Gardenie. Gardenie tra i capelli — bianche con una lieve sfumatura di rosa sul bordo dei petali. Nieve li indossa con leggerezza tra le ciocche d’argento. Non è opera sua, chiaramente. Non è mai stata brava ad acconciare quella criniera dalla personalità un po’ troppo forte. Di solito, sono sempre stati gli altri a farlo per lei, almeno da quando è a Londra, ché prima era talmente sudicia da rendere inverosimile dare forma ai fili neri che portava sul capo. Anche stavolta il merito è da attribuire alla persona che, più spesso, si è curata del suo aspetto — non con la pretesa di cambiarla perché non andasse (o vada) bene; solo per il piacere di mostrarle che, le cose belle, se le merita anche lei: nonna Lucrezia.
Passeggiano l’una accanto all’altra, in un giorno festoso e soleggiato che sa davvero di primavera. Nieve si guarda intorno, serena. Da quando ha ricominciato a vedere i nonni, un nuovo livello di pace si è aggiunto alla sua vita. È un po’ come se venissero aggiunte colonne portanti a un rudere che si è retto a stento in piedi per anni. È bizzarro da dire, ma la Rigos si sente ristrutturata. Non che sia tornato tutto come prima. Lei, del resto, checché ne possano dire taluni, non è più la stessa persona d’un tempo. Non ha ancora abbracciato i nonni, ad esempio, e sobbalza quando casualmente si sfiorano. Sono solo pochi giorni che ha deciso di azzardarsi a oltrepassare la soglia dietro la porta turchese e, comunque, preferisce che stiano all’aperto, nel cortile interno. Un ruscello di timori al sapore di senso di colpa gorgoglia dentro di lei. Ecco perché non riesce a lasciarsi andare.
«È stata proprio una bella idea, non trovi? Questo evento di Pasqua.»La voce di nonna Lucrezia la risveglia. Assorta com’era, fa un piccolissimo sobbalzo prima di voltarsi in direzione dell’altra. Un sorriso si affaccia sulle sue labbra quando il pensiero
“Quant’è bella!” fa cucù tra i tanti che le mettono agitazione sovente. E, in effetti, di Lucrezia non si potrebbe dire diversamente. Anche oggi che i colori pastello della camicia si abbinano perfettamente all’incarnato roseo e ai capelli di una tonalità meno bianca di quelli di Nieve, è raggiante nella sua semplicità.
La nipote annuisce.
«Sì. Sembra una delle cacce alle uova che organizzavate tu e il nonno quando ero piccola per convincermi a parlare.»Che belli quei tempi! Nieve li rivive in un secondo con nostalgia. Sa bene che il suo animo non fosse tranquillo nemmeno allora, funestato dagli ultimi ricordi raccolti in Islanda. Ma si osserva cercare i gusci decorati tra i cespugli e gli steli d'erba, e realizza di aver avuto proprio in quei momenti un primo assaggio della felicità che la nuova vita le avrebbe dato.
«Stavo pensando la stessa cosa» dice di rimando la nonna, rivolgendole un sorriso identico per emozioni. «
A proposito… tuo nonno mi ucciderebbe se sapesse che te l’ho detto, ma credo che ne stia organizzando una per te in questi giorni.» Tentenna.
«Ti dispiace?»Nieve la sorprende con una risata. Non avrebbe mai immaginato che il nonno avesse in serbo qualcosa del genere per lei — ha diciannove anni, insomma —, ma è così
in character che non rimane poi troppo interdetta. La dolcezza del gesto, inoltre, la investe al punto da illucidirle gli occhi grandi.
«
Certo che no» si affretta a rispondere.
«So già che farò scorta di cioccolato da qui al prossimo anno. E sai quanto mi piaccia il cioccolato!»«Soprattutto, lo sa tuo nonno» risponde Lucrezia con espressione ora più rilassata. Sarebbe rimasta scontenta se la sorpresa organizzata per lei si fosse rivelata, in realtà, motivo di turbamento.
«Ora devi giurarmi di non dire che te l’ho spoilergiato, come dici tu. Sennò mi tiene il broncio per almeno un mese.»Nieve ride ancora, stavolta per l’errore della nonna.
«Si dice spoilerato, comunque. Ma che memoria di ferro hai!»La nonna non aggiunge niente. Se lo facesse, sa che il suo slancio emotivo — farle sapere che non dimenticherebbe mai nulla che la riguardi — potrebbe essere complesso da gestire per Nieve. Perciò, si limita a farle un occhiolino.
«Tesoro, è tutta la mattina che giriamo e io ho una certa età. Va bene se ti lascio da sola, torno a casa e mi metto a riposare? E, se ti va di rimanere a cena, cucino tutte le tue cose preferite. Però, non portare il cioccolato o il nonno te lo dimezza e si fa venire il diabete.»Un po’ dispiace a Nieve perdere la compagnia della nonna. Sta riscoprendo il calore della vicinanza dopo tanti anni di solitudine; e si è accorta che è come avere tanta sete e trovare finalmente una fonte di acqua purissima. Di volta in volta, il piacere che prova nell’avere qualcuno di fianco è paragonabile alla sensazione che si prova nel gustare qualcosa di nuovo e delizioso. Difficilmente ti sembra di poterne fare a meno.
«Va bene. Così, nel pomeriggio riesco a passare da un’amica.»«Isabella?» Nieve annuisce.
«Devi farcela conoscere qualche volta. Sembra uno spasso!»«Oh, lo è!»Si salutano poco dopo. La nonna trattiene l’impulso di allungarsi per lasciare un bacio leggero sul viso della nipote. La nipote apprezza il rispetto dei suoi spazi che i nonni, non troppo sorprendentemente, stanno mostrando.
Nieve passeggia con animo lieto per il luogo deputato a ospitare l’evento. Ha oltrepassato l’arco nodoso d’ingresso, ha accettato di buon grado il cesto che le è stato porto e ha salutato con un inchino infantile l’uomo che ha fatto altrettanto. Da qualche tempo, le sembra di potersi concedere un assaggio di libertà — libertà dallo schema comportamentale che si è imposta, libertà di vivere una vita più spensierata. Non è un lusso che le spetta di frequente, ma le brevi parentesi cui si lascia andare la ricaricano per il tempo necessario ad aprire la successiva.
Ha raccolto un biglietto dal fondo del paniere e lo ha letto con interesse. Ha ridacchiato un pochino alla scritta “Condividi il cioccolato con qualcunə” perché non è la prima cosa cui ha pensato quando le si è prospettata la possibilità di accaparrarsi un bel bottino. Ma Nieve è fondamentalmente generosa. Quindi, non rigetta la sfida.
Passeggia tra le attrazioni, lemme lemme, e riconosce i volti di alcuni primini. Saluta quelli che sventolano una mano nella sua direzione — ora, la nomea che la voleva spaventosa si è affievolita e non la temono più — e annusa l’aria quando il profumo di cibo la raggiunge. Si trova quasi senza accorgersene in un angolo dove i dolci sembrano farla da padrona. Nieve non ama i sapori stucchevoli, ma è per un motivo in particolare che si ferma. Vede Camille seduta a un tavolino. Vicino a lei, un setter irlandese scodinzola con qualcosa tra le fauci.
È da un pezzo che vuole contattarla. Il regalo che le ha fatto recapitare — un asticello buffissimo di nome Betullo, che si affaccia dalla tasca della camicetta carta da zucchero — l’ha sorpresa. Non pensava che la Tassorosso, conosciuta in circostanze burrascose, potesse averla a cuore al punto da metterla nella lista dei doni di Natale. Nieve si è attardata a ricambiare perché desiderava prenderle qualcosa di speciale, non un oggettino qualsiasi trovato in un negozio di Londra. Alla fine c’è riuscita. Ed ecco che le si avvicina.
«Camille» esordisce, un sorriso birbante sulla bocca.
«Non sapevo di cercarti, ma ti cercavo.» Nieve ha un modo un po’ bislacco di esprimersi con quelle sue uscite strampalate e un accenno di durezza nella pronuncia dovuto alle origini islandesi.
«Volevo ringraziarti per Betullo» le dice, indicando l’asticello timoroso che sbuca appena dal suo nascondiglio. Estrae due biglietti animati dalla tasca estensibile del jeans che si è fatta confezionare dalle sorelle di
Crazy Scissors, un negozio di vestiti piuttosto famoso nella Londra magica,. A guardarne la facciata, si vede un tizio scuotere la testa da su a giù e, poi, farla roteare senza posa.
«Sei ufficialmente invitata al concerto dei Plimpy a Ultrasuoni. Non so se ti piace la musica, ma… ho pensato che scatenarti un po’ fosse una buona idea per scaricare la tensione da Prefetta.»Ammicca con complicità, benché in sostanza non si conoscano affatto. Non sa di aver appena
rotto le uova nel paniere a lei e Oliver.
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