trasformazione di sua madre.
“Tale madre tale figlia – commentò Simona – ti piace quello che vedi, vero? … un paio di sedute e sarai pronta anche tu. Per me!”
view post Posted: 26/10/2023, 09:25     Istruzioni - PROBLEMI TECNICI E CONSIGLI X IL FORUM
Grazie ... è davvero un po' lungo ma se è l'unico modo farò così. Buona giornata
view post Posted: 26/10/2023, 09:15     Istruzioni - PROBLEMI TECNICI E CONSIGLI X IL FORUM
Buongiorno a tutti. Volevo sapere (scusate l'ignoranza tecnica), come si fa ad inviare un nuovo racconto quando lo stesso supera i limiti di lunghezza del messaggio. E' possibile inviare un file all'Amministratore?
Grazie e buon divertimento
4 replies since 26/10/2023